| Le missioni riguardanti il C.R.E.P.A. non erano mai facili o scontate: questa era la prima regola da imparare se il desiderio era quello di avere successo. Immaginare un contesto roseo, di semplice interpretazione e di fronte ad interlocutori identici ad ogni occasione era un atteggiamento da sciocchi e da sprovveduti. Ad una prima analisi, Daddy - il Corvonero dietro al bancone - aveva un'aria simpatica, ironico al punto giusto e modi piacevoli, se non avevi il senso dell'umorismo di un pezzo di legno rinsecchito. Tuttavia, mentre Oliver enunciava la lista di averi all'interno della sua fedele sacchetta medievale e annunciava con altrettanta emozione nella voce di avere qualcosa in serbo per Zonko che di certo il proprietario non avrebbe potuto rifiutare, Daddy aveva pronunciato parole contrastanti, che si allontanavano anni luce dalla sua personalità giovale. "Odio gli Elfi" aveva detto. Una semplice frase di tre parole che la lasciò basita di fronte al cambio di espressione del giovane Corvonero e che, poco ma sicuro, avrebbe fatto infuriare il nobile Oliver Brior. Sembrava di trovarsi tra due fuochi e l'unico metodo per sedare la rivolta imminente del Grifondoro sarebbe stato quello di lasciargli sbollire la rabbia da solo. Confidava, infatti, nella capacità di Oliver di ritrovare la calma grazie alle numerose lezioni di galateo che Adeline Brior si era prodigata tanto ad impartire. E, se la metà di quelle ore trascorse tra inchini, saluti e scelte di argomenti più o meno adeguati, somigliavano vagamente alle ore trascorse a Casa Moran nella sua infanzia non lontana, Thalia era certa che l'amico rosso-oro si sarebbe risolto a distendere i nervi, regolarizzare il respiro e procedere nuovamente con più efficaci argomentazioni. L'ingresso del proprietario diede il tempo a tutti loro di calmarsi: Oliver si rilassò appena, iniziando a scegliere parole più o meno adeguate per interagire con l'anziano uomo che aveva tutta l'aria di essere un arzillo vecchietto a cui piaceva giocare scherzi audaci alla sua attuale età così come aveva fatto, probabilmente, in gioventù. Fu attratta dal cappello calcato sui capelli bianchi e irti, ma anche dal resto del suo abbigliamento. Non si soffermò ad analizzare la commistione improbabile di colori, il verde acqua delle bretelle e il marrone dei pantaloni, la stravaganza del mantello o di quel copricapo dalla funzione ignota. «Piacere mio, signore.» - rispose al saluto non appena Oliver l'ebbe introdotta, simulando un mezzo inchino e sfoggiando un gran sorriso. Era chiaro, almeno a lei, che con Zonko sarebbero servite a poco le parole eleganti, accurate e misurate che potevano essere più appropriate per conversazioni simili di fronte ad interlocutori diversi. L'abbigliamento le suggeriva che l'animo dell'uomo in piedi di fronte a loro, poco più alto del commesso, fosse tutt'altro che avezzo alle cortesie del galateo, sebbene si fosse presentato loro in maniera quasi teatrale. Per tale ragione aveva optato per un saluto particolare, diverso da quello rivolto allo stesso Daddy poco prima. Era necessario trattare Zonko con rispetto, era naturalmente scontato, ma un atteggiamento improntato all'ironia, soprattutto rivolta a se stessi, non avrebbe certamente guastato di fronte al Re degli Scherzi. La scelta di Oliver di optare per il galateo sempre e comunque era quasi scontata, ai suoi occhi, e purtroppo non vi sarebbe stato alcun modo per interromperlo. Il ragazzo aveva molta più esperienza di lei in fatto di contrattazioni, come aveva dimostrato il risultato presso Madama Piediburro, eppure qualcosa stonava in quel momento. I sottili complimenti all'abbigliamento potevano essere appropriati di fronte a una signora zuccherosa come Madama Piediburro, ma di certo Zonko si sarebbe fatto una gran risata di fronte a tali commenti di rito. Inoltre, la frase successiva in merito alla "proposta molto interessante" le mozzò il respiro: la contrattazione richiedeva che la merce di scambio dovesse essere apprezzata dal compratore e non, come in quel caso, millantata nelle sue svariate qualità dall'ideatore stesso. A suo giudizio, quello era stato un lieve errore di calcolo del Grifondoro a cui sentiva di dover porre rimedio lei stessa. Non si trovava lì, forse, per aiutare la causa? Attese che Oliver terminasse la propria introduzione, estraendo una bottiglia di BoomBear dalla sacchetta medievale. Quell'alcolico dolce e frizzante le suscitava un piacevole ricordo inerente alla Festa di Natale trascorsa a Casa Brior tempo addietro. Non aveva idea che Oliver volesse ubriacare Zonko, ma questo le suggerì la mossa successiva da compiere. Le sue opinioni non contavano molto, ma sapeva per esperienza che davanti ad un bicchiere, o a più d'uno, molti uomini sarebbero stati disposti a vendere la propria anima. Si chiese se Zonko facesse parte di quella categoria. A giudicare dall'impresa messa in piedi in quegli anni, Zonko doveva aver compiuto scelte oculate e programmate al dettaglio, così da far fiorire la propria attività. Il mondo aveva bisogno di risate e Zonko si era preoccupato di fornirle al centro esatto di Hogsmeade, poco lontano da Hogwarts, nel bel mezzo della Scozia. Considerando ogni fattore si sarebbe potuto compiere in fretta quel passaggio di merci e favori, in modo da non intralciare l'attività del negozio e lasciando loro il tempo di stabilire nuovi obiettivi e di ultimarne degli altri. «Se posso permettermi...» - mormorò alla fine - «...credo sarebbe saggio mostrare che cosa ci ha condotti qui. Le ragioni, per il momento, potrebbero essere accantonate. Solo per un istante, naturalmente. Che ne pensi Oliver? Signor Zonko, le andrebbe di dare un'occhiata? A lei poi il giudizio sull'unicità della nostra proposta, ovviamente.» Un sorriso affabile fu rivolto a Zonko e al suo Garzone. Se Daddy rispecchiava le opinioni di Zonko, affermare di essere lì per il C.R.E.P.A. sarebbe stato controproducente. Prima era necessario dimostrare l'unicità del prodotto presentato e poi, se a Zonko fosse andata a genio l'idea di venderlo nel suo negozio, si sarebbe potuto parlare di motivazioni e cifre. Sperò che Oliver accennasse ad un sorriso e che le reggesse il gioco, consapevole che ogni sua frase sarebbe stata volta al conseguimento di uno scopo inerente all'associazione. Non voleva certo metterlo in cattiva luce, vanificando le tante frasi gentili con cui l'amico si era espresso, tuttavia riteneva che per quell'occasione fosse più utile un approccio diverso, maggiormente improntato alla realtà e meno alle galanterie di rito. «Potremmo addirittura concederci qualche minuto per assaggiare questa bottiglia di BoomBear. Le assicuro che è ottima e si chiacchiera meglio con un bicchiere in mano.» Un nuovo sorriso e il fiato sospeso. Ora non restava che aspettare una reazione della controparte.
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