| Just; |
| | Il profumo del the, il tepore del sole che lemme lemme si avvicinava al tramonto, la voce multiforme del vecchio professore. Nell'attimo di pausa che precedette la risposta alla sua domanda si concesse un ulteriore sguardo al magnifico piumato che, immobile nel solito angolo della stanza, sembrava sul punto di sonnecchiare. Di nuovo, un raro secondo, e poi di filata al volto del professore; mancava già di troppe cose, non poteva permettersi di mancare anche il rispetto. E del resto, quel parlare non lo annoiava, per quanto contorto e enigmatico alle volte: lo costringeva a mettersi in discussione, faceva nascere in lui sempre nuove domande. Si disse che avrebbe adorato, in gioventù, avere un professore del genere. Magari si sarebbe interessato alla Storia molto più di quanto non avesse poi fatto. Ma fu costretto a correggersi, ricordando del genere di ragazzo che era allora; no, nemmeno il carismatico Peverell lo avrebbe tenuto lontano dai guai, con quella voce da mistico e l'aspetto di chi era stato creato insieme a quel castello. Era poi così? Per quanto lo vedesse in sintonia con quell'ambiente, e i suoi discorsi sull'equilibrio facessero presagire una simbiosi secolare con quelle mura, non poteva essere in carica poi da tanto tempo: Ethan non aveva studiato con lui. Si chiese, ancora una volta, se davvero dovesse prendere per oro colato le parole di quell'uomo, se non dovesse invece mostrare un po' di sospetto (almeno all'interno della sua mente) verso quel millantare. Era stato studente anche lui, il professore lo sapeva, se davvero ci fossero state di quelle stranezze nel castello non lo avrebbe saputo? E se anche tali informazioni fossero normalmente precluse agli studenti i suoi sette anni di imprese avventurose, in barba alle regole della scuola, avrebbero dovuto comunque fargli cogliere qualche sussurro, uno scintillio fugace, che facesse sospettare quelle anomalie. E invece, niente: il suo percorso scolastico si era svolto con impressionante regolarità, e persino la sua unica uscita nella Foresta Proibita, ormai risalente a 33 anni prima, aveva avuto l'unico risultato di procurargli un bel raffreddore. Certo, aveva scoperto passaggi segreti, tunnel improbabili, curiosi dipinti... potevano essere quelle definite stranezze? No, no, era chiaro che il professore si riferiva agli stessi abitanti del castello, ai professori, agli studenti. In gioventù aveva sempre scherzato con gli amici che l'anziano bibliotecario - un certo Phelp, Phelt, qualcosa del genere - aveva la carnagione e la capacità di apparire alle spalle di un vampiro. "Si renderà presto conto di non essere potenzialmente il più strano dei nostri inquilini..." Quelle parole in particolare si stamparono con facilità impressionante nella memoria di Ethan. Non le avrebbe dimenticate, finché fosse stato entro i confini di quelle mura. "Lo sarei, e lo sono. Hogwarts non è mai crollata nei quarant'anni di cui ho memoria, non ho ragione di sospettare che debba farlo in tempi prossimi. Se il mio lavoro non includerà far domande sulle stranezze del castello - e se ho ben capito, non lo include - posso assicurarla che non ne riceverà, da parte mia." Rispose istintivamente, senza pensarci due volte. Cosa poteva poi nascondere, quel castello? Non sarebbe stato qualche bibliotecario vampiro a impressionarlo, né poteva lui stravolgere il corso di un'istituzione tanto antica e tanto solida. E dopotutto, non era la sua una risposta apprezzabile? Era pronto a fare il suo dovere, grato per la il tetto che gli veniva offerto. Non aveva alcun bisogno di dar fastidio a nessuno.
Per quanto riguardava la seconda domanda, era un altro paio di maniche: le domande che voleva porre erano tante, i dubbi possibilmente il doppio. Inanzitutto, perché definire una semplice escursione in Africa una stranezza? Di certo non faceva parte delle tradizioni del castello, ma era comunque un'iniziativa apprezzabile, una buona occasione per permettere ai giovani studenti di sgranchirsi le gambe e visitare il mondo. In quanto alla sua presenza... "Penso che sia un'iniziativa interessante, di certo mi sarebbe piaciuto partecipare a qualcosa del genere all'epoca dei miei studi." Poco ma sicuro. Ne avrebbe approfittato per sparire nel corso delle camminate e fare stronzate col resto del suo gruppo. "Come le ho detto non sono un esperto, ma non ho dimenticato proprio tutto dal mio M.A.G.O. in Cura delle Creature Magiche, e nel caso un po' di ripasso non può uccidermi. Se si tratta solo di indicare agli studenti qualche Tebo, e controllare che non si mettano nei guai, non posso certo tirarmi indietro." Sorrise appena. Del resto, se il professore gli proponeva quell'incarico voleva anche dire che il posto era praticamente suo. O no? A farlo pensare, rimaneva la questione della sua malattia. Non aveva voluto rifiutare, per paura appunto di perdere con quella possibilità il posto, ma lo stregone doveva avere presente di tutte le problematiche del caso. "Devo però ricordarle della mia condizione. Non sarebbe opportuno se, nel mezzo della gita, cominciassero a spuntarmi... ciuffi di pelo. Se il Min- la professoressa Pompadour non avesse problemi a prepararmi un'ulteriore dose di antilupo, a una settimana dalla partenza, potrei promettere a lei e agli studenti maggiore sicurezza. Non è certo mia intenzione tirarmi indietro." Un nuovo sorriso, un po' imbarazzato, elemosinante comprensione. Del resto, era solo una gita, no? Non si sarebbero certo trovati di fronte a un Nundu, o una Manticora. Poteva interrompere il suo isolamento e controllarsi per un giorno, se necessario.
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