Don't compromise yourself. You are all you've got.

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view post Posted on 21/4/2016, 20:34
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You can take the darkness out of the man, but you can't force him to step into the light.

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Thalia Jane Moran
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Iniziare a credere che una persona menta per giustificare un comportamento errato costituiva già, di per sé, un passo avanti nella riflessione silenziosa della Tassorosso.
Il dubbio le era sorto molto prima, ma per bontà d'animo aveva cercato di dare fiducia al Corvonero, accettando come vere le sue spiegazioni in merito. Eppure qualcosa, forse il suo sguardo, l'aveva tratta in inganno, facendola capitolare e considerare l'accaduto sotto una luce diversa.
Non voleva credere ciecamente ad ogni sua parola: dargli fiducia sarebbe equivalso a dargli il permesso di sfogare su di lei tutta la sua rabbia e la sua frustrazione. Sicuramente avrebbe trovato il modo di invischiarla nei suoi problemi, non solo quel giorno, ma anche in un futuro non molto lontano.
Voleva farsi coinvolgere? Aveva già soppesato tutte le possibili variabili del caso e la soluzione finale che si prospettava ai suoi occhi non le piaceva affatto. Essere amica di Mitchell comportava responsabilità che non era disposta ad assumersi. Non in quel momento della sua vita, dove le uniche cose che le importavano davvero erano altre.
Si sentiva egoista, forse lo era. Ma che male c'era nell'esserlo?
Mitchell pretendeva da lei comprensione. Comprensione per che cosa? Si fosse limitato a quello, probabilmente con un po' di pazienza e sacrificio, Thalia l'avrebbe accontentato. Forse, non ne era poi così sicura.


«Thalia, lo so che non ti fidi di me e non ti fiderai mai più di me dopo quello che ti ho fatto…. Ma credimi è andata così, te lo giuro sulla mia stessa vita»

Aveva ragione. Con ogni probabilità non si sarebbe fidata mai più di restare sola con lui com'era accaduto quel pomeriggio. Abbassare la guardia le era bastato, non si sarebbe fatta ancora cogliere in fallo dal ragazzo. Temere per la sua incolumità consapevolmente era una cosa, recarsi in biblioteca per studiare e trovarsi una bacchetta puntata alla gola con minacce annesse era ben altra.
Sapeva com'era andata, non le serviva che lui le spiegasse nel dettaglio il processo elaborato dalla sua mente contorta, e giurare non gli avrebbe fatto acquistare più credibilità di quanta ne avesse. Aveva superato qualsiasi limite, non c'erano giustificazioni sufficienti.


Pensi di poter risolvere la "cosa"?

Domande circostanziali, le sue. Non sapeva che cos'altro dire o chiedere. Parlare di perdono sarebbe stato troppo e in troppo poco tempo. Avrebbe dovuto pensarci, con calma e in solitudine.
Vederlo rannicchiato sulla sedia, come una bambino di cinque anni, non le faceva troppo effetto. Nel suo piccolo, era il minimo che potesse fare: pentirsi di quanto accaduto, piangere e disperarsi. Se fosse servito sarebbe stata già ricompensata per quegli attimi di paura.
Un altro pensiero le attraversò la mente: non voleva più sentirsi in quel modo. Indifesa, spaventata ed intimorita. Delusa da se stessa per non essere stata in grado di difendersi. Avrebbe posto rimedio, se ne sarebbe assicurata presto.
Ora, la questione che richiedeva la sua attenzione era un'altra.



 
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view post Posted on 24/4/2016, 16:55
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Mitchell Lacroix - Corvonero, II° anno - Scheda

Il dubbio che la Tassorosso non credesse a nessuna delle parole dette da Mitchell fece capolino nella sua testa. Dopotutto che può credere ad una storia del genere senza le prove, e soprattutto dopo avere provato sulla propria pelle quella cosa. Mitch sapeva la verità, sapeva che ciò che aveva appena detto a Thalia era vero, e voleva fare in modo che lui lo capisse, ci avrebbe provato in ogni modo.
Una persona normale in quella situazione si sarebbe limitato a scappare, ma quello era sicuramente il problema minore. Il vero problema per una persona qualunque sarebbe stata incontrare nuovamente la persona con cui aveva avuto quell’incontro. Ma Mitchell non era una persona qualunque, era un Corvonero e i Corvonero non demordono davanti alle difficoltà, anche se in questo caso probabilmente era uno scoglio troppo grande da superare per uno studente del secondo anno.
Mitch sentì Thalia parlare, quella voce lo riportò alla realtà facendolo uscire nuovamente da quel vortice di immagini, pensieri e orrore che gli si era formato in testa. La domanda postagli da Thalia sembrava molto una cosa di cortesia, in quanto la Tassorosso aveva dimostrato più di una volta di essere assolutamente disinteressata a ciò che succedeva nella vita del Corvonero, ma lui la prese comunque sul serio e le diede una risposta.
«Si, vorrei liberarmi di questo coso, non sai quanto mi faccia senso, provo ribrezzo per ciò che ho fatto e vorrei che non fosse mai successo» - disse Mitchell con un tono di voce triste ma più sicuro di sé rispetto a poco prima. Non sapeva nemmeno lui il perché di questo cambiamento, che fosse una sorta di rassegnazione? O che fosse qualcosa d’altro? Mitchell non lo sapeva, sentiva solo quell’enorme senso di colpa per tutto ciò che aveva fatto a Thalia pochi minuti prima.

 
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view post Posted on 25/4/2016, 13:10
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Thalia Jane Moran
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«Si, vorrei liberarmi di questo coso, non sai quanto mi faccia senso, provo ribrezzo per ciò che ho fatto e vorrei che non fosse mai successo»

*Ci credo, anche perché prima o poi ne avresti pagato le conseguenze...*

Il fatto che volesse risolvere il suo problema la rassicurava, ma il pensiero che ciò non fosse risolvibile... la inquietava e non poco. La sola idea di incontrarlo in corridoio o a lezione, di doversi censurare per non far scattare quel "mostro" dentro di lui la innervosiva parecchio. In vita sua non si era mai limitata in nulla, non che ne avesse avuto il tempo: dodici anni non erano poi molti per poter fare discorsi sulle esperienze passate, specie se si trattava di relazioni personali.
Mitchell se ne stava lì, seduto e rannicchiato, ed ai suoi occhi appariva come un ragazzo diverso: debole e solo. Chi era lei per restare lì e giudicarlo?


*Quella a cui ha minacciato di tagliare la gola, per esempio.*

In effetti, avrebbe avuto ogni diritto per giudicare malamente il Corvonero, ma il suo animo sensibile alle sventure altrui era sempre in agguato, pronto a prenderne le difese. Non era consapevole di ciò che stava facendo eppure... parlava dell'accaduto come se ricordasse esattamente quanto avvenuto pochi minuti prima.
Quindi, ricordava o no la gravità delle azioni commesse? Se la risposta era sì, non c'era giustificazione che tenesse. Non per lei e non in quel momento. Forse, un giorno non troppo lontano, avrebbe permesso al perdono di fare capolino nel loro rapporto, ristabilendolo e sanando quella ferita che lo stesso Mitchell, consapevole o meno, aveva provocato.
Quante volte in sua compagnia aveva rischiato di rimanere ferita? Ripensò alle lezioni, agli incontri occasionali, e più pensava a quelle situazioni, più il senso di pietà verso di lui si allontanava.
Non c'era perdono possibile per coloro che ferivano le persone senza un reale motivo. Si chiese anche come gli fosse venuto in mente quel preciso riferimento, quella minaccia. Quali incantesimi concedevano il lusso di togliere la vita a qualcuno in quel modo?Un brivido le percorse la schiena e fu scossa da fremito improvviso. Il solo pensiero la inorridiva e un dubbio si instaurò nella sua mente, ancora una volta.
Che cosa leggeva Mitchell, prima di attaccarla in quel modo? Oramai aveva riposto il libro e non avrebbe potuto leggerne il titolo. Forse era proprio da quel testo che aveva attinto per minacciarla in quel modo.
Aveva l'impressione che le nascondesse qualcos'altro, non solamente quel "mostro" annidato nella sua mente.


E dimmi, giusto per curiosità, da dove ti è saltato in mente di minacciarmi in quel modo? Non sono "insulsi" incantesimi imparati a lezione. La Bennet non ci insegna quelle cose. Dove le hai lette?

Ora stava a lui essere sincero, per l'ennesima volta gli stava chiedendo chiarezza e dubitava che, ad una domanda tanto diretta, si sarebbe esposto in maniera onesta. Mitchell si stava concentrando troppo sulle scuse, a suo parere, per essere preparato ad una domanda simile.
Avrebbe mentito, lo sapeva, ma era pronta a ribattere. E se avesse mentito, avrebbe fatto di tutto per scoprire la verità.



 
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view post Posted on 26/4/2016, 19:29
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Mitchell Lacroix - Corvonero, II° anno - Scheda

Insulsi incantesimi. La Tassorosso si era soffermata su quelle parole dette poco prima da Mitch. Che si fosse spinto troppo oltre, che la Tassorosso avesse intuito cosa fosse il suo "lavoro serale". Diffcile, ma le precauzioni non sono mai troppe, perciò Mitchell avrebbe dovuto persuadere la ragazza, avrebbe dovuto manipolarla in modo da farla andare totalmente fuori strada, altrimenti ci avrebbe rimesso ciò che di più prezioso aveva, la vita.
Mitchell rabbrividì immaginando cosa sarebbe successo se la ragazza avesse scoperto chi lui era veramente. Si immaginava espulso da scuola, fare una vita da rinnegato perchè nemmeno il suo Signore l'avrebbe più voluto. No. Non sarebbe dovuto succedere, nè in quel momento né mai.

Il Corvonero era immobile e dentro la sua testa si sviluppavano i meandri di storie inventate in quel momento. Era obbligato a mentire, non poteva uscire alla scoperto, non con quella ragazzina che sicuramente non avrebbe capito e sarebbe scappata a fare la spia dalla Bennet o peggio, dalla Pompadour.
«Beh diciamo che ho avuto modo di imparare certi metodi di difesa grazie ad alcuni miei parenti, mio nonno lavorava per il ministero, però diciamo che non utilizzava dei metodi molto ortodossi, e mi ha insegnato qualcosina» - disse Mitchell sperando che la Tassorosso si fidasse della sua versione, anche se a detta del Corvonero faceva acqua da ogni parte.
Se ci fosse cascata il ragazzino sarebbe riuscito ad uscirsene illeso da quella brutta situazione. Ma che tutto ciò fosse finito bene o meno poco importava al ragazzino che voleva solo andarsene da quella stanza, voleva andare in sala comune e starsene per i suoi affari.
Il ragazzino si rialzò dalla sedia, prese la bacchetta e si incamminò verso l'uscita fermandosi a fianco di Thalia. «Scusami per prima, dico sul serio, voglio farmi perdonare» - disse Mitchell all'orecchio della ragazza. Se lei non avresse risposto a queste ultime frasi il piccolo Corvonero se ne sarebbe andato e lasciato quella biblioteca, lasciandosi indietro quel brutto momento. Sarebbe andata così? La decisione era della Tassorosso.

 
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view post Posted on 26/4/2016, 20:26
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Logica, sensatezza e dati non direttamente confermabili.
La risposta di Mitchell aveva tutte queste caratteristiche e non poteva certo dire che il ragazzo si fosse fatto trovare impreparato.
Tutt'altro, la sua versione dei fatti reggeva o, almeno, poteva reggere.
Non poteva sapere se suo nonno avesse lavorato al Ministero e non poteva verificarlo in tempi brevi per controbattere su un'eventuale bugia; dunque, dando per vera quell'affermazione poteva davvero Mitchell aver appreso quei "metodi poco ortodossi" di cui parlava dal nonno? L'unica nota stonata era quell'accenno vago ai "parenti", prima di affermare con decisione che si trattasse del nonno.
I conti non tornavano, eppure non poteva smentire le affermazioni del ragazzo. Non quando queste riguardavano direttamente la sua famiglia. Tra l'altro, lei stessa aveva a disposizione la conoscenza del nonno Connor e, chissà, più avanti avrebbe potuto farne buon uso imparando qualcosa da lui. Non era un'ipotesi da scartare del tutto.
Sospirò, sfilando un elastico verde per capelli dal polso ed iniziando a giocarci. Se lo portava dietro dalla sera prima ed era un buon anti stress. Non si poteva dire che quella giornata fosse stata tranquilla.
Aveva altre domande da porre al Corvonero? Non credeva. Cos'altro avrebbe potuto chiedergli?
Mentre rifletteva su quelle domande apparentemente assenti, solamente a causa della mole massiccia di informazioni da elaborare stipate nella sua mente, fu richiamata a puntare gli occhi su di lui quando si alzò, raccogliendo la bacchetta dal tavolo.
Da quando lei stessa l'aveva raccolta dal pavimento, posizionandogliela di fronte, Mitchell non l'aveva sfiorata nemmeno una volta.
Sembrava ne avesse paura e, a suo dire, poteva ben averne.
Lo osservò con lo sguardo finché lui non giunse accanto a lei, abbassando il volto per far sì che i due visi fossero alla stessa altezza.


Scusami per prima, dico sul serio, voglio farmi perdonare.

Meritava il perdono? Non sapeva se sarebbe stata capace di concederglielo.
Il solo fatto di essere rimasta a parlare con lui, sviscerando il problema e analizzandone i dettagli, era già una sorta di perdono. Forse. O si trattava di rassegnazione? Poteva essere anche una forma acuta di masochismo, dato che per quanto poteva saperne, avrebbe potuto riprendere possesso della bacchetta (bacchetta che lei stessa gli aveva fornito nuovamente!) e minacciarla o terminare quanto iniziato in precedenza.
Era stata fortunata e sfidare la Sorte in quel modo poteva essere fatale. Chissà se l'avrebbe imparato. Le sarebbe servito...


...Tempo. mormorò a mezza voce, imbarazzata e intimorita al tempo stesso. Abbandonò l'elastico sul tavolo e si schiarì la voce e alzò appena la tonalità.
Mi serve... tempo.
Era un chiaro invito ad andarsene. Non voleva vederlo, non a breve. Avrebbe voluto che qualcuno le consigliasse come comportarsi. Avrebbe desiderato che qualcuno le dicesse come si superavano certi incontri e determinati avvenimenti. Tutte le persone su cui poteva contare, però, si trovavano a centinaia di chilometri di distanza da lei.
Non appena Mitchell si fosse incamminato verso la porta e avesse udito lo scatto della porta, in lontananza, avrebbe portato entrambe le mani al volto, con i gomiti appoggiati alla tavola.
Probabilmente avrebbe pianto, o forse no. Ora, però, lo stress di tutta quella situazione la stava liberando, improvvisamente e dolorosamente. La tensione accumulata le aveva immobilizzato ogni muscolo, ogni nervo ed ogni respiro. Sentirlo uscire era stato come se qualcuno le avesse tolto un peso dal petto e avesse ricominciato a respirare.
Non ricordava nemmeno più come si facesse. Era decisamente bello respirare. Era bello essere viva e totalmente in sé.




 
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