Sotto la pioggia

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 13/10/2016, 19:29
Avatar

Group:
Auror
Posts:
12,394
Location:
Dall’epoca dei miti e delle leggende

Status:


Cupe nuvole grigie oscuravano il cielo. La luce del giorno morente si affievoliva, allungando le ombre sul terreno.
L’aria andava raffreddandosi, si percepiva l’umidità che preannunciava una scarica di pioggia. La via principale di Hogsmeade era illuminata dalla luce che filtrava dalle finestre delle case e dalle più luminose vetrine dei negozi ancora aperti.
Appena uscita dal negozio di Mielandia si incamminò verso la stazione. Il braccio sinistro reggeva un sacchetto marrone contenente barrette di cioccolata, caramelle gommose e bacchette di liquirizia. Un tripudio di gusti, colori e profumi. Ma l’odore dei dolci non fu il solo a solleticare le sue narici. Percepiva l’aroma della terra bagnata; sulla strada erano appena visibili le macchie umide lasciate dalle poche gocce di pioggia. Una di quelle gocce le centrò la fronte mentre sollevava la testa per scrutare il cielo.
Affrettò il passo, ma la pioggia aumentò inumidendole i vestiti e bagnandole i capelli sciolti. Cercò riparo sotto un balcone un po’ più sporgente. Ripensandoci, sarebbe stato meglio indossare una felpa, il cappuccio le avrebbe fornito un riparo. Invece aveva optato per una comune maglia grigia sulla quale le macchie d’acqua risaltavano in modo vistoso.
Un boato, forte, improvviso, da far tremare i vetri delle finestre, squarciò il cielo con prepotenza. Benché avesse intravisto la luce del lampo che lo aveva preceduto, il frastuono fu così potente da farla trasalire.
Non le dispiaceva la pioggia, ma preferiva trovarsi in casa con una tazza fumante tra le mani, piuttosto che in strada.
Era ancora incerta sul da farsi, ma inconsciamente aveva già infilato la mano destra nella tasca dei pantaloni dove teneva la bacchetta. Un incantesimo Impervius le avrebbe assicurato vestiti asciutti fino alla stazione, ma si sarebbe comunque bagnata la testa. L’alternativa era aspettare che smettesse di piovere, ma da come l’acqua veniva giù dubitava che avrebbe smesso tanto presto.
In pochi minuti il cielo si era completamente oscurato, ampie pozzanghere tappezzavano la strada semideserta.

 
Top
view post Posted on 13/10/2016, 21:07
Avatar

Semper Fidelis

Group:
Mago
Posts:
7,899
Location:
Luce di stelle

Status:


× Off-Game ×


× Legenda
Narrazione
°Pensieri°
«Dialoghi»


Che sull'isola della Gran Bretagna piovesse spesso, non era affatto un segreto. Babbani o maghi, indifferentemente, erano sempre soggetti a violenti temporali o acquazzoni più o meno moderati. Spesso essi dovevano fare i conti anche con fulmini, tuoni, lampi, raffiche di vento improvviso, rami degli alberi che rischiavano di cavarli entrambi gli occhi e altre dolcezze ancora. Era tutto che faceva parte di un complesso e in contempo bel gioco; sopravvivere non era mai stato abbastanza difficile. Un tempo del genere, però, non poteva affatto spaventare Shinretsu Raven che oltre a esservi abituato, doveva ammettere di amarlo alquanto. Gli ricordava i vecchi anni, quando era ancora su una scopa a cercare il boccino in lungo e in largo per un campo di Quidditch che gli era diventato la seconda, - no! la terza! - casa. Oltretutto quel tempo, quelle piccole gocce, - che presto sarebbero senz'altro diventate delle palline dalla forma di grandine, - unite al vento e ai lampi di luce ancora abbastanza lontani, in qualche modo lo facevano sentire tranquillo. Dentro la pioggia ci si poteva nascondere; il rumore dei tuoni poteva celare strazianti urla di dolore; il fango serviva per venire mischiato al sangue e alle lacrime; il vento forte, invece, avrebbe fatto sì che la maggior parte delle persone si sarebbe nascosta in dei rifugi, in attesa che il tutto termini per poter di nuovo uscire ad ammirare la luce del sole. Solo in pochi sarebbero rimasti dentro quel temporale, ad affrontarlo similmente a una nave in mezzo alla tempesta che, nonostante tutto, cerca il suo faro. Una nave che, vuoi o non vuoi, sarebbe arrivata a destinazione.
"Piove," - pensò Raven, - il Capitan Ovvio di sempre, - accentuando quanto stava già accadendo.
"Ora fammi una di quelle tue tiritere adolescenziali su come le gocce di pioggia ti entrino nell'anima o su come nascondano le lacrime e bablablabla" - rispose una voce che l'ex-Corvonero ignorò limitandosi a un altro:
"Piove," - dopo il quale arrivò un lungo e alquanto noioso silenzio. Un silenzio che interruppe l'Akuma stesso, chiedendosi da solo:
"Hai perso il boccino d'oro qui a Hogsmead?"
"No. Tutti quelli che ho catturato sono in Giappone... sul comodino di una casa disastrata," - si rispose il Corvonero camminando per la strada centrale di Hogsmead a guardare come le pecore, - il popolino basso e ignorante composto al più da alunni di basso rango e qualche docente completamente spogliato di ogni virtù, - fuggissero dal vento e dalla pioggia. Si spingevano, si arrotolavano, formavano delle file caotiche che come dei serpenti ubriachi si dirigevano verso i cancelli di Hogwarts. Quei cancelli che l'Akuma non poteva oltrepassare, ma che avrebbe sicuramente aggirato in una o nell'altra maniera. Perché laddove non arriva la forza, si utilizza l'inganno.
Guardandoli, Raven si fermò ammirando un lontane bagliore che divise l'orizzonte in due, illuminando tutta la particolare scena e donando al Corvonero un accogliente senso di sollievo. Quasi sperò che il fulmine cadesse ancora più vicino; o che magari lo colpisse. Chissà cosa si provava a essere colpiti da una simile scarica elettrica? Lo potevano dire decisamente in pochi.
Mentre la pioggia aumentava d'intensità, lui si tolse il cappuccio; voleva sentire le ghiaccianti gocce della pioggia sui capelli, ma non sul volto. Su quest'ultimo vi era la sua maschera, che raffigurava un lupo bianco con le fauci aperte. E a dire che se l'Orchestra avesse preso vita avrebbe dovuto cambiare quella maschera con una più adatta! Quale nota si sarebbe scelto?
Sbadigliò, come se annoiato allungando le mani verso il cielo e alzandosi sulla punta dei piedi.
"Non troverai nessuno qui, stupido idiota," - sospirò qualcosa nella mente dell'ex-Docente. - "Questo posto è il cuore della rovina etica e morale. Qui lo spirito viene degradato, e gli ideali guerrieri trovano il loro cimitero. Questo posto è resistito ad attacchi di vario genere solo perché sono stati portati da gente più incapace degli incapaci stessi. Un Dio fasullo e un Lord Voldemort il cui tempo sta, inevitabilmente, finendo... Sul serio?"
"Anche in un posto pieno di sterco d'elefante è possibile trovare delle gemme. Non trovi?"
Evidentemente non trovava, perché tacque completamente, salvo poi emettere la sua sentenza, nonché la stronzata del minuto:
"E' così che sopravvivevano le popolazioni africane", - pausa. - "Non dubitarne."
Non ne dubitava. Semplicemente, in mezzo a tutti quei corpi che correvano verso il castello utilizzando l'incantesimo Impervius per non bagnarsi, vide un'altra figura. In mezzo all'oscurità, a cui volente o nolente si era abituato da molto tempo, gli parve di vedere dei lineamenti femminili, o quantomeno dei capelli lunghi. Ma potevano i capelli lunghi essere un valido tratto identificativo in un tempo in cui le ragazze preferivano i capelli corti e i ragazzi preferivano sembrare ragazze?
Decise di non affrettarsi con le conclusioni e si mosse verso quella figura, prendendo appositamente una profonda pozzanghera con il piede destro per sentire l'acqua gelida dentro alla scarpa. Ottenne quel che voleva e in pochi secondi poté percepire il calzino bagnato e la stridula voce dentro la testa che continuava a sentenziare cosa senza senso:
"Ciò che non ti uccide, ti fortifica," - non ne dubitava. In contempo però preferì fermarsi a qualche metro dalla figura che allora poté vedere, e quindi identificare meglio. Sulla casata non seppe dire nulla, ma i lineamenti del volto e la sporgenza - seppur piccola, - a livello del petto gli suggerirono che, alla fin dei conti, si trattava di un'umana di sesso femminile. A giudicare dal sacchetto contenente chissà cosa, aveva appena fatto spesa a Hogsmead, e a giudicare dalla mano destra, stringeva qualcosa nella tasca dei pantaloni, - se non era mancina, si trattava sicuramente della bacchetta.
Non seppe dire se l'aveva mai incontrata prima di allora, né chi era. Forse una novellina; o forse qualcuno che stava finendo la scuola ed era in prossimità di lasciarsi alle spalle quel posto pieno di logiche errate.
In ogni caso, non era fuggita; nonostante il temporale era rimasta lì. Forse meritava qualche punto d'ammirazione in più; o forse no. Chi poteva dirlo?
Fu anche per quello che l'Akuma fece uscire da sotto il mantello una bottiglia trasparente con un qualche liquido strano che latte non era e fece un cenno verso la ragazza, restando però sotto alla pioggia.
«Bevi?» - chiese con un'aria di sfida indicando la bottiglia. Certamente, non era la migliore delle domande da fare a una sconosciuta, ma faceva pur sempre freddo. E poi Raven Shinretsu era un alcolizzato con esperienza alquanto vasta. Poteva chiedere qualcos'altro?..
E una volta fatta la domanda, attese, ricordandosi della sacra regola di tutti gli alcolizzati:
"Se non bevi in compagnia o sei un auror o sei una spia," - che alla fine era la stessa cosa: una sacra verità.

 
Top
view post Posted on 15/10/2016, 23:21
Avatar

Group:
Auror
Posts:
12,394
Location:
Dall’epoca dei miti e delle leggende

Status:


Un ombrello. Ecco cosa ci voleva in un’occasione come quella; un gran bell’ombrello, viola magari. Generalmente i maghi non usano gli ombrelli non ne hanno bisogno. Nella sua breve vita non aveva mai sentito il bisogno di adoperarne uno. Era sufficiente coprirsi con degli indumenti impermeabili e si aveva il vantaggio di avere le mani libere e non occupate a reggere quell’aggeggio. Per non parlare di quando c’è il vento che rivolta quei cosi come niente. Eppure in quel momento avrebbe tanto voluto avere quell’infernale arnese babbano. L’idea di bagnarsi i capelli non era proprio contemplata nella sua testa. Avrebbe dovuto pensarci prima. Magari doveva prendere seriamente in considerazione l’idea di adoperare dei cappelli. Ma ormai non serviva a niente rimuginare su cosa avrebbe dovuto fare, piuttosto doveva pensare a cosa fare nell’immediato.
Stava già pensando di smaterializzarsi direttamente da lì, avrebbe risparmiato tempo e si sarebbe risparmiata un’inzuppata, ma qualcosa attirò la sua attenzione.
Non avrebbe notato dei passi in avvicinamento in mezzo ai rumori confusi ed agli schiamazzi generati dai passanti in corsa verso un riparo; ma quando il vociare indistinto si attenuò, lo scrosciare dell’acqua calpestata con decisione richiamò la sua attenzione. Si voltò con circospezione, la mano destra era ancora in tasca, le sue dita toccavano il manico della bacchetta, ferma in quella posizione osservò la figura che sostava a pochi metri.
Considerando lo scarso quantitativo di luce riuscì a vederne chiaramente solo la sagoma: alta, corporatura media, spalle larghe. Piegò la testa di lato per guardarlo meglio; c’era qualcosa di strano in quella persona, la scrutò con particolare attenzione per riuscire a capire chi fosse, ma il viso aveva una forma bizzarra; poteva azzardare che non fosse umana.
Mise a fuoco l’immagine, corrugando la fronte, cercando di capire e soprattutto di abituarsi quanto più possibile alla penombra.
Poi comprese e rimase sorpresa dal fatto che quella persona avesse il volto coperto da una maschera. Non era la classica maschera dei mangiamorte, se fosse stato così l’avrebbe schiantato senza pensarci due volte, era una maschera diversa, dall’aspetto animalesco; per questo ad un primo impatto le era sembrato che non fosse umano.
Ma la sorpresa maggiore fu quando da sotto il mantello tirò fuori una bottiglia dal contenuto non identificato, seguito da un’offerta a dir poco azzardata.
Manifestò un’espressione interrogativa che esprimeva tacitamente qualcosa del tipo
*Hai i vermicoli nel cervello??*
-Ti aspetti davvero che accetti?-
Disse invece con tono a metà tra il sorpreso e il sarcastico. Si, insomma, chi mai accetterebbe un liquido ignoto da uno sconosciuto, mascherato per giunta. Per quel che ne sapeva poteva essere anche una qualche pozione camuffata all’interno di un’anonima bottiglia.
Una cosa però l’aveva capita: la figura era di sesso maschile; la stazza e la voce erano inconfondibilmente maschili.
Ma il fatto che quell’uomo portasse una maschera non le piaceva affatto. Se qualcuno sente il bisogno di nascondere il proprio volto vuol dire che ha ben altro da nascondere. Non si fidava; come poteva. Per cui tenne la mano in tasca, lì dove era stata fino a quel momento, attaccata al manico della sua fidata bacchetta.

 
Top
view post Posted on 16/10/2016, 10:09
Avatar

Semper Fidelis

Group:
Mago
Posts:
7,899
Location:
Luce di stelle

Status:


× Off-Game ×


× Legenda
Narrazione
°Pensieri°
«Dialoghi»


«Sì.» - Sentenziò l'Akuma con voce decisa e per nulla dubbiosa. Certamente, mettersi a bere un liquido trasparente dalla natura non meglio definita con un qualcuno che portava una maschera, non era la migliore delle idee. Eppure perché non provarci? Del resto non era nient'altro che del semplice veleno ad azione rallentata. Le molecole di alcool avrebbero danneggiato il fegato in modo anche vistoso e permanente, ma lì, sotto la pioggia, avrebbero certamente fornito un senso di calore in più. E poi si sapeva: l'alcol era in grado di fare magie più grandi, più immense e persino più pericolose. Esso incantava, collegava i mondi e e persone, univa gli idealisti nella loro eterna lotta e spingeva le persone ad agire di più e pensare di meno.
«E' veleno,» - chiarì Raven indicando la bottiglia e svitando con movimenti lenti il tappo. Il temporale stava soltanto prendendo piede e non appena l'Ex-Docente aprì il tappo, che alcune gocce caddero inevitabilmente all'interno della bottiglia. Fu anche per quello che il Corvonero avvicinò la bottiglia alle labbra e ne diede 3 ampi sorsi. Immediatamente la vodka babbana gli bruciò la gola, e quando contattò con il sangue sentì un lieve capogiro. Immediatamente a livello della pancia sentì un'altra sensazione di calore, che aumentava man-mano con il scendere della vodka. Probabilmente la ragazza non avrebbe comunque accettata. Forse non era ancora abbastanza adulta da potersi permettere di bere l'alcol. Forse doveva ancora raggiungere la maggior età per poter godere di certi privilegi, ma chi lo poteva dire? Con i tempi che correvano, - e Sirius White ne era un'emblema particolare, - tutti quanti diventavano paranoici, tanto da non accettare nemmeno di bere in compagnia. Tutta la colpa di 4 persone quella, che Raven aveva già elencato nella sua mente svariate dozzine di volte. Anche per quello sarebbero dovuti essere tutte e 4 lapidate con tanto amore e molta crudeltà.
In ogni caso, quei 3 sorsi servivano per mostrare alla ragazza che non vi era nessun veleno(?) nella bottiglia e che avrebbe potuto accettare senza farsi tante pippe mentali sul possibile avvelenamento (se non quello da alcol). D'altro canto, se non era un'alcolizzata professionista come Raven, tutto si sarebbe fatto molto più difficile. Forse fu anche per quello che Raven diede un altro sorso al liquido trasparente, prima di richiudere la bottiglia sotto il rumore, sempre più frequenti, di tuoni e fulmini, rivolgendosi nuovamente alla ragazza.
«Non vieni sotto la pioggia?» - chiese per la seconda volta.
 
Top
view post Posted on 18/10/2016, 10:09
Avatar

Group:
Auror
Posts:
12,394
Location:
Dall’epoca dei miti e delle leggende

Status:


Aveva detto si. L' uomo mascherato si aspettava davvero che la sua offerta venisse accettata. E dal modo deciso in cui aveva detto quel "si" sembrava una cosa alquanto ovvia per lui. In seguito a quella risposta l'ombra di un sogghigno si palesó sul suo volto, nascosto parzialmente da una ciocca di capelli che le era scivolata sul viso.
Dopotutto era una situazione divertente e quella risposta le aveva suscitato una certa ilarità, ma non tanto da sorridere apertamente. Le venne da chiedersi che razza di gente frequentasse di solito quel tale.
La luce di un lampo, caduto non molto lontano, fornì un'illuminazione momentanea sufficiente a cogliere qualche particolare in più su quella persona.
Osservò meglio quella maschera; aveva l'aspetto canino, ma più che un cane le sembrava un lupo. Il pallore evidenziato dalla luce del lampo rendeva quei lineamenti animaleschi un po inquietanti.

Il contenuto della bottiglia si scoprì essere del veleno, secondo quanto affermato dal proprietario stesso. Considerando che ne aveva bevuto un buon quarto nell'ultimo minuto, credeva di aver capito di che "veleno" si trattasse. Effettivamente definirlo tale poteva avere senso, l'alcol danneggia il corpo e compromette la salute al pari di un qualsiasi veleno, ma l'azione deleteria è talmente lenta che si tende a sottovalutarla. Più che danni fisici l'alcol creava danni mentali; annebiava la mente, limitava il giudizio e faceva fare alle persone cose assurde.
Iniziava a pensare che quel tipo fosse ubriaco; questo spiegava le sue richieste stravaganti e poteva anche spiegare perché avesse deciso di indossare una maschera. Quest'ultima cosa probabilmente non c'entrava niente con l'essere ubriachi, chi poteva dirlo. Tuttavia ritenne che l'uomo non fosse pericoloso, per cui lasciò la presa sulla bacchetta ed estrasse la mano dalla tasca.
Ma ecco che soggiunse una nuova richiesta: andare sotto la pioggia.

-Per bagnarmi mi servirà una buona ragione, ed al momento non ne vedo nessuna-
Forse era una provocazione, o forse no. Dal tono che aveva adoperato non si capiva. Poteva suonare ironico.
Il tuono rimbombó nell'aria, quasi a voler dire la sua a riguardo.
Il rumore della pioggia riempiva i silenzi, iniziava ad avvertire freddo; quello che ti gela la pelle e dà quella sensazione di appiccicoso e umido.

-La vuoi finire tutta tu?-
Toccava a lei fare la domanda ora. E neppure questa volta si potevano capire quali fossero le sue reali intenzioni; era piuttosto enigmatica. Naturalmente la domanda era riferita alla bottiglia che era stata svuotata di un'altra abbondante sorsata. Che avesse infine deciso di accettare l'offerta di alcol?

 
Top
view post Posted on 20/10/2016, 21:32
Avatar

Semper Fidelis

Group:
Mago
Posts:
7,899
Location:
Luce di stelle

Status:


× Off-Game ×


× Legenda
Narrazione
°Pensieri°
«Dialoghi»


Quando Raven sentì che non vedeva nessuna buona ragione per bagnarsi, volle per un attimo chiedere quando fosse andata l'ultima volta da un oculista. Cento anni fa? E non vedeva la bottiglia da quella distanza? Oddio. Non sembrava poi così vecchia. I lineamenti gentili, gli occhi dolci, quasi un'anima pura, con qualcosa di nascosto, un po' come tutti... Allieva di Hogwarts, o una ragazza giunta in quel luogo di perdizione del corpo e dello spirito a insegnare, o a cercare. Forse aveva raggiunto la maggior età; o forse no. L'alcol non permetteva di capirlo esattamente, e la pioggia non faceva che deformare ancor di più l'immagine. Ma che importava, poi, chi era? Il suo rifiuto di bere aveva messo in chiaro una cosa semplice: lei non beveva. Ed era grave, almeno agli occhi di Raven. però con i tempi che correvano, con l'Oscuro e blablabla le persone bevevano sempre di meno. E anche se quella era tutta colpa di 4 persone in particolare, Raven capì anche che forse quelle persone si facevano trascinare troppo dalla cupa atmosfera del momento. E nel mentre la tempesta infuriava e lui se ne stava lì, fece un altro passo in avanti, diminuendo la distanza dalla ragazza di un altro metro. Se la mente non lo ingannava in quei frangenti, - il che era parecchio possibile, - ora lui e la tipa erano distanti soltanto 5 metri. Quasi nello stesso istante la ragazza estrasse la mano dalla tasca, portandola alla vista di tutti.
"Oh, santo Dio... ho superato il test", - sbuffò Raven ottenendo una risata da parte del Demone e cercando di capire se avesse provato a schiantarlo lontano un paio di metri se avesse fatto un altro metro. Però deciso di astenersi, in contempo emanando un secco «Sì.» - Sentenziando così la sua volontà di finirla "tutta lui", visto che non c'erano molti vogliosi in giro a voler condividere l'alcol. - «Lo sai che nell'Antica Babilonia le autorità prendevano le decisioni in due modi: da sobri e da ubriachi? E accettavano una determinata legge soltanto se gli sembrava "ottima" in entrambi gli stati.» - Aggiunse tanto per, salvo poi prendere un respiro e dirla semplicemente, come gli piaceva a lui:
«Già questa è una buona ragione. E poi guarda che è gratis.» - Quell'aggiunta era più che necessaria, fatta mostrando la bottiglia alla ragazza. Aguzzando la vista, questa avrebbe potuto veder euna bottiglia da 0,5, piena ancora per 3/4. Nel mondo ove anche l'acqua costava, spiegare che ogni tanto qualcuno poteva anche offrire da bere liquido pregiato.
"O forse non era la Babilonia?" - il Demone cercò d'insediare il seme del dubbio nel cuore di Raven, ma questi non cedette. In compenso fece un altro passo, - ora circa 4 metri e 1/2, - verso la studentessa (sempre se tale era) ed esclamò:
«Sei ancora in tempo,» - agitò la bottiglia sotto la pioggia, ormai bagnato da capo a piedi e inspiegabilmente felice, - forse per l'effetto dell'alcol, - per essere lì, a quell'ora, con quella compagnia (l'alcol) e con l'enigmatica ragazza che probabilmente conduceva una vita salutista.


 
Top
view post Posted on 24/10/2016, 11:37
Avatar

Group:
Auror
Posts:
12,394
Location:
Dall’epoca dei miti e delle leggende

Status:


La ciocca di capelli che le era scivolata sul viso venne rimessa al suo posto, dietro l’orecchio.
Lo sconosciuto si era avvicinato di qualche metro, agitando la bottiglia come fosse un ambito premio.
Era sempre più palese lo stato di ubriachezza di quel tale, per via delle cose che diceva. Solo un accanito alcolizzato in crisi di astinenza avrebbe ritenuto valido lanciarsi sotto la pioggia per attaccarsi al collo della bottiglia.
Lei non era di certo un’alcolizzata. Apprezzava il gusto degli alcolici, aveva iniziato a berli regolarmente nell’ultimo anno ed aveva iniziato a capire perché riscuotessero così tanto successo. Non era per il sapore in sé, era l’ebbrezza che suscitavano. Riscaldavano il corpo, dando un senso di conforto; alteravano la percezione facendo dimenticare i crucci che affliggevano la mente; erano di compagnia; ti facevano vedere le cose da un’altra prospettiva. Ma avevano anche la capacità di infondere coraggio, il coraggio di affrontare una situazione difficile; sebbene quest’ultimo aspetto era quello che le piaceva di meno.
Ascoltando la teoria sui Babilonesi sghignazzò apertamente.

-Ti farò una rivelazione Mr Wolf-
Gli aveva attribuito un nomignolo e nel pronunciarlo lo marcò deliberatamente per sottolineare il fatto che fosse un soprannome.
Non aveva idea di come chiamarlo, non conosceva la sua identità. “Uomo mascherato” le suonava talmente male che non lo avrebbe mai detto ad alta voce. Mr Wolf ( “Signor Lupo”), invece, le sembrava perfetto, per via della maschera che portava.

-I Babilonesi si sono estinti da un pezzo. Qualunque fosse la loro filosofia non ha funzionato granchè-
Le sembrava a dir poco ridicola la teoria delle decisioni prese da sobri e da ubriachi. Se fosse stata così valida ci sarebbero stati ancora i babilonesi da qualche parte, invece la città era andata distrutta ed il popolo sperduto chissà dove. Non era molto ferrata in storia, ma il punto non era la storia, era sottolineare il fatto che l’alcol non è una buona ragione per fare qualcosa.
-Ma rifiutare dell’alcol gratis è da sciocchi- si affrettò ad aggiungere.
Fece due passi in avanti, sufficienti affinché la pioggia iniziasse a bagnarle le scarpe e parte del copro, ma non tanto da bagnarsi la testa, protetta ancora dalla sporgenza del balcone. Un altro passo e si sarebbe bagnata da capo a piedi. Ma quell’ultimo passo non lo fece, piuttosto allungò la mano destra, con il palmo rivolto verso l’alto tendendo il braccio verso la bottiglia, in attesa che le venisse consegnata. Era troppo lontana per afferrarla da sola. L’espressione che aveva in volto era abbastanza chiara, non aveva intenzione di andare oltre, era alquanto risoluta su questo. Per enfatizzare maggiormente la sua posizione sull’intera faccenda mosse le dita, mimando il segno di avvicinarsi. Doveva essere lui ad andare da lei, non il contrario.

 
Top
view post Posted on 28/10/2016, 22:38
Avatar

Semper Fidelis

Group:
Mago
Posts:
7,899
Location:
Luce di stelle

Status:


× Off-Game ×


× Legenda
Narrazione
°Pensieri°
«Dialoghi»


Alla fine si era decise di bere, - osservò Rave compiaciuto alquanto. La vodka non era per niente un alcolico buono. Bruciava la gola, si sentiva l'odore di alcol, faceva girare la testa e alcuni persino erano riusciti a finire all'ospedale dopo aver provato quella santa bevanda. Inoltre, era uno dei liquidi più contraffatti sul pianeta, specialmente nel mondo babbano, specialmente in Polonia e in Russia, da cui la vodka si era originata. In ogni caso, prima di concedere l'ambito trofeo alla ragazza che si aggiustava i capelli, - il che era normale per una ragazza, - Raven ebbe da contradire, testardo com'era.
«Anche l'Impero Romano e la civiltà Maya non esistono più,» - sentenziò di nuovo, stile Platone degli anni migliori della sua vita, ormai per chissà quale volta, salvo poi fermarsi senza continuare la frase. Cosa voleva dire con quella frase? In realtà non lo sapeva manco lui, ma forse intendeva comunicare all'altra una semplice verità: niente durava per sempre. E forse anche un'altra verità: anche coloro che scomparivano avevano molto da insegnare. In ogni caso non ci si soffermò per troppo tempo su quella robaccia, - del resto non era nemmeno sicuro che fossero proprio i babilonesi, - ma apprezzò di essere chiamato Mr. Wolf. Un nomignolo strano, ma chissà per quanto sarebbe durato. Una volta raccolta l'Orchestra, la maschera sarebbe cambiata.
Tutto sarebbe cambiato.
E anche lui si sarebbe estinto.
Ma prima avrebbe sicuramente eliminato qualche cellula neuronale di troppo nelle teste dei vertici del Mondo Magico. Oppure avrebbe eliminato i vertici stessi, che poi era un'idea più allettante, quasi mistica.
«Giusto,» - disse brevemente all'affermazione della ragazza. RIfiutare l'alcol era da sciocchi. - «La Fede... pardòn... l'alcool sconfigge le tenebre, aiuta i popoli a lottare per la loro libertà, spezza il ghiaccio, scioglie la neve, muove le montagne e fa sì che questo mondo gestito dai dei grandi stronzi appaia migliore.» - Detto questo non attese oltre. Si avvicinò di quanto bastava per allungare la mano con la bottiglia, ma restare sempre sotto alla pioggia. I tuoni, i lampi e le oscuri nuvole avrebbero fatto il loro, nascondendo delle iridi che la ragazza, forse, avrebbe potuto riconoscere.
E una volta bevuto dell'alcol, e assaporato il sapore della vodka che era comunque originale (e rubata con l'ausilio della magia), cosa avrebbe pensato lei?.. Come avrebbe guardato una stessa cosa da sobria e da ubriaca, seppur non completamente?
Quesiti interessanti, ma in cuor suo Raven sperava soltanto che non l'avrebbe fatta cadere, o gettata. E in quest'ultimo caso Raven avrebbe fatto un po' come con un boccino: afferrandola. Del resto i riflessi li aveva ancora.


 
Top
view post Posted on 5/11/2016, 20:39
Avatar

Group:
Auror
Posts:
12,394
Location:
Dall’epoca dei miti e delle leggende

Status:


Rimase con il braccio teso, in attesa. Dopo pochi secondi la manica della maglia era completamente zuppa e il tessuto le si era incollato alla pelle assumendo pieghe e grinze contorte.
Mr Wolf ebbe da ridire sulla sua riflessione riguardo il popolo Babilonese. Interpretò quella frase come una giustificazione al fatto che anche le migliori civiltà si fossero estinte, questo doveva spezzare una lancia in favore dei Babilonesi ubriaconi (almeno secondo la teoria di Wolf)

-Nessuno è perfetto- rispose con una scrollata di spalle. Anche le civiltà storicamente considerate le migliori potevano avere delle pecche. Quelle mancanze, per quanto piccole, potevano fare la differenza nella diatriba: sopravvivere/soccombere.
Quando la bottiglia fu alla sua portata la afferrò dal centro e ritirò il braccio. Mentre l’avvicinava alle labbra percepì l’odore de suo contenuto, ma a parte il forte sentore alcolico non riusciva a capire di cosa si trattasse. Infine bevve, un bel sorso. Fece una smorfia mentre il liquido le scendeva giù per la gola, assaporando in bocca il retrogusto pungente. Man mano che scendeva il pizzicore si propagava e ad esso seguiva quella sensazione di calore avvolgente.

-Vodka- sentenziò. Il gusto era inconfondibile, sebbene la qualità non fosse delle migliori. -Ho bevuto di meglio- Commentò prima di attingere nuovamente da quella bottiglia. Non era un granché, ma poteva servire a scaldarsi, ora che si era bagnata di più le sarebbe servito un po’ di calore interno.
-Si è portati a pensare che siano i più forti a sopravvivere-
Attraverso la fioca luce, che filtrava dalle finestre nei dintorni, osservò il liquido rimasto nella bottiglia. La mosse leggermente sentendo lo sciacquettio della vodka sulle pareti di vetro della bottiglia, sebbene questo suono si confondesse con il rumore provocato dalla pioggia.
-In realtà a sopravvivere non è necessariamente il più forte, ma chi si adatta meglio ai cambiamenti-
Stava parlando ancora di quei popoli antichi? Si...e no. Wolf aveva detto una cosa che l’aveva fatta riflettere
-Questo- disse riferita al contenuto della bottiglia -può anche darti una visione migliore del mondo, ma è una visione illusoria. Il mondo fa schifo. E fa schifo sia da sobrio che da ubriaco. La differenza è che da ubriaco non te ne rendi conto-
Detto ciò riallungò il braccio, porgendo nuovamente la bottiglia al proprietario.
-Accettare il cambiamento e agire di conseguenza. Questo è ciò che fa muovere le montagne-

 
Top
view post Posted on 9/11/2016, 23:47
Avatar

Semper Fidelis

Group:
Mago
Posts:
7,899
Location:
Luce di stelle

Status:


× Off-Game ×


× Legenda
Narrazione
°Pensieri°
«Dialoghi»


Il fatto che la donna aveva iniziato a bere piacque all'uomo-lupo. Le sue parole gli piacquero decisamente di meno. Se prima con i babilonesi poteva anche dargli un pizzico di ragione, in quell'occasione non poteva che dargli tutto il torto possibile. Si riferiva, ovviamente, all'affermazione secondo cui bisognava accettare i cambiamenti senza agire. Perché sentendo che nessuno era perfetto volle quasi esclamare qualcosa di molto, molto simile a "hey, ci sono io". Solo che si trattenne scrollando le spalle anche lui similmente a come avrebbe fatto se avesse visto un meteorite cadere su Londra. Qualcosa del tipo: "Beh, dai, succede", magari accompagnato da un mezzo sorriso e una birra fredda-gelata per l'occasione. giusta. Quel "nessuno è perfetto", però, voleva dire tutto e nulla. In primis poteva significare che anche la ragazza non era tanto contenta di come andavano le cose nel mondo. Che quel mondo non era perfetto, e che forse bisognava lavorare, lavorare tanto per renderlo decisamente migliore. Quello era un punto di partenza. Un conditio sine qua non per scoprire, cercare, conoscere, migliorare, soffrire e, per il gran finale, - combattere. Se il mondo, e tutti nel mondo, fossero stati ideali, ci sarebbe stata una pazzesca noia ovunque.

Quando bevve la vodka il Demone non si aspettò che la apprezzasse particolarmente. Per comprendere tutte le qualità migliori bisognava amarla. Fondersi con essa. Darle un corpo e un'anima. In tal modo si diveniva una sola, - tue la bottiglia, - cosa. Da amatori si comprendeva ben poco di un liquido così pregiato, - tra gli alcolici più contraffatti in assoluto, - e per capire la reale essenza di questo liquido si doveva, decisamente, diventare dei professionisti del settore. Alcolisti specializzati e con una grande esperienza alle spalle. Per questo, quando disse di aver assaggiato di meglio, l'Akuma fece una smorfia.
«Il succo all'arancia l'ho bevuto anche io,» - suggerì con tono calmo in risposta al "bevuto di meglio". Poi però attese. E ascoltò. E tali momenti gli servirono per farsi un'idea più precisa della persona che aveva di fronte. Una codarda? Una vigliacca? Una senza lo spirito ribelle dentro? La ascoltò abbastanza stupito, riprendendosi la bottiglia e quasi non credendo a ciò che ascoltava. Quando invece la ragazza finì, Raven non poté che emettere la sua sentenza, apparentemente neutrale, ma con una chiara accettazione negativa.
«Chiaro,» - disse semplicemente stringendo la bottiglia nella mano e ritirando la mano stessa fino al mantello. Ne bevve un sorso, tanto per chiarirsi le idee, e sentì che se avesse potuto cambiare i pensieri della ragazza, lo avrebbe fatto. Anche a costo di sbattere contro un muro fatto di pensieri e teorie sbagliate con la testa. DI nuovo. Di nuovo. E di nuovo. Finché la sua testa non avrebbe iniziato a sanguinare. O finché i mattoni del muro non sarebbero caduti. Uno dopo l'altro.
«Io mi rendo conto che il mondo fa schifo sia da sobrio, che da ubriaco. Ma non mi adeguerò ai cambiamenti.» - "Sarai tu il cambiamento..." - "Già" - «In un mondo di vigliacchi, laddove è meglio tacere, io sarò colui che alzerà la voce incitando le folle al cambiamento. Sarò la nuova luce in un mondo di tenebre. Le nuove generazioni magiche non saranno lasciate sole. Non li lascerò cadere. Non m'importa che qualcuno cambi le cose al posto mio. Non m'importa se qualcuno scriverà la storia. Perché sarò io a scriverla. » - Si sentì infiammare, - e non era la vodka, - come quando giocava a Quidditch tanti anni fa e aveva altri ideali e altri pensieri. - «Io sarò il Sole che scaccia le tenebre. Con le mani di fuoco scioglierò la neve. Con il cuore ardente romperò il ghiaccio. Laddove gli altri mollano, io andrò avanti.» - Avrebbe atteso. Cosa avrebbe fatto la ragazza? Avrebbe riso? Non se ne sarebbe importato. - «Cambierò il mondo e, costi quel che costi, non mollerò. Non retrocederò. Non farò un passo indietro. Né finirò mai di soffrire, qualora questo fosse necessario per salvare gli altri da una fine buia e triste. I miei nemici non mi sentiranno; non sentiranno il dolore nel mio cuore. Rideranno di me e mi ignoreranno. Ma non mi cambieranno. Non mi adegueranno al loro standart.» - Quindi si sarebbe fermato. Aveva parlato sin troppo. Oppure gli sembrava soltanto? Laddove gli altri, increduli, accettavano il cambiamento, lui lo portava avanti. Con le piccole azioni, - nel passato, - con la Grande Ribellione in un futuro neanche troppo remoto. - «Chi, se non io? Chi si prenderà la responsabilità di essere la nuove luce in mezzo alle tenebre? Non m'importa quanto sia grande e pericoloso il nemico. Non m'importa la sua potenza o la sua quantità. E' il Cuore che fa la differenza. Soltanto il cuore... hahaha» - quando si mise a ridere pensò egli stesso d'essere impazzito. Ma non era una risata sadica, era una risata di sfida. - «Due mondi sono divisi da un muro invisibile e io sarò il vento che lo butterà giù. Nel freddo mondo io sarò il fuoco. Taglierò le nubi con i raggi solari. Sarò il fulmine a ciel sereno e il fulmine nella tempesta. Che cosa mi fa dire tutto questo?» - si fermò un attimo alzando lo sguardo verso il cielo. - «La Fede. Perché so di certo che lo farò spalla a spalla con i maghi più meravigliosi che il mio Tempo sia riuscito ad esprimere. Insieme a loro la debolezza non farà mai breccia nel mio cuore. Perché io sono il cambiamento. Perché, anche se avanti mi aspetta il patibolo, non cambierò di una virgola. Farò tutto come devo. So di certo che i miei nemici non aspettano da me la vittoria, ma non mi scoraggerò. Non mi arrenderò. Mi muoverò. Attaccherò. Ovunque. Di nascosto. Senza pietà. Strapperò il cuore ai miei nemici e li lascerò sanguinare a terra esanimi e i miei nemici conosceranno tutta la Potenza del mio Spirito. La Fede cambierà il mondo. Io non conosco cosa sia la sconfitta o la resa. Non conosco cosa sono gli errori. Anche quando la situazione è disperata. Anche in uno contro un milione. Pure avendo alle spalle il muro. Non tra anni, non tra decenni, non quando qualcuno vorrà scrivere di me... ma ora. E non tornerò a casa. Né tornerò a essere lo stesso di prima sapendo che non ho fatto tutto il possibile per vincere. Per essere il primo cambiamento di questo mondo infame. » - Detto quasi tutto d'un fiato, aspettò un attimo. Quasi come a voler riprendere il fiato. Oppure per vedere il viso della ragazza. Sì. Gli piacevano quelle parole. Gli piacevano quei termini da quando giocava a quidditch. Gli piaceva vincere e la vittoria era l'unica cosa che gli importava. E no. Non si sarebbe fermato, né atteso. - «Prima o poi qualcuno scriverà delle mie vittorie. Prima o poi verrò ricordato, nel bene o nel male. E non m'importa quanto sangue dovrò perdere, quante sofferenze subire, quanto dolore sopportato perché al di là delle cupi scuri che albergano sul mondo splendano i raggi del Sole. Perché ogni attimo lo vivrò davvero. Ogni parola la soffrirò fino nel profondo.» - Quella era, nel bene o nel male, una dichiarazione. Una dichiarazione dopo la quale non vi erano strade indietro. Dopo la quale avrebbe dovuto affrontare il Destino faccia a faccia. E far sì che questi lo avesse trovato forte e degno; imperturbabile, simile a una pietra che, solitaria, ferma il corso di un fiume.
«Almeno sulla mia lapide sarà scritto qualcosa di sensato, » - aggiunse, con il fiato quasi a zero. Poi attese. Toccava all'altra ridergli in faccia o comprenderlo. Fare domande, oppure attaccarlo. Anche in quell'occasione non avrebbe mollato. Ne avrebbe fatto un passo indietro. Non si sarebbe nascosto dietro le mura di una villa, né dietro la porta di un ufficio. Avrebbe buttato la sua maschera e avrebbe fatto vedere il suo volto. Il volto di un folle. Oppure il volto di pazzo immaginario.
 
Top
view post Posted on 14/11/2016, 20:42
Avatar

Group:
Auror
Posts:
12,394
Location:
Dall’epoca dei miti e delle leggende

Status:


Più trascorrevano i minuti e più quella situazione diventava strana. Wolf aveva commentato il suo scarso apprezzamento verso la vodka con una battuta. "Succo d'arancia" *tsk* quelle parole le strapparlo un sogghigno forzato. Per chi l'aveva presa? Per una poppante? Non si diede nemmeno la briga di rispondere, pensando fose meglio lasciar correre. Dopotutto è sempre bene venir sottovalutati.
Non aveva ben capito come l'uomo avesse recepito il resto del discorso; apparentemente non aveva mostrato nessun segno. Ma avendo il volto coperto era difficile da capire, poteva basarsi solo sulla postura del corpo, neppure lo sguardo le dava segni distintivi delle sue reazioni, vista la scarsità di luce. Si era rimpossessato della bottiglia e nel passaggio di consegna della stessa aveva percepito una certa rigidità nell'uomo. Ciò poteva non significare nulla in effetti, ma considerando il sermone che di lì a poco le avrebbe imposto, probabilmente non aveva apprezzato ciò che gli aveva detto.
Non solo, non aveva proprio capito niente. Aveva frainteso.
Se non avesse saputo che era completamente ubriaco avrebbe pensato che fosse uno squilibrato mentale.
-È così pensi di riuscire a fare la differenza! Buon per te.- esordí appena Wolf chiuse il becco.
-Credi davvero di essere l'unico a pensarla così? Altri prima di te ci hanno provato ed hanno fallito. Altri ci stanno ancora provando senza ottenere risultati. Cosa ti fa pensare di riuscire dove altri hanno e stano fallendo? - Non gli diede tempo di rispondere, mostró il palmo aperto intimandogli di aspettare.
-No. Aspetta, non dirmelo. È La fede!- quello era sarcasmo allo stato puro.
-Non so se sei davvero tu a parlare o se è la vodka che ti sei ingurgitato a darti così tanta superiorità-
Probabilmente mancava di modestia, accecato com'era dalla superbia e dalle manie di grandezza. Mancava di umiltà e forse anche di buon senso. La presunzione e l'orgoglio, invece, abbondavano. Si, di certo l'alcol faceva la sua parte, ma non era tutta colpa dell'alcol. Se c'era una cosa che aveva imparato era che gli ubriachi perdono i freni inibitori e tendono a dire la verità senza filtri. Wolf credeva veramente in ciò che aveva detto, era convinto della legittimità delle sue parole, di questo era sicura. Ma doveva ancora capire quanto fosse diverso il Wolf sobrio, doveva capire se il Wolf sobrio sarebbe stato meno presuntuoso e più realista. Più sano di mente, ecco.

-se credi davvero di riuscire dove altri hanno fallito buon per te. Ma credo sia doveroso chiedersi perché gli altri hanno fallito. E non venirmi a dire perché non erano abbastanza motivati, o che non erano te, ti sbaglieresti di grosso-
Forse discutere con un tizio orgoglioso e dalla mente non lucida non era l'ideale, ma ci teneva a dare chiarezza.

-Io non ho detto che bisogna adeguarsi ai cambiamenti, ho detto che bisogna riconoscerli, accettate il loro avvenimento ed agire di conseguenza. Per "agire di conseguenza" intendo dire cambiare le cose che non vanno bene, che sono ingiuste. Apportate cambiamenti solo per il gusto di farlo, per avere il proprio posto nella storia è da megalomane- Ecco, l'aveva detto. Aveva dato del megalomane a quel tipo.
Fece un passo indietro, riparandosi meglio sotto il balcone.

-Scriverei io il tuo epitaffio, se solo sapessi il tuo nome.-
La buttó lì, magari riusciva a capire chi era realmente.
Poi sospirò

-Avanti, sentiamo: cosa vorresti fare realmente?-
Sembrava avere delle idee su quali cambiamenti apportare e come apportarli. Era proprio curiosa di conoscere i particolari.

 
Top
view post Posted on 20/11/2016, 20:11
Avatar

Semper Fidelis

Group:
Mago
Posts:
7,899
Location:
Luce di stelle

Status:


× Off-Game ×


× Legenda
Narrazione
°Pensieri°
«Dialoghi»


«Io non penso di riuscire a fare la differenza,» - protestò il Mr. Wolf sicuro di sé. - «Io l'ho già fatta così tante volte che mi viene difficile pensare di non poter far la differenza ancora una volta.» - La sua risposta era chiara e coincisa. Non era un folle; era un sognatore. E non gli importava cosa dire o cosa fare. Perché avrebbe detto tutto e quindi fatto tutto, come gli avevano insegnato. Non gettava le parole al vento e invece di dialogare similmente ai filosofi inutili delle camere parlamentari la sua era la parola dell'azione. - «Non mi importa cosa abbiano fatto gli altri prima di me. Io sono io e non guarderò i fallimenti di qualcuno. Piuttosto guarderò le storie di coloro che sono diventate leggenda! Che altri ci provino,» - esclamò con foga agitando il braccio dinnanzi a sé, come a voler scacciare quelle gocce di pioggia che continuavano a cadere tutt'intorno. - «Perché guardare chi ha perso? Guardiamo coloro chi ha vinto? E se la montagna fosse impossibile da scalare, perché non potremmo fare comunque di tutto per scalarla?.. Nessuna sfida è persa prima d'iniziare, signorina dal nome sconosciuto. Nessuno parte sconfitto!» - Ascoltò la sua risposta sarcastica, ma non arretrò dalla sua posizione. - «Sì! La Fede! E il cuore! E la Consapevolezza! » - prese la vodka e la schiantò a terra con un rumore fragoroso. I pezzi della bottiglia andarono schiantandosi un po' ovunque, ma non gli importò. - «In un mondo di zombie viventi io predico ciò che nessun altro predicherebbe mai: Azione. E se i miei avversari mi sottovalutassero credendomi sconfitto in partenza... che Gioia! Perché avrò il Piacere di sradicare prima le loro convinzioni e poi i loro cuori!» - Strinse il pugno in quel frangente portandolo dinnanzi a sé. Credeva davvero di parlare con un folle? Avrebbe avuto modo di riconvincersi del contrario, indipendentemente da come sarebbe finita quella conversazione. - «Gli altri hanno fallito perché hanno commesso degli errori. Forse li commetterò anche io: sono disposto a correre il rischio di finire sul patibolo, appeso come un salame. Ma vuoi mettere? Vuoi mettere la differenza tra il fare e il sedersi? Vuoi paragonare il piacere di combattere e la vita da salame dinnanzi al fuoco nella propria sala comune? Forse vincerò, o forse no. L'unica cosa è certa: non rimpiangerò mai di aver fatto questa scelta, perché io sono dalla parte giusta. E anche se alla fine mi aspetta Azkaban e qualcuno mi proporrebbe la possibilità di rivivere la mia vita daccapo, lo farei. Farei tutto. Passo dopo passo. Pur sapendo che alla fine mi aspetta Azkaban. » - La risposta era chiara? O no? In ogni caso la posizione di Raven era chiara: avrebbe fatto di tutto pur di vincere. Ma se avesse perso non avrebbe ritrattato niente. E non avrebbe rimpianto niente. Seppur morto, sarebbe rimasto fedele ai suoi ideali. - «Megalomane? Io?» - si richiese. - «Colui che alza la voce in un mondo di silenziosi è un megalomane? Colui che cerca di svegliare il mare di assonnati sbattendo a loro in faccia la verità sul mondo è un megalomane? Colui che cammina contro al gregge di pecore è un megalomane? E allora che sia!» esclamò. - «Sono un megalomane hahahahahah. E agirò di conseguenza. Eliminando le ingiustizie. » - disse calmando la voce. Sull'epitaffio non disse niente, e quando chiese cosa avrebbe voluto fare realmente sorrise.
«Eliminerò i problemi. Abbatterò il muro tra i babbani e i maghi. Costruirò un mondo senza falsità e ingiustizie. Raccoglierò in un gruppo i migliori maghi che la mia epoca sia riuscita a esprimere. Realizzerò quel che molti hanno considerato delle pure utopie. Ti basta?» - chiese. - «Rivoluzionerò il mondo.»

 
Top
view post Posted on 27/11/2016, 18:01
Avatar

Group:
Auror
Posts:
12,394
Location:
Dall’epoca dei miti e delle leggende

Status:


Wolf le disse che aveva già fatto la differenza. Dove? E quando? Per la prima volta da quando aveva incontrato quel tipo si chiese, seriamente, chi diavolo fosse.
Scosse la testa con disapprovazione quando gli sentì dire che non bisognava guardare i fallimenti altrui e che le sfide non sono mai perse al loro inizio. Lei non la vedeva in quel modo. Bisognava imparare dagli errori altrui, per evitare di commetterli in prima persona, e bisognava valutare con attenzione la sfida che si voleva perpetrare, per avere la certezza di riuscire ad affrontarla. Se ci si avventura in un’impresa troppo grande da poter affrontare si è destinati al fallimento...risulta una causa persa.
Era forse quella la differenza tra lei e quello sconosciuto: lui era disposto ad affrontare il fallimento; lei no.
Indietreggiò quando Wolf buttò la bottiglia a terra, mandandola in frantumi. Il liquido residuo si unì alle pozzanghere lasciate dalla pioggia, confondendosi con essa, ma i pezzi di vetro si sparsero fino al marciapiede.
Attese che finisse di parlare, sarebbe stato inutile interromperlo, aveva troppa enfasi (a giudicare dal modo in cui agitava il pugno ed al fatto che aveva appena spaccato una bottiglia) per poter ascoltare le sue parole.
Concluse che forse Wolf aveva buoni propositi, ma era una testa calda, aveva idee troppo confuse e a tratti contraddittorie, ma forse quest’ultimo aspetto era dovuto al fatto che era ubriaco.
Sospirò
-Sai, in fondo credo che i tuoi principi e i miei si somiglino molto- ammise -Ho fatto e continuo a fare ciò che è in mio potere per fare la differenza, per cambiare le cose.
C’è di diverso che tu sei disposto ad accettare il fallimento; io non ho nessuna intenzione di fallire, né ho intenzione di finire ad Azkaban nel tentativo di vincere-

Una sola volta nella sua vita aveva fatto qualcosa di veramente illegale, di talmente illegale che se l’avessero scoperta l’avrebbero rinchiusa a vita. Eppure si era assicurata la riuscita del piano prima di affrontarlo. Non aveva fallito. Eppure quella vittoria, così come altre, non le avevano montato la testa. Era rimasta con i piedi per terra. Al contrario Wolf sembrava esaltato dalle proprie vittorie, talmente tanto esaltato che forse non riusciva a vedere i propri limiti. A conferma di ciò ci fu la sua risata, accettando la teoria che forse era un megalomane.
-Quindi, vediamo se ho capito- cercò di fare il punto della situazione. -Vuoi mettere su un gruppo di persone per perseguire alti ideali-
Sorrise, pensando che esisteva già un gruppo simile di cui lei faceva parte.
-Buona fortuna nella ricerca!-
Quella nota ironica le sfuggì senza volerlo. L’ironia, ovviamente, non era riferita all’idea di creare un gruppo attivo nella lotta contro le ingiustizie del mondo, ma al fatto che confidasse proprio a lei quel genere di cose; a lei che era membro attivo dell’Ordine delle Fenice da diversi anni ormai.
Eppure non pensò neppure per un secondo di iniziare quello sconosciuto ai segreti dell’Ordine. Il motivo? Era uno sconosciuto! Nonostante ciò l’aveva messo alla prova fin dall’inizio.

 
Top
view post Posted on 27/11/2016, 21:04
Avatar

Semper Fidelis

Group:
Mago
Posts:
7,899
Location:
Luce di stelle

Status:


× Off-Game ×


× Legenda
Narrazione
°Pensieri°
«Dialoghi»


Parlare con quella ragazza gli sembrava una perdita di tempo. Era una specie di muro. Un individuo che pensava unicamente e solo a non morire, a non finire male, e anzi, dalle sue parole Raven pensò addirittura che preferisse schierarsi con il vincitore di turno, indipendentemente da chi egli fosse, pur di "non finire ad Azkaban". Fino a prova contraria poteva essere lei stessa a mandare gente ad Azkaban semplicemente schierandosi con la dittatura sotto cui vigeva il mondo magico. Fino a prova contraria così avrebbero potuto fare tutti: cambiare sponda nel peggior momento, destinando il proprio compagno alla morte. O a una fine peggiore della morte. Intuiva i suoi pensieri e non li condivideva nemmeno per una parte.
«No,» - tagliò secco. - «I nostri propositi non si somigliano per niente. Laddove io vedo la lotta, tu vedi il compromesso; laddove tu vedi una montagna impossibile da scalare, io vedo una possibilità. Dici che non sei disposta ad accettare il fallimento, e pure non ti metti in gioco per davvero. Probabilmente preferiresti schierarti con il più forte, seguire le sue regole e i suoi dettami, invece di prendere la tua volontà nel tuo pugno. Certo, non finirai ad Azkaban. Ma non vincerai. Perché non hai nemmeno iniziato il gioco. » - La sua posizione, dunque, era chiara. Percorrendo la strada con troppa calma, si finiva per non arrivare a destinazione. Percorrendola con troppa fretta si finiva per sbandare prima, ma percorrendola con al giusta velocità si arrivava al punto giusto al momento giusto.
Ed è questo che Raven avrebbe fatto.
«Giocare nella stessa squadra del sistema significa esserne una parte fondante. Rispettare le leggi di questo mondo magico significa far parte di un sistema corrotto ed essere corrotti. Solo combattendolo si può arrivare a un risultato. » - La sua posizione, dunque, era abbastanza chiara e nitida. All'ironia della ragazza non rispose. Piegò la schiena chinando il capo.
«La ringrazio signorina, ma ho già trovato quanto necessario,» - disse sinceramente. - «Si stupirà nel scoprire che la mia storia sarà uguale a quella di Fabrizio Ruffo. Per il resto...» - sorrise divertito, - «Faccia attenzione che anche quelli che si schierano sempre con la parte vincente sono in grado di perdere.» - E detto questo abbassò di nuovo il capo in cenno di saluto e s'incamminò per la strada di Hogsmead nel mentre la tempesta infuriava.
Seguivano due strade diverse e inconciliabili e lui non sarebbe mai cambiato. Spegnere il suo carattere focoso lo avrebbe portato a cambiare, a morire, a perdere. E lui non lo avrebbe fatto.
Arrivato in prossimità dell'uscita dal villaggio, roteò su stesso e scomparì.

 
Top
13 replies since 13/10/2016, 19:29   132 views
  Share