Flash Colours, Quest Apprendimento - Rob Roy MacGregor

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Rob Roy MacGregor
view post Posted on 6/5/2016, 15:35




Il tremore del ragazzino non poteva essere ancora oggetto delle sue attenzioni, concentrato com'era sull'incanto, aveva ben altre Kneazle da pelare.
Il suo desiderio di porre fine a quel duello, che gli dava molta rabbia e nessuna soddisfazione, prese la forma di un attacco di un colore simile al ghiaccio.
Una lancia di cristallo, mandata in affondo contro il petto di quel maledetto, si portò via parte dei suoi sentimenti iracondi verso quella figura avversa.
Solo in quel momento capì i vari rischi che aveva corso. Il braccio dell'altro aveva tranciato l'aria con violenza. In mezzo a quella massa, senza possibilità di dare il suo meglio, sarebbe potuto finire male, se solo l'altro non fosse stato ubriaco.
Non c'era esaltazione per una vittoria contro un avversario non stimato.
Trasse un sospiro di sollievo, mollando leggermente la presa con cui aveva tentato di spostare il giovane mago.
L'espressione rimase leggermente adirata e severa. Si meritava molto di peggio ma la folla rendeva impossibile raggiungerlo. Perlomeno avrebbe subito un bel po’ di meritati insulti prima di rialzarsi.
Cercò di riprendere il controllo, sebbene si sentisse strano, come se faticasse a riprendersi. Aveva avuto duelli ben più impegnativi, con creature più maestose di un alcolizzato, quindi non riusciva a spiegarsi che cosa avesse.
Prese aria con le narici, raspando ossigeno con foga, espirando con la bocca in sbuffi rapidi.
Fece un mezzo sorriso sforzato al bambino impaurito, mentre la mano destra, con ancora la bacchetta stretta in una morsa nervosa, andò al petto.

“A fare che… che giunchigliastrombazzante sta succedendo ora?”
Mentre stava parlando, aveva alzato gli occhi a quel ciuffo, strabuzzandoli. L'esclamazione si perse nel boato che lo costrinse a guardare fuori, con l'aria di chi stava pensando: “Che dannatocavolozannuto sta succedendo ora?”.
Un sospiro esasperato e le iridi nere si mossero prima verso i propri capelli, poi al maghetto terrorizzato.
Che fosse un gioco delle luci magiche o aveva subito qualche scherzo idiota?
Stava per unire ricordi vecchi di dieci e più anni a quelli relativi al comportamento di quel bambino, quando una seconda fitta al petto lo costrinse a chinarsi di poco col busto in avanti.
Serrò i denti in una smorfia di dolore. Era troppo giovane per un attacco di cuore, lo reputava assurdo, soprattutto dopo un duello con un buzzurro ubriaco fradicio.
Aveva perso il respiro, così chiuse per qualche secondo gli occhi, tentando di placarsi.

”Bene… tua mamma dici.”
Aprì un occhio, puntandolo in sua direzione. Parlò a fatica, deglutendo e rialzandosi man mano che il dolore svaniva e l'aria tornava a circolare con regolarità.
“Sì, usciamo di qua. Vieni, dov'era tua madre?”
Era una buona scusa per levare le tende, già che non poteva concludere il lavoro e desiderava solo tornarsene a casa.
Alzò lo sguardo ai capelli, divenuti verdi e trattenne a stento un'altra frase poco adatta ai bambini.
L'aver subito qualche fattura sconosciuta era un’eventualità non troppo assurda. Il Protego poteva benissimo non essere andato totalmente a buon fine, oppure il bicchiere dell'uomo conteneva qualche pozione debilitante.
Tentò di farsi largo tra la folla, avrebbe pensato con più lucidita dopo essersi liberato del mocciosetto.

“Ti sei spaventato eh, ma sei stato forte. Ricorda di studiare tanto e diventare motivo di orgoglio per i maghi. Non babbanizzarti come quel brutto ceffo. Umh. Come ti senti?”
Un'idea che avrebbe potuto trovare terra fertile in una mente giovane come quella. Aveva avuto il buono e il cattivo esempio di mago, se avesse scelto la giusta strada, forse quella giornata non sarebbe stata totalmente sprecata.
Cercò di scrutare in giro tenendosi accanto al più giovane.

”Com'è fatta tua madre?”
Parlando di madri, fece mente locale alla sua. Quando aveva all'incirca l'età di quella lagna, la scozzese gli aveva detto che era come il bisnonno, che cambiava colore dei capelli per divertire la famiglia. Anche Rob lo faceva, sebbene involontariamente e con varie sfumature di rosso. Poi aveva smesso e tutti dicevano che i geni con quel potere si stavano indebolendo.
 
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view post Posted on 16/5/2016, 11:02
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Villaggio di Hogsmeade, sera

Rosso, poi biondo e poi verde. O forse aveva mancato qualche colore? Il desiderio del bambino era sempre più impellente, era quasi uno di quei momenti durante i quali trattenere la pipì fosse più forte e difficile del previsto. Certo, il paragone era abbastanza squallido, considerando il Presente, ma il piccino nutriva la stessa sete di scoperta, la stessa frenesia che aveva già sperimentato in passato, com'era ovvio che fosse alla sua tenera età. Allungò nuovamente la mano verso l'alto, le paffute che volevano stringere a qualsiasi costo quel ciuffo: una sua zia di origini irlandesi, lontana lontana, era in grado di cambiare colore della sua fluente riccia chioma anche solo con un colpo di bacchetta. Il nipotino ne era sempre stato attratto, ma in quell'istante aveva di fronte a sé qualcuno in grado di fare la stessa cosa senza l'utilizzo di alcun strumento magico. Meraviglioso! Un sorriso mesto si dipinse alla sua espressione curiosa, mentre cercava il contatto della mano del Mago adulto al suo fianco. Cercare la mamma sembrava la giusta conclusione per quella giornata tanto particolare e lui non voleva perdersi ancora una volta, non in quella folla di matti. Annuì con energia forse esagerata, il capo che si scuoteva dall'alto verso il basso e viceversa, come per indicare di aver capito il messaggio dello scozzese. «Sarò grande e bravo come te!»
Forse quella frase avrebbe potuto alleviare lo stato d'animo, misterioso e spesso puntellato da fitte ingiustificabili, che il Mago dai capelli verdi stava affrontando. Adulto e bambino si stavano allontanando dalla zona maledetta, termine preciso per descrivere il luogo dove un orrido e assurdo duello, per non dire zuffa vera e propria, aveva preso vita in precedenza. Il tizio ubriaco, ormai pietrificato come meritava, ben presto sarebbe stato accerchiato da altri curiosi: forse qualcuno avrebbe interrotto la fattura o forse no, lasciandolo in quella posizione simile ad una statua per fargli pagare la confusione creata; tuttavia, non avrebbe facilmente raggiunto lo scozzese, la popolazione gremita non lo avrebbe permesso. Mentre proseguivano verso un punto imprecisato in quel dedalo di anime, un'altra esplosione di fuochi invase il cielo ormai scuro, unendosi ai bagliori scintillanti delle stelle che si legavano l'una all'altra nella volta buia. «La mia mamma lavora da Madama Rosmerta, è bionda e molto molto bella» spiegò il bambino, pensando di non aver ancora risposto al quesito del suo alto accompagnatore. Da semplice festeggiante a babysitter, Mr MacGregor faceva progressi. Fra un'ipotesi e un'altra circa la sua strana mutazione di capelli, un'onda di BurroBirre volanti sfrecciò sul suo capo, senza chiaramente sfiorarlo. Erano quasi giunti vicino il pub dei Tre Manici di Scopa, quando ad un tratto un trambusto si fece largo tra la folla nelle vicinanze. Tre uomini, sguardi da esseri stranamente superiori come se fossero simboli di Egocentrismo alo stato puro, avevano finalmente adocchiato lo Scozzese.
«Dichiari il suo nome e il cognome!»
«Lei è in arresto per aver fomentato una rissa!»
«Favorisca la bacchetta magica!»
Ah cavoli.

Perdona il ritardo, da questo momento procederemo nuovamente celermente. Ottime descrizioni, comunque, sei entrato nel vivo della Quest e di questo passo la conclusione è alla porta. Non tralasciare, dunque, i tuoi sentimenti, le tue reazioni, ma ancor più i tuoi pensieri. Le persone appena giunte sono tre dipendenti della squadra mobile del Ministero della Magia, si occupano dell'ordine durante i festeggiamenti. Ti accusano di aver dato inizio allo scontro con l'ubriaco, come reagirai?

 
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Rob Roy MacGregor
view post Posted on 17/5/2016, 00:40




L'eccitazione che, sebbene contenuta a stento, l'aveva pervaso durante il duello (se così si poteva definire), era calata lasciando il posto a un leggero spossamento. Quelle fitte sembravano svanite, rimanevano i quesiti sulla loro origine. Non si ricordava nulla di simile ai tempi in cui cambiava -involontariamente- tonalità ai capelli, erano passati troppi anni e non aveva mai visto colorazioni simili.
Il bambino sembrava trovarlo estremamente curioso, non c'era paura o beffa nel suo atteggiamento, cosa che lo rendeva una compagnia sopportabile anche per lo scozzese.
Non gli concesse studi approfonditi alla chioma di quel assurdo verde, mantenendo comunque un atteggiamento cordiale e rassicurante. Mise via la bacchetta, portandola verdo la tasca interna sinistra della giacca, concedendogli una mano, senza però stringerla. Un appiglio sicuro, senza troppe moine.

“Strambi, vero? Chissà che gli prende!”
Esclamò con un tono auto ironico e leggero, facendo cenno al ciuffo con lo sguardo e un colpetto del viso verso l'alto, allontanando le congetture più pessimiste.
Un sorriso tra il compiaciuto e il divertito prese vita tra la barba curata a quel complimento ben accetto.

“Ti ringrazio, diventa il migliore, mi raccomando… come ti chiami?”
C'era una credenza strana tra i maghi più attaccati alle tradizioni: salvare una vita (o aiutare il prossimo) creava un certo legame tra i maghi. Si chiese se era vero anche per aiuti non proprio disinteressati.
Alzò lo sguardo verso il cielo ormai buio, socchiudendoli leggermente per le luci improvvise dei fuochi d'artificio, riabbassandoli per constatare che il piccoletto poteva essere scaricato di lì a breve. Il pub dove lavorava la madre era tanto colmo quanto prossimo.
Lo stesso poteva dire per tre galli cedroni che avanzavano con la stessa movenza di un pavone tra i piccioni.
Sembravano essere interessati a lui e un brivido percorse la schiena del rosso, o meglio, del verde, come se intuisse l'avvicinarsi di altri guai.
“Cimancavanoquestetretestedibubotuberostasera.”
Un pensiero che guizzò rapido nella mente, come le accuse, che arrivarono alla velocità di una ghigliottina in discesa libera sul suo collo.
Preso alla sprovvista, si irrigidì leggermente. Non poteva permettersi qualcosa di simile. Anche se era innocente, era comunque poco opportuno finire schedato per una rissa. Qualcosa in quel comportamento non lo convinceva, non era così che si accusava qualcuno. A pensarci, perché farlo? Si era comportato in modo fin troppo nobile.
“Orclumpo! Non PlatanoPicchiatemi le MimbulusMimbletonie.”
Avrebbe voluto rispondere così.
Si trattenne, limitandosi a raddrizzare la schiena, tentando di picchiettare con le dita sulla mano del bambino al suo fianco, con fare rassicurante. Guardò tutti e tre negli occhi, studiandoli velocemente, fermandosi sul individuo al centro. Di solito la testa pensante era al centro, o a destra? Forse a sinistra, magari era nel loro didietro. Un guizzo apparve nelle iridi nere, simile al riflesso di una di quelle luci che illuminavano il cielo. Non si sarebbe fatto infinocchiare dai primi incompetenti di turno.
Non poteva sapere se erano seriamente addetti alla sicurezza, Auror in incognito (non si sprecavano di sicuro per piccolezze simili), oppure complici di quel alcolizzato. Si schiarì la voce.
La bacchetta a un mago non si levava come le caramelle a un pupo e nemmeno il suo nome dalle sue labbra.

”Temo che ci sia stato un equivoco. L'uomo che cercate è stato immobilizzato e preso in custodia dai cittadini, poco distante da qui.”
Indicò col viso la direzione esatta, per poi riportarsi al trio.
“Troverete numerosi testimoni, che dichiareranno di come ha lanciato un bicchiere colmo di whisky ai miei piedi, per poi continuare a scagliare schiantesimi, cercando un duello pericoloso per la folla. La sua bacchetta potrà fornire ulteriori informazioni in merito.”
Parlò con un tono calmo ma ben udibile, in modo chiaro e fermo. Non aveva la coscienza sporca, sapeva di aver agito al meglio e aveva un testimone, anzi molti. La sua solita sicurezza aiutava a concedergli l'atteggiamento di chi non era colpevole.
“Se non vi basta, il giovane che ha aggredito, questo ragazzino accanto a me, potrà confermare il tutto, magari in presenza della madre, che lo starà sicuramente cercando.”
Tentò di alzare la mano che reggeva quella più piccola, sopra la spalla della ex lagna, come a dare un’immediata prova concreta.
“Ad ogni modo, se non vi fidate, uno di vuoi può andare a raccogliere testimonianze. Non credo che eravate presenti, altrimenti avreste prontamente salvato questo giovane mago da un incantesimo potente, o notato come l'uomo vestito in nero aggredisse, senza ragione, se non ubriacatezza. Sbaglio?”
Animato da un fervore crescente che rendeva più sicure e fluide le parole, li aveva messi di fronte a un bivio: affermare che erano presenti e non avevano agito, se non contro l'uomo che aveva salvato un bambino, oppure non erano presenti ed erano giunti con accuse infondate e palese abuso di potere; erano tre pagliacci. Se erano seri avrebbe portato loro non poche rogne al Wizengamot. Il suo orgoglio non perdonava certi trattamenti. Potevano anche non credergli, in quel caso avrebbe detto altro.
La sua natura, legata a un concetto dove i maghi dovevano agire meglio dei babbani, gli faceva prudere le mani, come se la magia desiderasse scaturire in un bel cazzotto sul naso di quei tre caproni. Era indignato, schifato, ma poteva tentate di muovere quell’impiccio a suo favore.

“Spero che la situazione vi sia già ben chiara, in quel caso, se mi mostrate qualche documento come un cartellino identificativo, sarò felice di aiutarvi ad arrestare colui che si merita la vostra punizione. Dopo aver portato questo innocente da sua madre. Per adesso, perdonatemi ma... non so nemmeno chi siete, ora che ci penso.”
O si davano degli stupidi da soli o convenivano che un fomentatore di risse non si aggirava con un bambino in tutta tranquillità. Non si concesse il lusso di pensieri positivi in merito, non era decisamente giornata, chissà che altre cavolate zannute avrebbero dovuto udire le sue orecchie.
Andare ad accusare gente e parlare di arresto senza nemmeno mostrare un cartellino o qualcosa che rivelasse la loro posizione. Non era possibile che gente simile fosse tra quella che impediva al Lord Oscuro di prendere il potere. Forse erano semplicemente dei nessuno.
 
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view post Posted on 17/5/2016, 18:02
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Villaggio di Hogsmeade, sera

C'era qualcosa di strano, forse ingiusto, nell'espressione di uno dei tre uomini appena giunti dal nulla. Indossavano tutti una lunga veste cangiante, dalle sfumature che tendevano al violetto e, in base ai riflessi luminosi esterni, assumevano un barlume diverso; uno dei tre aveva i capelli rossi come quelli dello scozzese, o per meglio dire come quelli che aveva, poco prima, il Mago accusato in modo sicuramente non corretto. Un altro aveva capelli scuri come la notte e quello centrale, infine, aveva una chioma di ricci talmente bianchi da farlo sembrare un anziano di altri tempi. Non una goccia di grigio in quel tessuto umano, a quanto pareva le tinte in vendita dai Tiri Vispi Weasley, a Diagon Alley, stavano avendo successo. Se due dei Maghi citati avevano assunto un'espressione ribelle, quasi scontrosa, il rimanente - proprio il centrale dai capelli lanosi - stava facendo saettare lo sguardo dal bambino al Mago bloccato, incerto su come proseguire. Parve leggermente boccheggiare alla richiesta, da parte della vittima di quell'ingiustizia senza eguali, di fornire un documento di riconoscimento, un tesserino che provasse la sua identità. Perché doveva farlo? Non era lui ad essere nei guai. C'era qualcosa di misterioso, poco ma sicuro, eppure il tempo non era a favore del raziocinio, non ancora.
«Strano, perché l'uomo che lei definisce ubriaco afferma l'esatto contrario»
Un secondo dopo intervenne l'uomo dai capelli rossi, facendo un passo avanti.
«Lei ha attaccato senza motivo quel povero signore e adesso sta rapendo un bambino per i suoi loschi scopi! Si consegni alla giustizia e lo faccia subito!»
Stava scherzando? Forse era davvero una pièce teatrale che il villaggio magico di Hogsmeade aveva programmato da mesi e mesi in onore dei festeggiamenti per il loro stesso fondatore. Ah, se solo Hengist di Woodcroft avesse visto quello scempio, se solo avesse lasciato scorrere la sua attenzione per un istante su quel caos infernale. Lui aveva conosciuto uomini, non bestie; come si era ridotto il Mondo Magico? Cosa occorreva fare per estirpare la negligenza dagli spiriti di Maghi e Streghe? Nobili ideali, grandi valori, poteri inestimabili: il prezzo per tutto quello era la perdita di dignità? Le riflessioni avrebbero potuto continuare a puntellare la mente di qualsiasi presente, ma la folla non era completamente assorta dal teatrino dei tre Maghi e lo Scozzese; il divertimento non si era fermato, strisciava in lungo e in largo al suon di fanfare e bande musicali in festa, senza comprendere che in in alcuni punti del villaggio l'Idiozia stesse regnando sovrana. «Noi siamo la Giustizia!»
E via con un'altra classica citazione da parte del tizio dai capelli rossi. Il confine fra realtà e il suo opposto era sempre più labile, mentre i sentimenti del signor MacGregor erano fin troppo liberi di crescere a dismisura: la rabbia che stava cullando nel petto, insieme all'impossibilità di credere al corso del presente dinnanzi a sé, non si fermava affatto. Sensazione di ferocia, mani che tremavano, pulsazioni violente nel corpo. La voce del bambino, non capace di presentarsi per colpa dell'interruzione, stava parlando di un errore, del fatto che l'uomo "bravo e gentile" al suo fianco lo avesse "aiutato a scappare dal cattivo", ma non era ascoltato. La Voce della verità non veniva mai ascoltata da chi capace solo di sentire. «Le-Vi-Còr-Pus»
Il Mago dai capelli bianchi fece un passo indietro, come se fosse colpito dalla piega degli eventi che lui stesso, in parte, aveva permesso di plasmare. Uno dei suoi colleghi, il rosso, aveva sfoderato la bacchetta magica per puntarla esattamente contro la caviglia dello Scozzese, l'uomo che stava ponendo resistenza con troppe parole. Discorsi, discorsi e discorsi: a cosa servivano per lui? Il silenzio, in presenza di stolti, era sicuramente un sistema migliore: il problema era capire per chi valesse questa constatazione. La formula magica, semplice e scandita nelle sue quattro sillabe, fu pronunciata subito dopo con tanto di accento tonale sull'unica -O dell'Incanto, mentre una corda argentata, quasi perlacea, compariva dalla punta della bacchetta verso al caviglia del malcapitato, legandola a sé e trascinandolo verso l'alto con un ultimo colpetto del polso verso l'alto. Sospeso a testa in giù, lo Scozzese aveva perso il contatto con la mano del bambino, il quale stava seguendo la sua figura con le lacrime nuovamente agli occhi. Si gettò contro uno dei Maghi, come per ribellarsi a tale ingiustizia: lui sapeva, lui poteva spiegare, perché non gli davano retta? Nel contempo, i sensi di Rob vacillarono come cenere al vento, capovolgendo la sua lucidità e permettendo ad un giramento di testa di sferzare la sua mente, accompagnato da una fitta allo stomaco talmente forte da farlo muovere come un burattino in avanti, scalciando per un secondo. Tutto finì in un attimo, lui era ancora sospeso nell'aria, la bacchetta pronta a sua volta. Alcuni gridarono, altri risero perché convinti che fosse una scena teatrale o di puro gioco. Soltanto il bambino piangeva e tra le lacrime si accorse che i capelli del suo salvatore fossero nuovamente rossi come in origine. Peccato che il volto fosse quello di un altro uomo.

 
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Rob Roy MacGregor
view post Posted on 18/5/2016, 23:25




Osservandoli, non aveva notato niente che lo aiutasse ad associarli a membri del ministero. Non si erano presentati e, già dalla prima risposta, capì che era di fronte a probabili amici di quel alcolizzato.
Potevano anche essere appartenenti a quella penosa categoria di agenti sottopagati, di quelli che sfogavano la loro miserabile condizione con atteggiamenti irritanti, arroganti e superiori. In quel caso, il loro licenziamento si sarebbe avvicinato, notevolmente.

“Strano, non era in grado di formulare frasi sensate, se non insulti, e non vi siete accorto che era ubriaco? O della folla che lo accerchiava?”
Sarebbe rimasto a quel gioco, che i tre palesemente non sapevano condurre, quel tanto che gli sarebbe bastato per capire che volevano davvero da lui.
Questo era il suo intento, ma quella successiva accusa lo fece avvampare dalla rabbia, dando libero sfogo a quel tumulto interiore mal contenuto. Si irrigidì, i pugni ben serrati e lo sguardo carico di ira non più celata.
Le parole arrivarono alla gola e uscirono come un ruggito colmo di dissenso e disgusto.

“Miserabil-”
Il resto della frase morì nella bocca accerchiata dalla barba, o meglio, tornò in gola mentre, con un incanto a lui sconosciuto, l'uomo dalla chioma rossastra lo prese alla sprovvista, in tutti i sensi, capovolgendo il mondo.
Non fece in tempo ad assorbire quella frase sulla giustizia totalmente fuori luogo.
Nemmeno il più incapace addetto alla sicurezza sotto droghe magiche pesanti avrebbe agito così. Per tutto c'era una prassi, figurarsi per accuse, arresti e catture. Ce n'era abbastanza per una denuncia fatta come si doveva.
Non era Hogsmeade al contrario, ci mise qualche secondo per capirlo. Scambiò quel giramento di testa per gli effetti di quella posizione. Cercò di ritrovare la lucidità per difendersi, ma un’ennesima fitta, tanto intensa quanto rapida, lo costrinse a contorcersi e a tentare di portare le braccia, prima a penzoloni verso il basso, attorno alla vita.
“Nondovròfareladuraproprioora.”
Pensieri che correvano tra tanti altri. Il crampo sembrava, per intensità e durata, qualcosa di simile a quello provato alla testa. Che la fattura stesse scendendo? O salendo… in quel momento capire che avesse e dove fosse non poteva essere immediato. Mentre riprendeva fiato e lucidità, provò a piegare la gamba libera all'indietro, così da non lasciarla libera di penzolare, evitando strappi. Tra i suoni di festa, le melodie varie, le ennesime risate e alcuni urli, qualcuno stava tentando di portare vera giustizia: la lagna, più lagna di prima, stava attaccando per aiutarlo, o almeno ci tentava.
Poteva evocare una coltre di fumo, interrompere il contatto visivo e, forse, l'incanto, così da cadere e andarsene. Finire a terra era un rischio che sembrava inevitabile. Parlare era inutile ma quelle idee di fuga facile gli crearono un blocco allo stomaco, non doloroso ma che lo turbava mentalmente. Quel tentativo di aiuto del piccolo, gli aveva dato un ennesimo freno. Che fosse quello ciò che intendevano i vecchi maghi per “debito di vita” non se lo seppe spiegare, avrebbe evitato di essere in debito con qualcuno in futuro. Questo era ormai certo.
Tre maghi montati contro uno pieno di acciacchi, reduce da una giornata di cacca di Mooncalf. Non era certo Merlino e sapeva di essere in svantaggio, ma l'idea di battersi lo faceva sentire sempre carico di energia. Magari era il sangue che stava andando alla testa.
La scena era strana, come vista da finestre di forma diversa. Anche la punta del naso, cui non faceva mai caso, lo distrasse, facendogli incrociare gli occhi nel tentativo di osservarla, solo per qualche istante, non c'era tempo per analisi varie. Riportò gli occhi, di nuovo infiammati e svegli, verso il trio.
Quelle teste marce meritavano una lezione. Voleva fracassare quella dai bagliori rossi, aprirla in due e urlare che aveva ragione: non c'era niente dentro.
Il dolore che aveva provato prima era ben impresso nella sua mente. Una fitta lancinante, debilitante, che avrebbe fatto piegare quel maledetto.
Districò velocemente le braccia, nel tentativo di muovere il più rapidamente possibile la bacchetta, che non aveva ancora avuto modo di mettere via, verso la fronte del suo “carceriere”. Nel far ciò avrebbe pronunciato la formula con decisione e chiarezza, per compensare la velocità.

“Cefalèa.”
 
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view post Posted on 26/5/2016, 11:20
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Villaggio di Hogsmeade, sera

Sbagliato.
Tutto era sbagliato in quel momento. Una semplice giornata di festeggiamenti, ecco cosa doveva essere. Un incontro di colori, divertimento e sane risate in onore di un fondatore del passato, un Mago di altri tempi, qualcuno di nobile. Il pensiero di quel grande uomo dai profondi valori avrebbe scaldato le menti di diversi presenti, invitandoli rapidamente a considerare come, anzi cosa, fossero diventati per davvero. Animali di uno zoo in subbuglio, solo quella definizione avrebbe rappresentato al meglio la situazione del momento. Com'era possibile che alcune teste calde fossero talmente stupide e libere da rovinare tutto? E, in particolare, per quale assurdo motivo nessuno, ad eccezione di un piccolo bambino, fosse intervenuto per placare quell'ennesima rissa? A quanto pareva l'idea di assistere ad uno spettacolo non aveva ancora lasciato il campo della realtà. C'erano davvero delle persone pronte a credere che quell'evento fosse frutto di un'unica e ben costruita pièce teatrale, perfino il moccioso che piangeva rendeva la commedia molto più interessante di quanto si potesse supporre. Parte della folla in quella zona si era riunita per descrivere un cerchio vero e proprio, pronto a stringersi e ad allargarsi a seconda delle esibizioni dei tre Maghi malfattori, simboli del Male del passato, contro il solitario e penzolante uomo dalla barba rossa, che forse rappresentava la giustizia e la lotta per il Bene. A pensarci bene, non assomigliava per davvero allo stesso Hengist? Magari era una sua riproduzione, era un Mago che ne interpretava la parte. Alcuni ritennero che l'ipotesi non fosse subito da scartare, quindi incrociarono le braccia al petto per godere meglio quegli istanti rapidi, l'uno dietro l'altro. Una moto sfrecciò nell'aria, rombando a pochi metri dalla testa già bollente dello Scozzese, mentre su schiamazzi e risatine fastidiose si percepì la formula magica pronunciata furiosamente da quest'ultimo. Un raggio bianco colpì il capo del carceriere, quel farabutto rossiccio (non lo Scozzese, figuriamoci, ma l'idiota di turno), che cadde riverso al suolo, le mani strette attorno la fronte come per evitare che venisse stracciata dalla sofferenza dovuta alla cefalea creatasi. Privo di qualsiasi legamento magico, anche il signor MacGregor perse lo strano equilibrio nell'aria e piombò sulla stradina, trascinando due figure con sé nell'impatto e cozzando la caviglia contro una parte rialzata della strada, sentendo dunque un rumore poco promettente. Che si fosse slogato la caviglia? Forse non era così grave, ma i pantaloni, prima bagnati dall'alcolico, poi asciugati e ora nuovamente maltrattati, si erano stracciati lateralmente.
«BASTA!»
Una voce imponente, talmente forte da essere chiaramente elevata dalla magia, rimbombò ovunque. Un secondo dopo i suoni circostanti parvero affievolirsi leggermente, come se qualcuno avesse spento parte dei festeggiamenti. Il cerchio di persone si aprì, un Mago abbastanza in carne e con un elegante abito con tanto di bombetta e papillon rosso fece il suo ingresso e sferzò l'aria con un solo movimento della bacchetta. Catene di ferro si attorcigliarono alle gambe e le mani di due ribelli, quello dai capelli scuri e quello sofferente dalla chioma rossa, facendoli cadere tra imprecazioni non molto velate. Gli astanti osservavano, intenzionati a capire se fosse ancora teatro o meno. L'uomo, ignaro di tutto e tutti, avanzò verso lo Scozzese e gli porse la mano dalle dita affusolate e simili a salsicciotti. «Signore, perdoni questa mandria di Schiopodi!»
Nessun'altra spiegazione. Niente di più. E ora? Confusione, rabbia, cos'altro poteva sfrecciare nel cuore di Rob? E il bambino, dov'era finito?


Ai fini della Quest non è necessario presentarmi i tuoi punti salute, ma hai la caviglia slogata. Sei caduto, precipitato dall'alto per una manciata di metri, dopo l'interruzione dell'Incanto Levicorpus. Ci siamo quasi, ormai sei agli sgoccioli, ma ti chiedo, questa volta, di prestare esatta attenzione al testo. Ho inserito un dettaglio fondamentale che sancirà la fine della tua Quest: di cosa si tratta? E' tutto normale, ora che il Mago-Sindaco (chiamiamolo così) sia intervenuto per placare il tutto? Oppure c'è ancora qualcosa di sbagliato? Attenzione! Come sempre, punta allo stato d'animo.

 
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Rob Roy MacGregor
view post Posted on 27/5/2016, 16:01




Quel che la folla faceva non era più di suo interesse, o meglio, l’avere sguardi addosso poteva anche esserlo, ma era concentrato su quei tre individui e sul bisogno di liberarsi al più presto.
Qualcuno si stava muovendo negli angoli del suo campo visivo, formando una sorta di arena i cui bordi erano una muraglia umana. Nessuno muoveva un dito, toccava arrangiarsi da soli e inboccaaldrago la pazienza, rischiava di rimetterci l'osso del collo, quindi meglio darle che riceverle.
Un ennesimo rombo, proveniente da uno di quei dannati abomini volanti, quasi non lo stordì, facendogli vibrare i timpani al suo passaggio.
Un brivido lo percorse lungo la schiena, in una risposta naturale data dal corpo che pensava a mettersi al riparo anche in quella posizione assurda, pur non riuscendoci se non dandogli la sensazione che le suole degli stivali fossero una potenziale pista di atterraggio.
Superato lo spavento, la testa iniziava a scottargli tra la rabbia che gli infiammava lo sguardo e il sangue che fluiva verso il basso, rendendo l'incarnato dello scozzese sempre più tendente al rosso.
Tra i tanti colori più o meno sgargianti di quella sera, il bianco del raggio scaturito dal salice fu quello che più lo rallegrò. Una soddisfazione quasi sadica lo fece ghignare. Il trionfo durò meno di un secondo perché, appena il suo incanto colpì l'altro rosso, quello che lo teneva sospeso si spezzò, facendolo precipitare su due sconosciuti.
Tralasciando l’impatto simile a vari pugni dati male e in modo sparso, un rumore sordo lo raggiunse, come se si fosse propagato lungo la muscolatura e le ossa, risalendo con la fitta di dolore che dalla caviglia esplose in un lamento.

“Vi chiederei scusa ma, se alzavate la bacchetta, invece di fissarmi, non vi finivo addosso.”
Stizzito ed esasperato, non trattenne quella frase che aveva perso la sua solita cortesia.
Tra tutte le teste su cui poteva finire il suo piede, quello aveva deciso di schiantarsi su un rialzo della strada.
“Quandounagiornatanelletamefioriscediletamefinisce.”
Il suo breve e sommesso borbottio esprimeva qualcosa di simile, senza parole.
Cercò di rialzarsi ma l'arto, messo peggio del resto e ancora intorpidito, rispose alla sua richiesta con un altro fiotto di dolore.

“Maandiamoperòipantaloni, maledettimangia-”
Stava esprimendo con rabbia il suo dissenso per quello strappo che percorreva i pantaloni, ma fu interrotto e sovrastato da una voce imperiosa.
Qualcuno sembrava aver calmato le acque con una semplice parola. Quello che sembrava silenzio, se paragonato al caos di poco prima, lo richiamò allo scontro. Strinse la bacchetta, ci mancava solo un altro invasato. Doveva alzarsi e andarsene in qualche modo, non poteva reggere altri avversari ridotto così, non era onnipotente e lo sapeva bene.
Riconobbe il papillon che tanto lo aveva colpito (nel senso positivo, per una volta) all'inizio di quella serata assurda e vide delle catene prendere vita sui due rintronati.
Sollevato e leggermente stordito, non fece subito caso ai due assenti. Voleva sistemare lui quei farabutti in catene ma, considerando lo stato in cui era, non gli restava che ringraziare per educazione. Sorrise vagamente, sebbene il suo sguardo rivelasse ancora le luci bellicose di chi si era dovuto difendere come poteva.

“Vi ringrazio, quei due…”
All’appello, oltre ad un terzo elemento, mancava quel rumore continuo e fastidioso, come poteva esserlo un bambino che frignava, quella presenza che gli era costata fin troppe noie, una figura minuta che, fino a qualche istante prima, si era battuta per aiutarlo, cosa che anche uno come lui non poteva dimenticare nel giro di qualche attimo.
Tentò di guardarsi velocemente attorno e di far cenno all’uomo distinto con la mano sinistra, per dirgli di non preoccuparsi. Cercò di puntare le mani a terra, piegare la gamba sana, piantare il piede a terra e far forza su quello per sollevarsi.
Poteva prendere e andarsene ma le sue labbra si mossero da sole.

“Ai Tre Manici di scopa c'è una donna bionda che ha perso suo figlio, lo stavo riportando da lei, ma è sparito. Dobbiamo ritrovarlo.”
Parlò con decisione, la voce leggermente affannata, sebbene non sapesse perché si stava intestardendo tanto con quel noioso frignone.
“Quei due si spacciano per portatori di giustizia… erano tre. Manca un uomo vestito in modo sgargiante, con una chioma bianca e lanosa.”
C'era arrivato alla fine. C'erano tante ipotesi, ma il suo animo era per quelle peggiori, forse per affinità.
Gliela avevano fatta sotto al naso o la lagna se l'era svignata, così come l'altro, magari si era perso qualcosa durante la caduta. Digrignò i denti, scaricando la nuova ondata di disappunto in arrivo per provare a darsi forza e sollevarsi. Non era un esperto ma, se non era gravissimo, poteva darsi una sistemata.

“Non perdiamo altro tempo. Sembrate qualcuno influente e affidabile, ordinate a questa massa di… di cercare entrambi e la madre del bambino.”
Le iridi nere cercarono quelle dell’insperato aiutante, c'era decisione mista a quella rabbia che non era ancora scemata. Non si aspettava nulla ma, nel suo stato, non avrebbe combinato nulla. Poteva scaricare le responsabilità ad altri, ma cera qualcosa, una questione personale, che non gli dava tregua.
“Vi aiuterò, ovviamente, il tempo di sistemare questa maledetta gamba.”
 
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view post Posted on 12/6/2016, 10:35
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Il Fato

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Villaggio di Hogsmeade, sera

La bacchetta magica di quello che a tutti gli effetti sarebbe parso come un uomo di prestigio nel sobborgo di Hogsmeade tracciò, grazie al movimento del polso della mano destra, un rapido cerchio in senso orario nell'aria davanti a sé, aggiungendo un leggero colpetto in avanti per indirizzare il suo effetto verso la caviglia slogata dell'uomo appena individuato e portato in salvo da una banda di idioti, per non dire altro. «Artum Emendo» furono le uniche sillabe che il Mago pronunciò, accorgendosi della fattura dello Scozzese. Un istante dopo si percepì un rumore sgradevole, come una sorta di scricchiolio. In conclusione, il ferito fu come nuovo, ad eccezione dei pantaloni stracciati e di tutto il resto, s'intendeva. Sistemata quella faccenda, le voci attorno a loro aumentarono d'intensità, come se avessero atteso una sorta di stallo prima di accendersi per l'ennesima volta. La folla non si era dissipata, forse si era calmata leggermente, ma di certo non era andata via. Chi avrebbe mai pensato di perdere una tale visione? Un tale spettacolo non era all'ordine del giorno e, per quanto si ritenesse che il Mondo Magico dovesse essere mentalmente avanzato rispetto a tante altre razze, l'orrida sete di caos e confusione non tardava a palesarsi in ogni spirito.
«Un terzo uomo, dice?» esclamò ad un tratto il tizio paffuto con il papillon rosso. Trasse un lungo respiro, quasi a trattenere la calma che difficilmente lo contraddistingueva. Un attimo dopo si rivolse a tre persone che sembravano averlo raggiunto nei secondi precedenti e con un solo cenno del capo li invitò a portar via gli uomini che aveva legato con le catene. Uno si dimenò, l'altro parve troppo stupido o meravigliato per fare qualsiasi cosa. Furono scortati da qualche parte, forse alla Magiquestura, mentre si apriva uno spiraglio fra i vari presenti.«Be', che avete da guardare? Ognuno torni ai suoi affaracci!» gridò il Mago, questa volta con tono di voce chiaramente adirato. «Lei, signore, come si chiama? E dove si trova questo bamb...»
Un colpo risuonò nell'aria, seguito da un altro e un altro ancora. I fuochi d'artificio pulsarono nel cielo. «Dannazione, la cerimonia di Hengist!» continuò l'uomo dal papillon, certo di dover andare subito via per adempiere ai suoi doveri. Ma come avrebbe fatto a lasciare la situazione in stallo? Un rapimento avrebbe portato conseguenze disastrose su tutto il villaggio. «Bartemius, manda una pattuglia in volo, cercate un bambino... Signore, com'è questo bambino? Comunichi tutto al signor Fletcher, la aiuterà a cercarlo. Devo scappare, prima che questa...»
E borbottando di Schiopodi e Maghi Schifosi, si immerse nella folla. Un uomo allampanato, alto, con la barba ben rasata e un paio di occhiali dalla montatura scura e pesante si portò avanti e si presentò rapidamente allo Scozzese.
«Andiamo a cercarlo!»
"Come" sarebbe stata la domanda migliore, ma ad un tratto qualcuno gridò.
«L'HA PRESO IL TERZO UOMO, E' LI', FERMATELO!»
E la folla, questa volta, esplose.


L'isteria potrebbe giungere da un momento all'altro, sei stato riempito di parole e la confusione è diventata assordante, fastidiosa, quasi impossibile da resistere. Intorno a te esplode il caos più assoluto, sei spinto in ogni lato, tutti cercano di raggiungere il terzo fuggiasco. Libera scelta su come agire, ma qual è la tua reazione a tale trambusto?

 
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Rob Roy MacGregor
view post Posted on 13/6/2016, 21:53




Le iridi nere si mossero lungo la figura distinta, seguendone grossolanamente i contorni.
La mano destra si strinse in modo inconscio contro la bacchetta quando vide quell'uomo muovere la propria contro di sé.
In quella posizione precaria, il corpo era visivamente spostato verso la zona opposta a quella dolorante. Il piede non rispondeva bene ai suoi comandi se non mandando fitte dalla caviglia. Lo teneva leggermente sollevato, in modo che solo la punta sfiorasse la pavimentazione vissuta del villaggio. Il colpo era ancora troppo fresco per capirci meglio.
Non fece in tempo a pensare di proteggersi, così si limitò a raggelarsi per qualche istante, prima di capire cosa diamine stesse facendo l'uomo-papillon.
Digrignò i denti, dai quali fuoriscì un lamento più simile a un’imprecazione contenuta, in contemporanea col rumore raggelante di muscoli e ossa che si riassestavano. Il piede si era mosso da solo e la caviglia si era risanata.
Inspirò ed espirò, riappoggiando con un tocco leggero, di prova, il piede rimesso a nuovo, per poi riportarsi in una postura normale.
Un cenno di ringraziamento col capo, abbassato e rialzato per esprimere un “sì” alla prima domanda sul terzo uomo.

“Il terzo aveva capelli chiari, penso bianchi, lanosi, vestito dalle sfumature cremisi…”
Parlava con un tono stanco ma udibile. Uomini arrivavano, altri venivano portati via, altri sparivano nella folla.
Avrebbe sparato quei colpi di fuochi di artificio in testa al mago che li stava evocando nei momenti meno opportuni. Come se non bastasse, il brusio in aumento gli stava intorpidendo l'udito.
Non fece in tempo ad aprire bocca per presentarsi o descrivere il bambino che si ritrovò a tentare di seguire un tale Fletcher in mezzo a una ressa di pazzi sclerati.

“Dannatescimmierintronate.”
Il bisbiglio adirato, disgustato e incomprensibile fu sommerso dal boato della massa che aveva iniziato una caccia all'uomo.
Se quel ignobile feccia di magia sprecata aveva contro tutto il villaggio, lui poteva anche andarsene.
Desiderò con tutto se stesso di essere nella calma stazione di Hogsmeade, punto di arrivo e ritorno di maghi più o meno giovani, studenti, famigliole e visitatori.
Una zona vista e rivista, lontana dal centro di quel caos insopportabile. Era passato del tempo ma aveva raggiunto quel posto per sette anni di seguito.
Le carrozze (apparentemente) senza cavalli, mosse da quelli che aveva scoperto dopo essere Thestral, le vie fangose solcate dai carri, immagini impresse nella mente di quasi ogni studente, dal secondo anno in su.
Uno spintone seguito da altri, ogni cellula dello scozzese voleva essere nel punto di partenza di quei mezzi di trasporto, poco distante da quello in cui si trovava.
All'ennesima spallata avrebbe stretto le dita attorno alla bacchetta, tentando di ruotare su se stesso, aiutandosi proprio con uno degli spintoni, col desiderio di smateriallizzarsi in quella destinazione, nient'altro in mente che la voglia di andarsene da quella pazzia generale ormai soffocante.
 
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view post Posted on 17/6/2016, 16:59
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Il Fato

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Villaggio di Hogsmeade, sera

Lo Scozzese non era un Mago di poco conto, non lo sarebbe mai stato. Aveva una classe interessante, lo si notava dai movimenti non rigidi del capo quando doveva ringraziare così dalle espressioni particolari in base alle sensazioni provate. Lo si percepiva perfino dalle imprecazioni non troppo velate, eppure sicuramente originali, che di tanto in tanto si lasciava sfuggire senza preoccuparsi di tacerle al cospetto di quel trambusto. Aveva dato il suo massimo, lottando contro quell'ingiustizia non indifferente e contro quegli idioti che forse avrebbero popolato i suoi incubi, chiaramente incubi di disprezzo, nei giorni a venire. Il Mago con il papillon era scappato via, pronto ad assolvere i suoi compiti in quella comunità senza più nobili valori; due dei tre uomini malfattori erano stati intrappolati, imprigionati e ben presto, grazie ad alcuni dipendenti ministeriali nelle vicinanze, condotti alla Corte Ministeriale per poter essere giudicati e, nel migliore dei casi nonché delle ipotesi, puniti per bene. Tuttavia, l'avventura del signor MacGregor non era ancora finita e nell'esatto momento in cui la folla si spinse in avanti, spalleggiandolo senza contegno, per cercare il bambino disperso, il Mago di nome Fletcher fece schioccare la bacchetta magica come una frusta contro una pietra invisibile. Uno sbuffo viola, simile ad una nube, evaporò dalla punta del suo catalizzatore e si infranse contro l'altrimenti perfetta Materializzazione dello Scozzese. Quest'ultimo si ritrovò con un naso diverso, quasi a patata, e con l'impossibilità di poter abbandonare, ancora per il momento, il villaggio di Hogsmeade tanto stravolto dalla follia e la meschinità. Ma se nel primo caso il cambiamento fosse stato opera di un potere nascosto, segreto, risvegliatosi lentamente in quel presente, il secondo era stato frutto di un blocco da parte di quel Fletcher della malora. «Signore, non vada via, dovrà riconoscere il bambino. Posso...»
Ma non attese risposta, perché il tempo era nemico e la gente scalmanata. Per arrivare prima di tutti gli altri nella zona dove quel maledetto terzo farabutto era stato fermato, il Mago strinse il braccio dello Scozzese e girò su se stesso con la mente svuotata da tutto se non dalle tre D che un lontano corso ministeriale di Materializzazione gli aveva inculcato per bene. Pochi attimi dopo, comparvero, lui e il tizio rosso, in un punto abbastanza lontano dal pub di Madama Rosmerta. «SIGNOR COLORE, AIUTO» gridò una voce infantile con tutta la forza possibile e immaginabile. Molti si guardarono attorno, incerti su chi fosse così strano da chiamarsi "signor Colore", ma per il piccoletto c'era tutto un significato in quella parola, dato quanto visto in precedenza sulla testa - e in particolare sul ciuffo cangiante - del suo salvatore. «UN SOLO PASSO E LO SGOZZO!»
Ad urlare, questa volta, fu il terzo fuggiasco che aveva appena puntato la bacchetta contro la gola del bambino, tirandolo a sé come un'inconfondibile ostaggio. La paura calò al pari dei fuochi d'artificio nell'aria, bloccando tutti i presenti nei paraggi. Ed ora?


Ci avviamo veramente alla fine, perdonami per aver interrotto la tua Materializzazione, ma era fondamentale che vivessi questa scena per poter sbloccare definitivamente la tua abilità. Come reagisci di fronte il bambino intrappolato? Attaccherai, conscio che ad un solo movimento il Mago nemico lo ucciderà, oppure agirai diversamente? Fletcher è alla tua destra, la bacchetta sollevata verso l'uomo, incerto su come aggirare il problema. Attorno, poche persone (siamo in una zona discosta dal centro dei festeggiamenti). Descrivimi il tuo stato d'animo, lasciati andare, e sarà fatta.

 
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Rob Roy MacGregor
view post Posted on 18/6/2016, 15:59




Persino l'individuo distinto aveva trovato di meglio da fare ed aveva portato a spasso il suo bel papillon scarlatto.
Tra folla inferocita e dipendenti ministeriali, addetti alla sicurezza e similia, la sua presenza era inutile.
Già si vedeva a casa a sistemare l'abito tra un’imprecazione e l'altra, ma l'altro non doveva pensarla così.
La piroetta si concluse con una luce colorata che coprì il suo campo visivo per qualche istante. Aveva sbagliato qualcosa? Colcavolozannutodimerlino lo sapeva fare da anni.
La sua convinzione trovò riscontro positivo in quelle poche e rapide frasi.
Mentre stava per portarsi una mano al naso, cui sembrava mancare qualcosa, si ritrovò altrove, col braccio agganciato a quello di… Fletcherocomesichiamavamorteepestilenzaalui. Se lo aveva fatto spaccare lo avrebbe spaccato come ringraziamento.
Barcollò sul posto per qualche istante, la mancina andò al volto che sentiva scombussolato. Le dita non fecero in tempo a sfiorare la pelle che una voce a lui conosciuta gli fece alzare la testa di scatto.
Tra la massa di capre in arrivo, quel bambinetto aveva urlato una richiesta di aiuto, seguito a ruota dalla minaccia di quel maledetto elemento di un trio ormai ridotto a una sola vile presenza.
Capellidipecorachedovevadiventarepelato lo aveva già portato al limite quando gli si era parato davanti qualche minuto prima. Per non parlare dell'attacco del suo collega.
La faccia ormai ridotta non voleva sapere come, i capelli chi lo sapeva, poteva far finta di nulla e lasciare tutto a chi di dovere.
Tutti erano fermi ad aspettare che un pazzo facesse i suoi comodi con un bambino, la situazione era ridicola, se non disgustosa. Poteva fuggire con l'ostaggio chissà dove o ucciderlo da un momento all'altro, dopo che il piccoletto aveva urlato una richiesta a un mago migliore di quella feccia, che girava a spacciarsi per qualcuno di importante.
Nessun passo per lo scozzese, non subito. Con uno spasmo di nervoso il corpo si riscosse. Capì cosa fare appena individuò, con lo sguardo scuro e carico di odio, la bacchetta alla gola dell’innocente. Aveva un conto in sospeso a infervorirgli lo spirito.
Era ora di ricambiare il favore, quella sensazione disgustosa di debito con qualcuno, unita all’offesa di sconosciuti apparsi a rovinargli la serata e l'aspetto.
Tentò di muoversi all'improvviso, senza parole inutili, senza mosse sceniche, con tutta la rapidità concessa da un corpo ammaccato.
Voleva levare quella bacchetta di mezzo, far rilasciare al bersaglio tutto quello che stringeva a sé, renderlo inerme e poi... si sarebbe divertito.
La mano che stringeva la propria bacchetta provò a correre indietro, come per lanciarla.
La mente era abituata a fermare creature prima che facessero danni. Quell’impostazione mentale era utile quando c'era qualcosa di pericoloso e bisognava agire subito.
Il braccio destro caricato e la mano ferma ad altezza naso, in linea con quella patata schiacciata che non poteva ancora vedere: quelle erano le sue intenzioni iniziali.

“EX-”
Il braccio cercò di muoversi come una molla, velocemente, dirigendo la punta della bacchetta verso quella altrui. Mentre si muoveva, ruotando leggermente il busto per rendere più fluidi i movimenti, prima che il legno fosse completamente in linea, voleva terminare con ferma decisione la formula.
“PELLIARMUS!”
Quella bacchetta minacciosa e sprecata doveva volarsene a Londra o peggio.
In quel momento era solo Rob, qualunque aspetto avesse, poteva risentire le sue cellule risvegliarsi, venire percorse dalla magia che defluiva nel catalizzatore, premere contro l’epidermide e arrossire un volto di chi aveva davvero perso la pazienza.
Voleva evitare le teste di eventuali spettatori, al ragazzino non sarebbe dovuto succedere nulla già che era un semplice incanto disarmante non diretto a lui. Non pensò ad altro se non a disarmarlo.
 
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view post Posted on 18/6/2016, 17:38
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Il Fato

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Villaggio di Hogsmeade, sera

Calde e orride lacrime scendevano sul volto spaventato del piccolo Mago, così piccolo da sentirsi uno scricciolo tra le braccia pressanti e poco amichevoli del suo rapitore. Non era sicuro di essere stato ascoltato, ma aveva urlato il nome dell'uomo che aveva imparato ad associare ad una sorta di salvatore, lo stesso uomo dalla barba rossiccia come i capelli che era in grado di tramutare in un altro colore, da cui la spiegazione del suo grido rivolto al "signor Colore". Non voleva piangere, odiava farlo, perché il suo migliore amico gli diceva sempre che il pianto fosse da femminucce; anche se non aveva ragione, anche se c'era tutta una spiegazione morale e filosofica dietro quell'argomento, il piccolino di nome Alfred non avrebbe voluto affatto mostrarsi debole. Lui non lo era né lo sarebbe mai stato, era stato in grado di vivere da solo con la sua mamma, senza un papà, e doveva essere l'uomo di famiglia. Non poté trattenersi, dunque, dallo sgranare gli occhi quando una serie di mutamenti aleggiarono sul volto dello Scozzese. Molti se ne erano accorti, sia qualche spettatore sia lo stesso signor Fletcher, che aveva scoccato uno sguardo d'intesa con il Mago al suo fianco, indeciso su come agire nei confronti del nemico comune. Forse era stato lo sdegno, forse l'impossibilità di aggirare quei problemi che giungevano l'uno di seguito all'altro o probabilmente si trattava di stanchezza, morale ovviamente, per una società troppo difficile da comprendere e, soprattutto, da gestire. Chissà, gli impegni dell'uomo con il papillon potevano essere sì scocciati, ma anche molto importanti e difficili, considerando l'attuale situazione poco dignitosa che aleggiava, come un velo piatto ed oscuro, sul villaggio magico di Hogsmeade. I rumori parvero sparire, perfino i fuochi d'artificio si spensero in quell'accesso di rabbia e di strane sensazioni che albergavano nel petto e nello spirito bollente del signor MacGregor: il naso tornò quello normale, quello originale per così dire; la bocca si piegò in una smorfia, strappando un eventuale mugolio per una leggera fitta di dolore, lasciando che le labbra si riempissero e diventassero più rosee; gli occhi si ingrandirono, dipingendo le iridi di un grigio più scuro della pietra delle caratteristiche strade di quel sobborgo; i capelli crebbero come se vittime di un Incanto Trasfigurativo, provocando una fitta alla testa e assumendo una sfumatura d'inchiostro, nera come la notte. Un nuovo uomo era apparso in quel frangente, un nuovo Mago era pronto ad agire. E la magia di Disarmo fece il suo effetto, talmente veloce da sembrare uno scatto serpentesco, mentre la bacchetta del nemico volò via, verso destra, perdendosi tra la folla in attesa. Fletcher colse l'occasione al volo per evocare catene attorno braccia e gambe del malfattore, imprigionandolo, mentre un boato di successo risuonava ovunque. Alcuni fecero i complimenti allo Scozzese, qualcuno lo chiamò addirittura eroe per qualcosa, in effetti, piuttosto normale: Rob aveva offerto aiuto, quella era la realtà dei fatti, ma l'indifferenza e la sete di potere avevano stravolto perfino i parametri di giudizio degli abitanti. Un abbraccio veloce colse di sorpresa il Mago dai nobili ideali, mentre il faccino del bambino, ormai libero, si sollevava verso quello dell'adulto. «Signor Colore, grazie davvero! Io non ho avuto paura, però, non l'avrò mai!» disse, felice. Non ci fu tempo di aggiungere altro, perché la folla si stava spostando in avanti verso il farabutto, mentre una donna bionda, dai tratti simili a quelli del piccino, si faceva largo verso il figlio che poi strinse a sé come se non ci fosse un domani. Quando si rialzò, mise da parte uno specchio magico che aveva acquistato da una bancarella nei paraggi, quindi si rivolse all'uomo. «Non so come ringraziarla, signore. Mio figlio era in pericolo, lei l'ha salvato. Le sono riconoscente, sul serio.»
Si prese un attimo di pausa, il frastuono che le faceva da sfondo musicale. «Posso fare qualcosa per lei? Posso offrirle un calice di Idromele? Oppure... oppure prenda questo, è uno specchio magico che rende più belli, i-io posso offrirglielo» esclamò, quasi imbarazzata, cercando un premio che fosse meno stupido, ma non riuscendo a scovare nulla di meglio. La superficie di vetro, accerchiata da una cornice dorata, fu rialzata dalle mani della bella Strega bionda, facendo sì che riflesso dell'uomo, avvolto da un fascino maggiore per via della magia dell'oggetto, mostrasse il suo nuovo volto. Ora avrebbe capito, ora avrebbe saputo. E chissà, antichi misteri sarebbero stati studiati e compresi. Tempo al tempo.


E finalmente ce l'hai fatta! Hai sbloccato l'Abilità Metamorfomagus Inesperto. Prima di illustrarti il potere vero e proprio, vorrei farti i miei sentiti complimenti per come hai gestito tale Quest. Sei stato davvero molto intenso, ho apprezzato tutto, a partire dalle reazioni e azioni fino alle imprecazioni (potresti scriverci un libro, l'Agrippa Edizioni lo acquisterebbe!). Ti chiedo un ultimo post, nel quale scorgi il tuo riflesso e scopri per davvero che i tuoi tratti siano cambiati. Nessuno ti dice, nel post, che tu sia un Metamorfomagus, ma puoi capirlo per i riferimenti alla tua discendenza oppure, prima o poi, ora che il tuo aspetto può cambiare, lo capirai di conseguenza. Ben presto i tuoi tratti torneranno normali, quelli in origine, ma ora tutto è più chiaro. Bravo!

CITAZIONE

Preso dall'ira, accecato dalla rabbia, imbarazzato da un bacio, distrutto dalla depressione, o pazzo di gioia per una battuta dei fratelli Weasley, gli elementi più semplici e visibili di un qualsiasi Metamorfomagus possono variare (solitamente occhi e cappelli) raggiungendo tonalità che rispecchino il suo stato d'animo. Ci sono anche casi particolari, in cui il Metamorfomagus inesperto cambia quasi tutto di sé, soprattutto in situazioni in cui la paura e la voglia di non farsi notare siano all'apice, come in alcune Quest. Usabile solo una volta per l'intera durata di una Quest. Richiede un post di concentrazione/motivazione prima dell'attuazione. Si rammenta che per ogni livello di Metamorfomagus, anche l'esperta, la trasformazione è accompagnata da dolore fisico.


 
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Rob Roy MacGregor
view post Posted on 19/6/2016, 11:37




Non era da lui agire in mezzo alla folla, preferiva far muovere altri in cose che non gli competevano e compiere il suo dovere, connesso con le creature magiche e non le persone, con impegno ed energia.
Quella era stata una serata che aveva sfibrato ogni cellula dei suoi nervi.
La pazienza da Tassorosso aveva lasciato il posto alla lealtà verso i propri ideali. Se nessuno faceva nulla, il mondo magico sarebbe scomparso, inghiottito da scimmie sottosviluppate e maghi ridotti peggio.
Le lacrime che solcavano il viso della lagna sembravano aver smorzato tutto il caos che lo circondava. Era come vedere il simbolo del degrado magico distruggere la speranza di un miglioramento.
Sentiva la faccia contorcersi così come le proprie interiora. Fu pervaso da una sensazione mista tra il cercare di fuggire a quel lieve dolore che lo pervadeva a tratti, costringendolo a socchiudere gli occhi e a fare una smorfia, prima che peggiorasse, e la rabbia che, quella sera, sembrava unirsi a una qualche fattura subita nei vari scontri. Più usava la magia e si faceva trasportare dalle emozioni, più il suo corpo sembrava indebolirsi e malformarsi, in tutti i sensi. Non aveva paura del dolore ma non era così pazzo da rischiare la propria salute. Quella sera però la stava rischiando per non perdere altro: la dignità. Quei quattro loschi figuri si erano concessi troppi insulti e libertà nei suoi confronti, senza un briciolo di onore.
La punta del naso tornò al suo posto e le iridi catturarono maggiore luce. Quale che fosse la causa, cercò di concentrarsi sull'incanto.
Il raggio rosso colpì la bacchetta avversaria, che volò verso destra. L'uomo fu incatenato da Fletcherchefinalmenteglidavaunagioia e la folla esplose tra acclamazioni e assurderie da stadio durante i mondiali di Quidditch, per poi spostarsi verso il prigioniero.
Abbassata la bacchetta distendendo il braccio lungo il fianco, stava per andarsene, quando una pressione ai fianchi gli fece abbassare lo sguardo color ciottoli abbrustoliti. Quasi temeva di implodere. Con sollievo constatò che si trattava semplicemente del fan dei suoi capelli.

“Non preoccuparti se avrai paura, in futuro, sei stato più coraggioso di quattro uomini messi insieme oggi.”
Il tono rassicurante sembrava sincero. Anche se aveva pianto e frignato tutto il tempo, era una persona migliore di molti altri presenti. La madre del bambino tornò a riprenderselo, finalmente era libero.
Alzata la mano sinistra, scacciò l'aria al ritmo lento della sua testa, che si era mossa in un “no” silenzioso.

“Ho fatto quello che avrebbe fatto una qualunque persona con un po’ di buon senso… state tranquilla non ho- checosamandragola…”
Il tono cordiale e leggermente stanco si abbassò di colpo, mentre lo sguardo incontrò quello di uno sconosciuto, accerchiato da una cornice dorata. Se era uno specchio magico poteva aver stavolto il suo aspetto.
La mancina si portò verso il volto, cercando di tastare labbra e contorno occhi. La coda dell'occhio sinistro si spostò verso un ciuffo più lungo e decisamente più nero del normale.
Non era lo specchio.
Inspirò, provando a rimprendere un contegno, dirigendo le iridi verso la bionda.

“Non dovete offrirmi nulla, vi ringrazio. Piuttosto, vostro figlio ha subito uno schiantesimo e molto stress, portatelo da Fortebraccio, non c'è niente di meglio dei dolci in questi casi. E poi se lo merita, ha sfidato maghi pericolsi per salvarmi.”
Un’occhiata e sorriso complici al piccoletto prima di staccarsi dalla coppia e tentare di dirigersi verso l'ufficio postale del villaggio.
“Diventa ancora più bravo, mi raccomando e... vedi di divertirti stasera. Buona serata.”
Un’ultima frase di congedo prima di tornare ai suoi affari.
Ricordava vagamente di aver avuto problemi coi capelli, più di un decennio prima. Doveva saperne di più.


Grazie a lei per le spiegazioni e complimenti per il masteraggio. ^^
Per la sua felicità, quando Roy arriverà a cento imprecazioni spedirò la bozza della lista alla casa editrice.
 
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27 replies since 20/4/2016, 17:52   314 views
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