On the old road we found Redemption.

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view post Posted on 17/9/2016, 17:45
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Scopro Talenti, Risolvo Problemi

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Le nostre terre.
Sin dove era vigente la giurisdizione del Ministero.
Erano ormai passati i tempi dell'Impero. Quanto lontani?
Tutto era limitato a una manciata di scogli, e qualche isola, dell'Impero più esteso e potente del mondo, e della Storia, che n'era stato? Erano rimaste le vestigia, piccoli insignificanti Stati, destinati al tramonto, come lo era il loro mondo per molti versi. L'esempio era perfetto, solo ritardato di qualche secolo. E chi ne era responsabile, se non loro stessi? Non poteva che essere cos^, cos^sarebbe continuato ad essere. Se l'ospite avesse avuto qualche anno di pi$ sarebbe potuto anche essere un abile esperto domatore di quante creature infestassero India, Africa, Asia, Sud America. Quanto rimaneva impareggiabile una conoscenza quanto più vasta, anche in quel campo? Come avrebbe potuto sopperire a quella mancanza? Probabilmente non avrebbe potuto. Perchè avrebbero dovuto mandare un Dmatore inglese, in territorio indiano? Perchè avrebbero dovuto richiederlo, ed autorizzarlo? Era iniziata la frammentazione, la decadenza. Il resto sarebbe inesorabilmente seguito. Non erano stati chiamati a combattere le guerre boere, le guerre mondiali. Erano vissuti sulle spalle dei Giganti per così tanto tempo, che ormai non si riconoscevano nemmeno per quello che erano diventati. Una nazione sempre più piccola e insignificante, destinata a pesare sempre meno? Londra era ancora il centro del mondo? Il punto era quello? L'unica certezza rimasta, era forse tramontata senza che fossero in grado di prenderne veramente atto? Non erano più nemmeno il centro del mondo? Si stavano estinguendo, e non avrebbero lasciato alcuna traccia del loro passaggio? Lo statuto di segretezza li aveva condannati a quello? A un eterno silenzio?
Ma non era quella la sede per quel dibattito. Per quanto il come andasse la giustizia in quei tempi avrebbe potuto tranquillamente confermare l'intero postulato. Il Giovane aveva un'esperienza sufficiente compatibilmente con quanto avesse sino a quel momento fatto, pur senza spingersi oltre il sentiero tracciato. Sarebbe stato nonostante tutto ad apprendere ancora? Quanto sarebbe stato difficile rimettersi in gioco, a una certa età? Non l'aveva per molti versi già fatto ripresentandosi lì, quel giorno? Non era già quella una risposta? E se non ci fosse semplicemente stato in tutta quella Storia? Avrebbe potuto legittimamente rifiutare. L'avrebbe compreso, in fondo. Ma non era lui a volere quasi ad ogni costo il lavoro? Se avesse accettato, come era andato millantando, di farsi incatenare a un palo una volta al mese, non era quella una risposta sufficientemente eloquente?


Vede Mr. Carter, esiste una ragione molto specifica. Ma che va ad inserirsi in un quadro decisamente più ampio. Volenti o nolenti concentrare in un Castello centinaia di Maghi porta inevitabilmente costantemente a involontarie discontinuità nell'equilibrio che esiste con quanto ci circonda. Semplicemente passiamo di equilibrio in equilibrio, ed è indispensabile essere sufficientemente flessibili per comprenderlo, ed agire di conseguenza. Succedono cose strane, che è nostro compito non far trapelare oltre quelli che sono i nostri confini, si renderà presto conto di non essere potenzialmente il più strano dei nostri inquilini, anzi. Ciò che le chiedo, per quanto la sua presenza qui possa già essere interpretata come una risposta, è se sarebbe disposto a rimettersi in gioco giorno dopo giorno, accogliendo con la mente il più aperta possibile, le stranezze di queste lande, assolvendo ai suoi offizi.

Posto il quadro generale, era ora possibile procedere al particolare.
Non aveva esperienza con creature africane, l'avrebbe mai avuta?
Tanto valeva passare anche per quel sentiero. Perchè no?
Dove sarebbe stata la stranezza, tra le già tante.
Chi era lui per negarsi a un'intuizione?
Seguire il naso era la regola di una vita.
E tale sarebbe rimasta.


Tra le tante stranezze, che vanno trattate con i guanti, in quanto potrebbero essere facilmente non comprese, rientrano alcune escursioni che sono solito tenere, sotto l'egida del Corso di Storia della Magia, di cui forse saprà sono il docente. Con l'inizio dell'anno scolastico avrei intenzione di affrontare mete più esotiche del solito, e sarei alla ricerca di qualcuno competente in Creature magiche, con qualche nozione su Africa e tropici. Ho ricevuto il suo gufo qualche giorno fa, proprio mentre mi stavo occupando di quello, e ho pensato a lei. Anche in questo caso dovrei chiederle massima discrezione, ma credo sia la persona giusta. Cosa ne pensa?

Sorrise, tornando ad adagiarsi contro lo schienale della seduta.
In fondo non era stata propriamente una proposta onesta.
Dov'era l'eleganza nell'accostare due cose differenti?
Dando quasi l'impressione che fossero collegate.
Eppure, le intuizioni son difficili da estirpare.
E quella era una di quelle.
Una gomitata netta.
Palla all'ospite?

 
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view post Posted on 18/9/2016, 21:56




Il profumo del the, il tepore del sole che lemme lemme si avvicinava al tramonto, la voce multiforme del vecchio professore. Nell'attimo di pausa che precedette la risposta alla sua domanda si concesse un ulteriore sguardo al magnifico piumato che, immobile nel solito angolo della stanza, sembrava sul punto di sonnecchiare. Di nuovo, un raro secondo, e poi di filata al volto del professore; mancava già di troppe cose, non poteva permettersi di mancare anche il rispetto. E del resto, quel parlare non lo annoiava, per quanto contorto e enigmatico alle volte: lo costringeva a mettersi in discussione, faceva nascere in lui sempre nuove domande. Si disse che avrebbe adorato, in gioventù, avere un professore del genere. Magari si sarebbe interessato alla Storia molto più di quanto non avesse poi fatto. Ma fu costretto a correggersi, ricordando del genere di ragazzo che era allora; no, nemmeno il carismatico Peverell lo avrebbe tenuto lontano dai guai, con quella voce da mistico e l'aspetto di chi era stato creato insieme a quel castello. Era poi così? Per quanto lo vedesse in sintonia con quell'ambiente, e i suoi discorsi sull'equilibrio facessero presagire una simbiosi secolare con quelle mura, non poteva essere in carica poi da tanto tempo: Ethan non aveva studiato con lui. Si chiese, ancora una volta, se davvero dovesse prendere per oro colato le parole di quell'uomo, se non dovesse invece mostrare un po' di sospetto (almeno all'interno della sua mente) verso quel millantare. Era stato studente anche lui, il professore lo sapeva, se davvero ci fossero state di quelle stranezze nel castello non lo avrebbe saputo? E se anche tali informazioni fossero normalmente precluse agli studenti i suoi sette anni di imprese avventurose, in barba alle regole della scuola, avrebbero dovuto comunque fargli cogliere qualche sussurro, uno scintillio fugace, che facesse sospettare quelle anomalie. E invece, niente: il suo percorso scolastico si era svolto con impressionante regolarità, e persino la sua unica uscita nella Foresta Proibita, ormai risalente a 33 anni prima, aveva avuto l'unico risultato di procurargli un bel raffreddore. Certo, aveva scoperto passaggi segreti, tunnel improbabili, curiosi dipinti... potevano essere quelle definite stranezze? No, no, era chiaro che il professore si riferiva agli stessi abitanti del castello, ai professori, agli studenti. In gioventù aveva sempre scherzato con gli amici che l'anziano bibliotecario - un certo Phelp, Phelt, qualcosa del genere - aveva la carnagione e la capacità di apparire alle spalle di un vampiro.
"Si renderà presto conto di non essere potenzialmente il più strano dei nostri inquilini..."
Quelle parole in particolare si stamparono con facilità impressionante nella memoria di Ethan. Non le avrebbe dimenticate, finché fosse stato entro i confini di quelle mura. "Lo sarei, e lo sono. Hogwarts non è mai crollata nei quarant'anni di cui ho memoria, non ho ragione di sospettare che debba farlo in tempi prossimi. Se il mio lavoro non includerà far domande sulle stranezze del castello - e se ho ben capito, non lo include - posso assicurarla che non ne riceverà, da parte mia." Rispose istintivamente, senza pensarci due volte. Cosa poteva poi nascondere, quel castello? Non sarebbe stato qualche bibliotecario vampiro a impressionarlo, né poteva lui stravolgere il corso di un'istituzione tanto antica e tanto solida. E dopotutto, non era la sua una risposta apprezzabile? Era pronto a fare il suo dovere, grato per la il tetto che gli veniva offerto. Non aveva alcun bisogno di dar fastidio a nessuno.

Per quanto riguardava la seconda domanda, era un altro paio di maniche: le domande che voleva porre erano tante, i dubbi possibilmente il doppio. Inanzitutto, perché definire una semplice escursione in Africa una stranezza? Di certo non faceva parte delle tradizioni del castello, ma era comunque un'iniziativa apprezzabile, una buona occasione per permettere ai giovani studenti di sgranchirsi le gambe e visitare il mondo. In quanto alla sua presenza... "Penso che sia un'iniziativa interessante, di certo mi sarebbe piaciuto partecipare a qualcosa del genere all'epoca dei miei studi." Poco ma sicuro. Ne avrebbe approfittato per sparire nel corso delle camminate e fare stronzate col resto del suo gruppo. "Come le ho detto non sono un esperto, ma non ho dimenticato proprio tutto dal mio M.A.G.O. in Cura delle Creature Magiche, e nel caso un po' di ripasso non può uccidermi. Se si tratta solo di indicare agli studenti qualche Tebo, e controllare che non si mettano nei guai, non posso certo tirarmi indietro." Sorrise appena. Del resto, se il professore gli proponeva quell'incarico voleva anche dire che il posto era praticamente suo. O no? A farlo pensare, rimaneva la questione della sua malattia. Non aveva voluto rifiutare, per paura appunto di perdere con quella possibilità il posto, ma lo stregone doveva avere presente di tutte le problematiche del caso. "Devo però ricordarle della mia condizione. Non sarebbe opportuno se, nel mezzo della gita, cominciassero a spuntarmi... ciuffi di pelo. Se il Min- la professoressa Pompadour non avesse problemi a prepararmi un'ulteriore dose di antilupo, a una settimana dalla partenza, potrei promettere a lei e agli studenti maggiore sicurezza. Non è certo mia intenzione tirarmi indietro." Un nuovo sorriso, un po' imbarazzato, elemosinante comprensione. Del resto, era solo una gita, no? Non si sarebbero certo trovati di fronte a un Nundu, o una Manticora. Poteva interrompere il suo isolamento e controllarsi per un giorno, se necessario.
 
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view post Posted on 21/9/2016, 21:18
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Stranezze.
Tempi sospetti, e strani.
Inquilini dubbi, e particolari.
Occorrenze concentrate, tragiche fatalità, incidenti inspiegabili.
Ne accadevano di ogni, più di quanto non fosse accaduto nei precedenti dieci secoli, era andato concentrandosi negli appena trascorsi dieci anni. Non era sicuramente di buon auspicio, comunque la si volesse vedere, o intendere. Se la sfortuna, o il semplice Fato, aveva preso di mira il castello, era necessario trasferirsi? Sacrificare cento tori a Giove, perchè risolvesse la questione? Immolare cento studenti agli Dei infernali? Malocchio e scongiuri? Fregarsene semplicemente? Fatto stava che non succedeva nulla da qualche tempo a quella parte, almeno di quello poteva essere contento, e anche soddisfatto. Non che avesse particolari potere taumaturgici contro la sfortuna, ma qualcosa stava funzionando. Che la stessa sfortuna vesse acquisito, o fosse tornata a farlo, un reverenziale timore delle lezioni di Storia? Guadagnarsi una certa reputazione sul campo era tutt'altro che non ottenerla per decreto ministeriale. Mentre divagava tra questo o quello, l'ammissione del Giovane, nella direzione prevista, ed attesa. Un'apertura, che poteva anche essere letta come una sottovalutazione del potenziale rischio? Non sapeva dove aveva intenzione di infilarsi? Non aveva letto i giornali, negli scorsi dieci anni? Qualcosa l'avevano insabbiato, certo, ma tutto sarebbe stato impossibile. Per quanto certo, buona parte della popolazione magica fossero contadini, e campagnoli, non erano stupidi. Che qualcosa non filasse per il verso giusto, dovevano pur saperlo. Almeno intuirlo.
Tornò lentamente a sprofondare nell'imbottitura della poltrona, mentre l'ospite si faceva nuovamente avanti. Aveva torto? Probabilmente no, la probabilità era dalla sua, le coincidenze meno. Se tanto era già accaduto, quanto era ancora in agguato? E quanto potevano farvi in merito? Lavarsene socraticamente le mani?


Lei ha ragione, se guardiamo i dieci secoli di attività del Castello in fondo il bilancio è più che positivo, e dovremmo essere ottimisti per il futuro. Se guardiamo gli appena trascorsi dieci anni la situazione è destinata a cambiare radicalmente. In mia, e sua assenza, il Castello è stato quasi distrutto una prima volta, attaccato una seconda, teatro di una serie di dubbi incidenti, oggetto di una campagna acquisti continua e sempre più demenziale tra forze del Bene, e forze del Male, e molto altro. Il futuro potrebbe riservarci tranquillità e tempo per riflettere, così come grane a non finire. Devo anche constatare che la reputazione delle mie lezioni ha contribuito nel riportare una sonnolenta calma, se le può essere di qualche conforto. Non le ho però chiesto, se invece è lei ad avere domande. Ne ha, forse?

Una domanda cortese, come se fosse stata un'improvvisa presa d'atto di qualcosa di terribilmente scontato, ma sino a quel momento dimenticato dalla foga di arrivare dritti al punto dell'intera questione. L'avevano centrato? Tutto era già stato chiarito, e spiegato? Ce l'aveva fatta? Quanto era chiaro quel punto? Quanto era sostanzialmente quello il nocciolo di tutto? Quanto sarebbe stato opportuno farglielo presente? Restava poi la seconda faccenda. Sorrise divertito, più per cordialità, che non altro. Non l'avrebbe definita nemmeno con molta fantasia una passeggiata per foreste, ma in fondo, non era stato lui a definirla come tale, no? E un flagellatore sicuramente non avrebbe dovuto riscontrare particolari problemi. Era il più indicato, no? Che poi non sarebbero state con ogni probabilità solo puffole pigmee, era un dettaglio. All'occorrenza quasi chiunque era in grado di comprendere quando, e quanto veloce correre. Era sempre stato così. Anche in Paesi di più recente sviluppo, secondo diverse teorie.

Ottimo, sono certo non sarebbe nulla di eccessivo per lei.
Sarebbe una prima occasione per conoscere qualche studente, non trova?
Vi accompagnerebbe comunque anche Minerva, così, nel caso in cui servisse.
Qualora lo ritenesse opportuno son certo le procureremmo tutto il necessario.


Massì, cosa poteva cambiare?
Pentolone in più, o in meno?
Santo cielo, per la barba di Merlino!
Era tutto esercizio supplementare.
Non l'aveva mica scelto lui.
Era l'onere di tale Cattedra.
Ad ognuno la sua!
No, grazie.

 
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Just;
view post Posted on 21/10/2016, 21:23




Così, aveva accettato. Si era forse fatto tirare troppo per il polso? Se ciò avesse aiutato a garantirgli il posto che cercava, non avrebbe avuto obiezioni. Né poteva ammettere di amare il pensiero di venire a conoscenza di qualche studente, quei ragazzini rievocavano memorie del suo passato che avrebbe preferito seppellire, ma poteva resistere per qualche ora, magari bearsi della vista di quel magnifico pennuto, se davvero li avesse accompagnati. Annuì brevemente, le dita ora intrecciate sulle gambe, a tormentarsi tra loro. Ce la poteva fare. Ora, piuttosto, toccava a lui fare domande. Ma davvero ne aveva? In effetti, sì. Avrebbe voluto chiedere ulteriori spiegazioni sui suoi futuri doveri di guardacaccia, qualora l'avessero preso, giacché molte parole avevano speso per la teoria, e la morale, ma ben poco avevano detto circa le sue mansioni pratiche. Avrebbe voluto chiedere maggiori delucidazioni sulle ultime stranezze partorite da quelle mura, così da non farsi cogliere impreparato nell'adempimento del proprio esercizio. Ma erano tutte questioni che avevano alla base una imprevedibile incognita, ovvero la sua assunzione, e sarebbe stato poco cortese (nonché poco cauto) dare per scontato il successo di quello che, doveva tuttavia ammetterlo, gli era sembrato un buon colloquio. Restava ancora il dubbio, del resto, circa la vera natura dell'anziano professore: era davvero bonario e amichevole come sembrava? O quell'umanità, quel calore, servivano a mascherare una comprensibile pretesa di superiorità? Ancora una volta, solo lo svelarsi dell'incognita avrebbe permesso ulteriori sviluppi. "Molte, in realtà. Alcune di esse si risponderanno da sole, immagino, qualora io riceva il posto. Tutte le altre non sono urgenti, dunque spero davvero di poterle rimandare a un futuro incontro." Fretta di andarsene? No, semplicemente non aveva domande che fosse opportuno porre in quel tempo e luogo, né era tanto sciocco da ammetterlo. Ma dove andare, ora? La gentile concessione del Vicepreside stava probabilmente a indicare che le sue, di domande, erano finite; avevano avuto un bel po' di cui parlare, e lo avevano fatto con diligenza: se quell'uomo aveva individuato in lui il giusto rapporto tra rischio e guadagno, sarebbe stato solo il tempo a dirlo.
Se era tempo di concludere quell'incontro, invece, lo avrebbe determinato il suo ospite. Era lui l'arbitro di quel dibattito, a lui spettavano i riti del genere. Ovunque si voltassero, c'era comunque un'etichetta da rispettare.

Chiedo SCUSISSIMA per il post penoso e l'immenso ritardo. Dovevo trovare una scusa per non fare un post pieno delle trecento domande che io, al posto di Ethan, avrei da porre a Peverell, e l'intera faccenda dell'incerta partecipazione all'Evento ha reso la formulazione della risposta ancora più ardua.
 
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view post Posted on 7/12/2016, 17:06
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Ce l'avevano fatta?
Avevano gettato il cuore oltre l'ostacolo?
Era ormai acqua passata? Tutto sistemato nel migliore dei modi?
Forse non era proprio così, forse era tutto destinato a ripetersi di lì a qualche mese. Era certo di aver trovato il migliore dei candidati? No. Forse nemmeno la migliore, ma non poteva negare gli fosse piaciuto. Un minimo di complicità era già manifesta, e intendersi in maniera non eccessivamente macchinosa poteva essere già considerato un ottimo inizio. Aggiungendoci l'età dell'uomo, e il fatto che non fosse più un bambino quanto ne emergeva era un buon quadro. Non un capolavoro, avrebbe forse faticato per far digerire la decisione all'intero Corpo docente, ma era una decisione ormai presa. La cena avrebbe contribuito nel darle l'ultimo colpo, nel corroborarla sino al punto necessario. Sarebbe stata un'ottima occasione per procedere anche alle prime presentazioni, con una ristretta cerchia di Docenti, Preside inclusa, almeno secondo le sue fonti. Era ancora Agosto, ci sarebbe stato tutto il tempo di contattare e informare il Ministero, se anche avessero rimandato di qualche giorno, nell'attesa che magari si facesse avanti lei non sarebbe morto nessuno.
Era veramente tutto?
Erano giunti al caporiga?
Era infine giunto il tempo di un punto fermo?
E si alzò, quasi sorprendendo se stesso, lasciando che il mantello tornasse a cadere, insieme alla lunga tunica viola. La mano tesa, un invito a fare lo stesso, sorridendo. Era un segnale? Tutto si era concluso per il meglio?


Ottimo Mr. Carter, direi sia tutto allora.
Prego venga, mi sono preso la libertà di informare le cucine che si sarebbe trattenuto per la cena. Immagino non sia pronto a rimanere qui subito, e penso i suoi alloggi non siano ancora pronti, ma in un paio di giorni dovrebbe essere tutto in ordine. Questa sera conto invece sulla sua presenza, vorrei presentarle la Preside, e una parte del Corpo docente, che è oggi presente al Castello. Avevamo una riunione oggi pomeriggio, e alcuni saranno qui sino a domani. Prego, venga.


Guadagnò celermente la porta, aprendola.
Ormai era fatta anche quella.
Il resto sarebbe venuto.
Con calma.

 
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Just;
view post Posted on 16/12/2016, 01:12





Ethan non era mai stato un uomo particolarmente attento ai dettagli, quella che si definirebbe come una persona "osservativa". C'è chi considera ciò un sintomo di superficialità o mancanza di attenzione, ma nel suo caso si trattava più banalmente di una diversa praticità, nella quale le capacità del cervello erano indirizzate più verso la comprensione del quadro generale che dei possibilmente superflui dettagli, garantendogli una più rapida presa d'azione che lo aveva senza dubbio salvato un paio di volte nell'esercizio del suo lavoro. E tuttavia, vuoi per i nuovi e acuiti sensi da Licantropo, che gli inondavano la mente di dati circa i più insulsi aromi che invadevano l'aria o dei più sottili fruscii alle sue spalle, vuoi per l'assoluta particolarità del momento, gli risultava impossibile non cercare nel professore un qualsiasi indizio di approvazione, o il suo contrario; un segnale che gli dicesse più o meno esplicitamente cosa aspettarsi dalla sempre più prossima fine del colloquio, che terminasse quella dolorosa attesa. Gli risultava strano dipendere così tanto dal verdetto di un'altra persona, e pensare che un intero capitolo della sua vita sarebbe potuto cambiare semplicemente in base alla risposta che la mente dell'esimio professore avrebbe formulato. "Non è ingiusto?" si chiese una recondita parte della sua mente di fronte a quella realizzazione; eppure, era così che andavano le cose, lui stesso in qualità di Capoufficio aveva dovuto dire i suoi sì, e i suoi no, benché si potesse vantare che ciascuno di essi fosse ben motivato.
L'improvviso alzarsi del professore lo colse di sorpresa, non tanto per mancanza di concentrazione quanto per l'assoluta inattesa di un gesto simile, ma d'istinto ripeté il gesto, le gambe si flessero spingendolo in alto, non senza una dolorosa fitta da parte della schiena offesa. Gli occhi corsero alla mano tesa, scambiandola in un momento per una tentata stretta, poi, rapidamente, riconoscendo un semplice invito a seguire; e così avrebbe fatto, seppur confuso, ma già le prime rassicuranti parole giungevano a intiepidire il suo animo: un invito a cena che già sembrava un assenso, un accenno ad alloggi da preparare... Era davvero andata tanto bene da definire un'assunzione istantanea? Un sorriso incredulo sbocciò sul suo volto, mentre un'ondata di gioia e soddisfazione ripulivano le sue cavità respiratorie dall'aria stantia di ansia e aspettativa. "Io... la ringrazio molto, professore. Sarò felice di unirvi a voi, ma devo chiederle il favore di lasciarmi usare uno dei gufi della scuola, e un foglio di pergamena, così da avvisare mia moglie che non sarò a casa stasera."
Suzanne non ne sarebbe stata particolarmente felice, ma del resto dall'incidente era sempre più raro che fosse felice di qualcosa. Non si sentiva di biasimarla. Sperava solo che non arrivassero a litigare di nuovo davanti ad Elise. Scacciò con forza questi pensieri dalla testa mentre, riaccostata la poltrona alla scrivania, seguiva il professore verso la porta. Diede un'ultima occhiata alla fenice, prima di uscire dalla stanza; lo sguardo secolarmente saggio gli sembrò grave di misteriose accuse e oscuri presagi.
Ma non era quello il momento di adombrarsi, non oltre.

Uscì.
 
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20 replies since 20/8/2016, 18:01   352 views
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