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| Thalia Jane Moran «Si, vorrei liberarmi di questo coso, non sai quanto mi faccia senso, provo ribrezzo per ciò che ho fatto e vorrei che non fosse mai successo»
*Ci credo, anche perché prima o poi ne avresti pagato le conseguenze...*
Il fatto che volesse risolvere il suo problema la rassicurava, ma il pensiero che ciò non fosse risolvibile... la inquietava e non poco. La sola idea di incontrarlo in corridoio o a lezione, di doversi censurare per non far scattare quel "mostro" dentro di lui la innervosiva parecchio. In vita sua non si era mai limitata in nulla, non che ne avesse avuto il tempo: dodici anni non erano poi molti per poter fare discorsi sulle esperienze passate, specie se si trattava di relazioni personali. Mitchell se ne stava lì, seduto e rannicchiato, ed ai suoi occhi appariva come un ragazzo diverso: debole e solo. Chi era lei per restare lì e giudicarlo?
*Quella a cui ha minacciato di tagliare la gola, per esempio.*
In effetti, avrebbe avuto ogni diritto per giudicare malamente il Corvonero, ma il suo animo sensibile alle sventure altrui era sempre in agguato, pronto a prenderne le difese. Non era consapevole di ciò che stava facendo eppure... parlava dell'accaduto come se ricordasse esattamente quanto avvenuto pochi minuti prima. Quindi, ricordava o no la gravità delle azioni commesse? Se la risposta era sì, non c'era giustificazione che tenesse. Non per lei e non in quel momento. Forse, un giorno non troppo lontano, avrebbe permesso al perdono di fare capolino nel loro rapporto, ristabilendolo e sanando quella ferita che lo stesso Mitchell, consapevole o meno, aveva provocato. Quante volte in sua compagnia aveva rischiato di rimanere ferita? Ripensò alle lezioni, agli incontri occasionali, e più pensava a quelle situazioni, più il senso di pietà verso di lui si allontanava. Non c'era perdono possibile per coloro che ferivano le persone senza un reale motivo. Si chiese anche come gli fosse venuto in mente quel preciso riferimento, quella minaccia. Quali incantesimi concedevano il lusso di togliere la vita a qualcuno in quel modo?Un brivido le percorse la schiena e fu scossa da fremito improvviso. Il solo pensiero la inorridiva e un dubbio si instaurò nella sua mente, ancora una volta. Che cosa leggeva Mitchell, prima di attaccarla in quel modo? Oramai aveva riposto il libro e non avrebbe potuto leggerne il titolo. Forse era proprio da quel testo che aveva attinto per minacciarla in quel modo. Aveva l'impressione che le nascondesse qualcos'altro, non solamente quel "mostro" annidato nella sua mente.
E dimmi, giusto per curiosità, da dove ti è saltato in mente di minacciarmi in quel modo? Non sono "insulsi" incantesimi imparati a lezione. La Bennet non ci insegna quelle cose. Dove le hai lette?
Ora stava a lui essere sincero, per l'ennesima volta gli stava chiedendo chiarezza e dubitava che, ad una domanda tanto diretta, si sarebbe esposto in maniera onesta. Mitchell si stava concentrando troppo sulle scuse, a suo parere, per essere preparato ad una domanda simile. Avrebbe mentito, lo sapeva, ma era pronta a ribattere. E se avesse mentito, avrebbe fatto di tutto per scoprire la verità.
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