A caccia di prove., Missione C.R.E.P.A. - Fred & Percy

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view post Posted on 8/6/2018, 20:02
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Il Fato

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Il confine fra essere e non essere difficilmente si distanziava molto da quello tra volere e dovere, Thalie ne era esempio portante. Al limbo fra il desiderio di infrangere il percorso luminoso di cui si era resa portavoce nel corso del tempo, giungeva al suo cuore la prima duratura scintilla di una rabbia che mai, da quel momento, sarebbe stata sopita per davvero. Nel profondo - lo avrebbe sempre saputo, sempre ricordato - aveva sperato di fare del male, di ripagare il nemico più evidente in quel caso, un Goblin fuggiasco e di gran lunga codardo, delle stesse ferite che aveva inflitto ai suoi vicini senza compassione di sorta. La riflessione avrebbe aperto la strada ad una riflessione tutta personale, dai tratti emotivi, spirituali, perfino razionali, che il Futuro avrebbe forse delineato in maniera meno approssimativa, di certo molto più chiara di quanto la ragazza, quel giorno, potesse lontanamente credere. La sua serie di interventi tempestivi, frutto di conoscenza, di potenziale magico e tanto altro ancora, non giungeva tuttavia ancora all'epilogo così agognato, non ancora. Il gruppo di ElfI Domestici continuava a tremare, in piedi l'uno accanto all'altro in un angolo remoto di quella dimora candida, perlacea, eppure preda di un'oscurità più intensa di qualsiasi cosa. Mentre l'Incantesimo Curativo si attivava alla punta della bacchetta della Tassorosso, riversando il suo aiuto - in più fronti - alla figura dell'uomo sempre più divorato dall'onta della perdita, già il petto del Mago si sollevava e abbassava vertiginosamente, a dare prova di un respiro finalmente profondo. Non era salvo, non lo sarebbe stato affatto senza un intervento più preciso, quasi più drastico per l'insieme di colpi, tagli e squarci che aveva subito fino a quel momento. Jinky tuttavia avanzò di un altro passo, inchinandosi leggermente alla presenza di Thalia. Ripetuto quanto già detto pochi attimi prima, palesando la sua intenzione di dirigersi al San Mungo per poi ritrovare il gruppo di amici, si strinse al braccio del Mago; prima che potesse sparire per davvero, tuttavia, quest'ultimo prese parola in un grugnito che rapido, pesante e difficile da interpretare inizialmente; lo sforzo immane, finalmente riuscì a farsi comprendere appena dalla ragazza.
«G-grazie...» Trasse un respiro ancor maggiore, mentre il sangue zampillava - anche se più lentamente rispetto a poco prima - sul foro lasciato dal pugnale del Goblin. «Prenditi... cura... tu...» aggiunse, lo sguardo pronto a cercare un'ultima volta gli occhi dell'altra. In un ultimo sonoro bop, scomparvero lui e Jinky, diretti con un po' di speranza alla ricerca di salvezza vera e propria. Una creatura si fece avanti dal gruppo, presentandosi come Grimsti, un nome che sulle labbra tremanti quasi sembrava un insieme di sillabe imprecise. Si fece forza, parlando rapidamente per rispondere alle domande della salvatrice. «Il Goblin - il signor Trott - tiene prigionieri noi e altri della specie di Grimsti. Noi lavoriamo... lavoravamo per padron... ex padron Goblin, Grimsti e gli altri qui presenti creavano lampade incantate che poi il signor Goblin vendeva illegalmente. Ci sono altri amici di Grimsti, altre due fabbriche. Ora... ora noi possiamo uscire, possiamo Materializzarci fuori, non siamo più... non abbiamo più padron Goblin.» Un discorso difficile da seguire, pieno di ripetizioni, di espressioni corrette e di misteri in sospeso. L'Elfa aprì maggiormente gli occhi già di per sé grandi, rivolgendosi a tutti con un cenno del capo. «Grimsti vuole uscire, può portare anche signorina fuori. Ma gli amici di Grimsti... loro... no. Noi...» - deglutì, la paura evidente nell'intera figura così esile - «Dove andiamo ora?»
Non di certo una novità, ma il tuo ultimo post è davvero bello. Ci avviciniamo alla fine, quasi non sembra vero!
 
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view post Posted on 10/6/2018, 14:40
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You can take the darkness out of the man, but you can't force him to step into the light.

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Scheda Thalia J. Moran
Le riunioni del C.R.E.P.A. avvenivano casualmente, almeno una volta a settimana: spesso non era facile incastrare gli impegni di un Prefetto con quelli di un membro del Club di Gobbiglie; era più semplice stilare il calendario delle riunioni di volta in volta, lasciando che gli attivisti proponessero le date migliori secondo le esigenze e preoccupandosi di aggiornare gli assenti con resoconti dettagliati che, spesso, redigevano insieme lei ed Oliver. Ciascuno restava, dunque, al passo e una seconda lista campeggiava sulla bacheca dell’Aula Abbandonata, in modo che l’ordine del giorno per la riunione successiva fosse sempre chiaro: la pianificazione era importante, quasi quanto l’organizzazione di eventi di beneficenza che riempissero le casse dell’associazione.
Il suo ruolo di Tesoriere l’aveva posta in prima fila, con la rendicontazione mensile di tutto ciò che questo o quell’evento avevano contribuito a raccogliere: piccole somme, perlopiù, ma significative se considerate nel lungo periodo. Ogni volta che si soffermava ad esaminare i registri, una sensazione di appagamento si insinuava in lei, scaldandole il cuore e immaginando che i progetti - fino ad allora utopie lontane - presto sarebbero divenuti realtà.
Le riunioni si svolgevano di sera, forse l’unico momento della giornata durante il quale uno studente medio riusciva a trovar pace dalla fitta scaletta di impegni quotidiani. Le lezioni di Storia della Magia con Peverell si susseguivano una dopo l’altra, lasciando il posto a Cura delle Creature Magiche e Incantesimi; ciascuno dei presenti nell’Aula Abbandonata aveva motivo di trovarsi lì ed altrettante ragioni avrebbero potuto condurli altrove per un momento di pace. Il fatto che moltissime creature non godessero del privilegio di scelta in tal senso era sufficiente a convincerli di quanto fosse importante riunirsi e decidere il corso di quell’organizzazione, costruendo solide basi e preparando un piano concreto. Così le chiacchiere confuse dei primi minuti si affievolivano, le ultime risatine divertite si spegnevano e subito si riportava l’attenzione su ciò che davvero contava. Non c’era altro luogo in cui volesse ritrovarsi, almeno una volta alla settimana, che non fosse quell’Aula Abbandonata, accerchiata da animi sinceri e personalità tanto diverse tra loro con un unico obiettivo.

Quei pensieri l’avevano travolta e se già aveva promesso ad un uomo morente di occuparsi di tutti quegli Elfi Domestici, larga parte del terrore che la colse in quel momento fu dovuto principalmente alla consapevolezza di non avere un vero e proprio piano in merito.
Uscire da quel luogo sarebbe stato facile, Jinky non aveva avuto alcun problema, ma poi? Dove li avrebbe condotti? Lasciare allo sbando decine di Elfi non era la soluzione ideale, né ciò che il Comitato desiderava per loro.

«Non temete.» rispose accorata, abbozzando un sorriso stiracchiato. Si asciugò i palmi sporchi di sangue sui jeans, dove le macchie già rapprese avevano impregnato il tessuto azzurrino di una fosca tinta più scura «Non siete soli, non dovrete più...non sarete più costretti a fare qualcosa che non vi va.» sentenziò decisa.
A volte, la miglior soluzione era quella di minimizzare la portata dei grandi discorsi. Leggeva la paura pura in quei grandi occhi, il tremolio delle membra era il sintomo per eccellenza del trauma più terribile e lei stessa, se ne rese conto poco dopo, tremava appena.
Afferrò con decisione la propria mano sinistra, all’altezza del polso, come se quel gesto avesse potuto davvero fermare la tensione crescente di quegli attimi. Realizzò solo in quel momento di quanto dovesse apparire sciocca di fronte a loro: a soli tredici anni aveva toccato con mano le conseguenze dello sfruttamento ed era riuscita ad accettare - non senza qualche lieve difficoltà - la vista del sangue e della probabile morte. La crudeltà umana aveva raggiunto l’apice a Dunblane, ma lì - a Londra - la malvagità aveva raggiunto un livello estremamente preoccupante.

Ritrovata una parvenza di pace interiore, senza sapere quanto tempo fosse davvero trascorso dalla partenza di Jinky, la Tassorosso ritrovò il coraggio di proferire parola. Forse quegli Elfi la superavano per età anagrafica e sicuramente eccellevano in forme di magia a cui lei stessa non avrebbe mai potuto aspirare; eppure, quel gruppetto di creature impaurite faceva affidamento su di lei, come se una tredicenne avesse potuto davvero risolvere i loro problemi.

«Trott? E dove sono le altre fabbriche?» chiese, ridestandosi. Se solo in quel luogo vi erano una dozzina di Elfi, quanti ancora erano sottoposti ad una schiavitù forzata? Il Goblin era fuggito per smantellare gli altri due siti? E gli Elfi che fine avrebbero fatto?
«Hogsmeade.» annunciò all’improvviso «Potete arrivare ad Hogsmeade?» Forse giungere sin lì non avrebbe avuto molto senso, ma d’altro canto, quello era l’unico posto in cui fosse possibile raggiungere facilmente i membri del Comitato.
Per un attimo, ripensò a Fred e Percy: si augurò che stessero bene... ovunque fossero.




Inventario:
◊ Comune zaino, di medie dimensioni
◊ Bacchetta
◊ Spilla Tremordicchiante (appuntata all'interno della felpa perché non sia visibile)
◊ Anello Gemello (mano sinistra)
◊ Mappa di Londra
◊ Una bottiglietta d'acqua
◊ Una mela
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PC: 76/86
PM: 84
Exp: 9,5

Ammetto di essere a corto di idee sulla location in cui far approdare i dieci Elfi, ma Hogsmeade mi sembra il punto più comodo - sebbene lontano - in cui metterli al sicuro.

 
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view post Posted on 7/7/2018, 12:50
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Grimsti soppesò la figura di Thalia per più un momento, a tal punto da portare a chiedersi se fosse semplicemente ammutolita o se non volesse più parlare per davvero. Quando aprì bocca per farlo, la risposta in merito alla prima domanda della Tassorosso le uscì quasi in un sottilissimo filo di voce. Impaurita, poco ma sicuro, risultava così dolcemente in difficoltà da far sorridere, se la situazione l'avesse permesso. «Altre due fabbriche, signorina. Grimsti sa come arrivarci, Grimsti-» Si bloccò di scatto, quando alla sua sinistra si percepì un familiare suono squillante, ad anticipare una Smaterializzazione appena avvenuta. Un attimo prima non c'era altro che il nutrito gruppo di Elfi Domestici dalle espressioni sorprese e confuse, l'attimo seguente era apparso un'altra di quelle creatura, una che aveva preso intervento prima di tutti loro insieme. Al suo fianco, tuttavia, risultava esserci un'altra figura. Minuta, preoccupata, emaciata e pallida in viso, una donna particolarmente bassa e vestita di tutto punto da un lungo abito che le copriva addirittura i piedi, interamente nero, si portò una ciocca di capelli biondi dietro l'orecchio destro, alzando a quel punto lo sguardo verso Thalia. «Jinky è tornato, Jinky è con Camilla.» L'Elfo conosciuto si spiegò prima di un'ulteriore confusione, mentre la Strega - Camilla, a quanto pareva - avanzava con gentilezza e paura, insieme sul suo volto in una combustione interessante - verso Thalia. Parlò se possibile con ancora meno enfasi di Grimsti, al suo fianco. «Mi chiamo Camilla Habbott, sono la moglie di Adalbert, l'uomo...» Si schiarì maggiormente la gola, riprendendo subito dopo. «L'uomo che ha salvato. Io... Jinky mi ha spiegato tutto, dopo aver portato Adalbert al San Mungo, è venuto da me a prendermi. Jinky conosceva già Adalbert, mio marito sta cercando di acciuffare quel disgraziato di un Goblin da mesi, ormai. Lavora alla Polizia Antimago, sa.» C'era più di una domanda in superficie, forse più di un'incertezza, perfino dubbi veri e propri. Ma la donna dava l'impressione di essere onesta. «Jinky era stato rapito e ridotto in prigionia, mio marito l'aveva conosciuto al primo incontro con quel Trott, il Goblin, fin quando poi fu ferito profondamente e si ritrovò ancora una volta in ospedale. Ma ora che sono liberi, questi Elfi possono aiutarci a scovare finalmente Trott, nelle altre due fabbriche. Mio marito può aiutarvi, Adalbert...» Fu con sorpresa che si accorse di aver dato per scontato più di una cosa. «Signorina, io le chiedo scusa per questo slancio di confessione, sono ancora molto scossa per mio marito. Ora è in terapia intensiva, i Medimaghi dicono che se la caverà. Volevo ringraziarla, Jinky mi ha spiegato e se posso fare qualcosa, qualsiasi cosa per lei, conti su di me. Per il momento, le assicuro che ci prenderemo noi cura di tutti questi Elfi, mio marito l'aveva presupposto fin dal primo giorno della sua ricerca. Contatterà il Ministero per trovare una soluzione, la terremo in contatto. Posso... posso fare qualcosa per lei?»
La signora non sa nulla di te, ma ha le informazioni necessarie - conoscendo Jinky e prendendosi cura momentaneamente di tutti gli altri Elfi - per raggiungere le altre due fabbriche. Con la giusta spiegazione puoi ottenere più di un risultato, dopodiché siamo finalmente alla conclusione vera.
 
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view post Posted on 7/7/2018, 14:08
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Scheda Thalia J. Moran
L’ingenuità l’aveva spesso condotta su sentieri pericolosi e quella giornata, iniziata come una gita di Maghi tra i Babbani, si era risolta nel più cupo scenario possibile. Faticava ad immaginare una notte quieta e serena, non appena fosse riuscita a tornare alla vita di sempre, e l’immagine del sangue vivo lasciato dall’uomo morente l’avrebbe perseguitata per mesi.
Ascoltando Grimsti, si sorprese di quanta forza e di quanto coraggio albergassero in quelle piccole creature dai poteri straordinari e si sentì rincuorata, nonostante il senso di colpa; avrebbe dovuto essere lei a confortare e motivare gli Elfi Domestici presenti e non il contrario.
Ancora una volta percepì su di sé la debolezza dettata dalla giovane età e dall’inesperienza, saggiando il peso che scelte simili comportavano sulla psiche umana, in particolare la sua.

Quasi non si rese conto della donna comparsa in compagnia di Jinky, troppo assorta nelle riflessioni del momento, e quando la strega parlò la ragazzina sobbalzò spaventata. I suoi occhi tristi incontrarono quelli gonfi di pianto della donna; il vestito nero le fasciava il corpo magro e scosso dai tremiti della tensione, mentre i capelli biondi le incorniciavano il viso.
Non avrebbe saputo attribuirle un’età - nemmeno in una circostanza normale - e si limitò ad ascoltare, mentre quella si avvicinava lentamente a loro.

*Polizia Antimago.*
Quella rivelazione contribuì a farle sgranare gli occhi, se non altro per le vicende avvenute nel Cimitero. Aveva attaccato, ostacolato e probabilmente ferito un dipendente del Ministero in piena coscienza. Le sue vesti non le avevano permesso di riconoscerne l’appartenenza ad un corpo specifico, eppure l’esigenza di attaccare era sorta naturalmente senza alcun rimorso.
Si sentì responsabile per la sorte di Adalbert, questo il nome dell’uomo, e - sollevato il capo in segno di rispetto verso la moglie dell’uomo che ancora parlava - sorrise mestamente.
Non sentiva di meritare i suoi ringraziamenti né di essere elevata al rango di ‘aiutante’ in quella missione di recupero.

«Io… sono solo Thalia. E mi creda, vorrei aver fatto di più per lui.» così dicendo si alzò, spostandosi ed oscurando la vista della donna probabilmente fissa alla pozza di sangue ancora ben visibile. «Spero che suo marito si riprenda nel più breve tempo possibile.» esordì poco dopo, nel silenzio generale del luogo «Io e suo marito abbiamo qualcosa in comune, credo.»
Rassettò le vesti nel desiderio di apparire ancor più presentabile per quanto possibile. Il sangue di Adalbert imbrattava ancora le sue mani e la felpa, ma la Tassorosso sembrò non curarsene.
«Non sapevo che la Polizia Antimago si occupasse anche di questo...» e indicò gli Elfi riuniti alle proprie spalle con un cenno del capo «...ma ci sono molti ragazzi come me che sperano di poter fare la differenza in casi come questo. Non appena si sarà ristabilito, vorrei poter parlare con suo marito di un’associazione studentesca di cui faccio parte.»
Le sorrise affabile, iniziando a spiegarle brevemente dell’esistenza del C.R.E.P.A., la sua missione e nominando i pochi membri di spicco al suo interno. «Faccio parte di questo Comitato da molto e penso di parlare a nome dei miei compagni chiedendole la cortesia di far sapere al Ministero, o almeno a suo marito, che siamo dalla stessa parte. E che vogliamo collaborare, scambiandoci tutte le informazioni necessarie.»

Il Comitato aveva raggiunto una quota piuttosto elevata di adepti, eppure le sue battaglie erano rare e le vittorie sul fronte dello sfruttamento sventato si riducevano esponenzialmente con gli ostacoli prodotti dalle famiglie - specialmente purosangue - convinte che lo status di Mago imponesse loro di esercitare una supremazia, a tratti violenta, su creature ritenute inferiori.
Il Ministero avrebbe dovuto sapere della loro esistenza: molti avevano cercato di parlamentare in vece di tutti gli studenti coinvolti; persino Oliver ci aveva provato e forse qualcosa si sarebbe smosso di lì a breve. Quella, perlomeno, era la sua speranza.

«Inoltre… se non è troppo disturbo… vorrei poter far visita a suo marito, non appena si sentirà meglio. Così potrò scusarmi per una serie di incomprensioni… e vedere questi Elfi. Meritano tutto il nostro supporto, non crede?»
Rinvigorita dalla notizia che Adalbert Habbott sarebbe sopravvissuto a quella spiacevole avventura, gabbando la Morte per la seconda volta a quanto pareva, si preoccupò di aggiungere un’ultima necessaria battuta.
«Credo di dover tornare ad Hogwarts, adesso. Se potesse aiutarmi ad uscire da questo posto tremendo… le sarei molto grata.»




Inventario:
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◊ Bacchetta
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«Thalia.»
La donna dall'aspetto così minuto, eppure tanto gentile, parve sottolineare con dolcezza quel nome ascoltato fino a renderlo un canto con la sua stessa voce. Lo sguardo si fece meno preoccupato, leggermente più tranquillo, nonostante il pericolo in cui suo marito versava fosse all'ordine del giorno per lei. Se da un lato la Tassorosso aveva sperimentato forse tra le esperienze più stravaganti, bizzarre e sicuramente folli della sua vita, un discorso per alcuni tratti simile non era da negare alla Strega di fronte. Le rivolse un sorriso appena percettibile, accennato di poco, riprendendo subito dopo. «Hai il nome di una Musa, un nome così bello.»
E lo era, lo era davvero: rivestita di fascino, emblema di incanto, Thalia Moran non era una studentessa da poco conto, non lo sarebbe mai stata. Camilla liberò le mani che aveva stretto convulsamente, senza neanche accorgersene, l'una verso l'altra, fin quando sollevò la destra verso la ragazza. «Adalbert sarà sicuramente felice di rivederti, non appena si sveglierà. Ti scriveremo, cara, Jinky saprà trovarti. E se una futura collaborazione potrà essere d'aiuto per tutti loro, per il nostro stesso paese, per la giustizia che ancora manca, allora così sia. Così sia davvero.» Alla sua destra, la schiera di Elfi Domestici parve meno intimorita. Avevano una casa, una nuova casa: per quanto tempo, in che modo, per quale lavoro, non era ancora dato sapere, ma Camilla Habbott non era cattiva di natura, il suo volto ne era testimonianza diretta per tutti i presenti. La fiducia, a quel punto, era uno scacco matto. E d'altronde, Grimsti e Jinky sembravano aver già fatto un passo avanti, consapevoli che quella, tra tutte, potesse essere la scelta giusta. Prima ancora che i dubbi sorgessero ancora, però, Camilla parve anticipare qualsiasi eventuale - quanto giusta - considerazione: un movimento rapido della bacchetta magica e una pergamena recante il suo nome e quello di suo marito, così come il loro indirizzo di casa, comparve tra le sue mani. La offrì alla studentessa di fronte, un sorriso a conferma di quella promessa appena fatta.
«Ci rivedremo presto, Thalia. Stringimi il braccio, cara, quando vuoi.»
Parve che la stanza brillasse un po' di più: per un attimo soltanto che parve infinito, eppure così fugace, le pareti si ricoprirono di bagliori insieme ai lampadari incantati, ancora sospesi come per magia. Uno ad uno, gli Elfi Domestici - non più prigionieri - scomparivano, mentre Jinky da un lato, Grimsti dall'altro, insieme sussurravano l'indicazione per la Materializzazione. Quanto potere che aveva ciascuno di loro, quanto potere che non avrebbero mai saputo utilizzare per quel valore tanto importante, per quella libertà che li vedeva stranamente tristi, perché così sconosciuta fino a quel giorno. Sarebbero stati al sicuro per davvero e quello, a ben vedere, era soltanto un nuovo inizio. Una prima giustizia era stata fatta, all'ultima creatura scomparsa nel nulla, i lampadari si videro in assenza di soccorritori di sorta e caddero, l'uno insieme all'altro, a compattare contro il pavimento macchiato. Seguì un terremoto vero e proprio, l'Incanto che rivestiva quel luogo ormai spezzato senza i suoi prigionieri, senza il padrone, senza né controllo né ordine alcuno, fino a collassare su se stesso, disperdendosi in macerie, riducendosi in una cappella in miniatura, la stessa che aveva dato origine al tutto. Camilla si Materializzò con Thalia proprio alla fine, l'ultimo frammento di lucernario come ricordo di un'avventura che mai sarebbe stata dimenticata.
Di ritorno ad Hogwarts, Thalia avrebbe finalmente rivisto sia Percy, suo concasato, sia Fred, Grifondoro del primo anno, entrambi già di Infermeria, al sicuro, riposando per chissà quali ferite che avevano guadagnato quel giorno. Ma lei ce l'aveva fatta, Thalia era stata eccezionale come sempre: e la Spilla, nel suo palmo, parve brillare maggiormente.

Hai ottenuto informazioni di grandissimo valore per la storia del Comitato, così come la liberazione di dieci Elfi Domestici, ora in casa dei signori Habbott da te incontrati; essendo tu organizzatrice e rappresentante del C.r.e.p.a., ti occuperai direttamente di quanto scoperto in questa sede, formando i risvolti futuri per la vostra fondazione. Ma adesso, per il tuo impegno e la tua pazienza infinita, per essere rimasta l'unica fino alla fine, per la tua narrazione eccezionale, ti premio con +1 Punto Exp + 2 Mana, nella speranza che anche per te, come per me, sia stata una delle più belle avventure di sempre. Buon continuo, recati in Infermeria per le cure ed è fatta.
 
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49 replies since 30/9/2016, 20:10   743 views
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