Bambolina, Privata

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view post Posted on 7/12/2016, 18:26
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giftestadiporco
Elijia lo aveva abbandonato su due piedi. Così, come se niente fosse, aveva alzato i tacchi e adios amigos, il cugino più piccolo non lo aveva rivisto più dalle sette di sera. Non che fosse trascorso chissà quanto tempo, erano soltanto le sette e mezza, tuttavia il solo pensiero che l'altro Brior avesse deciso di non immischiarsi in una vicenda così importante per Oliver, per una persona a lui vicina nonché per un parente strettissimo, aveva la capacità di far ribollire il sangue nelle vene del Caposcuola. Non era a suo agio in un luogo... simile. Bastava guardarsi attorno per comprendere come tra quelle mura un rampollo di nobile famiglia come Oliver fosse esattamente fuori dagli schemi. Polvere ovunque, ragnatele che quasi svolazzavano per via dei loro padroni di casa ad otto zampe ancora all'opera, sporcizia in ogni angolo e mobilia che non vedeva la luce probabilmente da secoli; senza considerare, e purtroppo Oliver l'aveva fatto fin dal principio, le figure barbariche dei clienti solitari di quel pub: cicatrici a solcare braccia e volti, alcuni addirittura senza un occhio, altri ancora che avevano avuto la decenza di coprirsi la parte lesa con bende e tessuti ben stretti. Una voce, rauca come se incallita dal fumo, aveva perfino snocciolato qualcosa circa una fuga dal San Mungo con conseguente repentina richiesta di una camera in quel postaccio. Del resto, già il nome lasciava intendere più di quanto potesse essere immaginato: la Testa di Porco. Non di Fenice, di Ippogrifo o di qualche altra creatura simpatica, perfino nobile e preziosa con la sua vivace e orgogliosa identità; testa di Porco, come se quella parola risuonasse e saltasse tutto intorno senza mai fermarsi. Stizzito, Oliver aveva alzato gli occhi al soffitto, abbassandoli di scatto per evitare di rimettere per quanto visto accanto il lampadario, avvicinandosi in fretta al bancone per chiedere una camera. Forse sarebbe stato divertente vedere un tipetto come lui, elegante perfino con quel trench scuro con sotto una camicia a quadroni sulle tonalità del marrone scuro, prenotare una stanza in un locale del genere. In effetti, cosa poteva condurre il Caposcuola in giacca e cravatta, galante come l'etichetta che tanto si era plasmata sulla sua identità, in un rozzo Inferno terrestre come la Testa di Porco? Un pagamento affrettato, la richiesta di non essere disturbato e via, la sciarpa scarlatta che copriva il suo volto da eventuali riconoscimenti, come se fosse imbarazzato di per sé per una tale ordinazione.

Nome: Oliver
Cognome: Brior
Camera Blindata: C1885
Numero della stanza: Stanza doppia - N.11
Ambientato a fine Ottobre, l'ordinazione è di pomeriggio, circa le cinque. Camera doppia, Oliver non è facilmente riconoscibile per la sciarpa che copre metà volto, ma Violet, immagino tu possa comunque vederlo, non sarà un problema. Piccola precisazione, perché la parte seguente è ambientata di sera.

Amico mio, se è tutto ci vediamo lì alle otto meno venti in punto.
Se tardo vuol dire che sono morto nel tragitto.


Rassicurante. Quasi lo era davvero, se paragonato al luogo circostante. Che Camillo fosse una persona speciale, a tratti stravagante come nessun altro conosciuto da Oliver, era di certo una caratteristica che lo rendeva uno degli amici più interessanti di sempre. A dispetto del locale che per nulla sposava il suo stile con quello del giovane Brior, fu la parola "amico" a far nascere un improvviso quanto sorprendente sorriso sul suo volto. Lo erano davvero, lui e il Tassorosso? Forse sì, del resto non occorreva un'etichetta, non in quel caso, per confermare qualcosa di così bello. Immaginare Camillo alle prese con il "Problema" accennato in precedenza da Magie Sinister da Oliver, tuttavia, avrebbe probabilmente ribaltato i ruoli: ad essere stravagante sarebbe stato Oliver, poco ma sicuro, se non avesse scovato in fretta il giusto sistema per comunicare l'intera faccenda al ragazzo. Aveva chiesto un menù, nell'attesa che l'altro studente lo raggiungesse alla Testa di Porco, il luogo del loro appuntamento, ma era bastata una rapida occhiata alle pietanze e alle loro descrizioni per far sì che il Grifondoro ignorasse quella lista tanto variopinta, promettendosi di prendere un piatto che, a pelle, dava l'impressione di non essere chissà quanto... disgustoso. Avrebbe offerto la cena a Camillo, quello era il minimo, e magari dopo qualche chiacchiera cordiale avrebbe sollevato la questione della Bambolina. O forse lo avrebbe fatto prima, all'inizio, o forse ancora durante il pasto. Sempre se non fossero stati ricoverati prima per un attacco improvviso di qualche malattia dovuta alla carne essiccata con Vermicoli che la Testa di Porco presentava come piatto d'eccezione. Oliver deglutì, sedendosi sulla panca dell'ultima postazione in fondo al locale, lontano da occhi indiscreti e da volti poco cordiali. Da quell'angolatura avrebbe visto Camillo non appena varcata la soglia. Il tempo scorreva e anche le immagini di diversi pensieri seguivano il corso nella mente del Caposcuola. La frase del Tassorosso di poche ore prima risuonò nella sua memoria mentre Oliver lanciava un'ennesima occhiata impaziente all'ingresso. Sperava davvero che Camillo non morisse durante il tragitto, era così simpatico!
 
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view post Posted on 14/12/2016, 19:12
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*Otto e venti*
L’olandese osservò con discrezione le lancette del piccolo orologio che solitamente teneva in tasca. Mancava più di un quarto d’ora all’appuntamento fissato con il caposcuola e, nonostante si fosse mosso in anticipo, sentiva il tempo strattonarlo. Si era pure preso la briga di chiudere cinque minuti prima; aveva spiegato la situazione al suo datore di lavoro, che gli aveva concesso di svignarsela.
In velocità si era lasciato tutto alle spalle, inoltrandosi per le vie di Nocturn Alley, permettendo al quartiere di accoglierlo con la calda familiarità che riservava per gli individui noti. Il ragazzo si era fatto distrarre da un mago di sua conoscenza dopo pochi passi, cliente abituale, che lo aveva salutato con un sorriso scintillante. Camillo lo adorava, era tanto pazzo da farlo ridere a crepapelle quando ci si metteva. Senza perderne l’occasione aveva ricambiato il saluto, allontanando lo sguardo dal percorso.
Fu questione di pochi istanti, tutto fu talmente rapido da mandare il Tassorosso in confusione: il garzone di Sinister venne urtato da un uomo incappucciato, inseguito da un tetro figuro. Il primo gli aveva piazzato una mano sul collo per scansarlo, rischiando di farlo ruzzolare a terra, mentre cercava di prendere distacco dal secondo. L’altro era arrivato qualche attimo più tardi, sembrava averne perso le tracce. Il giallo-nero, per ripicca, gli aveva indicato la direzione in cui era fuggito, sperando non gli facesse perdere tempo. Dopo ciò uno scatto, le due sagome avvolte dall’oscurità si erano infilate una dopo l’altra in un vicolo e da lì avevano dato vita ad uno spettacolo imbarazzante.
«Pfaofaifoiuiuo!» Un grido squarciò il silenzio e dal vicolo esplose una luce arcobaleno, poi un nitrito, identico a quello di un cavallo.
*Cosa straca-*
- A volte è meglio non sapere… -
Breendbergh si ritrovò spiazzato dalla scena a cui aveva assistito, testimone di un degrado ben differente da quello a cui era abituato. Doveva trattarsi di un incantesimo, ma non aveva mai visto niente di simile. Lui e l’altro spettatore si erano lanciati due sguardi increduli, poi senza attendere oltre se l’era data a gambe.
Rapidamente aveva raggiunto il passaggio per Hogsmeade. Di solito veniva trasportato esattamente all’inizio del sentiero, perché ad Hogwarts non ci poteva entrare in quel modo, o almeno così gli era stato spiegato. All’arrivo un professore era solito aspettarlo, ma essendo in anticipo trovò solo un altro garzone in attesa. Gentilmente gli aveva chiesto di riferire a chi di dovere che era in compagnia del Caposcuola Grifondoro e che se li avessero voluti cercare si trovavano entrambi da Testa di Porco. L’altro l’aveva guardato con un’espressione spaventata, come se fosse stato lui ad esser diventato un cavallo, ma aveva annuito e tanto gli bastava.
Alla fine Camillo era riuscito ad avventurarsi per le vie del villaggio dove abitava anche suo fratello e che visitava solo per la seconda volta autonomamente. Conosceva la posizione dei Tre Manici e dovette andare a tentoni per scovare l’altro pub. In pochi minuti era riuscito ad individuarlo.
Giunto sulla soglia aveva nuovamente sbirciato l’ora: era riuscito a presentarsi puntuale, o al massimo con un paio di minuti di ritardo se l’altro non possedeva un orologio più o meno sincronizzato. Per qualche istante fece mentalmente il punto della situazione, ricordando perché era lì e le informazioni imprecise, raccolte dal datore di lavoro sulla bambolina che aveva donato ad Oliver. Conclusi i preparativi aprì la porta e fece il suo ingresso.
Testa di Porco, come suggeriva il nome, non era affatto un ambiente formale e nemmeno frequentato da persone perbene. L’atmosfera agitata, la clientela sospetta ed il senso di sporco che il locale emanava lo affascinavano; sapeva bene che in posti come quello si mangiavano i panini più luridi e lui non vedeva l’ora di piazzare qualcosa di unto sul palato. Osservando meglio i presenti aveva iniziato a sentirsi fuori luogo, nel bel mezzo di quella decadenza lui stonava. La camicia bianca abbottonata fino in cima e la faccia pulita gli davano l’aria del moccioso. Se solo avesse saputo di avere l’impronta di sangue di un palmo stampata come un timbro fra il collo ed il tessuto morbido che vestiva, e che questo avesse avuto un’ennesima strisciata di sangue sul fianco destro, si sarebbe sentito più a suo agio fra i presenti. Sfortunatamente ne era inconsapevole e per questo non riusciva a scrollarsi di dosso l’imbarazzo. Senza pensarci troppo avanzò verso l’amico appena scorto, piazzato su una panca in fondo al locale ad aspettarlo da chissà quanto tempo. Una volta raggiunto si sarebbe seduto di fronte a lui o dove avesse trovato spazio, se quel posto fosse stato occupato.
«Heylà Oliver, sono arrivato! Perdonami se sono in ritardo, non sai cosa ho dovuto fare per essere qui in tempo. Dimmi, è da tanto che aspetti?»

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view post Posted on 17/12/2016, 15:57
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*Ma poi Elijia torna?*
Una domanda innocente, la cui risposta sarebbe stata abbastanza semplice se solo il corso degli eventi non avesse preso già una piega diversa. Suo cugino lo aveva abbandonato, il pensiero lo aveva sfiorato più e più volte ma mai come in quel momento, mentre attendeva l'arrivo di Camillo, fu più forte e triste del previsto. Come aveva potuto Elijia infischiarsene dei suoi affari? Certo, Oliver ormai era abbastanza grande da poter gestire un impegno da solo, senza dubbio, tuttavia quello era un caso d'eccezione. Punto primo, si ritrovava in un luogo nel quale avrebbe giurato di non rimettere piede in futuro. Punto secondo, aveva prenotato una camera proprio in quel locale e la sola idea di dover cercare ristoro in quel regno di sporcizia gli metteva i brividi. Letteralmente. *Ti prego, Godric, fa che non sia morto per colpa mia* fu un'altra delle numerose riflessioni che tenne per sé, tacitamente, riferendosi all'amico che aveva visto poche ore prima. La Testa di Porco non era il miglior indirizzo per un appuntamento vero e proprio, non lo sarebbe stato mai per Oliver. Ma la Vista agiva in modi imperscrutabili e qualcosa gli suggeriva che presto altre scoperte e conferme sarebbero giunte in suo soccorso. Tamburellò le dita sulla superficie di legno del banco al quale aveva preso posto, sospirando un istante sì e un altro pure, nella speranza che il tutto potesse risolversi il prima possibile. Aveva addirittura fame, ma non era sicurissimo di voler ordinare una delle disgustose prelibatezze di quel menù da strapazzo. Infilò una mano nella tasca destra dei jeans, ma non fu fortunato da scoprire qualche caramella solitaria; nella sinistra la dea bendata parve premiarlo, perché una piccola Ape Frizzola attendeva di essere gustata con il suo sapore dolcissimo di miele ed essenza di Celestino. La scartò velocemente, le dita della mani improvvisamente appiccicaticce, quindi la assaporò intensamente sulla lingua come se fosse la cosa migliore del mondo. E dando un'occhiata intorno avrebbe potuto affermare che fosse effettivamente così. Non appena la figura di Camillo lo raggiunse, il cuore di Oliver prese un colpo, più sorpreso per la distrazione del momento che per altro. Lo accolse con un sorriso entusiasta, il volto finalmente acceso della luce che tanto lo contraddistingueva, ma gli bastò una rapida occhiata alla macchia di sangue in prossimità del collo e del candido tessuto indossato da Camillo per fargli sgranare entrambi gli occhi con preoccupazione. «Uh cavolo!» Fece appello alle sue riserve di galateo, labili in quel frangente, affinché non si alzasse di scatto per correre via dalla Testa di Porco, dal suo invito, da tutto il resto. «Camillo, sei ferito! Cos'è successo? Stai male, vuoi che cerchi aiuto?» Si guardò attorno, abbassando improvvisamente la voce. «Magari non qui, le cose potrebbero peggiorare. Aspetta, ho del Dittamo, vado a prenderlo in camera?» Tutta colpa sua, tutta colpa sua! Oliver si sentì terribilmente in colpa, ancora ignaro della verità, ma già pronto ad alzarsi per recarsi al piano superiore.
 
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view post Posted on 26/12/2016, 12:03
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♥ Non piangere Nishimiya sai poco fa ti ho parlato in un sogno, mi sembrava di aver rinunciato a molte cose, ma non è così. Ho sempre pensato come te Nishimiya...♥

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Bambolina - Camera -
Cameriera_Testa_di_Porco
Ogni tanto era davvero noioso stare in quel posto, c’erano giorni in cui arrivavano persone strane con strani animali e oggetti fuori dal normale, a volte anche oscuri abbastanza da risvegliare la curiosità di Lucy, ma lei aveva imparato a farsi i fatti suoi e, al massimo, ad ascoltare parole che venivano sussurrate al vento ma niente di più.
Era facile vedere qualcuno di “diverso” entrare fra tutti quei disagi fatti a persona e quando Oliver si fece avanti, un po’ intimidito o forse imbarazzato, la giovane Violet andò verso di lui con il sorriso sulle labbra.

«Hey, ciao, come….?»


La giovane Corvonero però non finì la frase perché il giovane Capocasa non sembrava in vena di chiacchiere o altro. Era molto strano, non solo perché Oliver era notoriamente allegro e sempre pronto a scambiare qualche parola ma anche perché poche volte l’aveva trattata con freddezza e c’era sempre un qualche motivo strano.
Chiese però una stanza, cosa che anche la giovane trovò fuori dal comune ma, in fondo, alla Testa di Porco succedevano sempre cose strane.

«Oh, certo! Sono 5 Galeoni!»


Disse un po’ perplessa, prendendo poi i soldi del giovane e fissandolo ancora un attimino mentre si allontanava…per aspettare qualcuno forse?


code by Misato Kojima ♥ don't copy


-GdrOff-

CITAZIONE
Chiedo scusa per il terribile ritardo ç_ç

-GdrOn-
 
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view post Posted on 26/12/2016, 17:46
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L’olandese guardò il Caposcuola con un’espressione sul volto che lasciava intendere quanto fosse perplesso. Nel giro di un quarto d’ora era stato la seconda persona che aveva provato stupore guardandolo. Qualcosa sfuggiva dalla sua comprensione. Camillo non credeva molto alle coincidenze, se due individui senza legami avevano mostrato la stessa reazione nei suoi confronti ciò significava che qualcosa era successo. Per un istante pensò di avere qualcosa sulla faccia ed andò a tastarla con tutti e dieci i polpastrelli, in cerca di escoriazioni o strane escrescenze di qualunque natura. Nulla. L’unica stranezza era appunto la sua solita faccia da ebete.
«Oliver?» Il tono sostituiva la parte mancante, troncata dalla frase per evitare un’eccessiva irriverenza. “Oliver, non fare il minchia”. “Oliver, ti va di dirmi che succede?”. “Oliver, mi riesci forse a vedere l’anima?”. Aveva lasciato all’altro la possibilità di interpretare liberamente il finale mancante, mentre ancora cercava di ragionare sulla possibile causa dell’agitazione che l’altro emanava. Per il momento, però, l’opzione più accreditata poteva essere l’ultima delle tre proposte; in quel caso ci aveva azzeccato in pieno, ma non sarebbe stato certo del dittamo a ricomporre i brandelli del suo Io interiore.
«No, non sono ferito. Sto molto bene, ti ringrazio, ma non ti devi preoccupare per me.»
Alle sue parole seguì un gesto lento e morbido della mano, silenzioso invito a rimanere composto e non darsela a gambe in cerca di chissà quale intruglio con proprietà che sfidavano la sua memoria, tanto perché era una schiappa anche in Pozioni.
«Usiamo questa potentissima tecnica di rilassamento, dicono funzioni alla grande! Cerca di calmare i tuoi pensieri, inspira lentamente dal naso ed espira dalla bocca. Poi continua così fino a quando non ti senti più tranquillo.» Lo stava un po’ prendendo in giro, ma non gliel’avrebbe mai lasciato intendere. In ogni caso avrebbe preferito che l’altro mettesse in pratica il suo suggerimento, appunto perché la sua agitazione lo stava contagiando. Temeva che il Caposcuola avesse individuato sul suo volto una ferita mortale o il sintomo di una malattia magica terminale, nota a tutti tranne che a lui, giusto perché ancora non avevano creato una Wikipedia dei maghi - per quanto ne sapeva - e non poteva manifestare un’innata ipocondria. Lui avrebbe fatto lo stesso fino a quando non avesse visto il grifondoro recuperare il pieno controllo di sé. Respiri lenti che riempivano e svuotavano i polmoni, per accompagnarlo, inspirando dal naso ed espirando dalla bocca. Se anche l’amico si fosse cimentato in quel procedimento, avrebbero potuto riprendere a conversare normalmente. Di solito era lui a dare di matto, non gli altri.
«Ti va di dirmi che succede? Ho qualcosa sulla faccia?»
A quel punto piantò lo sguardo dritto a fondo negli occhi del signor Brior, ansioso di scoprire la diagnosi dell’esperto, ma anche se l’altro stesse mentendo. Si domandava se fosse lui l’ignara vittima dello scherzo.
In ogni caso era ansioso di aggiornarlo sulle recenti scoperte, che aveva prontamente annotato sopra un pezzo di carta, sgualcitosi in una tasca dei suoi pantaloni. Aveva avuto modo di intendere che per Oliver la storia di quell’affare avesse una certa importanza e per questa ragione anche lui aveva iniziato ad attribuirgliela. Commercialmente parlando il suo valore di mercato era zero; quando era stato portato nella bottega, all’epoca dei fatti, il garzone di turno doveva aver pensato che si trattasse di un oggetto commerciabile, ma a sentire il proprietario non era così. A nessuno interessava veramente di una bambola come quella nel mondo magico - per giunta inattiva! -, dove lanciare fatture richiedeva praticità. Quando l’aveva donata ad Oliver aveva pensato potesse comunque affascinarlo, perché si trattava pur sempre di un oggetto che era stato attraversato da una potente ed antica magia. Tutto sommato era contento avesse voluto indagare, almeno sapeva che non l’aveva gettata in un bidone.
Doveva assolutamente narrargli la storia.

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view post Posted on 22/2/2017, 19:49
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Non seppe spiegarsi come né perché, ma non appena le parole dell'altro ragazzo giunsero in risposta alle domande affrettate dell'Irlandese, una sorta di profonda lotta fra tensione e calma prese il via al pari di uno scontro fra titani; in conclusione, sorpresa tra le sorprese, vinse la seconda sfidante e Oliver si ritrovò esattamente a seguire l'esempio di Camillo, inspirando ed espirando come se fosse un paziente abbastanza duro di comprendonio. Non prese ancora posto, forse l'idea di restare in piedi gli piaceva di più, d'altronde era assodato che il Caposcuola non fosse un perfetto amante di quel luogo, né tantomeno delle panche e dei tavoli di cui era formato. Se solo avesse potuto cambiare la decisione iniziale di Elijia di alloggiare per una notte proprio alla Testa di Porco, avrebbe probabilmente scelto il Paiolo Magico. Forse più lontano dal villaggio di Hogsmeade, ma di certo più pulito e meno lugubre. Il solo pensiero di dover trascorrere la notte tra quelle mura metteva i brividi e fu con reticenza che Oliver assecondò Camillo, sedendosi nuovamente di fronte la sua figura. Indicò rapidamente il collo dell'amico, trattenendo il respiro per un solo momento. Se il Tassorosso non percepiva alcun dolore, non apparente perlomeno, forse la ferita non era reale. Ma come poteva valere un discorso del genere, se la macchia era tanto evidente? Scosse il capo più in risposta ai suoi dubbi che ad altro, prima di aprire bocca per davvero. «Bene, mi calmo. Ma hai una macchia di sangue sul collo, sicuro di stare bene? Sai, è tutta rossa, lucente, come se-» Inspirò ed espirò, interrompendosi immediatamente. «Sì, basta così, ho capito. Se non stai dissanguando, Millo, possiamo ordinare qualcosa, offro io per farmi perdonare per il disturbo di averti fatto venire fino a... qui.» Lo sguardo abbracciò la stanza nella quale si trovava, prima che l'immagine del soffitto polveroso e non propriamente tirato a lucido gli consigliasse di distoglierlo in fretta. «C'è un menù proprio lì vicino, tu cosa prendi? Poi prometto di parlarti per bene della storia, sembra che la bambolina debba aspettare giusto un secondo in più.» Accennò un sorriso, le dita che lentamente stringevano il primo menù disponibile. Avrebbe tanto preferito non aprirlo. Non che fosse schizzinoso, non più di tanto, ma i nomi che leggeva gli fecero accapponare la pelle. Come si poteva anche lontanamente immaginare di ordinare una grigliata di unicorno, tanto per citare una delle pietanze disponibili? L'unica altra occasione durante la quale Oliver aveva consumato un pasto in quel locale, sempre per colpa di Elijia, l'unico piatto che aveva ordinato era stato una zuppa di Plimpi d'Acqua dolce. Aveva un gusto strano, ma non era male. Spingendosi al limite di se stesso e della tensione che percepiva nel cuore, cercò la conferma di Camillo e, se così fosse stato, avrebbe chiamato la prima cameriera disponibile. Sperava che fosse Violet, sapeva che la Corvonero lavorasse lì nel tempo libero, quella stessa mattina aveva confermato la prenotazione di una camera ai piani superiori per i due Brior. Magari sarebbe apparsa di nuovo, di lei Oliver si fidava abbastanza da chiederle qualcosa da mangiare senza effetti collaterali né altro di simile. Non appena fosse apparsa o lei o chi per lei, il ragazzo avrebbe sollevato gli occhi verdi dal menù, pronto a richiedere poche semplici cose. Non avrebbe potuto nascondere, non al suo stomaco, di essere affamato. «Per me un piatto di carne di maiale in salsa di Doxy, ben cotto, per favore. Una porzione di patatine fritte, ma... se possibile, fritte una sola volta e basta. E poi un bicchiere di Boombear, grazie.» E che Godric lo risparmiasse da qualsiasi conseguenza.

• Maiale in salsa di Doxy - 9 Falci
• Patatine fritte - 4 Falci
• Bicchiere di Boombear - 3 Falci
Pago per me e per Camillo, qualsiasi cosa ordini.

Millo, perdona il ritardo, da questo momento prometto di essere celere.
 
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view post Posted on 12/5/2017, 19:53
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Per natura Camillo era un individuo assai sbadato. Gli era già capitato altre volte di sporcarsi a sua insaputa, imbrattare i propri vestiti con salse alimentari e lerciume di ogni genere. Erano principalmente i momenti in cui mangiava o giocava quelli in cui ciò accadeva, per tale ragione per qualche istante stentò a credere alle parole del Caposcuola. Era appena uscito da lavoro e non aveva fatto spuntini, cosa mai poteva essere accaduto? Che fosse stato vittima del cosiddetto “effetto Testa di Porco”.
- La colluttazione. -
L’olandese studiò l’altro con lo sguardo e, quando riuscì a riconoscerne la sincerità, si ritrovò ad abbassarlo per puntare la macchia scarlatta. Sangue. Non aveva fatto caso a quel dettaglio, quando gli era stato pronunciato davanti.
Per un attimo il tassorosso si sentì girare la testa, mentre un brivido di freddo gli risaliva la schiena. Nonostante l’ammonimento ciò che vide fu una sorpresa per cui non si era preparato. Il pallore quasi si impossessò del suo viso e gli ci volle qualche secondo per realizzare il tutto, recuperando così la propria stabilità. Immaginava che per Nocturn Alley fosse una cosa all’ordine del giorno, sebbene non gli fosse mai accaduto prima di allora. I due tizi che giocavano a rincorrersi dovevano aver attraversato un bel guaio, ma non voleva sapere. Non era affar suo. Nemmeno voleva provare ad ipotizzare cosa avesse spinto uno dei due signori ad avvalersi di una magia arcobaleno per - non avrebbe saputo dirlo con certezza - aggredire l’altro.
Il ragazzo seguì il consiglio che egli stesso aveva precedentemente rivolto all’amico, fece un bel respiro profondo e cercò di rilassarsi, replicando il gesto un paio di volte.
«Cavolo, non me lo aspettavo, dovrei fare più attenzione!» Indicò la macchia di sangue con l’indice della destra. «Se conosci un incantesimo in grado di rimuovere questa cosa, forse dopo ti chiederò un favore.» Nonostante fosse turbato, nonostante avesse dovuto mostrarsi serio, pronunciò la frase con un’incidenza scherzosa, quasi avesse trovato divertente quella situazione. In effetti sarebbe potuta esserlo, se come lui anche l’altro avesse apprezzato quel genere di umorismo.
Lo studente si ritrovò nuovamente ad osservare ciò che lo circondava, questa volta con diffidenza. Il timore di aver destato qualche sospetto a qualcuno per via dell’chiazza che lo marchiava lo aveva scosso, ma la rassegnazione prese presto il sopravvento. Ormai era andata. A giudicare dalla bettola, a giudicare dalla clientela, forse non era nemmeno l’individuo più sospetto lì dentro. Doveva concentrarsi sul cibo.
«Grazie Oliver, sei molto gentile.» Una pietanza offerta non poteva essere rifiutata, avrebbe violato il suo codice morale, per tale ragione non fu difficile acconsentire. Camillo attese l’arrivo del cameriere, aggiungendo la sua richiesta a quella del Grifondoro. «Io prendo quello che ha preso lui, ma al posto della bevanda alcolica preferirei una burrobirra analcolica, se fosse possibile.»
Non aveva osservato il menu, ma si sentiva più sicuro a seguire le orme di Oliver, per non ritrovarsi brutte sorprese nel piatto. Sembrava saperla lunga. Inoltre la burrobirra lo allettava, non l’aveva ancora assaggiata.
Una volta espressa l’ordinazione Camillo sarebbe tornato a concentrarsi su Brior e sul motivo del loro incontro. Il ghigno stampato sul suo volto la diceva lunga, c’era qualcosa di inquietante dietro tutta quella faccenda, ma al contempo non era riuscito a trattenere le risate quando gli era stata raccontata la storia del misterioso oggetto. A sua volta sperava potesse sortire lo stesso effetto all’altro.
«Bene, ora che siamo qui se ti va ancora puoi parlarmi della bambolina, ma dopo tieniti forte perché credo di conoscere la verità riguardo quel macabro giocattolo.»
Il giallo-nero amava creare suspense così come amava combinare gli elementi dei suoi racconti per trasformarli in storie inquietanti. Non poteva sapere quanto sul serio Oliver avesse preso tutta quella faccenda, ma dopo aver sbirciato nel passato non era più riuscito a vedere le cose allo stesso modo. Il modo in cui Sinister gli aveva spiegato i retroscena gli aveva fatto completamente cambiare punto di vista. Camillo si pose in attesa, incuriosito da ciò che il Caposcuola aveva da dire, sperando di essere all’altezza di colui che gli aveva tramandato la conoscenza sul passato del manufatto nel narrarlo a sua volta.

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Grazie Jolly :D
Camillo prende quello che ha preso Oliver, tranne la bibita: per lui una Burrobirra Analcolica.
 
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view post Posted on 21/5/2017, 21:37
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Bambolina - La strana coppia -
Cameriera_Testa_di_Porco
Il lavoro era come al solito e il posto era piuttosto tranquillo nonostante Henry avesse buttato fuori due poco di buono proprio il giorno prima. Non era nella loro politica fare una cosa del genere ma quando arrivavano a ledere i loro guadagni allora valeva la frase “a mali estremi, estremi rimedi”…e il cameriera si divertiva come un bambino con i rimedi estremi.
La ragazzina però aveva la testa da un’altra parte, non era una novità che il giovane Grifonoro facesse visita a quel locale, spesso anche solo per salutarla, ma quel giorno le era parso terribilmente strano e quindi aveva deciso di tenerlo particolarmente sotto controllo. Quando poi vide arrivare anche Camillo allora si trovò ad essere più distratta del solito: cosa stavano confabulando?

"Voi stupidi corvi sentite sempre puzza di bruciato….perchè non fai come al solito e ti fai gli affaracci tuoi?"


In effetti non aveva tutti i torti ma Violet non poteva certo dargliela vinta. Quando vide lo sguardo di Oliver radiografare il locale alla ricerca di un cameriere, la giovane quasi corse rischiando di inciampare nei tavoli che si trovavano sul suo cammino e sfoderando, insieme al suo caldo sorriso, il blocchetto per prendere le ordinazioni.

«Ciao ragazzi, che bello vedervi qui! Cosa vi posso portare?»


Chiese guardando entrambi con profonda curiosità. La giovane Corvonero si segnò tutto mentre i due parlavano e, alla fine, alzò lo sguardo sui due giovani inclinando leggermente la testa sulla sinistra.

«Sarò velocissima, il tempo al cuoco di cucinare il tutto.»


Ritornò quindi in cucina per portare l’ordinazione continuando a fissarli mentre, in attesa di essere chiamata da Henry, puliva tavoli, prendeva ordinazioni, rischiando anche di fare grossi pasticci. Quei due sembravano davvero strani e in particolare Camillo…non lo conosceva così tanto bene da poter esprimere un giudizio ma qualcosa in lui e nel suo aspetto la inquietava.

"Inquietante? In realtà a me piace molto!"


”Lù, questa è la dimostrazione che lui è inquietante!”


Forse i due avrebbero potuto notare che la sua attenzione era assorbita particolarmente da loro e, temendo di farli fuggire, cercò di controllarsi.
Quando venne finalmente chiamata per l’ordine andò al bancone dove Henry l’aspettava con aria perplessa.

«Cosa stai combinando? Hai fatto pasticci con le ordinazioni…direi che non è proprio da te, solitamente sei così precisa…»


La ragazzina però lo ignorò completamente facendo levitare l’enorme vassoio con la magia e arrivando al tavolo dei due.

«Ecco a voi! Le ordinazioni sono servite e…buon appetito! Se doveste aver bisogno ancora di me non esitate a chiamarmi!»


Annuì prima di tornare alle sue faccende lanciando, di tanto in tanto, qualche occhiata verso il loro tavolo.


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view post Posted on 14/3/2018, 12:17
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Lo sguardo si spostò con lentezza forse esagerata da destra a sinistra, ad osservare quella macchia scarlatta sulla figura di Camillo. Non era in pericolo, aveva detto; anche se non del tutto convinto, l'idea che l'altro potesse essere effettivamente ferito fece distogliere l'attenzione del Grifondoro dalla macabra visione. Per ogni eventualità portava spesso con sé una fiala di Dittamo: non troppo pesante da trasportare, non troppo ingombrante da sistemare in una borsa, di certo utile in più di un contesto. Eppure, il Tassorosso aveva rifiutato con chiarezza l'offerta. Non era necessario, a quanto pareva. Un'ultima occhiata - non avrebbe potuto farne a meno - sulla sfumatura rossa che quasi sembrava espandersi sotto gli occhi del Grifondoro, e poi le patatine fritte giunsero sul tavolo, a ripristinare quella concentrazione appena sopita. «Grazie, Vì.» Avrebbe chiesto di mettere tutto sul suo conto, senza troppi giri di parole, d'altronde lo attendeva al varco anche il pagamento di un'eventuale cena da parte di suo cugino, se solo si fosse presentato quella sera. Oliver ancora non si capacitava del motivo per il quale lui, più piccolo dei due Brior, dovesse continuare ad essere gentile e generoso nei riguardi dell'altro. Avrebbe fatto un discorsetto ad Elijia, ma non era quello il momento. La bacchetta magica fu estratta rapidamente dalla tasca interna dei pantaloni: era fastidiosa in quel punto, ma di sicuro più facile da prendere. Non si fidava al cento per cento della clientela della Testa di Porco, a ben vedere. «Provo con questo, aspetta.» Il polso destro ondeggiò su se stesso, in una rotazione in senso orario piuttosto banale, dall'alto verso il basso. Colpì in aria, senza sfiorare davvero, in direzione del tessuto macchiato del compagno e la formula magica giunse come sussurro in soccorso alla realizzazione dell'incantesimo casalingo. «Gratta e netta». Avrebbe atteso giusto un attimo per accertarsi della riuscita o meno di quella così semplice pulizia; in un caso o nell'altro, avrebbe infine posato la bacchetta di nuovo in tasca, rubando subito dopo al volo tre patatine fritte e mandandole giù rapidamente. «Bene, Camillo, ti chiedo scusa di nuovo per questo preavviso così breve e per questa situazione un po' misteriosa.» La forchetta subì l'analisi accurata del Grifondoro, alla ricerca di aloni, macchie, incrostature: tutto sommato, era pulitissima. «La bambolina che mi hai regalato per Natale è impazzita. Si muove da sola, sembra quasi avere vita propria. Ho provato ad incantarla per farla restare ferma, ma dopo un po' la magia non funzionava e la bambola riprendeva a dimenarsi. Ad un tratto ho avuto l'impressione che parlasse, ma non era possibile. Così ho atteso, ho atteso anche giorni e notti. Be', non proprio atteso, non dormo facilmente la notte, quindi era un po' come avere compagnia.» *Di una bambola*, pensò subito dopo. E si accorse di come quella constatazione potesse risultare strana. Si affrettò a continuare il discorso appena iniziato. «Infatti ha parlato di nuovo. Quello che diceva, però, non aveva senso. Parlava di un numero e di una stanza, diceva Camera 11. E grugniva, Millo, oppure penso di averlo immaginato, sì, questo sicuramente l'avrò immaginato.» Sospirò. «In generale, la cosa mi ha sorpreso e non solo perché ad un tratto oltre a muoversi, la piccoletta parlava pure. Mi ha sorpreso perché avevamo prenotato alla Testa di Porco la camera numero undici.» Poggiò la forchetta sul bordo del piatto, nel quale il maiale in salsa ancora attendeva di essere gustato. «Ma non sono stato io a prenotare, è stato mio cugino a farlo. E mi aveva comunicato Camera 11, Testa di Porco. L'ha detto prima che sapesse della bambola. La bambola... la bambola, ecco, lo sapeva prima
CITAZIONE (Oliver Brior @ 22/2/2017, 19:49) 
Millo, perdona il ritardo, da questo momento prometto di essere celere.

Le ultime parole famose: ti chiedo scusa, davvero scusa.
 
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8 replies since 7/12/2016, 18:26   171 views
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