Il Nuovo Mondo, Tenochtitlàn, Atene V Incontro

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view post Posted on 21/10/2016, 01:09




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I gradini di pietra delle ampie scalinate mobili del castello scorrevano lenti sotto i pesanti passi dell'uomo, che da sempre si era mal destreggiato tra l'apparentemente casuale moto delle rampe tra un pianerottolo e l'altro. Nonostante l'ufficio del professor Peverell si trovasse al primo piano, quindi relativamente vicino, ci vollero un paio di minuti prima che le scale si allineassero in modo tale da salire ove desiderava, e anche allora il suo mal di schiena rimase, imperterrito, a fargli da ostacolo, oltre che da costante monito del Picasso di cicatrici che si ritrovava sulla schiena. Ogni battere della sua suola sulla fredda pietra riverberava nel bacino e lungo la colonna vertebrale, regalandogli stilettate di dolore che lo costrinsero a percorrere la seconda rampa di scale con lo sguardo chino e i denti stretti, ascoltando come dall'interno di una sfera di vetro i rintocchi delle Otto. Stava per ringraziare la vicinanza del coprifuoco, che gli aveva permesso di compiere quella lunga scalata senza le pietose occhiate di qualche studente addosso, a sorprenderlo chino e ansimante sul corrimano, quando un paio di ragazzine lo sorpassarono, dirette verso quella stessa porta che già aveva adocchiato. Erano giovani, vestite alla moda babbana, e parlavano con tono eccitato di una qualche anatra assassina, probabilmente uno dei nuovi dolciumi in vendita a Mielandia (facevano ancora gli zuccotti, in quel posto? Sarebbe dovuto andare a controllare). Fu la borsa a tracolla di una delle due a confermargli che si trattava, con tutta probabilità, di due delle partecipanti alla gita organizzata dal professore. Una diavolo di idea, quell'intero affare; ai suoi tempi, gli studenti si accontentavano di aiutare il docente di erbologia a raccogliere funghi salterini alle serre. Il "vedere il mondo" veniva rimandato a dopo, al futuro, al fatidico viaggio che ciascuno studente avrebbe compiuto alla fine degli studi... ma era giusto che, anche a quell'età, i giovani facessero esperienza di qualche cultura remota: niente gli avrebbe aperto gli occhi sulla loro reale condizione umana come il venire a conoscenza dell'ampiezza del mondo, e del numero delle sue genti e tradizioni. D'altronde, la trota non si rende conto della grandezza del mare, se non abbandona il fiume. O qualcosa del genere. Dannazione, gli mancavano ancora almeno una ventina di anni prima di potersi permettere di sputare proverbi.

Raggiunse la porta un attimo dopo che le due studentesse l'ebbero varcata, e rimase un attimo interdetto dal trovarla leggermente dischiusa. Era quello un invito a entrare senza farsi problemi? Se sì, non bastò a scrollargli di dosso l'esitazione, colmo della quale spinse delicatamente l'uscio di legno verso l'interno.
Quasi non riconobbe l'interno dell'ufficio, pur essendoci stato già un paio di volte prima di allora; in particolare le due comodissime poltrone, che ricordava davanti alla spaziosa scrivania, erano sparite, trasfigurate forse dal professore stesso in una masnada di studenti di tutte le età. C'erano alti e bassi, letteralmente: adocchiò qualche giovane adulto, le due ragazzine che lo avevano superato nel corridoio, persino qualche nanerottolo con tutta probabilità ancora al primo anno. Era sicuro che i primi non gli avrebbero dato problemi, ma convincere i più giovani a non andare a schiantarsi di faccia contro un cactus sarebbe stata un'impresa non da poco. Annuì lievemente spargendo lo sguardo sull'intera ciurma, prima di dirigerlo sulla figura dell'antico professore, e sul leggendario pennuto che gli stava di fianco. "Buonasera."
Tanto sarebbe bastato, giacché col professore si era già accordato, e del resto sperava che fosse lui stesso a fare le introduzioni, così da chiarire a tutti che non era qualche brutto ceffo venuto a rapire bambini. A giudicare da certi sguardi che gli erano stati indirizzati nei giorni precedenti, alcuni studenti ne erano convinti. Socchiuse la porta dietro di sé, lasciandola così come l'aveva trovata, e si scostò quanto bastava da non creare ostacolo a chi altri fosse dovuto entrare. Nel mentre, lo sguardo continuava a esplorare la stanza, si fermava sul leggio, sul libro, cercava le passaporte che li avrebbero condotti in Messico, il tutto senza fermarsi più del necessario sui volti o sui corpi dei giovani che avevano invaso l'ufficio. Era sicuro che, volente o nolente, ci avrebbe avuto a che fare fino alla nausea nelle prossime ore.




Ethan viene sorpassato dalla coppia di tassine sulle scalinate, entra nell'ufficio, si avvicina ad Eloise e sussurra: "nice meme." Poi dice buongiorno.
Tutto vero meno la parte del "nice meme"
E attesi risposta.



Ethan Carter

Punti Salute: 162
Punti Corpo: 110
Punti Mana: 110

Punti exp: 23
Incantesimi conosciuti: Prime tre classi di incantesimi, proibiti esclusi,


Inventario:

°Bacchetta Magica: dentro una custodia, nella cintura.
°Zaino a tracolla: in vecchio stile, non ha problemi ad essere maltrattato.
°Borraccia: in metallo, esterno in cuoio, forma rotonda. Nello zaino.
°Mantella: in lana, ripiegata nello zaino.
°Un panino: contiene del roastbeef che potrebbe o non potrebbe risalire alla cena della sera prima. Nello zaino, avvolto in un fazzoletto.

Vestiario:

Ethan indossa degli scarponi da camminata alla caviglia, dei pantaloni verde militare, e una camicia più o meno dello stesso colore, col bordo inferiore infilato dentro i suddetti pantaloni. Gli stessi sono tenuti su da una cintura munita di custodia per la bacchetta, in pelle. Sopra a tutto, Ethan indossa una veste da mago, lunga fino alle ginocchia e in similcuoio, ma aperta sul davanti.
 
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view post Posted on 21/10/2016, 13:57
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VII Anno

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Un nuovo viaggio era in programma, il rinomato club di Atene era tornato ormai una sicurezza tra le mura del castello. Non era trascorso molto dall’ultima missione anche se alcuni ricordi di Nathan erano vaghi, o magari li aveva rimossi volutamente con un auto-oblivium, comunque sperava che stavolta l’eccitazione del momento non andasse scemando dopo poche ore dalla partenza. L’impegno l’avrebbe messo, cosi come la bacchetta e la discreta esperienza, non poteva assicurare lo stesso per la Pazienza nei confronti degli altri, poco male, ricordava il gruppetto di evocati abbastanza in gamba. A parte svariati anelli magici, decise di non portarsi con se chissà quanti oggetti. Il solito mantello compagno di viaggio sin dal primo anno, dopo sette anni ancora non aveva perso il potere di renderlo quasi invisibile nell’ambiente. La fidata bacchetta riposta in una fondina di pelle, appena trafugata ad uno Spezzaincantesimi distratto, ed era pronto a raggiungere il luogo d’incontro degli Ateniesi. A passo veloce scese le lunghe scalinate dalla torre di Astronomia sino all’ufficio del prof., solita tappa prima della partenza. Varcata la soglia si accorse subito che, diversamente dall’ultima volta, c’erano parecchie facce nuove, alcuni spaesati primini, altri più grandi e più o meno conosciuti ai più. Il leggio ed il tomo, presagio di prossime sventure erano lì, primo punto di riferimento al centro dell’ufficio. Il prof. e il fiammeggiante pennuto immobili e silenti attendevano che tutti gli evocati rispondessero alla chiamata
“Professore..” Salutò, più o meno, rivolgendosi al vicepreside, una rapida occhiata agli altri, di poca importanza, prima di appoggiarsi a un angolo libero sulla parete. Braccia incrociate, e il freddo sguardo fisso sull’adulto barbuto, nuovo aggiunto alla combriccola. Chi era? Non l’aveva mai visto prima d'ora, questa scorta inutile deve finire, pensava adirato, il prof. ci molla questi tipi e lui se ne va a trincare con le bellezze del posto.. In fine un’occhiata breve a Horus capospedizione dell’ultima missione; mancava davvero poco e Hogwarts sarebbe stata decisamente lontana..


Serve davvero?
Comunque Nath arriva, saluta Pev, poggia la schiena all'angolino buio, e fissa Ethan (il barbuto).



Vestiario:
• Camicia della protezione
• Mantello della Disillusione
• Stivali drow

Oggetti:
• Bacchetta magica
• Anello Difensivo
• Anello del Potere
• Anello del troll
• Orecchino di Drago
• Ciondolo della Fenice

In borsa:
• Pozione Rimpolpasangue
• Pozione Essenza d'Elfo

Statistiche:
Punti Salute: 250
Punti Corpo: 259
Punti Mana: 300
Punti Esperienza: 41.5

 
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Arya Von Eis
view post Posted on 22/10/2016, 00:37




Una settimana prima
*Grazie, bel pensiero, davvero, ma...NO*
Erano da poco terminate le lezioni di quel giorno, anzi, a dirla tutta, dell’intera settimana e già si pregustava il relax del weekend, certo, non era il primo da quando aveva abbandonato la spilla da prefetto, ma ancora doveva farci l’abitudine.
Si era affrettata a tornare in dormitorio per posare libri e materiale scolastico vario quando, inaspettatamente, una busta comparve sul suo comodino
*Che c’è adesso?* non l’aveva ancora guardata bene, infatti, ad un secondo sguardo, più attento, quella domanda fu subito sostituita da una seconda più azzeccata *Vuoi davvero aprirla?*
La risposta, ovviamente, era “sì”, purtroppo la curiosità era una brutta bestia, ma qualcosa, nel profondo, cercava di dissuaderla e di convincerla a cestinare tutto *Non può essere sicuramente nulla di buono...ricordi l’ultima volta? Certo che la ricordi...dai...guarda che bel cestino...*
Alla fine, lasciando perdere i pensieri più negativi, si decise a leggere il contenuto...lo rilesse...ripeté l’operazione una terza volta e, alla fine, gettò tutto nel bramoso cestino *Grazie, bel pensiero, davvero, ma...NO*

Giorno X (ics e non decimo)
Una settimana prima aveva cestinato, senza troppi convenevoli, la missiva del professor Peverell dove, quest’ultimo, la invitava a unirsi a una nuova spedizione della Scuola di Atene.
Dire che poi non c’avesse più pensato sarebbe stato inesatto, ma la conclusione era sempre la stessa, non si sarebbe unita al gruppo, anche se, la motivazione principale, non era forse quella che una persona sana di mente avrebbe messo al primo posto.
L’esperienza dell’anno precedente sicuramente era stata sfiancante sotto molteplici punti di vista, se l’erano vista brutta in più di un’occasione, ne erano usciti acciaccati fisicamente e psicologicamente provati, ma, per quanto inizialmente avesse affermato il contrario, l’avventura non le era dispiaciuta, ne era uscita con un bagaglio maggiore, sia per ciò che avevano vissuto, sia per ciò che, implicitamente, avevano imparato e sarebbe probabilmente stata in grado di rifare l’esperienza, accettandone pro e contro, dunque, il motivo di quel rifiuto doveva essere un altro.
Pensandoci la risposta le fu chiara fin da subito, spesso e volentieri si era trovata in disaccordo con la linea da seguire, l’idea di ripassarci non l’entusiasmava e nemmeno la sua inclinazione naturale allo stare in gruppo l’aveva aiutata
*Non posso mica farmi andare a genio tutti*
In effetti poteva apparire abbastanza futile come motivazione, ma per lei sembrava sufficiente a farle declinare l’invito per dedicarsi ad altro e ad altre compagnie.
Di nuovo pregustava il relax che l’attendeva e, di nuovo, si dirigeva verso il dormitorio per posare libri e armamentario scolastico vario, tolse la divisa, gettandola alla rinfusa su una sedia, in favore di un abbigliamento più comodo e meno formale.
Non aveva impegni, non per quella sera almeno
*Purtroppo*, così decise di cenare presto e di trascorrere le ore che la separavano dal coprifuoco all’aria aperta.
Certo, quello era il piano e, in via teorica, ci si sarebbe attenuta, ma, in linea pratica, qualcosa andò storto.
Mentre tentava di riempire lo stomaco un boccone quasi le andò di traverso, la sala grande era ancora semi deserta, si guardò intorno, ma non riuscì a capire chi avesse parlato, ma poco importava,l’argomento le era arrivato più che chiaro: l’imminente spedizione della Scuola di Atene.

*Al diavolo*
Guardò l’orologio *le 19.40* buttò giù l’ultimo boccone, si alzò senza troppi convenevoli e si diresse a passo spedito verso il dormitorio, una volta lì ricontrollò l’ora *Non hai molto tempo*
In realtà non ne aveva proprio, se aveva deciso di partecipare doveva darsi una mossa, non si era minimamente preparata all’evento, non aveva idea né di cosa indossare *ma tanto qualsiasi cosa metti verrà stravolta* né di cosa potesse tornarle utile *l’inventario del baule ti richiederebbe giorni* così, alla fine, si arrese a quell’evidenza.
Si guardò allo specchio
*Pantaloni della tuta, felpa e scarpe da ginnastica...l’eleganza proprio...beh, dovevo andare a correre in realtà* tentava di giustificarsi e, alla fine, decise che andava benissimo così, osservò i bracciali che non toglieva praticamente mai, uno lo possedeva fin da quando aveva ricordi, forse sarebbe stato meglio lasciarlo in camera, ma non ebbe il coraggio di toglierlo, il secondo aveva molteplici significati e non ebbe il coraggio di levare nemmeno quello, l’ultimo...l’ultimo era un regalo, utile, certo, ma alla fine anche quello lo tenne più per il valore affettivo che per altro *Bene, tempo perso per nulla insomma*
Affondò in velocità una mano nel baule alla ricerca delle pozioni che aveva accumulato *No...no...ecco sì dai* ne infilò tre in tasca, recuperò la bacchetta e si fiondò fuori dalla porta.
*Forse...* tornò indietro cercando qualcosa in tutto quel disordine *Dove diamine...ah ecco* okey, non era superstiziosa, ma la prima volta le aveva portato fortuna, aveva pensato di usarlo e poi non era servito, quindi, quasi come gesto scaramantico indossò il Diadema di Veela e, questa volta, abbandonò dormitorio e sala comune per dirigersi, a passo spedito ma senza correre, verso il primo piano.
Si era rifiutata di guardare nuovamente l’ora, era sicura non averci impiegato più di qualche minuto, probabilmente sarebbe giunta in orario o, al massimo, con un paio di minuti di ritardo, ma nulla di troppo grave, al massimo avrebbe interrotto i convenevoli pre partenza.
Giunse finalmente all’ingresso dell’ufficio del docente e, rallentando leggermente si chiese se fosse davvero convinta
*Al diavolo, nella peggiore delle ipotesi faccio l’asociale* sollevò il cappuccio giusto per ribadire quel concetto, nessuno la obbligava a interagire più del dovuto e nessuno la obbligava a far nulla, con quello spirito e solo con quello, aveva deciso di partecipare.
Non le fu difficile, già dall’esterno, percepire che la stanza si fosse già riempita, in circostanze diverse sarebbe stata curiosa di sapere chi e in quanti si fossero uniti a quella follia, ma non in quel caso.
Sospinse leggermente la porta già socchiusa e, una volta entrata, la riaccostò così come l’aveva trovata, non perse nemmeno tempo a guardarsi intorno, tendo lo sguardo basso e sollevandolo giusto per salutare il docente
-Professore- gli rivolse un mezzo sorriso sincero -Buonasera-
Non interagì con gli altri presenti, anzi, cercò proprio di passare nel più totale anonimato defilandosi senza guardare in faccia nessuno *Chissà...no no no...resta concentrata...sarà già abbastanza difficile senza grilli per la testa...domani...* sicuramente nel corso di quella lunga notte c’avrebbe ripensato, ma per il momento si concentrò sul leggio e sul libro che li avrebbe spediti chissà dove *Già, dov’è che andiamo sto giro?* aveva avuto così tanta fretta di sbarazzarsi dell’invito che non conosceva nemmeno la meta.



Statistiche:
Punti Salute: 158
Punti Corpo: 93
Punti Mana: 95
Punti Esperienza: 22

Inventario:
- Bacchetta
- fiala Pozione Rinvigorente
- fiala Pozione Addormenta Draghi
- fiala Pozione Mors Aparentis
- Diadema di Veela: Un bellissimo diadema proveniente dal tesoro di una veela. Conferisce un fascino più prepotente nei confronti del nemico.(difatti invocando il suo potere blocca l' avversario in quest per un turno, utilizzabile una sola volta per quest)
- Braccialetto col suo nome
- Bracciale Celtico nero/mogano
- Bracciale Aspide notturna: Questo bracciale, ricoperto da squame di aspide notturna, dona al mago la capacità di percepire se nell'ambito di gioco sia presente un oggetto sotto incantesimo, e incrementa la resistenza contro la magia nera.


Riassunto:
Nulla di rilevante a parte il mio essere totalmente asociale.
Inizio dicendo che non ci voglio andare, spiego brevemente il perchè, alla fine decido che ci vado, velocemente mi “preparo” (o meglio, non preparo), entro nell’aula con tanto di cappuccio in testa e senza particolari segni di riconoscimento, saluto solo Peverell, non guardo in faccia nessuno e mi defilo. Fine.
 
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view post Posted on 22/10/2016, 05:13
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- Deus ex Mazza -

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Patrick scende dalla torre appena in tempo e probabilmente arriva per ultimo. Una volta nell'ufficio si apposta sulla porta e analizza i presenti. Nessuna interazione. Indossa abiti semplici sopra la veste dell'assassino notturno, gli altri accessori magici sono nella borsa, bacchetta esclusa che tiene tra le mani,
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L'orologio aveva da poco segnato cinque minuti alle otto quando Patrick chiuse dietro di sè l'uscio della Sala Comune, per poi scendere col solito passo celere la lunga scalianta circolare posta al perimetro della Torre di Divinazione. Come il cappotto scuro ne cingeva il corpo massiccio segno di un'adolescenza oramai agli scoccioli, così il suo palmo destro stringeva la bacchetta di Orchidea che negli anni aveva assistito alle numerose gesta del giovane mago; quella quasi non necessaria misura di sicurezza rappresentava per Patrick una soluzione necessaria dopo gli eventi che si erano da poco verificati nel castello. Sulla sua pelle egli sentiva ancora il dolore della pelle bruciata e il bruciore del processo di ricrescita che solo la magia aveva reso possibile: se quel drago di fuoco fosse stato un incendio babbano, se le sue cure non fossero state diverse da quelle dei non maghi, probabilmente il Corvonero non sarebbe vivo in quel momento, forse nei migliori dei casi sarebbe ancora in un letto, privo di quel volto che, nonostante le molte battaglie, era ancora nel fiore degli anni. Per la prima volta aveva paura, solo un essere senz'anima sarebbe rimasto incolume dopo essersi trovato così vicino alla morte; per quanto Swan fosse celebre per il suo carattere freddo e impenetrabile, quella corazza di cemento che aveva costruito negli anni era andata distrutta in pochi secondi, assieme alle sue emozioni e alle sue certezze.

Era sembrato che fossero passati solo alcuni secondi quado le ampie finestre che davano sul cortile di pietra avevano riportato Patrick nello spazio reale del corridoio del primo piano. Riemerso da quegli spiacevoli ricordi e da quei fastidiosi quesiti che ancora lo attanagliavano, il Corvonero si era preparato a vivere una nuova avventura che, con i migliori auspici, si sarebbe potuta rivelare una piacevole distrazione. Era stato quel bisogno di alienarsi dalla crudele realtà, di liberare la mente dalla morsa dle passato, che aveva spinto l'emerito Caposcuola ad accettare un invito che, probabilmente, non si sarebbe fatto scrupoli a snobbare e rifiutare. Non andava matto per la Scuola di Atene, tanto meno Peverell era uno dei suoi docenti preferiti. A dirla tutta il docente di Storia della Magia non gli piaceva per nulla, troppo generoso di discorsi arzigogolati e arrichiti con gonfie parole, egli si era rivelato sempre troppo abile nello sparire nel momento del bisogno, in difesa della Scuola e del Mondo Magico.

Sapendo di poter arrivare quasi in ritardo, Patrick aveva accelerato il passo in prossimità dell'ufficio di Peverell, spingendo poi la porta mezza chiusa, si ritrovò d'innanzi a un gruppo di persone così vario da chiedersi, per un istante, se si trovasse ad un nuovo circo. Il padrone di casa sedeva vanaglorioso alla sua scrivania, scrutando soddisfatto il grosso tomo davanti ai suoi occhi come un vecchio cimelio di famiglia. Alcuni bambini parevano ammirare il libro come un giocattolo nuovo di zecca, prevalentemente Grifondoro e Tassorosso, circondati da altri individui che Swan non avrebbe esitato a definire pagliacci qualora interrogato. Sorrise, ovviamente senza darlo a vedere, constatando la presenza di Mary, Daddy ed Alice, compiaciuto nel vedere una cospicua presenza Bronzo Blu nella stanza. Salutando con un cenno del capo qualora avesse incrociato lo sguardo del docente, Patrick non si mosse di molto, e si appoggiò di schiena sullo stipite della porta con le braccia conserte. Come sempre, si sarebbe limitato ad osservare ed analizzare la situazione ben consapevole che molti dei presenti alla fine si sarebbero rivelati zavorre. Per quanto potesse essere dolce il suono di belle parole come coordinazione, cooperazione e lavoro di squadra, il Corvonero non era interessato a tutto ciò. Difficilmente si sarebbe fidato di qualcuno li dentro e la poco fiducia a cui poteva abbandonarsi era dovuta all'appartenenza di Gwen, Oliver e Daddy all'Esercito degli Studenti. Per loro sarebbe rimasto comunque la guida che il suo ruolo da refernete prerogava, per Alice e Mary il vecchio Corvo pronto a prendere le difese dei suoi pulcini.• PUNTI SALUTE: 238
• PUNTI CORPO: 247
• PUNTI MANA: 258
• PUNTI ESPERIENZA: 81,5+8=89,5
• INVENTARIO:
CAPPOTTO LUNGO, FELPA E PANTALONI SCURI
VESTE DELL'ASSASSINO NOTTURNO
Copre pube, cosce e spalle, donando prontezza, agilità e mimetismo con la notte. Difficile da udire e da scorgere colui che la indossa. [+4PS, +11PM, +6PC]
CATENA DELLA NOTTE
Rende il corpo più leggero e dona agilità nei movimenti, fa sembrare le ossa più mobili. Si nota molto nell'oscurità. [+2PM, +3PC]
BORSA DI CUOIO A TRACOLLA

NELLA BORSA:
GUANTI SOSTEGNO DEL PALADINO
Proteggono le manida tutti gli elementi naturali, dagli acidi, dalle basi e da colpi fisici. [+3PS]mi più difficili [+5PC]
MANTELLO DELLA DISILLUSIONE
Reallizzato con pelliccia di camaleonte, rende un'ottima mimetizzazione: se il corpo è ben avvolto in questo tessuto sembrerà donare l'invisibilità. [+8PC, +5PM]
ANTIDOTO al VELENO di DOXY
Prodotta per un compito di Pozioni
GALEONE D'ORO FALSO
Informa i membri dell'ES riguardo incontri e riunioni tramite la modifica da parte del capogruppo delle cifre poste sui bordi della moneta.
INTRUGLIO DEL GARGOYLE
Chi la assume può godere di una protezione fisica notevole, "stile armatura", pur non avendo nulla del genere addosso.
POZIONE SCONOSCIUTA
Trovata in una soffitta del castello [Pozione essenza d'elfo]

SULLA BACCHETTA:
ZAFFIRO GREZZO PER BACCHETTA MAGICA
Una pietra preziosa che amplifica la potenza del mago. [+12PM]
 
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view post Posted on 22/10/2016, 10:59
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Scopro Talenti, Risolvo Problemi

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Dell'uom la prima colpa e del vietato
Arbor ferale il malgustato frutto,
Che l'Eden ci rapì, che fu di morte
E d'ogni male apportator nel mondo,
Finchè un Uomo divin l'alto racquisto
Fa del seggio beato e a noi lo rende,
Canta, o Musa del ciel;

(Milton, The Paradise Lost, 1-6)




La festosa esultanza del pendolo sembrava non volersi arrestare, uno dietro l'altro, inframmezzati da una qualche fanfara europea, i rintocchi si infilavano, uno di seguito all'altro, allo schiudersi della porta, entrambi si voltarono, sollevati. In fondo, avevano preso un impegno, un contratto magico vincolante, ed i due giudici più inflessibili che avrebbero mai potuto sperare di avere, erano lì riuniti. Non era possibile sgarrare, non era concessa l'umana benevolenza, giacchè di umano nulla sembrava avessero, nonostante quella convivenza forzata. Il libro, pesante, voluminoso, calamitante nel suo nero potere, era lì, al centro della scena, intarsiata la copertina, affascinante sul suo leggio, quasi colà trattenuto a forza, al pari del giovane Serpeverde. Pochi passi più indietro, il fuoco, il secondo giudice, rinata dalle sue ceneri, nel pieno della sua fulgevolezza, pronta ad un nuovo volo. Uno sguardo, un sorriso, un tacito benvenuto alla perenne prima arrivata, seguito presto dalla seconda, dal terzo. E dall'ospite inatteso, almeno dalla maggioranza del pubblico. Era tempo già di perdersi in chiacchiere, rispondere a domande, fugare eventuali dubbi, e sanare impossibili dibattimenti? O rimandare il tutto a più tardi? In fondo, solo un paio di questioni dovevano essere affrontate, il resto poteva ancora attendere.

Benvenuti a tutti, abbiamo ancora qualche minuto per gli ultimi chiarimenti. Come forse avrete saputo siamo diretti a cinque secoli da ora, in Messico, dove assisterete all'inizio di uno dei più incresciosi massacri della Storia. Molti di voi si conoscono già, altri meno, nonostante la rischiosità di quei momenti sono più che certo delle vostre potenzialità. Come di consueto verrete accompagnati da Minerva, e questa volta da Mr. Cooper, che come annunciato dalla Preside è anche il nostro nuovo Guardacaccia da ormai più d'un mese a questa parte, e che in tale occasione saprà offrirvi un po' della sua esperienza. Ho qui le spille di coloro che non facevano già parte del nostro piccolo Club, che prego di farsi avanti per prenderle, ed appuntarle al bavero. Come potranno facilmente riferirvi i più esperti tra i vostri colleghi, hanno una funzione che è bene non sottovalutare.

Procedeva tranquillo, sorridendo ora a quello, ora a quella, indicando la fenice con un cenno, accennando a mano aperta al tormentato Guardacaccia. E poi i più, e i meno esperti, un gesto per ognuno, uno sguardo per tutti, come un buon pastore, in abito talare, la domenica mattina. Un passo in avanti, un nodo allentato, e un piccolo involto di cuoio tra le mani a coppa, offerto agli affamati. Una spilla per domarli, e nel buio incatenarli? Nonostante tutto, anche quella volta a prevalere sarebbero stati i buoni propositi, e i presupposti c'erano tutti.
Anche per quell'occasione il solito mantello nero da viaggio, ricamato d'argento, un immancabile bastone da passeggio, e il più era fatto. Curiosamente, un pesante medaglione d'oro faceva capolino nelle sue tondeggianti estremità tra un lembo, e l'altro del mantello, e se osservata con maggiore attenzione anche la spilla che ancorava al suo posto la pesante stoffa si sarebbe mostrata in tutta la sua essenza: diversa, insolita, frutto di un'antica civiltà?
Nel momento in cui tutte le spille furono distribuite, e il cuoio rimase svuotato, tornò a fare un passo indietro, cedendo il ruolo di protagonista all'ormai noto a molti Libro. Certo, restavano in molti a non essere ancora del tutto in chiaro sulla dinamica della faccenda, ma sembrava non pensarci, non darvi più di quel tanto peso. Sorrise, mentre il volume si spalancava, rivelando quello che doveva essere un segnalibro accuratamente studiato, di traverso per la pagina di pergamena ingiallita, se tale poteva essere definita. Un'immagine centrale, incredibilmente variopinta, incastonata con impareggiabile abilità in un fitto arabesco di caratteri misteriosi, allineati in strette colonne, alla foggia degli antichi Sapienti. Dalla pagina sottili tentacoli di potere già facevano capolino all'esterno, vincendo le ultime resistenze, passando quel Rubicone, che il margine mosso delle pagine sembrava voler sancire tacitamente, strisciando con minuziosa efficienza, avviluppandoli uno ad uno, senza lasciar adito a fraintendimenti. Se qualcuno avesse voluto tirarsi indietro, evidentemente era ormai troppo tardi. Il processo era irreversibile, ed ormai innescato. Un sorriso, prima che l'ufficio iniziasse a vorticare intorno, e cedesse il posto ad un indistinto mulinello di colori, parole, e suoni.
Erano arrivati?
La prima nuova sensazione a saltare immediatamente all'occhio era la luce, decisamente più forte a quanto non fossero abituati, e decisamente più calda. Era un giorno come tanti altri, in un qualche punto indefinito del Messico, e per quanto ci si potesse arrovellare nel trovare una qualche formula che si contraddistinguesse per una qualche eleganza stilistica: faceva un gran caldo. In secondo luogo, erano anche in quel caso riversi su una morbida erbetta, sul crinale di una cresta di colli, che correva verso Nord, e verso Ovest, delimitando quella che aveva tutta l'aria di essere una conca naturale lussureggiante. A Sud e a Est ulteriori colli, probabilmente pochi passi scoscesi di crinali li separavano da quella vetta di colli, eretta quasi dagli Dei stessi a chiudere quella valle, immersa nell'entroterra. Nonostante il caldo, non sembrava che mancasse l'acqua, e in lontanza, al centro esatto della conca sembrava imporsi distinto, e variopinto un grande lago. A frapporsi a quello che sarebbe potuto essere scambiato come un moderno, ma non troppo, giardino dell'Eden un mare di verde, chiaro e scuro, chiazze distinte e rassicuranti, mischiate ad altre di gran lunga più sinistre. Di strade nemmeno l'ombra, che non le avessero ancora inventate? Due sentieri scendevano da quei rilievi, verso la jungla sottostante, e gli arbusti bassi che coprivano le propaggini dei colli sembravano loro stessi voler prendere le distanze da quello spettacolo. 'No grazie, faccio a meno, vada pure lei' sembravano scandire cortesi. Qualche cactus più in alto, forse piazzato apposta da qualcuno per ricordare e sgrombrare il campo da dubbi: erano in Messico. Che poi fosse il 1521 non potevano saperlo, certo, non c'era la certezza, ma tanto valeva prendere per buono anche quello. O non farlo, cosa sarebbe cambiato?
Ma dicevamo, erano riversi anche in quel caso su una folta erbetta, morbida al tatto, e al volto, sparpagliati su un'ampia superficie di diverse yarde quadrate, in quello che sembrava un Picasso dalle idee sufficientemente confuse, ma chiare. Zaini, mantelli, arti, corpi sovrapposti e intersecati, persi e sdraiati, tutti ne avevano per qualcuno, e qualcuno per tutti. Sopra di loro un uccello di fuoco batteva il colle, salendo verso le immensità del cielo, tra le nuvole, silente e pensieroso, poco distante, un Vecchio in attesa. Il nero mantello era stato prontamente sostituito da una leggera tunica bianca e rossa, al centro della quale ora si notava effettivamente la presenza di un pesante medaglione. Un cappello intrecciato bianco gli copriva il capo, dando a tutto l'insieme quel non so che di cadaverico, bianco su bianco, frammisto a... sì, bianco. E quanto erano cambiati gli altri.
Ma il tempo stringeva, avevano un appuntamento.


Ottimo signori, siamo in Messico come potete pensare.
E ci troviamo a poche miglia dalla più grande metropoli del continente americano. Caso vuole sia anche la Capitale di un potente impero, sull'orlo del baratro. Come forse alcuni di voi già sapranno la caduta dell'impero azteco porterà un altro impero, quello spagnolo, al suo apice, garantendogli un flusso costante di risorse per decenni,di cui in parte hanno beneficiato anche i nostri antenati. Ciò che dovete fare, l'obiettivo per questa volta, è prendere parte alla Storia. O dalla parte degli uni, o dalla parte degli altri. Evidentemente servirebbe molta fantasia per giustificare quanto gli Spagnoli stanno per compiere, ma sarebbe comunque una legittima scelta. Lo scontro sta avvenendo a Tenochtitlàn, ma la campagna circostante non è esente, potreste essere chiamati a scegliere anche molto prima del previsto, e ad essere dalla parte giusta. Sono altresì certo che qualunque sia la vostra decisione, non sarà necessario tramutarsi in un'orda di barbari senza controllo, immagino che gli schiantesimi dovrebbero sistemare quasi ogni problema. Abbiamo appuntamento nel cuore della metropoli, alla piramide a gradoni che non potrete non notare. E se non avete domande, questo è tutto.


La faceva semplice.
O almeno così sembrava.
Lo era davvero?
Scegliere sulla base di cosa?
Complici di uno sterminio, o tra gli sconfitti della Storia?
E a cosa sarebbe servito anche in quel caso?
Guadagnare tempo? E per che cosa?
Attendeva paziente, pronto ad avviarsi.
La strada la conosceva.



Se non ci sono domande sostanziali, Poverell si congeda, e vi lascia con la Tuke. Come molti già sanno è opportuno rispondere con una buona frequenza, per non rischiare di essere 'rispediti indietro', ma dando una certa preferenza ai post consigliati, solitamente quelli in cui succede qualcosa. Se non rispondete, e state fronteggiando un Ungaro Spinato temete quello che escogiterà sulla vostra pelle la Tuke. Se vi vengono dubbi, o domande in corso d'opera siete liberi di utilizzare i comuni canali di comunicazione che usiamo, e pazientare nell'avere risposta. Prima di arrivare in Messico tutti hanno una spilla, verranno anche aperti Qui due sondaggi: chi è il Capospedizione, e da che parte state. Naturalmente potete anche discuterne in On, è auspicabile, ma chiariamo la questione anche in Off. Il post si è mantenuto sull'essenziale, per lasciare libero sfogo all'estro di tutta la compagnia, andando a completare entro i margini delineati, la distanza dal lago non è eccessiva, e non siete nemmeno troppo in alto. Il 'colle' è un rilievo di scarse dimensioni, ma offre una buona visione sulla jungla sottostante. Di seguito troverete anche una prima Mappa. Da ultimo, bagaglio e vestiario: indipendentemente dalla vostra decisione manterranno tratti e mode europee, sicuramente più vicini agli spagnoli che non ai mexica. Ciò nulla toglie a quanto potrete invece decidere di fare voi, pur comunque nei limiti del 'legale'. Come in precedenza niente incantesimi oscuri, soprattutto contro umani, ma ci torneremo.



Il 26 (23.59) si prosegue.
 
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view post Posted on 23/10/2016, 15:11
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▲ Mexico | Ateniese▼
Horus R. Sekhmeth

Da quando era entrato, altre persone avevano varcato la soglia dell’ufficio di Peverell, ma Horus non aveva minimamente fatto caso ai loro volti, né alle loro voci, nient’altro che fantasmi che attraversavano lo Spazio attorno a lui.
All’ironico avvertimento di Emily, Horus aveva accennato un sorriso stiracchiato, macchiato, tuttavia, da un’evidente delusione che s’affrettò presto a nascondere, alzando il viso e fissando, senza troppo interesse, il piumaggio fulvo della Fenice.
Si ritrovò a corrugare le sopracciglia, come se avesse scovato fra quelle piume una macchia di colore che stonava col resto, mentre la mente cominciava a digerire quanto successo in quei pochi secondi.
D’accordo: l’aveva rischiata andando così diretto a darle un bacio di fronte ad altre persone, ma in fin dei conti tutti gli altri sembravano presi dai cavoli loro, chi avrebbe dato retta a loro due?
Perché altrimenti, al di là dell’imbarazzo, perché Emily avrebbe dovuto esser così fredda? Andava bene anche un calcio negli stinchi, purché fosse una reazione. Invece, niente: lei non si era irrigidita, ma non sembrava neanche esser stata neanche colpita o innervosita o sciolta o qualunque altra cosa. Si era limitata ad uno sterile avvertimento che forse in un’altra occasione avrebbe suscitato in Horus una risposta a tono altrettanto ironica e divertita.
Di sottecchi, mentre Peverell cominciava a parlare, Horus scoccò un’occhiata alla ragazza al suo fianco: il suo profilo veniva incendiato dai riflessi del fuoco nel camino, il suo sguardo era attento, concentrato. Horus si ritrovò a pensare di voler essere un Nargillo così da poter entrare nella sua testa e capire cosa le passava per la mente. Era arrabbiata? O era dispiaciuta per qualcosa? Forse voleva prenderlo a calci, per quel gesto azzardato, ma insomma —pensò il ragazzo— stavano o non stavano insieme? Poteva permettersi di darle un bacio no?
Ed in quel momento le tornò in mente Mya, così sfuggente, così infastidita dal giudizio altrui da non volere neanche un abbraccio di fronte alle altre persone. “Sekhmeth”, così lo chiamava di fronte agli altri e lui anziché dirle “Mi stai sul cazzo quando fai così”, rispondeva per le rime. Ed era così, con i silenzi e tutto ciò che derivava, che tutto era andato in malora.
Scuotendo lievemente il capo per scacciare quel ricordo come se fosse stata una mosca molesta, Horus abbassò lo sguardo, sentendo poco e niente della spiegazione di Peverell, stringendo i pugni al punto da vedersi sbiancare le nocche. Oh, no, decise: non avrebbe fatto finta di niente, se Emily aveva un problema, lui gliel’avrebbe tirato fuori, Spagnoli, Messicani e genocidi vari in sottofondo.

*I veri problemi sono questi.* Pensò ironico, mentre le parole del docente cominciavano a riacquistare sonorità. Si ridestò da quei pensieri quando alcuni dei presenti, su invito di Peverell, si mossero per prendere la propria spilla ed Horus, di riflesso, si tastò la tasca dei pantaloni controllando la presenza della propria. C’era, ma non era poi così sicuro di volersela appuntare al bavero, così la lasciò lì.
Quando i suoi occhi caddero sul Libro, attirati dal cadenzare delle luci imbottigliate, letteralmente, fra la pergamena, Horus gemette. Sapeva cosa sarebbe successo di lì a poco (i suoi reni lo ricordavano bene) e ancor prima che potesse prepararsi, tutti loro furono inghiottiti dalla Magia, in un vorticar di colori e cacofonie di suoni indistinti. Come successe a Cluny, gli Evocati furono catapultati, letteralmente, fra le pieghe del Tempo in maniera più che confusa, tanto quanto i loro pensieri. Atterrarono sul morbido, ma la prima cosa che Horus notò, con un discreto dolore interiore, fu il caldo e la luce che gli si appiccicarono addosso come un vestito scomodo e troppo stretto. Aprì gli occhi solo quel tanto che bastava per vedere dove si trovavano, ma il Sole, con i suoi raggi intensi, gli perforò le iridi e lui fu costretto a richiuderli, mugolando cose imprecisate.
Quel che lo spinse a riaprirli di scatto fu il profumo di Emily, fin troppo intenso; lui era schiena a terra, in un non ben precisato groviglio e se la ritrovò così vicino che per un istante Horus maledì tutti quanti per essere così dannatamente in mezzo alle scatole: in quel momento, pensò, sarebbe bastato poco a cancellare del tutto qualsiasi freddezza, e così vicini al diavolo qualsiasi altro problema. Alla fine, però, sospirò, borbottando un:
« Ma se io non volessi alzarmi? » che tuttavia cozzò con le sue azioni. Si alzò, schermandosi gli occhi doloranti con una mano a causa della luce, mentre intorno a sé tutti gli altri si tiravano su. Si concesse quindi una rapida osservazione del posto e la prima cosa che lo colpì —oltre alla luce e al caldo e ad Emily spiaccicata vicino a lui, s’intende— fu il verde brillante della Natura che li circondava maestosa. Si trovavano sul dorsale di un colle, ed ovunque la vegetazione rigogliosa, tipica di un clima tropicale, tingeva ovunque i suoi occhi spaziassero. Vide un grande lago brillare alla luce del sole come un gigantesco zaffiro e, come se fosse stato un altro lato della stessa moneta, una zona più impervia, occupata in gran parte dalla giungla e dagli alti cactus che somigliavano a strambi autoctoni silenziosi a guardia dei misteriosi sentieri che scendevano dal colle. Non sembravano esser stati battuti da molti esseri umani e c’era qualcosa di inquietante nel vederli spiccare così netti contro, invece, l’intonsa flora che si spandeva più o meno compatta.
Horus si voltò verso Emily, offrendole la mano per alzarsi, mentre Albus (che indossava una mise piuttosto eccentrica, caratterizzata da un medaglione che Horus trovò piuttosto bislacco) prendeva ancora parola per le ultime raccomandazioni di rito. Quanto Peverell disse, però, stupì il ragazzo che spalancò gli occhi —con non poco dolore— nell’apprendere che questa volta si sarebbero trovati nei guai molto più di quanto non lo fossero stati a Cluny.
*Era proprio fra le mie aspirazioni venir fatto fuori da una lancia spagnola nel gargarozzo.* Pensò divertito, senza frenare l’eccitazione suicida che saliva sempre più rapida. Questa volta, infatti, l’idea di esser così direttamente nel cuore dello scontro, della Storia era così allettante, da fargli dimenticare quell’assennatezza (e quell’amor proprio) che proprio pochi giorni prima lo aveva spinto ad evitare la scampagnata della Scuola.
Sapeva già, del resto, da che parte stare: sebbene Horus sapesse quanto l’impero Spagnolo e le sue ricchezze avessero influito sulla storia Europea, quanto avevano fatto al popolo precolombiano gli ricordava sgradevolmente ciò che gli Arabi avevano fatto in Egitto, tanto tempo addietro. Horus aveva il cuore di un conquistatore, era vero, era ambizioso, terribilmente ambizioso, ma lo sterminio di un popolo, pieno di innocenti, non rientrava fra le sue priorità e gli ricordavano sgradevolmente quanto Voldemort voleva far nel Mondo Magico. I Romani, un altro Impero da lui sempre ammirato, erano conquistatori capaci sì, di uccidere, certo, ma di assorbire, di integrare, di creare dalla conquista qualcosa di totalmente nuovo in grado di coesistere (ma no, Cartagine, tu non sei rientrata negli annali). Gli Spagnoli? Assetati a tal punto dalla fama di conquista da dimenticare tutto se non l’Ego del proprio Paese. No, aveva sempre pensato Horus quando aveva letto della Storia Babbana sui libri del padre: non era così che si creava un Impero. Non con il genocidio.
E se per la Storia era facile sapere da che parte stare, almeno per lui, di tutt’altra pasta era nominare un capo-spedizione: in Francia lui aveva fatto solo le veci ideali di un capo poiché, di fatto, era la maggioranza che si ritrovava a decidere. Era una figura piuttosto inutile, ma Horus guardò comunque i presenti rapidamente, soffermandosi sui volti conosciuti. C’era Daddy, neoCaposcuola (una notizia che aveva fatto sorridere Horus, ma al contempo lo aveva rallegrato vedendo l’amico alla guida di Corvonero) e dall’animo focoso e ribelle che avrebbe sicuramente guidato tutti quanti, ma non, forse, con la giusta… oculatezza; c’era Elhena, così forte, ma al contempo forse troppo riservata; poi c’erano Eloise ed Amber, deliziose fanciulle forse ancora troppo acerbe, ma dal grande potenziale; Scott, il misterioso, enigmatico Nathan Scott. Horus ricordò quanto Zoey gli aveva confidato quella volta nella foresta vicino Cluny, sul pericolo che Scott correva e avrebbe fatto correre a tutti loro. Aveva parlato dell’argento ed Horus aveva stabilito che ci doveva esser qualcosa sotto, se i Templari sapevano che l’argento avrebbe nuociuto a Nathan. Lo osservò muoversi sotto il sole, ne studiò il viso, le movenze. Aveva dei sospetti su di lui e benché Nathan non gli avesse mai comunicato nulla di sgradevole (anzi, c’era qualcosa in lui, nel suo riserbo, che glielo rendeva simpatico), non era decisamente il caso di nominarlo qualora quei sospetti si fossero rivelati fondati: non per un fattore di pericolosità, ma di debolezza: c’era sole, fin troppo sole. Tutti gli altri, seppur conoscendoli di vista, non erano abbastanza esperti (almeno secondo le sue conoscenze) da poter esser presi in considerazione tanto da affidargli la sua vita. Infine, gli occhi di Horus si posarono su Niahndra e lui seppe che fra tutti quanti, fatta eccezione per Emily, l’unica a cui si sarebbe davvero potuto affidare sarebbe stata lei.

« Riguardo al capospedizione… » Prese la parola per primo, mentre Minerva volava via sopra le loro teste. « Niahndra… » *Scelgo te, accoppali tutti* « Mi fido di te. » Disse solo, lasciando chiaramente intendere quali fossero i suoi pensieri al riguardo. Una parte di lui fu certa di essersi giocato l’amicizia della fanciulla perché, con ogni probabilità, lei avrebbe potuto benissimo avvelenargli il succo di zucca per avergli appioppato quella responsabilità. Le sorrise, a mo’ di scuse, stringendosi nelle spalle.
Dopodiché lasciò gli altri parlare e si voltò verso Emily; fu tentato di prenderle un polso e attirarla da qualche parte, ma si limitò ad avvicinarsi, le mani infilate nelle tasche degli abiti magicamente mutati a cui, al momento, neanche aveva fatto caso.

« Posso parlarti un momento? » Le chiese, accennando col capo ad un punto più libero del prato, dove si sarebbero mossi ad una sua risposta positiva.
Quando furono lì, e dopo averla guardata intensamente per qualche istante, Horus parlò:

« È successo qualcosa? … Voglio dire, oggi. Ieri. L’altro ieri, insomma, non lo so. Mi sembri… strana. » Aveva pensato di essere arrabbiato, di avere un orgoglio troppo limitante per farsi avanti per primo. Alla fine, però, l’istinto, il desiderio di voler cambiare le cose, di abbandonare il passato alle spalle, avevano avuto la meglio e si era sentito in dovere di parlarle. Se c’era qualcosa che non andava con Emily, doveva saperlo. E rimuginando su quel pensiero fu colto da un’evitabile paranoia. Perché dare per assodato che fosse un problema solo di Emily? « … Ho… fatto qualcosa? » Aggiunse, consapevole di aver, forse, superato le righe con il gesto avventato di poco prima. Perché doveva esser stato quello, no?
*O forse no...?*



"The more you know about the past, the better prepared you are for the future."

CODICE ROLE SCHEME © dominionpf



Riassunto: Cacchi personali vari.
Culata sul pratino messicano, rapida osservazione, pro Mexica e relativa spiegazione, elucubrazioni sui presenti (Citati: Daddy, Eloise, Amber, Elhena, Nathan, Niahndra), consapevolezza del futuro odio di Niah, cacchi personali vari.
Ah, carina la collanina di Peverell.

Vestiti aggiornati.



» Statistiche:
PS: 235
PC: 213
PM: 236 ▼
EXP: 54

» Incantesimi & Abilità:
• Smaterializzazione
• Abilità Runica: Capacità di creare lame/proiettili d'aria compressa ad altissima velocità, provocano gli stessi danni di un proiettile babbano di piccole dimensioni. Capacità di generare onde d'urto distruttive. Capacità di creare un "muro" invisibile e impenetrabile, controllando la gravità delle molecole d'aria e la loro struttura, della durata di un turno; in questo secondo caso, però, la runa avrà bisogno di sette turni per ricaricarsi.
Ad ogni utilizzo, tuttavia, l'evocatore ha un contraccolpo al mana e alla salute pari al 2% del mana e della salute totale, che persisterà fino alla fine della quest.
• Classe Incantesimi-
Prima Classe – Completa.
Seconda Classe – Completa.
Terza Classe – Completa, escluso [color=firebrick]Fattoriam.

Quarta Classe – Completa, esclusi Circumflamma, Ignimenti, Mucum and nauseam, Napteria, Neptuno/Aqua Eructo.
Quinta Classe*Stupeficium
Sesta Classe*Perstringo

» Equipaggiamento:
• Mantello della Resistenza: Indossato;
• Artiglio del Drago Sminuzzato (x2): Monouso. [Protegge per due turni dall'attacco del nemico]; → Nella tasca dei pantaloni.
• Pugnale Normanno (copia): [Argento lavorato, pulizia in linee, disegno essenziale. Ottimo ausilio per la preparazione di pozioni di semplice e media difficoltà. Può correggere lievi errori nella preparazione, almeno in fase preparatoria degli ingredienti. Parigi, X Dc]; → Infilato nella cintura.
• Anello della Gorgone: Se utilizzato contro un avversario umano blocca totalmente o parzialmente i suoi movimenti per 1 turno, non pietrificandolo. Utilizzabile solo in Quest ed Eventi. → anulare della mano destra.
• Anello Difensivo, pezzo unico. Pietre: Acquamarina. Protegge da danni fisici e incantesimi. Anche dall'Avada Kedavra ma poi si spezza. Usabile 1 volta per Quest. → Medio della mano sinistra.
• Bacchetta; → Nella tasca dei pantaloni.
• Una collana con la Runa Hagalaz: indossato e nascosto sotto la maglia.
• Girocollo con un ciondolo d'oro a forma di Ankh: indossato e nascosto dentro sotto la maglia.
• Spilla de La Scuola di Aten: in tasca.
• Sacchetta Medievale (Copia: + 3 Corpo +1 Mana): comoda sacca in cuoio e pelle conciata, presenta robuste cuciture e due piccole cinghie sul davanti che assicurano la chiusura. Agganciabile alla cinta tramite due passanti posti sul retro. All'interno è stato praticato un Incantesimo Estensivo Irriconoscibile. → Agganciata alla cintura.
• Mantello della Disillusione [(+ 8 Corpo + 5 Mana) Realizzato con pelliccia di camaleonte, il Mantello della Disillusione rende una buona , anzi ottima mimetizzazione: se il tuo corpo è ben avvolto in questo tessuto, esso sembrerà donarti l'invisibilità]; → All’interno della sacca.
• Polvere buiopesto peruviana; → All’interno della sacca.
• Artiglio della Fenice; → All’interno della sacca.

 
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view post Posted on 23/10/2016, 17:07




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L'enorme giudice del Tempo continuava a scandire il suo verdetto, mentre già il professore si girava, attendendo che la fine dell'ottavo tocco gli permettesse di parlare. Nei venti secondi che seguirono la porta si aprì e si chiuse un paio di volte, gli ultimi arrivati facevano il loro ingresso nell'ormai affollato ufficio, e Ethan concludeva il suo censimento mentale dei presenti: v'erano una decina di adolescenti, in quella fascia imperscrutabile che andava dai 14 ai 17 anni, tra cui le due giovani dell'anatra assassina e due ragazzi magri dai capelli rossissimi, fratello e sorella probabilmente, accostati da una parte; sparsi qua e là, un paio di giovanissimi nanerottoli dall'aria spaesata e assai poco convinta, che non superavano i 13 anni; infine la cavalleria, quattro svettanti e baldi giovani, uno dei quali per poco non lo superava in altezza, menti ossuti e sbarbati, sguardo sicuro, di chi sa già tutto della vita e ha il proprio destino in pugno. Uno in particolare, arrivato quando già il professore azzardava le prime parole, gli ricordava sé stesso da giovane. Dentro di sé, li detestava; ma era una sensazione non ammessa ai piani più superficiali della coscienza, un antico rimorso sepolto tempo addietro nel giardino del suo Io, ma che era riuscito nel tempo a fare radici. I suoi fiori si presentavano come semplici sensazioni di sgradevolezza ogniqualvolta il suo sguardo incrociava un particolare in più in quei baldi giovani: una capigliatura arruffata, uno sguardo sprezzante, una bacchetta estratta e tenuta tra le mani in un momento di massima calma.

Non era colpa loro, del resto, erano soltanto i vessilli di un odio non a loro destinato.

Il risuonare della parola "accompagnati" lo scosse dalla sua contemplazione interiore, facendolo sentire chiamato in causa, e difatti circa due secondi dopo ecco il pronunciarsi di un "...Mister Cooper..." No. Fermi tutti. Quello NON era il suo nome. Avvertì sulla pelle il sollevarsi di qualche sguardo, e frettolosamente cambiò l'espressione interdetta in un sorriso un po' storto, e tuttavia accettabile. Cooper? Si doveva esser trattato di un lapsus, forse l'effetto dell'incedente vecchiaia, ma ormai il discorrere del professore era proseguito, un inarrestabile fiume di parole e nozioni. No, non poteva correggerlo davanti a tutti i suoi studenti, sarebbe stato irrispettoso ed estremamente umiliante, per entrambi. Continuò a sorridere per un paio di istanti, prima di trasformare quella goffa parentesi in una più neutra espressione. Il successivo richiamo alla raccolta delle spille distrasse ogni mente dall'improbabile nome del nuovo guardacaccia, e fu con non poca sorpresa che Ethan incontrò nello sguardo del professore un invito a raccogliere a sua volta la spilla. Doveva? Era così importante? Si fece avanti per afferrarne una, rigirandola tra le mani come per valutare se indossarla o meno prima di affiggerla, non senza una punta di imbarazzo, al petto. Quale era poi la funzione da non sottovalutare? Servivano forse a ritrovarli nel caso si perdessero? Aveva forse paura che si desse alla macchia? No, più probabilmente si trattava di semplice spirito di gruppo, roba del genere. Rialzò lo sguardo per trovare il professore alle prese con il pesante libro che si trovava sul leggio al centro della stanza, un tomo all'apparenza antico, e prezioso, a giudicare da come le rugose mani si muovevano tra le pagine. Ethan aveva immaginato, vedendolo, che il professore volesse legger loro qualcosa prima di dare istruzioni sull'uso delle Passaporte che li avrebbero portati fino in Messico; di certo non si aspettava quello che accadde nei seguenti istanti.
Proprio mentre spostava lo sguardo sulla Fenice del professore, che già dalla sua prima entrata in quell'ufficio lo aveva profondamente affascinato e si mostrava ora nella sua prima giovinezza, poco più che pulcina, il tempo sembrò fermarsi mentre i colori della sala sbiadivano in un lento vortice confuso. Con le mani cercò il muro dietro stante, credendo di star per svenire, ma il suo peso incontrò il semplice vuoto, sbilanciandolo all'indietro.

Cadde a terra con un tonfo sordo. E tuttavia l'urto fu decisamente meno forte di quanto si era immaginato, merito forse del terreno morbido, della gentile erbetta... Fu questo secondo particolare a scatenare i meccanismi di allarme del suo cervello: qualcosa non andava, le informazioni che il tatto, l'olfatto, la vista mandavano non corrispondevano affatto con ciò che avrebbe dovuto essere. Cominciò a rialzarsi, guardandosi attorno: il resto della combriccola era sparpagliato attorno a lui, chi per terra, chi in procinto di alzarsi, chi miracolosamente in piedi. Sembravano confusi e... diversi? Una rapida occhiata in giro a confermare il nascente dubbio: sì, i vestiti di tutti i presenti in quell'ufficio nel nord della Scozia erano stati magicamente trasformati, tramutati per adattarsi a un altro luogo, e soprattutto, un altro tempo... Unica certezza in quel confuso oceano di cambiamenti, la voce del professore. Peverell stava lì, imbacuccato in un abito che lo avvicinava moltissimo ad un neo pontefice, a spiegare la lezione di storia quotidiana come se non fosse successo assolutamente niente di straordinario. Ma la sua voce, normalmente appacificante e - lo ammetteva lui stesso - soporifera, non riuscì questa volta a calmare gli orrendi sospetti che già crescevano nella mente del Guardacaccia; anzi, buttavano paglia nascente fuoco. Rimase semisdraiato e confuso finché il professore non ebbe finito di parlare, quindi, come destatosi da un sogno, si rialzò in fretta (o almeno, alla velocità concessagli dalle cicatrici) e raggiunse il docente. Normalmente non era una persona che si faceva prendere dal panico, né amava sprecare parole, ma a sua scusa la situazione era tutto fuorché normale: indossava un abito che era sicuro di aver visto addosso a uno dei personaggi di un film di pirati, visto una sera di due estati prima con sua figlia. "Professore, non capisco. Tutto questo è... è normale? Credevo che-" Che avrebbero viaggiato per Passaporta? In effetti l'aveva dato per scontato, persino l'orario serale al quale erano partiti era perfetto perché si ritrovassero in loco in un luminoso e perfettamente ordinario pomeriggio. Si trattenne dal continuare, imponendosi mentalmente di stare calmo davanti al resto del gruppo. Per maggior sicurezza, ridusse ulteriormente il tono della voce, ora quasi un sussurro, perché solo il professore lo potesse sentire. "Siamo davvero nel passato? Intendo, fisicamente." Una domanda semplice, e tuttavia quantomai vitale. Ethan Carter aveva lavorato per lungo tempo al Ministero, e per quanto non lo avesse mai provato di persona sapeva che era assolutamente possibile viaggiare a ritroso lungo il poderoso torrente della Storia. Ma, per quanto ne sapeva, la Magia moderna era in grado di forzare le leggi della natura per minuti, ore al massimo. Non interi secoli. E tuttavia, loro erano lì, nei loro corpi, e ciò escludeva ogni possibilità che si trattasse di un'illusione ben orchestrata. E se anche, perché non informarlo? Preferiva, nel caso, fare la figura dell'imbecille mostrandosi allarmato dinanzi all'intero gruppo di relativamente tranquilli ragazzini, piuttosto che rischiare la sua vita. "Le devo chiedere di spiegarmi meglio a cosa andiamo incontro, e se gli studenti saranno veramente in pericolo di vita." Non c'era l'ombra di un neppur vago divertimento nel suo sguardo, fissato negli specchi smeraldo del professore. Aveva accettato di accompagnare un gruppo di ragazzini in una scampagnata messicana, non ad aiutarli ad alterare il passato uscendo vivi da una battaglia avvenuta secoli or sono. Ciò, ne era abbastanza sicuro, era anche illegale.
Avevano già inventato i fucili in quel secolo? Cristo, sperava di no.


Dopo aver scrutato tutto il gruppo, e in particolare Daddy, William, Nathan e Patrick, Ethan cade a terra, si ritrova nel passato, si guarda un po' intorno e, ascoltata la spiegazione di Peverell, gli si avvicina per chiedere maggiori spiegazioni. La sua prima frase è detta in tono allarmato, chiunque con un minimo di orecchie la può sentire. Gli ultimi due parlati sono quasi sussurrati, quindi no metagamo pleaserino. Il suo ex-zaino, ora bisaccia a tracolla, è per ora abbandonato sul prato ove Ethan era caduto, per chiunque voglia approfittarne.

Vestiario aggiornato.



Ethan Carter

Punti Salute: 162
Punti Corpo: 110
Punti Mana: 110

Punti exp: 23
Incantesimi conosciuti: Prime tre classi di incantesimi, proibiti esclusi,


Inventario:

°Bacchetta Magica: dentro una custodia, nella cintura.
°Zaino a tracolla: in vecchio stile, non ha problemi ad essere maltrattato. ---> in VECCHISSIMO stile, è ora una bisaccia a tracolla, continua a contenere il resto degli oggetti.
°Borraccia: in metallo, esterno in cuoio, forma rotonda. Nello zaino. ----> cuoio e legno, più o meno stessa forma, continua a contenere acqua. Continua ad essere nello zaino.
°Mantella: in lana, ripiegata nello zaino. ----> è ora poco più che una pelle di pecora conciata. Comunque ideale per tenersi al caldo nelle fredde notti messicane.
°Un panino: contiene del roastbeef che potrebbe o non potrebbe risalire alla cena della sera prima. Nello zaino, avvolto in un fazzoletto. ----> I pezzi di pane sono più o meno gli stessi, ma più schiacciati e rozzi. Il roastbeef è ora carne secca.

Vestiario:

Ethan indossa degli scarponi in cuoio, nei quali sono ben calzati dei pantaloni di tela marrone scuro. Ai fianchi, una cintura in pelle appena più spessa di quella con la quale era partito. La camicia e la veste da mago che indossava si sono tramutati in questo:

Fallen%20Knight%20Armor

 
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view post Posted on 23/10/2016, 17:27
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You can take the darkness out of the man, but you can't force him to step into the light.

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Scheda Thalia J. Moran Clothes
Se ne stava lì in piedi, silenziosa e in completa riflessione. Non era facile ammettere quanto fosse diverso il suo pensiero, ora, in merito a quell'assurda avventura ambientata cinque secoli prima: che cosa le era saltato in mente, decidendo di prendervi parte? Credeva forse di avere i mezzi necessari per sopravvivere in un ambiente sconosciuto come quello?
Mano a mano che i partecipanti aumentavano in numero, il suo sguardo passava da un volto ignoto all'altro. Ad eccezione dei Prefetti e del Caposcuola della sua Casata, il resto della combriccola sembrava giunto per la prima volta all'interno delle mura scolastiche.
Visi incrociati accidentalmente nei corridoi, subito dimenticati per far spazio alle nuove lezioni e agli impegni di sempre, comprese le costanti preoccupazioni. Tra questi, l'individuo che più la sorprese di trovare nella stanza, mimetizzato malamente in quella marmaglia di studenti di diverse età e provenienze, era un uomo. A giudicarne l'aspetto doveva essere vicino alla quarantina, anno più anno meno, capelli castani e brizzolati e barba scura. Un uomo ordinario, almeno nell'apparenza. Non che le importasse troppo sapere quale sarebbe stato il suo ruolo all'interno dell'intera faccenda, ma la incuriosiva conoscerne le generalità. Associare un nome ad un volto, una prassi per lei tanto fondamentale quanto, di fatto, superflua ai fini della questione per la quale si trovavano tutti nell'Ufficio del Professore di Storia della Magia.
Gettò uno sguardo a Mike, accanto a lei e in apparenza calmo.
Se lo conosceva davvero come credeva, la calma del momento era solamente uno specchietto per le allodole. Dentro di sè doveva covare tensione da vendere, uno stato d'animo che non solo l'avrebbe messo in pericolo, rallentandolo nelle decisioni, ma che l'avrebbe posto, presto o tardi, in una condizione di difficoltà con l'intero gruppo. Per quanto la riguardava, era certa di tentare l'impossibile per rendersi utile ed evitare, così, di associarsi all'idea della "palla al piede", figura che da sempre la infastidiva.
Si avvicinò appena al Serpeverde, colmando la breve distanza con naturalezza e sfiorandone appena l'avambraccio col proprio. Doveva essere una sorta di gesto di conforto, così se l'era immaginato in quel momento. Il suo sguardo tornò poi a sondare i presenti, proprio quando l'ultimo arrivato - uno studente decisamente più grande - aveva fatto il proprio ingresso nella stanza.
Il quesito che tanto aveva affollato la sua mente, ricacciato indietro con decisione, alla fine si era nuovamente fatto avanti più prepotente che mai. Di quanti avrebbe potuto fidarsi? Oliver era suo compagno ed amico da ormai tre anni, avevano condiviso molto più di quanto ci si potesse aspettare da due quindicenni; Mike si sarebbe rivelato l'origine della distrazione oppure, al contrario, della determinazione a giungere indenni al termine di quell'avventura. La maggior parte dei compagni costituiva un'incognita, alla quale avrebbe dovuto affidare se stessa senza riserve? Oppure aveva una scelta diversa?
Il lavoro di squadra non era un problema, in passato aveva avuto occasione di testare quel metodo con discreto successo e senza provocare, a se stessa e agli altri, ingenti danni. Eppure, nonostante quello spirito collaborativo, qualcosa le suggeriva di preferire – nonostante tutto – se stessa. Quante volte aveva condannato le scelte compiute da altri? Quante volte avrebbe desiderato ammutolirli in funzione di scelte più sagge e consapevoli? Sì, il lavoro di squadra poteva funzionare in determinate circostanze, ma troppe teste e troppi ragionamenti avrebbero garantito una baraonda che li avrebbe condotti alla disfatta. E, oggettivamente, teneva troppo alla propria esistenza per tornare indietro senza qualche arto.
In seguito a quel pensiero, interrotto dalla voce dell'insegnante, allungò una mano a raccogliere una delle Spille che l'anziano offriva ai nuovi partecipanti. Aveva firmato una condanna a morte? Probabile. Fuggire dal Destino non era più possibile, la certezza le era derivata direttamente dallo sguardo dell'insegnante. Si trattava sempre di scelte più o meno ponderate.
Infine, introdusse all'intera squadra – se così poteva definirsi – l'uomo sulla quarantina. Ethan Carter, Guardiacaccia. Possibile che non ricordasse il suo volto? Eppure non aveva perso l'annuncio della Preside Bennet di quasi un mese prima.
Quando il Libro fu aperto alla pagina esatta, tutto ciò che aveva memorizzato con un veloce sguardo di quell'Ufficio, svanì. A sostituirlo, un vortice di suoni e colori, indistinti. Poi, solo un tonfo su terreno duro e, all'apparenza, erboso. Le sfuggì un lamento, breve e indistinto, visto che più o meno tutti si erano ritrovati a terra esattamente come lei.

«Cominciamo bene.» commentò, stirando le braccia all'indietro e poggiando i gomiti a terra. Accanto a lei, Mike versava nella medesima condizione. *Fantastico.* Rotolò sul fianco destro, premendo le mani sull'erba e cercando di mettersi in piedi. Barcollò appena, ma si rimise dritta quasi immediatamente. Istintivamente, senza che le buone abitudini morissero, si lisciò gli abiti, scoprendoli cambiati. Di certo non si aspettava di girare per il Messico del 1521 con un paio di jeans e un maglione. La cosa che più la preoccupava era la borsa a tracolla ed il suo contenuto, specie la Fiala di Dittamo così gelosamente conservata fino a quel momento. Cercò con lo sguardo nella zona circostante, realizzando solo in seguito di avere alla cintura, al fianco sinistro, una scatolina di cuoio rinforzato contenente la fialetta. Sul lato destro, un fodero custodiva la bacchetta di salice. I guanti che aveva portato con sé erano lì accanto, adagiati sul terreno. Li raccolse, assicurandoli al cinturino di cuoio.
Non appena furono tutti in piedi, chi più dolorante di altri, Peverell iniziò a spiegar loro la precisa ubicazione della città, che cosa sarebbe accaduto e poche altre informazioni.
*Suppongo sia chiaro che ci dovremo arrangiare.*
Udì Horus pronunciare il proprio voto per Niahndra Alistine come Capo-Spedizione.
Conosceva di vista tutti i Prefetti di Tassorosso e il Caposcuola, ma non aveva mai parlato con nessuno di loro. Niahndra poteva davvero essere la guida necessaria a riportarli a casa interi? Non ne aveva idea. Percepì in quell'istante la propria inadeguatezza a quell'avventura, ignorando il nome della maggior parte dei presenti, i loro pregi, i difetti e le loro qualità. Come avrebbe potuto scegliere uno sconosciuto come Capo-Spedizione? Tutti sembravano più che qualificati a ricoprire quel ruolo, almeno nella teoria, ma di certo la sopravvivenza del gruppo doveva essere ponderata e consapevole. E di consapevolezza in tal senso, lei, non ne aveva affatto.
Decise di tacere, dunque, continuando a riflettere sugli unici membri del gruppo ai quali avrebbe affidato la sua vita: Oliver e Mike. Il primo, fiero Caposcuola, il secondo, onorato Prefetto. Tutti e due frequentavano il terzo anno. Cosa potevano fornire al gruppo che lei stessa non potesse offrire? No, non poteva puntare il dito su di loro, investendoli di un ruolo che non avrebbero saputo come portare a termine in così giovane età. Lo sguardo corse poi ai membri più anziani che, difficilmente, si sarebbero lasciati guidare da studenti di età minore alla propria.
*E come dargli torto.*
Altra questione, la fazione in cui schierarsi.
Quella decisione sembrava ancora più funesta della precedente: schierarsi con i vincitori o con i vinti? Probabilmente avrebbe dovuto seguire l'istinto, schierandosi con il popolo più debole, così come aveva fatto nel tempo presente, schierandosi con il Comitato. C'era davvero dubbio su quale alternativa il cuore l'avrebbe spinta a dare la propria preferenza?
Eppure, a cinque secoli di distanza dalla propria epoca, l'unica cosa certa era la realtà dei fatti: il popolo aveva perso contro gli Europei. Non c'era nulla che potesse fare per contribuire a quella causa, conducendoli ad un Destino diverso. No, decisamente non poteva essere quella la scelta. Tuttavia, stare dalla parte del più forte, forse, le avrebbe permesso di cogliere maggiormente le sfumature dell'evento, dandole la possibilità di comprendere quali fossero state le reali intenzioni degli spagnoli sin dall'inizio del genocidio. Semplice voglia di annientare il prossimo, in un assennato tentativo di vanificarne l'esistenza, o scelta consapevole, forse sofferta in qualche modo, ma necessaria?
La storia aveva sempre due versioni: quella dei vincitori e dei vinti. Solamente in questo caso, si sarebbe schierata dalla parte opposta a quella suggeritale dall'indole altruista e generosa. Ancora una volta, la curiosità e la razionalità avevano prevalso sul sentimentalismo.



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Statistiche:
PS: 140
PC: 86
PM: 84
Exp: 9,5

Inventario:
◊ Bacchetta Magica
◊ Ciondolo Capello di Veela
(incanta l'avversario in quest per un turno)
◊ Anello Gemello
(la mette in comunicazione con Mike T. Minotaus)
◊ Fiala di Decotto al Dittamo
◊ Guanti Sostegno del Paladino
(Guanti ignifughi, impermeabili, resistendi all'acido, alle basi, al freddo. Proteggono le mani da tutti gli elementi naturali e da colpi fisici)


Lunga fase riflessiva sull'avventura che sta per compiersi, nulla di troppo complesso (ma nemmeno rilevante). iniziale considerazione sui componenti del gruppo, il suo sguardo viene catturato da quello che scopre essere "il signor Cooper", ma che ricorda solamente in seguito essere stato presentato un mese prima come Ethan Carter, Guardiacaccia. Arrivo nella radura, ulteriore fase di riflessione sul Capo-Spedizione (che non sceglie) e sul perché Mike ed Oliver non possano esserlo a suo avviso. Finale conclusione sulla fazione da appoggiare.

Vestiti Aggiornati.

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view post Posted on 23/10/2016, 17:42
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olivergiacca
Già prima di ricevere data e orario di quell'appuntamento così speciale, Oliver aveva immaginato un numero di presenti che si aggirasse fra i cinque e i dieci. Non avrebbe potuto saperlo con certezza, per lui sarebbe stato il primo incontro patrocinato dalla Scuola di Atene, eppure in quel preciso momento non riuscì a trattenere un sorriso piuttosto luminoso, unito ad un'espressione sorpresa che tanto s'addiceva al suo volto già di per sé preda di grandi emozioni. A quanto pareva, si trattava effettivamente di un gruppo ben nutrito, composto da volti familiari e da altri poco conosciuti. Fin da quando aveva messo piede nell'Ufficio del professor Peverell, Oliver era stato contento di aver scorto la figura di Elhena: non vantavano un'amicizia vera e propria, non ancora perlomeno, tuttavia la loro comune appartenenza all'Esercito di Studenti non poteva che essere un punto d'onore per la fanciulla nonché una rassicurazione non indifferente per il Caposcuola. E poi, lentamente, erano giunti gli altri, uno dopo l'altro come tasselli di un puzzle intenzionato a plasmarsi il prima possibile. Il tempo scandiva il corso dell'avventura tanto attesa e Oliver aveva appena finito di salutare con affetto Thalia al suo fianco e altri studenti che aveva a cuore quando la voce del Docente lo riscosse completamente. *Si inizia!* fu l'unico pensiero, secco e diretto, che fece breccia nella sua mente, lasciando che i battiti del cuore aumentassero nello stesso istante. Prendendo la Silla, si sentì al settimo cielo. Non avrebbe mai ritenuto possibile, fino a quel pomeriggio di inizio Ottobre, di poter fare un tuffo nel Passato. Credeva che si trattasse di un'illusione, di uno dei strampalati effetti della magia che aveva imparato a riconoscere perfino nello store musicale nel quale lavorava come commesso, dove un giorno era possibile imbattersi in un Flauto svolazzante e l'altro era probabile che si cadesse nell'infausto scherzo di una Lira Amorosa che invitava a baciare con passione la prima signora grassa entrata in negozio. Eppure... eppure si sbagliava, per sua fortuna. La Magia non si limitava ai trucchi, agiva in modi imperscrutabili anche per individui come Oliver, la cui Vista non era mai ferma a causa del dono che aveva ereditato. Fu proprio una riflessione analoga a fare capolino nella sua ragione, mentre le fila del potere del Libro lo abbracciavano energicamente: per la prima volta in tutta la sua giovane vita, il Caposcuola aveva la possibilità di vivere il Passato in carne ed ossa, autenticamente, invece di rivolgere il suo Sguardo al Futuro. C'era un nesso metaforico che spaziava in lungo e in largo, una simbologia che soltanto lui, in qualità di Veggente, avrebbe potuto afferrare al volo. «Godric!» sussultò nell'esatto momento in cui capitombolò al suolo come un allocco. Il caldo lo strinse nella sua morsa ancor prima che Oliver fosse in grado di capire dove diavolo fosse finito. La spiegazione di Peverell era stata abbastanza chiara, nessun dubbio al riguardo, ma i pensieri del ragazzo si erano stranamente soffermati su un solo termine: massacro. Forse era uno scherzo, magari un modo di dire. Non era lo stesso Scozzese ad aver minacciato il Grifondoro di rinchiuderlo nella Torre di Londra? Oliver aveva supposto fosse una battuta, ma chissà. «Thalia?» C'era qualcuno accanto a sé, forse era proprio l'altra Irlandese o forse si stava sbagliando di grosso. Sollevò il capo verso l'alto, restando immediatamente abbagliato dalla luce del Sole. Chiuse gli occhi velocemente, le palpebre pronte ad oscurare quell'esplosione di positività, mentre l'adepto di Godric si lasciava baciare dolcemente dal calore. Furono i primi mugolii a riportarlo con i piedi per... *Terra* concluse tacitamente, un pensiero di pura meraviglia a fargli compagnia. Allora era vero! Erano capitati da un'altra parte! E ragionando sul fatto che la Materializzazione fosse impossibile da attuare ad Hogwarts - ad eccezione degli Elfi Domestici, sia chiaro - occorreva ipotizzare senza dubbio di essere in un altro luogo e in un'altra epoca, a giudicare dai vestiti che Oliver si era ritrovato. Non erano i suoi, di certo non quelli che aveva indossato per la serata. Si augurava di non aver perso la sua felpa arancione, una delle sue preferite, ma tenne per sé quelle stolte preoccupazioni. Si rialzò agilmente dopo aver passato la mano destra sul terriccio, giusto per assicurarsi che fosse vero. Avrebbe evitato di darsi un pizzicotto, il caldo era forte e l'adrenalina scorreva talmente nelle sue vene da essere sinonimo di Vita con la lettera maiuscola. «Miss Moran, siamo in Messico!» esclamò, cercando l'amica. Se fosse stata ancora a terra a sua volta, a causa della caduta temporale, avrebbe offerto subito il suo aiuto. Era o non era un galantuomo? Avrebbe fatto lo stesso anche con Mike, quel giovane Serpeverde che aveva conosciuto tempo addietro per una comune passione legata all'ambito delle Pozioni, porgendogli dunque la mano in quel presente così poco ordinario. Infine, l'esplorazione poté avvenire. Se il suo aspetto era ancora immutato, il suo vestiario sembrava essere uscito fuori da una sfilata di moda rinascimentale. Oliver si assicurò di avere ancora la Sacchetta Medievale con alcuni artefatti magici attaccata alla cintura, alla quale notò la presenza di un aggancio per una spada, sostituita chiaramente dalla bacchetta magica. La sfiorò per tranquillizzarsi, mentre strabuzzava gli occhi per ammirare le sfumature del verde e del marrone che sposavano l'azzurro del cielo. Una fitta vegetazione si scorgeva in lontananza dal colle sul quale erano piombati. Il Lago, splendido perfino da quella distanza, somigliava ad una distesa di gemme blu liquefatte e il pensiero di immergersi come durante uno dei suoi campeggi in Irlanda fu tanto piacevole quanto divertente. Era pronto per mettersi in gioco, così fece qualche passo in avanti per raggiungere il professore, che non aveva più - a sua volta - gli abiti di prima. Mandò a memoria quanto appena ascoltato, la curiosità che subito si accendeva all'idea di entrare a contatto con la cultura azteca. Di certo avrebbe preferito scoprirla fin nel profondo. Soppesò lo sguardo dalla Fenice al Caposcuola Tassorosso, annuendo con un cenno del capo. Un capospedizione era fondamentale, non sarebbe stato un vero e proprio leader, quanto una guida. Perlomeno, così Oliver preferiva considerare un ruolo simile. Niahndra era stata scelta dal suo collega, del resto era Prefetto della sua stessa Casata e lo studente avrebbe potuto vantare una conoscenza maggiore rispetto a lui... lui che, come avrebbe potuto dimenticarlo, era stato addirittura scoperto a violare il coprifuoco dalla ragazza alcuni anni prima, quando non era altri che un alunno come tanti. No, non sarebbe stata la sua prima scelta, non aveva molta stima di Miss Alistine al seguito di quello spiacevole evento. Forse avrebbe potuto cambiare idea, certamente, ma non ora. «Daddy» precisò quel nome con tono forte, scoccando un occhiolino al ragazzo. Non soltanto era Capocasa dei Corvonero, anche se non da molto, ma era suo amico ed era membro dell'ES. Si sarebbe fidato ciecamente di lui, senza dubbio. E poi, Toobl non era il classico tipetto da fingersi dittatore. Non con lui. «Voto te per guidarci. Sei tra gli studenti più esperti, hai buon carattere e... insomma, sei un Corvonero, di sicuro potrai far funzionare quel cervelletto!» Sorrise, prima di concludere con una frase dal tono più basso, rivolta quasi esclusivamente all'adepto di Priscilla. «Hai la mia fiducia, cerca solo di non innamorarti di un'altra Piovra Gigante in quel Lago lì fuori, però!».



Statistiche
Punti Salute: 178
Punti Corpo: 150
Punti Mana: 162
Exp: 18

Abilità
Divinatore Base
Riassunto
Appuntata la Spilla al petto, Oliver si perde nella descrizione di stupore, meraviglia e simboliche riflessioni fra Passato e Futuro a causa della Vista che possiede. Capitombolato nel lontano Messico, ha la prova di non essere vittima di un'illusione. Altre emozioni, infine rivolge attenzione a Mike e Thalia al suo fianco e poi, sull'esempio di Horus, nomina a sua volta un capospedizione, scegliendo Daddy perché convinto sia l'esempio migliore, oltre al fatto che sia suo amico. Vestiario aggiornato: click
Inventario Attivo
• Bacchetta magica
• Anello del potere: blocca l'avversario per due turni; indice.
• Nanosticca: rimpicciolisce fino a 30cm. Un turno. Tasca sinistra.
• Bracciale di Damocle +5 PM +5 PC
doppio incanto in un post, valido una volta ogni 6 post. Polso destro.
• Bracciale Aspide Notturna +3 PM +3 PC
capacità di percepire se nell'ambito di gioco sia presente un oggetto sotto Incantesimo, incrementa la resistenza contro la magia nera.
• Detonatore Abbindolante
distrae per un turno, ottimo diversivo.
• Sacchetta Medievale + 3 PC +1 PM
Incanto Estensivo Irriconoscibile, max 5 oggetti
- Mantello della Disillusione +8 PC + 5 PM
- Cuore della Banshee + 5PM

controllo sulle emozioni (istigare un'emozione, far sentire dolore). Un turno.
- Corno Vichingo +2PM
suonato, allontanerà tutti gli animali magici e non (ad eccezione di quelli con un intelletto pari a quello umano) nel raggio di 800 m dal suonatore.
- Nano Arcibaldo: unicum. Riconosce piante venefiche, diventando bianco.



 
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view post Posted on 23/10/2016, 18:07
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L’essere arrivata per prima nell’ufficio di Peverell, per quanto fonte di disagio, le aveva permesso di studiare gli altri membri della combriccola. La Tassina vide sfilare davanti ai suoi occhi ex compagni di avventura – fuggire dai Templari era un’esperienza che bene o male ti legava per la vita – volti conosciuti e persone di cui a malapena ricordava il nome. Rispose al cenno di Horus, riservandone uno simile a Niahndra, Eloise e Amber.
“Hanno incastrato anche te?” sussurrò a quest’ultima quando la affiancò. Notò poi Emily, che si era fidata di lei abbastanza da rivelarle il segreto di suo padre, e Arya. Un lieve sorriso fu rivolto anche ad Oliver – la Tassina si trovò a sperare che la sua presenza esuberante fungesse da portafortuna per la notte. Infine si accorse di Swan, il Corvonero che anni prima l’aveva introdotta all’ES, ma con lui i rapporti erano sempre stati ben freddi. In retrospettiva, riflettendoci ad anni di distanza, il giovane non era stato un campione di tatto quando lo aveva arruolata. Sapeva che anche Brior e Tooby erano diventati dei mini-soldati, dall’ultima sua visita alla stanza delle necessità, ma la fiducia della Tassina sarebbe sempre andata a quelle persone con cui aveva già condiviso le proprie avventure. Horus. Eloise. Niah.

* Abbiamo un nuovo Guardiacaccia? *
Sollevò lo sguardo a studiare l’uomo barbuto che spiccava tra gli studenti più giovani. * Devi proprio avere la testa fra le nuvole, eh? *
Quindi miss Goodheart non sarebbe stata partecipe di quella nuova avventura. Del resto, come biasimarla? La donna ci aveva quasi lasciato le penne durante l’assalto alla cattedrale. Eppure Elhena non poteva negare che si sarebbe sentita più sicura in presenza della docente di Erbologia.
Quando giunse il momento, sfiorò la spilla appuntata sulla maglietta, i simboli della Luna e di Mercurio leggermente più chiari rispetto al resto del bronzo. Sapeva che se mai le cose si fossero messe male, quel piccolo oggetto avrebbe rappresentato la salvezza.

* Già, ma quand’è che le cose si mettono male? *
Forse quando sei sul punto di essere sacrificato al Serpente Piumato? O era Maya. Ecco, ora si pentiva di aver trascurato il capitolo sulle civiltà amerinde. Comunque era tardi per pentirsi di una distrazione passata. * Sei ancora in tempo per girare i tacchi *
Invece, dopo aver studiato per qualche secondo l’illustrazione sulle pagine del libro, nel punto dove Peverell aveva deciso di aprirlo, toccò il tomo, già pronta al vortice che sarebbe seguito. Si complimentò da sola per non essersi ingozzata a cena.

“Ouch!”
L’avere lo stomaco semi-vuoto non la salvò dall’atterrare di sedere, dritta sull’osso sacro. Si accorse di avere il braccio sinistro bloccato sotto l’addome di qualcuno – Eloise a giudicare dalla chioma rossa – e le gambe aggrovigliate con quelle di Black. Le districò, scusandosi e gattonando fuori dal mucchio selvaggio per trovare uno spazio libero dove rimettersi in piedi.
Spazzolandosi la gonna dai residui di terra e dai ciuffi d’erba, mentre si tastava gli arti per essere sicura di non avere nulla di rotto o slogato o infortunato – non si poteva mai sapere – si accorse di come i suoi abiti fossero mutati. La gonna di jeans ora era in panno, mentre la T-shirt si era mutata in una blusa da contadina. La Tassina mosse qualche passo per verificare la libertà di movimento. La gonna pizzicava un po’, ma era morbida e la lunghezza non era cambiata molto.

* Posso accontentarmi *
Scelse tuttavia di piegare il mantello e di ficcarlo in quello che ora era diventato una bisaccia di stoffa grezza. Il caldo era già insopportabile senza aggiungere strati di vestiario inutili. La Tassina si schermò gli occhi con la mano sinistra, asciugandosi qualche goccia di sudore dalla fronte, prima che cominciasse a colare sul naso. Peverell li stava già aggiornando.


* Scegliere da che parte stare? *

Oh, Elhena non aveva dubbi su quale popolo avrebbe ricevuto il suo aiuto. Era ben conscia di come la Storia non sarebbe mutata – a meno di non credere a quella teoria delle linee temporali da poco partorita dalla sua testolina - , ma ciò non mutava il disgusto che provava al solo pensiero di schierarsi a favore di un gruppo di barbari assassini che avrebbero sputato in faccia all’ospitalità in nome dell’oro. Perché per lei non c’era giustificazione di fronte all’annientamento di una civiltà intera. Né le importava che secondo alcuni storici l’impero Azteco fosse già in rovina o che chiunque si sarebbe comportato come gli Spagnoli se si fosse trovato al loro posto, perché non era giusto giudicare la mentalità passata con la morale presente. Sì, ne era conscia, ma allo stesso tempo credeva che la compassione e il rispetto fossero qualità fuori dal tempo.
* C’è sempre qualcuno che afferma di essere superiore *
E gli Aztechi non erano santi. Tuttavia esisteva una differenza tra uno sterminio e una guerra ad armi pari. Non c’era stata parità quando le lance si erano scontrate con i fucili. O con le conversioni forzate. Tutto per quell’argento che la corona spagnola, dopo aver dimostrato un’avidità quasi demoniaca, era stata incapace di amministrare per più di un secolo.
Il siglo de oro.
Cent’anni per salire al picco massimo della gloria e per scomparire dal tavolo delle grandi potenze.

Ora per quanto riguardava chi li avrebbe guidati, Elhena aveva pochi dubbi.Niahndra, ci serve la tua …” schiettezza? – “determinazione.”
Eloise era forse troppo giovane. Amber sarebbe potuto essere un ottimo capo, Elhena non lo metteva in dubbio, ma Niahndra aveva più esperienza come Prefetto. Sì, era un ragionamento contorto. Swan? Non era la persona cui Elhena avrebbe affidato la vita – ES o non ES. Oliver? L’essere un Caposcuola avrebbe dovuto deporre a suo favore, ma c’erano momenti in cui l’eccessivo ottimismo poteva rivelarsi un peso. No, Elhena preferiva di gran lunga il sarcasmo di Niahndra.


Statistiche
PS: 187
PC: 134
PM: 136
Esperienza: 27

Equipaggiamento

Zaino di tela contenente la lanterna magica, l’avversaspecchio e il decotto al dittamo (
- Bacchetta magica infilata nella cintura
- Vestiti aggiornati: Gonna di panno, blusa di cotone grezzo a maniche corte, mantello e calzari. Abiti da popolana, insomma. Ho immaginato che la gonna non si sia allungata molto.


Azione: Considerazioni di Elhena sui presenti (interazione con Amber), arrivo in Messico, cambio di vestiti. Scelta di sostenere i Mexica e relativo ragionamento. Scelta di Niah come capospedizione e relative motivazioni.
 
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view post Posted on 23/10/2016, 23:57
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∴ Amber S. Hydra - Prefetto Tassorosso - 17 anni ∴

La stanza iniziava ad affollarsi, Amber immaginava sarebbe successo, alla fine non aveva idea del reale numero di Ateniesi che avrebbero preso parte a quella spedizione.Nonostante fosse psicologicamente preparata, non riuscì a non rabbrividire mentre sconosciuti e non entravano in stanza. La voce di Elhena la distrasse quel tanto che bastava a concederle un po' di tregua dai suoi pensieri. «Si.. alla fine si. Vedremo quanto dovrò maledire la mia curiosità.» le rispose, copiando il tono basso dell'amica.
Venne affiancata poco dopo da Eloise, alla quale rivolse un lieve sorriso, prima di tornare a scrutare i presenti. Fortunatamente per lei, non tutti erano dei totali sconosciuti, essere circondata da altre compagne di casata l'avrebbe sicuramente aiutata a superare il muro iniziale.
La chioma di Horus attirò poco dopo la sua attenzione, molte cose erano cambiate dalla prima volta che lo aveva incontrato e, principalmente per pudore, distolse subito lo sguardo proprio mentre il Caposcuola si affrettava a salutare la sua compagna, L'ultima cosa di cui aveva bisogno era sentirsi un'impicciona incapace di farsi i fatti suoi.
Aveva ormai deciso di puntare lo sguardo in direzione del professore fino a che tutti non fossero entrati, quando una voce, tristemente la fece voltare verso l'ingresso. * William Black *.
Per anni aveva accuratamente evitato di trovarsi sulla sua strada, dopo il loro primo e purtroppo non più ultimo, incontro, aveva deciso che non era il caso di approfondire alcuna conoscenza. Da allora erano cambiate tantissime cose, lei non era più la stessa bimba sulla pedana dei duellanti, ma era bastata la sola presenza di Black per metterla a disagio. Non correva buon sangue, ma l'astio che lei provava non sembrava minimamente paragonabile a quello del Serpeverde. L'occhiata che si trovò a sostenere non le piacque, ma si sforzò di prendere un profondo respiro ed ignorare l'effetto fastidioso di quello sguardo scuro, accennando solo un lieve saluto con il capo, seria come non mai, per poi tornare a concentrarsi sul tomo al centro della stanza. Non si aspettava che lui prendesse parte alla spedizione, ma ora che era lì, rivangare il passato non le sarebbe servito a nulla, anche se fare "tabula rasa" sarebbe stato davvero impossibile.
Quando finalmente anche l'ultimo Ateniese fece il suo ingresso, il Professor Peverell iniziò la spiegazione, invitando i novellini, come lei, a prendere la propria spilla ed appuntarla al vestiario. Rapida e silenziosa, Amber fece quanto richiesto, recuperò la spilla senza guardare nessuno e tornò al suo posto, sempre accanto ad Elhena ed Eloise.

Il libro venne aperto, e degli strani tentacoli ne uscirono, la tassina non ebbe nemmeno il tempo di pensare che potesse essere stato tutto un terribile errore di giudizio, che si ritrovò avvinghiata e trascinata proprio contro il tomo stesso.
In men che non si dica, si ritrovò ad impattare meno delicatamente del previsto contro il terreno. Ci mise un po' ad abituarsi alla luce intensa del loro luogo di destinazione: il Messico. E quando i suoi occhi furono pronti ad affrontare quella che appariva una meravigliosa giornata, almeno dal punto di vista del tempo atmosferico, li aprì.
Sembrava una dei pochi ad avere le gambe libere, in quella massa di corpi un sull'altro, solo le sue mani erano bloccate, dal corpo di Eloise, mentre Elhena sembrava essersi svicolata da poco. Seguendo la scia della collega, sfilò le braccia da sotto la tassista, scusandosi istintivamente.
«Scusami.. » sussurrò prima di uscire in via definitiva da quella bolgia e raddrizzare ben bene la schiena.
Senza nemmeno farci troppo caso, si posizionò ancora poco distante dalla collega garzona, e nel sistemarsi i vestiti si accorse del loro cambiamento. Non indossava più gli indumenti scelti in dormitorio, le braghe erano state sostituite da un'altro paio di braghe, più leggere e più larghe, alla camicia candida che ricordava di aver indossato, si unì una camicia già leggera, verde oliva. Il borsello era stato appena modificato, ma conteneva ancora tutto quando necessario. Delle fasce in cuoio le stringevano il busto, consentendole però un movimento normale, senza stringere troppo, avrebbe infilato lì in mezzo la bacchetta. Per sua fortuna non si era trovata con niente di ingombrante, tutto sommato poteva anche dire di muoversi meglio con quegli abiti che con quelli originali.
Rapidamente si rese conto di non poter perdere troppo tempo ad ammirare il nuovo vestiario, perché le venne richiesto di compiere due scelte, lì su due piedi. La prima era la scelta di una guida, un Capo Spedizione.
«Propongo anche io Niahndra. »Si accodò alla scelta dei compagni di casata. Non poteva dire di conoscerla troppo, ma non poteva dire di conoscere davvero nessuno di loro. Rispettava quella tassina da quanto aveva preso in mano la spilla da Prefetto, e le sembrava tanto razionale da essere quasi simile a lei. Dovendo scegliere, optò quindi per la razionalità fatta a tassa.
La seconda scelta che era chiamata a compiere, riguardava lo schieramento. Erano approdati in un Messico sul piede di battaglia, nel momento in cui gli Spagnoli avanzavano verso la conquista del territorio dei Mexica, ma da che parte era bene schierarsi?
Amber si immaginò di potervi rimuginare ore, ma la realtà era che la sua conoscenza dei fatti era talmente scarsa da non risultare un valido metro di giudizio. Si affidò dunque al suo istinto, nonostante non fosse infallibile, e scelse di schierarsi con i nativi del luogo, i Mexica, nella speranza comunque di dover davvero solo "assistere" all'evento in corso.

Amber osserva i presenti, risponde ad Elhena, segue l'ingresso di Horus, accenna un saluto ad Eloise e ricambia a modo suo lo sguardo truce di William. Prende la spilla.
Arrivata in Messico esce dalla bolgia di arti e vestiti, si sistema in disparte e prende posizione in favore dei Mexica. ( si sgroviglia da Eloise )
Vota per Niahndra.
Vestiario aggiornato.(X niente pelliccia, ovviamente.)




Statistiche:
PS: 161
PC: 99
PM: 107
Exp: 13,5


Equipaggiamento:


Bacchetta: Legno di Sorbo, Crine di Thestral, 12 pollici e mezzo, leggermente rigida

Avversaspecchio: (in borsa) lo specchio rifletterà delle ombre che si faranno sempre più distinte man a mano che eventuali pericoli e/o nemici si avvicinano al proprietario dello specchio

Anello Difensivo:(indossato) Protegge da danni fisici e incantesimi. Anche da Avada Kedavra, ma poi si spezza

Spilla Luna Calante: (appuntata alla tracolla)La spilla della luna calante pare essere in grado di evocare al tocco una coltre di fumo nero che circonda e immobilizza l’avversario.

Camicia della Protezione:(indossato) Gli incantesimi della prima classe non fanno effetto su chi la indossa. Li spedisce direttamente al mittente

Guanti del Minatore: (indossati)Garantiscono una presa saldissima, pressoché impossibile da staccare se non da colui che li indossa

Decotto al Dittamo: (in borsa)1 Fiala.

Tracolla piccola: X Tracolla in pelle, incantata con un incantesimo di estensione.


 
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Arya Von Eis
view post Posted on 24/10/2016, 03:17




Il brusio nell’ufficio non era poi molto, chi già sapeva cosa, più o meno, li attendeva appariva, ovviamente, molto più tranquillo e, semplicemente, aspettava, il resto dei presenti, probabilmente, si faceva più di qualche remora a parlare e a chiedere, optando per il restare silente e sperando in spiegazioni che mai sarebbero arrivate, per lo meno non dal docente.
Peverell attese che anche l’ultimo invitato varcasse la soglia, prese la parola, ma, come al solito, non si dilungò in troppe delucidazioni, preferendo un approccio più diretto
*Buttiamoli nell’arena dei leoni e vediamo che combinano*
C’era da dire che almeno le spille se l’era ricordate e, in quel momento, la serpeverde si ricordò di appuntarsi la sua alla felpa, magari era il caso che qualcuno spiegasse al resto della ciurma che quell’aggeggio doveva servire come salva vita, ma di certo non l’avrebbe fatto lei *Se non si preoccupa lui* rivolse uno sguardo al più anziano del gruppo *devo farlo io?* scosse il capo, si era fissata dei paletti, ma non era convinta che sarebbe riuscita a rispettarli, anche se, per il momento, pareva abbastanza risoluta.
Ed ecco che la stanza iniziò a vorticare o, forse, erano loro, dettagli, il risultato alla fine non sarebbe cambiato, ben presto si sarebbero ritrovati scaraventati in malo modo non si sa dove e, soprattutto, non si sa quando.
Pochi istanti ed eccoli lì ammassati tentando di rialzarsi senza calpestare nessuno, purtroppo, in quelle rare occasioni, anche il suo equilibrio subiva un duro affronto, evitò di pestare la mano di qualcuno, cercò anche di non inciampare su un piede senza apparente proprietario e, finalmente, tornò in posizione eretta.
Presa com’era dal dove metteva i piedi non aveva ancora fatto caso alla splendida giornata di sole che li aveva accolti
*Facciamo progressi insomma* ma la luce le appariva quasi strana, diversa a quella a cui erano abituati e, a dirla tutta, anche più fastidiosa, si portò una mano alla fronte per farsi ombra mentre alzava lo sguardo verso il cielo *In teoria siamo ancora sullo stesso pianeta, almeno quello*
Non si curò molto del resto dei presenti, preferendo dare un’occhiata all’ambiente circostante, non appariva troppo ostile e, per un attimo, si domandò se Peverell non avesse sbagliato i suoi conti *Evidentemente no* l’uomo riprese la parola e gli concesse quel minimo d’attenzione giusto nel caso in cui avesse detto qualcosa di utile, ovviamente ciò non avvenne *E figuriamoci* nemmeno il suo prematuro congedo la stupì *L’altra volta cantava coi monaci, sta volta dove lo ritroviamo? A ballare intorno al fuoco?* scosse il capo, c’aveva rinunciato.
Scoprendosi più vicina al docente di quanto desiderasse, non poté fare a meno di udire le parole di quello che era stato loro presentato come il nuovo guardiacaccia, sorrise per l’ingenuità dell’uomo, si era lasciato convincere senza nemmeno sapere cosa lo attendeva, povero, non lo invidiava e quasi si dispiacque per lui.
Forse per quello o forse per altro, abbandonò per un istante il suo proposito di non interagire e, andando a naso, recuperò da terra quello che doveva essere il bagaglio dello sventurato adulto
-Credo sia suo- glielo porse senza troppe cerimonie, il tono della sua voce era atono ma educato, gli rivolse un mezzo sorriso e poche altre parole prima di congedarsi -L’ultima volta siamo sopravvissuti, ma non ci metterei la mano sul fuoco-
Il brusio iniziò a farsi più intenso, qualcuno aveva anche preso coraggio parlando a tono un po’ più elevato con la chiara intenzione di farsi sentire *Ah giusto* era giunto il momento di eleggere il capo spedizione.
Non se ne preoccupò molto, alla fine un nome valeva l’altro, non aveva una vera e propria autorità, che si arrangiassero, per quanto la riguardava avrebbe comunque deciso per conto suo, preferì dunque soffermarsi sulle ultime parole del docente, avrebbero dovuto scegliere da che parte schierarsi? Voleva che prendessero parte a quella guerra?
*Ha decisamente preso un forte colpo in testa, non credo che la Preside approverebbe* ma tanto la preside lì non c’era, erano solo loro e le folli idee del professore, tanto valeva schierarsi.
*Vincere facile con gli spagnoli o fumare erba con i perdenti?* scelta difficile, in realtà nemmeno troppo, una mente razione avrebbe optato per la prima scelta, andando così sul sicuro *Che poi, mica vero, anche loro avranno avuto i loro morti*, ma lei avrebbe decisamente preferito schierarsi con gli sconfitti, ovviamente non per la futile motivazione precedente, ma perchè l’idea di vivere la storia da un punto di vista che non fosse quello dei vincenti la incuriosiva, si sa che i libri non li scrivono gli sconfitti, quella sarebbe stata una buona occasione per apprendere qualcosa di più, qualcosa che in nessun altro modo avrebbe potuto.
Sì, si era convinta, nel caso, avrebbe dato il suo inutile supporto agli indigeni, ovviamente non pretendeva di cambiare la storia, ma farne parte era pur sempre qualcosa.
Nel frattempo la discussione sul capo spedizione stava proseguendo e, a dirla tutta, sembrava aver preso una piega interessante
*Niahndra Alistine* sorrise sentendo quel nome, okey, aveva detto che quella scelta non le interessava, ma la tassorosso le piaceva, avevano già avuto modo di cacciarsi nei guai insieme e, se proprio doveva, l’avrebbe volentieri scelta, se non altro perchè non la vedeva come un “capo” ma più come una “compagna”, dunque nulla di troppo impegnativo, una sorta di rispetto reciproco e anche di fiducia.
Cercando la fanciulla tra la folla e rivolgendole poi uno sguardo tra il divertito e il complice, prese per un attimo la parola
-Miss Alistine- a stento trattenne una risata -Ha il mio voto- sapeva che l’avrebbe pagata cara, ma piuttosto che ritrovarsi a dover prendere ordini da qualche pallone gonfiato, preferiva essere in debito con la tassina.
Solo a quel punto, notando gli abiti del resto dei presenti, si preoccupò dei suoi
*Chissà che diamine mi ritrovo addosso* si diede una rapida occhiata *Oh beh...simpatico* i pantaloni semplicemente avevano mutato colore, qualcosa di anonimo, probabilmente in linea con le mode del tempo e la felpa era diventata una specie di orrenda camicia misto giacca di un materiale non ben definito *Poco male, data l’invasione e la guerra in corso non credo che qualcuno farà caso ai nostri abiti*
Mentre gli altri ancora discutevano, tornò a guardarsi intorno, presto si sarebbero dovuti mettere in marcia, meglio tentar di capire da che parte andare.



Statistiche:
Punti Salute: 158
Punti Corpo: 93
Punti Mana: 95
Punti Esperienza: 22

Inventario:
- Bacchetta
- fiala Pozione Rinvigorente
- fiala Pozione Addormenta Draghi
- fiala Pozione Mors Aparentis
- Diadema di Veela: Un bellissimo diadema proveniente dal tesoro di una veela. Conferisce un fascino più prepotente nei confronti del nemico.(difatti invocando il suo potere blocca l' avversario in quest per un turno, utilizzabile una sola volta per quest)
- Braccialetto col suo nome
- Bracciale Celtico nero/mogano
- Bracciale Aspide notturna: Questo bracciale, ricoperto da squame di aspide notturna, dona al mago la capacità di percepire se nell'ambito di gioco sia presente un oggetto sotto incantesimo, e incrementa la resistenza contro la magia nera.
- Spilla della Scuola di Atene


Riassunto:
Continuo a far l’asociale, mi appunto la spilla alla felpa, mi ritrovo catapultata in Messico, mi alzo mi guardo intorno, interagisco con Ethan, deciso con chi schierarmi, do il mio voto a Niah e torno a guardarmi intorno.

N.B. Just giuro, niente metagame, ma mi sono presa il lusso di poter sentire data la mia vicinanza e il mio udito leggermente più sviluppato, idem per l’individuazione della tua bisaccia (in questo caso olfatto e non udito XD). Ma se non ti sta bene scrivolo pure e ignorami come se quella parte non ci fosse
 
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view post Posted on 24/10/2016, 23:57
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Rimase ad osservare la situazione attorno a lui leggermente sorpreso.
Mai si sarebbe aspettato di trovare così tanti studenti in quello studio, così come non si aspettava di trovare Alice a quell’incontro.
Girandosi verso di lei, non appena ne riconobbe la voce, si avvicinò per poi dirle


-Hey…Non sapevo ci fossi anche tu.-

Sorridendo, passò delicatamente la mano nella sua, cercando di essere il più disinvolto possibile.
Sicuramente erano ancora tante le cose che non conosceva della ragazza, in particolar modo gli interessi, ma fu piacevolmente sorpreso di trovarsela in quel luogo fatto di facce seriose, come se stessero per andare in guerra.
Avvicinandosi al volto della ragazza per poi darle un dolce bacio sulla guancia, si allontanò da lei non appena Peverell iniziò a parlare.
Volutamente evitò di dare alla ragazza un bacio sulle labbra, non riteneva ne il luogo ne il momento adatto a darsi alle smancerie, in particolar modo, non gli piaceva dar possibilità al prossimo di parlare del suo privato.
Allontanandosi dalla ragazza, grattandosi un sopracciglio con disinvoltura, sentì le parole del Professore per poi rimanere di stucco.
Dal colloquio con il professore aveva capito che il Club di Atena affrontasse la storia sotto un particolare punto di vista, ma non pensava cosi realistico.
Stupidamente il ragazzo si era immaginato che quell’incontro si sviluppasse solo ed esclusivamente tra di loro chiacchierando dei particolari avvicendamenti storici, non che loro diventassero attori della storia stessa.
Soddisfatto per la bella notizia, voglioso di avventura come non mai, riuscì definitivamente a lasciarsi alle spalle la sua voglia matta di andare in discoteca per far spazio ad un innato interesse per la Storia della Magia.
Avvicinandosi a Peverell come se dovesse avvicinarsi al parroco per prendere l’ostia, prese la spilla di quel club per poi appuntarsela sul bavero.
Osservò gli altri presenti compiere quella semplice azione fino a quando poi successe l’inaspettabile.
Stava sorridendo felice, quando notò una fenice svolazzare nello studio. Ammaliato da quella visione, nemmeno si accorse dell’azione di quel libro magico che lo buttò giù a capofitto in quella sembrava essere morbida erba.

Tonf.

In quel modo veniva rappresentato nelle vignette dei miglior fumetti il rumore sordo che aveva compiuto cascando per terra.
Capì tutto in pochi secondi. Bastò uno sguardo in aria per capire che non erano più presenti nello studio del professore ed erano stati catapultati direttamente nella storia.


-Tutto apposto?-

Domandò ad Alice con tono secco, offrendole la mano per alzarsi dal terreno.
Subito attorno a lui sentì un intenso calore avvolgerlo, per poi rendersi conto della luce dargli fastidio agli occhi.
Era successo l’inaspettabile, quello che Peverell aveva dichiarato, ma che lui stesso non pensava accadesse.
Erano in Messico o così aveva detto il Professore e stavano per osservare con i propri occhi una delle più grandi guerre della civiltà umana.
Sentendo leggermente dietro di se un brivido solleticargli la schiena, iniziò subito a chiedersi cosa sarebbe successo.
Nel giro di pochi minuti attorno a loro si sarebbe scatenato il putiferio, putiferio che con tutta probabilità si sarebbe abbattuto anche sui loro corpi.
Senza osservare gli altri, evitando inizialmente quel piccolo dibattito che si era iniziato a sviluppare sul capo spedizione, toccò il terreno per constatare quanto fosse vero.
Erano per caso ritornati nel passato? Erano stati inghiottiti da quel libro per diventare attori protagonisti di quella storia?
No assolutamente no. Daddy era convinto che erano stati inghiottiti da quel luogo solo per capire cosa era successo nel nuovo Mondo, non per cambiare le sorti dello stesso.
Sentendola voce di Horus proclamare Niahndra capo spedizione, rimase sorpreso nel sentire in tutta risposta Oliver fare il suo nome.
Alzando il capo verso il giovane sorrise per poi rimanere taciturno.
C’erano tanti buoni elementi in quel gruppo, per quale motivo aveva proposto lui?
Senza dar a vedere che gli sarebbe piaciuto essere il punto di riferimento in quella situazione, osservò altre tre giovani proporre Alistine.

Toobl-Alistine.
Due cognomi che sembravano essere lontani quanto vicini.
Osservando gli occhi azzurri ghiaccio della studentessa, leggeremente destabilizzato, si alzò in piedi.
Erano sempre stati rivali ma vicini, amici ma distanti.
Erano due calamite di polo uguale che avevano raggiunto gli stessi risultati, ma che sembravano non potersi mai unire tra di loro.
Ripensando ai trascorsi con la sua coetanea, sentì una rapida stretta al cuore, come una morsa, di cui non riuscì inizialmente a liberarsi.
Avevano entrambi desiderato il cielo, avevano combattuto in quel cielo e ora si trovavano sulla Terra per cercare di difendere quello stesso cielo soleggiato di cui avevavano tanto chiacchierato nella lontana torre di Divinazione.
Ricordava ancora come Halloween fosse il loro giorno di compleanno e giorno della rottura del loro strano legame.
Fato aveva voluto che i loro destini iniziassero lo stesso giorno per intrecciarsi e separarsi costantemente, come se qualcosa o qualcuno avesse piacere a giocare con i loro istinti e i loro cuori.
Cuori.
Forse il suo cuore la Tassorosso non lo aveva mai voluto, ma lui era stato per anni convinto che era bloccato solo da qualcosa di indefinito e non per colpa sua o per i suoi atteggiamenti fin troppo gioviali.
Sospirando, cercando di farsi coraggio e di portare acqua al suo mulino, disse


-Sembra che tutti confidino in te Niahndra, ma tu confidi in te stessa?-

Sorrise a quel colpo gobbo che aveva appena riservato alla Tassorosso.
La ragazza che gli aveva spezzato il cuore era sicuramente una delle persone che riteneva avesse più di qualche problema di autostima.
In quella guerra serviva un leader, una persona sicura delle sue doti, che avesse un minimo di esperienza così da poter condurre le persone sane e salve nella guerra che si stava per palesare a loro.
Senza star a sottolineare i suoi premi, le sue vittorie nei duelli, le sue capacità magiche, le sue cariche e soprattutto la sua beneamata strafottenza, continuò a parlare per poi dire


-Non so se mi conoscete, non so se pensate che io sia uno scemo o una persona intelligente. Quello che so è che ho le caratteristiche per condurvi ovunque voi vogliate senza che nessuno vi possa torcere un capello.
So che in questo momento potrò sembrare strafottente e pieno di me, non posso darvi torto, ma questo è il mio unico momento per farvi capire che potrei essere una buona guida per tutti voi.
So che Niahndra è un’ottima persona,-
*Bellissima.* *Cosa c###o pensi Toobl?* - intelligente e - *Bellissima.* *Ti uccido.*- molto caparbia, ma io scelgo me stesso. So che posso garantirvi la sicurezza che meritate a prescindere dai trascorsi che ho avuto con ognuno di voi.-

Sorridendo ad Horus, rimembrando il loro folle utilizzo del SogniSvegli brevettato e il suo acciuffarlo per portarlo al cospetto di Swan dopo aver colpito Fred Riddle con un barattolo di miele, sospirò prima di continuare a parlare.
Per un momento aveva pensato di votare per Swan , Oliver o Alice , ma alla fine aveva deciso di confidare in se stesso.
Aveva fiducia nelle sue capacità e nei suoi modi di porsi al prossimo, sapeva che poteva essere un ottimo aiuto per quei personaggi.


-Per la fazione il mio voto va ai Mexica. Mi affascina conoscere entrambe le culture, ma preferirei osservare i comportamenti della civiltà soppressa.-

Senza tener conto degli altri, si mosse verso il bagaglio per poi cambiare vestiario. La missione stava per iniziare e lui fremeva dalla voglia di incominciare.



Daddy si accorge di Alice, la vuole limonare ma non lo fa perchè riservato. Dopo prende la spilla da Peverell e capisce che vivranno realmente la storia sulla loro pelle. La cosa lo destabilizza fino a che non viene proposto come capospedizione dal buon Oliver.
Fissa Alistine, ricorda il suo amore infranto (probabilmente bestemmia pure) e cerca di distruggerla a parole anche se nutre fiducia in lei.
Finisce il discorso, fissa Horus ricordando i trascorsi con lui.Sceglie i Mexica e si cambia i vestiti. Fine.


Statistiche:
- Punti Salute: 240
-Punti Corpo: 214
-Punti Mana: 238
-Punti Esperienza: 49

Incanti:
*PRIMA CLASSE - tetto minimo 1 - tetto massimo 2 exp
*SECONDA CLASSE -tetto minimo 2 - tetto massimo 6 exp
*TERZA CLASSE - tetto minimo 5 - tetto massimo 15 exp (No Fattoriam)
*QUARTA CLASSE - min 11exp e 15 anni di età - max 25 exp e 17 anni (No Circumflamma,Colossum)
*QUINTA CLASSE - min 17exp e 16 anni di età - max 36 exp e 19 anni di età (Solo incantesi appresi durante le lezioni Stupeficium e Plutonis)
*SESTA CLASSE - min 24 exp e 17 anni di età - max 55 exp e 20 anni di età (Solo incantesi appresi durante le lezioni e Nimbus Grado)
*SETTIMA CLASSE - min 29 exp e 18 anni di età (Incanti appresi Protego Totalus)


- Abilità Magiche: Legilimens , Elementalista Principiante, Smaterializzazione

Oggettistica:
1)Ciondolo della Fenice: chi indossa questo ciondolo, composto da una piuma di fenice e una sfera molto resistente
che contiene sangue di drago ungherese, non viene percepito da alcuna creatura magica nell'ambito di gioco in cui si trova
(licantropi trasformati compresi). Ha quindi la possibilità di agire indisturbato eliminando il contatto visivo
con le creature magiche.
+ 3 salute + 9 mana

2)Anello:
Un anello da uomo, precisamente da pollice, in palese argento con sopra la sottile incisione di un corvo con le ali spiegate.
Mana +1

3)Guanti dell'Eroe Caduto:Resistenti, tengono un buonissimo caldo alle mani grazie al pelo di puffole pigmee, rendono la nostra presa ben salda su ogni cosa che noi indossiamo. Si dice portino il buonumore.Salute + 5, Corpo + 5, Mana + 5

4)Stivaletti Lewam Markis:Volete avere dei piedi sempre in uno stato di comfort? Ebbene questi stivaletti fanno per voi. Il pelo all’interno fa si che il piede si trovi in una morbidezza assoluta. Le particolari fibre incantate, alla pianta, invece servono ad evitare storte, crampi e qualsiasi altro dolore.Corpo +7

5)Mantello Awards: Oggetto di grandi avventure, legame di intensa follia: un Simbolo, dunque, del lavoro di squadra, dell'unione e della condivisione della migliore stravaganza di tutti i tempi e di tutti i mondi. La bandiera della Squadra Vincitrice è stata stracciata e ad ogni membro del team stesso verrà consegnato un semplice fazzoletto, un pezzo di stoffa del colore che tanto lo ha caratterizzato nel corso del torneo. Tale straccio presenta sul tessuto lo stemma di Penrose, il triangolo impossibile, e potrà essere portato come foulard o come fascia per capelli, ma il suo potere consiste nel mutare dimensioni a seconda della volontà della persona che lo indossa; potrà dunque ingrandirsi per divenire un mantello lucente, dai contorni scuri e dallo stile classico ma elegante, da mettere nelle sere d'estate per coprirsi dal vento oppure nelle giornate invernali per contrastare il freddo pungente o la neve ribelle. Gloria e fama saranno dati a coloro che indosseranno tale veste, poiché il simbolo degli Awards sancirà per sempre il loro scacco matto al Labirinto dei Fandom e non solo. Possibilità di renderlo nuovamente fazzoletto. Attenzione: ogni cambiamento, da straccio a mantello e viceversa, si attiverà con la semplice volontà.*Al momento è un fazzoletto in tasca*


VESTIARIO: X
 
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view post Posted on 25/10/2016, 02:14
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Emily Claire Rose Clothes
Dopo l'aver varcato la soglia dell'Ufficio, molte altre persone seguirono i suoi passi ed Emily, pur prevedendo l'arrivo di alcuni, restò molto sorpresa per la presenza di altri. Innanzitutto, si aspettava come la scorsa volta, l'arrivo di un Auror e considerato quanto inutile egli si fosse rivelato, sperava che la scelta del dipendente ministeriale fosse stata fatta in maniera più ragionata; invece, a prendere le parti del soldatino, ecco spuntare il nuovo Guardiacaccia di Hogwarts che Emily, nonostante l'estate passata al Castello per ordini del Capo, non aveva ancora avuto modo di mettere a fuoco, figuriamoci conoscere. E dove era finito Hagrid? Proprio ora che avevano trovato il modo di sopportarlo durante le visite ad Agape. La curiosità serbata all'uomo dai tratti affatto particolari svanì non appena l'ex Caposcuola Corvonero li degnò della sua presenza e quella, ancor più di rivedere Nathan tra gli Eletti, segnò la vera sorpresa. Senza volerlo o premeditarlo, un piccolo sorriso, di certo invisibile ai più che aveva tenuto debitamente lontano, delineò sottilmente le sue labbra. Che non nutrisse simpatia per il giovane era chiaro ma la Serpeverde, dopo il loro infelice incontro, non vedeva l'ora di vederlo realmente all'opera.
Quando l'Ufficio non fu più in grado di contenere altra gente - almeno per gli standard di Emily che già invocava con ardore la via d'uscita - Peverell prese parola e per quanto lei tentasse di seguire il discorso dal principio, qualcosa sembrava impedirglielo. Al suo fianco, Horus restava muto e quasi immobile eppure la Serpina aveva come l'impressione di essere osservata, persino giudicata. Nulla di sovrannaturale certo, c'era un'altissima probabilità che il Tasso la stesse ignorando, ma quei pensieri bastarono per farla sentire nuovamente a disagio . Al suo commento non era seguita alcuna risposta ed anche se ormai se l'aspettava, Emily iniziava a chiedersi seriamente come il ragazzo non si rendesse conto dell'incoerenza delle sue azioni. O forse era così che era abituato a comportarsi? Lasciarla in attesa di attenzioni dosate ed elargite quando ne aveva voglia non faceva di loro una coppia e forse era proprio questo il problema: lui non voleva averla come compagna. *O magari pensa che stai correndo troppo*, una possibilità che non la fece sentire comunque al sicuro.
Mentre i nuovi cadetti si avvicinavano per la consegna della spilla, Emily lasciò cadere indietro la testa accompagnando la fine del movimento con un piccolo tonfo: iniziava a sentire la testa pesante e la calma cedere il passo alla rabbia. Non riusciva a capire ma non poteva parlargli in quel momento dando sfogo ai suoi tormenti ed ancora una volta non le restava che sopperire alle sue paure perché il Tempo non le concedeva di fare diversamente. Stringendo forte le braccia al petto cercò di concentrarsi su qualsiasi cosa la distraesse dalla vicinanza di Horus e, quindi, dalla voglia di parlargli e comprendere la veridicità o meno dei suoi dubbi. Fu così che iniziò a dare ascolto a quanto stava accadendo intorno a lei ed allo stesso modo, torno a risentire dell'Ufficio ormai ridotto ad uno stanzino per le scope a causa del cospiscuo numero di persone che v'erano miracolosamente entrate.
Senza nemmeno una parola per ragguardarli, l'Anziano lasciò il passo al Volume che sostava come protagonista al centro dell'angusta camera e non passò molto tempo prima che Emily si sentisse nuovamente ed incosciamente attrarre dalle pagine ingiallite, colme di strani simboli e sinuose forme costituite da misteriosi caratteri. Chissà cosa sarebbe accaduto se solo avesse allungato una mano per sfogliare il volume, chissà se, quando riposto ovunque egli riposasse, non fosse altro che un semplice libro. Da dove veniva poi quel potenziale magico? A chi era appartenuto quel Tomo o, enigma ancor più arcano, chi vi aveva dato vita?
Come in risposta alla fascinosità di tali domande, il Libro si apprestò ad attrarre a sè e dentro di sè, tutti i presenti, avviluppandoli per caviglie, polsi e membra, contrastando con facilità gli ultimi eventuali ripensamenti.
Nonostante Emily non avesse dimenticato l'esperienza precedente, tale conoscenza a-posteriori non poteva di certo salvarla dalla ritrovata centrifuga di colori accesi e suoni indistinti. Che fossero i richiami dei Passati rinchiusi in quell'oggetto? Mentre loro vorticavano, spediti come marionette inutili nell'epoca scelta, forse il Tomo cercava di non commettere errori, evitando questo periodo e quall'altro, cercando di far scivolare tutti i prescelti verso l'unico tubo spazio-temporale e non ammettendo deviazioni di sorta. Elucubrazioni che non avrebbero impedito ad Emily di atterrare come un sacco di patate, in bilico tra un terreno incredibilmente soffice e l'ignaro malcapitato.

Non capisco mai quando sta per succedere.
Sussurrò a se stessa con tono basso e dolorante. Come l'altra volta non si era accorta della catapulta imminente, troppo presa a captare il significato nascosto di quel misterioso oggetto, tanto meno Peverell si era preso il disturbo di avvertire i presenti più distratti.
Il sole picchiava forte e fu questa la prima - e spiacevolissima - sensazione che la Serpina provò insieme al caldo umido a cui lei, che evitava i raggi solari e malediva i roventi giorni estivi, non era abituata. La luce infastidì presto i suoi occhi che, aperti per meno di un secondo, si rifugiarono nuovamente dietro palpebre serrate e fronte corrugata; fu proprio in quel momento che la terra sotto di lei si mosse. Invece che alzarsi, l'istinto la tenne piantata al suolo - o chi per esso - e strette le mani adornate da guanti che non sapeva di avere intorno al busto del malcapitato, Emily si rese conto che il tappeto su cui era comodamente atterrata non era costituito da fresca erba ma da... Horus.
Tutto era avvenuto velocemente e quando la consapevolezza di esser sdraiata quasi completamente sul giovane arrivò, un'ulteriore vampata di calore, che nulla aveva a che fare col clima messicano, le bruciò gli alti zigomi. Eppure la Serpina non fece alcun cenno di spostarsi, ancorata al suo ignaro salvatore; voleva restare lì, col capo vermiglio sulla sua spalla e le dita che ritrovavano la pelle perfetta del volto. Non si odiò nel provare una tale debolezza: se si fosse mossa ed allontanata, allora sarebbe tornata alla realtà, una realtà che le doleva ogni qualvolta si rendeva conto di valere per Horus molto meno di quanto aveva creduto.
Imbarazzata ma colma di una gioia immaginaria ed infantile, alzò il capo dal petto di lui per guardarlo in viso e la voglia di smettere di tacere fu improvvisamente così forte da spingersi, riluttante, sul fianco avvertendo un'insignificante fitta al polso destro che doveva essersi infiammato per via di una caduta non proprio brillante.

Perdonami.
Mormorò accettando la sua mano nel tentativo di ristabilire l'equilibrio. Non seppe perché si fosse scusata, una caduta del genere avrebbe dovuto portarla al sorriso, guardando il compagno complice prima di alzarsi ed affiancarlo con le guance appena colorate da malizioso imbarazzo. Invece no, consapevole del fastidio che pareva arrecargli ad intermittenza, voleva disturbarlo il meno possibile, almeno ora che doveva trattenersi dal dirgli ciò che provava.
Ritrovata, più o meno, la calma ed il proprio baricentro, potè finalmente lasciarsi affascinare da quanto la circondava. Si aspettava, chissà poi perché, un ambiente più arido o quantomeno privo di vegetazione ed invece, con il Lago dagli splendidi riverberi che la richiamava in lontananza e la splendida distesa caratterizzata dalle più impensabili sfumature di verde, ad Emily parve d'esser tornata, per un breve attimo, ad Hogwarts, nel suo annuale periodo di rinascita. Al Castello tuttavia non aveva mai visto quelle rigogliose piante grasse che, da poco più in alto rispetto alla loro posizione, li osservavano fiere e solo dando uno sguardo d'insieme al panorama, si rese conto di quanto, quel miscuglio di vegetazione che dava loro il benvenuto, fosse in realtà diverso dal suo luogo natio.

Ottimo signori, siamo in Messico...
*Ma va*, pensò la Serpina che continuandosi a guardare intorno, cercava di captare un qualsiasi indizio sul perché si trovassero lì prima ancora che il Docente lo esponesse. A parte i due soliti sentieri, epifanie della precedente missione, tutto sembrava placido e tranquillo ma pur ascoltando il Professore, i suoi dubbi non vennero dissipati. Davvero potevano prendere parte ad uno scontro tanto importante? Sarebbe stato rischioso? In cuor suo, eccitata all'idea, si sentì in dovere di sperarlo. Toccava dunque scegliere per e contro chi combattere nel caso fortuito ed Emily - vuoi per pressione morale, curiosità od animo suicida - seppe presto per chi parteggiare. Scelta paradossalmente più ardua parve quella del Capospedizione. Per quanto figura più che altro da contorno, presupponendo che non vi fosse alcuna dittatura, la Serpeverde si sentì in dovere di rifletterci per evitare di pentirsi, in seguito, del suo vaglio.
Esclusi facilmente dalla lista d'elezione, Emily si voltò alla ricerca dei concasati: Mike, in gamba eppur ancora acerbo; William, degno compagno, al cui fianco aveva combattuto durante la spedizione francese per liberarsi di una delle Fiere ed Arya, maledetta dalla licantropia. Con tali considerazioni, non fu difficile individuare proprio la fanciulla per cui provava, dopotutto, un profondo senso di protezione ed affetto, testimone la fiala di aconito che le aveva regalato e portava con sé. Tra i più esperti, quanto meno vista l'età, furono pochi ad esser messi al muro dal proprio giudizio: Nathan, escluso vista la precedente dipartita cluniacense; Daddy, scaltro ed abile nello sfoderare la bacchetta, doti che, considerata la scarsa conoscenza, non gli facevano ancora onore; Patrick, a cui aveva offerto inutilmente alleanza e a cui non avvrebbe affidato né la sua vita tanto meno quella delle persone a cui teneva ed Oliver che, purtroppo, poteva accostare solo all'evento di Natale da lui organizzato e al C.R.E.P.A. .
Restavano infine due sole persone da poter prendere in considerazione e basandosi soltanto sui passati accadimenti e sul tacito lavoro di squadra svolto insieme ad essa, Emily si ritrovò a pronunciare un nome, quasi meravigliata dalla sua stessa rivelazione.

Alistine.
Asserì senza aggiungere altro; fiera di non aver dato voto nullo, fece per passarsi le mani tra le ciocche ribelli e fu lì che si accorse nuovamente dei guanti e di quanto fossero cambiati i suoi abiti. Il gilet di pelle chiara era ora divenuto un comodo corpetto e tutto, dai pantaloni e gli stivali fino alla cintura ben salda alla vita, le donava la desiderata abilità nei movimenti di cui avvertiva costantemente la necessità. Alzò dunque un braccio verso l'alto, chiudendolo sul capo con l'altro. Stiracchiandosi e consultando i due sentieri mentre il sondaggio faceva il suo corso, si senti pronta ad incamminarsi verso uno dei due: prima si sarebbero mossi, prima avrebbe potuto impegnarsi in qualcosa che non fossero le sue paranoie, i suoi dubbi. Non si era dimenticato di Horus, quindi, ma quando le rivolse la parola, Emily si sentì quasi sorpresa che fosse lì, nemmeno cercasse di abituarsi alle sue carenze d'attenzioni.
Voleva parlarle e nonostante non avesse fatto altro che evitarlo per non darsi fatali distrazioni o conoscere scomode verità in un momento tutt'altro che propizio, accettò e si spostò seguendo la sua direzione, lasciandosi alle spalle tutti gli altri.
Alzando il capo vermiglio su di lui, Emily sostenne il suo sguardo ed un masso di dimensioni epiche si posò all'altezza del suo petto. La fronte era appena corrugata, non per la confusione ma per l'accenno di quella delusione che riprendeva il passo ora che era dinanzi a lui pronta ad accettare un rifiuto ingiustamente distribuito. La domanda che egli le pose, tuttavia, la stupì non poco ed il viso pallido di lei, ora arrossato dal sole e dal caldo, venne inchinato di poco da un lato in un gesto dalle infantili reminescenze.

Tu davvero non lo sai?
Fu la prima, stupida domanda che solcò le sue labbra con tono un po' offeso ma lei sembrò subito corurarsene e persino il volto assunse un'espressione più rilassata e comprensiva.
Il dubbio tuttavia non era stato estirpato e con esso la paura costante di essere rifiutata continuava ad imprimere il suo peso facendo eclissare, in un ridicolo frangente di tempo, tutta la sicurezza di cui la fanciulla andava fiera.

Non mi hai detto quando saresti tornato ad Hogwarts. Ti ho rivisto, dopo mesi, mentre ero in ritardo per la lezione della Pompadour e la sola cosa che hai fatto è stata chiedermi se avessi intenzione di venirmi a suicidare in Messico come se... Ti desse fastidio che ci fossi anche io.
Frasi pronunciate senza pause perché se solo Emily si fosse fermata a riprendere fiato, avrebbe avvertito il solito nodo in gola ed il dispiacere avrebbe preso il sopravvento sfociando in conseguenze che, per la sua dignità, era meglio non immaginare.
E sei entrato nell'ufficio, baciandomi come se t'importasse e... Non capisco.
Aggiunse di fretta, alzando lo sguardo severo e al contempo adombrato da una tenera paura. La mano dominante, quasi incapace di reggere al comando che le veniva imposto, privata dell'inutile guanto, andò a cercare quella di Horus in un contatto necessario, dovuto e di cui lei per prima avvertiva estremo bisogno. Una piccola spinta per darsi forza e chiedergli ciò che più temeva.
Sono legata a te e anche se non provi lo stesso adesso, vorrei sapere se posso continuare a lottare, se vale la pena impazzire ogni volta che alcuni tuoi incoerenti gesti mi fanno sentire non voluta. Perché..., un piccolo sussulto nella voce le impedì di continuare, tanto difficile era parlargli e farlo lì, di fretta, per liberarsi ora che non poteva più tornare indietro e rimangiarsi le sue debolezze, Se c'è qualcosa che ti fa pensare di dover compiere dei passi indietro, dimmelo adesso, prima che mi ritrovi dalla parte sbagliata di un fucele* spagnolo.

Compì un passo verso di lui, accorciando le distanze. Si sentiva così in difetto in quel momento che aveva persino smesso di sentirsi offesa. Voleva solo chiarire e sperava di farlo nel modo che meno l'avrebbe ferita. Le labbra si schiusero per aggiungere qualcosa, le iridi chiare ed espressive non riuscivano a distogliere l'attenzione da quel viso tanto desiderato.
...Perché mi sento stupida, perché non capisco, e...
*Sono innamorata di te*



Varie ed eventuali. Paranoie. Emily nota gli ultimi arrivati, tira una capocciata silente al muro, viene catapultata in Messico prima di dire Quidditch. Ha la fortuna di cadere su Horus ma troppa gioia quindi il Karma la ripaga con un piccolo dolore al polso destro - la catapulta dovrebbe migliorare i lanci temporali. Paranoie.
Riguardo al Capospedizione arriva a scegliere tra Elhena e Niah perché tutti sbagliano i loro nomi e s'appunta una piuma sulla testa a favore dei fratelli messicani. Paranoie e discussioni private.

*Ogni errore riguardante manufatti babbani è voluto.




Punti Salute: 185
Punti Corpo: 131
Punti Mana: 123
Punti Esp.: 28,5

~ Emily indossa un morbido corsetto di pelle chiara, morbida, le cui tasche contengono: contenitore di vetro infrangibile, fialetta contenente aconito; fialetta di Decotto al Dittamo; fialetta di Pozione Rinvigorente, fialetta di Pozione Mors Aparentis
~ Pantaloni chiari aderenti - proteggono dal fuoco non magico e dal calore.
~ Anello luminoso. Sull'anulare destro - acceca l'avversario per due turni.
~ Catena della notte. Nascosta dagli abiti - rende il corpo più leggero e dona agilità nei movimenti, facendo sembrare le ossa più mobili.
~ Mantello della Disillusione. Non avvolge interamente il corpo - realizzato con pelliccia di camaleonte, il Mantello della Disillusione rende una buona, anzi ottima mimetizzazione: se il tuo corpo è ben avvolto in questo tessuto, esso sembrerà donarti l'invisibilità.
~ Anello del Coraggio. Medio destro - Attacco e difesa raddoppiati nei confronti di un unico avversario – 2/5 azioni
~ Anello Vittoriano - inseparabile monile privo di effetti.
La bacchetta (Legno di Salice, Crine di unicorno, 11 pollici e un quarto, rigida) è riposta nel centurino di pelle legato poco sotto il bacino.
 
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Mary_Evans
view post Posted on 25/10/2016, 11:14




Con lo sguardo fisso sulla porta, aspettò nel suo angolino che gli ultimi arrivati facessero il loro ingresso nell’ ufficio, che data la moltitudine di persone sembrava più piccolo di quanto fosse in realtà. Con un cenno del capo ricambiò il saluto del caposcuola dei Tassorosso, che inaspettatamente riuscì a riconoscerla nonostante le vagonate di trucco che la zia le aveva spalmato in volto alla festa di fine anno. Se non fosse stato per la presenza degli altri Concasati, avrebbe lasciato con falcata decisa quella stanza, perciò era felice di scoprire un possibile alleato in quella moltitudine di volti, di cui faceva fatica a fidarsi data la scarsa conoscenza.
Non si soffermò particolarmente a vedere le reazioni dei vari invitati, anche se rimase interdetta dal silenzio presente nella stanza. Tra i vecchi compagni di (dis-)avventure non sembrava correre un gran rapporto di amicizia, niente sorrisi o fraterne pacche sulle spalle, o forse erano semplicemente troppo concentrati sul viaggio che avrebbero intrapreso di lì a poco, la Corvetta non riusciva a dirlo.
Non appena l’ ultimo invitato prese posto, il professore cominciò a parlare spiegando a grandi linee ciò che avrebbero dovuto affrontare di lì a poco. Mary prestò orecchio ad ogni singola parola che usciva dalla bocca del vecchio, mantenendo lo sguardo fisso sul pavimento. Alzò gli occhi solo per vedere chi fossero i suoi due accompagnatori, ma soprattutto si chiese che fine avesse fatto Runcorn; forse era stato richiamato dal Ministero o forse si era semplicemente stufato del proprio incarico presso la scuola, in ogni caso non era più sicura che lo avrebbe incontrato in una futura scampagnata notturna nella Foresta Proibita. Persa nei suoi pensieri, accolse l’ invito ad avvicinarsi ed a prendere la propria spilla, sperando vivamente che qualcuno la illuminasse riguardo al suo utilizzo e la fissò sulla giacca della tuta come richiesto, prima di tornare alla sua postazione. Qualche istante dopo, l’ enorme tomo sulla scrivania si aprì e da esso cominciarono a fuoriuscire degli strani tentacoli che lentamente si avvicinarono ai vari studenti. La ragazzina che non voleva in alcun modo lasciarsi toccare da quegli strani pseudopodi schiacciò ulteriormente la schiena contro il muro ed istintivamente allungò la mano per allontanare fisicamente quelle protuberanze da sé. Solo quando vide gli altri partecipanti non opporre resistenza, si rilassò lasciando che il sottile filo sconosciuto le si avviluppasse attorno. L’ avvolse eseguendo una piccola spirale attorno alla mano e non appena giunse alla spalla, la trascinò con violenza verso il libro facendola scomparire al suo interno. Mary non comprese cosa stesse accadendo al suo corpo, vide l’ ufficio vorticare attorno a sé e tutto divenne improvvisamente intellegibile: gli oggetti sfumavano l’ uno nell’ altro, mentre i colori si miscelavano fino a diventare un'unica tonalità. Poi tutto divenne buio.
Quando la sensazione di turbinio finì, la Corvetta tentò di aprire gli occhi ma sentì una fitta di dolore tale da indurla a serrare nuovamente le palpebre. Poteva sentire un leggero venticello, più caldo di quello scozzese, sferzarle le guance mentre un’ aria umida e spezziata si insinuava nelle sue narici. Infine il sole le riscaldava la pelle e cominciava a provare una sensazione di calore. Non era più al castello, poco ma sicuro. Con calma riaprì gli occhi, poco alla volta, in modo tale che la pupilla potesse adeguarsi alla quantità di luce presente nel nuovo habitat e guardandosi attorno, si accorse di ritrovarsi su un colle non troppo alto al cui fondo vi era una valle e nel mezzo di essa, uno splendido lago dalle acque cristalline si mostrava in tutta la sua bellezza. Colpita da quella visione, si alzò con facilità (poiché a differenza di altri era caduta lateralmente alla piramide umana formata dai compagni) e mosse pochi passi in direzione della valle. I colori variopinti l’ avevano rapita, non aveva mai visto un verde tanto intenso.
Non appena sentì il professore riprendere la parola si voltò verso di lui e si accorse che i suoi abiti erano cambiati, ora il suo corpo era avvolto da una tunica candida e vermiglia ed al centro del petto campeggiava un medaglione che non sembrava affatto leggero.
*Aspetta che significa che questo è tutto? Peverell non viene con noi? Praticamente ci manda a fare la guerra, mentre lui se ne va a prendere il sole in spiaggia e poi viene a riprenderci per portarci a casa?* pensò la ragazzina esterrefatta. Non poteva credere di venir mandata allo sbaraglio! Contro chi avrebbe dovuto battersi poi, spagnoli, aztechi, un po’ uno e un po’ l’ altro in base a come si mettevano le cose? Senza contare che erano partiti senza aver definito alcun dettaglio. Non era abituata affatto ad agire in questo modo: si aspettava un incontro in cui i nuovi arrivati avrebbero ricevuto ulteriori informazioni riguardo al viaggio, poi si sarebbero decisi capo e fazione e solo infine si sarebbe partiti zaini in spalla. Invece il Vicepreside aveva fatto tutto il contrario, ma che razza di comportamento è questo? Almeno aveva avuto la decenza di farli arrivare su un colle e non direttamente in mezzo alla battaglia.
Ora doveva passare alle questioni più difficile: da che parte schierarsi? Era estremamente affascinata dalla cultura azteca, di cui la zia gli aveva raccontato in lungo e largo. Forse avrebbe persino potuto aiutarla nelle sue ricerche, dare un senso ad alcune cose che alla zia non tornavano, ma guardò i nuovi abiti che aveva addosso ed i compagni che la circondava e pensò immediatamente che non aveva alcuna scelta: spagnoli. Erano una quindicina di persone dalla pelle chiara ed i vestiti li associavano a tale partito, la Corvetta era sinceramente convinta che non sarebbero nemmeno riusciti ad avvicinarsi ai Mexica senza rischiare il linciaggio, figurarsi spiegargli che erano giunti per aiutarli nella loro battaglia. Già si immaginava le loro teste infilzate in qualche palo, trasportate festosamente in lungo ed in largo per il villaggio. Poteva morire in quella missione? In fin dei conti era il suo corpo quello che aveva viaggiato attraverso il tempo e lo spazio, quindi se fosse morta che sarebbe successo? Era una domanda a cui non voleva rispondere.
Senza perdersi d’ animo decise di partecipare alla scelta del capitano di spedizione dicendo : “Penso che un buon leader potrebbe essere una persona che ha già vissuto questo genere di esperienza. Mi sembra che i membri più vecchi siano piuttosto fiduciosi riguardo alle abilità di Niahndra, perciò il mio voto va a lei.”. Dopo essersi espressa tornò a scrutare in silenzio l’ orizzonte; in fin dei conti quello era un bel posto in cui lasciare le penne.


STATISTICHE:
Punti salute: 160
Punti Corpo: 122
Punti Mana: 124
Punti esperienza: 5,5

INVENTARIO:
- Bacchetta in tiglio, piuma di ippogrifo 10 pollici e mezzo (nello zaino);
- Copia Sacchetto Medievale, (Max 5 oggetti:
- 1 Aerosticca (Se ti va letteralmente di gonfiare qualche tuo amico, di renderlo praticamente un dirigibile umano, basta usare l’Aerosticca. Chi ingerisce l’Aerosticca si gonfierà a dismisura, diventando un vero e proprio “Pallone Gonfiato”. L’uso della pasticca può portare a volare a bassa quota, staccandosi al massimo di un metro dal suolo. Ridi dei tuoi amici, usa l’Aerosticca. (Non modifica la forza fisica/magica del pg, altera le dimensioni del corpo. Dura un solo turno) Attenzione: l'aerosticca aumenta addirittura fragilità e vulnerabilità del fisico proprio come un palloncino gonfio.),
- 1 Caramella dell’ illusione (Chi la ingerisce si “sdoppia” rendendo difficoltoso per l'avversario riconoscere quello vero),
- 1 Cappa della resistenza (Realizzata con scaglie di testuggine, e cuoio di Trinoceronte e Drago, resiste a moltissimi colpi e folate di calore/gelo.),
- 1 Copricapo egiziano (Questo copricapo protegge nel vero senso della parola dall’ombra e dalle escoriazioni, e ha l’utilità di favorire la concentrazione a chi lo indossa.),
- 1 Fiala di Pozione Dissimulante (Chi la beve riesce a mimetizzarsi diventando quasi invisibile, è molto utile in quanto non tutti sono in grado di lanciare un incantesimo di dissimulazione) (legato alla gamba destra);
- 1 orecchino Blue Eyes (orecchio destro);
Con questi orecchini nulla potrà sfuggire al vostro sguardo. Nell'orbita di pietra di luna, infatti, vi è una pupilla che osserva curiosa ogni cosa che le giri intorno. Non volete perdere d'occhio qualcuno? Basta sussurrare il nome dell'individuo all'orecchino ed esso lo osserverà in ogni minimo secondo, un solo movimento sospetto e la pupilla comincerà a vibrare. Decisamente utile per chi non vuole perdere di vista nessuno. (+2 Mana).
- 1 Orecchino di Drago (orecchio sinistro);
Consente di avere successo in un’azione e di far fallire l’avversario. Usabile una volta per Quest
- Skeleton’ s Hand (mano destra);
Non invadente ma resistente agli urti, presenta uno Zaffiro sull'anulare. Favorisce l'agilità alla mano dove è posizionata. (+1 Mana, +2 Corpo).
- Anello Luminoso (dito medio mano sinistra);
Anello che acceca l'avversario per 2 turni, facendo scaturire dalla pietra incastonata in esso, un raggio di luce molto chiaro ed abbagliante.
- Anello pantera (pollice mano sinistra);
- Collana Fading in the Dark;
Permette all’ individuo di diventare momentaneamente inconsistente e sfuggire così agli attacchi diretti ad infliggere danni fisici. Utilizzabile un turno per quest. Tempo di ricarica 1 giorno on gdr.
- Cintura del Samurai;
Molto leggera. Permette di stringere a sufficienza ma, con la sua magia, riesce dare un senso di freschezza e libertà al mago nei movimenti.
- Sovrapantaloni in pelle;
Realizzati in pelle di Tebo, resistente e antistrappo, favoriscono il camuffamento della propria presenza negli ambienti naturali (coprono l’odore umano in favore di quello animale). Proteggono dagli incantesimi medio-deboli rivolti alle gambe (1a, 2a classe). Salute +1, Corpo +2

OUTFIT AGGIORNATO:
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- Zainetto di modeste dimensioni al cui interno ci sono: 1 bottiglia da litro di acqua e qualche snack e la bacchetta.
 
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