A caccia di prove., Missione C.R.E.P.A. - Fred & Percy

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view post Posted on 30/9/2016, 20:10
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You can take the darkness out of the man, but you can't force him to step into the light.

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Scheda Thalia J. Moran

St. Paul Cathedral - Domenica, ore 10:50

La piccola piazza di fronte all'ingresso della cattedrale era gremita di persone, riunite in gruppetti più o meno numerosi: da un lato, anziane signore indossavano i propri abiti migliori, chiacchierando in modo concitato di chissà quali argomenti scottanti; dall'altro, genitori e figli passeggiavano insieme sull'ampio marciapiede. Più in là, tre o quattro ragazzi - a giudicare dall'altezza e dal modo scurrile di parlare non dovevano avere più di sedici o diciassette anni - le gettavano occhiate di sottecchi, ridacchiando di tanto in tanto e facendo finta di non parlare di lei. Non serviva un udito particolarmente sviluppato per sapere che cosa passasse loro per la testa: probabilmente si chiedevano che cosa ci facesse lì da sola, sulle gradinate di una cattedrale, una ragazzina minuta e dai capelli rossi. Non avrebbero potuto giudicare il suo abbigliamento, spiccatamente ispirato alla moda babbana; aveva optato per una t-shirt bianca, una felpa nera con il cappuccio e un paio di jeans sbiaditi. I capelli, sciolti sulle spalle, davano l'impressione di non essere stati spazzolati accuratamente quella mattina, sebbene vi avesse dedicato un discreto tempo. Essere ordinari, all'apparenza, andava bene, ma il disordine non era contemplato.
L'orologio della cattedrale, posto sul campanile di destra, indicava le 10:50 e ciò poteva indicare una sola cosa: l'ora dell'incontro si avvicinava, ma dei due iscritti al Comitato ancora nessuna traccia.
Aveva trascorso i venti minuti precedenti passeggiando intorno all'area della cattedrale, ammirandone i colonnati in stile corinzio e le nicchie, così come i timpani decorati con bassorilievi praticamente impossibili da scorgere da quel punto. Si chiese che cosa vi fosse rappresentato, ma le decorazioni floreali, tipiche dello stile barocco, attirarono maggiormente la sua attenzione, data la migliore visibilità e i dettagli più appariscenti. Aveva osservato a lungo la statua della Regina Anna, circondata da una recinzione in ferro battuto e da un basamento in pietra bianca, al centro della piccola piazza; sembrava posta in quel luogo come se si fosse trovata a dover guidare i fedeli in uscita dalla cattedrale. O almeno questa era l'impressione che ne aveva tratto ammirandole il volto, scolpito finemente, e le vesti drappeggiate.
Non aveva mai visitato quel quartiere, durante le vacanze a Londra, e tanto meno avrebbe saputo dire dove si trovasse esattamente l'abitazione a cui avrebbero dovuto presentarsi. Nonna Martha, la stravagante strega londinese, l'aveva condotta alla Cattedrale lasciandole solamente dieci sterline - nel caso ne avesse avuto bisogno - e poi se n'era andata, lasciando che il foulard verde che portava al collo si librasse nell'aria autunnale di Londra.
Il suo sguardo assorto incontrò una minuscola macchiolina di fango, dono della pozzanghera che non aveva proprio visto passeggiando vicino ai giardini della cattedrale. La tonalità scura svettava nel bianco del tessuto di quelle Converse prima immacolate.
Avrebbe usato volentieri un Gratta e Netta, ma nemmeno la bacchetta era concessa quel giorno.
Osservare e riportare informazioni. Quello era il compito, la bacchetta sarebbe servita a poco. Tuttavia, il legnetto di salice aveva comodamente trovato posto nel suo zaino, insieme a qualche altro oggettino piuttosto particolare.

*Avanti ragazzi... dove siete?*
Quando si trattava di piccole o grandi missioni per il Comitato, tendeva a dimostrare una certa puntualità, oltre a manifestare tutto l'idealismo di cui era portatrice. Il lavoro di squadra non era mai stato un problema e, sebbene preferisse gestire da sola i problemi, sperava che i due ragazzi che l'avrebbero accompagnata quel giorno sarebbero stati collaborativi. Sapeva davvero poco di loro: li aveva visti alla prima riunione di quel nuovo anno e, dopo aver spiegato brevemente lo scopo della missione, si erano congedati in fretta e furia, diretti ai rispettivi dormitori. Fred era Prefetto, collega ed amico di Oliver Brior, il che - a conti fatti - valeva ben più di una semplice raccomandazione.
Percy era un Tassorosso del primo anno, di cui non era riuscita a farsi un'idea precisa. Undici anni e un mondo nuovo davanti a sé: immaginò che chiunque sarebbe sembrato spaurito di fronte a una simile novità.
Gettò un ultimo sguardo sulla piazza, prima di alzarsi. La conoscevano solamente di vista, ma sperò vivamente che l'avrebbero riconosciuta nonostante gli abiti babbani.





Bene fanciulli, cominciamo!
Thalia vi aspetta sui gradini del lato ovest della Cattedrale (quello in foto è il lato sud), di fronte all'ingresso principale. E' in piedi e ne ho dato una descrizione piuttosto sommaria nel post. Non è necessario che spieghiate come siete arrivati a Londra. Non appena arriverete, Thalia spiegherà come intende procedere e ascolterà eventuali suggerimenti ed opinioni.
Dal post può sembrare che vi consideri in ritardo, ma potete benissimo dire di essere nei paraggi e di non sapere dove trovarmi. Insomma, se fosse tutto semplice... che gioco sarebbe? :shifty: diamo fuoco alle polveri!
 
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Percy A. Wilson
view post Posted on 1/10/2016, 13:10






Percy A. Wilson Studente ♦ I Anno


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Ludgate Hill - Domenica, 10:50 a.m.

Non poteva nascondere il fatto di essere irrimediabilmente teso.
Teneva un passo piuttosto spedito sulla Ludgate Hill, la grande via londinese che terminava all’ingresso principale della St. Paul’s Cathedral.
Si faceva largo tra le persone con l’aria di qualcuno che va particolarmente di fretta, tanto che qualche passante lo guardò leggermente di storto.
Era molto tempo che non indossava abiti babbani e fu contento, per un giorno, di metterli nuovamente. Le scelte dell’abbigliamento erano ricadute su una t-shirt bianca con sopra una giacchetta marrone chiaro e un paio di jeans scuri.
Quello era il suo primo incarico per conto del C.R.E.P.A., l’associazione a favore dei diritti degli elfi domestici di cui lui faceva parte da poco. Aveva scoperto il gruppo pochi mesi prima tramite uno studente più anziano, Oliver Brior, Caposcuola Grifondoro, che gli chiese se volesse farne parte. Inizialmente non aveva idea di quale fosse l’attuale situazione degli elfi domestici nel mondo magico ma, dopo i racconti di altri studenti, si scatenò in Percy un tale senso di giustizia che decise di iscriversi al C.R.E.P.A. e combattere anch’egli per questa causa.
Pochi giorni prima era stato avvertito dalla Spilla Tremordicchiante che la sua presenza era richiesta a Londra per quella domenica. Il suo appuntamento era fissato per le undici in punto proprio di fronte alla St. Paul’s Cathedral, dove avrebbe incontrato altri due membri dell’associazione.
Una era Thalia Moran, sua concasata e studentessa del terzo anno ad Hogwarts. Il secondo era Fred Zoungla, anch’egli studente e prefetto Grifondoro.
Non aveva mai avuto modo di parlare con nessuno dei due a scuola ma li conosceva comunque di vista avendoli incrociati svariate volte nei corridoi o nelle scale.
La via che stava percorrendo lasciò il posto alla piazza al centro della quale era posta la statua della regina Anna. Ormai era arrivato al punto d’incontro, sollevò lo sguardo e ammirò la gigantesca cattedrale che si stagliava davanti ai suoi occhi.
Percy amava l’arte, in particolar modo le opere architettoniche come quella. Per un attimo si dimenticò di essere in ritardo all’ appuntamento e si concesse qualche minuto per osservare la candida facciata della chiesa. Il colore bianco era di certo quello che preferiva, specialmente sulle grandi strutture. La sua preferita infatti era l’altare alla patria di Roma, città che ebbe il piacere di visitare da piccolo con la sua famiglia.
Controllò l’orologio, erano le undici esatte. *Fantastico, sono in perfetto orario* Pensò.
Attraversò la piazza e iniziò a guardarsi intorno, speranzoso di vedere almeno uno dei due volti familiari. Il suo sguardo passò in rassegna molte persone prima di inquadrare una ragazza dai lunghi capelli rossi che attendeva vicino all’ingresso principale. Percorse la scalinata di fronte al portone e le si avvicinò con calma e le rivolse un sorriso. Ciao, tu devi essere Thalia dico bene? Molto piacere, io sono Percy. Spero non sia da molto che aspetti. Dicendolo le porse la mano destra, anche se l’aveva incrociata diverse volte a scuola pensò che fosse comunque opportuno presentarsi siccome non aveva mai avuto l’occasione di parlarle.


 
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view post Posted on 1/10/2016, 15:59
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«Non ti dirò in cosa consiste la missione» Per tutto il viaggio in macchina Edward, suo padre, non aveva fatto altro che estorcergli informazioni sulla missione del C.R.E.P.A. , ma il Grifo non aveva intenzione di raccontargli niente, anche se gli aveva detto che ne avrebbe parlato quando sarebbe tornato. «Ma è qualcosa di pericoloso?» Suo padre sembrava più preoccupato di lui riguardo alla missione di quel giorno e Fred sapeva che era perché, essendo un babbano, alcune cose non poteva capirle fino in fondo e ciò lo portava a preoccuparsi per l'incolumità di suo figlio. «No Edward. Sono già in ritardo devo darmi una mossa» Non era sicuro che non avrebbe corso dei pericoli ma era meglio non dirlo a suo padre, giusto per non farlo preoccupare inutilmente. Detto ciò si tolse la cintura scendendo dall'auto di suo padre. Prima di chiudere lo sportello guardò l'uomo da cui aveva preso la maggior parte dei lineamenti e disse: «Ci vediamo a casa. Ti voglio bene» Poi corse verso la Cattedrale, che si stagliava di fronte a sé. Ancora non riusciva a credere che tra qualche minuto avrebbe iniziato la sua prima missione per conto del Comitato per la Riabilitazione degli Elfi Poveri e Abbruttiti.Ci era entrato qualche mese fa e ora finalmente aveva l'occasione di poter fare qualcosa di concreto per la causa degli Elfi Domestici. Quella mattina, nonostante si fosse svegliato un po' tardi, l'euforia lo aveva pervaso e gli aveva dato una spinta in più per cominciare la giornata. Si era vestito in fretta e furia con una maglietta smanicata nera e bianca, un paio di jeans dello stesso colore, le vans nere e bianche ai piedi e per ultimo si era messo una bandana dagli stessi colori sulla fronte. Per lui non era mai stato un problema vestirsi come i babbani, anzi avendo vissuto in un quartiere babbano si era sempre sentito tale anche se era consapevole dell'esistenza del mondo magico, dopotutto aveva vissuto e viveva ancora con due streghe, sua madre e sua nonna, oltre che con suo padre e il suo fratello minore. Prima di uscire di casa aveva preso uno zainetto e ci aveva messo dentro la macchina fotografica, gli occhiali da sole, la bacchetta (anche se non l'avrebbe usata se non in caso di vita o morte come gli aveva detto anche sua nonna), la spilla da Prefetto (non gli piaceva separarsene e ogni tanto quella spilla riusciva ad infondergli coraggio e orgoglio) e la spilla Tremordicchiante. Non aveva indossato nessuna delle due spille perché era inutile farlo ed inoltre non si era mai visto un babbano con una spilla da Prefetto o una spilla del Comitato, ma non aveva nemmeno voluto lasciarle a casa, dopotutto suo fratello era capace di giocarci e magari perderle nonostante lui gli avesse detto più volte di non farlo. Prima che uscisse definitivamente di casa, sua madre mise nello zainetto un bel po' di biscotti (in modo da poterne offrire anche ai suoi compagni) e una bottiglietta d'acqua. Il Grifo le aveva spiegato che non ne aveva bisogno, non stava andando a fare una gita scolastica ma Alice non ne vole sapere niente e lui nemmeno poteva opporsi al volere della madre, non in questo caso almeno. Quando arrivò difronte all'entrata sud della cattedrale, ne rimase meravigliato. Non era la prima volta che vedeva strutture simili ma era sempre stato una persona che si entusiasmo per poco, era fatto così, molte cose, anche quelle banali, riuscivano a sorprenderlo. Prese la macchina fotografica dallo zainetto nero e scattò un paio di foto prima di controllare l'orologio al polso. Era in ritardo di tre minuti, doveva trovare i suoi compagni, non voleva farli arrabbiare a causa della sua scarsa puntualità, che per giunta era dovuta al padre. Sicuramente Percy e Thalia lo stavano aspettando e lui odiava far aspettare le persone per niente. Non li conosceva bene ma era sicuro che sarebbe riuscito a distinguerli nella folla poiché li aveva incrociati varie volte nei corridoi della scuola, e se non errava aveva visto Percy a qualche lezione, inoltre si erano visti alla riunione del C.R.E.P.A. Dopo aver posato la macchina fotografica nello zainetto si diresse verso l'entrata ovest della cattedrale, ovvero l'entrata principale. Una volta arrivato ci impiegò davvero poco a distinguere le due figure più o meno familiari sulle scalinate dell'entrata. A passi decisi si avvicinò ai due studenti «Buongiorno!» disse con un sorriso raggiante «Perdonatemi se vi ho fatto aspettare. Come segno di pace ho portato dei biscotti, ne volete?» sorrise ad entrambi i ragazzi porgendogli la busta di carta con i biscotti al cioccolato al suo interno. Sua madre diceva sempre "Un biscotto al giorno toglie i guai di torno" anche se lui non ci credeva del tutto.

 
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view post Posted on 2/10/2016, 14:20
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Scheda Thalia J. Moran

*Se quei tre non la smettono di guardarmi e ridacchiare li appendo alla recinzione della statua.*
Solo uno dei tre sembrava disinteressato alla sua figura, mentre gli altri due parevano intenzionati ad avvicinarsi a lei con quel modo di fare rozzo che li aveva contraddistinti dal primo istante in cui li aveva adocchiati. Non aveva intenzione di usare la magia, non avrebbe potuto con quella piazzetta gremita e gli autobus ed i taxi fermi ai lati dei marciapiedi opposti.
Le lancette dell'orologio sulla torre sinistra, alle sue spalle, segnarono le undici e le campane iniziarono a suonare, invitando tutti i presenti a degnar loro qualche minuto di silenzio: il suono dei rintocchi era talmente forte da sovrastare il traffico urbano, ma tutto sommato era un suono piacevole, comparato ai rumori dei motori, dei rari colpetti di clacson e al vociare dei pedoni.
Issò lo zainetto sulle spalle, rimanendo in attesa di Percy e Fred, mettendosi in punta di piedi e sperando di vedere i due ragazzi in questione.
Il primo ad arrivare fu Percy, che indossava una maglietta bianca e una giacca marrone. Lo riconobbe quasi subito e, per aiutarlo a trovarla nel mezzo della folla, ne richiamò l'attenzione sollevando un braccio sopra la testa, sventolando la mano in segno di saluto. I tre ragazzi babbani si voltarono subito in direzione del Tassorosso del primo anno, curiosi probabilmente di vedere a chi dedicasse le sue attenzioni. Scossero la testa increduli, quando Percy si avvicinò a lei rivolgendole la parola e tendendo la mano destra.

«Esattamente. In realtà sono arrivata con fin troppo anticipo, ma sai... non mi piace mai arrivare tardi.» rispose, tendendo la mano a propria volta e sorridendogli.
Aveva avuto sin dall'inizio l'impressione che si trattasse di un ragazzino educato, ma fu piacevolmente sorpresa dall'assenza di imbarazzo dimostrata in quel momento, approcciandosi ad una studentessa più grande di lui. Evidentemente avrebbe dovuto rivalutare il Tassino, ma ci sarebbe stato tempo per tutto ciò.

*Ora manca solo Fred.*
«Non appena Fred sarà qui vi spiegherò che cosa dobbiamo fare. Alla riunione è stata accennata solamente una parte della nostra missione mormorò, mimando le virgolette sulla parola "missione". «Dimmi, sei originario di Londra?»
Il suo accento irlandese l'avrebbe tradita ovunque, ma se Percy o Fred avessero parlato al posto suo, tutto sarebbe filato liscio. O quasi.
Le chiacchiere con Percy l'aiutarono a distrarsi dal pensiero che Fred fosse in ritardo, ma soprattutto dal fatto che i tre diciassettenni babbani se ne fossero andati senza la possibilità di importunarla. L'arrivo del Tassorosso era stato provvidenziale, non tanto per la sua incolumità di fanciulla sola, bensì per quella dei tre giovanotti esuberanti. Non aveva certo accantonato l'idea di appenderli alla recinzione a protezione della Regina Anna.

*Sarebbe stato divertente. Peccato.*
Alla fine, con soli tre o quattro minuti di ritardo, la voce - e la figura - di Fred Zoungla giunse alle loro orecchie. Sembrava entusiasta all'idea di quella piccola gita londinese e la Tassorosso dovette mordersi la lingua per evitare di riprenderlo sin dal primo momento. Era giunto il momento di spiegare ai due compagni la ragione del loro intervento, che cosa li avesse condotti lì e che cos'avrebbero dovuto riportare tornando a casa.
«Buongiorno, Fred.» mormorò, osservando i biscotti offerti dal Grifondoro. *Biscotti?* «Ehm... magari dopo. Adesso dobbiamo pensare a cose più serie del nostro appetito.»
Il cibo sarebbe passato in secondo piano e, per esperienza, sapeva bene che durante una missione non vi fosse il tempo materiale per mangiare, dormire o solamente per distrarsi. Si trattava di un Elfo maltrattato, non c'era tempo da perdere.
Sfilò lo zaino, lasciandolo appeso solamente alla spalla destra, e ne sfilò una cartina della città.
Oliver gliel'aveva consegnata qualche giorno prima, dopo la prima riunione del C.R.E.P.A.

«Prima di tutto, devo spiegarvi con esattezza perché siamo qui: Oliver ha ricevuto, per così dire, una soffiata su un Elfo Domestico maltrattato. Non sappiamo nulla di lui, o della sua famiglia di maghi, ma mentre lavorava a "Evviva lo Zufolo" Oliver ha sentito due streghe che parlavano di questa famiglia e del modo orrendo in cui il loro Elfo è costretto a vivere. Hanno nominato solamente il quartiere di residenza della famiglia, niente di più. Il nostro compito è individuare la famiglia, controllare che l'Elfo sia effettivamente maltrattato e andarcene. Niente atti eroici, chiaro? L'idealismo non ci farà tornare sani e salvi ad Hogwarts.»
Una breve pausa, durante la quale aprì la cartina indicando la Cattedrale - il loro punto di partenza - e facendo scorrere l'indice sul nome del quartiere in cui avrebbero dovuto recarsi: Smithfield.
«Ragionate sempre con un briciolo di buon senso e se non sapete che cosa fare, non fate nulla.»
*Senti da che pulpito viene la predica.*
«Ora arriva il bello. Voi siete sicuramente più abituati di me a vivere nel mondo babbano. Non so nulla di autobus, metropolitana o dei mezzi di trasporto comuni. Tra l'altro, io sono Irlandese. Se parlassi con una qualsiasi di queste persone...» e sollevò lo sguardo sulla folla di passanti «...capirebbero subito che non sono di Londra. E qui entrate in gioco voi due.»
Dedicò a ciascuno di loro un lungo sguardo attento, atto a sondare se avessero realmente compreso il problema.
«Dubito che sia saggio incamminarsi verso la nostra zona di destinazione, perciò se avete delle idee che ci facciano risparmiare tempo, vi ascolto.»
Diede loro il tempo di riflettere e, prima che potessero aprir bocca, aggiunse le ultime informazioni.
«Credo sia scontato dirvi che dobbiamo passare inosservati. Niente bacchette, niente riferimenti alla magia. Solamente per oggi dovremo essere tre comunissimi ragazzi babbani.»
Un ultima pausa, prima di riporre la cartina nello zaino e porre l'ultima domanda.
«Ci sono domande?»





Questa è la cartina che abbiamo a disposizione. Considerate solamente i nomi cerchiati in rosso, il resto non è di nostra competenza
Lascio a voi la scelta del mezzo di trasporto, poiché come dicevo nel post voi siete gli unici del gruppo a conoscerli abbastanza bene.
Non fatevi intimidire, Thalia è ben disposta ad ascoltare le vostre proposte.
Cominciamo!

 
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Percy A. Wilson
view post Posted on 2/10/2016, 22:26






Percy A. Wilson Studente ♦ I Anno


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St. Paul's Cathedral, Domenica 11.00 a.m.

Stringendo la mano di Thalia, Percy non poté fare a meno di notare gli sguardi minacciosi che ogni tre per due la ragazza rivolgeva ad un gruppo di ragazzini esuberanti.
Al giovane Tassorosso parvero come i classici bulletti di quartiere dei quali, a suo avviso, non valeva minimamente la pena preoccuparsi. Anche Windsor, il luogo dove viveva, era costantemente popolato da elementi del genere, ormai c’aveva fatto l’abitudine.
Mentre la ragazza parlava Percy capì in fretta la sua provenienza, Thalia aveva infatti uno spiccato accento irlandese che non lasciò dubbi al giovane studente.
Alla domanda postagli da Thalia dove gli venne chiesto se fosse o meno di origine londinese Percy rispose prontamente: Non sono propriamente di Londra, vivo a Windsor, una cittadina vicina alla capitale, come mai me lo chiedi? Ma intuì presto il motivo, la cadenza irlandese non aiutava di certo la ragazza a comunicare con i cittadini di Londra. Se il motivo è la comunicazione non c’è nessun problema, ci penseremo io e Fred.
Dopo qualche minuto di chiacchierata con Thalia, Percy vide in mezzo alla folla la seconda faccia familiare della giornata. Fred Zoungla si stava dirigendo a passi veloci verso i due Tassorosso ed essendo anch’egli in tenuta babbana non fu facile notarlo in mezzo alla folla. Percy ricordò di averlo visto a lezione qualche volta, evidentemente era anche lui del primo anno.
Il Grifondoro esordì offrendo un biscotto ai due ragazzi e Percy accettò di buon grado cogliendo l’occasione per presentarsi ufficialmente anche al nuovo arrivato. Al contrario Thalia rifiutò, sembrava non voler perdere neanche un secondo di tempo.
La ragazza mostrò una cartina di Londra ai due primini indicando la loro posizione attuale, ovvero la cattedrale e il loro punto di arrivo, il quartiere di Smithfield.
Spiegò poi a Percy e Fred quale fosse con esattezza lo scopo della missione. Si trattava di semplice osservazione e presa di coscienza dei fatti, dopodiché i tre avrebbero dovuto fare rapporto al C.R.E.P.A. spiegando cosa avevano visto.
Anche se Percy si aspettava un incarico un po’ più movimentato e ricco d’azione era comunque felice di star facendo qualcosa di concreto per aiutare un elfo domestico in difficoltà, e avrebbe avuto una particolare soddisfazione se questo caso si fosse concluso per il meglio.
I tre ragazzi osservarono attentamente la cartina: la strada da percorrere sembrava abbastanza lunga da affrontare a piedi e il ragazzo si allontanò momentaneamente dal gruppo per andare verso la fermata dei mezzi pubblici più vicina. Diede una rapida occhiata alla bacheca informativa dalla quale si leggeva poco e niente essendo questa rovinata dal tempo e imbrattata in ogni angolo. Sforzandosi di leggere notò che uno dei mezzi disponibili portava proprio alla loro destinazione.
Tornò dai due ragazzi e li informò di ciò che aveva appena letto: Il bus 17 ci porterà dritti a Smithfield, passa ogni quarto d’ora, prendiamo quello? Chiese ai suoi compagni di missione.



 
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view post Posted on 3/10/2016, 15:29
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Thalia rifiutò il biscotto, dicendo che magari ne avrebbero mangiati dopo, anche se Fred aveva seri dubbi sul fatto che si sarebbero messi a mangiare durante la missione. Percy invece accettò e si presentò al Grifondoro, il quale ricambiò sorridendo e stringendogli la mano. Ma ormai non c'era più spazio per i convenevoli e ciò lo fece capire Thalia dopo aver sfilato una mappa dalla sua borsa. Spiegò accuratamente tutto ciò che dovevano sapere sulla missione, dicendogli anche di non fare niente di stupido o di eroico. Il Grifo si morse il labbro dicendosi la stessa cosa da solo, era solito seguire il proprio istinto, ma stavolta qualcosa gli disse che non se lo sarebbe potuto permettere. Si trattava di salvare un Elfo Domestico dall'esser maltrattato, non poteva permettersi di rovinare la missione e ne era pienamente consapevole. «Tutto Chiaro» disse annuendo con sicurezza alla ragazza quando il suo sguardo si posò su di lui. Il giovane Tassorosso, nel frattempo, si allontanò per andare a controllare gli orari dei Pullman l' vicino e tornò poco dopo. «Direi di si. Non mi sembra il caso di prendere la metropolitana, meglio il pullman» Al Rosso-oro non piaceva molto prendere la metropolitana, scendere in quelle vie sotterranea gli faceva sempre venire la sensazione di claustrofobia, preferiva di gran lunga i pullman, d'altronde adorava guardare la visuale fuori al finestrino. «Vado a comprare i biglietti per il bus e torno» Ancor prima di ricevere risposta dagli altri si diresse al tabacchi più vicino, a pochi metri da dove si trovavano loro. Qualche minuto dopo tornò con tre biglietti in mano. Ne consegnò uno ad entrambi e poi disse: «Da adesso siamo tre ragazzi babbani in viaggio per visitare Smithfield» Il Grifo non stava nella pelle, voleva sbrigarsi e trovare la famiglia in questione. Si promise di non fare sciocchezze e di ragionare prima di prendere qualunque decisione, era in gioco la vita di un Elfo e i tre avrebbero fatto tutto il necessario per portare a termine la loro missione. «Vogliamo andare?»

 
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view post Posted on 4/10/2016, 10:41
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Scheda Thalia J. Moran

Percy era un ragazzino sveglio, constatarlo le provocò una certa nota di soddisfazione, dato che appartenevano alla medesima Casa. Non era mai stata a Windsor, ma l'accento del ragazzino somigliava vagamente a quello della nonna che l'aveva accompagnata lì quel giorno. Forse, e solamente forse, avevano una possibilità di non essere scoperti.
Il fatto che anche Fred dimostrasse un certo spirito di iniziativa non le dispiacque, sebbene non si sarebbe aspettata nulla di diverso da un Grifondoro. La sua esuberanza le ricordava Oliver e capì perché quei due fossero, prima di tutto, grandi amici.
Assecondò i due ragazzi, facendo loro intendere che li avrebbe seguiti senza fare domande sul come e sul dove. Era lei la straniera, al momento, avrebbe dovuto badare a loro con la consapevolezza di avere uno svantaggio non indifferente: non conosceva affatto il terreno su cui si sarebbero mossi per le ore successive.
S'incamminarono quindi verso il marciapiede, dove si trovava la fermata dell'autobus diciassette. Il dubbio che Percy potesse aver letto male e che sarebbero potuti finire dalla parte opposta della città le attraversò la mente in un lampo, ma decise di tacere e di dare un briciolo di fiducia ai suoi compagni d'avventura.
Pensò alla sua prima missione, a Dunblane, e al fatto che avesse la stessa età di quei due quando insieme ad Helen, Violet e Lucy si era avventurata in quel villaggio di maghi in Scozia.

*Forse dovrei essere più comprensiva verso di loro... per loro è tutto nuovo.*
Proprio per questo, però, sentiva di dover frenare la loro esuberanza, come se da ciò fosse dipesa la loro sopravvivenza.
«Ricordatevi che non è esattamente una scampagnata. Insomma...» mormorò, mutando il tono di voce da serio a più dolce e gentile «...cerchiamo di fare le cose per bene, d'accordo?»
L'attesa dell'autobus fu snervante. Non era abituata alle lunghe attese, vedendo scorrere davanti agli occhi mezzi alti due piani, di un acceso colore rosso e che non erano mai quello a loro destinato. Riprese la cartina tra le mani, dopo averla estratta dallo zaino, e ne studiò il percorso.
Smithfield non sembrava un quartiere troppo grande, ma avrebbero impiegato sicuramente un'ora per individuare la casa oggetto di tante attenzioni. Non aveva mai fatto nulla di simile, ma qualcosa le diceva che se i proprietari avessero visto tre adolescenti fermi di fronte a casa propria si sarebbero posti qualche domanda.
Non sapere, poi, con chi avessero a che fare, sarebbe stato controproducente oltre ogni misura. Erano maghi benestanti, ma dalle abitudini inconsuete? Avevano semplicemente un carattere burbero e fin troppo severo? Potevano essere... Mangiamorte?
Sollevò lo sguardo sui due studenti del primo anno e il sangue le si gelò nelle vene. Stava considerando ogni scenario possibile, come avrebbe fatto chiunque sano di mente. Non c'era nulla di sbagliato. Eppure l'impressione di essersi spinta oltre, con l'immaginazione, la fece rabbrividire. Che cos'avrebbe potuto fare in una situazione di pericolo? Intimare loro di fuggire, naturalmente, e poi? Non aveva di certo i mezzi per sopravvivere. Non ancora.
Scacciò quei pensieri funesti dalla mente, tornando a posizionare l'indice sulla cartina e tracciando il percorso che avrebbero compiuto a piedi con il dito. Avrebbero fatto bene a dividersi, passeggiando con calma - ma non troppa - per il quartiere, osservando le case e cercando, per quanto possibile, di passare inosservati.
Riponendo la mappa nello zaino, sospirò a lungo finché non vide un autobus rosso fiammante, con il numero 17 sul lato sinistro del mezzo, in procinto di rallentare ed accostarsi al marciapiede.

«Ci siamo!» esclamò, alzandosi di scatto e posizionandosi tra i due giovani. Non appena le porte si aprirono, cercò di mandare avanti Percy e Fred.
«Così vi posso copiare e nessuno si accorgerà di niente.» - o così si augurava.



 
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Percy A. Wilson
view post Posted on 4/10/2016, 17:29






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Fred fu molto gentile ad acquistare i biglietti per tutti e tre i ragazzi, Percy ne prese uno, ringraziò il Grifondoro e si incamminò dietro i suoi compagni in direzione della fermata.
Per attendere l’arrivo del bus si appoggiò con la spalla alla pensilina alla sua destra e iniziò a guardare l’orologio ogni pochi secondi, com’era sempre stata sua abitudine.
Percy era un tipo molto ansioso, odiava le attese e le lunghe tempistiche. Il gesto di controllare il quadrante dell’orologio in qualche modo lo aiutava a tenere un conto alla rovescia di quanto tempo mancasse.
Passarono diversi mezzi davanti ai ragazzi quando finalmente, alle undici e quindici, si avvicinò sferragliando il bus diciassette, era in perfetto orario.
L’aspetto era quello di un tipico autobus londinese: colore rosso acceso e due piani disponibili per sedersi.
Percy si posizionò davanti alla porta consumata prima che questa si aprisse. Appena lo fece il Tassorosso mise subito piede sull’autobus. Individuò in fretta l’obliteratrice più vicina e, una volta estratto il biglietto dalla tasca, lo timbrò regolarmente.
Si guardò intorno in cerca di un posto ma senza molta speranza: il mezzo era infatti pieno zeppo di persone e Percy si vide costretto a restare in piedi tenendosi in equilibrio con l’aiuto di una delle apposite sbarre. Fortunatamente il tratto da percorrere era breve, si trattava di appena tre fermate.
Fra le persone di fronte a lui notò una signora anziana che, evidentemente, stava facendo molta fatica a reggersi in piedi. Vicino a lei un gruppo di ragazzini che avranno avuto sì e no l’età di Percy ridevano e scherzavano allegramente senza preoccuparsi minimamente di cederle il posto.
Il Tassorosso, nel limite delle sue possibilità, provò a chiamarli per suggerire loro di alzarsi e far sedere la signora, ma non ricevette alcuna risposta. L’unica reazione del gruppetto fu quella di voltarsi verso di lui e ridere come ebeti, per poi tornare alla situazione precedente.
Fosse stato solo con quei ragazzi probabilmente avrebbe colto l’occasione per testare un qualche incantesimo particolarmente cattivo, anche se i vecchi metodi babbani sarebbero andati comunque bene a suo avviso.
Decise a malincuore di lasciar perdere. D’altra parte la missione per conto del comitato aveva la priorità assoluta quel giorno e ogni perdita di tempo sarebbe stato solo un male per quel fantomatico elfo maltrattato.
Diede una rapida occhiata al tabellone informativo: due fermate erano già rimaste alle loro spalle, mancava solo più l’ultima, Snow Hill.




 
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Il Grifondoro annuì deciso verso la Tassorosso quando questa raccomandò ai due di fare le cose per bene. Probabilmente, essendo gli altri due dei primini, la ragazza pensava che la prendessero troppo alla leggera, specialmente Fred che aveva iniziato quell'avventura offrendo dei biscotti al cioccolato. Forse poteva apparire molto esuberante e forse lo era veramente, ma era il suo modo di affrontare le cose, dopotutto era la sua prima missione e ciò non poteva che renderlo entusiasta, ma nonostante ciò sapeva perfettamente che non stavano giocando, era consapevole che potevano correre dei rischi e forse fallire, era consapevole che una sola decisione sbagliata avrebbe potuto mandare tutto in fumo, ma per una volta voleva essere positivo, perché una volta arrivato a destinazione era sicuro che sarebbero tutti diventati molto più seri e decisi, lui per primo. Il pullman non sarebbe passato prima di una decina di minuti così i tre studenti non avevano altra scelta se non aspettare e Fred capì che tutti e tre odiavano attendere. Percy controllava l'orologio come se con lo sguardo potesse accelerare il tempo stesso. Thalia invece aveva estratto la mappa e la stava studiando, aveva l'aria turbata come se stesse pensando a qualcosa di brutto. Il Rosso-oro decise di avvicinarsi a lei. Non fu sicuro che lei se ne accorse, i suoi occhi non lasciavano la mappa, così parlò: «Stai pensando a tutti i modi in cui potrebbe andare storta la missione?» chiese cercando di intercettare i pensieri della ragazza. Ma era più che altro una domanda retorica perché non la lasciò rispondere e continuò, stavolta sorridendo: «Io penso che saremo grandi. Pensare adesso non farà che farti venire mille dubbi e domande. Quando saremo lì saprai esattamente cosa fare» e ne era convinto. Sapeva che Thalia era una ragazza molto in gamba, anche se non l'aveva mai conosciuta per bene. Sperava che in quel modo le avesse trasmesso un po' di fiducia, anche se in quel momento arrivò il pullman quindi non poteva esserne sicuro, ma almeno ci aveva provato. Era sicuro che la Tassorosso li avrebbe guidati al meglio in quella missione e lui avrebbe fatto di tutto per non fare di testa propria, la priorità era l'Elfo, scoprire la casa nella quale si trovava e capire se veniva veramente maltrattato. Le cose sarebbero potute andare male ma il suo buon umore gli diceva che se la sarebbero cavata alla grande. Il Rosso-oro seguì Percy sul pullman e timbrò il biglietto del pullman in modo da far vedere anche a Thalia come funzionava. Durante il tragitto fu obbligato ad appoggiarsi ad una delle sbarre rosse, poiché tutti i posti a sedere erano pieni. I minuti passarono e insieme ad essi passarono anche un paio di fermate finché non giunsero finalmente a destinazione. Fred scese dal pullman insieme ai suoi compagni e si guardò intorno.«E adesso che si fa?» chiese ai due ragazzi quando il pullman ripartì, anche se la domanda era rivolta più a Thalia poiché era quella con più esperienza. Insieme al veicolo rosso si allontanò anche parte del suo entusiasmo. L'Elfo e la sua famiglia erano vicini, in quanto tempo li avrebbero individuati? Sarebbero riusciti a non farsi scoprire?.

 
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Scheda Thalia J. Moran

Attese che i due compagni d'avventura salissero sul mezzo di trasporto rosso fiammante, prima di muovere i primi passi verso quella nuova esperienza. Poteva sembrare assurdo ai più, ma sin da bambina, osservando i taxi gialli a New York e gli altri mezzi pubblici babbani invischiati nel traffico congestionato, si era chiesta come potessero vivere in quel modo i non-maghi. Era così comodo usare la Metropolvere e persino sentire il vento sul viso a bordo di una vecchia Comet 260 poteva essere piacevole. Come potevano vivere senza magia?
Fred e Percy l'avevano preceduta senza indugi e, vedendoli inserire il biglietto in una scatola attaccata a due tubi di metallo nero, si sentì - per la prima volta in vita propria - in una situazione di svantaggio. E se avesse sbagliato qualcosa? E se qualcuno si fosse accorto delle sue incertezze?

*Si tratta di un biglietto, non è un drago, su.*
In effetti, l'obliteratrice non era poi così spaventosa, eccezion fatta per quel fastidioso trillo o stridio provocato ogni qual volta un biglietto vi fosse inserito. Quella cosa infernale sembrava volerselo inghiottire in un sol boccone, per poi sputarlo fuori con le indicazioni della data in questione.
*Questi Babbani e i loro metodi. Non li capirò mai.*
Pensandolo si ricordò di Máire, la sua amica d'infanzia, che oramai non vedeva da quasi un anno. Si chiese se lei fosse più avvezza ad usare i mezzi pubblici o se preferisse ancora correre per la campagna con la sua bicicletta, un mezzo decisamente più interessante e meno complicato di quell'autobus.
Si sistemò vicino ad un anziano signore, a giudicare dall'aspetto doveva avere l'età di Connor, suo nonno. Sembrava molto più vecchio, tutto curvo e con il naso a pochi centimetri dalla pagina del Times che stava tentando di decifrare. Borbottava di aver dimenticato gli occhiali e di quanto si dovesse maledire per quella dimenticanza. Non poté fare a meno di osservarlo, pensando che fosse talmente preso dalle proprie vicissitudini da non essersi reso conto di aver appeso i suoi occhiali da lettura al collo rugoso, tramite una cordicella di tessuto blu.

«Mi perdoni se la disturbo, signore.»
*Accidenti a me che non riesco mai a tacere di fronte a certe cose.*
L'uomo sollevò lo sguardo, strizzando gli occhi e cercando di metterla a fuoco. Probabilmente ciò che avrebbe visto sarebbe stata una macchia nerastra, la sua felpa, incorniciata da una cascata di capelli rossi. La Tassorosso si augurò che almeno avesse un buon udito.
«Ho notato che fatica a leggere e si lamenta di aver dimenticato gli occhiali...» così dicendo si tenne stretta ad una delle maniglie di plastica poste poco sopra la testa, a causa di una curva affrontata dall'autista in modo troppo audace «...ma li ha appesi al collo. Proprio lì.» e gli indicò il petto, senza tuttavia sfiorarlo.
*Non sia mai che creda che voglia derubarlo!*
Quello, per tutta risposta, chinò il capo sul petto e scoppiò in una fragorosa risata che fece voltare la metà dei passeggeri nella loro direzione. Dopo averli indossati piegò il giornale e la ringraziò, limitandosi a scendere alla fermata successiva.
*Tutta questa fatica per vederlo scendere. Per lo meno non inciamperà!*
Scorse Percy, intento a redarguire un gruppetto di ragazzini seduti comodamente, mentre una signora attempata si reggeva come poteva prima e dopo le brusche frenate del conducente. Fred dal canto proprio si era sistemato in un angolino, osservando i volti delle persone e ammirando il paesaggio cittadino visibile dal finestrino.
Ripensò alle parole che le aveva rivolto poco prima che l'autobus arrivasse. Probabilmente aveva giudicato troppo duramente la sua esuberanza, ma si ritrovò a riflettere sul modo in cui il troppo ottimismo l'avrebbe sicuramente condotto fuori strada.

*Ma la fiducia l'ho lasciata ad Hogwarts?*
La fermata successiva sarebbe stata la loro destinazione finale e quando l'ennesima brusca frenata giunse, per poco non fu travolta da un omaccione corpulento che si scusò infinite volte prima di capire che avrebbe dovuto lasciarla passare perché potesse scendere dal mezzo.
Saltò gli ultimi due gradini, atterrando a piè pari sul marciapiede guardandosi intorno. Nulla di strano, o meglio, nulla che avesse già visto in precedenza. La fedele cartina non avrebbe dato indicazioni più precise sul luogo di ubicazione della casa di maghi che avrebbero dovuto controllare, ma Oliver aveva detto qualcosa su un grande stabilimento che doveva essere servito - e probabilmente serviva ancora - come mercato coperto.
Appena Fred pose la propria domanda, la Tassorosso si mise in disparte, cercando di sussurrare la risposta per quanto le fu possibile. I pedoni li superavano a destra e a sinistra, schivandoli come se fosse stata una procedura normale.

«Ne so quanto voi, perciò questa è l'idea a cui ho pensato durante il tragitto.» *E durante la nottata di sonno che non ho fatto.* «Il quartiere non è molto esteso, ma è necessario osservarlo bene prima di agire. Ci troviamo in un quartiere babbano, la casa che cerchiamo deve sicuramente avere qualcosa di particolare. E sappiamo quali stranezze offra il nostro mondo.»
Una breve pausa, nella quale si prese un momento per osservare la strada circostante.
«Voi due siete nati e cresciuti in questo mondo, sapete cosa è normale e che cosa non lo è. Sono sicura che avrete passeggiato ancora in vie come questa e che non incontrerete grossi problemi, se vi darò briglia sciolta. Giusto?»
Involontariamente il suo sguardo cadde su Fred e solamente in seguito su Percy. Aveva la strana impressione che i Grifondoro avessero tutta una propria concezione di "briglia sciolta", ma dopotutto lei stessa - da anomala Tassorosso - aveva dimostrato in passato di essere peggio dello stereotipo rosso-oro.
«Non voglio che vi cacciate nei guai e questo significa, lo ripeto per l'ennesima volta, niente bacchetta. Niente oggetti strani o prese di iniziativa sciocche.»
Probabilmente i due si sarebbero chiesti che cosa sarebbe stato di lei e, evitando domande del genere, li anticipò sorridendo, forse per la prima volta quella giornata.
«Non preoccupatevi per me, io me la caverò benissimo. Spero abbiate un orologio, perché da questo momento velocizziamo le cose e ci divideremo. Ci ritroviamo tra un'ora esatta proprio qui. Credo che come punto di ritrovo sia perfetto, no?»
Detto ciò, attese che i due esponessero gli eventuali dubbi - sebbene pensasse che non ve ne dovessero essere poi molti - e s'incamminò da sola, lasciandosi alle spalle la grande chiesa in pietra, cinta da ferro battuto tinto di rosso.





La chiesa in questione è la St. Sepulchre's Church, all'inizio di via Snow Hill.
Da adesso Percy, Fred e Thalia non sono più un gruppo. Ognuno di noi visiterà il quartiere per conto proprio anche se, realisticamente parlando, si tratta di una via non molto lunga e dunque, un'area non troppo estesa. C'è la possibilità che due di noi s'incrocino e percorrano un tratto di strada insieme oppure no. Non saremo noi tre a stabilirlo. Cercate di non descrivere troppo a fondo ciò che Percy e Fred vedranno, ma siate quanto più vaghi possibile. Presto capirete la ragione per questa mia richiesta
 
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Percy A. Wilson
view post Posted on 8/10/2016, 12:33






Percy A. Wilson Studente ♦ I Anno


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Snow Hill, Domenica, 11.25 a.m.

Appena scesi dall’autobus i ragazzi si trovarono di fronte ad una nuova chiesa, più piccola della precedente. Si trattava della St. Sepulchre Church. Ciò che la caratterizzava era di certo la verticalità, il campanile in stile gotico era infatti sormontato da quattro guglie più piccole che facevano notare la chiesa anche da una grande distanza.
Percy lo fissò ammirato per qualche secondo ma fu presto richiamato all’attenzione dalle parole di Thalia.
La Tassorosso fece molte raccomandazioni ai due primini, evidentemente non si fidava molto a lasciarli da soli, per paura forse che combinassero qualche guaio e mandassero a monte la missione.
Percy sapeva bene di non dover usare la bacchetta quel giorno, essa era riposta sotto i vestiti babbani, ben nascosta agli occhi curiosi dei cittadini di Londra. L’avrebbe usata solo in caso di vita o di morte, conoscendo la severità dello Statuto Nazionale di Segretezza.
<<tutto chiaro Thalia.>> Rispose Percy appena la ragazza finì di parlare. <<io andrò da questa parte.>> Dicendolo indicò col pollice il tratto di via alle sue spalle. <<ci vediamo dopo, buona fortuna ragazzi.>>
Si congedò in questo modo dai compagni e si incamminò in direzione Nord sulla Snow Hill, verso la stazione di polizia.
Non era mai stato in quella zona di Londra, anche se con la sua famiglia ci si recava spesso.
Contrariamente a quanto immaginava, la via di Snow Hill non era né molto lunga, né particolarmente trafficata. Proseguendo oltrepassò due incroci, senza curarsi di leggere dove portassero, e continuò diritto per la stessa strada.
Alla sua sinistra si ergeva un grosso palazzo di uffici sul quale troneggiava l’insegna “Amazon”, il celebre sito si vendita on-line. Essendo suo padre babbano, lo aveva visto utilizzare quel servizio diverse volte.
Ad ogni passo scrutava qualsiasi edificio, ogni singolo appartamento presente intorno a lui, in cerca di qualcosa di insolito. *Come farò a trovarli? Non so nemmeno cosa devo cercare!* Pensò il Tassorosso tra sé e sé.
Tutto infatti, in quel luogo, seguiva la normale quotidianità, non c’era nulla che potesse portare ad un sospetto sulla presenza di magia. I maghi d’altronde erano molto bravi a nascondersi, specialmente quelli che vivevano in città babbane come Londra.
Proseguì la sua camminata nella speranza di trovare qualcosa che potesse condurre il suo gruppo verso quel povero elfo domestico.



 
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view post Posted on 10/10/2016, 20:22
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A quanto pare i tre si sarebbero divisi per riuscire a trovare nel minor tempo possibile l'Elfo maltrattato e quindi una casa di Maghi. Fred ne sapeva qualcosa lui viveva in un quartiere babbano e non poteva usufruire delle cose che Maghi e Streghe usavano quotidianamente, eppure ogni tanto in casa sua succedevano cosa che ai babbani risultano strane. Però se uno sapeva come comportarsi e come camuffarsi bene tra i babbani allora non sarebbe stato facile trovarlo. Il Grifo capì che Thalia era preoccupata per i guai che avrebbe potuto combinare, sul serio le inspirava così poca fortuna? *Non ha tutti i torti però*. Fred sapeva di essere un tipo vivace a volte ma sapeva controllarsi e non avrebbe deluso nessuno quel giorno... o almeno lo sperava. Fece finta di non notare lo sguardo di Thalia su di sé quando quest'ultima parlò di "grossi problemi" e di "Briglie sciolte". Dopo le varie raccomandazioni, che ovviamente ascoltò con attenzione il Grifo si divise dai due sorridendo prima di voltarsi e dirigersi verso Giltspur St, una via che si trovava alla destra della St. Sepulchre's Church. Camminò guardandosi intorno, sbirciando in qualche casa di tanto in tanto e passando vicino al Barts Pathology Museum. Ad un certo punto smise di guarda i nomi delle strade, prestando solo attenzione ai dettagli delle varie case che incontrava lungo il cammino, non era per niente preoccupato di come tornare indietro, di solito era bravo ad orientarsi e nel peggiore dei casi avrebbe chiesto in qualche bar o negozio delle indicazioni. Ora l'unica cosa che riusciva a pensare era trovare una famiglia di Maghi tra tutte quelle babbane. Ed ecco che ancora una volta si metteva a spiare nelle case attraverso le finestre facendo ovviamente attenzione a non farsi vedere. Ogni qual volta incontrava qualcuno faceva finta di essere scattare fotografie al paesaggio, sperando di passare per un fotografo, un turista o magari uno studente in cerca di materiale per le sue ricerche. Si chiese come se la stessero cavando i suoi compagni, ma non ci pensò più di tanto, non gli dispiaceva lavorare da solo.*Pensa pensa, ci deve essere qualcosa di anomalo in una di queste case* si aspettava di trovare qualche scopa, un calderone, qualche ampolla, qualsiasi cosa che potesse indicare la presenza di uno o più maghi.

 
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view post Posted on 25/10/2016, 18:29
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Il cielo non prometteva pioggia, non ancora perlomeno, perché nessuna nuvola aleggiava nella volta celeste come simbolo di minaccia imminente. Un nugolo di rondini si era spostato da un punto all'altro, volteggiando sui tetti dei vari palazzi come a fare una gara nei riguardi dei piccioni solitari, pronti a beccare qualche briciola di passaggio tra le strade acciottolate della Capitale per poi tornare ai loro nidi, per non dire ai loro buchi puzzolenti. Il blu, nella sua tonalità più accesa, non sembrava fare altro che ospitare un sole più caldo e acceso del previsto, segno che la stessa temperatura stesse aumentando lentamente. I giorni precedenti Londra era stata travolta da un temporale non indifferente, la pioggia aveva cominciato a scrosciare come un pianto senza fine dall'alto dei cieli, mentre l'asfalto sfrigolava come pancetta in una padella. L'atmosfera si era placata, il tempo pure, e quel giorno al contrario nulla faceva intendere alcunché di negativo. Era una perfetta domenica mattina, in qualsiasi dintorno della Capitale le attività si erano fermate per un riposo più o meno meritato e il discorso, ovviamente, valeva anche per il Mondo Babbano nel quale tre giovani avventurieri avevano messo piede da poco meno di un'ora. Se il loro aspetto passava inosservato, frutto di un'attenta analisi circa un vestiario poco esuberante, le loro intenzioni anche se tacite già si mostravano più curiose del solito. Sguardi attenti, orecchie aperte, espressioni indagatrici. Piccoli Sherlock Holmes? Forse. Ma chissà, il Fato avrebbe addirittura potuto travolgere le loro identità nel tradizionale quanto più serio Dottor Watson. Tempo al tempo, allora. Perlomeno l'orario divenne chiaro, perché improvvisamente le campane della splendida Chiesa di St Sepulchre suonarono undici rintocchi, rilasciandone uno meno invadente a segnare la mezz'ora aggiuntiva. Erano le undici e mezza, poco ma sicuro. Cambiava qualcosa ai fini della ricerca dei tre ragazzi? Non apparentemente, d'altronde le lezioni quel giorno erano sospese ad Hogwarts.

» Fred
Nello stesso istante in cui il dolce scampanellio invase le strade circostanti la cattedrale, una fiumana di persone spuntò dalle porte precisamente decorate, mente le statue di due santi favorivano l'uscita dei fedeli. Prima un gruppetto di ragazzini, tutti di tenera età e dagli occhi pieni di una luce piuttosto vivace, poi gli adulti e infine i più lenti, gli anziani, che si reggevano sui bastoni oppure ondeggiavano in modo claudicante durante il loro cammino. Quasi sembrava che stessero formando, tutti loro insieme, una realistica linea dell'età. Sulla strada di Snow Hill, la cosiddetta Via in Festa per un'antica tradizione popolare di riti e divertimenti in compagnia, già erano arrivati alcuni partecipanti dell'omelia. E fu proprio una signora anziana ad attirare l'attenzione di un giovane ragazzo dallo sguardo attento, allungando una mano verso il suo braccio per sfiorarlo docilmente. «Giovanotto, perdonami» disse, una vocetta stridula ma cordiale. «Mi aiuterebbe ad attraversare la strada?» fu la sua seconda richiesta. Dall'aspetto affabile, la schiena ricurva per l'età che non perdonava, i capelli bianchi e raccolti in una crocchia, quella signora anziana stringeva un bastone nella mano sinistra e con la destra ancora sfiorava Fred Zoungla. Di fronte, una serie di strisce bianche pedonali, nessun semaforo e una fiumana di persone pronte ad avvicinarsi. Sul marciapiede da raggiungere, quello davanti alla vecchietta e al ragazzo, tuttavia, qualcuno osservava in silenzio.


» Percy
Via Snow Hill non era poi chissà quanto lontana dal centro del quartiere nel quale la cattedrale diventava faro secolare per fedeli, passanti e tanti altri spiriti nei dintorni. Le campane allungavano i loro squillanti suoni come numerosi tentacoli in più direzioni, afferrando l'udito di più e più uomini, piccoli o grandi che fossero, per annunciare il loro giorno di festa. Era Domenica, il settimo giorno, quello dedicato al riposo e alla preghiera. Tutti i negozi erano chiusi, ai lati della strada si scorgevano persiane calate, finestre chiuse, vetrine non più spalancate ad eccezione di qualche ferramenta e di una salumeria che stava per serrare a sua volta i battenti al seguito di alcuni impegni mattutini. Non si poteva dire lo stesso per gli uffici di Amazon, centro focale di commercio in una città metropolitana come Londra. Parte delle sue filiali, infatti, regnava sovrana sul percorso principale che Percy Wilson, studente Tassorosso nel fiore della sua giovinezza, stava macinando sotto i suoi piedi. Spezzoni di frasi giunsero alle sue orecchie, perché sembrava che in quell'ufficio di vetro, visibile dall'esterno, una coppia di adulti stesse litigando violentemente. «La spedizione doveva partire oggi, dannazione!»
Il primo dei due uomini, entrambi dai capelli castani ma uno più basso dell'altro, fece sbattere la mano bruscamente contro l tavolo, provocando un rumore assordante e facendo cadere diversi fogli a terra. «Non potevo, santi numi. NON POTEVO. Ci arrivi? Erano Galeoni, razza di idiota, come potevo applicare la transizione con i Gal-»
«SHH ZITTO!»
Non si erano accorti di essere sentiti. Ma il loro discorso... sarebbe stato utile ai fini della ricerca di Percy? Una casa di Maghi in un quartiere di Babbani era come scovare un ago in un pagliaio. Eppure, un aggancio era appena giunto. Il ragazzo l'avrebbe colto?

» Thalia
Direzione totalmente lontana, oltre che differente, aveva scelto la seconda allieva di Tosca Tassorosso. Di sicuro Thalia avrebbe potuto vantare una certa esperienza rispetto agli altri due compagni di avventura: era al terzo anno, era attiva su più fronti, era ormai considerata tesoriere del Comitato a favore degli Elfi Domestici. Non guastava il nomignolo di leader, non in quel frangente, perché l'Irlandese era abbastanza furba da tastare vantaggi e svantaggi nella situazione che prendeva il suo coso lentamente. Così come aveva invitato gli altri due partecipanti a darle l'esempio circa un'identità del tutto Babbana, essendo lei cresciuta in una famiglia di soli Maghi e Streghe, adesso sapeva bene che contare su se stessa fosse la strategia migliore. Non avrebbe potuto fare altrimenti, perché si era divisa dagli altri. Il suono delle campane di quella domenica mattina, segno che la messa era finita, non furono tanto forti al suo udito, perché altri rumori - soprattutto voci concitate - la stavano circondando come un abbraccio. Un vasto mercato si presentò alla sua persona, un dedalo di tende e stand, ognuno con delle tavole di legno sulle quali i commercianti esponevano la loro mercanzia. C'erano tanti profumi, di spezie e cibi, oltre che numerosi oggetti utili in casa o meno. Tutto era statico, perché non c'era magia, essendo un mercato babbano. Tuttavia, tutto assumeva nuova vita per la gestualità sempre più marcata dei negozianti, che cercavano acquirenti come topi alle prese con una buona dose di formaggio. Una ragazzina si avvicinò di scatto alla studentessa di Hogwarts, ponendosi di fronte con fare piuttosto sbrigativo. «Ehy, carina, hai da accendere?»
Capelli lunghi, dalle ciocche colorate nelle più svariate sfumature, occhi verdi segnati da una matita troppo forte nel suo contorno, un piercing al naso e un rossetto acceso, rosso, sulle labbra; giacca di jeans, felpa nera e gonna sfilacciata con stivaletti con borchie ai piedi concludevano quella strana descrizione. E ora?
Chiedo scusa per il ritardo iniziale, occorreva organizzarsi prima per bene. Possiamo dare il via alla missione vera e propria: vi siete divisi, siete ormai in tre direzioni diverse, ognuno con il proprio contesto. Prego di scrivere soltanto l'inventario attivo: spilla, vestiti, eventuali oggetti che avete con voi, tutto se plausibile. Non è ancora tempo per le statistiche. La mappa vi aiuterà, avete libertà assoluta per le descrizioni dei luoghi in cui vi trovate, basandovi sui dettagli forniti nel testo. Conoscete lo scopo della vostra missione, cercare la casa dei Maghi in questo quartiere Babbano è complicato, ma non impossibile. Occhi aperti e attenzione, siete circondati dai Babbani... forse. Restano i turni: Thalia - Percy - Fred - Master. Buona fortuna!

 
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view post Posted on 25/10/2016, 20:12
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Scheda Thalia J. Moran
Quartieri babbani.
ne aveva visti molti da quando era tornata dagli Stati Uniti, quasi dieci anni prima. La zona residenziale dove viveva Máire, ad esempio, era il classico quartiere medio borghese, fatto di casette più o meno simili, tinteggiate degli stessi colori e decisamente troppo moderni per i suoi gusti. I prati curati, i fiori in vaso rigogliosi e sgargianti nei loro mille colori. La ragazzina, poi, sfrecciava per quella serie di vie chiuse con la sua bicicletta rosa, lasciando che i capelli biondi si librassero nel vento e la sua risata riempisse l'aria. Tomaas, poi, che aveva una cotta per lei da secoli, abbandonava il suo quartiere popolare, nella periferia di Cork, per raggiungere le due irlandesi e trascorrere con loro i pomeriggi estivi di inizio luglio. Non era mai stata a casa del ragazzo, una dimora nella quale Tomaas non si sentiva totalmente accettato per la sua gioiosità, repressa dal padre frustrato e ignorata dalla madre, troppo impegnata a spiattellare i segreti di quartiere alla vicina impicciona. L'aveva vista solo una volta, ma dalle parole di Tomaas, il più piccolo di quattro fratelli, non era una donna piacevole. Spesso, si era chiesta come avesse potuto sviluppare un carattere tanto buono e genuino con genitori di simile calibro. Dal canto suo, tuttavia, Tomaas aveva sviluppato un'attitudine discutibile negli ultimi anni. Dall'inizio delle scuole medie, il ragazzo si era fatto crescere i capelli castani, che coprivano ora la fronte e parte degli occhi, lasciando intravedere solamente una spruzzata di lentiggini. Si vestiva come i bulletti che aveva incrociato quella stessa mattina davanti alla St. Paul's Cathedral e aveva iniziato a fumare.
Máire non era stata troppo soddisfatta di quel cambiamento e le aveva detto, poco prima della sua partenza per Hogwarts, di come Tomaas fosse cambiato e del fatto che non ne capisse il motivo.
Su quella scia di ricordi, la Tassorosso svoltò l'angolo, imbattendosi nel mercato coperto di Smithfield. I rintocchi delle campane avevano da poco segnalato le undici e trenta, sintomo che per giungere fino a lì aveva impiegato davvero poco. Chissà dov'era situata la famosa casa in questione.
Intorno a lei, piccoli gruppi di persone si avvicendavano a spostare scatoloni, ammassandoli all'ingresso del capannone, oppure portavano grossi carichi con l'ausilio di carrellini su ruote.
Il paragone con Diagon Alley fu subito chiaro, lampante quasi, e sorrise all'idea che non esistesse nulla di simile nel suo mondo, poiché la magia risolveva quasi ogni problema.

«Ehy, carina, hai da accendere?»
*Eh? E questa cosa vuole?*
Aveva sentito ancora quella frase, proprio da Tomaas il giorno prima del ritorno ad Hogwarts, davanti all'officina di suo padre. "Hai da accendere?" le aveva detto. Uno sguardo sbigottito era stato rivolto al ragazzo, che mostrava con un atteggiamento tronfio la sigaretta bianca stretta tra le labbra. Aveva mugugnato quella richiesta, cercando di non far cadere la sigaretta a terra, e quell'insignificante gesto le aveva permesso di rispondere negativamente. "A lui non interessa se fumo." aveva proseguito, riferendosi al padre, e fermando un ragazzo sul marciapiedi di fronte.
«Ehm... no, mi spiace.» mormorò, issandosi lo zainetto sulle spalle e stringendone le bretelle.
*Da quando giudichi il libro dalla copertina?* pensò *Da quando sei in un posto che non conosci e sei da sola in mezzo ai Babbani.*
Farsi domande e darsi le risposte era la sua specialità.
Indicò un negozietto poco lontano con un cenno del capo, come a suggerirle di andarsi a comprare un accendino, invece di chiedere in giro.
«Credo che lì ne vendano quanti ne vuoi.» mormorò sorridendo. Avrebbe aspettato che se ne andasse, continuando a guardarsi intorno con aria circospetta.
Non avrebbe permesso a nessuno di distrarla dal suo obiettivo, tanto meno una ragazzina con un trucco troppo accentuato e i capelli tinti.


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Inventario:

◊ Comune zaino, di medie dimensioni
◊ Bacchetta
◊ Spilla Tremordicchiante (appuntata all'interno della felpa perché non sia visibile)
◊ Anello Gemello (mano sinistra)
◊ Mappa di Londra
◊ Una bottiglietta d'acqua


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view post Posted on 28/11/2016, 09:55
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• A caccia di prove •

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Fred non riusciva a vedere niente di sospetto all'interno della casa che stava spiando, ma si stava chiedendo se continuare così lo avrebbe portato da qualche parte, dopotutto l'intero quartiere aveva un aria troppo babbana, per un istante si disse che la famiglia di maghi che stavano cercando dovevano essere molto bravi a mimetizzarsi tra i babbani. A riscuoterlo dai suoi pensieri e a farlo leggermente sobbalzare per lo spavento, fu lo scampanellare che proveniva dalla St. Sepulchre's Church. Si mise una mano sul cuore, per un attimo aveva temuto di esser stato scoperto, non era molto normale spiare nelle case altrui né nel mondo Magico né in quello babbano. Ci mise pochissimi istanti per riprendersi e si concentrò sul rumore che lo aveva spaventato. Dai rintocchi emessi dalla campana dovevano essere più o meno le undici o le undici e mezza, non era sicuro poiché si era distratto. Tornò a guardare nella casa, ma dopo un po' capì che lì non avrebbe trovato niente di niente. Il Grifondoro stava pensando a cosa fare, era il caso di passare alla casa successiva? Sarebbe veramente riuscito a trovare un famiglia di Maghi semplicemente sbirciando in tutte le case? Ne dubitava, eppure non vi era altro modo, di usare la bacchetta non se ne parlava e anche in quel caso non avrebbe potuto fare molto, dopotutto i legnetto di Frassio non era di certo un radar. Il Rosso-oro fu nuovamente riscosso dai suoi pensieri, stavolta però non erano state le campane. Una mano gli aveva sfiorato il braccio, ma lui l'aveva sentita benissimo e si girò di scatto portando una mano alla tasca sinistra dei pantaloni, ma poi si ricordò che la sua bacchetta non era lì. Per sua fortuna però ad averlo sfiorato era stata una docile signora anziana. Aveva un aria serena e tranquilla e al Grifo sembrava anche molto gentile. Fu per questo che decise di aiutarla. Non sarebbe morto nessuno se per un attimo avesse interrotto le ricerche ed inoltre non sarebbe stato per niente cortese dire di no alla povera donna. «Certo» E poi anche lui avrebbe dovuto attraversare prima o poi, di case da spiare ne aveva eccome sull'altro lato della strada. Per un attimo pensò di mettersi la bacchetta in tasca, anche perché in caso di bisogno avrebbe perso tempo nell'aprire lo zaino e prenderla. Averla in tasca sarebbe stato meglio, ma al momento non poteva fermarsi e prendere la bacchetta anche perché si accorse che le vie si erano magicamente popolate e solo allora capì che erano i fedeli usciti da poco dalla Chiesa. Anche se lui era ateo era stato spesso in Chiesa, dopotutto suo padre era Cristiano e a lui incuriosiva molto vedere come la gente si affidava ad un Dio. Fred porse un braccio alla Signora e poi l'accompagnò sul ciglio del marciapiede. Dopo aver guardato a destra e a sinistra, e vedendo che non vi era alcun veicolo in vista, decise di attraversare e poi di intrattenere una conversazione con la donna. «Bel quartiere, lei vive qui?» magari avrebbe potuto scoprire qualcosa parlando con la Signora. Dopotutto le persone anziane sapevano tutto di tutti ed era certo che potesse dirgli di qualche famiglia strana o di una qualsiasi stranezza accaduta in quel luogo.


Inventario:
• Zainetto
• Bacchetta
• Macchina Fotografica Babbana
• Occhiali da Sole
• Spilla da Prefetto
• Spilla Tremordicchiante
• Biscotti
• Bottiglietta d'acqua
 
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49 replies since 30/9/2016, 20:10   743 views
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