Flash Colours, Quest Apprendimento - Rob Roy MacGregor

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view post Posted on 20/4/2016, 17:52
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Il Fato

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Villaggio di Hogsmeade, tardo pomeriggio

Voci, troppe voci.
Chi parlava a destra, chi a sinistra, chi in alto, chi in basso, chi di lato, chi dall'altro lato, ovunque. La parola silenzio non trovava spazio tra le caratteristiche stradine del sobborgo magico di Hogsmeade, strisciando tra le fessure del pavimento acciottolato come serpente invisibile, sostituita da sillabe su sillabe, sibili su sibili. La Storia Antica aveva già insegnato ai posteri che un gruppo di Maghi, di qualsiasi nazionalità o personalità fosse, non avrebbe mai e poi mai mantenuto la tranquillità per più di una manciata di minuti. Se poi si avvicinava una strana festività dal nome perfino più sconosciuto, allora la pace sarebbe stata una vera e propria agognata ma irrealizzabile speranza. Quello era il caso, in effetti, della giornata in corso nel villaggio incantato: fiumane di persone erano riversate per strada come onde di un mare in tempesta, mentre i bar esplodevano di clienti, l'uno più incauto dell'altro. Qualcuno era già brillo, sebbene fosse primo pomeriggio e il tramonto stesse venando di rosso solo in quel momento le cime delle montagne sullo sfondo, in lontananza; qualcun altro, al contrario, si era già dato alla pazza gioia, infilando la testa in barili colmi di BurroBirra, Idromele Barricato e un pizzico di Whisky Incendiario. I Tre Manici di Scopa era il locale più gettonato, a quanto pareva, perché dalle porte di vetro, tanto caratteristiche quanto luminose, si scorgevano molteplici Maghi accompagnati da Streghe di qualsiasi età, razza e aspetto. C'era perfino una donna in sella ad un manico di Scopa, per non parlare di tre adulti che stavano attuando una sorta di cabaret lì, su due piedi, come se non fossero al centro dell'attenzione. Il percorso centrale della cittadella era talmente gremito da non poter respirare e qualsiasi viandante si sarebbe ritrovato in difficoltà anche solo per attraversare la strada da un punto all'altro. Macchine volanti, insieme a sporadiche moto di ultima generazione, svolazzavano nel cielo sempre più scarlatto come se fossero mosche rombanti; stelle comete, fili dorati e qualche altra coloratissima decorazione guizzavano di tanto in tanto verso la volta non ancora stellata, sulla scia di risate gioviale di bambini che correvano da una direzione all'altra, senza una meta. Per quanto la situazione fosse snervante sotto diversi punti di vista, l'allegria del momento era estremamente contagiosa: stand di vecchie signore che vendevano biscotti di marzapane, qualcuno che stava offrendo un calice di vin brulé appena riscaldato e speziato, qualcuno che fischiava mentre faceva roteare la bacchetta magica per evocare cappellini bianchi e blu in ogni dove e tanto altro e ancora, ancora e ancora divertimento a non finire. C'era aria di festa in quel pomeriggio di un apparente anonimo giorno primaverile, ma Maghi e Streghe di Hogsmeade erano più che felici di recarsi da Madama Rosmerta e i suoi garzoni alla ricerca di qualcosa da bere in compagnia e, soprattutto, nella speranza di poter ammirare per l'ennesima volta la bacchetta magica di un Mago famosissimo, il fondatore dello stesso villaggio scozzese. Lo strumento era come un Ordine di Merlino di Prima Classe, tenuto in bella vista su una mensola incantata e protetta da diversi Incantesimi scagliati dalla proprietaria del bar: sarebbe ritornato al suo posto, al luogo dove durante la guerra e le persecuzioni da parte dei Babbani quel Mago del passato si era rifugiato per allontanarsi dalla dura morte. E ora, fra un passamano e l'altro, ecco che la bacchetta del grande uomo stava svolazzando sulle cime degli astanti al centro della piazza, seguita dall'Incanto di Librazione di un Mago in pompa magna con tanto di giacca elegante e papillon rosso come il fuoco. Chi urlava, chi gridava, chi spintonava per andare avanti. Chiunque si sarebbe sentito in alta marea, balzato a destra e sinistra come su una barca alla deriva. E ovunque, in un tripudio di emozione e patriottismo, un'unica frase risuonava ad una sola voce.
«Grazie, Hengist! Grazie, Hengist di Woodcroft!»
La festa era iniziata e con essa il caos più totale. Via alle danze!

 
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Rob Roy MacGregor
view post Posted on 20/4/2016, 20:26




Non aveva resistito al richiamo di una delle feste più patriottiche della comunità magica anglosassone, così si era smaterializzato a Hogsmeade di primo pomeriggio, prendendosi il tempo per guardarsi attorno.
Indossava una giacca rossa aperta parzialmente, a mostrare parte di un dolcevita nero sottostante. I pantaloni erano della stessa tinta scarlatta, formando un completo all’apparenza elegante, forse un po’ eccentrico per i maghi babbanizzati, un classico per i maghi che con i colori sembravano sbizzarrirsi. Era di stoffa morbida e fatto su misura, cosa che lo rendeva comodo e gli permetteva movimenti abbastanza fluidi.
A coprire tutto vi era un mantello rosso scuro con alamari d'argento, chiuso a metà petto. Gli stivali in pelle nera nello spostamento avevano perso la lucidatura di qualche ora prima ma rimanevano ancora puliti.
L'aspetto generale era curato, vestiti ben stirati, capigliatura e barba appena sistemati.
Questo finché la folla non aveva iniziato ad aumentare, vomitata sulle vie da ogni direzione. Quasi c'era da temere che i ciottoli profondassero sotto i troppi passi.

Più il pomeriggio si avviava verso l’ora di cena, più le voci aumentavano di volume e numero, rendendo quasi impossibile distinguere un discorso da un altro.
Lo scozzese cercava di farsi largo, o meglio, così credeva di fare, ma iniziava ad aver l'impressione di esser guidato da uno dei numerosi flussi umani.
Restava solo il seguire quello giusto, come un pesce in balia delle correnti oceaniche.
I locali erano talmente colmi che c'era da chiedersi come i muri reggessero.
In tutta quella calca di gente più o meno brilla, la gola iniziò a pretendere dell’Idromele barricato. Fece schioccare la lingua sul palato, come in cerca di quel sapore lasciato dalla bevuta della sera prima.
Alcolici di pomeriggio, per fortuna voleva diventare un ministeriale serio.

“ABOMINIOINSULTODISGRAZIA COS’È QUELLA ROBA?!”
Orrore e incredulità nel tono e nell’espressione quando vide sfrecciare automobili e moto, robaccia babbana, sopra la sua testa.
I maghi avevano fuso la loro essenza con insulse invenzioni da scimmie che amavano le ruote, come i criceti.
Assurdo.
Scrollò le spalle e scosse leggermente la testa, come a buttar via qualcosa di brutto dalla mente. Meglio godersi la festa e non pensare a certe oscenità.
Abituato al trambusto e ai climi più selvaggi, quali potevano essere i balli tribali attorno al fuoco in mezzo al nulla, non era irritato da quel caos.
C'era una sorta di vena da festaiolo in lui che non sarebbe mai sparita, quella che stava stampando sul suo volto un'aria quasi allegra.
L’euforia dei maghi lo stava contagiando, anche se quello che lo animava era il suo desiderio di vedere la bacchetta esposta ai Tre Manici di Scopa.
Pazzo anche solo ad averci veramente sperato, l'unica cosa che riuscì a vedere furono le porte in vetro e, dietro di esse, una strega su una scopa e tre buffoni.
Così attese che la calca lo spingesse nel locale, mentre veniva distratto dai colori evocati dai più giovani, dall'odore di marzapane e dai vapori speziati del vin brulè che si univano ad altri meno piacevoli, tipici delle grandi masse di umani carichi di alcol.
Deglutì mentre l’appetito si faceva strada, facendogli lievemente brontolare lo stomaco.
Dopo qualche minuto, passato a cercare spiragli tra i presenti, eccola.
Acclamata e ben in vista, la famosa bacchetta, strappata dalle cure di Madama Rosmerta, veniva spostata in una strana processione cui pretese di far parte, sebbene lo sballottamento generale finì solo per sgualcirgli l'abito.
All’apparenza era impossibile raggiungere il cimelio.

“GRANDE HENGIST!”
Si concesse un’esclamazione da spalti durante qualche finale di Quidditch, che si disperse tra urla e pandemonio vario.
Lo faceva sempre da quando era piccolo, portava bene, e poi era rivolto a colui che aveva creato quel rifugio caratteristico e solo per maghi, lontano dalle persecuzioni di quei maledetti… inspirò ed espirò rumorosamente, un getto di aria dalle narici a cacciare la rabbia che lo avvolgeva ogni volta che pensava a quei fatti storici.
Erano i babbani a doversi nascondere, perché erano i maghi a farlo?
Non riusciva a capirlo, da anni.
Le iridi scure si puntarono sul papillon rosso fuoco del mago che stava acclamando il fondatore. Ogni pensiero fu scavalcato da un: “Ne voglio uno anche io!”.
Il suo amore per il vestiario rosso era fin troppo palesato.
 
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view post Posted on 22/4/2016, 09:56
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Villaggio di Hogsmeade, tardo pomeriggio

Se un pittore, di qualsiasi nazionalità o personalità, fosse stato presente in quel momento nel sobborgo magico in festa, allora avrebbe di sicuro piantato un treppiedi al centro della strada, ritagliando uno spazio minuscolo per poter dipingere l'insieme di colori e sfumature che albergava intorno. Era come assistere ad un vortice in piena, un tornado talmente variopinto da lasciare una sensazione intensa all'altezza dello stomaco. Non esisteva un solo punto, quel giorno, che non fosse riempito da qualcuno o qualcosa: sulla terraferma, le caratteristiche strade acciottolate erano calpestate dai numerosi passanti al pari di una mandria di Mooncalf inferociti, ma il cielo non era da meno; chi sfrecciava a destra e sinistra in sella ad un manico di scopa, chi stava utilizzando una Moto Incantata e chi si divertiva a far rombare una Ford Anglia Volante di ultima uscita, come se fosse un gioiello di un bellissimo azzurro, quasi indaco, da mostrare al'intera folla. E con folla s'intendeva praticamente la vasta e completa popolazione del villaggio di Hogsmeade: perfino il Mago più anziano, il più stanco e il più annoiato sarebbe uscito di casa, chiudendosi velocemente la porta alle spalle per immergersi nel fascino di quella giornata. I festeggiamenti erano per tutti, c'era di sicuro qualcuno che li considerasse esagerati, eppure erano importanti, rappresentando in effetti una tradizione ormai storica di quella popolazione. Il signor Hengist, Mago da molti ammirato come se fosse un idolo vero e proprio, aveva unito fiumane di individui dai poteri magici proprio in quella cittadella tanto frizzante, dunque era grazie a lui se quel giorno tutti fossero al sicuro, tutti fossero uniti da un unico senso di appartenenza. Per quanto criticata, quella Festa sanciva un valore imprescindibile, oltre che intenso. E chiaramente non mancavano i soliti ubriaconi che bevevano pinte su pinte di BurroBirre fin dalle prime luci del tramonto, se non anche in precedenza. Madama Rosmerta non si sarebbe di certo lamentata, al contrario in quella precisa occasione dell'anno le sue vendite aumentavano notevolmente, facendola arricchire in pochissimi minuti. Mentre la donna in questione si cimentava nel lancio di alcuni calici di Idromele a colpi di bacchetta, così da raggiungere alcuni acquirenti senza farli avvicinare al bancone gremito, il tizio in giacca e papillon rosso come il colore del tramonto alle sue spalle stava tentando di attirare la completa attenzione. Invano.
«Amici! Amici, ascoltatemi! Amici!»
Le sue parole erano tanto labili quanto scarne e qualcuno avrebbe giurato di aver letto sulle sue labbra, in silenzio, un'imprecazione non troppo velata. Estrasse la bacchetta magica e la portò alla bocca dopo aver castato un Sonorus.
«Amici!» disse, la voce che adesso sovrastava l'intero cicaleccio intorno. Qualcuno degnò di uno sguardo l'uomo, interessato a cosa potesse esprimere in quella giornata di festa. Ci fu, in effetti, un tedioso discorso circa l'importanza della fondazione di Hogsmeade, i meriti del Mago che stavano celebrando e blablabla.
«E per festeggiare insieme... Madama Rosmerta, Whisky Incendiario per tutti, offro io!»
Un boato di applausi, urla e schiamazzi risuonò ovunque, mentre spintoni a non finire facevano volteggiare un povero Mago scozzese come se fosse un birillo, allontanandolo dalla direzione scelta verso i Tre Manici di Scopa. Da questo locale, un secondo dopo partirono così tanti calici al volo da sembrare un gioco di prestigio. Interessante.

 
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Rob Roy MacGregor
view post Posted on 22/4/2016, 15:56




In balia delle correnti umane, sembrava impossibile avvicinarsi alla bacchetta.
Vi erano talmente tanti presenti, colori, aggeggi volanti, che il cervello avrebbe faticato a far caso a tutto, lasciando una semplice impressione generale di un caotico clima di festa.
A far da sfondo c'era un cielo sempre più tendente al rosso tramonto, una sfumatura che gli piaceva particolarmente, che di conseguenza attirò il suo sguardo per qualche istante.
Sebbene fosse all'esterno, in mezzo alla via, sentiva quasi caldo. La calca era pressante ed agitata. Era immerso in una moltitudine di mantelli, cappelli, piedi pestati accidentalmente ogni due per tre.
Dai Tre Manici di Scopa, come da ogni altro angolo, si diffondevano e accavallavano voci e suoni.
Le iridi nere cercarono nella folla l'uomo, senza riuscire nemmeno ad udire le sue parole.
Questo finché la sua voce non sommerse le altre, iniziando una spiegazione su quella giornata che ormai ben conosceva.
Era sempre un piacere sentire i racconti sulle gesta della sua gente, anche se quella storia gli lasciava la bocca amara.
Dovevano svegliarsi i maghi, smetterla di sollazzarsi nei loro villaggi e pretendere libertà di essere se stessi in tutto il resto del mondo.
Whisky. Gratuito.
Inizialmente esultò, come ci si aspettava da chi aveva solo una manciata di Galeoni nel conto personale e accettava ben volentieri.
Chissà quante monete aveva quell’uomo. Doveva essere uno molto importante dato che gli era stato affidato quel cimelio, l'oggetto che rappresentava il suo possessore e quella stessa giornata.
Poi un timore lo raggiunse, giusto in tempo per vederlo realizzarsi: alcol offerto significava ressa animalesca.
Ci si trovò nel pieno, finendo per essere trascinato, strapazzato e quasi lanciato dentro.
Si sentiva un po’ come uno di quei calici volanti.
Sospirò e fece spallucce, era sempre stato così, perlomeno era abbastanza alto da non essere calpestato.
Cercò di avvicinarsi o smuoversi verso lo sciame alcolico, nel tentativo di afferrarne almeno uno.
Già che era lì, perché rifiutare?
 
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view post Posted on 22/4/2016, 16:58
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Villaggio di Hogsmeade, tardo pomeriggio

«Bruciami le chiappe, Rosmerta!»
La voce rozza di un Mago dai capelli cortissimi e scuri come la notte raggiunse l'udito dello scozzese come se fosse stata lanciata da un punto imprecisato della folla intorno. Aria di festa significava anche conseguente presenza di barbari di prima categoria, non sarebbe stato difficile afferrare la cosa. Mentre la folla spingeva quel tizio dai capelli rossicci, nel cielo si propagarono dei rombi talmente forti da sembrare l'anticipo di un temporale con i fiocchi, per non dire altro. Luci e motori si mischiarono in un unico vortice, mentre altri schiamazzi popolavano il variopinto villaggio di Hogsmeade. Molti si stavano ponendo una banale domanda, nei reconditi delle loro menti: se il fondatore del sobborgo fosse stato presente, vedendo quel caos senza eguali, cosa avrebbe fatto o detto? Forse il fatto che la sua stessa bacchetta non riuscisse ad essere adocchiata da nessuno, se non da quel tizio elegante, era un chiaro segno della reticenza dei nobili Maghi del passato a perdersi nei meandri del presente non più di classe. Che mancanza di tatto, che mancanza di educazione. Chi spingeva in avanti, chi indietro, quasi si trattasse di una marea che di tanto in tanto avrebbe potuto far dare di matto a qualcuno, facendo perfino rimettere i suoi stolti e impavidi naviganti. Tra la mischia, un uomo dall'aria spaesata, gli occhi persi verso una visione invisibile se non a lui, i capelli scuri e unti e la barba talmente ampia da essere non solo incolta, quanto una strada residenza di Nargilli, a detta di alcuni passanti divertiti. Indossava una lunga veste dello stesso colore dei peli che puntellavano il volto, di un nero simile alla tinta di un fumo appena divampato. Tra le mani stringeva già un calice di Whisky Incendiario, ma sembrava così brillo o scosso, non si era capito, da non sentire forza né energia nelle sue stesse dita. Un secondo dopo, qualcuno gli diede una spallata brutale che lo fece spiaccicare qualche metro avanti, esattamente contro lo scozzese. «OH DANNATO...»
La sua esplosiva imprecazione si perse nel boato di altri festeggiamenti, perché in quel preciso momento dei fuochi d'artificio colorati sprizzarono nel cielo rossastro, ampliando la tavolozza della stessa natura. Il liquido della bevanda del tizio apparentemente distratto era finito sui pantaloni dello scozzese capitato sfortunatamente in quel punto. E già c'era qualcuno che lo indicava e rideva, di continuo, come se fosse un fenomeno da baraccone.
«Ehi, amico, ti sei fatto sotto?»
A parlare, gridando per farsi sentire per bene, lo stesso Mago che aveva originato quel trambusto e che aveva bagnato il povero malcapitato.

 
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Rob Roy MacGregor
view post Posted on 22/4/2016, 23:23




Tra le varie voci, una si fece sentire più di altre, proveniente da un uomo non visibile, fagocitato come lui dalla folla, che aveva urlato una frase degna del peggiore dei babbani, rivolgendola niente di meno che alla proprietaria del locale.
Un altro sbronzo, o un idiota, magari entrambe le cose in un mix degno delle migliori legnate sui denti.
Si alzò sulle punte dei piedi guardandosi attorno in cerca della fonte di quel disagio mentale, ammirando solo teste, spalle, cappelli ed alamari di diverso colore e forma.
Dei rombi simili a tuoni portarono la sua attenzione nuovamente verso quegli abominii che riempivano il cielo di metallo e luci. Sbuffò ancora dalle narici, tra l’indignato e l'arreso.
A furia di accoppiarsi con quelle scimmie, anche i maghi stavano diventando sempre più sottosviluppati mentalmente.
Che spreco di magia in carne che avrebbe preferito vedere dello stesso colore della tela rosso tramonto che sovrastava il villaggio.
Il culmine del disdegno fu raggiunto dal rosso poco dopo.
Stava cercando di avanzare, non capendo se stesse facendo progressi oppure retrocedendo senza accorgesene, quando qualcuno gli si spiaccicò addosso.
Ciondolò leggermente, come in bilico sopra al burrone delle imprecazioni, prima di riprendere una postura dignitorsa, quindi lo guardò, inizialmente con aria apprensiva, intenzionato a chiedergli se si era fosse fatto male.
La frase dell'altro, interrotta dallo scoppio di un fuoco d’artificio, animò sul suo volto barbuto un’aria di esasperazione.
Osservò velocemente quella figura. Era simile a un barbone babbano, oppure a se stesso quando era rimasto in Ungheria senza bacchetta. Sembrava palesemente ubriaco, o peggio.
Qualcuno aveva iniziato a ridere. Spostando lo sguardo attorno si accigliò nel constatare che ridevano di lui. Come se avesse fatto chissà cosa.
Solo quando quel figuro lo indicò capì quel che era successo. Arrossì per l’irritazione.

“Mi avete sporcato l'abito.”
Una constatazione dal tono di una neutralità nervosa.
Aveva osato sporcare uno dei suoi completi preferiti e, non contento, stava urlando come ad aizzare la folla a deriderlo, cosa che peraltro stava già avvenendo.
La pazienza aveva un limite e si chiamava orgoglio, bruciante negli occhi neri.
Alzò la mano destra indicandolo con l'indice.

“Ditemi il vostro nome.”
Il dito tornò in un pugno serrato dalle nocche leggermente sbiancate. La mano venne forzatamente portata nella tasca esterna del mantello, con l'intenzione di prendere la bacchetta.
Per un istante desiderò puntargliela alla gola e spedirlo con la testa contro le travi del soffitto.
Aveva un nome da far rispettare e c'era troppa gente.
Era tra maghi e non babbani e questo lo placò, quasi se ne stava dimenticando tra aggeggi meccanici inguardabili e comportamenti indecenti.
Otto anni altrove e la comunità magica era corsa verso la rovina.
Se solo il Lord Oscuro fosse tornato al potere, da quel che aveva sentito vociferare era per la purezza del sangue. Nobili geni magici dei migliori, non come quello che aveva davanti.
Scosse in modo impercettibile la testa, allontanando un pensiero inopportuno.
Cercò di estrarre la bacchetta e puntarla alla zona violata dal Whisky.
Sprecare così l'oro liquido degli scozzesi. Indecenzamaledettoluietuttiqueiburini.
Pensò a qualcosa di caldo, abbastanza da asciugare l'abito senza scottarsi.
Non era difficile con tutto quel calore prodotto dalla calca.
Tentò di agire rapidamente, prima che qualcuno facesse altre cavolate o prima che il desiderio di riempire le bocche sghignazzanti di api prendesse il sopravvento.
Cercò di muovere la bacchetta a spirale, con la punta verso quella zona imbarazzante, come per catturare la bevanda ed estrarla dalla stoffa.
Mentre provava a muovere il polso e controllare la buona riuscita, pronunciò chiaramente e pazientemente la formula.

“Arefacio.”
Era semplice ma in quel caos nulla era certo.
 
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view post Posted on 26/4/2016, 16:09
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Villaggio di Hogsmeade, tardo pomeriggio

Il trambusto crebbe a dismisura, come se non fosse mai intenzionato a placarsi né a fermarsi per davvero. L'uomo in giacca e papillon, elegante come un burattino di pezza in quel caos senza eguali, tentò di attirare nuovamente l'attenzione, questa volta invano a dispetto del Sonorus che aveva castato con un rapido colpo della sua stessa bacchetta magica. A quanto pareva, nulla avrebbe mai sovrastato il potere dell'alcool, o per meglio dire dell'alcool offerto in maniera gratuita da qualche ricco Mago. E quel tizio, una sorta di sindaco del villaggio di Hogsmeade, aveva una camera blindata quasi in grado di straripare per tutti i Galeoni contenuti. Dinnanzi a sé sostavano così tanti esseri viventi in carne ed ossa da sembrare una fiumana colorata, variopinta e sicuramente non compattamente intelligente; in effetti, bastava spostare lo sguardo un po' più avanti per scovare un gruppetto appena riunitosi di signori dall'aspetto trasandato e l'espressione fin troppo burbera per i gusti di chiunque. Il Mago dalla veste scura, che indossava come se fosse un velo della notte in procinto di occupare il tramonto del presente, stava cercando di acquistare nuovo equilibrio al seguito dell'impatto alle spalle che aveva ricevuto da qualche altro balordo. Qualcuno gli aveva dato man forte, sistemandolo con una pacca in avanti, quasi fosse una mazza di bambù da dover tenere ritta in quel giardino di rozzi plebei. Il tizio dalla barba e i capelli rossi, al contrario, che stava tentando di non imprecare ad alta voce a causa del Whisky che aveva bagnato i suoi pantaloni, aveva attirato perfino maggiori sguardi, tutti intenzionati a capire se si fosse fatto davvero sotto o meno. Del resto, non avrebbe rappresentato un'eccezione, ai Tre Manici di Scopa qualcuno aveva rimesso e fatto pipì nello stesso momento: uno spettacolo, insomma. L'Arefacio, Incanto di semplice fattura, asciugò la macchia e per tutta risposta, l'altro Mago sollevò il calice di Whisky e lo lanciò contro il Mago. Letteralmente. Il bicchiere di vetro colpì il piede dello scozzese, senza procurargli alcuna ferita visibile se non una scarica di dolore sulla punta dell'alluce: precisione assoluta, in effetti. I pantaloni, questa volta, erano completamente fracidi, perché il liquido mirabolante lo aveva coperto al pari di una latta di benzina. Avrebbe preso fuoco?
«Ditemi il vostro nome» lo scimmiottò l'uomo, i capelli unti che si spostavano da un punto all'altro a causa del flebile alito di vento che girovagava, solitario, nello spazio disponibile tutto intorno. Altre risate ampliarono quel momento, mentre qualcuno indicava con espressione divertita o, in pochissimi casi, dispiaciuta. Intervenire o meno?
«Io mi chiamo Fregati, tu ti chiami Pisciasotto?»
E via con la brutalità. Scoppiò a ridere, incauto come non mai: e se l'altro avesse perso la pazienza? La rabbia già serpeggiava nel suo spirito, manifestata dalle nocche della mano strette come molle vere e proprie. Qualcosa di più profondo, tuttavia, si stava risvegliando. Tempo al tempo.

 
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Rob Roy MacGregor
view post Posted on 26/4/2016, 23:27




C'era qualcosa di sbagliato quel giorno al villaggio, un’impressione generale che era rimasta rilegata a un angolo della mente e cui aveva evitato di dar peso fino a quel momento.
Le cose cambiavano in dieci anni, lui era rimasto lontano così tanto da sentirsi spaesato. I maghi erano sempre stati festaioli sfrenati e folli ma in quel caos c'era un degrado che non aveva mai notato da giovane. Quella maleducazione indecente, il puzzo, il menefreghismo rivolto all'uomo distinto e al senso stesso della festa. Nessuno sembrava interessato alle motivazioni e alla storia e si lanciavano sul bere. Era nauseato e quegli aggeggi volanti avevano rischiato di fargli perdere la pazienza già da tempo.
Quella era la giornata in cui, quando era poco più che infante, coi suoi genitori, passeggiava tra negozi e baracchini a comprare dolci e bibite zuccherate, rimanendo incantato nel udire le gesta del fondatore. Poi era diventata quella in cui, al terzo anno, lui e i suoi compagni Tassorosso si divertivano a castare decorazioni colorate, cantando, mangiando stuzzichini e bevendo Burrobirra. Negli ultimi anni ad Hogwarts l'aveva passava con i due amici Serpeverde.
Non l'aveva mai vissuta così male.
Qualcosa si era guastato tra i maghi. Vivevano chiusi tra le mura da troppo, nascosti, come ratti, senza voglia di migliorare le cose, giustificandosi con leggi e atteggiamenti privi di amor proprio. E c'era anche chi elogiava i babbani e li imitava.
Era tutto così privo di senso e dignità, così come quel omuncolo dagli abiti scuri che sembrava reggersi a malapena in piedi.
Non valeva la pena arrabbiarsi e finire nei guai per un povero babbione simile, eppure il suo nervosismo non riusciva a placarsi, così come il disgusto.
A dar man forte all'incazzatura crescente, arrivò un olezzo rivoltante, acre, pungente e nauseabondo. I primi postumi delle bevute più esagerate, rigettate a terra in diversi modi e sostanze.
Era in un locale, non in una stalla. Tra maghi e non babbani. Faticava a ricordarselo.
La consapevolezza che era circondato dalla sua gente e da individui che nulla c’entravano, era l'unica cosa a tenerlo fermo.
Non poteva permettersi certe reazioni davanti a tutti quei testimoni, non era uno stupido.
Il suo lato più gentile e pacato morì quando il bicchiere impattò sul suo alluce e il Whisky fu nuovamente sprecato per inzozzargli l'abito.
Il suo abito. Di nuovo.
Questo pensiero arrivò dopo una lunga imprecazione mentale (qualcosa di simile a un: “Maledettosanguesporcoticavogliocchicoicocci”) seguita da una incomprensibile a denti stretti.
Era abituato al dolore, ma la fitta cacciò via ogni resistenza a quella massa di odio e rabbia che aveva covato già dal vedere le macchine volanti. Quel mostro di negatività e violenza, solitamente riservata ai babbani nei suoi pensieri più cattivi, avanzava a passi larghi e pesanti, facendogli incattivire lo sguardo.
Il cuore iniziò a pulsare più rapidamente, mentre il corpo iniziava a fremere come prima di una rissa.
Non era mai successo che quel suo lato lo assalisse con tanta veemenza.
Il suo odio per i babbani era qualcosa di covato e accresciuto nel tempo.
I suoi spostamenti continui gli avevano evitato anche i litigi con le persone, già che non si fermava abbastanza per arrivare a tanto.
Aveva bisticciato ovviamente, ma sempre nella decenza.
Non era mai stato trattato in modo così irrispettoso, da qualcuno che stava sprecando il sangue magico che probabilmente era stato sostituito dall’alcol.
Quella frase, seguita dalla risata, fece apparire l’ubriacone niente di più e niente di meno che feccia da abbattere. Più rideva più i nervi vibravano.
Davanti ai suoi occhi passarono così tanti metodi di tortura che si costrinse a chiudergli con forza e riaprirli subito dopo. Inspirò ed espirò dalle narici con furore.
Sorrise, l'espressione era un ghigno nervoso, la voce era distaccata, con un innaturale tono cordiale.

“Il nostro amico sta diventando un po’ pericoloso, meglio metterlo a nanna.”
Senza preavviso alcuno, spostò la bacchetta dalle proprie zone non citabili all’uomo.
Desiderava sottoporlo a tante belle cose. Solo una poteva essere spacciata per un collasso da chi non guardava e per un liberare tutti da un impiccio molesto agli “spettatori”.
Voleva, o meglio, pretendeva di stenderlo per bene a terra, senza avvicinarsi. Già lo vedeva prono tra piscio e whisky. Nella sua immaginazione ci stava fin troppo bene.
Ogni fibra esasperata del suo essere puntava a un risultato: privarlo delle forze necessarie a dire altro, facendolo distendere sul pavimento ridotto male. Sarebbe bastato a placarlo? Oppure quella parte di sé avrebbe preteso di più?
Nel momento stesso in cui cercò di puntare la bacchetta verso quel coso, provò a pronunciare la formula con sicurezza e decisione, ben aiutato da quel suo desiderio di metterlo al suo posto.

“Decàdo.”
Nel parlare tentò di muovere il salice con un gesto continuo del polso, rapido ma preciso, dall’alto al basso e poi da sinistra a destra, in una sorta di immaginaria “L”, quasi imponesse all'altro prima di cadere a terra e successivamente di stendersi sulla pavimentazione.
 
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view post Posted on 27/4/2016, 11:27
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Villaggio di Hogsmeade, tardo pomeriggio

Il tramonto stava tingendo sempre più di rosso, quasi color del sangue, il cielo che faceva da volta a quella folla apparentemente senza morale. Nessuno era intenzionato ad abbassare il tono di voce, nessuno aveva voglia di placare la sua sete di divertimento e di un pizzico di follia non indifferente. Che forse il Mondo Magico, quel preciso Mondo Magico, fosse divenuto uno Zoo vero e proprio, ecco, non sembrava più soltanto una stupida idea. Scimmie volanti, così potevano essere definite le moto che i Maghi avevano incantato per far volteggiare nell'aria, come tante cavallette in sella ad uno strumento che mai e poi mai avrebbero conosciuto o apprezzato per davvero come i Babbani. Eppure, fra tutto quel caos senza inizio né fine, uno scozzese stava perdendo la pazienza, vinto non tanto dalla cattiveria del suo presunto avversario, quanto dal fatto di essere stato scocciato e offeso più volte. Il tizio che aveva di fronte, rozzo così come sporco, non mostrava titubanza, anzi era fiero e orgoglioso delle sue stolte battute perché in grado di far scoppiare a ridere la folla alle sue spalle e non solo. Inoltre, era piuttosto brillo da comprendere qualsiasi limite fra l'educazione e l'idiozia: la sua realtà era distorta a causa dei numerosi sorsi di Whisky Incendiario che si era tracannato poco prima. Non bevuto, ma tracannato: anche quel verbo avrebbe fatto la differenza per un esperto intenditore. E adesso, dopo aver lanciato il suo calice esattamente contro il Mago dai capelli rossi, bagnando completamente i suoi momentaneamente asciutti pantaloni, ecco che si preparava a sguazzare nella sua fasulla ironia, come un giocoliere di quattro soldi. Si fece largo alla vista della reazione furiosa dell'altro, ampliando le braccia più per ritrovare equilibrio sulle sue stesse gambe che per fuggire, in effetti non aveva compreso il pericolo creatosi. E quando fu gettato all'indietro dall'abile Incanto Offensivo castato dallo scozzese, poco si accorse del dolore alla spina dorsale, cozzata sulla superficie dura della strada acciottolata di Hogsmeade. Molti si erano spostati rapidamente da quel punto per non essere travolti, ma adesso se qualcuno rideva sguaiatamente, c'era pur sempre qualcun altro che aveva smesso di parlare o di fare alcunché, incuriosito dall'esito di quella strana situazione. Due bambini, comparsi nelle vicinanze perché attirati da quei suoni e grida da strapazzo, quasi convinti di vedere uno spettacolo di un Mangiafuoco o via dicendo, restarono fin troppo sorpresi non tanto dalla lotta, ma dalla figura del Mago dai pantaloni macchiati di alcool. Quest'ultimo avrebbe potuto scorgere i loro sguardi attoniti, non in senso negativo, quanto in un'espressione di pura meraviglia. In effetti, non capitava tutti i giorni di vedere un uomo in grado di mutare il suo ciuffo di capelli dal rosso al biondo. E poi di nuovo rosso, come se non fosse mai successo. Illusione o meno? Uno dei due ragazzini puntò il braccio contro il Mago e sussurrò qualcosa di misterioso all'amico. Non c'era tempo per scoprire cosa, tuttavia, perché il nemico disteso sul pavimento fu messo in piedi da braccia di persone avide di partecipare al continuo di quella probabile rissa. Il tizio dalla veste scura estrasse la bacchetta e la fece mulinare per tre volte in senso orario, disegnando tre cerchi l'uno dietro l'altro, direzionando l'azione verso lo scozzese mentre esclamava, nevrotico, la formula di suo interesse.
«Flipendo!»
L'avrebbe colpito? O l'altro avrebbe schivato il colpo in qualche modo? Dietro di sé soltanto folla, davanti a sé uno stolto Mago con due bambini che osservavano, attoniti, non i pantaloni bagnati come ci si sarebbe aspettati, ma i capelli. Cosa ci fosse di tanto misterioso, però, era un segreto da svelare.

Ci addentriamo nel vero apprendimento del tuo potere. Il ciuffo di capelli è cambiato dal rosso al biondo, non te ne sei accorto perché vinto dalla situazione presente, ma la rabbia sta risvegliando qualcosa. Pian piano lo scoprirai e noterai che per ogni mutamento seguirà dolore più o meno lieve. Buona fortuna!

 
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Rob Roy MacGregor
view post Posted on 27/4/2016, 15:43




Non poteva permettersi di perdere il controllo e, con esso, il buon nome che doveva mantenere, per un diverbio con un ubriacone.
Anche se cercava di placarsi, la sua situazione mentale peggiorava progressivamente.
Pensare con una calma razionalità gli risultava un po’ difficile anche a causa delle derisioni, degli insulti e di quel atteggiamento di superiorità totalmente ingiustificata. Sembrava di aver davanti un piccione un po’ più scuro e grosso del normale, che pretendeva di farsi seguire e rispettare dalle aquile.
Il baccano, unito all’indecenza generale, lo faceva sentire tra rozzi babbani e non tra maghi.
Sapeva dov'era e che, difronte a sé, aveva solo un buffone trasandato pieno di alcol, ma il sentire sguardi addosso e i pantaloni fradici lo stava facendo imbufalire.
Gli occhi, irati e severi, inquadrarono due bambini, placandosi solo esteriormente.
Anche se, in quel momento, non sembrava il tipo, per lui la nuova generazione portava con sé la speranza di arrivare a un cambiamento. Guidati da qualcuno di competente, i giovani potevano diventare ottimi soldati con cui schiacciare i babbani e riprendere la libertà che spettava alla comunità magica. Andavano protetti e istruiti con saggezza.
La vista dei due piccoletti ingigantì esponenzialmente la sua rabbia. Se gli adulti davano quell’esempio, la situazione poteva solo peggiorare.
I maghi dovevano unirsi, non combattersi tra loro.
Uno dei due lo additò come se fosse uno spettacolo bizzarro ma non divertente, cosa che lo distrasse nel chiedersi che avessero da guardare verso la sua testa. Lo reputavano pazzo o violento probabilmente.

"Tirate indietro quei bambini. Questo buffone è pericoloso."
Il tono quasi imperioso e rigido, come di chi si sforza di dire qualcosa che non sia troppo offensivo. Qualche idiota aveva rimesso in piedi il loro pari. Non capiva perché dare la possibilità a qualcuno di compiere atti nocivi per la folla. A lui sembrava talmente ubriaco da non sentire gli effetti del suo incanto, figurarsi pensare come un essere senziente.
Gli offensivi erano da evitare nella calca, i mentali inutili, bisognava bloccare quell’essere. Scartare di lato e caricare di violenza sembrava assurdo.
Quando vide la bacchetta muoversi in sua direzione, riuscì a pensare solo alla difesa, in modo istintivo, azione-reazione e pochi blabla, così come i suoi scontri con le diverse creature magiche lo avevano abituato ad agire. Tutto sparì e si concentrò solo sul proprio benessere.
L’autoconservazione ebbe la meglio e provò a visualizzare uno scudo tra sé e l’alcolizzato, utile a bloccare, riflettere ed evitare altri attacchi.
Mentre l'avversario doveva eseguire tre cerchi ed era partito prima, lui cercò di compierne solo uno, in senso orario e davanti a se stesso.
Nel far ciò, tentò di pronunciare la formula in modo chiaro.

“Protego.”
C'era solo da sperare che i tempi fossero quelli giusti o almeno sufficienti, quello era pur sempre ubriaco. Lui, invece, era carico di un’energia rabbiosa che gli concedeva la prontezza di qualcuno nel pieno della battaglia.
Gli scontri lo esaltavano, cosa ereditata dai propri avi battaglieri, tutto sembrava rallentare, i sensi farsi più acuti e le emozioni più intense.
 
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view post Posted on 27/4/2016, 17:43
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Il Fato

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Villaggio di Hogsmeade, tardo pomeriggio

E quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare.
Era forse così quel famoso detto Babbano che quasi per osmosi culturale si era trasferito nel bagaglio delle conoscenze del Mondo Magico? Forse. O forse no. L'importante era il concetto, tanto chiaro quanto evidente in quel preciso momento. Lo scozzese non si era accorto del ciuffo cangiante, del resto come avrebbe potuto, se intorno a sé c'erano così tanti sguardi diversi? Per non parlare delle espressioni dei vari astanti, tutti incuriositi dalla tragica situazione, nessuno intenzionato per davvero ad intervenire in prima persona. Dov'era finito quel valore che lo stesso Hengist, fondatore del villaggio magico di Hogsmeade, aveva considerato come spirito fondamentale? Dove si era rintanato quell'orgoglio e quella fierezza tipica dei Maghi non disposti a ferirsi l'uno contro l'altro, ma sempre pronti ad unirsi come unica squadra contro un Nemico comune? Era come se i tempi bui del Medioevo si stessero ripercuotendo nel presente, eclissando lucidità e ragione a favore di ignoranza e oblio. Che brutta fine, davvero che brutta fine. Il Mago scozzese sarebbe stato un degno erede del patriarca del sobborgo magico, in effetti i loro metri di giudizio erano giusti e soprattutto simili. Se solo quest'ultimo fosse stato ancora in vita, il suo sguardo si sarebbe posato sulla più vasta forma di corruzione umana di tutti i secoli. A tale pensiero la persecuzione dei Babbani nei riguardi dei Maghi non sarebbe stata esclusa per sempre, non se atta ad eliminare il marcio di quel mondo decadente. Come in conferma ad una riflessione così tetra, quasi stonata in un giorno di festa come quello in corso, ecco che l'uomo ubriaco attendeva di vedere il suo raggio di luce rossa cozzare esattamente contro il petto dell'avversario, facendolo volare via con quell'espressione beffarda che poco riusciva a sopportare. Ma l'assenza di concentrazione e di una buona dose di ragione non furono ingredienti perfetti per sancire lo scacco matto: il Protego evocato magistralmente dall'altro Mago, sicuramente più lucido e attento a causa perfino della rabbia, fu ottima barriera di energia al Flipendo nemico, un Incanto Offensivo che si spezzò nella potenza d'urto di quello Protettivo. Non contento, tuttavia, lo Scudo magico si palesò anche come respingente, rilanciando il raggio vermiglio al suo stesso mittente, che fu sferzato all'indietro. La testa cozzò contro la spalla di una signora di passaggio che cadde a sua volta, vittima della casualità e della stoltezza di quello scontro.
«Ma che modi sono!» fu la frase che gridò come un'oca impazzita, cercando di rimettersi in piedi fra risate e attonite espressioni tutto intorno. Regalò uno sguardo carico d'odio allo scozzese, non sapendo chi fosse stato - se lui o il Mago disteso nuovamente a terra - ad aver dato inizio a quella rissa da quattro soldi. «Signore, la smetta subito! Questo è un giorno di festa per noi, non di odio. Ma che maniere!» riprese, il tono di voce stizzito come non mai. La rabbia dello scozzese crebbe ancora, frutto della pièce non voluta in quel presente poco dignitoso, tanto da far sì che il ciuffo tornasse biondo e poi rosso, rosso e poi biondo, allungando la sfumatura verso altri capelli diramati all'indietro.
«MAMMA, MAMMA GUARDA IL SIGNO...»
Il bambino che prima aveva adocchiato il Mago Furente insieme al suo piccolo amichetto adesso si spostò al centro di quel cerchio creatosi per lo scontro. Era entusiasta, quasi rapito dal baluginio sulla sottile chioma dello scozzese e la voce che chiamava la madre si perse in uno squillo veloce, mentre procedeva avanti. La mano era tesa come a voler acciuffare qualcosa: troppo tardi, però, perché l'ubriacone di turno aveva sferzato l'aria con un Incanto verde diretto all'uomo che considerava sbruffone, senza accorgersi dell'ostacolo al centro. Il raggio funesto prese in pieno il corpo del bambino, facendolo cadere riverso a terra come una bambola di pezza. Da risate a stupore, da grida ad orrore: la differenza di quel confine fu minima in un secondo. E la folla esplose.

Descrivi la tua reazione emotiva, concentrati sui sentimenti come stai facendo già per bene. Il bambino è riverso al suolo, svenuto. Forse è ferito, forse no: cosa decidi di fare? Vendicarti contro quel folle e stolto nemico oppure intervenire in altro modo? La folla si sta accalcando intorno, tutti urlano e il caos prende vita dinnanzi ai tuoi occhi.

 
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Rob Roy MacGregor
view post Posted on 28/4/2016, 14:45




Il raggio rosso lo raggiunse nel momento in cui apparve lo scudo. L’onda d'urto gli fece vibrare i muscoli del braccio e lo costrinse a impugnare più saldamente il salice per non farlo cadere. Resistette, il volto concentrato e contratto nello sforzo di mantenere l'incantesimo attivo. L'attacco tornò al mittente e la protezione s'infranse poco prima che lo scozzese potesse ammirare il volo del pagliaccio.
Non era finita, sentiva il desiderio di spezzargli ogni osso fino a che la sbronza non gli fosse passata, sembrava che la rabbia si unisse al disprezzo e all’indignazione e salisse fino alla punta dei capelli, rendendolo bramoso di una giustizia tutta sua. Era così nervoso che la testa sembrava bruciargli.
C'era una cosa che temeva dal principio e lo tratteneva dal darsi alla pazza “gioia”, castando i suoi incanti più forti su quel ammasso di sterco: il coinvolgere innocenti.
Non era un paladino, le sue ragioni erano puramente rivolte al mantenere il suo nome.
Quelli erano maghi, anche se nessuno si comportava da tale, risultando più come capre smosse da un babbano con qualche ritardo mentale, limitandosi a guardare, ridere o giudicare, senza pensare a sedare un ubriacone o mettere al sicuro i propri figli.
La loro appartenenza alla comunità magica li metteva nella posizione di poter fare da testimoni, senza rischio di incappare negli obliviatori. Inoltre erano troppi per ridurli al silenzio.
In una rissa, a differenza di un duello, la colpa era di entrambi e, se un caprone finiva coinvolto, o si creava il caos o finiva lui nei guai col Ministero.
Era questo ciò cui pensava. Non era scusato dall’alcol o dalla stupidità che non era una sua caratteristica. L'altro invece possedeva entrambe le cose.
Nella posizione in cui era, avrebbe solo buttato al vento ogni possibilità di far carriera o di essere assunto.
Doveva fermarlo, mettendosi su uno scalino superiore, quello di chi era nel giusto, si stava solo difendendo e voleva evitare feriti.
I suoi timori trovarono conferma quando l'avversario andò a tirare una capocciata alla spalla di un'oca che inneggiò lo spirito di una festa cui nessuno importava davvero, blaterando senza nemmeno chiedersi che fosse successo.
Si sforzò di ignorare le sue parole, sebbene la testa sembrava esplodergli per gettare fatture su tutti. Il colpire anche lei e mandarla a farsi benedire dai Druidi era fuori discussione, purtroppo.

“Fermi quel babbeo prima che faccia male ad… hey tu, spostati!”
Troppo tardi, uno dei due bambini addocchiati prima gli stava correndo incontro, portando in sua direzione la mano, come se volesse afferrare un boccino che gli era finito nel ciuffo.
Un brivido improvviso lo percorse, una consapevolezza che divenne realtà prima che trovasse forma nella sua mente.
Un getto verde, lanciato da quello stramaledetto cavolo zannuto figlio di un vermicolo, colpì il piccoletto, uno dei pochi che non lo aveva deriso, ma che sembrava quasi attratto dalla sua figura, per motivi cui non pensò in quel momento.
L’ira e l’odio presero voce, facendolo quasi ruggire dietro a quella massa di imbecilli patentati. Lo sguardo era di chi non avrebbe tollerato altre bravate.

“Fermate quella feccia prima che colpisca alli innocenti!”
Avrebbe voluto sgozzare l’ubriacone con le sue mani, ma si smosse con uno scatto verso il bambino.
Se i suoi viaggi e i suoi studi gli avevano insegnato una cosa, era che i ruminanti spaventati ed inferociti facevano più danni del predatore che li aveva ridotti in quello stato.
Era anche assurdo attaccare in quel macello, l'unica era spingere altri a prendersi quello che -per lui- era un merito e fare quello che era semplicemente sensato e più alla sua portata.
Tentò di portarsi vicino a quello che reputava un maghetto, così che una massa più grande e non al livello del suolo avrebbe evitato di farlo schiacciare.
Doveva soccorrerlo in fretta e spostarlo da lì.
C'era un metodo basico, un incanto fondamentale nell’arsenale di ogni mago più o meno istruito. Se era semplicemente svenuto lo avrebbe scoperto presto, grazie a quello.
Appena quella vittima innocente fu a portata di bacchetta, cercò di eseguire un movimento rotatorio del polso di 180°, sollevare il catalizzatore verso l'alto e abbassarlo come a colpire il corpo, ma senza toccarlo. Nel far ciò provò a pronunciare la formula in modo chiaro e fluido, come ad evitare altri fraintendimenti e problemi.

“Innèrva.”
Nella sua mente quel bambino doveva risvegliarsi, altrimenti sarebbe finito in un noioso processo.
Rimase concentrato, il soccorrerlo avrebbe beneficiato ad entrambi.
 
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view post Posted on 29/4/2016, 10:01
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Villaggio di Hogsmeade, tardo pomeriggio

La folla si fece sempre più gremita, ora che lo spettacolo sembrava aver preso una piega interessante. Certo, qualcuno stava urlando in preda ad un anelito di paura, ma quanti stavano seguendo quell'esempio abbastanza razionale? Se si spostava lo sguardo di qualche metro più distante, si notava che la festa non si fosse smossa in alcun modo: Madama Rosmerta stava continuando ad Incantare diversi e molteplici boccali di Whisky e non solo, facendoli svolazzare a destra e a sinistra come in un gioco di prestigio; poco lontano, un Mangiafuoco, un Mago Elementalista particolarmente capace, stava divertendo un gruppetto di bambini dall'aria curiosa e il sorriso pronto; poco più in là, ancora, il Mago ricco, quello con la giacca e i Galeoni fuori dalle tasche dopo aver offerto da bere praticamente a tutti, stava tessendo una profonda e apparentemente seria conversazione con una Strega di mezza età con tanto di gioielli e collane che le cospargevano il corpo come un'imperatrice di altri tempi. Nessuno, ad eccezione di un riunito insieme di persone, si era accorto dell'orrido caos creato da un ubriacone di passaggio. Un bambino era svenuto, forse ferito, neanche si sapeva con certezza. La mamma di quest'ultimo si era perso tra la folla, incerta se il figlio l'avesse chiamata o meno: stava andando ad acquistare un sacchetto di caramelle da Mielandia, aspettando che fosse il suo turno a causa della fila, così da tornare dal pargolo con tante Api Frizzole e sicuramente una manciata cospicua di Ciocconocciola, i preferiti del ragazzino. Non conosceva l'esito dell'azione di uno stolto e rozzo Mago accecato da rabbia e vendetta, non avrebbe potuto sapere che il Destino le avesse preparato un evento spiacevole per quel giorno di festa. L'altro bambino, tuttavia, sembrava aver perso il dono della parola, la voce non usciva più dalle sue rosee labbra e non era in grado neanche di piangere. Aveva osservato il raggio luminoso di un bel verde naturale come se fosse uno dei tanti Fuochi d'Artificio Filibuster sparati per caso in quel punto del sobborgo magico, eppure si era sbagliato di grosso, perché l'amichetto colpito non stava sguazzando nell'ironia, nel divertimento e nell'esaltazione come un attimo prima. Era riverso a terra, senza sensi, il capo inclinato verso sinistra in una posizione simile ad un piccolo addormentato. Il Mago ubriacone fu preso a schiaffi dalla stessa donna-oca che aveva urlato in precedenza allo scozzese, mentre quest'ultimo si era affrettato a dare una mano all'ometto leso. La rabbia, mista ad un senso di puro sdegno, stava cambiando qualcosa all'interno del suo stesso spirito nonché del suo stesso organismo: l'idea di essere in un posto popolato da Maghi che avevano perso la loro vera appartenenza ad un Mondo di nobiltà, quasi di positive illusioni, si faceva sentire come non mai, provocando una sorta di irrazionalità nel cuore dello scozzese. «Schifo!» aveva profferito qualcuno. Mai termine avrebbe potuto descrivere al meglio quella situazione. Lo scozzese, vinto da un presente che non si sarebbe affatto aspettato, stava subendo un vortice di emozioni contrastanti: dall'ira funesta allo sdegno, dallo sdegno all'impossibilità, al timore di essere ritenuto colpevole, al pensiero che potesse essere inserito in un Caos con la lettera maiuscola. Una signora, nei paraggi, gli si avvicinò, poggiando una mano sulla sua spalla come per suggerirgli di sbrigarsi, di fare qualcosa, perché lei attendeva e credeva in quel perfetto sconosciuto. Così, una fitta lancinante percorse il suo petto nello stesso momento in cui l'Innerva sortì il suo effetto, quasi come se l'Incanto avesse sottratto energia a lui per donarla al piccoletto, che adesso si stava svegliando. Era titubante, il labbro inferiore tremava e gli occhi erano già umidi: un secondo dopo, scoppiò a piangere, impaurito dalla situazione e anche da quel trambusto senza eguali. Allungò le braccia verso l'uomo e si gettò verso il suo corpo, scosso come non mai.
«I tuoi ca-ca-pelli sono b-iondi» riuscì comunque a dire, le sillabe che si spezzavano sotto la forza della Paura. Una mano paffuta voleva toccare quel ciuffo che gli occhi avevano visto prima rosso e ora dorato. Ma il tempo non giocò a loro favore, perché l'ubriaco allontanò di scatto i Maghi attorno a sé e si rimise di fronte lo scozzese. «Il moccioso si è fatto la bua!» Non era sicuro a chi si riferisse, se al bimbo che aveva fatto svenire o al Mago vero e proprio.
«Togliti dai coglioni, verme, ho un conto in sospeso con quel farabutto!»
Questa frase, al contrario, non lasciava ombra di dubbio. Un secondo dopo, il folle uomo si preparò a sferzare l'aria con un altro Incantesimo, facendo ondulare la bacchetta magica verso destra. Se avesse colpito di fronte, scozzese e bambino sarebbero stati feriti: e per il piccolo, forse, non ci sarebbe stata un'altra pausa per essere salvato. La folla attese una reazione da quest'ultimo Mago, pronta ad attaccare ad un unico suo comando.

 
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Rob Roy MacGregor
view post Posted on 30/4/2016, 12:12




La cosa peggiore della calca era la massa di gente che si faceva gli affari suoi, inebetita dai propri comodi ed interessi, ignara o non curante del resto.
In caso di pericolo serio, prima di capire cosa stesse succedendo, sarebbero morti a decine.
Come si faceva a non accorgersi di un bambino aggredito e di incanti sparati a un paio di metri, questo lo scozzese non fece in tempo a chiederselo, rimanendo con la semplice ed irritante sensazione di essere circondato da un branco di caproni coi riflessi rallentati dal troppo bere.
Vedere un maghetto riverso a terra col capo inclinato in modo innaturale, non era una bella visione, nemmeno per lui. Se fosse stato un cucciolo babbano, avrebbe continuato a farsi gli affari propri.
Quel piccoletto sveglio e attivo, al contrario della stragrande maggioranza della gente presente, meritava la sua attenzione.
Queste erano considerazioni e consapevolezze rilegate ad un angolo della sua mente, nascoste da una priorità: uscirne pulito.
Avrebbe volentieri fatto a cambio con l’oca che stava prendendo a schiaffi l’ubriacone, sfogando il prurito nervoso che aveva alle mani su quella faccia rivoltante.
Qualcuno sembrava avergli letto nel pensiero: “Schifo”, esatto, anche lui pensava che quella situazione fosse abbastanza indecente.
Non era un mero criminale ma un mago distinto, i piccoli pieni di potenziale non dovevano essere trattati in quella maniera.
Come sarebbe cresciuta la prossima generazione se le basi erano quelle, era una domanda che rimandava per non perdere la concentrazione.
Attaccarsi tra maghi ed omaggiare i non maghi, la comunità magica stava prendendo una piega assurda e necessitava decisamente una guida ferrea, che non avrebbe concesso indecenze simili.
Se solo l'avesse trovata, l'avrebbe aiutata a salire al potere.
Mentre la rabbia lasciava, per qualche istante, posto alla necessità di far rinvenire il bambino, una donna gli appoggiò una mano sulla spalla, quasi ad incoraggiarlo. Sorrise vagamente per qualche istante, qualcuno di sano c'era, ma non c'era tempo per provare sollievo o pensare in modo lineare e razionale.
Aiutare l'innocente sembrava averlo privato di energie, come se l'avesse richiamato alla vita, concedendogli parte della sua. Portò la mano armata di catalizzatore al petto, facendo una smorfia di dolore mentre la fitta lancinante lo colse alla sprovvista.
Si ritrovò addosso un piagnucolante ma sveglio e fin troppo vivo bimbo dalla mano paffuta.
Che diamine avesse da blaterare lo sapeva solo lui. Non ebbe tempo di chiedergli se fosse daltonico od avesse sbattuto la testa.
L'essere che la bacchetta la meritava solo in luoghi non citabili, era ritornato all'attacco.
Appena il -non consapevole- biondo riuscì a voltare il capo in sua direzione, il braccio sinistro cercò di stringere a sé il pargolo, senza accorgesene, in una reazione istintiva, provando a smuoverlo in posizione retrocessa rispetto a se stesso. Difficile dire se fosse un gesto protettivo verso le sue fatiche o verso il giovanissimo. Nemmeno aspettò di capire cosa l'altro stesse dicendo o di assimilare l’insulto. Stava immaginando intensamente l’alcolizzato bloccato, fermo e cinereo, incapace di proseguire con la rottura di bolidi, completamente in balia di lui e di chi volesse contribuire a cambiargli i connotati.
La bacchetta era ancora impugnata saldamente nella mano destra, unica valvola di sfogo in mezzo a quel caos, tenuta in modo tutt’altro che molle. Mentre muoveva l’arto mancino, provò a muovere il destro per eseguire, con la bacchetta, una rapida frustata verso l'alto, quasi a colpirlo e allontanarlo.

“Petrìficus.”
La voce durante il movimento era sicura e ferma, ben esprimeva la sua forte volontà di renderlo un’innocua statua dall’aspetto schifoso quanto la base umana.
Cercò di fermare il salice in modo sicuro e fermo sull’avversario prima di terminare la formula. Gli occhi ardevano tra rabbia e voglia di dargli una bella sistemata.

“Totàhlus!”
Sembrava molto un imperativo simile a un: “Stai fermo lì e smettila di rompere i boccini.”
L'avversario stava già muovendo la sua arma, restava solo da sperare che il raggio azzurro chiarissimo lo raggiungesse prima, quasi a congelarlo sul posto.
 
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view post Posted on 6/5/2016, 10:40
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Villaggio di Hogsmeade, sera

Il povero bambino, vittima sfortunata degli eventi, tremava notevolmente e visibilmente, attratto sia dalla curiosità per i capelli cangianti dell'uomo al quale si era avvicinato sia dalla manifestazione di affetto, o meglio di protezione, sempre da parte di quest'ultimo. Avrebbe voluto cullarsi nell'abbraccio, se solo fosse stato più gentile, ma il tempo non giocava a suo favore né a quello dello scozzese, il quale aveva preferito l'azione all'amore, com'era giusto che fosse in un momento del genere. L'aria pulsò di nuova energia non appena l'ubriacone di turno la tranciò di netto con un secco colpo laterale della sua bacchetta magica. Qualsiasi Incanto avesse partorito quella sua mente in subbuglio, però, non trovò manifestazione reale, perché l'uomo dal ciuffo ancora color dell'oro aveva castato un Incanto della Pastoia emotivamente potente e, come tale, repentino nei confronti dell'avversario. Quest'ultimo fu colpito in pieno petto da uno spicchio di luce cristallina, come se una lancia di ghiaccio gli si fosse infilzata nel cuore vero e proprio. Un istante dopo cadde tramortito al suolo, finalmente incapace sia di reagire sia di fare altri guai di quanti già non avesse compiuto. La folla gli si accalcò attorno, chi per scoprire se lo scontro potesse essere ripreso, chi per punirlo con insulti vari: erano tutti estremamente forti quando il pericolo non si presentava più, a pensarci bene. Da tutt'altra parte, lo scozzese si ritrovò con il respiro accelerato, i battiti del cuore pure, forse vinto da sdegno e rabbia che tanto lo stavano inconsapevolmente trasformando. I capelli tornarono ad essere rossi, di una tinta simile ad un fuoco scoppiettante, tanto da attirare ancora una volta l'attenzione del piccino, le cui emozioni ormai oscillavano tra la paura e l'interesse palese verso quella tavolozza di colori viventi. «Come fai?» domandò, la voce strascicata e gli occhi, grandi e di un nocciola caldo come non mai, che sfrecciavano sul volto dell'adulto fin verso il ciuffo. Allungò una mano, come per toccarlo, nell'esatto momento in cui un boato esplose nell'aria. Un altro pericolo? Un altro attacco da parte dell'idiota pietrificato? Al contrario, erano i fuochi d'artificio. Il pomeriggio era ormai inoltrato, lasciando spazio alla sera. Nel cielo divamparono colori scintillanti, raggi verdi e rossi che si univano, all'unisono, con coreografie di luci luminosissime, gialle e bianche. Il bimbo si era spaventato e stava per piangere, le labbra tremanti.
«M-mi porti dalla m-mamma?» chiese, balbettando. Che stramba situazione era diventata quella per il Mago di origine scozzese. Tristezza, compassione o cos'altro, non era chiaro, furono legami perfetti per dar nuova vita ad un altro scacco da parte del potere sopito nel suo spirito, perché una seconda fitta lancinante, rapida ma dolorosa, gli si avvinghiò al torace. Durò un istante, il tempo di percepire il respiro mozzarsi e poi riprendersi. Il tempo di far cambiare i capelli rossi completamente in un verde acceso come i fuochi d'artificio in alto nel cielo ormai scuro.

Molto bene, ci siamo quasi.
Libera scelta su come proseguire: aiuterai il bambino oppure lo abbandonerai alla folla? Ogni tua azione potrebbe legarsi ad una reazione motiva, pondera bene. I capelli sono diventati verdi, non te ne sei accorto, ma puoi trovare un modo per farlo, ormai comprendi che il bambino sia attratto dal ciuffo.

 
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27 replies since 20/4/2016, 17:52   314 views
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