On the old road we found Redemption.

« Older   Newer »
  Share  
Just;
view post Posted on 20/8/2016, 18:01




La fine di un pigro pomeriggio di metà Agosto filtrava attraverso le tende, illuminando la stanza del Paiolo di una luce polverosa e densa. Era lì che da poco meno di una settimana Ethan dormiva, come era solito fare da un paio di mesi ogni qual volta la luna gli chiedesse pegno. Se già stare normalmente attorno a Suzanne ed Elise in quelle condizioni era un peso sul cuore, nei giorni precedenti al plenilunio proprio non se la sentiva di imputridire l'aria della loro casa col suo umore malato. Ad Elise dicevano che papà andava in viaggio di lavoro; invece, pagata una stanza al Paiolo con i pochi soldi messi sul conto privato, Ethan andava ad attendere l'arrivo della maledizione, che sfogava nelle lande del Cairngorms Park (dove era stato in vacanza con la moglie qualche anno prima). Sapeva che per legge avrebbe dovuto andare a rintanarsi in una delle riserve disposte dal Ministero, ma sapeva anche quale era il destino di quelli come lui. Molti tra quelli che venivano mandati nelle suddette riserve finivano per entrare a far parte di un branco, passando alla società dei Lycan. Non lui. Ethan era come sospeso, incapace di rientrare nella società dei maghi, così come di sprofondare nella bestialità dei suoi simili. Per entrambi i mondi, era l'ultimo degli ultimi.

Si sistemò il colletto della veste davanti allo specchio del piccolo lavandino presente nella stanza. Si trattava di un abito leggero, il colore scuro in tono con i capelli arruffati e la barba incolta. Il giorno precedente per la prima volta in mesi si era posto il problema di rasarsi, tanto per darsi un po' di contegno, ma aveva infine deciso che non sarebbe stato necessario: il lavoro per il quale andava ad applicare non aveva bisogno di certe eleganze. Per certi versi, anzi, gli ricordava gli anni da Flagellatore, nei quali aveva assoluta libertà di essere fintantoché compiva il proprio lavoro. Dandosi un'ultima squadrata da capo a piedi, sospirò, appannando di condensa il vetro. Aveva bisogno di quel lavoro. Aveva bisogno di una scusa per allontanarsi, per passare del tempo da solo. Il petto gli si strinse in una morsa al pensiero di Elise e Suzanne, la sua famiglia... ma la sua presenza con loro significava una vita anomala, in costante pericolo. Non poteva condannarle a questo.
Erano le sei in punto quando scese le cigolanti scale di legno della locanda per ritrovarsi in mezzo alla sala da pranzo. Un paio di avventori si impegnavano in una cena anticipata, o un pranzo in tremendo ritardo, mentre il proprietario, Tom, non si vedeva da nessuna parte. Che fosse nel retrobottega? Ad ogni modo, si era già accordato come di dovere anche con lui, e l'ora era quella: i suoi esaminandi non potevano aspettare per sempre, date le circostanze. Si avvicinò così al camino, in una mano la bacchetta, nell'altra il sacchetto di Polvere Volante acquistato quella mattina a Diagon Alley. "Incendio"; una piccola fiammella scaturì dalla punta della bacchetta, andando debolmente ad attecchire sulle poche ceneri rimaste nel camino. Un pugno di polvere bastò a rendere le saettanti lingue del blu desiderato. "Verso l'ufficio del professor..." Inspirò, percependo distrattamente un vago odore di zuppa di fagioli, probabilmente la cena di uno dei clienti alle sue spalle. "...Ignotus Albus Peverell." Reinfilò sacchetta e bacchetta in tasca e abbassò il capo, infilandosi nelle fiamme azzurrine che immediatamente divamparono attorno al suo corpo. Per un paio di secondi l'unica cosa che potì percepire furono fumo e cenere, finché con una nuova fiammata non fu giunto a destinazione.
Si scrollò rapidamente la cenere dalle maniche, e con un passo fu nell'ufficio. Si trattava di una stanza particolarmente luminosa, inondata di una luce calda proveniente dalle larghe finestre sul muro opposto a quello dal quale era apparso. Ogni altro muro, eccezion fatta per il camino e per le due larghe porte che conducevano agli altri ambienti del castello, era coperto da una serie di librerie contenenti il più gran numero di libri che Ethan avesse mai potuto osservare all'infuori di una biblioteca. Nell'aria, un forte odore fruttato (the?), misto alla polvere dei libri. Ci mise un attimo per individuare la peraltro enorme scrivania e, seduto dietro di essa, il suo possibile datore: un mago anziano, dai lineamenti distinti, che emanava un'aura di spontanea autorevolezza e istintivo rispetto; nonostante al momento apparisse impegnato nella lettura di un quotidiano, poteva contare che avesse notato il suo arrivo. "Buonasera, Ethan Carter," annunciò facendo qualche passo avanti, così da trovarsi di fronte all'uomo; "sono qui per il colloquio lavorativo." Dirlo era pura formalità: era stato proprio il professore a comunicargli l'ora nella quale avrebbe trovato il camino aperto. Ma gli anni di lavoro d'ufficio erano bastati a fargli comprendere come certi rituali sociali, per quanto sovrabbondanti, fossero pur necessari. Si rese improvvisamente conto di essere tremendamente nervoso, malgrado tutto.
Certe cose non cambiano mai.


Edited by Emily Rose. - 20/8/2016, 19:05
 
Top
view post Posted on 20/8/2016, 23:50
Avatar

Scopro Talenti, Risolvo Problemi

Group:
Preside
Posts:
11,786
Location:
Arda

Status:



... no rush towards Brexit. Theresa May says...

Era un sereno pomeriggio di metà o fine Agosto.
Metà per i più pessimisti, fine per gli ottimisti.
A ragion veduta poco cambiava, giorno e pomeriggio si sarebbero continuati a dimostrare i medesimi per almeno altre sei ore, forse sette. E non c'era trucco contabile che potesse soccorrerli, ma con un minimo d'inventiva tutto diveniva possibile. Era stata una bella giornata, la mattina a passeggio per le Highlands, ancora più a Nord. Tornare a casa era un sentimento in grado di travalicare lo spazio, e il tempo. Qualcosa di tanto illogico, quanto inspiegabile, che affascinava scrittori e poeti da almeno tremila anni. E Glamis era da sempre il Paradiso Terrestre, non avrebbe potuto sperare in meglio. Vi tornava regolarmente ogni estate in cerca di un segno, qualcosa che tardava a manifestarsi, che probabilmente mai si sarebbe verificato, ma tanto valeva provare. Dire di avervi provato aveva da sempre un che di rassicurante, e il rimorso di non averlo fatto l'avrebbe probabilmente ucciso.
Aveva poi contribuito una fitta agenda a ritrascinarlo via, nella vita quotidiana, lontano, quasi naufrago di se stesso. Prima Londra, la caotica Londra, crocevia di mille Storie. Poi nuovamente Hogwarts. Era anche quello un ritorno. Ma diverso. Hogwarts non c'era sempre stata... O forse sì? Poteva qualcuno esserci, pur non essendoci? Il Giappone gli mancava? Non era tornato là, sarebbe stato troppo, e se la tentazione di trattendersi fosse stata più forte del previsto cos'avrebbe fatto? Sino a quando erano scelte libere, e quando iniziavano quelle obbligate? Erano già iniziate? Riconciliare quelle serie di dicotomie che sempre l'avevano tirato per il mantello era sempre più complicato, senza che altro dovesse frapporsi sgomitando. Cosa ne sarebbe stato dell'equilibrio? Come trovare la quadratura? E se...
Il primo rintocco del pendolo parve ritrascinarlo improvvisamente tra quelle quattro polverose mura.
Il secondo funse da conferma a che non potesse certo essere andato da nessuna parte.
Il terzo gli schiarì la vista su quella che era la terza pagina di un qualche giornale.
Il quarto gli mise tra le mani la terza pagina dell'edizione serale del Times.
Il quinto contribuì a riprendere il filo dell'articolo, là dove l'aveva lasciato.
Il sesto non lo sentì mai.
Le fiamme del caminetto che si ridestavano da un placido torpore, come un drago improvvisamente turbato da un lungo sonno, tuonando. Un gatto che schizzava non visto in diagonale lungo il tappeto persiano, infilando la prima porta socchiusa. Un volatile dal manto dorato e cremisi che dal suo trespolo guardava in tralice un nuovo inaspettato ospite, così diverso dai consueti studenti. E lui. L'ospite stesso. Un uomo, lontano dai fasti della gioventù, almeno quelli conosciuti dal Castello, ma non ancora attempato a sufficienza da destare particolari simpatie nello spettatore medio. Vivevano in tempi difficili, il sospetto era di casa, anche dove meno te l'aspettavi. E in quel caso, al netto di tutto, lo attendeva. Fossero stati molto più a sud, oltre il Canale, ed a est, tra le Alpi, nella patria degli orologi non l'avrebbero considerato in orario. Il pendolo perdeva sistematicamente una frazione di secondo ogni ora, e non poteva certo trascorrere l'esistenza a purgarsi per quella perdita. Erano sicuramente già passate le 18, da forse tre minuti. Ma cosa importava? Erano inglesi.
L'ospite era come se l'aspettava.
Nè più, nè meno.
Si erano sentiti per concordare l'ora, e il giorno, e tutto era finito lì.
Non si aspettava un pianista, e si compiacque dell'intuito, richiudendo il giornale. Quella che seguì fu una lunga occhiata, asettica, chirurgica. Con chi aveva veramente a che fare? Il curriculum l'aveva già letto, giaceva da qualche parte ingiallito in una delle due pigne accuratamente impilate di pergamene sulla scrivania. Ne era già sommerso, e non erano ancora iniziate le lezioni. Quasi il sogno di chiunque? Che si autoriproducessero nel corso della notte? Che si svistassero per dispetto? Che si disiscrivessero per ripicca? Il cosa ne trasse non è comunque dato saperlo. Poi la spiegazione, scontata, ma pur sempre necessaria dell'uomo.
Un sorriso, una pesante poltrona che si scostava all'indietro, il frusciare di una lunga veste viola toccare il soffice tappeto.
Era poco più basso dell'ospite, al quale tese una mano, indicando prima le poltrone davanti la scrivania, e poi offrendola per quella che con ogni probabilità sarebbe seguita: una stretta. Inutile, ma necessario? Un rituale ormai privo di alcun valore? Forse, ma forse anche no. Difficile dirlo, e pericoloso domandarlo a uno storico. Sarebbe sicuramente seguito molto altro.


Ignotus Albus Peverell, buonasera a lei Mr. Carter.
Prego, si accomodi dove preferisce, la attendevo.


Perchè tutto rimanesse com'era sempre stato, era necessario che tutto cambiasse.
Certe cose non sarebbero cambiate, mai.
La Storia era ricominciata.

 
Top
Just;
view post Posted on 21/8/2016, 16:13




Così come il cane introdotto nella nuova casa dà prima di tutto una veloce occhiata attorno, a sincerarsi che non ci siano pericoli immediati, e passa poi ad analizzare con più cura i dettagli, così Ethan poté meglio concentrarsi sui numerosi particolari di quell'ambiente una volta che i suoi nuovi istinti furono messi a tacere. Nel corso dei tre passi che fece per porsi dinanzi alla scrivania i suoi occhi saettarono, famelici, sull'ambiente attorno alla scrivania: notò il leggio, che non degnò di uno sguardo di troppo, e un grazioso trespolo, con su quello che a primo acchito aveva creduto un variopinto impagliato, e che ora gli si rivelava in tutta la sua incredibilità. Concesse forse alla fenice troppo tempo, un istante in più di quanto concesso, e dovette accorgersi della sua maleducazione perché subito riportò gli occhi all'anziano mago dietro alla scrivania. Giusto in quel momento lo stregone si stava alzando, il foglio di giornale che prima leggeva ora riposto sulla scrivania, la mano che si protendeva in un altro rituale d'accoglienza. Ethan fu rapido a rispondere, così da non lasciare la rugosa mano a pendere nel vuoto: la stretta fu solida, sicura, come un nodo ben stretto; contemporaneamente, la presentazione dell'altro, a togliere ogni minimo dubbio che fosse rimasto. Si erano riconosciuti, l'uno era uno e l'altro era altro, tutto come previsto. Ora?
Accettò con un "Grazie" l'invito a sedersi e, scostata di poco la sedia che gli parve meglio diretta verso il viso del suo interlocutore, procedette ad appoggiarsi lentamente ad essa, le mani a reggere il suo peso sui braccioli. Il perché di tanta cautela si rivelò rapidamente: un attimo prima che il suo bacino si adagiasse sul tessuto viola una serie di fitte profonde fino alle ossa gli attraversò la schiena, percorrendo i sentieri tracciati dalle cicatrici e costringendolo a una sottile smorfia, che fu rapido ad occultare. Durò un istante, poi tutto come prima, l'uomo aggiustò la sua seduta, i rituali erano finiti. Involontariamente l'occhio saettò - solo un altro istante! - verso il magnifico uccello, che ricambiò con sguardo severo. Avrebbe preferito che il professore non lo notasse, ma se anche, non poteva biasimarlo: con tutti i suoi studi e gli anni di esperienza, era la prima volta che vedeva una Fenice dal vivo; appurato che proprio di una Fenice si trattasse, l'innato rispetto per il mago che aveva davanti non poté che aumentare; mai quelle rare creature legavano, se non con un umano che avesse dato ampia prova di purezza d'animo e merito. Ma erano ora i propri, di meriti, che avrebbe dovuto far valere. Il come era il problema principale, ma ve n'era un altro, più subdolo e immediato: chi avrebbe parlato adesso? La mente sovraeccitata lavorava, instancabile, cercando nella memoria le immagini del suo primo e unico colloquio. In tale occasione, dopo essersi accomodati, non aveva forse preso parola il suo datore? L'allor capo dell'ufficio Flagellatori, Edmund Pollock? Non riusciva a convincersene. E tuttavia gli istanti correvano, parole erano necessarie, ma quali? Per la prima volta in anni, si sentì come un bambino, e ricordò i pranzi al tavolo genitoriale; anche allora, in certi momenti, nessuno parlava. Ma non era certo colpa sua. E del resto, cosa avrebbe dovuto dire? La sua richiesta d'assunzione l'aveva fatta a tempo debito, non appena aveva saputo che l'ex guardacaccia non avrebbe potuto lavorare per quell'anno, e nel suo curriculum c'era tutto quello che si doveva sapere su di lui, meno una cosa. Incerto come una scolaretta, si limitò a guardare l'altro, le mani conserte sulle cosce, cercando di assumere una posa e un'espressione consona. No, non era lui che faceva le domande, lì dentro.
 
Top
view post Posted on 21/8/2016, 21:53
Avatar

Scopro Talenti, Risolvo Problemi

Group:
Preside
Posts:
11,786
Location:
Arda

Status:



Tre passi.
Era tanta e tale la distanza siderale che li separava, decisamente meno dei sette che qualunque studente avrebbe dovuto percorrere. O addirittura qualunque collega, molti meno di quanti ne avrebbe percorsi un qualunque elfo domestico che si fosse spinto sin lì dalle cucine. Lui era già lì, a metà strada, oltre la rassicurante e remota possibilità di un Avanti negato, un altro rituale che si era spento ancora prima nascere nel corso di quello strano incontro. Eppure mentre già avanzava, ed era inconsciamente soggetto di una vivisezione quasi vergognosa un urlo angosciato gli risaliva dal ventre. 'Giù da lì, per la mor del cielo!' Quanti anni aveva quel tappeto che tanto orgogliosamente si pavoneggiava ogni volta? E a differenza del solito, quella volta, per dove erano passati gli stivali dell'ospite? Di cosa si erano macchiati in tempi non sospetti? Da dove arrivava? Un aspirante Guardiacaccia come poteva trascorrere divertenendosi il tempo libero? Dov'era stato quella mattina? E subito dopo? Di cosa si alimentava in prevalenza? Avrebbe dovuto averlo come collega per almeno tre pasti al giorno, per almeno un anno, anche quelli erano dettagli che potevano contare. Cos'era? Paura? Timore? Avversione? Ribrezzo? Erano così diversi. Eppure... quanto si celava tra le poche righe della missiva dell'uomo? E se ne vergognò. S vergognò di quell'umana pochezza.
Giunse attesa, ma inaspettata la mano, seguì la stretta.
Un nodo indelebile. Era anche quello un contratto magico, in Potenza. Tutt'altra questione, ed erano lì per determinarlo, se sarebbe diventato Atto. Una stretta solida, sicura, aoristica, e istantanea, seguita immediatamente da una nuova presa, questa volta di distanze. La restaurazione di una sfera personale che che quell'atto deliberato e formale aveva messo in contatto con quella dell'altro. Eppure, quell'anelito di metodica irrefrenabile curiosità era ancora lì, impossibile da scacciare. Ed era l'ignoranza il propulsore di quella strana, e inedita reazione. Non poteva essere poi molto diverso da domestici e giardinieri che tutelavano la bellezza di Glamis, non poteva essere poi così distante dall'ex Guardiacaccia. In fondo, chiunque fosse andato con il ricoprire quel ruolo, doveva rispondere all'archetipo platonico del Guardiacaccia stesso? Se ne poteva uscire? Era una trappola?
Mentre prendevano posto, lo sguardo cadde a sinistra, Minerva era lì.
Non era il solo a essere interessato, incuriosito, da quell'anomalia. E se fossero stati in tre? Possibile? Era qualcosa di cui avrebbero dovuto tener conto, o forse era altro a prevalere? Quanto era veramente differente la situazione dall'abituale contesto? Non più di quel tanto, e con ogni probabilità molto di meno di quanto non sembrasse. Se l'ospite si era fatto avanti, e aveva risposto all'annuncio, con ogni evidenza qualcosa la voleva, e sapevano entrambi cosa. Il che era un'ulteriore passo in avanti rispetto al quotidiano dilemma. Ma anzitutto quel 'grazie' esigeva una risposta, l'iniziativa era sua. Era il padrone di casa. Come avrebbe preso un ospite che avesse iniziato a pontificare, senza nemmeno esser stato interpellato? Per quanto era scontato, e dovuto, che presto o tardi qualcosa dicesse, ancora una volta fu il potere di un rodato cerimoniale, che non poteva essere spezzato, a prevalere.


Sa, è una fortuna che l'ultima parola debba essere la mia.
Minerva è un giudice adamantino, più tremendo di Minosse stesso.


Sorrise, accennando con la testa a sinistra, in direzione del trespolo, e del suo inquilino.
Passare quell'esame sarebbe stato di gran lunga più sfiancante. Guadagnarsi il rispetto di una fenice quanto era semplice? Ma almeno in tale occasione molto poteva essere fatto. Quanto avrebbe compreso della natura dell'ospite, Minerva? E quanto l'avrebbe realmente apprezzato?


A ogni buon conto la ringrazio di essere venuto, Mr. Carter.
Cosa le posso offrire, prima di chiederle di parlarmi un po' di sè?
Magari un The, o forse del succo di zucca?
Lo trovo decisamente più istruttivo, che altro.


Accennò a un immacolato servizio da The davanti a sè, blu e bianco, dalla foggia orientale. E a una serie di bottiglie di cristallo dall'aria polverosa. In fondo, quel retrogusto fruttato che aveva nel corso del tempo aromatizzato anche l'aria sembrava già da solo suggerire quale dovesse essere la linea più di frequente battuta, da oste e ospiti di riguardo, e meno. Ciò nonostante, sorniona, la domanda. Annidata, innocua, come un'anaconda pronta a colpire? O semplicemente per quello che era veramente? Procedeva con un tono soave, e pacato, melodioso, tra un rotacismo e l'altro, trascinandosi in un gorgoglio di 'ro' stiracchiate, e accenti curiosi. Ma al netto del tono, la domanda rimaneva, lì, tra loro. Una spada di damocle? Del resto, era sempre possibile leggere il curriculum che aveva ricevuto, come in realtà aveva fatto, e farla breve. Ma come i migliori documenti un curriculum sarebbe sempre stato privo di anima, che era la nota decisiva di qualunque decisione. Cos'avrebbe fatto la differenza tra un sì, e un no? Cosa doveva contare per il posto di Guardiacaccia? Qual era il quid decisivo tra un candidato, e un altro a dover essere apprezzato prima, e premiato poi? Cosa stavano veramente cercando? E come capire quando l'avessero veramente trovato? Sarebbe stato un fulmine del Sommo, a piovere dal cielo? O era pretendere troppo?

 
Top
Just;
view post Posted on 22/8/2016, 20:20




La voce dell'uomo suonava limpida nell'altrimenti vuota aria della stanza, e tuttavia Ethan ebbe non pochi problemi a comprendere il complesso gergo del professore. Solo con qualche secondo di ritardo riuscì a comprendere che "l'ultima parola" alla quale si riferiva era il giudizio sull'incontro che stavano tenendo, e Minerva la Fenice, verso la quale aveva palesato il suo interesse. Quanto a Minosse, non aveva idea di chi fosse. Un nome italiano? O greco? Ricordava vagamente di averlo sentito nominare, anni addietro, forse proprio in una lezione di storia della magia; ma da anni non frequentava più quegli ambienti, la cultura non era richiesta nel suo campo. Al Ministero si accontentavano felicemente di una cordiale praticità. Non poté quindi che sorridere nervosamente, in risposta a quell'esibizione culturale ben fuori dalla sua portata, con la pressante impressione che quel colloquio stesse cominciando malissimo. Fu grato quando lo stregone riprese a parlare. "La ringrazio, ma devo rifiutare: ho preso un the appena mezz'ora fa." Una mezza verità, giustificata dal leggero nodo allo stomaco che provava in quel momento, e dal fatto che dal suo incidente non era riuscito a bere mezza tazza di the o caffè; quando portava il liquido alla bocca, il fortissimo odore lo costringeva puntualmente a starnutire. A parte quello, sebbene rifiutare l'invito non fosse stato certo cortese, non pensava che sarebbe stato propizio dimostrarsi eccessivamente a suo agio: condividere una tazza di the col professore sarebbe equivalso a mettersi sul suo stesso piano, mentre se questi non avesse bevuto con lui l'intera situazione sarebbe scivolata nel più bieco imbarazzo. Meglio mantenere tutto pulito e professionale. O forse no? L'impressione di aver appena risposto male alla prima domanda già serpeggiava tra i suoi pensieri. "Per quanto riguarda il parlare di me, temo che la annoierò: ho lavorato tutta la mia vita al Ministero, prima come membro della squadra Flagellatori, poi come capo dello stesso ufficio." Ma se era a quel colloquio, voleva dire che il suo curriculum era stato letto; e se il suo curriculum era stato letto, il professore quello già lo sapeva. "Ho studiato qui, a Hogwarts, conosco i rituali del castello. E ho un'esperienza ventennale nel gestire creature magiche potenzialmente pericolose." Non che ve ne fossero veramente, nei dintorni del castello. Tralasciando i centauri, che se rispettati tendevano a non dar particolari problemi al Ministero, gli animali più pericolosi presenti nella zona erano la cucciolata di licantropo presente nella Foresta Proibita, non più forti di un qualsiasi lupo selvatico, e decisamente meno aggressivi. Ammesso che fossero ancora in vita. "Recentemente, in seguito a un incidente, ho dovuto lasciare il mio lavoro al Ministero, e non mi rattristerei alla prospettiva di passare un po' di tempo da solo." Dell'incidente in questione, avrebbe dovuto informarlo. Non poteva non farlo, la legge parlava chiaro, ma se anche l'alternativa non fosse l'immediato licenziamento l'avrebbe fatto comunque. E non si sarebbe sorpreso se il Vicepreside si fosse rifiutato di mettere le vite dei suoi studenti in pericolo, fosse anche una volta al mese. Ma, questo lo aveva già deciso prima di partire, glielo avrebbe detto alla fine. Voleva sapere se il guadagnare o meno quel posto dipendeva dalla sua maledizione, o meno. "Ho visto che il castello ha bisogno di un guardacaccia; con la mia esperienza, penso di poter fare quel lavoro meglio di molti altri. Ed eccomi qua." L'ultima frase fu accompagnata da un eloquente gesto della mano, aperta verso l'alto, in direzione della scrivania. Non c'era molto altro da aggiungere, a meno che il professore non volesse sapere come stava la sua famiglia, che tipo di musica ascoltasse, o se avesse recentemente contratto malattie capaci di trasformarlo in una bestia assassina e pronta a sbranare il primo studente che si fosse trovata davanti. Ma di nuovo: a quello ci sarebbero arrivati.









Edited by Just; - 23/8/2016, 01:50
 
Top
view post Posted on 23/8/2016, 23:15
Avatar

Scopro Talenti, Risolvo Problemi

Group:
Preside
Posts:
11,786
Location:
Arda

Status:



Su quali binari sarebbe viaggiata la conversazione?
Era forse quella la principale domanda che ci si doveva porre.
Ed era a quello cui stava già da qualche minuto cercando di dare risposta.
Un colloquio per sua stessa definizione sarebbe dovuto essere un momento di grande e aperto dialogo, certo, dovevano verificarsi tutta una serie di sempre più rare coincidenze, quali l'incontro di due persone mediamente intelligenti, e sufficientemente ciarliere, o bisognose di farlo, da dar vita a un minimo di qualcosa, ma non si poteva che rimanere ottimisti almeno di quello. Se la seconda era certamente una condizione soddisfatta, già sulla prima i più pessimisti avrebbero potuto avanzare dei dubbi, non c'erano garanzie. Eppure... con un minimo di consenso, e qualche saltuario incoraggiamento il Vecchio erano anni che aveva maturato una rara esperienza in soliloqui e monologhi, che conduceva con tanta impareggiabile maestria, quanta pacata indifferenza. Amava parlare, e l'aveva sempre fatto, e con il tempo doveva anche essersi abituato al suono della sua voce. Quando fosse scattata la scintilla dell'amore non era dato saperlo, e forse era ormai un anniversario dimenticato, ma quella relazione perdurava nel corso del tempo, scavallando anni e lustri con innocente fanciullezza, quasi ad ogni nuova annata volesse inaugurare una nuova stagione dell'animo. Ampi e coinvolgenti gesti, una gesticolazione fitta ed esplicativa, ora l'indice altero ammonitore, ora attento alfiere dell'inaspettato.
Nulla di nuovo, solo un'altra scena.
E da consumato attore accolse leggero il primo diniego dell'ospite.
Un inglese che si rispetti non avrebbe certamente rifiutato una tazza di The.
Quello era poco ma sicuro, da dove razza veniva? Sarà poi stato vero che avesse già bevuto? Non potevano averlo certo raggiunto a Londra le malelingue, quello lo escludeva categoricamente. Il resto era effettivamente tutto possibile. Ma in fondo, che importava? Non si sarebbe certo fatto mancare un The, o passar la voglia per un'inezia del genere, no? Come avrebbe potuto? La sola possibilità avrebbe gettato nel panico il più spavaldo degli allibratori, sino a quasi mettere in ginocchio la stabilità finanziaria del Paese stesso. Un tacito assenso, 'che passasse il The mancato', sembrò sbuffare l'indice destro, mentre la mano si posava sul gomito opposto, cercando un estremo della corta mantella sulle spalle. E poi? Ah, sì! Era un flagellatore, un ministeriale, certo, ma quello già lo sapeva. Accolse con un nuovo cenno del capo Hogwarts, e gli studi. Sapeva anche quello in fondo, come che cercassero un Guardiacaccia. Non aveva scritto di suo pugno al Profeta, ma di qualcosa l'avevano pur informato. Per quanto esser parte della tappezzeria iniziasse a solleticargli l'immaginazione, come quell'altro disastro umano del Custode. Quello doveva essere schiaffato ad Azkabam, in fretta, e serbava qualche utile consiglio sul dove riporne la chiave.
Come se il contrabbando di... potesse... Ma ehi!


Sì, la seguo perfettamente, ma ammetto che già lo sapessi.
Le confesserò che non avrei battuto ciglio se anche fosse uscito da Durmstrang, meglio qualcuno che abbia visto una Creatura magica ma di Durmstrang, che non uno di Hogwarts, ma che non sia mai uscito dalla biblioteca, non trova? In fondo di creature stiamo pur parlando, non di altro. Ma quello che volevo sapere era questo sì altro. Perchè o per come avesse deciso di finire tra i Flagellatori, ad esempio. Quali motivazioni la spinsero ad occuparsi di Creature magiche. Se ritiene di essere stato istruito adeguatamente dalla sua Scuola, a fronte di cosa è andato poi a fare in seguito. Quali sono i suoi hobby. Capisce? Per quanto sia un noto bibliofilo, spesso è anche bene conoscere le persone, lo riconosco, e non c'è modo migliore che lasciare che si presentino. Ovviamente lei potrebbe in tutta tranquillità non voler rispondere, e selezionare l'uno e l'altro argomento, ma sono altrettanto certo che per chi sappia leggere, quasi tutto sia già scritto. In maniera... diversa, se vuole.
Chi è lei, Mr. Carter, se preferisce?


Pacato, come saltellando tra una piola e l'altra, terminò.
Aveva un senso il discorso, e ormai aveva reso noto il piano.
L'ospite era messo nella migliore delle posizioni per molti versi.
I più maliziosi avrebbero aggiunto anche nella peggiore, ma non sembrava averlo considerato, dalla serena sicurezza che lasciava trasparire, o l'aveva abilmente nascosto dietro un ipocrito perbenismo di facciata. Certo, tutto poteva essere, ma che senso avrebbe avuto? Perchè qualcosa doveva pur averne di senso. Ed erano lì con un obiettivo, piuttosto preciso.


Credo comunque che prenderò un The, sì.
Due di zucchero, e una fetta di limone.
E ricordi, l'importante è esser chiari!


Se inizialmente parve assorto, quasi conversando con una terza persona.
Concluse all'attenzione dell'ospite, annuendo con fare saputo.
E la risposta non tardò ad arrivare. Il servizio di porcellana bianca, e celeste, parve prendere vita alla richiesta del Mago, come se non fosse in attesa che di quello, la panciuta teiera sbuffando iniziò a riempire una tazza, che svolazzando in piena stabilità raggiunse il Mago, adagiandosi di fronte con delicatezza. Era intanto iniziato il turno della zuccheriera, che trotterellando fuori dal vassoio, e mulinando a scimitarra il cucchiaino, sembrava risoluta a voler assolvere, sin troppo in fondo, al suo compito, inseguendo una troppo precipitosa tazza. Zelante la zuccheriera, precipitosa la tazza, sfiancato il piattino, sonnolento un paio di pinzette da limone che veleggiavano alla volta di quella che sarebbe probabilmente stata una grande bolgia.


 
Top
Just;
view post Posted on 24/8/2016, 16:53




Fu grato che il professore non avesse battuto ciglio al suo diniego, così come fu grato per l'attenzione immediatamente prestata al suo discorso. Qualche cenno, per incoraggiarlo a continuare, l'aria vagamente interessata e pensosa. Non gli dispiaceva parlare con quell'uomo. Il problema, si rese conto, era ascoltarlo: e non tanto per qualche difetto di pronuncia, ma per la parlantina straordinariamente complessa. Le frasi del professore si succedevano quasi si rincorressero nel suo cervello per uscire, indagatorie, sagaci, talvolta criptiche. Cosa era già scritto? E come? Gli era appena stato dato di analfabeta? Trattenne il fiato per qualche istante, cercando di mantenere nella memoria ciascuna delle domande e, contemporaneamente, tentando di trovar loro risposta; un compito non esattamente facile. Specie se una delle domande in questione era "chi è lei". Ethan Carter, quarantaseienne disoccupato, ex impiegato ministeriale, con moglie e figlia e un recentissimo problema con la licantropia, non aveva mai perso tempo nell'esistenzialismo. Provava rispetto per i filosofi e per il loro latinorum, ma non era mai stato un tipo da prodezze culturali; la sua era la cultura terra terra propria delle persone dotate di grande senso della praticità, e nient'altro. Ma non era certo quello il momento per fare scena muta: si doveva inventare qualcosa. "Sono un uomo come altri, professore." Non era la risposta migliore, ma in fondo era la verità. Non aveva la presunzione di essere chissà chi, non aveva mai provato a "distinguersi dalla massa". Aveva sempre cercato una vita normale e, da quarantacinque anni a quella parte, ce l'aveva fatta. Ma una risposta del genere non sarebbe bastata, doveva aggiungere qualcosa che gli permettesse di guadagnarsi il lavoro, tirare acqua al suo mulino. Una verità e basta non andava mai bene, una verità e qualche insignificanza erano sempre più che sufficienti. "In quanto alla mia professione... sono sempre stato portato per lo studio delle creature magiche. Mi affascinavano, benché non pensassi di poter trovare un lavoro specializzandomi nella materia. Quando uscii da Hogwarts volevo fare l'Auror, o il giocatore professionista di Quidditch. Ero una testa calda, al tempo." Era difficile che pensasse al suo passato, e quando lo faceva, spesso avvertiva una certa sensazione di disagio nel petto. Non gli piaceva ricordare come si era comportato in determinate occasioni, ma del resto quel tempo era completamente sparito. Gli amici di allora erano diventati conoscenze, poi sconosciuti, e lui era cambiato fino a potersi dire una persona per bene. A volte si chiedeva come avesse fatto Suzanne ad innamorarsi di lui, allora. "Il tempo passava e ancora ero sulle spalle dei miei genitori, il ministero cercava Domatori, e mi presero. Ma si trattava perlopiù di assistere il trasporto di draghi, stare di posta allo zoo magico di Londra, e io volevo un mestiere in cui ci fosse dell'azione. Così passai all'ufficio Flagellatori." E questo era quanto, davvero. Sentiva spesso parlare di persone che nella loro vita avevano perseguito un'unica aspirazione, arrivando ad avere il lavoro che avevano sempre desiderato; non era il suo caso. Era arrivato a fare il Flagellatore per mera convenienza, si era trovato bene, aveva continuato fino ad allora senza farsi troppe domande, ed eccolo lì. Nessuna storia eroica da raccontare, nessun grande mago oscuro catturato, nessuna parata miracolosa alla finale dei mondiali di quidditch. Un uomo qualunque. Ma gli andava bene così: nel tempo le sue priorità erano cambiate, la voglia di farsi ammazzare decisamente diminuita. Se in quegli ultimi anni aveva voluto tornare sul campo, come Flagellatore, era solo perché detestava il lavoro d'ufficio. "Per quanto riguarda l'istruzione da me ricevuta in questa scuola, non posso lamentarmi, ma l'ha detto lei stesso: non bastano tutti i libri del mondo quando ti trovi faccia a faccia con un Demiguise inferocito, e devi scansare pugni invisibili da ogni lato. L'accademia non fa male, ma l'esperienza sul campo è decisiva." L'esempio del Demiguise non arrivava a caso. Qualche anno prima, al tempo era già capoufficio, un circo itinerante aveva fatto tappa ad Hogwarts, dove alcune delle sue creature erano scappate di mano. Tra esse, proprio un Demiguise, che aveva dato del filo da torcere ai suoi uomini. Tornando al colloquio, c'era ancora una domanda che doveva affrontare: i suoi hobby. Aveva degli hobby? Nel poco tempo libero che aveva tra casa e ufficio dormiva, o fumava la pipa, o guidava la sua macchina da qualche parte per fare commissioni. Era forse quell'ultimo un hobby? Non poteva certo dire che non gli piacesse stare al volante della vecchia Volkswagen, aveva un che di rilassante. Ma ad affermare qualcosa del genere nel mondo magico non si poteva mai essere sicuri: il professore certamente non era un babbanofobo, a giudicare dal quotidiano decisamente non magico che stava leggendo fino a un secondo prima che Ethan entrasse, ma non poteva rischiare di perdere quel lavoro ancora prima di ottenerlo. Avrebbe potuto divergere, far finta di aver dimenticato la domanda nella pila di punti interrogativi lanciatagli dallo stregone, ma sarebbe parso assai stupido considerando che l'uomo stesso aveva menzionato la possibilità che lo facesse. No, quella non era un'opzione. Non poteva semplicemente dire una mezza verità? In fondo, era sempre meglio di una mezza bugia. "E... i miei hobby... beh, negli ultimi anni non ho avuto troppo tempo per me stesso. Ma mi piacerebbe creare qualcosa, magari dedicarmi alla pittura... o all'intagliare il legno..." Arrancò tra una parola e l'altra, cercando di non sembrare un completo idiota, ma nel complesso poteva dire di aver appena segnato uno splendido autogoal. Decise, per il momento, di chiudere la bocca e non dire altro, per non aggravare la situazione. In che razza di colloquio lavorativo avrebbero chiesto dei suoi hobby?
 
Top
view post Posted on 25/8/2016, 22:45
Avatar

Scopro Talenti, Risolvo Problemi

Group:
Preside
Posts:
11,786
Location:
Arda

Status:



Un uomo.
Come altri.
Come molti altri?
In fondo era stata una risposta onesta, gliene andava dato atto.
Essere onesti sino a che punto poteva essere considerato un merito?
Lo era? In un modo di buffoni e menzogneri, l'onesto era probabilmente il più idiota tra gli idioti, era vero. Eppure era troppo vecchio per cadere in quel gioco, faceva le cose alla sua maniera da più di un'era geologica, e avrebbe continuato a farlo. Non sopportava le menzogne, avevano sempre avuto un asfissiante olezzo, percepibile a miglia e miglia di distanza. Da insofferente che era, ne era diventato un abile cacciatore. C'era poi la questione lunga e annosa dell'elusione. Eludere, omettere, ed evadere erano essi stessi pari al mentire? Per certi versi no, erano un modo più onesto, alternativo, di levarsi d'impiccio, in fondo sino a che punto si doveva essere disposti a rivelarsi e raccontarsi con il resto del mondo? E soprattutto perchè? Allo stesso tempo erano una chiara menzogna, un'omissione volontaria nasceva proprio per evitare di rispondere a quella domanda che avrebbe altrimenti determinato la menzogna stessa: se non era quello mentire, veramente poco ci mancava. Fossero o non fossero in un caso del genere non era dato saperlo, e in apparenza il Vecchio accoglieva con quello un attempato commentatore avrebbe classificato sine dubio come semplice e puro entusiasmo. Annuiva, invitava quello che era pur sempre un giovane ospite a proseguire, a non fermarsi. Che Minerva fosse anch'essa dello stesso avviso non era dato sapere nemmeno quello, dopo l'iniziale interesse, era tornata ad assopirsi, immobile sul suo trespolo. Come Auror non l'avrebbe certamente visto, se anche si fosse presentato come tale sarebbe rimasto largamente scettico, ma probabilmente non sarebbe stato nemmeno educato farglielo presente. Aveva l'aria del domatore? Tutti nascevano con una naturale predisposizione a fare qualcosa, qualcuno aveva anche la possibilità di scegliere cosa, altri non avrebbero dovuta averla per il bene di tutti, ma quella era un'altra Storia. Qual era stata la sua? Doveva ancora venire? Era quella? Come determinarlo?
Tutto si riduceva quindi a una faccenda di sola teoria, e pratica?
Perchè avrebbe dovuto scegliere lui, piuttosto che un altro?
Mentre girava pensieroso il cucchiaino in quella tazza di The, ascoltava la voce dell'ospite spegnersi, l'ultimo fonema venire lentamente assorbito dall'aroma di pergamena, e agrumi.
Ahm... sì, e ora?


Immagino una risposta più onesta di molte altre.
Ottimo, la domanda logica seguente dovrebbe essere: perchè lei?
E le posso assicurare non essere così scontata.
Quali crede che siano i compiti di un Guardiacaccia?
Se ci riflette un attimo, non è detto che la risposta sia una sola.


Sorrise, implacabile in quella che sembrava un'operazione collaudata.
Prendere il The, fare domande, sorridere e annuire il giusto, e ricominciare.
Faceva tutto parte del piano? Era solo un ripetersi stanco, un cerimoniale?
O c'era altro, che trascendesse, che si spingesse oltre?
Tutto era tornato alla normalità, da ultima la zuccheriera che saltellando aveva infine riguadagnato il suo piedistallo. Tintinnando, l'argento sulla ceramica, parvero sancire l'inizio di quella che poteva essere una nuova fase? Un nuovo intaglio, un idillio. Ma dov'era Pan? Sarebbe arrivato?

 
Top
Just;
view post Posted on 28/8/2016, 19:16




Fu costretto ad attendere che ogni pezzo del servizio da the si fosse rimesso al suo posto, tra il tintinnare e il cozzare, prima di poter cominciare a parlare. Il vecchio stregone sembrava aver apprezzato la sua sincerità, e del resto non aveva mentito, ma ecco che appena scansato un ostacolo se ne presentava un altro: una nuova domanda, ancor più diretta delle altre, come un affondo alla difesa di un cavaliere non troppo esperto. Perché lui? Sentiva di aver già risposto a quel quesito; non aveva forse cominciato la discussione proprio elencando i suoi punti di forza, l'esperienza sul campo, e... c'era altro? Beh, l'esperienza sul campo era già qualcosa. In verità, gli sembrava che il suo ospite fosse estremamente scettico nei suoi confronti. Magari aveva già deciso che quel posto non sarebbe stato suo, e ora cercava di metterlo in difficoltà per il solo scopo di darsi una ragione per mandarlo via? Si concesse un attimo di pausa, dietro alla richiesta di "rifletterci un attimo", anche se già sapeva cosa voleva dire. Si aspettava quella seconda domanda; e magari, come in un test a due quesiti, poteva compensare alla confusione della prima risposta con la pienezza della seconda. "Come lei sa, ho studiato proprio qui; e per quanto, sinceramente, non abbia mai degnato di troppa attenzione l'allora guardacaccia - sicuramente è un mestiere i cui meriti vengono spesso sottovalutati - ho avuto modo di notare una certa affinità di intenti tra il suo lavoro e quello, all'interno del castello, del guardiano." Un incipit sicuramente interessante. Anche troppo? Se il suo ascoltatore avesse notato in quelle parole una certa mancanza di spontaneità, e una ricercatezza che prima l'esaminato non aveva dimostrato, non sarebbe stato in errore. Fortunatamente, poteva solo intuire la quantità di volte che Ethan aveva ripetuto quello stesso discorso davanti allo specchio della sua camera. Ma non lo si poteva accusare di falsità: dopotutto era acqua della sua fonte, benché grandemente rimestata. "Il guardiano si preoccupa della sicurezza degli studenti all'interno del castello, oltre che del castello stesso. Il guardacaccia, della sicurezza degli studenti al di fuori del castello, e di ogni luogo che si trovi tra le mura e le porte della scuola." Un buon collegamento, ne era certo, e un'altrettanto buona sintesi. Appoggiate le braccia ai braccioli della poltrona, si spostò leggermente, il busto ora tendente verso lo stregone. "Il più essenziale dei suoi compiti è, a mio parere, evitare proprio che gli studenti entrino in contatto con i pericoli della Foresta Proibita. Per la loro sicurezza... e quella dei pericoli." Gli veniva in mente una storia, letta sul libro di testo di Cura delle Creature Magiche, di un certo bambinetto tedesco che aveva ucciso a padellate una qualche creatura, forse un Erkling. "Poi, ovviamente, c'è la cura del giardino, dell'orto delle zucche, degli abeti da utilizzare per le festività natalizie..." Un gesto eloquente della mano, come a dire "ma il più è già detto". Probabilmente si trattava di un mestiere ancora più vario di quanto potesse immaginare, ma se fosse stato ad elencare ogni compito, non lo avrebbero assunto per l'inizio dell'anno scolastico. "Probabilmente ho dimenticato delle cose, ma penso che il punto focale sia, appunto, la prima cosa che ho detto. Per rispondere alla sua prima domanda, perché proprio io... Perché ho molta più esperienza di altri nella cura delle creature magiche, e un G.U.F.O. in Erbologia che mi aiuti con le altre incombenze. Sono abituato a lavorare, ma non tanto da renderla una cosa banale. Non sono più giovane, quindi non rischiate di perdermi perché altre incombenze più entusiasmanti mi chiamano. E la mia condizione attuale richiede che io viva quanto più possibile in isolazione." Un paio di affermazioni imbarazzanti, tra presunta vecchiaia e accenni alla malattia della quale presto o tardi avrebbe dovuto parlare. Ma non era poi andata così male. Ora gli serviva solo una buona conclusione, qualche frase ad effetto che mettesse un punto a quel discorso. "Penso di essere fatto per questo lavoro, professore." Era vero? Non era vero. Il suo posto sarebbe stato su altri campi, ad affrontare le creature che aveva combattuto per tanti anni. Ma il fato aveva deciso diversamente, e che lo volesse o meno, quella battaglia non era più sua. Doveva cercarsene un'altra. E quella poteva essere la sua occasione.


// Chiedo scusa per il ritardo e il post schifosissimo, la coincidenza tra la risposta a questa role e la quest mi ha messo fretta per entrambe +_+, e ho finito per toppare tutte e due. //
 
Top
view post Posted on 30/8/2016, 23:05
Avatar

Scopro Talenti, Risolvo Problemi

Group:
Preside
Posts:
11,786
Location:
Arda

Status:



Un nuovo confronto.
Una nuova sfida.
Si trattava di quello?
Era sempre la stessa domanda rigirata, in altra forma, ma medesima nella sostanza? O era invece cambiato qualcosa di più che sostanziale e allora valeva la pena esporsi, ed anzi, così doveva accadere? Era troppo vecchio da dimenticare a distanza di pochi minuti le risposte alle domande precedenti, e quella era la quadratura del cerchio? Un colloquio infinito, che ciclicamente non poteva mai andare avanti, e quindi destinato a fallire? O erano semplicemente diversi possibili scorci, a un unico problema latente: perchè lui? Esisteva una risposta giusta, o una sbagliata? Quanto era relativo lo sbagliato? E il vero? Doveva ancora aspettare che la miscela si raffreddasse, colse quindi l'occasione di continuare a osservare l'ospite, dubbioso. Chissà cosa stesse pensando. E se... No, non era proprio il caso.
Sorrise. Era più elegante che non ridere.
In fondo i meriti di chi erano largamente sopravvalutati sinceramente?
Anche un Professore, a distanza forse di anni. Lo stesso spazzino. Era mai stato oggetto di una qualche ode? Eppure era lì, tutti i giorni, una costante. Altra Storia il guardiano. Su quello non poteva pioverci. Chiunque altro sarebbe stato quel tanto più intelligente da comprendere le necessità di un uomo di mondo, ormai in veneranda età. Ma in linea di principio, forse un vago scopo poteva averlo anche lui. E poi il succo della risposta. Giunse tanto atteso, quanto insperato. Certo, forse non era propriamente del tutto così, ma era sicuramente già qualcosa. Difendere, ma chi? Loro, o gli altri? E da che cosa? Perchè poi? Poteva avere un senso, certo. Ma tutto ruotava intorno a un'altra domanda, inevasa: perchè la foresta proibita? Se avessero voluto, quante probabilità vi sarebbero state di sdradicare un albero alla volta, sino all'ultimo, così da renderla una simpatica e colorata aiuola? Quanto anni erano ormai? Un migliaio, abbondante, e nessuno si era mai dato pena di proporre qualcosa del genere, e nel lungo periodo si erano infine abituati alla sua presenza addirittura. Considerandola del tutto normale, parte del paesaggio locale. Certo, priva di un qualche scopo, o di un'utilità, ma caratteristica. Un castello, un lago, un bosco, ed era fatta. Una Storia adatta a tutti, anche i più esigenti. Ma era veramente così, o era invece vero il contrario? La foresta era prosperata, forse proprio in concomitanza con la fondazione del Castello, e non poteva essere una coincidenza.
Attese paziente che ancora una volta il giovane arrivasse al punto, prima di ribattere.


Ottimo, un interessante punto di vista, credo abbia centrato il nodo della questione, anche se forse non del tutto. Vede, converrà con me che non possa essere una coincidenza l'esistenza della Scuola, e di una foresta proibita a distanza di poche centinaia di passi, no? E converrà anche che se avessimo voluto in passato, o volessimo oggi, radere al suolo sino all'ultimo cespuglio ne avremmo di gran lunga ogni mezzo. Alcuni studenti della nostra Scuola potrebbero sentire di tanto in tanto il bisogno di confrontarsi anche con ciò che è fuori da queste mura, la foresta è lì per loro. Le creature magiche, allo stesso tempo, potrebbero di tanto in tanto avvertire la necessità di confrontarsi con quanto di buono è tra queste mura, la Scuola è qui per loro, mi segue? Esiste un delicato equilibrio tra due microcosmi estremamente importanti della Magia stessa, il compito del Guardacaccia è tutelarlo. Non tutti coloro che tentano la sorte sarebbero in grado di farcela con le proprie gambe, alcuni vanno fermati per il bene loro, e degli altri. Altri invece no, serve pragmaticità e intelligenza.

Parlava con tranquillità, esponendo quella che sembrava un'ovvietà.
Un equilibrio, un filtro, un interesse superiore che andava tutelato.
Ma c'era forse anche dell'altro? Forse sì.
Non rischiavano di perderlo, non era più un fanciullino: poteva essere un vantaggio? Ci doveva essere continuità anche nella sorveglianza, o era solo quella didattica da difendere? E poi la malattia. I riferimenti erano ormai troppi, per soprassedere.
Quanto scomoda poteva essere quella domanda?
Se l'era cercata, o semplicemente era un modo come un altro di pilotare la conversazione?
Non c'era stato alcun accenno a una qualche famiglia, aveva quindi a che fare con un altro scapolo?
E che lo fosse per via di un'ingombrante malattia?
L'aria dello scrittore non l'aveva proprio.
Tanto valeva scoprirlo.


E mi dica, è scapolo per via di questa... malattia?
Lei capirà che nonostante le possa far piacere e servire un periodo di solitudine, per via di qualche problema di salute, il mio primo pensiero va all'incolumità dei miei Studenti, che non deve venir compromessa da alcuna mia decisione. Ne rispondo direttamente alla mia coscenza prima ancora che al Consiglio, e indirettamente al Ministero. Sono altresì ottimista che possa essere definitivamente aiutato, abbiamo un'abile pozionista che potrebbe risolvere il problema in un battibaleno. Saprà anche lei che chiunque cerchi aiuto ad Hogwarts, lo trova sempre.

 
Top
Just;
view post Posted on 5/9/2016, 18:29




Aveva centrato il nodo della questione? Davvero? Un successo insperato. Dopotutto era impossibile concepire per intero un concetto formulato da un'altra mente, troppi anni e troppe scelte separavano quelle due coscienze. Ma già che fossero riuscite ad accordarsi su una qualche opinione... Una prova a favore dell'antenato comune tra intellettuale e uomo di mondo? Erano sul punto di trovare l'anello mancante? Sciocchezze a parte, la faccenda si rivelò ben più delicata e complessa di quanto Ethan avesse potuto immaginare. Nemmeno un anno di profonda riflessione e concentrazione sulla faccenda gli avrebbe mai rivelato la profondità di quel... "equilibrio", così come lo stava facendo in poche parole il professore. E, allo stesso tempo, sembrava qualcosa di estremamente ovvio, quasi risaputo; ancora una volta, si sentì un ragazzino davanti all'esperienza di quello stregone.
Ma in fondo era noto che il mondo magico si mantenesse in piedi su delicate leve, come sul pinnacolo di una bilancia di fine fattura, erano parole che persino i più mondani quotidiani avevano stampato nel corso della loro esistenza. Non era quella che un'ulteriore riprova? Forse non avrebbe dovuto essere così stupito. Eppure, la sola idea che gli studenti più esperti dovessero essere lasciati libere di infrangere il secolare divieto, mettendo a rischio le loro stesse vite... Se fosse diventato Guardacaccia, lo avrebbe permesso? O meglio, la sua morale gli avrebbe permesso di permetterlo? La semplicità dei suoi pensieri non gli permetteva di dibattere la questione in tempi decenti, rischiava di mostrarsi imbambolato a fissare il nulla, e nel corso di un colloquio! Per il momento, doveva lasciar passare. Restava il fatto che lui stesso, in gioventù, aveva tentato i sentieri della Foresta per scommessa. Era incosciente, allora... "Credo di aver compreso, professore. Ma, nel caso ci dovessimo rivedere, mi piacerebbe parlarne più... a fondo." Magari gli sarebbe stato spiegato meglio chi poteva passare, e chi no. C'erano forse delle regole segrete delle quali gli studenti non erano a conoscenza? Del tipo, "gli studenti dal sesto anno possono visitare la Foresta, se ci provano"? Avrebbe dovuto immaginarlo. Fu mentre era perso in queste elucubrazioni che la domanda arrivò, inaspettata, spiazzante. "E mi dica, è scapolo per via di questa... malattia?"

Si bloccò improvvisamente, come se fosse stato colpito da una pastoia, e per qualche secondo non poté fare altro che fissare il professore. Scapolo? Malattia? "No, non..." Certamente non era scapolo. Ma, altrettanto certamente, era sicuro di non aver mai pronunciato la parola "malattia" nel corso dell'intero colloquio. Incidente, condizione... Come aveva fatto il professore a dedurre che era malato? Non poteva semplicemente esser andato a letto con la moglie del suo capoufficio? Ah, no, sapeva che era stato lui, il Capoufficio. Del Ministro, magari? No, no, Pompadour non era sposata, che sapesse. Ed era una donna. Ma... un semplice incidente? No, il professore sapeva anche che lavorava in ufficio, un qualsiasi incidente che non lo avesse lasciato demente non sarebbe bastato a determinare la fine della sua carriera. Era attraverso quel percorso di esclusioni che l'anziano stregone era arrivato all'unica conclusione possibile? La sua malattia? In ogni caso, era stato scoperto.
Era il peggior scenario possibile: il professore avrebbe potuto pensare che cercasse di tenerlo nascosto, o comunque non volesse dirglielo. Aveva un valore completamente diverso da una confessione spontanea. Era lì che poteva tracciare il confine delle sue speranze? Sarebbe tornato ad essere il sudicio Licantropo disoccupato, che stava lontano dalla sua famiglia per vergogna e dormiva in una camera del Paiolo? Si rese conto di aver trattenuto per troppo tempo il fiato, e sospirò. Tanto valeva fare un tentativo. "Avevo intenzione di dirglielo una volta terminato il colloquio, ma immagino che a questo punto non possa tirarmi indietro." Si sarebbe fidato di quelle parole? Difficile. Ma doveva agire, e presto, prima che i sospetti esplodessero come un incendio lasciato indisturbato. Si portò un pugno alla bocca, esitò, poi riprese a parlare. Ma il suo sguardo era basso sulla scrivania. "Qualche mese fa ho perso un membro della mia squadra in seguito a un incidente con un branco di Licantropi." Samuel Miller. Quel nome era tatuato sul suo onore con un marchio di fuoco. A volte ancora sognava la foresta, il suo corpo, i denti... Non era il momento di pensarci. No, non era lì. Era in un ufficio, era col professor Peverell. Era al sicuro. "Nel corso delle operazioni di recupero, il capobranco - noi li chiamiamo Alpha - mi ha attaccato e ferito gravemente." A quel punto il professore avrebbe capito, se già non l'aveva fatto. Non c'era pozione che potesse curarlo. Non c'era nessuno che potesse aiutarlo. Era una maledizione che combatteva da solo. "Il Ministero è informato di tutto, è per questo che ho perso il mio lavoro. Io... sono affetto da Licantropia." Non aggiunse altro. Le mani conserte sulle gambe, lo sguardo basso. Come il cane che era.
 
Top
view post Posted on 6/9/2016, 22:59
Avatar

Scopro Talenti, Risolvo Problemi

Group:
Preside
Posts:
11,786
Location:
Arda

Status:



Sembrava impossibile.
Eppure dopo tutto quel tempo era ancora sorprendente.
Era l'equilibrio il padrone del mondo, ciò nonostante era spesso considerato al pari dei Fiori, con briscola Quadri. Una situazione disdicevole, destinata a continuare a causare problemi, a non finire. Li avrebbe condotti alla rovina certa, era solo questione del quando, eppure massima indifferenza, e avanti sereni. Cos'avrebbe dovuto ribattere a un aspirante Guardacaccia, quando i massimi teorici del loro tempo ancora perdevano tempo su minute fesserie, trascurando il più macroscopico dei problemi? Non era certo la migliore delle situazioni, o la migliore delle immagini, come avrebbe potuto rinfacciare qualcosa al non più tanto giovane ospite? Anche in quel caso sarebbe stato il tempo a risolvere ogni problema? Quanto era probabile? O ancora meglio, quanto era probabile che decidesse veramente di prendere lui, e riavere quella discussione? L'aveva convinto sino a quel momento? Aveva le carte in regola, ma? Era sufficiente avere le carte in regola? Cosa stavano davvero cercando? Era la vera questione di fondo, intorno alla quale ruotava il colloquio, e la stessa Storia.
Sorrise divertito all'ospite, aggiungendo tranquillo:


Nessun problema, sarò lieto di riesporle la questione.

Ma non era finita lì.
Nonostante avesse preventivato molto, com'era solito fare, l'inaspettato.
A ben vedere difficilmente qualcuno avrebbe potuto seriamente redarguirlo, ne sarebbe corso molto, eppure era un'ipotesi che avrebbe dovuto vagliare. Gli incidenti potevano succedere, a chiunque, anche ammesso che fosse il migliore dei Flagellatori su piazza, e forse non lo era, e gli esiti potevano non essere così indolori, sia per i sopravvissuti, che per quelli che si erano lasciati alle spalle il mondo della vita. C'erano poi le vie di mezzo. Morti che non erano morti, ma era anche meglio non pensarci. Non erano mai stati dettagli che lo interessassero più di quel tanto, una sorta di scherzi della natura. Ma non c'era dubbio alcuno che fossero delle belle gatte da pelare. A lui già bastavano The, e libri, già così ne avrebbe avuto per più di un'intera esistenza. Era per quello che aveva rifiutato il The? I licantropi non potevano bere The? Una catastrofe, sarebbe morto di crepacuore alla sola notizia, senza nemmeno arrivare al momento clou. Ma restava il problema. Era un problema?
Se avesse dovuto giudicare il comportamento del Ministero, avrebbe probabilmente chiesto una rinnovatio. Come avrebbe potuto giudicarlo lecito? Addirittura sostenerlo, e difenderlo? Nemmeno il peggiore dei ladroni avrebbe avuto il coraggio di farlo, ma evidentemente al Ministero la pensavano diversamente. Licenziare un fidato dipendente, Capo ufficio, per quello che era un incidente sul lavoro. A Westminster sarebbe scoppiato il caso, e il caos. Altro che Question time, i tabloid ci avrebbero sguazzato per mesi, il Governo avrebbe ceduto, dopo un lungo ingiurioso silenzio. Cos'era quella? Solidarietà? Comprensione? Pietà? Un giudice doveva essere imparziale, era preteso che lo fosse, come faceva ad aver già condannato una parte avendo sentito solo l'altra? Dopo tanti anni, era ancora terribilmente giovane, e inesperto? Certe cose non potevano cambiare, e non lo sarebbero mai state? Gli aveva offerto aiuto un attimo prima, l'aveva compatito un istante dopo, con che coraggio avrebbe potuto ora condannarlo? Era stato onesto? Sostenere che avrebbe avuto l'intenzione, e dimostrare il contrario erano due cose piuttosto difficili da raggiungere, su due soli piedi. E non era il caso di aprire un'ampia indagine. Continuare a fidarsi anche in quel caso?
Era infastidito?
Quanto era infastidito?
Sorprendentemente non lo era.


Personalmente le avrei consigliato di fare ricorso contro la decisione del Ministero. Concorderà con me sia stato al netto di tutto un comportamento indegno di un'istituzione pubblica, nelle modalità, e nelle tempistiche. Per sua sfortuna molto difficilmente il caso sarebbe finito davanti al Wizengamot, dove avrebbe avuto discrete possibilità di vittoria. In tribunale probabilmente sarebbero state meno marcate, ma comunque buone. Al netto di ciò, nonostante le possa essere umanamente solidale, in questo caso rappresento il Castello. E come le dicevo poc'anzi devo fare l'interesse di tutti.

Non sarebbe stato piacevole.
Lo sapeva dall'inizio.
Inutile pensarci ancora.
Tornò dritto come un fuso sulla poltrona.
Ormai avevano iniziato.
Avrebbero anche finito.
Via il dente?
E il dolore?


Le devo quindi porre un'ulteriore domanda: a fronte dell'essere incappato in questo problema così di recente, è in grado di controllarsi, con risultati più che soddisfacenti? Le rinnovo l'offerta di tutto l'aiuto possibile, non sono un esperto in materia, tutt'altro, ma sono piuttosto certo che la pozione Antilupo nella maggior parte dei casi abbia ottimi risultati, ma allo stesso tempo se sulla bilancia mettiamo l'incolumità di qualche centinaio di Studenti evidentemente non basta una supposizione. Dovrei metterne a conoscenza la Preside, e conterei molto sulla sua discrezione nei confronti di chiunque altro. Avendo diretto il Profeta per diversi anni, già mi figuro una serie di meccanismi perversi che potrebbero mettersi in atto...

Già.
Sarebbe stato un bel salto di qualità.
Dai tabloid ipotetici, e un problema per l'altro Governo.
A direttamente la prima pagine del Profeta, e grane a non finire per il Castello.
Un suicidio diabolicamente astuto, e magistralmente condotto.
Che però si sarebbe potuto evitare facilmente.
Se nessuno sapeva...
Nessuno avrebbe saputo.
Molto semplice.

 
Top
Just;
view post Posted on 11/9/2016, 23:10




Il signor Peverell doveva essere, oltre che un grande stregone, un grand'uomo. O quello, oppure le sue erano parole tanto per fare, un discorso per prendere tempo, in attesa di trovare migliori argomentazioni per allontanarlo da quella stanza. Eppure, sembrava fare sul serio: davvero era più colpito dalla cattiva amministrazione ministeriale, che dalla notizia di avere un Licantropo nelle sue stanze? Non un cenno di timore, e se era sorpreso, sicuramente non era sconvolto. Quanti altri semiumani avevano bussato a quella porta per ottenere un posto di lavoro? Era cosa così comune? Oppure, semplicemente, si trattava di un uomo di troppa esperienza per farsi scombussolare da una notizia del genere. Ma non poteva ignorare come non si fosse nemmeno ritratto, mentre molti altri al suo posto si sarebbero messi a gridare. E uno spontaneo sorriso, di gratitudine e prematura speranza, affiorò sul suo volto. "La ringrazio davvero del pensiero, ma ad essere sinceri, li capisco. E al posto di chiunque abbia preso quella decisione, probabilmente avrei fatto la stessa cosa." Quanti punti avrebbe portato dalla sua parte, quella affermazione? Quanti ne avrebbe fatti perdere? Ma giacché erano in vena di sincerità, e sentimenti umani, tanto valeva rispondere come il cuore dettava. La spiacevole sensazione di starsi rilassando troppo, e troppo presto, lo sfiorò per un istante. "E' passato troppo tempo perché possa ricordare cosa dicevano le lezioni del castello a riguardo, ma una volta in ufficio non c'è molto spazio per la solidarietà. Ci insegnano che i Licantropi sono i nemici, e che nella maggior parte dei casi si tratta di bestie incontrollabili a prescindere da quanto la luna si stia mostrando. E mi addolora ammettere che, per quanto ho visto, è vero." Ricordava l'espressione di stupore che aveva fatto quando gli erano state insegnate quelle cose, durante l'apprendistato. Era la stessa che continuava a vedere sui visi dei nuovi arrivati, ogni anno. Ma presto si ricredevano; solitamente, dopo il primo incontro con un Lycan ferale. "Non sto dicendo che sia colpa loro; i tentativi del Ministero di recuperare quanti sono nella loro... nella nostra condizione, sono ridicoli. Una volta morso, la scelta è principalmente tra una vita di stenti, in isolamento completo, tentando la riconciliazione con una società che non ha nessuna voglia di saperne di te... oppure, unirsi a uno dei tanti branchi che affollano le riserve." Faceva ancora fatica a riconoscere che, ormai, era parte di "loro". Era come un sogno dal quale si svegliava raramente, e per poche ore. Dimostrare comprensione era ancora più difficile, dal momento che era stata una di quelle bestie a rovinare completamente la sua esistenza, ad imprigionarlo in quella vita di continua fuga che non gli apparteneva. Però li capiva. Da quando aveva provato le trasformazioni, e quella continua solitudine, non poteva che quantomeno comprendere le motivazioni di quanti mettevano da parte l'umanità per entrare a far parte dei branchi. "In seguito all'incidente ho passato diversi mesi in coma, incapace di lavorare, mentre cercavano di ricostruirmi la spina dorsale. E come avrebbero potuto reintrodurmi ai miei sottoposti? Non sarebbero mai tornati a fidarsi di me. A dog-huntin' dog? Nobody wants that." Non era certo gentile rispondere così alle parole di comprensione del professore, ma aveva bisogno anche lui di quelle parole. Se solo per un attimo avesse creduto di aver potuto fare qualcosa, di aver potuto combattere per riottenere la vita di prima... no, no, non esisteva. Ethan Carter, capoufficio dello sportello Flagelli, era morto in quella foresta delle Hambleton Hills. Il Licantropo Ethan Carter era solo un omonimo, un apparente sosia. Il mondo di uffici e case accoglienti che era appartenuto al primo, non era adatto per il secondo. E anzi, appartenevano a due dimensioni così differenti, che c'era da chiedersi come potessero condividere anche solo il nome.

Ma non si trattava solo di questo. La sicurezza, il castello. Capiva? Certo che capiva. Era un problema che si era posto prima ancora di spedire la lettera che aveva portato a quel colloquio. Quelle mura pullulavano di vita, di giovani ragazzini pronti a mettersi nei guai. E il Fato avrebbe adorato imboccare uno di quei teneri colli alla sua porta, in una notte di luna piena. Ma se così era, aveva scelto la persona sbagliata. Si chinò un po' di più verso il professore, mentre le mani stringevano nervose i braccioli intarsiati. Sapeva controllarsi? No, non sapeva controllarsi; e non poteva mentire su quello. Ma aveva altri mezzi a sua disposizione, altri assi da giocare. "Professore, sono perfettamente conscio del rischio che corre anche solo nel farmi accedere al castello, e dello scandalo mediatico che potrebbe scaturire dalla mia assunzione qualora si venisse a sapere che..." Preferì terminare lì la frase, lasciare in sospeso. Gli era costato molto, in termini di integrità psicologica, fare quella confessione una volta; non l'avrebbe fatta di nuovo. "...e no, come avrà immaginato, non posso ancora controllarmi. Avrei bisogno della guida dei miei..."simili", per quello. E non ho intenzione di avere alcun contatto con loro, per quanto ciò possa essere opportuno. Ma questo non vuol dire che non sappia tenermi a bada." Era vero? Del resto, non l'aveva mai provato: nei mesi successivi si era limitato a portare la propria Bestia interiore in luoghi deserti, là dove non potesse far altro danno che terrorizzare qualche sventurato coniglio. Ma aveva anni e anni di esperienza dalla sua parte. "Ho lavorato per venti anni con i Licantropi, li conosco meglio di quanto molti di loro possano ammettere di fare. Soprattutto, conosco le loro debolezze. Non sono mai stato abbastanza abile in Pozioni da produrre un'Antilupo che non mi uccida all'istante, ma posso assicurarvi che nemmeno il più esperto e furbo dei Lycan può liberarsi da una catena d'argento, o una pastiglia all'aconito. Posso provvedere a entrambe." Certo, sarebbe stata una continua tortura. Poteva assicurare di riuscire ad adempiere ai propri doveri, dopo aver passato una notte a spezzarsi i polsi e sciogliersi lo stomaco? Poteva assicurare che non lo avrebbero trovato, in una mattina di primavera, morto sul pavimento del suo alloggio, e acconciato come il superstite di un qualche perverso giochetto erotico? No, non poteva. Ma aveva dannatamente bisogno di quel lavoro. "Anche se, nel caso l'abile pozionista del quale mi ha parlato prima fosse capace di produrre mensilmente un'Antilupo come si deve... sarei più che disposto a fidarmi. E, sempre in tal caso, sareste in una botte di ferro: quelli che, come me, rifiutano di unirsi a un branco, sono già naturalmente più deboli dei normali Licantropi. E, per quanto riguarda la segretezza... Sa meglio di me quanto è importante che la cosa non trapeli." E quello era quanto. Bastava a convincerlo? Che fosse o meno, non poteva promettere di più. E se davvero un giorno avesse scoperto che un Omega era in grado di liberarsi da restrizioni di quel tipo, beh... poteva buttare alle ortiche tutti e venti gli anni da Flagellatore. Guardò il professore negli occhi, la fiammella di speranza ora ardente nello sguardo. Sapeva che quanto aveva detto era una certezza. E lo stava sfidando a obbiettare: sarebbe giunto a concedere una dimostrazione pubblica, a lui e quanti altri volessero godersi lo spettacolo. Ma aveva bisogno di quel lavoro.
 
Top
view post Posted on 13/9/2016, 22:20
Avatar

Scopro Talenti, Risolvo Problemi

Group:
Preside
Posts:
11,786
Location:
Arda

Status:



Faceva un certo effetto.
Non gli erano mai piaciuti gli ibridi.
Ma prima ancora di quello, veniva lui, il suo ruolo.
Per quanti anni si era identificato con quanto era chiamato ad essere?
L'ambasciatore, il cavaliere, il lord, lo storico, il giudice, e ora il professore.
Era un'abitudine tanto difficile da scordare, rispetto al ben più alto senso del dovere e del servizio nei confronti dell'Impero, di qualcosa che per quanto svanito, era ancora avvertito da tutti come vivo, e reale, più di tante altre cose, che smarcarsene nonostante tutto gli risultava sempre ancora difficile. Ormai era uno Storico, un Professore, un Vecchio stregone stufo per buona parte del resto del mondo, delle sue insanabili e incurabili beghe, insofferente nei confronti dell'altra. La Storia era quella, e lì finiva. Pensare che in fondo essere alla scrivania con quello che sino a qualche ora prima, e con il giusto distacco, non avrebbe esitato a definire 'ibrido' con qualche aggettivazione di circostanza gli dava di che pensare. Nessuno era perfetto. Ma ciò nonostante il primo e prevalente pensiero era stato e rimaneva la malagiustizia che aveva colpito lo sventurato Ospite, nella sua più totale indifferenza. Anzi, se possibile era anche peggio, non solo era indifferente, la accettava anche, ne riconosceva la validità, arrivava a difendere quello che chiunque avrebbe riconosciuto come scandaloso, indegno di quel Paese che si fregiasse anche di essere civile. Quanto avrebbe avuto senso prendersela a cuore? Quanto sarebbe stata percorribile quella strada, ora a ritroso? Il danno era ormai fatto. Quanto sarebbe stato addirittura utile farlo? Era vero quanto sosteneva ora il giovane Ospite? Se ne stava ancora convincendo? Erano solo frasi di circostanza? La pensava veramente così? Chi era lui per decidere cosa dovesse fare, e cosa meno? Avrebbe sicuramente potuto metter naso nel processo, accedere agli Atti. Quanto sarebbe stato profittevole? A chi avrebbe giovato? Non era il migliore dei modi per riaprire un caso mai esploso? Era così che in un modo, o nell'altro, era stata la scelta migliore? Poteva essere un abuso, la migliore delle soluzioni possibili? Quanto sarebbe stata percorribile la via del silenzio, e dell'indifferenza, concedergli di continuare il suo lavoro, dandogli carta bianca per le notti di luna piena? Qualcuno presto o tardi l'avrebbe scoperto, ma tra migliaia di dipendenti quanto sarebbe contato? Era pur sempre un'istituzione pubblica, anche di quelle cose doveva occuparsi, no? Eppure ormai era fatta. E non era così.
L'ospite in fondo sembrava pensarla così.
Ogni nuova frase era in tale direzione.
Cos'avrebbe dovuto fare a sua volta?
Cosa stava pensando l'altro?
Il più utile, o il più giusto?
Qual era il prezzo?
Esisteva?


Capisco che li capisca, non dev'essere una posizione semplice la sua, ma non è così che funziona, o che almeno dovrebbe funzionare, la Legge. Non ho una soluzione, ma sono piuttosto sicuro che questa non sia una di quelle valide, che dovrebbero essere percorse. Ma al momento non è il mio compito, se quindi non le spiace tornerei al resto.

Era stato un buon compromesso?
Tornò ad osservare l'ospite, dopo una lunga peregrinazione sui numerosi tomi che si assiepavano lungo gli scaffali dell'intera parete. Cos'era? Imbarazzo? Si sentiva responsabile di quell'inaspettata piega, di quello che sarebbe dovuto essere un invidiabile e all'avanguardia sistema? Non se n'era ormai lavato da anni le mani? Non era ormai solo il vecchio Professore, tornato da un lungo pellegrinaggio? C'era una qualche soluzione? Avrebbe mai risolto? C'era anche quell'altra pendenza che aveva in ballo con l'incompetenza tutta interna al Ministero. Attendeva risposte, che tardavano ad arrivare. Possibile che fosse ormai tutto fermo? Possibile che editti fossero sì rotti? Cos'era diventato? Lo spettro dell'efficienza dell'Impero? Una taverna occupata da beoni, e buffoni? Era solo corruzione dei costumi, o c'era dell'altro?
Una catena d'argento? Contribuì sicuramente a rincatenarlo alla conversazione. Dopo quella che era stata una nuova pausa di riflessione, che forse aveva ben poco a che fare con quel colloquio. Era vecchio, e rimbambito? Troppi problemi per una sola persona? Perchè non riusciva a lavarsene realmente le mani? Con che coraggio avrebbe potuto chiedere una cosa del genere? O l'ospite teneva davvero così tanto al posto, o era abbastanza sicuro che non gli sarebbe mai stato chiesto, e quindi l'offerta pur generosa era aria fritta, venduta al mercato del pesce. Quale delle due alternative era più lusinghiera? Lo credeva un mostro? O uno stupido? E come avrebbe dovuto salvare la faccia davanti a due possibilità così estreme. Meglio passare indubbiamente per dei clementi mostri, che dei compassionevoli sciocchi sentimentali. Cos'avrebbe dovuto rispondere? Stava per iniziare a imbastire una qualche risposta, quando l'Antilupo apparve salvifica dal cielo, evocata. Era arrivata. Non guastava che a prepararla dovesse essere proprio la causa di ogni male. O almeno quel qualcuno che non aveva fatto nulla: il Ministro. Quanti anni erano che lui non s'imbarcava in qualcosa del genere? Era noto fosse una pozione difficile, non impossibile, ma difficile. Perchè privare la giovane donna del piacere? Era un ottimo esercizio, un'ottima scusa per impestare ulteriormente i sotterranei. Quella volta con una scusa valida, un fine superiore alle solite baggianate da colazione. C'era ancora quel tanfo di uova marce? Ti si annidava tra le trame di un bel mantello, e non c'era verso di scacciarlo.
Ma sì, ecco...


Ottimo, filosoficamente parlando le direi che la migliore delle decisioni non potrebbe essere che accettare la propria mutata natura, per superare con tutti gli aiuti possibili il problema. Ma ovviamente non mi permetto di intromettermi in quelli che sono del tutto legittimamente fatti suoi. Siamo comunque d'accordo che se del caso provvederemo noi a fornirle l'Antilupo necessaria. Si dà il caso che la nostra 'abile pozionista' cui facevo riferimento è anche il Ministro della Magia, quindi se del caso sarebbe comunque già informata di tutta la Storia, e non si porrebbe ulteriori domande, oltre a poter giocare sulla sua discrezione. Posso invece domandarle con che genere di creature ha avuto a che fare? Se ha avuto esperienze fuori dai confini inglesi, con creature africane magari, o di altri continenti?

Quanto poteva suonare sospetta la domanda?
Lo era in fondo? Aldilà di quanto non lo fosse veramente.
E quale sarebbe stata la risposta? Prevedibile? Scontata?
Tornò a sorridere, riavvicinandosi alla tazzina. Peggio di un drogato.

 
Top
Just;
view post Posted on 15/9/2016, 19:16




Una risposta svelta, un'opinione conclusiva che non ammetteva repliche; così il professore concluse ogni ulteriore dissertazione sulla legittimità, o meno, del provvedimento preso dal Ministero. Era quella richiesta di tornare al main topic un monito? Non era stato lui a iniziare l'argomento? Forse si stava allargando troppo, con l'inizio dell'anno scolastico alle porte quel signore non aveva tempo da perdere in disquisizioni. Era legittimo, eppure Ethan avvertì l'immediato manifestarsi di un insolito peso nel petto, simile a quello che aveva avvertito nel lasciare la sua casa, ed Elise, e Suzanne. Fu un sentimento tanto insolito da stupirlo: perché avrebbe dovuto tanto importargli il rimprovero del professore? Si disse che doveva essere per il lavoro, al fatto che quella reazione negative potesse in qualche modo pregiudicargli l'assunzione. Era davvero così? Si comandò maggiore prudenza.
E tuttvia, non poté che reagire negativamente al suggerimento del professore di "accettare la propria mutata natura". Dischiuse le labbra, fece per controbattere, si trattenne. Non capiva? Non capiva che non poteva lasciarsi andare, abbandonarsi alla bestia? Non era poi per quello che era lì? Serrò i denti e le labbra, come ad aggiungere un'ulteriore barriera alle parole che (non) voleva dire. Doveva farci l'abitudine, e d'altronde lo aveva appena detto: la società umana non lo voleva più. Volevano che sparisse, che si inoltrasse nei più profondi recessi dei boschi montani per non fare mai più ritorno. Il professore, per quanto potesse apparire ammirevole e saggio, non faceva differenza. Poteva biasimarlo? No. Quel pensare gli era appartenuto, fino a pochi mesi prima. Era sempre stato il primo a sostenere che i Licantropi fossero il morbo del pianeta, abominii, animali. Perché avrebbe dovuto aspettarsi un diverso comportamento, verso di lui? Forse perché provava a non essere quello che inevitabilmente era? No. L'iniziale solidarietà mostrata dallo stregone era cordialità, nient'altro.
E tuttavia sembrava non aver perso interesse nell'affare, menzionava del Ministro (di cui peraltro sapeva, benché non avesse immaginato che - nel caso - sarebbe stata lei a occuparsi delle sue cure), domandava delle sue esperienze. L'allusione alle creature africane gli sembrò oltremodo insolita, serviva forse a metterlo in difficoltà? Doveva essere, senza ombra di dubbio, il colloquio più strano che avesse subito (anche se, di nuovo, era solo il secondo che aveva in vita sua); un momento il professore sembrava dargli speranze, l'attimo dopo cercava di metterlo in difficoltà con quel genere di domande. Stava provando, in quel modo, a testarne fino in fondo la tempra e le abilità? Voleva mettere alla prova il suo autocontrollo? Ritrasse il labbro inferiore nella bocca, meditando sulle sue esperienze in quanto Flagellatore. "Come ex-membro della squadra Flagellatori, ho una buona esperienza nel combattere e contenere qualsiasi creatura magica incontrabile all'interno dei confini d'azione del Ministero Inglese. Oltre a ciò, mi è capitato d'intervenire per aiutare nel controllo dei vari Esseri che abitano le nostre terre: Vampiri fuori controllo, Megere..." Evitò di menzionare i Licantropi. Doveva essere ovvio, a quel punto, che avesse una buona esperienza per quanto li riguardava. "Per quanto riguarda le creature, nel corso della mia carriera ho confrontato Berretti Rossi, Troll, Ghoul, e soprattutto Kelpie. Inoltre, sono intervenuto svariate volte insieme alla squadra Domatori, per assistere nella cattura di creature quali gli Ippogrifi, o gli invisibili Thestral. Nel 19XX, a cinque anni dalla mia entrata nella squadra, abbiamo contenuto con successo un Nero delle Ebridi fuggito dalla sua riserva." Era un'impresa della quale andava particolarmente orgoglioso: l'intera squadra era finita sulla Gazzetta, della quale aveva ancora un ritaglio nel suo ufficio. O almeno, lo aveva. Non gli era stato restituito insieme alle sue cose. Si fermò un attimo per prendere aria, ma il tono che assunse subito dopo poteva far intuire che la sua "pappardella" era ormai in via di conclusione. "Come capoufficio, ho guidato l'operazione di recupero di un Demiguise, che era fuggito nei perimetri di questa stessa scuola durante uno show circense* e, quattro anni fa, tentato la cattura di un MacBoo- un Quintaped..." L'operazione, finanziata e incoraggiata dalla redazione di "Trasfigurazione Oggi", si era inevitabilmente conclusa in un fallimento, ma questo poteva evitare di dirlo. Del resto, non era difficile immaginarlo, giacché allo stesso modo si erano conclusi gli altri diciannove tentativi dall'istituzione dello sportello Flagellatori. Paragonare un'operazione alla cattura di un MacBoon era diventato una sorta di inside joke, all'interno della Divisione Creature, in allusione all'inutilità o difficoltà dell'operazione stessa. "... ma non ho mai avuto a che fare con una creatura africana. Me lo chiede per qualche ragione in particolare?" Lo ammetteva senza vergogna. Aveva sempre fatto il suo lavoro, e il Ministero poteva ringraziare il cielo se non se nessuna bestia esotica aveva mai invaso le spiaggie inglesi negli ultimi vent'anni. Le squadre Domatori e Flagellatori erano efficenti, ma piccole, e difficilmente avrebbero fatto fronte all'attacco di un Nundu, piuttosto che di un Occamy. Ma ancora, il perché di quella domanda gli sembrava oscuro. Avrebbe forse trovato una Sfinge nella Foresta Proibita? Una Manticora a farsi il bagno sulle sponde del Lago Nero? In tal caso, più che di un singolo Guardacaccia, la scuola avrebbe avuto bisogno di un esercito. Ma del resto, erano solo pensieri stupidi: probabilmente il professore voleva chiedergli se era in grado di badare alla sua Fenice, nei sabati invernali, mentre lui andava a Hogsmeade a bersi un brandy.
O almeno, così sperava.



*: riferimento a un evento realmente accaduto, cinque o sei anni fa, sul forum.



//Chiedo profondamente scusa se ci sono imprecisioni per quanto riguarda le creature, ma non ho sottomano la mia copia di "Creature fantastiche: dove trovarle", e informarsi è stato venti volte più arduo.//
 
Top
20 replies since 20/8/2016, 18:01   352 views
  Share