Changes, per Thalia

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view post Posted on 26/7/2016, 17:09
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Mitchell Lacroix - Corvonero 2° anno - Scheda - Outfit


Il giorno prima, sala comune di Corvonero
Erano passati alcuni mesi da quando Mitchell aveva avuto quello spiacevole incontro con Thalia in biblioteca e da quel momento i Corvonero l'aveva sempre evitata in qualsiasi modo, non riusciva a sostenere lo sguardo della ragazza, non dopo quello che le aveva fatto, ma dopotutto il giovane Lacroix provava uno strano affetto per la Tassorosso anche se l'ultima volta che si erano visti era successo quel macello.
Mitchell però lo sapeva, questo non poteva durare per sempre e sarebbe stato lui a fare la prima mossa per poter avere un dialogo con la ragazzina, voleva far pace con lei più di ogni cosa in quel momento, perciò prese un pezzo di pergamena e decise di di mandarle un messaggio per fissare un incontro.
Il messaggio era molto breve e chiaro, chiedeva alla tassina di incontrarlo ad Hogsmeade, davanti a Mielandia il giorno seguente alle 10:30. Fatto questo, si diresse rapidamente alla Guferia e consegnò il messaggio a Roy, la sua civetta. «Devi consegnarlo a Thalia Moran nella sala comune di Tassoroso, mi raccomando non sbagliarti» - disse il ragazzino ridacchiando all'animale.


Oggi, villaggio di Hogsmeade, ore 10:30
Erano ormai le 10:00 quando Mitchell arrivò ad Hogsmeade. Era stranamente agitato, cosa molto rara nel Corvonero che amava essere sotto pressione e dava il meglio di sé, però questa volta non riusciva a stare tranquillo.
«Ma chi me l'ha fatto fare di venire qui così tanto in anticipo?» - disse Mitchell che continuava ad andare aventi e indietro a passo svelto davanti alla porta di Mielandia. Il tempo passava lentamente ma finalmente arrivò il momento dell'incontro e Mitchell si fermò appoggiandosi con la schiena a fianco dell'entrata del negozio di dolci, e in mano il pacchetto regalo per Thalia.

 
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Il giorno prima, Sala Comune Tassorosso

Aveva imparato ad apprezzare la quiete della Sala Comune solamente in quell'ultimo periodo, quando al termine delle lezioni giungeva sfinita sulla poltrona di fronte al caminetto e scambiava alcuni sguardi e poche parole con il ritratto della sua Fondatrice.
Non che gli argomenti fossero tra i più profondi mai discussi, ma Tosca aveva sempre quel sorriso cordiale e bonario capace di far rilassare i nervi più tesi. Dimenticare lo stress delle lezioni non era spesso cosa facile e solamente la sera riusciva a ritrovare quel senso di pace, dopo aver lasciato i libri alla rinfusa sulle coperte giallognole del suo dormitorio.
Se ne stava lì, dunque, con la schiena appoggiata allo schienale morbido e la testa rovesciata all'indietro, con gli occhi chiusi. Respirava piano, cercando di ritrovare la forza di percorrere il corridoio che l'avrebbe portata in Sala Grande per la cena, quando un paio di studentesse strillarono, facendosi superare da una civetta giunta all'improvviso e che, dopo qualche volo in circolo, si posò con gentilezza sul ginocchio della giovane Moran.


«E tu da dove arrivi?» mormorò con dolcezza, slegando il messaggio legato alla zampetta del volatile.
Lo aprì senza esitazione, sperando si trattasse di un messaggio di Mike che, magari, le avrebbe proposto di vedersi ad Hogsmeade lo stesso fine settimana. Non usavano spesso gli Anelli Gemelli e la supposizione poteva essere plausibile.

Peccato che non lo fosse.
Lesse il messaggio tre volte per essere certa di aver colto il senso della frase.
La prima volta rimase smarrita, lasciando che il volatile tornasse da dov'era venuto, apparentemente la Torre di Divinazione.
La seconda volta per accertarsi che il nome alla fine della missiva fosse quello di Mitchell Lacroix.
La terza volta per poter definitivamente gettare nervosamente la pergamena tra le fiamme debolmente accese nel caminetto.
Cosa gli faceva credere che si sarebbe presentata? Non aveva avuto occasione di incontrarlo, eccezion fatta per il compleanno di Helen, da quando la loro ultima discussione aveva avuto luogo. Non aveva dimenticato nulla di quel giorno e non l'avrebbe fatto di certo in breve tempo.

Un altro paio di strilli giunsero alle sue orecchie, all'ingresso di un altro barbagianni nella Sala. Ed anche il secondo si appollaiò vicino alla rossa.


*Se è un altro messaggio di Lacroix lo brucio.*

Sciolse il nastrino rosso alla zampetta dell'animale e riconobbe la calligrafia infantile di Fiona, fiera Grifondoro approdata ad Hogwarts quell'anno. Lesse velocemente il messaggio e portò una mano sulla fronte, per poi coprire gli occhi. Sospirò prima di alzarsi dalla poltrona.

*Se è uno scherzo, non è divertente.*

Sembrava che Fiona avesse bisogno di lei per recarsi ad Hogsmeade, il mattino seguente, per acquistare il pegno da pagare per una scommessa persa. A Mielandia. Erano coincidenze poco piacevoli a cui lei stessa stentava a credere, ma non aveva mai negato alla sorellina un favore, tanto meno uno così semplice. Prese in prestito la morbida piuma d'aquila di un ragazzetto del primo anno seduto sul tappeto, intento a completare il compito di Trasfigurazione, per poter rispondere sul retro del messaggio di Fiona.

«Riportalo alla tua padrona, ma falle capire che mi deve un favore. »

Guardò il pennuto volare via, passando attraverso l'ingresso della Sala Comune, prima di ricadere pesantemente sulla poltrona. Ci sarebbe andata. Ma solo per Fiona.

Oggi, ore 10:35 - Hogsmeade

Era una mattinata soleggiata e un brezza piacevole soffiava sui giardini di Hogwarts, mentre due ragazze dai capelli rossi - una più grande dell'altra - li attraversavano, dirette ai cancelli.
Fiona non aveva smesso di ringraziarla per aver accettato di accompagnarla nel piccolo villaggio abitato da soli maghi e qualcosa, nell'animo intenerito della Tassorosso, si mosse, lasciando che le sfuggisse un sorriso. Non aveva accennato all'incontro col Corvonero, ma Fiona non era affatto una stupida, nonostante l'età fosse inferiore alla sua.


«Non è che devi incontrare quel tuo ragazzo... vero?» chiese sospettosa, scrutandola da sotto in su con quegli occhioni marroni che la bambina aveva ereditato dalla madre.
« Mike lavora da Bibliomagic, impicciona. E quindi non è lui che devo incontrare. E comunque non è... il mio ragazzo.»

Si morse la lingua per essersi lasciata sfuggire quel dettaglio e, come previsto, Fiona ammiccò in direzione della sorella con espressione incuriosita. Voleva sapere chi fosse il fortunato personaggio che l'avrebbe incontrata: se non era Mike che doveva incontrare, chi aveva deciso di vedere? La Grifondoro continuò per tutto il tragitto a porre le sue insidiose domande, ma Thalia non si fece trovare impreparata, rimanendo in un religioso silenzio.
Avrebbe preferito incontrare Mike, di gran lunga, e il fatto che così non sarebbe stato la rese triste per qualche istante. Non avevano mai parlato del loro rapporto, ma in qualche modo si sentiva legata a lui da una sorta di promessa mai espressa a parole.
Fiona iniziò a correre appena Mielandia si presentò ai loro occhi e, sollevando lo sguardo per tenerla d'occhio, lo vide.
Si fermò in mezzo alla via, rischiando di venir travolta da un fattorino e da alcuni ragazzini che si rincorrevano.
Era lui, non c'erano dubbi a riguardo. Più alto di lei almeno di venti centimetri, fisico magro e ben proporzionato, viso squadrato e... capelli castani. Non erano più rossi, come quel giorno in Biblioteca.
Era diverso, non era lo stesso Mitchell che l'aveva minacciata. Sembrava...


*...calmo?*

Era in piedi, accanto alla porta e Fiona lo superò entrando nel negozio di dolciumi senza farci caso.
Rimase impalata qualche secondo, prima di muovere il primo passo verso di lui.
Cos'avrebbe dovuto fare? Fingere di non averlo visto? Non avrebbe potuto: il messaggio del giorno precedente parlava chiaro: Mielandia, ore 10:30.



Edited by Thalia Moran - 26/7/2016, 20:27
 
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Mitchell Lacroix - Corvonero 2° anno - Scheda - Outfit



Mitchell non voleva essere lì in quel momento, odiava quella situazione, avrebbe preferito passare un'intera giornata ad ascoltare gli infiniti monologhi di quel vecchiaccio del professor Peverell, ma in cuor suo il Corvonero sapeva di fare la cosa giusta. Era certo che per quanto spiacevole fosse la situazione, quello era il posto dove doveva essere in quel momento, perciò decise di focalizzare i suoi pensieri su quello, in modo da cercare una sorta di relax in una situazione che si sarebbe dimostrata essere tutt'altro che semplice.
Il giovane Lacroix era immobile appoggiato alla parete a fianco del negozio di dolci, in attesa. Apparentemente era calmo ma dentro di lui vi era tutt'altro, il cuore batteva all'impazzata e ogni istante di attesa era una sorta di pugno nello stomaco, dopotutto non sapeva se la ragazza si sarebbe presentata o meno, ma sapeva che se l'avesse vista le avrebbe sicuramente parlato, non voleva lasciare le cose in sospeso, poi ormai l'aveva invitata ad uscire.
Passarono alcuni minuti e la vide arrivare insieme ad un'altra ragazza.
"Dovevo aspettarmelo che non venisse da sola, dopo l'ultima volta immagino che non sai felice di stare in mia compagnia" - pensò Mitchell che vedendo la ragazza arrivare abbassò il capo leggermente come se dovesse osservare la piccola scatolina che aveva per le mani, contenente quel piccolo pensiero che avrebbe avuto la funzione di ramoscello d'ulivo per tentare di far pace con Thalia ed ottenere il suo perdono.
La mano con la scatola andò rapida nella tasca posteriore dei jeans per riporvi il regalo in modo che lei non lo vedesse subito, poi vedendo l'altra ragazzina entrare di corsa a Mielandia decise di fare la sua mossa e si incamminò in direzione di Thalia.
«Ciao Thalia, spero di non averti disturbata dallo studio o non averti infastidita in qualche modo chiedendoti di vedermi qui» - disse Mitchell sorridendo alla ragazzina, non come aveva sempre fatto, non c'era nulla id sarcastico nel suo sorriso, era diverso, un sorriso sincero che rivolgeva a poche persone.
«So di non essere una compagnia gradita per te, perciò ti ringrazio di essere venuta» - concluse Mitchell osservando la ragazza.

 
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Perché avesse deciso di accontentare Fiona, accompagnandola ad Hogsmeade e quindi a Mielandia, restava un mistero. Se da un lato aveva sempre fatto di tutto per accontentare le sorelle minori, dall'altro avrebbe desiderato essere meno amorevole nei loro confronti, negando con forza alla piccola Grifondoro il permesso di uscire insieme dall'imponente cancello in ferro battuto del castello quella stessa mattina.
A stupirla, oltre al passo in avanti già mosso quasi per inerzia, il fatto che tutta la rabbia provata la sera precedente, leggendo il biglietto inviatole dal Corvonero, fosse sparita completamente. Era scioccata dalla calma apparente dimostrata dal ragazzo, come se avesse compiuto un gesto abitudinario, come se non stesse facendo altro da tutta la vita. Aveva la schiena appoggiata alla parete e al passaggio di Fiona non aveva accennato ad una smorfia di fastidio per l'ennesima ragazzina che, correndo, aveva rischiato di urtarlo. Se avesse avvisato la sorella del pericolo a cui era andata inconsapevolmente incontro, probabilmente avrebbe spiattellato tutto alla loro madre, accennando alle compagnie sbagliate che la Tassorosso poteva annoverare tra le sue conoscenze.
Per Caso, o per Fortuna, Mitchell sembrava risiedere in uno stato di tranquillità a dir poco disarmante e, quando i rispettivi sguardi s'incrociarono, sentì una strana presa alla bocca dello stomaco.
All'improvviso, in un flash di ricordi, aveva rivisto quello stesso sguardo - più minaccioso - e per un istante era tornata indietro nel tempo di qualche mese, il giorno in cui Mitchell aveva superato con lei ogni limite possibile. Col senno di poi, si era resa conto che aggredirlo nuovamente, intimandogli di toglierle la mani - e la bacchetta - di dosso, non era stata una saggia presa di posizione.
Da che ricordasse, i momenti successivi si erano ammassati nella sua memoria confusamente, avvolti da una sorta di nebbiolina fastidiosa che impediva di analizzare chiaramente i fatti. Certamente ricordava alcune delle frasi scambiate dopo quel momento di tensione e il volto del Corvonero ritornò ad essere quello di un ragazzo smarrito, spaventato da se stesso... come se avesse visto davvero per la prima volta il mostro che avrebbe rischiato di diventare.
Era pronta a perdonarlo?


«Ciao Thalia, spero di non averti disturbata dallo studio o non averti infastidita in qualche modo chiedendoti di vedermi qui» mormorò, giunto finalmente di fronte a lei.

«So di non essere una compagnia gradita per te, perciò ti ringrazio di essere venuta»
Non l'aveva nemmeno visto muoversi, assorta com'era nei suoi contrastanti pensieri. Intravide Fiona, però, che col naso premuto sulla vetrina di Mielandia osservava la scena da un posto in prima fila. Istintivamente prese il braccio sinistro di Mitchell, trascinandolo nella medesima direzione in silenzio, dimenticando per un istante la paura che quel ragazzo le incuteva ogni volta che rischiava di entrarvi in contatto.
Lo lasciò andare solamente quando fu certa che l'angolazione presa rispetto alla vetrina di Mielandia fosse sufficiente ad impedire alla sorellina di vedere qualsiasi cosa. Non temeva che la ragazzina spiattellasse tutto ai genitori, bensì che fosse testimone di litigi che avrebbero potuto spaventarla. Era un'adepta della Casa di Godric, era vero, ma la tenera età non avrebbe giocato a suo favore.

Rimase in silenzio, portandosi ad un passo di distanza da Mitchell, vagliando le possibili risposte che avrebbe potuto rivolgergli.
Tra queste c'era la remota possibilità che ammettesse di essersi presentata solamente per fare un favore a Fiona e non per incontrarlo. In effetti, se aveva cercato di evitarlo per tutti quei mesi, presenziare all'appuntamento richiestole dal Corvonero non sarebbe stata una mossa coerente. Probabilmente avrebbe pensato che Fiona rappresentasse la scusa perfetta.
Portò la mano sinistra all'orecchio, spostando una ciocca di capelli rossi; il debole bagliore dell'Anello Gemello alla luce del sole la disturbò appena, costringendola ad abbassare in fretta la mano.
Assunse una posa fiera, con la schiena dritta e lo sguardo fisso, dritto negli occhi del Corvonero. Sostenere quello sguardo era difficile, ora, perché non erano gli stessi occhi che l'avevano minacciata - insieme alle parole taglienti - di essere vittima di una morte dolorosa. Ancora una volta s'interrogò sulla ragione della sua presenza al Villaggio e lo sguardo calmo e quasi rilassato del ragazzo le fornì una risposta sufficiente.
In cuor suo, lo sapeva sin dall'inizio, voleva scoprire la ragione di quell'incontro, quale reale motivazione avesse spinto Mitchell a scriverle di getto, chiedendole un incontro il giorno seguente. Si schiarì la voce prima di parlare, temendo che non le uscisse altro se non un sussurro.


«Ho solo colto l'opportunità. Mia sorella aveva bisogno di una guida per venire ad Hogsmeade. Dovresti ringraziare lei se sono qui, adesso.»

Il tono di voce non lasciava spazio all'incertezza, sebbene dentro di sé sentisse il brivido che le aveva percorso la schiena quel tardo pomeriggio in biblioteca. Mitchell l'aveva sempre messa in soggezione, sin dal primo incontro, e mai avrebbe pensato di sentirsi così in difetto relazionandosi con qualcuno. Temeva di aver urtato i nervi del Corvonero con quella risposta, così aggiunse un'ulteriore frase alla precedente.

«Quindi? Che cosa volevi dirmi? Perché devi dirmi qualcosa, suppongo.»

Era più di quanto avesse pensato di concedergli: un'opportunità per redimersi.
 
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Mitchell Lacroix - Corvonero 2° anno - Scheda



Accadde tutto velocemente, Thalia prese Mitchell e lo trascinò via, come se non volesse farsi vedere con lui, oppure, non voleva che la ragazzina che era da poco entrata nel negozio di dolci vedesse eventuali litigi. Una volta che i due si fermarono Mitchell rimase immobile, tirò leggermente la parte bassa della maglietta in modo da eliminare le pieghe e poi rimase immobile ad osservare la ragazza che proprio in quel momento si stava sistemando capelli con la mano sinistra, mettendo in mostra un anello che molto probabilmente era un anello Gemello. Il ragazzino era tentato di dire qualcosa su di esso ma decise di trattenersi e lasciare la parola a Thalia.
"Che ragazzina impertniente - pensò Mitchell ridacchiando in faccia alla ragazza dopo aver sentito la sua frase. Quella risatina, forse un po' sarcastica servì a mascherare molte emozioni che in un attimo si erano formate nella mente di Mitchell, infatti il ragazzino strinse i pugni per un attimo e chiuse gli occhi per mantenere la calma e non mandare all'aria tutto, dopotutto voleva farsi perdonare da Thalia e non poteva iniziare in quel modo.
In pochi istanti il ragazzino tornò il solito pacato Mitchell voleva farsi perdonare da Thalia. Magari non era quello il momento o il giorno ma prima o poi ci sarebbe riuscito, dopotutto in un certo senso lui teneva parecchio ala Tassorosso anche se ancora non sapeva bene il perchè.
«Beh Moran immagino che tu sappia perchè sei qui...» - disse Mitchell facendo una pausa prima di riprendere a parlare: «... Mi sento tremendamente in colpa per ciò che è successo, e penso sia giunto il momento di farmi perdonare, sempre se tu me lo concederai» - concluse il ragazzino che aveva assunto un'espressione seria e decisa.
Poco dopo aver finito la frase infilò la mano nella tasca posteriore dei jeans e tirò fuori il pacchetto di Ars Arcana: «Magari lo troverai stupido, però ho pensato di prenderti questo, fai finta che sia un ramoscello d'ulivo, una sorta di gesto di pace, ti prego di accettarlo» - disse Mitchell mentre appoggiava il pacchetto fra le mani di Thalia.

 
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Quanto era stata sciocca a pensare che Mitchell potesse essere davvero cambiato. Il sorriso sarcastico che le rivolse, dopo che lo ebbe trascinato lontano da Mielandia e da sua sorella, le fece ribollire il sangue scacciando via quella parvenza di timidezza dimostrata poco prima. Le persone non cambiavano, mai, a meno che non si trattasse di una sincera intenzione derivata da pentimento o rimorso. Ne sapeva qualcosa, certamente per via indiretta, e sapeva anche che il Corvonero non sarebbe cambiato poi molto, specialmente nei suoi confronti.
Se solo avesse provato a ridere di lei, di quel gesto repentino compiuto istintivamente, lo avrebbe insultato di fronte a tutti i passanti, senza ritegno e probabilmente passando il resto della giornata a crogiolarsi nel risentimento verso quel ragazzo che tanto la stava influenzando. Ancora non capiva perché avesse accettato quel confronto, la ragione era a un passo da lei, ma la realtà dei fatti faticava a raggiungere la sua mente ottusa.
Quando Mitchell profferì parola, il suo tono calmo tradiva il sarcasmo delle sue parole, che non fecero altro se non urtare maggiormente la sua pazienza. Sembrava volerle dire qualcosa di più, qualcosa che fosse legato agli eventi che durante il loro ultimo incontro avevano cambiato tutto. Non c'era mai stata un'aperta amicizia tra i due e la simpatia del primo incontro era andata scemando nei seguenti, diventando dapprima un'educata sopportazione ed, infine, una guerra aperta. Quest'ultima era sfociata in gesti pari all'inverosimile e da allora la Tassorosso non era più riuscita ad affrontarlo, non da sola e soprattutto senza difese. Quel giorno aveva portato la bacchetta con sé, pur essendo certa della sua inutilità al di fuori delle mura scolastiche, ed averla riposta nella tasca dei jeans le dava una certa sicurezza. Mitchell non avrebbe rischiato di rovinare il momento, minacciandola o attaccandola in qualche modo, perciò evitò di portare la mano destra dietro alla schiena. Non voleva affatto sembrare sulla difensiva e, anzi, voleva dare di sé una prospettiva esattamente opposta.


«... Mi sento tremendamente in colpa per ciò che è successo, e penso sia giunto il momento di farmi perdonare, sempre se tu me lo concederai»

Aveva usato parole precise, una frase che sminuiva le sue precedenti valutazioni sul Corvonero. Sembrava sincero, ma qualcosa le diceva che affinché potesse fidarsi completamente di lui, Mitchell avrebbe dovuto fare di meglio. Si sarebbe dovuto dimostrare sinceramente contrito per la situazione a cui lui aveva dato modo di crearsi e non sarebbero di certo bastate due parole gentili a convincerla che sarebbe cambiato.
Non pretendeva certo che tutti la pensassero come lei o che seguissero un suo codice di comportamento, ma si era chiesta più volte se quell'atteggiamento scontroso potesse essere scaturito solamente dalla sua presenza o se anche con i Concasati il Corvonero dimostrasse quell'attitudine rivoltosa. Erano domande senza risposta e tali sarebbero rimaste.


«Magari lo troverai stupido, però ho pensato di prenderti questo, fai finta che sia un ramoscello d'ulivo, una sorta di gesto di pace, ti prego di accettarlo.»

A quelle parole gli occhi azzurri scattarono a guardare le mani del ragazzo, che tentavano di raggiungere le sue per porvi il pacchettino intatto. Un regalo? Fingere che sia un ramoscello d'ulivo?

*Pensa davvero che sia questa la soluzione?* pensò, arrabbiata.
Prima ancora che potesse anche solo pensare di accettarlo o rifiutarlo, la chioma rossa di Fiona ricomparve nel suo campo visivo, seguita dallo sguardo attento e birichino tipico dell'undicenne. Per la seconda volta, il sangue si gelò nelle vene della Tassorosso; Fiona era una buona sorella, ma tra i suoi difetti poteva annoverarsi il peggiore di essi: la difficoltà di tenere a freno la lingua. Qualsiasi cosa la Grifondoro avesse per la testa, immancabilmente l'avrebbe pronunciata, ignorando volutamente le conseguenze delle sue parole.
Si avvicinò velocemente alla sorella e allo sconosciuto ragazzo, guardando prima uno e poi l'altro. La Tassorosso pregò perché Fiona non la mettesse in imbarazzo, ma sapeva in cuor proprio che ciò sarebbe stato impossibile. Un po' come sperare di sopravvivere all'attacco di una Manticora.


«Tu non sei Mike. Vero?»

*Dannazione.*

Il primo passo falso era andato. Mitchell non avrebbe impiegato molto a scoprire chi fosse il ragazzo di cui Fiona parlava e quale relazione intercorresse tra lui e la Tassorosso.
Trascinò Fiona davanti a sé, cingendole le spalle con le braccia, sorridendo nervosamente in direzione di Mitchell. Avrebbe volentieri evitato di presentare a sua sorella un ipotetico "nemico", ma la situazione richiedeva una spiegazione, una di quelle veloci e che non lasciasse scampo a fraintendimenti.


«Lei è Fiona, mia sorella. E come avrai notato le piace molto scherzare.» mormorò, mantenendo intatto il sorriso.

*Perché non sono nata figlia unica? Accidenti!*

Fiona, al contrario delle aspettative, rimase immobile tra le braccia della sorella, ammirando con apparente curiosità al volto del ragazzo. Si chiedeva da dove fosse saltato fuori, chi fosse e perché tenesse tra le mani un pacchetto che ancora non era giunto nelle mani della destinataria. E poi era strano che lei gli rivolgesse tutte quelle spiegazioni in maniera affannosa.

«Hai preso quello che ti serviva?» chiese, facendo voltare la sorella verso di sé e guardandola dritta negli occhi color nocciola. Fiona mostrò tutta contenta il suo pacchettino di caramelle e la Tassorosso riprese la parola. «Fantastico. Allora possiamo andare. Sai, è del primo anno e non può restare ad Hogsmeade.»

*Ma perché glielo sto spiegando?!*

Spinse Fiona nella direzione da cui erano venute e la ragazzina procedette per un paio di metri in completa solitudine, continuando a guardarsi indietro.
Thalia era ancora immobile e cercava una scusa plausibile per abbandonare Mitchell ed il suo regalo.


«Seguimi e non fare domande, ti prego.» mormorò alla fine, incontrando lo sguardo del Corvonero.

Mentre camminavano nella strada che li avrebbe ricondotti ad Hogwarts, una strana sensazione s'impadronì della Tassorosso. Non era più in grado di controllarsi; avrebbe dovuto cogliere al balzo l'opportunità di tornare al Castello, insieme a Fiona, ma era curiosa di sapere che cosa avesse in mente Mitchell, con quella sua aria da ragazzo tranquillo e quel dono quanto meno strano. Aveva sempre creduto che i regali fossero una consuetudine tra persone legate da sentimenti sinceri, dimostrati dal modo più o meno azzeccato di donare qualcosa all'altro.
La forma dei cancelli in ferro battuto si delineò all'orizzonte poco dopo. Fiona aveva percorso il tragitto da sola, a qualche metro dalla sorella, mentre la Tassorosso aveva osservato il più religioso silenzio senza mai rivolgere uno sguardo al Corvonero.
Che cosa sarebbe accaduto una volta che avesse abbandonato Fiona di fronte ai cancelli, solo Merlino poteva saperlo.
Attraversata la soglia del cancello, Fiona si rivolse alla sorella con un sorriso e un'espressione maliziosa, salutando il ragazzo con un semplice gesto della mano.
Rimase a guardare la Grifondoro per qualche istante, prima di tornare a dedicarsi a Mitchell, alle sue scuse e al suo "rametto d'ulivo".


« Dov'eravamo rimasti?» chiese ingenuamente, tornando a guardare Mitchell dritto negli occhi e con l'espressione più serafica di sempre. Non poteva più raggiungere la sorella, ormai lontana: avrebbe dovuto affrontare il Corvonero e tutto ciò che aveva da dire.




Edited by Trhesy - 27/8/2018, 20:40
 
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Mitchell Lacroix - Corvonero 2° anno - Scheda



Rifiuto? Thalia aveva rifiutato il suo regal? Beh forse MItchell doveva aspettarselo, dopotutto quella rossa era testarda e non la dava vinta molto facilmente, soprattutto a Mitchell, che vedendo la scena inarcò la bocca i una specie di sorriso per poi abbassare la testa guardando il pacchetto che teneva per le mani.
"
Effettivamente sarebbe stato troppo facile" - pensò Mitchell sempre a con il capo chino e lo sguardo fisso sul regalo.
Era concentrato, stava pensando a come muoversi ora che questa sua carta sembrava non avere avuto l'effetto sperato. Il Corvonero era talmente preso dai suoi pensieri che non si accorse nemmeno che la ragazzina che aveva visto poco prima assieme a Thalia era di nuovo lì, in mezzo a loro, se ne accorse solo quando la piccola parlò, il Corvonero rimase immobile guardando la ragazzina con aria interrogativa, per poi capire molte cose riguardo a chi fosse quando sentì Thalia parlare.
«No, non sono Mike, io sono Mitchell, molto piacere» - disse lui sorridendo dolcemente alla ragazzina prima di rivolgere nuovamente la parola a Thalia: «Immagino che Mike sia la persona con l'altro anello come quello che tu porti al dito, beh digli che è un ragazzo fortunato e di tenerti stretta, non si sa mai che qualcuno ti possa portare via da lui» - disse Mitchell lanciando un'occhiata a Thalia e mettendo in mostra un sorriso, un sorriso diverso dal solito, uno che a Thalia non aveva mai rivolto, questo era un sorriso sincero.
Finendo di parlare osservò la ragazzina e la sorella incamminarsi, e Mitchell fece lo stesso, seguendo le due ragazze in direzione del castello. Dopo un po' la piccola Fiona andò avanti lasciando nuovamente soli i due studenti, ora Mitchell poteva finalmente parlare con Thalia e cercare in un qualche modo di risolvere la questione: «Eravamo rimasti che io ti stavo dando questo piccolo pensiero che ho preso per te, ti prego di accettarlo, è un amuleto protettivo, voglio che lo abbia tu» - disse il ragazzino afferrando con la mano sinistra la mano destra di Thalia mentre con l'altra le poggiava nel palmo della mano il regalo.
«So che un insulso regalo non cambia la situazione e so che sono stato una persona orribile nei tuoi confronti, e mi sento tremendamente in colpa, perciò vorrei farmi perdonare. Se c'è qualcosa che posso fare non esitare a dirmelo, davvero... Vorrei provare a riallacciare i rapporti ed avere un rapporto normale con te Thalia» - concluse Mitchell mentre lasciava andare la mano della Tassorsso.

 
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Per tutto il tragitto a ritroso verso il Castello, aveva evitato di incontrare lo sguardo di Mitchell. Temeva di dargli l'impressione sbagliata, quella che riguardava una sincera intenzione di riappacificazione. Non era ancora convinta di essere rimasta per quel motivo e tanto meno si convinceva di aver costretto il Corvonero a seguirla per un reale interesse per quanto avesse da dirle.
Mitchell aveva parlato con Fiona, poco prima, dimostrandosi maledettamente educato, come se il mostro della Biblioteca non fosse mai esistito. Era stato interessante, ma anche sconvolgente, vederlo sorridere in maniera genuina di fronte all'undicenne che, curiosamente, aveva svelato più cose di quante in realtà ne sapesse.
Le affermazioni successive, quelle riguardanti Mike e il suo rapporto con la Tassorosso, l'avevano lasciata ancor più basita.
Se all'inizio aveva creduto che il commento si sarebbe rivelato come l'ennesima frecciatina in serbo per lei, alla fine dello scambio di opinioni - non richiesto per giunta - aveva dovuto ricredersi, mordendosi la lingua e tacendo per l'intero tragitto.
Per la prima volta separarsi da Fiona le era dispiaciuto davvero. Sembrava che la Grifondoro fosse il deterrente ideale per Mitchell, il modo più semplice che la Tassorosso potesse avere per sfuggire all'imbarazzante momento che sarebbe seguito non appena Fiona fosse sparita alla vista.
Riprese la parola solamente per chiedere al Corvonero di riprendere la parola, così da terminare quell'incontro assurdo il prima possibile.


«Eravamo rimasti che io ti stavo dando questo piccolo pensiero che ho preso per te, ti prego di accettarlo, è un amuleto protettivo, voglio che lo abbia tu»

*Sta scherzando?*

Inarcò le sopracciglia, in una chiara espressione sorpresa: era curioso che proprio lui, tra tutti, le regalasse un amuleto protettivo. Lui che l'aveva aggredita, sebbene lei avesse parte della colpa per quanto accaduto. Non poté dar vita al minimo cenno di rifiuto perché il ragazzo le prese la mano destra con la sua sinistra e mettendole sul palmo il pacchettino. Non aveva senso aprirlo, lui le aveva già svelato il contenuto - una delle cose che odiava di più in assoluto quando riceveva un regalo - perciò si limitò a guardarlo con aria stupefatta.

«So che un insulso regalo non cambia la situazione e so che sono stato una persona orribile nei tuoi confronti, e mi sento tremendamente in colpa, perciò vorrei farmi perdonare. Se c'è qualcosa che posso fare non esitare a dirmelo, davvero... Vorrei provare a riallacciare i rapporti ed avere un rapporto normale con te Thalia»

*Un rapporto normale? Io e te?*

La normalità non apparteneva certo a loro e lo avevano compreso molto tempo prima. Tuttavia, una risposta necessitava di essere fornita e schiarendosi la voce, alla fine, parlò.

«Hai ragione. Non è uno stupido regalo a farmi credere che tu sia cambiato. E non saranno nemmeno le parole gentili rivolte a me o a Fiona a farmi cambiare idea.» fece una pausa, durante la quale inspirò l'aria dell'estate a pieni polmoni. Cercò di essere pacata, abbandonando il tono parzialmente aggressivo che aveva animato la prima parte della sua risposta.
«Sono i fatti che contano, Mitchell. Non sono gli amuleti o le belle parole. Quelle possono dirle tutti.»

Strinse il pacchetto tra le dita, facendo un passo indietro e assicurandosi che Fiona fosse lontana.
Credeva ad ogni singola parola detta e sperava che il messaggio fosse stato recepito forte e chiaro.



 
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Mitchell Lacroix - Corvonero 2° anno - Scheda



Thalia aveva ragione, e Mitchell lo sapeva, anche se per lui era molto difficile ammetterlo, dopotutto era una persona piuttosto convinta delle sue idee e ammettere che un'altra persona avesse ragione non faceva parte della sua natura, ma non in quel momento. Ora era più importante riuscire a riappacificarsi con la Tassina, era più importante togliere quel senso di colpa che gli pesava nel petto come un macigno piuttosto che dare ascolto a suo orgoglio, perciò il ragazzino chiuse gli occhi per alcuni istanti e tirò un profondo respiro per poi lasciare andare le parole che teneva bloccate in gola da alcuni istanti.
«Hai assolutamente ragione Thalia. Le parole non contano nulla, e voglio dimostrarti che sono cambiato, anzi, voglio dimostrarti chi sono davvero» - disse Mitchell con un tono di voce serio mentre guardava negli occhi la Tassorosso.
Non era così semplice però, non sapeva nemmeno come fare, la ragazzina era lì con lui e questo era già più di quanto avesse mai potuto sperare.
«Thalia, dammi un'occasione, dammi la possibilità per farti conoscere il vero Mitchell, quello che tu hai visto fino ad ora non era mai il vero me, era semplicemente un miscuglio di problemi vari, perciò, dammi questa occasione» - disse il ragazzino guardando Thalia.

 
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Si sentiva sciocca, in piedi davanti al cancello in ferro battuto a delimitazione della proprietà della Scuola. Hogwarts si stagliava imponente, mentre la sua base era nascosta da una fitta boscaglia che correva lungo l'unico sentiero che avrebbe permesso di raggiungere i giardini. Non riuscì a guardare Mitchell troppo a lungo. Il suo sguardo pesava su di lei, così come la ragione di quell'incontro.
Per la prima volta aveva la sensazione di aver tralasciato qualcosa, di aver agito senza soffermarsi troppo sui come e i perché.
Perché aveva quel bisogno di redimersi? Perché aveva bisogno di riappacificarsi con lei? Avrebbe potuto continuare la sua esistenza ignorandola, come avrebbe fatto lei stessa, se non avesse ricevuto quel biglietto la sera precedente.



«...voglio dimostrarti chi sono davvero. »

*Questo è inquietante.*

Non aveva già visto tutto quello che c'era da vedere? Non sapeva già abbastanza di lui da capire che qualsiasi cosa sarebbe accaduta in futuro sarebbero stati sempre divisi da modi di fare totalmente opposti? Non sembrava lui, in quel momento. Se quello era davvero Mitchell Lacroix... lei chi aveva conosciuto fino a quel momento?
Dicevano che gli occhi fossero la via più diretta per conoscere una persona, ma in quegli occhi non vedeva altro che il loro reale colore. Il pregiudizio le impediva di andare oltre, tuttavia non distolse lo sguardo dal suo viso, permettendogli di stabilire un contatto visivo di cui si sarebbe, forse, pentita.
Non aveva mai nascosto a se stessa che proprio quegli occhi la lasciassero scoperta da qualsiasi difesa e, tornando ad osservare il pacchettino senza averlo aperto, ascoltò il resto del monologo del Corvonero.
La stava pregando di concedergli un'occasione per dimostrarle quanto fossero sincere le sue intenzioni e non poté fare a meno di pensare che accettando si sarebbe sicuramente cacciata in un guaio non preventivato, qualcosa da cui difficilmente si sarebbe potuta tirare indietro.
I suoi occhi tornarono su Mitchell dopo qualche istante di silenzio.
Non un'anima si aggirava lungo la via, sebbene il vociare del villaggio giungesse forte e chiaro.
Non aveva idea di che cosa sarebbe accaduto dopo e tanto meno di quali fossero le intenzioni di Mitchell qualora lei fosse stata d'accordo a concedergli una seconda possibilità. Ci aveva riflettuto a lungo, durante quei mesi, ed aveva fatto una promessa a se stessa dopo quel giorno in Biblioteca: non si sarebbe più fatta trovare impreparata di fronte al pericolo, avrebbe valutato maggiormente quello che le accadeva intorno e avrebbe sondato a fondo l'animo di chiunque volesse entrare nella sua vita. Non aveva nulla su cui lavorare: Mitchell era uno sconosciuto ai suoi occhi - di fatto - e tutto ciò che sapeva derivava dai loro fugaci quanto significativi incontri-scontri.


«Vorresti ricominciare da capo, quindi?» chiese «Come se niente fosse accaduto? Io non dimentico Mitchell. Potrei perdonare, forse, ma non dimenticare.»

Le parole erano scivolate fuori senza controllo, sebbene si fosse ripromessa di non aggredirlo più, di non dare spazio al "mostro" dentro di lui. Il suo tono, tuttavia, era rimasto lineare e piatto, deciso, ma non arrogante. Era una semplice constatazione dei fatti: non avrebbe dimenticato la sensazione della sua bacchetta sull'incavo del collo, poco sopra la clavicola, e non avrebbe scordato i suoi occhi infiammati di rabbia. Le sue parole erano incise nella sua memoria e tutto sarebbe rimasto impresso nella sua mente e sulla pelle.
Provava rancore per quel gesto, ma ancora di più sentiva di vergognarsi per non aver saputo difendersi. La sconfitta bruciante era stata proprio quella: soccombere di fronte alle minacce e cercare una via di fuga che solo le parole avrebbero potuto garantirle.


«Vuoi ottenere il mio perdono?» chiese retoricamente «Inizia con la sincerità.Chi sei, da dove vieni... io non so niente di te, giusto? Dimostrami che sei degno di meritare il mio perdono. Dopo avermi minacciata di tagliarmi la gola, penso di meritare qualcosa di più di semplici scuse.»

Poi, senza aver programmato minimamente di muoversi dai cancelli, si allontanò da lui di qualche passo, come a voler tornare verso il centro del villaggio. Non aveva ancora iniziato a seguirla, quindi si voltò a guardarlo, lasciando che la brezza le scompigliasse appena i capelli rossi dai riflessi dorati.

«Allora? Pensi di restare lì impalato tutto il giorno o pensi di seguirmi?»

Era lei a dover concedere il proprio perdono ed era lei ad imporre le regole del gioco, anche se - in fondo - quello non era un gioco.

 
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Mitchell Lacroix - Corvonero 2° anno - Scheda



«Non mi aspettavo una riposta diversa da te Moran» - disse Mitchell con tono scherzoso. Utilizzò quel tono per mascherare la rabbia che stava nascendo dentro di lui, sapeva di dover stare rilassato e di dover mantenere il controllo per non rovinare tutto ciò che aveva fatto fino ad ora, perciò fece questo enorme sforzo e reagì rispondendo scherzosamente alla ragazza.
Anche se l'esclamazione di Thalia aveva urtato Mitchell, il Corvonero sapeva che la Tassorosso aveva ragione, ciò che lui aveva fatto era troppo grave e non poteva essere dimenticato.
«Si... Arrivo subito» - disse Mitchell seguendo a ruota la ragazzina che pian piano si era leggermente allontanata in direzione del villaggio di Hogsmade. Ad uno esterno alla faccenda poteva sembrare come se non fosse successo nulla fra i due, sembravano infatti due amici che tranquillamente giravano per il paese, ma in verit non era così, ed il Corvonero ora si sarebbe dovuto impegnare al massimo per ottenere il perdono di Thalia e per farlo Mitchell sarebbe dovuto essere completamente sincero con Thalia.
«Beh che dire su di me, che mi chiamo Mitchell Lacroix e vengo da Manchester lo sai già, ah forse non sai la mia età ho 15 anni e mi piacerebbe diventare un Auror» - disse Mitchell, mentendo sull'ultima parte, perché la sua vita stava prendendo la piega opposta rispetto a ciò che sarebbe voluto diventare, ma si sa, le cose che si decidono da bambini non sempre si realizzano.
«Che altro potrei dirti che non sai di me... Ah si amo la musica, in ogni sua forma, che sia il semplice tenere il tempo col piede o cantare o suonare uno strumento o fare il fonico ai concerti babbani, nella mia vita c'è bisogno della musica, senza di essa non sarei io...Infatti fin da piccolo suono la chitarra...» - disse Mitchell arrossendo leggermente dato che trovava il discorso appena fatto piuttosto imbarazzante, oltre al fato che non aveva mai detto a nessuno quelle parole.
«Forse troverai questo ragionamento insulso o infantile ma per me è molto importante» - disse Mitchell mentre guardava verso il basso sorridendo leggermente.
Sapeva che questo era poco per ottenere il perdono di Thalia ma era un discorso tremendamente importante per Mitch,

 
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Mitchell l'aveva raggiunta, alla fine, dopo l'invito a seguirla lungo la via che li avrebbe ricondotti al Villaggio di Hogsmeade.
Ascoltò con attenzione le sue parole, pur dandogli l'impressione contraria. Camminava accanto a lui, pur mantenendo una certa distanza; chiunque li avesse visti avrebbe compreso che il loro percorso fosse condiviso, tuttavia avrebbe notato qualcosa in sospeso tra loro, come se non vi fosse una completa affinità tra il giovane Corvonero e la minuta, quanto caparbia, Tassorosso.
Sapeva che Mitchell fosse originario di Manchester e quell'informazione la riportò indietro di quasi un anno, al loro primo incontro.
All'epoca non c'erano litigi, incomprensioni o minacce: erano semplicemente due ragazzini soli di fronte alla distesa scura del Lago Nero, alla ricerca di angolo di giardino in cui trovare pace. Era tutto così diverso, adesso, e qualcosa le disse di accantonare almeno per il momento quei ricordi, così da lasciare il posto a quella mattinata così assurda eppure fondamentale.
Rimase impassibile, finché la parola "Auror" non fece capolino all'improvviso, pronunciata quasi distrattamente e senza essere valorizzata eccessivamente.


*Auror?*

Il desiderio del ragazzino cozzava terribilmente con gli eventi che avevano caratterizzato il loro recente passato comune e si chiese se quell'informazione non fosse un'invenzione del momento per cercare di entrare nelle sue grazie. Tuttavia, poteva essere il primo segno di cambiamento e, almeno per il momento, gli concesse il beneficio del dubbio limitandosi ad annuire e a non profferir parola.
Il suo discorso proseguì, passando alle passioni che il quindicenne aveva coltivato sin dalla tenera età e, per la prima volta, puntò gli occhi azzurri, simili a fari, sul profilo dai lineamenti duri di Mitchell. Aveva una passione per la musica, gli piaceva suonare e tenere il ritmo.


*Sembro... io.*

Tornò velocemente a fissare la vetrine e la grande finestra che dava una visuale perfetta dell'interno dei Tre Manici di Scopa. Si sentiva ancor più a disagio rispetto a prima, soprattutto ora che aveva davvero qualcosa in comune con il Corvonero.
Procedettero fino alla vetrina di Zonko, davanti alla quale Thalia si fermò ad ammirare distrattamente gli articoli esposti. Non riusciva a trattenere la sorpresa per quell'informazione inaspettata e sentiva la necessità di esultare, quasi, per aver trovato un punto in comune con il ragazzo. Aveva ancora il suo regalo tra le mani, ma non l'avrebbe aperto finché non fossero stati lontani dalla folla di passanti e commercianti.


«Anch'io suono.» mormorò infine, con tono piatto, senza guardare Mitchell. «Ho imparato a suonare il pianoforte a cinque anni. E quando torno a casa non riesco a fare a meno di suonare qualcosa.»

Aveva detto tutto senza imbarazzo, come se ora le parole scivolassero dalle sue labbra senza esitazione alcuna. Come se lei e Mitchell avessero sempre avuto un rapporto amichevole. Si stupì di quanto accaduto e tacque improvvisamente, riprendendo a camminare. A poca distanza, l'insegna di Bibliomagic.

*Chissà se Mike è davvero lì questa mattina...*

Non aveva mai chiesto gli orari di lavoro al Serpeverde e, svoltando in una via laterale, tenne a mente di approfondire l'argomento alla prossima occasione. Davanti a loro, ora, solamente il bosco intorno ad Hogsmeade e la Stamberga Strillante si ergeva lontana.
C'era altro che volesse sapere di Mitchell? Si era sempre chiesta se avesse fratelli o sorelle, che cosa facessero i suoi genitori per vivere. Un'altra domanda, poi, era legata indiscutibilmente alla ragione per cui si ostinava a cercarla, a volerle parlare, a volerla vicino sebbene sapesse che, irrimediabilmente, si sarebbero insultati.
Dal canto suo avrebbe volentieri evitato un'ulteriore rappresaglia da parte del Corvonero e perciò tacque, lasciando che fosse lui a parlare. Ancora.


 
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Mitchell Lacroix - Corvonero 2° anno - Scheda



Forse un piccolo punto di incontro i due ragazzi l'avevano trovato, ma sicuramente era troppo poco per poter dire che i due potessero riappacificarsi, dopotutto per Mitchell quello era un discorso importante, forse per Thalia un po' meno, ma comunque era già un inizio.
«Vieni con me, andiamo in un posto dove possiamo parlare più tranquillamente» - disse Mitchell indicando la strada per la Stamberga Strillante. Sicuramente Thalia non avrebbe accettato subito vedendo la direzione indicata dal Corvonero, dopotutto nessuno vorrebbe andare verso un posto tanto spaventoso, soprattutto se in compagnia di quello che pochi mesi prima ti ha minacciato di morte.
«È il mio posto preferito in tutta Hogsmade, vengo qui per rilassarmi, è sulla strada per la stamberga strillante, quando non ho nulla a fare ad Hogwarts vengo qui a suonare in pace» - disse Mitchell sorridendo alla ragazza sperando che accettasse la sua proposta.
«Tornando al discorso, beh che altro potrei dirti di me? Ah giusto, prima ti ho detto che vorrei diventare un Auror, ma non t ho detto il perchè. La mia motivazione è molto semplice, mio padre è un auror e molto tempo fa possiamo dire che ha salvato la vita di mia madre, perciò vorrei seguire le sue orme e salvare la gente» - disse Mitchell. Forse ciò che stava dicendo era la verità sul suo futuro, su ciò che avrebbe voluto fare ma sicuramente era una strada molto lontana da quella che stava percorrendo in quel momento. Forse con quest'ultima frase si era scoperto troppo parlando dei suoi genitori, se Thalia avesse fatto una domanda come avrebbe risposto? Le scoperte del ragazzo erano ancora un segreto per lui e per gli altri, e dovevano restare tali.

 
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Le ultime case del villaggio erano sparite dietro l'angolo oscurato dalle chiome degli abeti dal tronco scuro. Il sentiero era sterrato, i passi lenti dei due studenti tra sassi e polvere regnavano sul silenzio momentaneo. Davanti a loro, la Stamberga Strillante si ergeva con la sua aria trascurata e minacciosa. Alla fine - pensò - era riuscito a portarla alla Stamberga.
Ne avevano parlato durante uno dei precedenti incontri, in una sorta di scommessa mai attuata, e fu proprio lei a ironizzare sull'atteggiamento timoroso di Mitchell in merito. Il Corvonero aveva manifestato l'intenzione di orchestrare un "innocente" scherzo al Professor Peverell, insegnante di Storia della Magia e da poco divenuto il Vicepreside della Scuola, il braccio destro della Professoressa Bennett. Avrebbe sorriso a quel pensiero, se non avesse avuto un certo timore a sollevare lo sguardo su Mitchell che aveva da poco proposto di dirigersi in un luogo più appartato per parlare.
Quale luogo migliore se non un sentiero lontano dal centro abitato? Perché infiltrarsi nella Stamberga o nella boscaglia fitta? Non ne vedeva il senso e non avrebbe accettato il suo gentile, quanto strano, invito.

*Non penserà davvero che mi dilegui insieme a lui nel nulla! *
Il solo pensiero la fece innorridire e, poco prima di rispondere, si fermò al centro esatto del sentiero, lasciando che Mitchell proseguisse da solo finché non si fosse accorto di averla lasciata indietro.
« Più tranquillo del sentiero credo non ci sia nulla.»
Non era una constatazione la sua. Piuttosto, si trattava di una ferrea presa di posizione. Gli aveva lasciato carta bianca, permettendogli di svelarsi piano piano e senza pressioni di alcun genere. Aveva atteso il momento in cui si sarebbe preso una confidenza che lei ancora non era tornata a concedergli e, così, lo aveva indotto a credere di aver preso in mano la situazione.
Certo, l'iniziativa sull'incontro era partita da lui, ma era lei a condurre il gioco. Lei aveva accettato di esserci, di parlare - o lasciarlo parlare - e lei sarebbe stata l'unica a prendere decisioni in merito. Quella visione poteva non piacere al Corvonero, ma la sua scelta era stata differente. Se ciò fosse risultato sgradito al ragazzo non era certo un suo problema.
Aveva continuato a parlare del suo sogno di diventare Auror, una professione nota in famiglia a quanto pareva, dato che il padre lavorava al Ministero con quel ruolo. La motivazione addotta per quel desiderio futuro sembrava logica, eppure qualcosa le diceva che quella non fosse tutta la verità. C'era qualcosa nel suo sguardo o nelle sue parole che non la convinceva, specialmente quel riferimento alla madre. Di nuovo una connessione relativa alla parentela di Mitchell la lasciò perplessa: in Biblioteca aveva affermato di aver appreso quell'incantesimo tremendo che avrebbe voluto usare su di lei niente meno che dal nonno. Non aveva specificato se fosse materno o paterno, ma se il padre era un Auror di sicuro doveva trattarsi del genitore della madre. Dunque, la domanda fondamentale che le sarebbe dovuta sorgere spontanea avrebbe dovuto riguardare l'identità della donna, la sua occupazione e il suo retaggio, eventualmente. L'occupazione del padre, poi, era connessa a quella di suo nonno, Connor Moran. Aveva militato tra gli Auror e forse, con le vacanze di Natale, avrebbe avuto occasione di chiedergli maggiori informazioni in merito. Sempre che ci arrivasse viva alle vacanze di Natale.
Certamente avrebbe voluto chiedere di più, a causa della curiosità che premeva ogni singola microspica parte del suo corpo a ricercare la verità, ma scelse di tacere - consapevole del fatto che ognuno avesse il diritto ad esporsi nella misura più congeniale alla propria personalità. Inoltre, Mitchell stava davvero cercando di essere pacato e non aggressivo com'era accaduto in precedenza. In altre circostanze si sarebbe rivelato un atteggiamento da premiare, ma Mitchell costituiva per lei un'eccezione. Una di quelle su cui avrebbe continuato a meditare a lungo, cercando di includerlo in una determinata categoria di persone. Il mondo non si distingueva sempre in "buoni" e "cattivi" - lo aveva capito ascoltando le storie di Connor - tuttavia Mitchell si trovava nel limbo tra le due categorie e le sarebbe piaciuto, un giorno, riuscire ad inquadrarlo in una delle due.

«Un Auror per salvare le persone, dico bene?» mormorò dopo qualche istante di silenzio. Quella frase, pronunciata da Mitchell, suonava come una presa in giro. O meglio, lo sarebbe sembrata se non avesse avuto la percezione, più di una volta, che gli Auror potessero essere considerati alla stregua di maghi pronti ad uccidere, se necessario, e diversi dagli avversari del Lato Oscuro solamente per la posizione privilegiata all'interno del Ministero. Considerata in quell'ottica, non poté ribattere ulteriormente cercando di confutare le parole del Corvonero e si limitò a cercare intorno un luogo adatto per sedersi.
Il suo sguardo individuò, alla fine, una pietra dall'aspetto liscio e la superficie piana. Si avviò in silenzio, mettendo tra lei ed il ragazzo qualche metro di distanza. Posò il pacchetto, ancora chiuso, sul sasso e vi si sedette accanto, portando le gambe al petto e cingendole con le braccia. Studiò Mitchell da quella posizione, chiedendosi a che cosa stesse pensando in quel momento. Era chiaro che il suo sguardo inquisitorio lo stesse mettendo a disagio o, quanto meno, in uno stato simile all'agitazione. Avrebbero potuto scegliere un pub qualsiasi, come i Tre Manici di Scopa, per quel colloquio improbabile. Magari la Testa di Porco, così che un minor numero di occhi potesse assistere a quell'evento unico nel suo genere. Aveva scelto di svoltare verso la boscaglia proprio per evitare entrambe le cose: quella era una questione che riguardava solamente lei e il Corvonero. Nessuno avrebbe dovuto mettere in discussione la situazione. Nessuno avrebbe dovuto influenzare il corso degli eventi. Era convinta che sarebbe tornata sana e salva al Castello, per potersi recare nel pomeriggio a Diagon Alley per il suo lavoro da "Accessori di Prima Qualità per il Quidditch". Non aveva dubbi che Mitchell si sarebbe trattenuto dal farle del male. Fiona era stata testimone di quell'incontro e sapeva per esperienza che la sorellina non fosse stupida ed, anzi, sulla sua stessa lunghezza d'onda. Non c'era motivo di temerlo. Tuttavia, era necessario che percepisse la sua diffidenza. Non poteva sperare di cavarsela facilmente dopo quanto accaduto in precedenza.

«È stato indubbiamente interessante scoprire qualcosa sul tuo conto...» mormorò alla fine, quasi in un sussurro «Eppure non mi hai ancora detto la cosa che mi interessava più di tutto questo. Speravo ci arrivassi da solo, ma stai tergiversando.»
Probabilmente il tono doveva esser risultato troppo criptico per lui o forse, più semplicemente, il ragazzo avrebbe atteso il completamento della domanda.
«Ti ho chiesto di raccontarmi qualcosa di te, lo ammetto. E lo hai fatto. Ora, però, mi domando se eviti di proposito il nocciolo della questione oppure lo ignori sul serio.» una breve pausa, nella quale prese il coraggio necessario per porgli la domanda che per tutta la notte l'aveva tenuta sveglia, poi riprese «Perché? Perché cerchi di riconquistare la mia fiducia? Perché ti sei sprecato di farmi un regalo? Perché proprio io?»
Erano molte domande. Forse si trattava di un unico quesito spezzato in più parti. La risposta, comunque, doveva essere solo una e se Mitchell non era riuscito a parlarne prima di spontanea volontà, ora sarebbe stato costretto a farlo.

 
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view post Posted on 5/8/2016, 14:55
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Mitchell Lacroix - Corvonero 2° anno - Scheda



Vedendo la reazione della ragazzina Mitchell si lasciò andare ad una leggera risatina, dopotutto conosceva un minimo Thalia e gli sembrava strano che lasciasse condurre a lui il gioco, non sapeva perchè ma forse era una sorta di difesa della ragazzina, perciò Mitchell decise di stare al gioco.
«Al mondo succedono cose brutte, e alcune sono inevitabili, però alcune di esse si possono evitare, tra queste cose che si possono evitare sono quei maghi che fanno del male alle persone, quindi si voglio diventare un Auror per salvare la gente» - concluse il ragazzino, senza distogliere lo sguardo dagli occhi della tassorosso.
Le parole successive della ragazza fecero pensare MItchell, che fino a quel momento era sicuro di essere lì solo per ottenere il perdono della ragazzina, che sembrava avere lasciato a Mitchell un'opportunità, ma forse non era solo quello.
Mitchell non voleva essere perdonato dalla ragazza, no non solo, voleva provare ad avere un rapporto normale con lei, voleva essere suo amico, perciò si sarebbe impegnato al massimo nella realizzazione dell'impresa.
«Mi pareva di avertelo detto, mi sento in colpa sono stato una persona di merda con te, sono stato un animale. Voglio rimediare e vorrei riuscire ad avere un rapporto normale con te... Vorrei provare a diventare tuo amico...» - concluse Mitchell parlando alla ragazza con tono serio.

 
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