La Coltre che non t'aspetti...

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view post Posted on 17/9/2016, 17:39
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CITAZIONE (William Black @ 1/3/2015, 21:33) 

Nell'udire la propria caposcuola mettersi in mezzo nel suo discorso, frneticando teorie più o meno valide, William si concesse il lusso di sorridere, mantenendo il suo sguardo gelido sulla tazza che in quel momento si allontanava dalle sue labbra tiepide. Era - evidentemente - giunto in quell'ufficio con l'erronea convinzione di essere affiancato nella sua idea di scrutare lungo i meandri dell'oscurità celata all'interno della Scuola di Atene dalla sua concasata. In realtà si trattava di un dibattito a tre e la cosa, nonostante la sorpresa, accrebbe in lui un senso di gioia legata al misticismo che una tale situazione poteva generare. Stavano confrontandosi vicendevolmente, ognuno ponendo sulla scrivania della conoscenza la propria modesta opinione. Non si trattava neanche di discorsi su cui vi fosse un ragionamento che potesse, in effetti, portare ad una soluzione univoca, potevano solo esprimeva la sua opinione senza freni, nel mero tentativo di imporre un'idea su un altra, a volte rimanendo invece soggiogati dal pensiero di un terzo. Quella volta, però, Rose non riuscì a soggiogare la mente del giovane prefetto. Sebbene avesse argomentato con una certa perizia il suo pensiero, quella logica era completamente estranea al giovane Black che preferiva approcciarsi al tema del tempo in maniera analitica e matematica, in modo da lasciare meno dubbi possibili alle sue membra curiose.
« E se fare qualcosa fosse esattamente ciò che dovevo fare? » Ripeté sillaba per sillaba, canzonandola. Dal suo tono si intuiva palesemente il suo scetticismo. « Quindi per lei, Rose, è tutto già scritto? Chissà dove, in quale letto siderale, esiste un libro contenente le nostre vicende? Passato, presente e futuro? E' scritto che io e te saremmo venuti qui, quest'oggi, a quest'ora, in questo ufficio a parlare di ciò? E se dunque possiamo viaggiare nel tempo non siamo forse a conoscenza di quanto sia scritto? E se lo siamo, ti prego dimmi, cosa mi impedisce di cambiarlo? O vuoi forse dirmi che il fato, così per come lo conosciamo, è immutabile solo finché non ne siamo a conoscenza? Sarebbe contraddittorio.
Siamo noi a controllare i 752 muscoli del nostro corpo così come siamo noi gli artefici del nostro destino.
»
Si voltò a guardarla solo quando il suo discorso abbandonò il punto di domanda per soffermarsi sulle vere e proprie affermazioni, quelle che servivano a chiarire la sua tesi. Generalmente William non era tipo da mettere un punto fermo alle sue convinzioni, l'elasticità dei suoi pensieri lo aveva reso la persona saggia che riteneva di essere, almeno per un ragazzo della sua età. Quel castello di idee che gli aveva propinato Emily, però, sembrava così colmo di falle da necessitare un solo colpo ben mirato della sua catapulta. In realtà non era il discorso della Serpeverde a presentare dei punti deboli, in altre occasioni Black avrebbe ponderato sulla cosa e - possibilmente - rivisto le sue considerazioni. Era il tema trattato ad aver costretto la sua volontà a non piegarsi a quelle considerazioni. Per lui non vi era spazio alcuno per le manovre del fato, lui e lui soltanto poteva decidere del suo futuro, era un gioco di scelte e possibilità, eventi e macchinazioni. Sarebbe stato lui a scrivere la sua ascesa a figura metafisica nei libri del destino, nessun altro.

Quasi si era dimenticato della presenza di Peverell, tanto che il risuonare della sua voce lo destabilizzò per un istante, portando i suoi occhi smeraldini dalla ragazza al docente di storia. A suo dire entrambe le teorie erano corrette, corrette e per per tanto errate al contempo. Del resto, era questo suo modo enigmatico e filosofico di affrontare ogni discorso ad affascinare il curioso serpeverde che non provò alcun senso di astio nel sentir giudicata la sua teoria corretta e fallace al contempo. Sebbene avesse gradito avere la meglio sull'altezzosa concasata, cedette all'idea che Ignotus - in quel frangente - non era un giudice, bensì un terzo, saggio, interlocutore. Fu proprio lui a mettere chiarezza - o almeno chiaro fu ritenuto dallo studente - sul tipo di viaggio temporale che avrebbero affrontato durante l'attività culturale. Si trattava di un libro, un artefatto in grado di portare loro in una bel delineata frazione del passato. In fondo, il concetto non era tanto diverso da quello di un pensatoio. Perdersi nei meandri del tempo, a quel punto, si sarebbe rivelata una questione ben più spinosa di quanto non avesse immaginato in precedenza e, quando il professore gli pose il suo quesito, William non esitò a rispondere.

« Le mie, professore, sono mere congetture. Eppure, se ho capito bene, si tratta di utilizzare questo libro come tramite per un passato ben definito e delineato. Immagino che - sempre tramite l'utilizzo del suddetto libro - sia possibile viaggiare più e più volte in quella porzione di tempo. Se dunque qualcuno dovesse smarrirvisi all'interno creerebbe un nuovo filone temporale, una linea B. Noi, invece, tramite il libro saremmo solo in grado di ritornare alla linea A, una linea in cui il nostro ipotetico studente smarrito non è mai esistito. »
Era per lui molto più semplice credere a diverse linee temporali, ognuna il frutto delle scelte affrontate. In quello stesso momento il destino di William si stava diramando in molteplici, infinite, vie d'evoluzione. Al contempo esisteva un William che da qui a quel momento avrebbe deciso di alzarsi e gettarsi dalla finestra dell'ufficio, un altro che avrebbe invece preferito afferrare l'ormai vuota tazza di tè e scaraventarla addosso alla sua concasata, un'altra in cui i suoi toni si sarebbero fatti accessi nei confronti del docente e molteplici altri, tra i più bizzarri ai più conformi. Quello che invece William stava vivendo in quel momento, era il semplice rimanere comodamente seduto sulla poltrona, lasciando che i suoi occhi si perdessero ora tra i polverosi libri del docente, ora tra i capelli fiammanti della ragazza seduta al suo fianco, ora alla tazza vuota che ancora reggeva in mano e che solo in quel momento si decise a poggiare sulla superficie di vetro che ricopriva la scrivania. Seguendo questa convinzione William aveva la certezza che da qualche parte, in uno degli infiniti strati del tempo, vi fosse un futuro in cui William Black era asceso alla figura di Dio, troneggiante su un mondo finalmente ripulito dal suo marciume.
Sì, giocare col tempo era una faccenda terribilmente sporca.



Tra nuove entrate, e premature uscite, quella discussione aveva un che di surreale.
Non potevi mai sapere chi ti avrebbe risposto, come l'avrebbe fatto, rispetto a cosa.
Anche in quel caso, come a voler confermare la teoria, come se quello stesso incontro si stesse sviluppando su più linee temporali. Da un primo incontro piano, e già complesso, se ne erano innestati due ulteriori, che avevano già sufficientemente contribuito a confondere le acque. Se tale fosse divenuta di lì a qualche anno la norma, si sarebbe dimostrato indispensabile valutare seriamente l'ipotesi di una meritata pensione. Erano lui, e il giovane Prefetto, ancora lì. La seconda poltrona smossa, ma vuota, come se qualcuno fosse sino a quel momento stato lì, ma si fosse volatilizzato, rapito da un qualche essere sovrumano. Restava il punto, non si erano mossi, il problema era ancora lì, di quanto erano avanzati rispetto all'inizio? Quanto tempo era realmente passato? Tra un'intera esistenza, e pochi minuti c'erano svariate vie di mezzo. C'era poi la questione sollevata dal Giovane, che non era in realtà altro che non un'ipotesi a quanto gli fosse stato richiesto. Era quella un'ipotesi logica, e accettabile? L'intero quadro era talmente vago e indefinito che definire cosa fosse o potesse anche solo esserlo vero e sbagliato sarebbe stato un azzardo, ma di pur qualcosa dovevano discutere. Aveva lui tutte le risposte? No. Le aveva il Prefetto? Nemmeno. Il resto sarebbe seguito come naturale conseguenza di quell'ignoranza al quadrato? I rischi che si annidavano in quello che poteva essere paragonato a un salto nel vuoto erano del resto tanto indefiniti, quanto infiniti. Era quello solo il primo di una lunga serie? Ammesso che ci si potesse perdere, quale sarebbe stata la possibile soluzione? Il punto era proprio quello? Il Giovane l'aveva colpito, e affondato al primo colpo? Non era anche quella una coincidenza più che singolare? Che ancora una volta vi fosse di mezzo il Fato, come convitato di pietra? Era il Fato ad essere uscito da quella porta poco prima?
Sorrise al Serpeverde, grato di quell'inaspettata comprensione.
Tutto sarebbe filato liscio, nonostante le circostanze?


Ottimo Mr. Black, mi sembra una quasi ottima intuizione. Non ho mai provato a recuperare nessun disperso, non essendocene mai stati, ma il principale problema che vedrei sarebbe per l'appunto quello che ha quasi inviduato lei. Ciò nonostante, sono previste una serie di contromisure per evitare questo problema. Il che ci riporta a un altro problema che abbiamo già avuto modo di scomodare, le conseguenze che potrebbero avere le nostre azioni, sulla Storia stessa. Probabilmente quello che non coglie il suo ragionamento è un limite del tutto accettabile e comprensibile di un ragionamento che può sembrare logico, pur non essendolo, per la semplice consuetudine che abbiamo nel farvi ricorso. Non sarebbe un limite del Libro, infatti, il far perdere qualcuno, quanto la capacità stessa di quel qualcuno di perdersi. Effettivamente proprio come nel caso del futuro il Libro ha il potere di risalire a un determinato momento della Storia, ma per farlo tale momento deve essere determinato, mi segue? E cosa conosciamo noi del Passato?

Era una semplice questione?
Al pari di una scampagnata a funghi?
Forse non propriamente, ma tanto era il Passato.
Averci a che fare, con Presente e Futuro alla finestra sollevava una serie di quesiti e domande logiche che era meglio porsi, prima di avventurarvisi. In caso contrario il rischio sarebbe stato di rimanere fregati, per quanto il tutto fosse comunque sempre inserito in una solida cornice di sicurezza. Ma se era veramente così, a che scopo porsi quelle domande che era necessario porsi, prima di ripartire? Era anche quello un eterno ritorno, l'impossibilità di uscirne? C'era poi tutta un'altra infinita serie di punti ancora oscuri su quella Storia. Ma per quelli c'era tempo, e modo. La prima naturale tentazione sarebbe stata di metter mano al Passato. Con quali conseguenze?

 
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view post Posted on 19/9/2016, 23:47
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Avere una "quasi" ottima intuizione non l'aveva mai reso fiero né era stato un suo sogno nel baule ma se c'era una cosa che detestava più di aver quasi ragione, quella era di aver quasi ragione ben due volte. Il docente di storia sembrava essersi concentrato abbastanza nel rimarcare il suo insuccesso, tanto che eventuali complimenti antecedenti avevano perso qualsivoglia significato. La mano destra scivolò lungo il braccio della sedia, aiutandolo a ritrovare una posizione più comoda. Adesso si sentiva infastidito, specie perché le parole del professore non lo avevano aiutato a giungere alla conclusione esatta. Era palese che Peverell intendesse chiarire come fosse impossibile per uno studente perdersi nel passato, come se la faccenda potesse in qualche modo creare un paradosso. Il Serpeverde, dunque, si trovò costretto a prendere qualche minuto per sé al fine di ragionare e ricalcolare le ipotesi così da comprendere la falla nella quale era inciampato. Poco importava estraniarsi per un'istante dalla conversazione col docente, se vi era un punto di vista che non aveva preso in considerazione, doveva farlo suo ed eventualmente criticarlo.
Il suo sguardo si spostò sulla sedia vuota di fianco a lui, mentre il suo sguardo si faceva assottigliato e il tempo sembrava scandire i limiti della sua comprensione. Eppure nulla, per quanto vi provasse, non vi era ragionamento che gli permettesse di arrivare alla conclusione. Perché uno studente non poteva perdersi nel passato? Tralasciando la possibilità che il libro potesse riportare in automatico chiunque fosse stato spedito nel passato, questo era possibile ma sembrava anche lontano da ciò di cui stava parlando il docente. Era qualcosa che aveva a che vedere con il tempo, un ragionamento secondo cui la logica poco aveva a che vedere. E' chiaro che, viaggiare nel tempo ed uccidere il proprio padre creerebbe un paradosso poiché mai potrebbe nascere un figlio che a sua volta tornerà nel passato per uccidere il proprio padre. Ma nel caso in cui ci si perda nel tempo,dove risiede il paradosso? Prendendo per buono il ragionamento che aveva fatto poc'anzi, se il William della linea temporale A si perdesse nel tempo, quello della linea temporale B potrebbe ancora ricadere nello stesso destino. Dando per buona la teoria di un destino già scritto ed immutabile, potrebbe semplicemente essere parte del destino dello studente quello di perdersi nel passato e continuare lì il resto della sua esistenza.
A quel punto, dopo vari ragionamenti, William provò ad immaginarsi nei panni dello studente disperso in un passato sconosciuto. Trattandosi probabilmente di un passato remoto, non avrebbe avuto grandi chance di andare ad intaccare le sue radici e dunque la sua futura nascita. In qualche modo, anni dopo, sua madre sarebbe rimasta in cinta e un neo William sarebbe cresciuto nel suo grembo, avrebbe studiato ad Hogwarts e infine avrebbe avuto modo di perdersi nel passato, e ancora, e ancora. Non vi era nessuna falla, tutto sembrava fattibile. Dove sbagliava? Cosa non aveva considerato?

«Ammetto - con una certa frustrazione - di non riuscire a seguirla.» Non arrivando ad un verdetto convincente, il prefetto terminò infine con la resa, cercando nelle spiegazioni dell'uomo che aveva di fronte uno scenario più chiaro. «L'unica cosa che mi viene in mente dalle sue parole è che non sia possibile perdersi nel passato poiché quel passato è determinato senza la presenza dell'"estraneo". Per tanto, un disperso, potrebbe creare un paradosso. Ma non le nego che questo pensiero mi turba, starebbe a significare che - in realtà - non abbiamo alcun poter nel tempo. Viaggiarci, ci permette di osservarlo ma non di cambiarlo... e questa sarebbe una scoperta molto triste. Di viaggi nel tempo ammetto di saperne molto poco, le mie sono solo mere congetture, pura logica. Eppure mi piace pensare che il destino sia scritto dalle nostre mani e che, per tanto, sia possibile anche cambiarlo, che sia futuro o passato.»
L'astio nei confronti del docente andò via via scemando man mano che il discorso proseguiva. Del resto, per quanto orgoglioso, il Serpeverde sapeva accettare una falla nel suo ragionamento e il desiderio di poterla riempire era spesso più acceso della sua arroganza. Inoltre, dato che la spedizione trattava proprio di quelle tematiche, arrivare preparato al traguardo sembrava una scelta tanto saggia quanto indispensabile. Certo, sembrava fosse stata esclusa la possibilità di rimanere impantanati in un'altra epoca ma i viaggi nel tempo sembravano celare tante altre minacce sulle quali era bene poggiare uno sguardo attento.
 
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view post Posted on 21/9/2016, 21:17
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Quanto aveva messo alla prova il giovane Serpeverde?
Avrebbe intuito dove si annidava il punto della questione?
In fondo, era tanto ovvio, da essere sotto il suo sguardo da molto.
Quasi da quando era entrato, ed aveva preso posto, non senza una qualche reticenza. La cavalleria non era morta, quello no, ma pensando che in fondo fosse lì da solo, dava ancora quella netta impressione che qualcosa non fosse andato per il verso giusto. Era così? La Cavalleria era mai stata fine a sè stessa? Sarebbe mai nata in tali circostanze? Probabilmente no. Ne andava dato atto, ai Cavalieri stessi, in fondo non era semplicemente dei perdigiorno come spesso si tendeva a dipingerli. Ma era un discorso che li avrebbe portati tanto lontani dal discorso, da doverlo abbandonare prima che non fosse troppo tardi. Era tardi? Il paradosso logico era decisamente più invitante, e per molti versi che il Giovane non vi giungesse era da un certo punto di vista anche più stimolante. Era Vecchio, ma non era ancora passato del tutto il suo tempo. Non si era ancora chiusa un'era, non era nemmeno iniziata la nuova. Era qualcosa di positivo? Probabilmente no. I tempi erano maturi, possibile che mancasse ancora la scintilla? Cosa serviva? Ed ecco, che il Giovane tornava a colpire, senza affondare il bersaglio. A battaglia navale sarebbe stata una tragedia, una vera catastrofe, un'intera flotta colpita, ma nemmeno una nave affondata. Il sogno di qualunque ammiraglio? Contenere al massimo i danni, mantenere le navi tutte in assetto, sopra la linea di galleggiamento, e tornare in porto alla chetichella. Magari sotto il naso di una flotta nemica. Forse era pretendere troppo? Il Giovane aveva nuovamente torto, e ragione, per quanto si potesse accettare che vi fosse una ragione assoluta, una qualche verità di cui valesse la pena andar traccia. Esisteva? Era davvero verità quella? Erano solo congetture, più sensate di molte altre? Quanto sarebbe stato onesto tacere il resto? In fondo, sempre a quello tornavano, era uno Storico. Sembrava che tutti volessero scordarlo.
Tornò ad osservare il Giovane, era lì. Gli doveva qualcosa?
Un sorriso, era sufficiente? Pur sincero che fosse, sarebbe bastato?
Tornò a issarsi sulla seduta, appoggiando la tazza vuota. Un'occasione?
Già riprendeva il teatrino, una teiera che scattava ciondoloni, e la zuccheriera.
Ferina, come una predatrice nella jungla, una tigre del bengala. Zanne alla mano?
Quanto sarebbe stato opportuno cercare di fermarle, e soprattutto a che pro? Un The.
Ah! Sì, una risposta. Gli doveva pur sempre una qualche risposta.
Magari meno criptica della precedente, ecco.
Ce l'avrebbe fatta?


Vede, ancora una volta è arrivato a un passo. Si è praticamente risposto inconsapevolmente, per così dire. Il Libro è in grado di portarci in qualcosa che si sia già verificato, ma, seconda condizione, che noi ne siamo a conoscenza. Il libro è un pendolo, lungo una determinata e precisa linea temporale, la nostra. Tornando noi nell'anno X, non saremo mai in grado di modificare quanto sia accaduto lungo la nostra linea, per il semplice fatto che quanto è stato fatto è ormai fatto, e il libro essendo scritto tutela la Storia che conosce. Allo stesso tempo subentra un secondo problema, pur tornando al passato, il Passato diventa nostro Presente, e Futuro, noi quindi subiremo interamente gli effetti delle nostre azioni, capisce? E per conciliare qualcosa che non sarebbe altrimenti possibile, una volta arrivati nel momento Y dell'anno X, la nostra linea temporale cessa di esistere, entreremo in una nuova. In fondo, il nostro libero arbitrio dovrà pur valere qualcosa, no? Sarebbero le scelte di quel disperso, frutto forse del suo tentativo di ritornare, a rendere impossibile a noi raggiungerlo. Noi saremmo costretti a risalire sempre all'anno X, e le nostre decisioni ci porterebbero in una dimensione diversa dalla sua. Alla base di tutto questo sta effettivamente una concezione del tempo molto particolare, come intuirà.

Un pizzico di eufemismo non poteva mancare.
Un minimo qualcosa per sdrammatizzare, no?
Il discorso era già sufficientemente serio.
Perchè farla ancora più cupa?
Gli storici erano noiosi?
Solo eventualità.
Una postilla?
Forse sì.

 
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view post Posted on 30/9/2016, 17:16
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Era indubbio che William fosse un ragazzo con dei concetti ben chiari in testa e un modo tutto suo di analizzare e concepire le dinamiche di qualsivoglia ragionamento. Che vi girasse intorno o affrontasse la questione di petto, era sempre in grado di giungere alle sue conclusioni - corrette o meno che fossero - e una volta piantate le radici del proprio pensiero, diventava difficile fargli fare marcia indietro... ma non impossibile. Questa sua caratteristica lo spingeva a prendere con le pinze qualsiasi parere personale; ogni informazione - indipendentemente dalla fonte - veniva presa, snocciolata e rianalizzata, solo infine giungeva la rielaborazione che poteva coincidere con la base o essere il prodotto delle sue considerazioni. C'era un occasione in cui questa dinamica veniva ammorbidita: quando William ascoltava una persona che potesse per la società essere definita "anziana", per difetto caratteriale il Serpeverde tendeva a rilassarsi, rasserenarsi e ascoltava privandosi di quella vena critica che lo contraddistingueva. Peverell, se bene aitante, era per lo studente un professore anziano, probabilmente il più datato all'interno del castello e - di suo - emanava una mistica aura di saggezza che non poteva non affascinare una mente famelica e curiosa come quella del ragazzo. Ogni parola del docente aveva per tanto la sua massima attenzione, su ogni frase vi rifletteva dando per buono - quasi in automatico - ciò che il professore stesse dicendo. Era come se William si fosse concentrato sul luogo comune che l'esperienza dei più vegliardi andava accettata sempre e comunque. Certo, non avrebbe mai preso nulla per oro colato, non pendeva ancora dalle sue labbra, ma la rielaborazione dei concetti era indubbiamente ammorbidita.
Quando Peverell prese l'esempio del pendolo, immaginando un'infinita ramificazione di spazi temporali ma prendendone in considerazione una e una soltanto, il Prefetto abbandonò quasi immediatamente la sua idea che il tempo fosse una questione assai manipolabile, come invece aveva pensato agli antipodi. La rivelazione del professore costrinse il giovane Black a sradicare completamente i suoi preconcetti sul tempo; sapeva di avere molto da rivedere e molto su cui riflettere e - probabilmente - parte di quella faticosa mansione l'avrebbe svolta dialogando ancora insieme al suo nuovo oratore.
Teiera e zuccheriera si mossero animate con meravigliosa premura e con un perfetto tempismo. Ora che William aveva nuova legna da buttare nel fuoco non vi era passo iniziale migliore se non quello di un the. Bene. Appoggiò la tazza ormai vuota che ancora reggeva in mano quasi fosse un talismano e - ormai occupatasi del proprietario - la teiera comprese il messaggio dello studente, dirigendosi in sua direzione. A seguirla fu una meno pacata zuccheriera che - senza troppi fronzoli - si prese la premura di aggiungere ben due cucchiaini alla bevanda, decisamente più del preventivato. Come se non bastasse, quando il Serpeverde provò a tappare la tazza con il dorso della sua mano, l'indice venne bacchettato dal cucchiaino saettante della zuccheriera, prima di dileguarsi tornando alle spalle della teiera. Lo sguardo del ragazzo si assottigliò ma aveva ben altro a cui pensare al momento, l'assassinio della porcellana poteva essere rimandato.

«Splendido, il tempo esiste nelle sue infinite diramazioni ma noi abbiamo potere solo in una linea precisa. Un mescolarsi di due concetti che sembravano impossibile da conciliare.» Il suo sguardo si era illuminato, e anche dai suoi gesti si poteva intuire un rinnovato vigore. «In effetti il concetto non è lontano da quello che avevo esposto inizialmente ma me ne sfuggiva ancora il succo. Dunque, se tornassi indietro nel tempo per trarne qualche vantaggio io non otterrei nulla ma supporterei un altro William, un William che si muove su un'altro filone ben delineato. Come le dicevo, non le nego che la cosa mi mette una certa tristezza. Con questa consapevolezza, so con certezza di no poter cambiar il mio futuro, se non per mezzo del mio presente. In pratica non ci sono date seconde chance... E' dura immaginarla ma tremendamente stimolante, una sfida perpetua quella della vita, non trova?»
Se avesse funzionato in maniera meccanica, probabilmente dalle orecchie dello studente sarebbe uscito del fumo, tanto il suo cervello stava lavorando. Nuove considerazione affioravano come funghi, bisognava mettergli un freno.
«Lei pensa sia possibile abbandonare la nostra linea temporale, professore? Se solo fossimo in grado di visualizzare in maniera nitida ogni singola diramazione del nostro futuro, pensa che sarebbe possibile saltare di pendolo in pendolo?» Era tutta congettura, inutile negarlo, pura accademia ma se fosse stato possibile i rivolti potevano essere magnifici... o terrificanti.
 
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view post Posted on 9/10/2016, 21:02
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Problemi, e conseguenti soluzioni.
Poche soluzioni concrete, un mare di problemi.
Soluzioni e spiegazioni che non riuscivano a soddisfare una massa critica?
Il problema era tanto del Giovane, quanto del Vecchio? Era il secondo a sfuggire alla presa del primo? O era il primo troppo concentrato su un unico obiettivo, per arrivare alla soluzione predicata dal secondo? Era il problema troppo grande per essere accantonato, e troppe le incongruenze da colmare, che era impossibile scorgere qualcosa oltre? Era forse il Serpeverde troppo oltre? Semplicemente invischiato in quella che era un'educazione eccessivamente petulante e tradizionale, rispettosa di un'ortodossia accademica che mal aveva capito, compreso, e messo in pratica secoli di conoscenze pregresse? C'erano davvero delle soluzioni ai paradossi temporali? Cosa si poteva fare? E qual era veramente il punto nodale di tutta quell'intricata questione di pendoli, Passato, e Futuro? Se il Passato era intoccabile, a che pro farvi ritorno? Era una semplice perdita di tempo? Allo stesso tempo, se tornarvi poteva assumerne in senso, modificandolo, come avrebbe potuto il Presente permettersi di intromettersi nel Passato, a costo di non essere più quello stesso Presente? Se tornando indietro il Passato fosse stato così biecamente manipolato radicalmente, non sarebbe esistito un Presente da cui muovere, il che avrebbe creato un primo paradosso. Non vi sarebbe stato un Presente, e non si sarebbe nemmeno potuti tornare indietro, per non parlare di cosa sarebbe accaduto ai restanti abitanti di quello stesso Presente. Per conciliare il primo paradosso, sarebbe dovuto essere possibile tornare indietro a patto di mantenere il Presente, e quindi in ogni caso Viaggi che non avrebbero cambiato nulla in maniera sostanziale. Quindi, a che pro tornare al Passato? A meno che non vi fosse un serio problema di fondo. Ed era tutta un'altra questione. Il Serpeverde era intrappolato nel paradosso?
Sorrise, tra il divertito, il compiaciuto, e il sodale.
In fondo, era comprensibile.


In effetti ha ragione, terribilmente vicino, ma non a sufficienza. E non me ne voglia, ma temo vi sia in realtà un ulteriore problema. Lei muove dal presupposto sbagliato, la domanda a cui dovremmo trovare risposta è: perché tornare indietro, capisce? Se la risposta è modificare il Passato, per un nostro personale legittimo interesse, evidentemente non è questa la via. Lei confonde la questione con una Giratempo, quando in tale contesto non è una Giratempo ad essere l'oggetto dell'analisi. Tra gli usi impropri di una Giratempo effettivamente potrebbe figurare il cambiamento del nostro immediato passato, per ottenere degli interessi nel presente. Assumere che stiamo parlando di una Giratempo più grande, e potente, in realtà potrebbe essere tanto sbagliato, quanto sviante, capisce? Cosa succederebbe se lei finisse nel 1500, e modificasse fatti rilevanti per la Storia successiva? I casi possibili sono molti, ma l'esito sarebbe univoco, il collasso del nostro attuale Presente, se anch'esso fosse univoco. Intuisce il problema di fondo? Tornando nel Passato è imprescindibile modificarlo anche solo per la nostra presenza, ma allo stesso tempo è questa a dar vita a una nuova linea temporale parallela, che proprio essendo inedita non soffrirà di vincoli e problemi della nostra. Quindi in realtà siamo liberissimi di cercare di modificare il Passato, esso si opporrà strenuamente, ma non sarà impossibile, e dispiegherà i suoi effetti lontani dal nostro Presente.

Repetita iuvant?
Vorticavano intorno a quello che poteva essere un buco nero.
Privi della forza, della volontà, e della comprensione per allontanarsene?
Era sempre quella la questione, il Giovane voleva cambiare il Passato, perché poi tra tante tale interesse per quel singolo aspetto, quasi passato sotto silenzio? Se la questione era interamente teorica, e tutto sarebbe sempre stato ricondotto all'anno 1000, perché lasciarsi prendere da quella volontà?
E quale rapporto poteva esserci con il futuro?


Su questo temo non concordiamo, in realtà le seconde chance ci accompagnano per tutta la vita, non è sufficiente cambiare il nostro Passato, per quanto possa esistere la tentazione. Nessuna scelta è mai così radicale, da non esistere una via della redenzione, non crede? Non per questo ritengo sia meno stimolante. Ovviamente è possibile abbandonare il nostro tempo, anche in maniera definitiva, come le dicevo se il viaggiatore X si perdesse nell'anno Y non avrebbe alcun modo di fare ritorno, ma di fatto sino al sopraggiungere della morte, continuerebbe a vivere. Solo in un'altra dimensione, non senza delle ripercussioni. Ma se lei crede al destino, probabilmente sarebbe già sin dal principio predestinato a qualcosa del genere. Allo stesso tempo, non credo sia possibile fare l'inverso, perdendosi o anche solo raggiungendo il futuro. Per una serie di fattori che le ho esposto per il passato. Crede di intuire la ragione?

Un'altra domanda.
Un'altra risposta?

 
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