| ▲ Hogwarts | Ateniese▼Horus R. Sekhmeth L’estate era passata veloce come una nuvola sospinta dal vento. Non aveva fatto in tempo a finire la Scuola, che Horus si era ritrovato a metterci piede nuovamente nel giro di un soffio. Tre quarti delle sue vacanze, del resto, le aveva passate al lavoro: Lysander era più in fermento che mai, fra inventari, carichi di merci, vendite sottobanco —ma questo non bisognava dirlo a voce troppo alta—, e pulizie varie —su pressante insistenza di Horus. Con la mancanza di Mya, quegli impegni erano sembrati più pesanti, il carico più frenetico, ma ad Horus non era stato affatto dispiaciuto. Dopo quanto accaduto al Ballo sotto le acque del Lago Nero, meno la pensava, più era felice e l’assenza di Mya non gli doleva più del necessario. Durante le notti insonni, passate sdraiato sul prato del giardino ad osservare le stelle (o direttamente sul tetto, quando Ainsel andava a dormire), Horus si era spesso ritrovato a ricordare quell’inaspettato incontro, alternando momenti d’ira e fastidio a momenti di sollievo nel pensare che, in fin dei conti, lei stava bene, sembrava fregarsene altamente di tutto quello che era accaduto e lui poteva, finalmente, considerare quel capitolo della sua vita chiuso, senza scrupoli, senza rammarichi. Tornandoci su, non faceva neanche così male avere la consapevolezza che fra lui e lei quell’amore era svanito, proprio come quell’estate che si era lasciato alle spalle. Del resto, s’era sempre detto, aveva degli obiettivi per quell’anno scolastico e un pensiero in meno era più che gradito. Ne aveva fin troppi. Dunque, la Scuola era ricominciata frenetica come al solito e gli impegni, numerosi a tal punto da rallentare lo studio, gli tenevano la testa sufficientemente occupata per non distrarsi troppo, non permettendogli di divagare troppo su binari troppo pericolosi per la sua mente fragile. Aveva quasi finito il quarto anno, ormai, il quinto con i G.U.F.O. era alle porte e Horus non doveva fare altro che continuare a testa bassa ad andare avanti, accumulare conoscenze finché non sarebbe stato pronto per partire. Ed a proposito di partenze, una mattina, uscendo dall’aula di Storia, Horus si accorse di un avviso nella bacheca del professore che lesse con una stretta di panico allo stomaco. La Scuola di Atene ripartiva di lì a qualche settimana e il disagio si impadronì del ragazzo e gli corse lungo la schiena come un brivido. *Aiuto.* Fu il primo, eloquente pensiero che attraversò la mente del Tassino ed, ostinato, Horus voltò le spalle all’avviso e si allontanò in gran fretta, ricordando i momenti vissuti l’anno addietro con l’organizzazione creata da Peverell. Che quell’uomo fosse fuori di brocca era ormai appurato ed Horus aveva benedetto tutti gli Dei per non essere uscito da Cluny con un braccio in meno e ancora tutto intero. In compenso il suo Disturbo Ossessivo Compulsivo si era aggravato ed Horus, nel ricordo della pozza di letame, aveva passato i mesi seguenti l’avventura a strofinarsi le gambe, sotto la doccia, con talmente tanta veemenza da procurarsi diverse ferite sulle cosce e sugli stinchi. Era stato l’evento più traumatico della sua vita? Sicuramente no. Ma lo stress accumulato era stato così determinante da spingerlo a negarsi qualsiasi altro coinvolgimento: s’era ripromesso che ci avrebbe pensato a lungo e a modo prima di dare il proprio consenso ad un’altra partecipazione. Così, quella notte, si era coricato più che convinto delle proprie motivazioni: che si suicidassero gli altri, lui non aveva alcuna voglia di farsi bruciare le chiappe da qualche matto secolare. I giorni s’erano quindi susseguiti ed Horus non aveva cambiato minimamente la propria idea: cocciuto, continuava ad ignorare quell’avviso ogni qualvolta che entrava nell’aula di Storia e, con apparente non-chalance, si defilava ogni qualvolta sentiva nominare “Scuola di Atene”. Fu, poi, il giorno prima dell’incontro che l’ostinazione di Horus venne messa a dura prova: già dalle prime ore del mattino era stato colto dal dubbio, sfogliando il libro di storia. Si era soffermato a vagare con la fantasia nei luoghi e nelle epoche dove, presumibilmente, gli Ateniesi si sarebbero ritrovati l’indomani, e lì, una punta di rammarico s’era insinuata nella sua sicurezza. Il colpo finale arrivò nel pomeriggio, quando nell’ufficio dei Caposcuola, Horus riuscì ad incontrare Emily per qualche secondo. Per tutta l’estate, a causa degli impegni, non erano riusciti a vedersi e solo uno scambio di Gufo aveva permesso loro di tenersi in contatto. Lui era entrato proprio nel momento in cui lei stava scappando a lezione e anziché uscirsene con un saluto, o un abbraccio o un “we”, s’era ritrovato stupidamente a dire tutto d’un fiato e colto da un’improvvisa illuminazione: ”Emily aspetta! … Ma ci vai all’evento della Scuola di Atene?”
» Venerdì 9 Ottobre, h. 7.50 pm
Alla fine era stato bellamente fregato. Guardandosi allo specchio, Horus sbuffò contro la figura che lo fissava stancamente. I suoi stessi occhi argentei lo fissavano pieni di rimprovero e la bocca era piegata in una smorfia di disapprovazione: tutto di lui sembrava volergli dire: “Sei un deficiente, complimenti”. Scosse la testa e voltò le spalle al proprio riflesso, cercando di lasciar dietro di sé anche il proprio malcontento. Ciò che gli andava meno giù di tutto, probabilmente, era ritrovarsi, nuovamente, a far parte di un gruppo e mai come nella precedente occasione Horus aveva avuto la conferma di essere un lupo solitario. Odiava dover dipendere dagli altri, odiava che gli altri dipendessero da lui, ma soprattutto, odiava più o meno diffusamente tre quarti degli esseri umani. *La positività è importante. * Si disse ironicamente, mentre afferrava il mantello che aveva buttato sul letto e se lo metteva sulle spalle. Salutò con una leggera carezza sulla testa la piccola Syr, che dormiva beata sul suo comodino, e si avvicinò al baule, dove prese la sacchetta medievale, già precedentemente riempita con i pochi oggetti che pensava gli sarebbero potuti esser utili. La mano, di riflesso, controllò che il pugnale fosse ben appuntato al retro della cintura —nascosto dal mantello— e le dita risalirono prima al petto, dove, sotto la stoffa della maglia, sulla pelle nuda, Hagalaz lo marchiava, e poi all’Ankh tenuta al collo. Aveva tutto. Uscì dalla Sala Comune, tirandosi su il cappuccio del mantello, affatto incline a parlare con qualcuno e fu fortunato: il venerdì sera vedeva ben pochi studenti in giro, troppo occupati a godersi la promessa di un weekend di relax che Horus avrebbe presumibilmente passato in stato vegetativo per riprendersi dall’avventura. Mentre camminava in direzione del primo piano, Horus cominciò a sentire, suo malgrado, una stilla di curiosità per quell’imminente gita fuori porta. In fin dei conti, uno dei motivi principali che l’aveva spinto a ritrattare le proprie convinzioni, era stata proprio la sua avidità di conoscenza, l’interesse per i meandri e gli intrecci del Tempo altrimenti sconosciuti: erano un’opportunità troppo grande per essere accantonata da qualche stupida esperienza di proto-suicidio. Sorrise fra sé e sé e quando arrivò alla porta dell’ufficio del docente, bussò un paio di volte, prima di entrare. La stanza non era poi così diversa dall’ultima volta in cui l’aveva vista: al centro troneggiava un grosso leggio con il libro che li avrebbe catapultati nella Storia, oltre il quale c’era la sorniona fenice che vegliava, silente, su tutti loro. Peverell era in piedi, agghindato come la notte, in attesa. « Buonasera, professore. » Lo salutò Horus, tirando giù il cappuccio del mantello. Una veloce occhiata bastò per identificare gran parte dei presenti che conosceva, più o meno tutti, di vista. Li salutò con un cenno del capo, soffermandosi su Daddy e accennando un sorriso ad Elhena, Eloise e a Mary, la ragazza con cui aveva ballato allo scorso Ballo. Mya, ovviamente, non c’era. Emily era in attesa, in disparte rispetto agli altri ed Horus, intimamente, sorrise: adorava quella sua propensione, così simile alla sua, nell’isolarsi. E fu in quel momento che, vedendola lì, in piedi, Horus si rese conto di quanto le era mancata in tutto quel tempo e quante cose erano accadute nel misero corso di un anno. Senza rendersene conto, avanzò verso di lei, raggiungendola. « Ciao. » Le disse, sfiorandole la guancia con un veloce bacio, ignorando per un istante tutti i presenti, per poi porsi al suo fianco.
❝ "The more you know about the past, the better prepared you are for the future."
Riassunto: Preparazioni mentali varie, che schifo i poveri, blablabla. Interazioni: Emily, Elhena, Daddy, Mary, Eloise, Pervy.
» Statistiche: PS: 235 PC: 213 PM: 236 ▼ EXP: 54 » Incantesimi & Abilità: • Smaterializzazione • Abilità Runica: Capacità di creare lame/proiettili d'aria compressa ad altissima velocità, provocano gli stessi danni di un proiettile babbano di piccole dimensioni. Capacità di generare onde d'urto distruttive. Capacità di creare un "muro" invisibile e impenetrabile, controllando la gravità delle molecole d'aria e la loro struttura, della durata di un turno; in questo secondo caso, però, la runa avrà bisogno di sette turni per ricaricarsi. Ad ogni utilizzo, tuttavia, l'evocatore ha un contraccolpo al mana e alla salute pari al 2% del mana e della salute totale, che persisterà fino alla fine della quest. • Classe Incantesimi- Prima Classe – Completa. Seconda Classe – Completa. Terza Classe – Completa, escluso [color=firebrick]Fattoriam. Quarta Classe – Completa, esclusi Circumflamma, Ignimenti, Mucum and nauseam, Napteria, Neptuno/Aqua Eructo. Quinta Classe – *Stupeficium Sesta Classe –*Perstringo
| » Equipaggiamento: • Mantello della Resistenza: Indossato; • Artiglio del Drago Sminuzzato (x2): Monouso. [Protegge per due turni dall'attacco del nemico]; → Nella tasca dei pantaloni. • Pugnale Normanno (copia): [Argento lavorato, pulizia in linee, disegno essenziale. Ottimo ausilio per la preparazione di pozioni di semplice e media difficoltà. Può correggere lievi errori nella preparazione, almeno in fase preparatoria degli ingredienti. Parigi, X Dc]; → Infilato nella cintura. • Anello della Gorgone: Se utilizzato contro un avversario umano blocca totalmente o parzialmente i suoi movimenti per 1 turno, non pietrificandolo. Utilizzabile solo in Quest ed Eventi. → anulare della mano destra. • Anello Difensivo, pezzo unico. Pietre: Acquamarina. Protegge da danni fisici e incantesimi. Anche dall'Avada Kedavra ma poi si spezza. Usabile 1 volta per Quest. → Medio della mano sinistra. • Bacchetta; → Nella tasca dei pantaloni. • Una collana con la Runa Hagalaz: indossato e nascosto sotto la maglia. • Girocollo con un ciondolo d'oro a forma di Ankh: indossato e nascosto dentro sotto la maglia. • Sacchetta Medievale (Copia: + 3 Corpo +1 Mana): comoda sacca in cuoio e pelle conciata, presenta robuste cuciture e due piccole cinghie sul davanti che assicurano la chiusura. Agganciabile alla cinta tramite due passanti posti sul retro. All'interno è stato praticato un Incantesimo Estensivo Irriconoscibile. → Agganciata alla cintura. • Mantello della Disillusione [(+ 8 Corpo + 5 Mana) Realizzato con pelliccia di camaleonte, il Mantello della Disillusione rende una buona , anzi ottima mimetizzazione: se il tuo corpo è ben avvolto in questo tessuto, esso sembrerà donarti l'invisibilità]; → All’interno della sacca. • Polvere buiopesto peruviana; → All’interno della sacca. • Artiglio della Fenice; → All’interno della sacca.
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