Orme nella Neve ~, Per Nieve ♦

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view post Posted on 23/12/2016, 09:39
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Amber Serenity Hydra
Prefetto Tassorosso ♦ 17 Anni ♦ Song

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Distrarsi, aveva bisogno di distrarsi. Per quella, e forse anche altre ragioni, aveva accolto la richiesta della giovane Grifondoro che camminava tranquillamente al suo fianco. Il Villaggio di Hogsmeade era la loro destinazione, ed Amber non aveva mai disdegnato una passeggiatina per il borgo, soprattutto se a far da sfondo c'era un manto di neve fresca. Aveva nevicato tutta la notte, ed il risultato era tanta soffice neve posata un po' in ogni dove. Avvolta nel suo mantello invernale, poteva quasi dire di non aver freddo, anche se le sue dita gelide avrebbero detto il contrario. La sua avversità per i guanti la portava sempre a finire con le falangi congelate al minimo abbassamento di temperatura. Eppur non c'era niente che le facesse cambiare idea, lei non avrebbe mai indossato i guanti. Un paio di svolte ed il villaggio sarebbe apparso in tutto il suo splendore. Accompagnare i primini era uno dei suoi compiti, ma recentemente nessuno sembrava essere interessato. Freddo? Pigrizia? Paura? Qualunque fossero i motivi, aveva poca importanza alla fine avrebbe avuto modo di sentirsi responsabile con la testolina argentata che stava "scortando". Fino all'anno prima non avrebbe mai fatto niente di simile, assumersi responsabilità per qualcun'altro non era propriamente in cima alla sua lista di buoni propositi, ma crescendo qualcosa era cambiato. Probabilmente quello era davvero il modo migliore per non pensare ai suoi problemi, ed a quel miscuglio di sentimenti che s'intrecciavano nel suo cuore, strapazzandolo fin troppo. Piccoli e lenti fiocchi di neve cadevano dal cielo grigio, ma nulla per cui servisse ripararsi all'istante, sarebbe bastato un cappuccio per godersi quello scenario. «Io sono Amber, comunque.» disse, regalando un lieve sorriso alla bimba. La tassa non era mai stata una grande comunicatrice, e spesso finiva per dimenticare anche le basi, ma almeno cercava di recuperare con stile .. il più delle volte. Nel caso della piccola Grifondoro, si era offerta di accompagnarla con la convinzione che poi le domande sarebbero fioccate come neve, appunto. Ricordava ancora vividamente il suo primo anno, ed il giro ad Hogsmeade che aveva fatto per festeggiare il suo compleanno, avrebbe voluto riempire il Prefetto di casata di domande, ed aveva finito col non farne nemmeno una. Camminò fino a fermarsi all'inizio della via principale, ognuna di quelle vetrine illuminate invogliava ad entrare in negozio, ma lei avrebbe ascoltato il volere della sua ospite, prima di prendere una direzione. Inoltre il suo conto in banca era stato bellamente prosciugato dunque lo shopping non era proprio uno dei suoi obiettivi principali. «Allora, da dove vuoi iniziare?» chiese, tornando a rivolgere la sua attenzione sulla ragazzina dai capelli grigi.

 
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view post Posted on 23/12/2016, 13:32
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Lo Strano borgo Strombazzante
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Non sapeva nulla dell'astrologia, se non che appassionasse un numero piuttosto nutrito di babbani. Eppure, quel giorno, Nieve era sicura che ci fosse uno strano allineamento di stelle e pianeti a suo esclusivo favore: due volte a Hogsmeade nel giro di un mese ed era solo al primo anno!

La verità era che, quando, dopo mesi in solitaria, aveva deciso di aprirsi all'opportunità di conoscere qualcuno di nuovo e lasciar pascolare il suo spirito avventuroso, le cose avevano assunto una svolta inaspettata e il fato aveva cominciato ad arriderle. Lei, che dimestichezza nei rapporti sociali non ne aveva mai avuta, finiva sempre per trascorrere il tempo in compagnia di qualcuno e per trovarlo infinitamente piacevole. Non che fosse stato semplice, ad onor del vero! Il timore di sbagliare approccio e di dire qualcosa di sconveniente le aveva precluso una buona parte di possibilità e Nieve aveva proceduto con esagerata cautela. Nel suo passato, il numero delle persone che si erano dimostrate desiderose di intrecciare un rapporto - o addirittura una semplice conversazione - con lei si riduceva al conto sulle dita di una mano. Da lì, la convinzione della piccola di non essere poi tanto gradevole e risultare inopportuna il più delle volte. Era, inoltre, una difficoltà aggiunta approcciarsi a chi aveva vissuto un'esistenza di magia, quando lei ne stava scoprendo i misteri poco per volta e si stupiva per ogni singola novità. L'ultima di una innumerevole sfilza di sorprese, l'aveva avuta nello scoprire le stranezze del trasporto magico: non solo la gente viaggiava per mezzo dei camini, ma riusciva addirittura a materializzarsi nel luogo che desiderava col solo ausilio del pensiero. Era a dir poco straordinario!

Quando furono arrivate nel centro di Hogsmeade, lei e la giovane di Tassorosso che si era gentilmente offerta di accompagnarla, Nieve sorrise. L'ultima volta che vi si era recata, aveva fatto un salto ai Tre Manici di Scopa per ripararsi dall'aria fredda dell'inverno e assaggiare la famosa Burrobirra di cui tutti parlavano con tanto entusiasmo. Non era ancora sicura che le piacesse, francamente! Ma c'era di più: aveva udito dal racconto di due stranieri che esisteva un luogo, a Hogsmeade, che di certo meritava una capatina. Aveva omesso di specificarlo al Prefetto, quando questa le aveva dimostrato la sua disponibilità per un giro nel villaggio, ma non avrebbe taciuto i suoi propositi più a lungo di così. Nieve detestava ingannare le persone, anche soltanto per mera omissione di informazioni. Preferiva andare dritta al sodo ed eventualmente escogitare un modo per ottenere comunque ciò che desiderava. Fintanto che ne avesse avuto la possibilità, avrebbe tentato di recuperare il tempo perduto nella sua infanzia trascorsa nel bel mezzo del nulla.


-Piacere di conoscerti, Amber, e grazie ancora per esserti proposta come mia accompagnatrice. Immagino che avessi di meglio da fare, che portare a spasso una mocciosa come me.- Nieve era schietta ai limiti della brutalità a volte - forse era quello ad esserle costato tanto nelle amicizie, in passato -, ma lo era di una spontaneità disarmante. Non intendeva offendere, stuzzicare o mettere alla prova. Semplicemente diceva le cose senza alcun filtro. Sorrise ad Amber sotto il folto ammasso di capelli ondulati, puntellati qui e lì dai fiocchi di neve che vi si erano incastrati a mano a mano che scendevano giù dal cielo. -Sarebbe tanto strano se ti dicessi che non ho nessuna voglia di girare per negozi?- chiese, un sorrisetto mezzo colpevole, mezzo divertito sulle labbra. -Vedi, è che, l'ultima volta che sono stata qui, ho sentito due stranieri parlare di un posto ad Hogsmeade e muoio dalla voglia di visitarlo,- si affrettò ad aggiungere, onde evitare che l'altra potesse fraintendere: non l'aveva portata lì per sprecare il suo tempo. -Era qualcosa del tipo Strano Borgo Strombazzante. Oh, piuttosto, io sono Nieve... Piacere mio!-
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Edited by ~ Nieve Rigos - 23/12/2016, 15:18
 
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view post Posted on 27/12/2016, 11:29
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Difficilmente Amber si era trovata dall'altra parte della barricata, nonostante non fosse una novellina come Prefetto. Era in parte soddisfacente sapere di avere una certa responsabilità nei confronti di quella giovane studentessa, in qualche modo sentiva di poter aiutare qualcuno. Non che fosse l'emblema della generosità e dell'altruismo, soprattutto verso i coetanei, ma con i più piccoli era.. diverso. E poi si, era una distrazione abbastanza efficace, nemmeno il tempo di mettere piede in Villaggio che già sentiva di aver allontanato le sue preoccupazioni. «Oh,no non dirlo.. mi fa sempre piacere fare due passi in Villaggio. Ci sarei venuta comunque, tra oggi e domani. » rispose così a quel ringraziamento, era ancor più strano sentirsi ringraziare per qualcosa che per lei era stato spontaneo. Apprezzava che la ragazzina non andasse troppo per il sottile o non facesse giri di parole. Se fosse stata timida come Amber alla sua età, probabilmente l'imbarazzo avrebbe regnato sovrano. Fortunatamente non dovette preoccuparsene, alla fine la biondina aveva una certa parlantina. In men che non si dica, la vera ragione di quella richiesta venne fuori. E fu proprio in quel momento che Amber si sentì in totale empatia con Killian, e la prima volta in cui lei lo aveva contattato. Il motivo primario e dato per scontato, venne dunque soppiantato dalla realtà, che la lasciò pensierosa.
« Capisco..» fu la prima parola che le uscì, prima che la serietà venisse soppiantata da un lieve sorriso, dovette sforzarsi per trattenere una risata divertita. «Parli forse della Stamberga Strillante? » domanda retorica, in realtà Amber sapeva benissimo che era quella la loro meta. In molti erano attratti da quel luogo pericolante e.. pericoloso. Ma lei, al suo tempo, aveva avuto una certa esitazione nel pensare di avventurarvisi, tanto che aveva rifiutato l'invito di un Corvo. Non era passato tanto tempo, in realtà, ma ancora niente l'aveva attratta così tanto da convincerla a mettervi piede.
Si parlava anche di un passaggio segreto che conduceva proprio lì, da Hogwarts, ma anche quelle non erano altro che dicerie per la Tassorosso.
Non aveva seriamente intenzione di condurre Nieve in quel posto, ma non avrebbe nemmeno costretto la Grifondoro ad una lunga passeggiata per negozi, avrebbe trovato un accordo che andasse bene ad entrambe.

«Da questa parte, Nieve. » rispose infine, invitandola a fare dietrofront per partire alla volta della radura bianca appena dopo Mielandia. «Cosa dicevano esattamente quei due stranieri?» chiese, mentre proseguivano passando accanto al negozio di dolciumi, il cui profumo si espandeva per tutto il viale. Voleva capire a cosa pensava di andare in contro la coraggiosa rosso-oro, per decidere come affrontare il discorso successivo con lei.

Alcuni anni prima, quando si era trovata nella posizione opposta, ma con il padre ad accompagnarla, Amber aveva passato più di un ora davanti allo steccato, a farsi raccontare dal padre cosa fosse quello strano luogo per niente invitante. Di certo lui si era sentito alquanto sollevato nell'intendere che la figlia non avrebbe voluto metterci piede tanto presto, eppure vuoi per una ragione casuale o per un'altra, si era ritrovata a passare davanti a quella catapecchia più del dovuto. Di storie sulla stamberga ne conosceva molte, ed ogni tanto si divertiva a spaventare i suoi cugini nei ritrovi di famiglia, ma sarebbero bastate a frenare la curiosità della bimba? Lo sguardo del Prefetto indugiò sulla chioma argentata cosparsa di fiocchi di neve, ed ancora una volta comprese meglio come poteva essersi sentito l'Auror, al suo posto.


 
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view post Posted on 29/12/2016, 12:46
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Lo Strano Borgo Strombazzante

Nieve era molte cose diverse e, a volte, perfino contraddittorie fra di loro, ma non era timida, quello no. Era uno di quei tratti caratteriali che le non era mai stato dato di sviluppare, sobbarcata dalla miriade di emozioni altre che, invece, conosceva oramai a menadito. Conosceva certamente l'imbarazzo, addirittura la vergogna, e l'esasperazione, la disperazione, la mollezza di spirito, ma la timidezza no. Il fatto che si approcciasse agli altri con una buona dose di cautela era dovuto a sfaccettature della sua personalità ancora tutte in evoluzione, ognuna di esse ben lungi dall'avvicinarsi ai colori tenui di un'emozione tanto peculiare.

Sorrise con disinvoltura, quando realizzò di aver commesso un errore nel rammentare il nome del luogo cui avevano fatto riferimento i due stranieri, e scosse il capo mollemente. L'inglese era ancora una lingua tanto misteriosa per lei, fatta di una cadenza veloce e di un non so che di austero che spesso le risultava ostico all'apprendimento. Negli ultimi tre anni, aveva fatto quanto in suo potere per acquistarne una padronanza quantomeno sufficiente e, tuttavia, per quanto si fosse impegnata, era consapevole di avere ancora parecchia strada da fare. Parlare con qualcuno come Amber - che evidentemente era una madrelingua - era per lei una fortuna: la pratica, anche in quel settore, le risultava più semplice del trascorrere ore e ore sui libri, poiché l'imbarazzo che le provocava la consapevolezza di aver commesso un errore fungeva da collante meglio di qualsiasi altra ripetizione.


-Ne parlavano come fosse un luogo infestato di spiriti, tipo una casa stregata,- rispose ad Amber con noncuranza, mentre si avviavano in direzione della Stramberga, le mani nel cappotto e lo sguardo perso nel vuoto a caccia dei dettagli di ciò che aveva udito qualche giorno prima. Era lieta del fatto che la giovane Tassorosso non avesse male interpretato le sue intenzioni. -Ma è una cosa che mi lascia alquanto perplessa,- confessò, mentre realizzava di non credere ad una sola parola di ciò che aveva udito, benché continuasse ad esserne profondamente affascinata. -Insomma, per quale ragione dei fantasmi dovrebbero scegliere di starsene in una casa diroccata, quando potrebbero venirsene ad Hogwarts? E, se anche vi fossero legati da una specie di maleficio, perché nessuno ha mai provato a liberarli?-

Nieve possedeva una mente incredibilmente brillante per la sua età: si poneva, infatti, quesiti cui era in grado di dare risoluzioni razionali che poco si addicevano alla fase della vita che stava attraversando. Grimilde si prendeva spesso gioco di lei per quel tratto caratteriale tanto atipico e, tutte le volte che la vedeva assorta in un'elucubrazione troppo profonda, diceva di sentirsi costretta ad intervenire nel timore di vedere Nieve invecchiare di colpo. Aveva già i capelli grigi e rifletteva come una persona col triplo dei suoi anni. Non l'avrebbe sorpresa trovarsi per casa una vecchietta nel corpo di un'undicenne.

-Dove vivevo io, in Islanda, si diceva che, presso le rovine di un castello, ci fosse lo spirito di un vecchio re che si era suicidato per una delusione d'amore e che i suoi lamenti terrorizzassero i passanti fino a fargli gelare il sangue nelle vene.- Era la prima volta che raccontava del suo passato a qualcuno conosciuto a Hogwarts ed era la prima volta che narrava di quella vicenda a qualcuno in assoluto. Un sorriso le increspò le labbra. -E indovina un po'? Si venne a scoprire che, in realtà, quei "lamenti"- e nel farlo mimò il gesto delle virgolette, quasi a sottolineare la sua perplessità, -erano determinati dal vento che passava nel foro di una vecchia anfora smezzata. Quindi, i suoni cambiavano a seconda dell'intensità del vento.- Affondando le mani nelle tasche del cappotto, si strinse nelle spalle per schivare un passante. -A volte, credo che le persone abbiano bisogno di credere che esiste qualcosa di terrificante anche qui, nel mondo, per non soffermarsi troppo su quello che potrebbe esserci dopo la vita.-

Lo sguardo di Nieve incrociò quello di un giovane poco più grande di lei, che stringeva la mano di una sua coetanea, e lo stupore che la colse d'un tratto le impedì di distogliere subito l'attenzione dai due. Quando li ebbero oltrepassati, ebbe come a ricordarsi di qualcosa che aveva dimenticato e le parole le vennero alle labbra prima che potesse fermarle.

-Tu ami qualcuno?- Si portò istintivamente le mani alla bocca come a volerla tappare e rimangiarsi ciò che aveva detto, ma sapeva quanto sciocca fosse quella pretesa. Si fermò un attimo, gli occhi sbarrati che piano piano tornavano ad avere l'aspetto di sempre, un lieve rossore che le imporporava le guance. -Scusami, Amber, sono stata inopportuna. E' che...- Avrebbe voluto spiegarle che la sua idea dei sentimenti fosse ancora incredibilmente informe e legata a Borgarbyggð, ove l'espressione dell'amore pareva confinata ai soli adulti e reclusa solo e soltanto tra le mura domestiche; che, nonostante vivesse a Londra da tre anni, le fosse capitato di rado di avventurarsi fuori casa e che le uniche coppie che avesse visto avevano l'età di Grimilde; che non riuscisse ancora a capire come funzionavano le relazioni sentimentali. Ma non lo fece! Sarebbe servito solo a renderla patetica e diversa, più di quanto già non si sentisse. Piano piano, abbassò le mani e le portò distese lungo i fianchi. -E' che, a volte, la mia lingua formula frasi che non mi dà il tempo di controllare.- Le sorrise con noncuranza, poi alzò le spalle come a scrollarsi di dosso il peso di quanto aveva fatto e le voluminose onde argentate dei capelli si mossero con lei, restituendole la vivacità che quella breve riflessione le era costata. -Tu cosa sai dirmi di questo posto, la Stramberga Strillante?-


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Edited by ~ Nieve Rigos - 29/12/2016, 18:36
 
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Curiosità.
Oh si, Nieve era sicuramente una bambina che attirava la curiosità di Amber, un po' per il caratterino che sembrava avere ed un po' per quei capelli grigi che difficilmente riusciva a spiegarsi. L'arte dell'osservare senza essere visiti la padroneggiava piuttosto bene, la sua indole l'aveva portata negli anni a farne un massiccio uso ed era davvero un bene. Non avrebbe urtato nessuno. Oltretutto non voleva che la piccola si sentisse come sotto una grande lente. I passi si susseguirono con un andatura a dir poco normale, non c'era fretta ma nemmeno troppa lentezza. La Stamberga non distava tanto ed in appena un paio di metri la boscaglia si sarebbe diradata abbastanza da permettere ad entrambe di scorgerne la sagoma.
La risposta della Grifondoro non portò grandi informazioni, alla fine aveva sentito la voce più comune sul luogo infestato, quella che tutti conoscevano

« Potevo scommetterci. » commentò, lieta anche di poter aggiungere qualche informazione in più a quella già ricevuta. La mano gelida uscì dalla tasca calda e confortevole per aggiustare la tracolla che, dopo un passo un poi troppo lungo, si era girata in una posizione scomoda. Quello che non si aspettava invece, fu il discorsetto successivo, che lasciò uno sguardo a metà tra l'ammirazione e lo stupore, sul volto della Tassorosso. E così Nieve non credeva troppo alle dicerie, non cadeva nel fascino dell'horror, non temeva che quelle parole fossero realtà. Era quello il coraggio dei Grifondoro? O era solo una bimba con un'anima più vissuta? Se fosse stata la seconda delle due cose, avrebbe capito perché aveva scelto di accompagnare la primina. Liberare i fantasmi, quella si che era un'idea! Con lo sguardo allo steccato sul quale poco dopo si sarebbe appoggiata, Amber sorrise. « Dici? Non so.. penso che i Fantasmi di Hogwarts abbiano un "lasciapassare" diverso. Quelli lì invece.. »indicò la Stamberga, la cui figura pericolante ora si mostrava in tutto il suo decadente splendore. « potrebbero essere molto pericolosi. » quello lo credeva davvero. C'erano tante ragioni per cui lei non aveva mai messo un piede oltre quello steccato, per cui le orme dei suoi piedi non si erano mai create in quei punti precisi. Celava demoni ben peggiori sotto il cappuccio e dietro quegli occhi chiari, e la voglia di comprendere quelli che abitavano la casa stregata non le era mai venuta.
La fantasia che portava la bambina a preoccuparsi, quasi, degli spirito che "forse" erano rinchiusi in quel luogo era senza dubbio una cosa gradita. Come un fiume in piena, Nieve continuava a rivelare curiose informazioni sulla sua vita, come la sua terra natia: L'Islanda. Il paese delle distese di ghiaccio, delle scogliere, della caccia alle balene e dei cavalli delle pesanti frange. Aveva studiato quel posto, per pura curiosità ed aveva anche un libro sulla sua scrivania che l'aveva aiutata ad immaginarsi come si potesse vivere in quei luoghi semi desertici. Le leggende nordiche l'avevano sempre affascinata così come il dolore che portavano con loro tutti quei racconti. Non era sadismo, no.. era semplicemente empatia. Una stranissima forma di empatia.
« E' il rischio di molte leggende, l'essere smentite dalla verità. A volte è più facile crede in qualcosa che non si potrà mai spiegare, piuttosto che spiegare qualcosa in cui la gente crede ciecamente. » e lei lo sapeva fin troppo bene. Era proprio grazie alla razionalità, che a volte andava oscurandosi, che Amber aveva trovato un giusto equilibrio tra credere, sperare e riflettere. Non le dispiaceva però lasciarsi andare in fantasie difficili da comprendere, ogni tanto le faceva bene entrare in quei mondi assurdi che i suoi libri le proponevano.

Poi, accadde. Dove meno l'avrebbe immaginato. Nel momento che meno avrebbe creduto propizio. Una domanda.. nulla di più, ma in grado di rivoltarle le viscere in meno di un secondo. "Tu ami qualcuno?" tre parole, sufficienti a far battere il suo cuore oltre i limiti consentiti dal corpo umano.
Interdetta, non aprì bocca, e lo sguardo divenne indecifrabile. Non era arrabbiata..non ne aveva motivo, però sentiva quelle parole insinuarsi nella sua mente con prepotenza. Distolse lo sguardo dalla bimba, riportandolo alla stamberga, per non doverle mostrare quell'espressione tanto strana quanto preoccupante. Le parole in sottofondo vennero ignorate, perché due occhi grigi apparvero d'improvviso davanti ad Amber, seguiti da un sorriso tanto scaltro quanto magnetico. Un immagine durata la fazione di un secondo. "Killian", quel nome rimbombò nella sua mente andando a fermare il cuore per un altro istante. Associare quel ragazzo a quella domanda fu tanto repentino quanto scioccante. Se non avesse avuto il cappuccio tirato molto in avanti, Nieve avrebbe potuto vederla arrossire. Amber non aveva ancora dato un nome a "qualunque cosa fossero", ma in cuor suo sapeva ogni giorno di più di cosa si trattasse. Teneva ancora il freno premuto, quello si. Certo era che non ne avrebbe fatto parola con nessuno, meno che meno con una bimba appena conosciuta. Non era il tipo da gossip e confidenze, ma poteva comprendere la curiosità della sua giovane compagna di passeggiata, e non l'avrebbe incolpata di nulla.. era solo rimasta senza parole.

« Oh, no non ti devi scusare, la curiosità è normale.. credo. » e nulla più avrebbe detto a riguardo. Quella era il suo modo, forse un po' troppo freddo, di rassicurare Nieve. Fu comunque lieta del successivo ritorno in tema "Stamberga e Leggende".« Cosa sai dei Lupi Mannari, Nieve? » Una domanda che serviva però solo come spunto di riflessione, per la storia che stava per seguire. Amber tentò di ricordare la vecchia storia che sua padre le aveva raccontato, quasi sei anni prima.« Ci sono tante storie su quella baracca, e di quelle più recenti non bisogna mai fidarsi troppo, ma ce n'è una a cui non ho mai davvero smesso di credere. Si dice che quella fosse l'antica dimora di un Lupo mannaro. Rinnegato dal suo branco, nelle notti di luna piena entrava lì ed ululava con tutto il fiato che aveva in gola per richiamare i suoi simili. » volse lo sguardo al cielo e proseguì.« Nessuno ha mai risposto alla chiamata, ma una notte il mannaro è entrato e non vi è più uscito. Si dice che sia suo lo spirito che vaga famelico per quelle stanze. » che fosse anche quello degno di un salvataggio? Cosa ne avrebbe pensato la bimba dai capelli argentei? « Stanotte ci sarà la luna piena. » Il proposito di Amber non era solo quello di spaventarla, per quanto non avrebbe mai creduto di metterla davvero a disagio con quel brevissimo racconto, ma di certo avrebbe cercato di farla riflettere.


 
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view post Posted on 29/12/2016, 20:07
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Lo strano borgo stombazzante
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Il sentiero si dipanava dinanzi alle due, che procedevano placidamente, dando alla conversazione una cadenza appena più altalenante. C'era qualcosa di atipico nell'intreccio di tinte che caratterizzavano Nieve ed Amber, mettendone in evidenza l'innegabile diversità e, insieme, l'apparente simmetria. Nieve non avrebbe saputo dire molto della persona che passeggiava al suo fianco, ma non avrebbe potuto negare, invece, di sentirsi stimolata - e nella curiosità, e nella riflessione - dalla piega che stavano prendendo gli eventi. Quando quel viaggio era iniziato, non avrebbe potuto immaginare che la compagnia del Prefetto dei Tassorosso potesse risultarle tanto gradita, soprattutto in considerazione delle ragioni della sua visita a Hogsmeade. Mentre seguiva la ragazza, dovette ammettere di essere stata fortunata, poiché qualcosa le diceva che quell'esperienza avrebbe potuto trasformarsi in qualcosa di infinitamente noioso, o di estremamente proibitivo. Amber, invece, aveva preso una direzione di sapiente calibrazione che risultò più che gradita a Nieve: era ben consapevole del fatto che l'altra avrebbe glissato su aspetti troppo ostici da essere esposti, ma sentiva anche di ricevere qualcosa ad ogni passo della loro conversazione.

Le risposte che ottenne furono esaurienti il tanto che bastava. Mentre si appoggiava allo steccato al di là del quale faceva bella mostra di sé la Stramberga Strillante, Nieve sorrise appena e lasciò che i suoi occhi carezzassero i contorni di quel luogo così oscuramente primitivo di cui aveva sentito l'attrattiva. Amber le aveva dato innumerevoli spunti di riflessione: non aveva mai considerato la possibilità che la gente potesse preferire credere nell'inspiegabile, piuttosto che eviscerarne il contenuto per averne parziale o totale comprensione. Per una persona come lei, avida di sapere in ciascuna delle sue forme, non era tollerabile una prospettiva del genere; avrebbe preferito di gran lunga annegare nelle complicazioni della verità, piuttosto che rimanere all'oscuro di qualcosa e credervi come atto di fede, poiché il suo carattere non glielo avrebbe mai permesso.
Tirò un sospiro di sollievo, invece, quando l'altra ebbe a rassicurarla circa l'exploit di curiosità con cui aveva dato mostra della sua indole più indomita. Per un attimo, aveva temuto di poter incrinare il clima di confidenza che si era creato al punto da anticipare la fine di quella gita che si era fatta promettente fin dall'inizio. Non passò inosservato ai suoi occhi, tuttavia, l'atteggiamento di ritrosia con cui Amber aveva trattato la domanda: era giusto così, si disse, qualunque fosse la risposta effettiva alla domanda che Nieve le aveva porto. Che i suoi pensieri appartenessero a qualcuno o meno, non era un atteggiamento che conveniva al buonsenso confidare qualcosa del genere ad un'estranea, per quanto intenso o meno potesse essere il feeling sotteso alla reciproca interazione. Era un aspetto del carattere di Amber - la cautela per gli anfratti più nascosti e fragili del proprio io - che Nieve sentiva di condividere.

Infine, toccò alla Grifondoro rimanere colta di sorpresa. Mentre la sua accompagnatrice la rendeva partecipe di una storia ben più affascinante di quella che l'undicenne aveva udito dagli avventori al locale, Nieve riuscì a figurarsi l'avvicendarsi di ciascuna di quelle scene e quasi lo vide, quel lupo mannaro ai cui richiami tutti parevano sordi, aggirarsi per le stanze della Stramberga Strillante. Per la prima volta da che si erano avvicinate alla strana costruzione, un brivido le corse lungo la schiena, ma non aveva i contorni della paura, piuttosto della pena.

Sospirò di una mestizia di cui quasi non si rese conto.
-So davvero poco sui lupi mannari, Amber, se non che provo pena per loro.- C'era qualcosa di così simile ai ricordi del suo passato e alla vita che aveva vissuto nel racconto che le aveva fatto il Prefetto che, per un attimo, lo sguardo tornò a velarlesi di quella coltre di nebbia che le impediva l'accesso alle emozioni più vivide; e il verde dei suoi occhi acquistò una sfumatura di grigio appena accennato che le apparteneva solo nei giorni in cui si lasciava sopraffare dai ricordi. Piano, si strofinò l'occhio destro per placare il dolore che quell'impercettibile mutamento fisico le aveva causato. -Ci pensi? Tutti dicono che uomini e animali differiscono per il controllo della ragione sugli istinti, che è proprio dei primi e non dei secondi. Ma io penso che la sorte di questo lupo mannaro sia la stessa di un uomo o una donna che vengano rifiutati dai propri simili solo perché diversi. Solo che per lui provo una pena doppia: è reietto tra gli uomini, perché soffre gli effetti che la luna piena ha su di lui ed è costretto a isolarsi per non nuocere loro; ed è reietto tra i lupi mannari, che non rispondono al suo richiamo.- Il suo cuore aumentò di qualche battito, mentre pronunciava la descrizione di una solitudine che aveva condiviso così a lungo da potervisi ancora riconoscere, da non riuscire ancora a lasciarla andare, non del tutto. -Penso che non ci sia nulla di più brutto del non essere accettati per ciò che si è, perché finisce sempre che neppure tu riesci ad accettarti. Così, alla solitudine subentra l'isolamento, finché non ti ci abitui.-

Si voltò a guardarla, sul viso stampato un sorriso disteso, pacifico, come a volerla rassicurare sulla genericità delle sue affermazioni. Poi, tornò a guardare la Stramberga Strillante. Fu a quel punto che qualcosa attrasse la sua attenzione: a qualche metro dallo steccato ove erano ferme, quasi del tutto sommerso dalla neve, stava un oggetto non meglio identificato che, a primo acchito, la giovane aveva scambiato per una pietra o una striscia di terra rimasta immune all'ultima nevicata. Aguzzò la vista e, prima di riflettere, seguì l'istinto e oltrepassò lo steccato. Il suo incedere si trasformò presto in una corsa leggera, che ebbe ad arrestarsi soltanto quando Nieve fu giunta nei pressi del fulcro del suo interesse e si fu inginocchiata per osservarlo più da vicino. Dal manto innevato, fuoriusciva non una pietra, ma una striscia di tessuto nero come la notte.


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Edited by ~ Nieve Rigos - 16/1/2017, 15:10
 
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La vecchia storia del Lupo Mannaro le era sempre piaciuta. Non sapeva dire esattamente il perché, ma quel racconto era uno dei pochi che non avrebbe mai davvero dimenticato. Era anche uno dei pochi a cui riusciva ancora a credere. Amber aveva imparato negli anni che i confini di ogni cosa non sono mai netti. Oh, da piccola avrebbe tanto voluto che lo fossero.. sarebbe stato più semplice. Però la realtà era differente, alcune storie sarebbero rimaste vere nei secoli ed altre sarebbero svanite con l'arrivo della ragione. Il discorso stava davvero prendendo una piega molto adulta e lei non si era minimamente pensata di ridurre l'importanza delle sue parole, una volta compreso che Nieve l'avrebbe seguita, aveva proseguito. Ma parlare di anime, di morte e di spettri poteva dirsi .. troppo? La Tassorosso era l'ultima che avrebbe potuto giudicare quella conversazione visto che trovava qualche similitudine nella bimba. La morte l'aveva sempre seguita.
Abbassò il cappuccio, liberando la morbida treccia bionda, lasciando che la neve le sfiorasse i capelli, i fiocchi erano diminuiti di numero, ma il paesaggio non sembrava meno incantato, era caduta talmente tanta neve da fare un esercito di pupazzi. Altra cosa che non aveva più modo di fare da anni.

« Pena..» ripeto quella parola in un sussurro, mentre distoglieva ancora lo sguardo dalla studentessa. Continuava a stupirla con i suoi ragionamenti, la bionda non si sarebbe aspettata tanta razionalità una mente così giovane, ma come sempre non poté che farle piacere vedere che non era poi del tutto sola. Non era l'unica ad essere cresciuta troppo in fretta. C'era sicuramente una storia dietro quelle parole e difficilmente sarebbe stata una di quelle a lieto fine. Cosa aveva sopportato Nieve? Non era affar suo, quello era certo.
«Rifiutato dagli uomini perché considerato un mostro... rifiutato dai suoi simili per motivi sconosciuti. » il mannaro tornò il centro della loro attenzione. « Di certo non sarà stato facile per lui. Se fosse furioso ne avrebbe tutto il diritto.» l'espressione si fece più pensierosa, perché lei non provava pena per quell'essere e nemmeno odio o altro. Quello che Amber poco sopportava era la ragione di base che spingeva a cercare l'accettazione. Forse perché ne era vittima inconsapevole? In fin dei conti anche la Tassorosso aveva sentito il bisogno di confidarsi con qualcuno dopo anni di silenzi, una sola persona. Ma se lui non l'avesse accettata.. avrebbe anche lei ululato alla luna in eterno? Altre domande senza risposta, per fortuna. Tenne per sé quel pensiero davvero troppo elaborato per tornare poi a rivolgersi alla bimba, che però non aveva alcuna intenzione di rimanere ferma. Qualcosa al di la dello steccato aveva attirato la sua attenzione, prima che Amber riuscisse a fermarla, aveva già superato il legno ed iniziato a correre verso la casa infestata. "No no ..NO!" come poteva aver abbassato la guardia in quel modo sciocco?

Istintivamente portò una mano alla tasca interiore del mantello estraendo la sua fedele bacchetta, con un balzo successivo superò anche lei lo steccato per andare a riprendere la fuggitiva.
« Ehi!.» la richiamò poco prima di raggiungerla, non le avrebbe permesso di entrare nella Stamberga, era una sua responsabilità e se fosse stato necessario l'avrebbe pietrificata, pur di tenerla ferma. Con immenso stupore e sollievo però, Nieve si era fermata pochi metri dopo lo steccato e sicuramente non a causa di Amber. La trovò infatti accucciata ad osservare un qualcosa di inizialmente indefinito..
« Non farlo pi..» la frase che aveva assunto un tono di rimprovero sebbene il Prefetto non fosse solito usare quei toni, svanì prima della conclusione. gli occhi verde acqua si posarono sulla strisciolina di tessuto nero che aveva attirato tanto l'attenzione della bimba. « Non toccarla.» e lo disse più a se stessa che all'altra, perché il suo primo istinto era proprio quello di analizzarla per controllarne i particolari. Con una rapida occhiata verso la piccola, cercò un'intesa, prima di accucciarsi accanto a lei. « Secondo te cos'è ?» chiese più per gioco che per altro, mentre avvicinava la punta della bacchetta alla stoffa, per sollevarla ed osservare quanto lunga fosse. D'improvviso l'idea del licantropo fantasma si palesò nuovamente.

 
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Lo stranpo borgo strombazzante
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Curiosità. Uno dei motori del mondo, il più infido e insistente probabilmente. Aveva guidato i passi di Nieve fin troppo spesso perché la giovane potesse ritenersi immune ad essa, cacciandola nei guai quando non era stata in grado di fermarsi in tempo. Perfino a Hogwarts era stata impossibilitata ad ignorarne il richiamo: il ricordo di una bambina piangente dinanzi ad un pupazzo di neve distrutto le tornò alla mente con prepotenza, mentre se ne stava china ad osservare quel pezzo di stoffa con i pensieri che si rincorrevano silenziosi, impedendole di capire quali conclusioni avesse tratto o fosse sul punto di trarre. Era come se la vicinanza col luogo a qualche metro da loro rendesse illeggibili perfino le sue stesse riflessioni, lasciandola in un limbo di confusione che solo la voce di Amber fu in grado di penetrare.

Doveva averla fatta preoccupare, si disse mentre la sentiva ansimare alle sue spalle. Un lieve sorriso le salì alle labbra nel fare quella considerazione. Era così strana per lei l'idea che qualcuno potesse averla tanto a cuore - anche se solo per ragioni di responsabilità accademica - da andare nel panico nel vederla agire con fare sconsiderato che non si premurava mai di riflettere prima di agire. Non aveva mai imparato a curarsi di quell'aspetto della vita relazionale, neppure in quegli ultimi tre anni. Nieve subiva l'effetto degli stimoli esterni con animo quasi primitivo, senza filtri; dunque agiva solo per se stessa, senza considerare le ripercussioni che questo avrebbe potuto avere sugli altri. Grimilde le aveva fatto la ramanzina talmente tante volte che probabilmente chiunque si sarebbe aspettato che il messaggio avesse attecchito, ma non era così.
Si voltò in direzione di Amber per vederla chinarsi accanto a lei ed ispezionare l'oggetto del suo interesse con una cautela che Nieve non avrebbe mai usato: se l'altra non le avesse intimato di astenersi dal toccare quel pezzo di stoffa e non l'avesse raggiunta in tempo, con ottime probabilità l'avrebbe dissotterrato quanto prima. Se solo avesse avuto idea dei pericoli che potevano celarsi dietro ciò che aveva un'apparenza tanto innocua, forse avrebbe imparato ad avere una cautela maggiore. Osservò con sguardo attento le movenze della sua accompagnatrice: non poté fare a meno di notare la presenza della bacchetta tra le sue mani. Usare la bacchetta con tanta spontaneità era qualcosa che ancora non le apparteneva. Avrebbe imparato anche quello.


-Un mantello?- Fece spallucce, mentre un alito di vento sferzava il volto ad entrambe con assoluta noncuranza. -E' che non conosco ancora bene il mondo magico,- disse quasi a voler giustificare la banalità delle sue parole, benché il cuor suo avesse sperato in qualcosa di molto più interessante e dotato di proprietà magiche quando si era accostato all'oggetto. D'un tratto, le balenò in mente la cautela con cui Amber si era approcciata al tessuto. -Potrebbe essere qualcosa di pericoloso?- Il suo cuore ebbe un fremito di entusiasmo, che si prolungò quando l'ululato del vento riempì l'aria attorno a loro. Allora, il lupo mannaro del racconto della Tassorosso le tornò alla mente e il suo sguardo corse alla Stramberga Strillante. Possibile che qualcuno di diverso, di umano stesse trovando protezione presso quelle mura? -Pensi che potrebbe appartenere a qualcuno che sta lì dentro?-
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Un colpo al cuore.
Ecco cos'era stato, vedere Nieve correre d'improvviso e sfuggire al suo blando controllo era stato un colpo al cuore. Amber sapeva di essersi distratta, di aver ceduto il passo ai ricordi ed aver considerato quasi di parlare con una sua pari, tanto era sveglia la ragazzina. Ma la Grifondoro era lì su sua responsabilità e se le fosse accaduto qualcosa, lei non se lo sarebbe mai perdonato. Fortunatamente però la corsa di entrambe si arrestò prima che potessero finire in guai più seri. Con il fiato corto e lo sguardo allarmato rivolto alla Stamberga, la Tassina temette una possibile incursione improvvisata in quel luogo. Non sarebbe mai stata pronta per affrontare qualunque spirito vivesse al suo interno, o per andare a svelare quel mistero.
Gli occhi ben più vigili del Prefetto, tornarono a posarsi sulla figura minuta della bimba, intenta a studiare un pezzo di stoffa fuoriuscito dal terreno innevato. In un primo momento, Amber aveva pensato fosse di Nieve, ma la risposta che le diede le fece comprendere quanto si stesse sbagliando. Non era saggio raccogliere oggetti da terra, ma nulla vietava di puntargli una bacchetta contro. Dopo anni di lezioni ed avventure più o meno desiderate, i nervi della ragazza erano sempre pronti a scattare alla prima occasione utile.

«Oh.. capisco» rispose, quasi dolcemente, quando capì che la piccola aveva ordini non magiche. I nati babbani non erano rari, anche tra i suoi pochi amici ne contava qualcuno, ma per lei restavano sempre affascinanti. Non riusciva però ad immaginarsi come fosse nascere senza essere a conoscenza del mondo magico, e ritrovarsi a scoprirlo ad 11 anni, con tutto l'ammontare di informazioni in merito. Per alcuni poteva essere un sogno, per altri un incubo.. ma lei di certo non poteva saperlo. «Non preoccuparti.. avrai tempo per conoscere bene questo mondo.» Era solo all'inizio di quel percorso, in effetti.. il primo anno le avrebbe dato le basi per muoversi con più sicurezza, ma solo dal secondo in poi avrebbe imparato a reagire ai vari impulsi del mondo magico. L'attenzione dunque, tornò sul pezzo di stoffa scuro, a cui la bacchetta di Amber si era avvicinata.Poteva essere pericoloso? Bella domanda! Potenzialmente ogni cosa rappresentava un pericolo, in quel luogo poi.. ancora di più. Probabilmente la prima risposta sarebbe dovuta essere " No, tranquilla.. non sarà niente di importante". Ma quelle parole non uscirono mai dalle sue labbra. «Forse..» disse invece, assumendo un espressione che metteva in chiaro ogni suo dubbio. La cosa peggiore che poteva capitare era che quella stoffa fosse incantata, ma a conosceva un ovvio modo per risolvere quel dubbio. Si spostò di quale passo, alzandosi in piedi, puntò la bacchetta sulla stoffa e pronunciò due semplici parole, per una formula altrettanto semplice. «Finite incantatem!» Come se fosse stato colpito da una piccola raffica di vento, il tessuto fuoriuscì totalmente dalla neve, fece una lieve giravolta in aria, e poi tornò a posarsi dolcemente al suolo. Non sembrava ci fosse nulla di cui preoccuparsi. La tensione accumulata scemò un po', permettendole di tornare ad affiancare Nieve. «Niente di cui preoccuparsi, se era incantato.. beh, ora non lo è più.» concluse con una nota di soddisfazione, prima di tornare a preoccuparsi della sua provenienza. La Grifondoro aveva fatto un'affermazione valida che lei non avrebbe escluso. Se quello fosse stato il pezzo del mantello di qualcuno entrato in stamberga? Se sotto quello strato di neve ci fosse stata una soluzione al mistero? E se la storia del Licantropo...fosse stata reale? Qualunque cosa fosse, lei aveva il dovere di tenere al sicuro la primina ed avrebbe fatto del suo meglio, cercando di non distrarsi più. « Non penso.. ci sono ancora alcuni metri da qui a lì, ma se fosse stato qualcuno che ne è uscito.? » Forse il proprietario di quella stoffa poteva essere ancora nei paraggi, ma sarebbe stato un individuo pericoloso? Pensare sempre al peggio era una delle sue "doti", ma in quel caso, l'idea che le venne, avrebbe potuto evitare che entrambe finissero nei guai per davvero. «Senti.. se andassimo in Villaggio a cercare il proprietario?» La proposta venne fatta con gentilezza, mentre il pezzo di stoffa ancora giaceva al suolo. Se la bimba avesse accettato, lo avrebbero portato con loro, retrocedendo fino a tornare al sicuro, dietro lo steccato.

 
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Lo strano borgo strombazzante
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Amber le stava simpatica.
Era una conclusione che Nieve trasse con una certa serenità d'animo, mentre la osservava pronunciare quell'ultima domanda rivolta al suo indirizzo. La caratterizzava una eleganza di modi che, tuttavia, raramente sfiorava nel freddo distacco; e, perfino nell'approcciarsi a Nieve, che possedeva il carattere e i modi di una bambina molto atipica per i suoi undici anni, non le aveva mai usato alcuna condiscendenza. Era insieme piacevole e sorprendente per chi, dei rapporti sociali, aveva una conoscenza tanto limitata e, a tratti, sgradevole. Benché fosse ancora troppo presto per rendersene conto, quell'incontro avrebbe improntato in maniera determinante le esperienze successive della piccola dai capelli argentati, suscitandole un moto di gratitudine che non sarebbe mai riuscita a sopprimere del tutto nei suoi tratti più accesi.
Convenendo con la Tassorosso, la giovane si prese qualche momento per riflettere, prima di esternare il suo consenso. L'idea di trovare il proprietario del mantello pareva la più saggia e razionale, ma Nieve non poté fare a meno di chiedersi quanto alte fossero le probabilità di avere successo in una simile ricerca. Chiunque avesse smarrito quel capo d'abbigliamento, doveva averlo fatto in condizioni fuori dall'ordinario ed era indicativo che non si fosse preso la briga di tornare indietro per recuperarlo. Che avesse voluto lasciarselo alle spalle o non avesse avuto altra scelta, la piccola dubitava di poter risalire alla persona cui era riconducibile l'apparente smarrimento. Cos'avrebbero fatto, a quel punto? Qualcosa le suggerì che Amber non le avrebbe mai consentito di tenerlo, né sarebbe stata tanto ingenua da fidarsi delle sue rassicurazioni sull'ipotesi di consegnarlo al proprio Capocasa. Per quanto intensamente lo desiderasse, le chance di appropriarsi di quell'oggetto erano perfino più scarse di quelle di trovarne il legittimo proprietario.
Era sul punto di alzarsi e comunicare alla sua accompagnatrice il condiviso proposito di tornare al villaggio, quando le circostanze intorno a loro cambiarono improvvisamente. Una folata di vento, gelida, forte e tagliente, soffiò su di loro, costringendole a stringersi nelle spalle e a serrare le palpebre per evitare che i cristalli di neve che si erano sollevati impedissero loro la vista. Un brivido intenso percorse la spina dorsale di Nieve, estinguendosi all'altezza della nuca e facendola tremare, ma non fu il freddo a causarglielo.


-Buonasera, mie giovani avventrici!-

Una voce di uomo si levò d'un tratto alle loro spalle, facendo scattare Nieve in sua direzione per poterne fronteggiare il possessore. Era un uomo sulla trentina, alto e dinoccolato, vestito di tutto punto dei colori della notte, sicché il confronto con il pallido incarnato creava un contrasto quasi spiacevole alla vista. Le osservava con un sorriso ampio e gentile, eppure qualcosa, oltre lo spettro degli occhi neri come l'inchiostro, pareva agitarsi in maniera quasi spasmodica, come se gli costasse inaudita fatica mantenere quell'alta parvenza di compostezza. Benché il suo aspetto apparisse impeccabile, Nieve notò un leggero affanno mentre tornava a parlare loro.

-Credo di dovervi ringraziare...- disse, la voce soffice come velluto nelle loro orecchie. Con un cenno calibrato della mano, indicò l'indumento che giaceva alle spalle delle due studentesse. -Avete trovato il mio mantello!-

Il vento soffiò ancora, stavolta più forte, così impetuosamente da scarmigliare la pettinatura impeccabile dell'uomo. Nieve ebbe l'impressione che gli agenti atmosferici volessero metterle in guardia, sospingendole a lasciare quel luogo prima che le cose assumessero una piega spiacevole. Ma cosa sarebbe mai potuto accadere? Mentre, guidata puramente dall'istinto, la giovane Grifondoro si chinava per raccogliere la cappa dal tessuto arzigogolato, il dubbio di essere stata attratta in una trappola costruita ad arte le sfiorò la mente, facendola rabbrividire ancora. Così, quando i suoi occhi incrociarono quelli dello sconosciuto - il mantello mollemente adagiato sull'avambraccio sinistro, Nieve sentì il suo cuore accelerare il ritmo con cui pompava il sangue nelle vene.

-Come facciamo a sapere che è suo?- La domanda le uscì di bocca più duramente di quanto si fosse aspettata e il suo viso doveva aver assunto un'espressione ostile, perché l'uomo parve sorprendersi e passò a guardare prima Amber e, poi, di nuovo Nieve, quasi non credesse ai suoi occhi. -Come facciamo a sapere che non è un impostore?-

-Un impostore? Suvvia!- Un sospiro e una breve risata accompagnarono quelle parole ricche di mal simulata incredulità, mentre il nero degli occhi di lui pareva diluirsi sotto le spinte di ciò che veramente si agitava dietro quella condotta all'apparenza tanto composta. -Che motivo hai di dubitare che quel mantello mi appartenga, piccoletta?-

La condiscendenza che le usò - la stessa che, invece, Amber le aveva risparmiato e per cui si era guadagnata il suo apprezzamento - fu più di quello che Nieve potesse sopportare in quella condizione. Sulla scia del momento e senza calibrare il potenziale lesivo delle sue parole, fece l'unica cosa che una persona con più esperienza di lei non avrebbe mai fatto, non senza avere la certezza che colui che avevano davanti non le avesse osservate per tutto il tempo così da poterle cogliere in fallo: mentì.

-Beh, innanzitutto perché questo mantello è mio!-
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view post Posted on 14/1/2017, 17:35
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Per quel che poteva dire di aver capito di Nieve, non poteva che ritenerla una bimba intelligente. La fuga oltre lo steccato però, l'aveva anche messa in guardia, aveva comunque a che fare con un undicenne vivace. Il piccolo errore che aveva compiuto credendola troppo simile a lei, l'aveva portata a maledire la sua stessa stupidità. Non avrebbe sottovalutato una seconda volta l'impetuosità della mente della Grifondoro. Forse proprio il suggerimento di retrocedere fino al villaggio, avrebbe fatto comprendere alla sua giovane compagna, che non c'era trippa per gatti. Non sarebbero entrate in Stamberga, non quel giorno, non sotto la sua supervisione. La pungente idea che il problema fosse anche legato al fatto che non si riteneva in grado di difendere Nieve da qualsiasi possibile incognita, rimase a tormentarla per un po' . Era la verità, in fin dei conti.. se davvero ci fosse stato un Licantropo lì dentro, nel migliore dei casi sarebbero morte entrambe. Nel peggiore..
Quando fu convinta di aver conquistato una piccola vittoria, una folata di vento anticipò ogni cosa, e quel che venne dopo, smorzò ogni possibile sorriso. Avrebbe ringraziato mentalmente la piccola per aver deciso di assecondarla senza fare troppe storie, ma rimase in silenzio poiché non eran più sole. Una voce maschile la sorprese di spalle, e rapida si girò a capire chi ne fosse il portatore.Un uomo, con abiti scuri ed una strana inclinazione nel tono di voce, stava davanti a loro. Istintivamente la mano libera di Amber si mosse verso Nieve, nel tentativo di afferrarle una spalla o comunque tenersela vicina. Lo sguardo sull'uomo si fece serio. Non aveva ancora detto nulla di compromettente, in realtà, nulla che potesse farle credere di essere in qualche modo in pericolo, ma l'istinto con lei aveva sempre la precedenza. Non si fidava di niente e nessuno. Fu sul punto di elogiare una frase, quando nuovamente Nieve la precedette.
* No.. Nieve!* tuonò la sua mente, mentre la bimba afferrava il lembo di stoffa che l'uomo aveva dichiarato come "suo".Che non fosse felice di sentirsi dare dell'impostore, era ovvio.. ed era anche ben visibile dall'espressione che aveva assunto. La mano destra di Amber si strinse ancora di più attorno alla bacchetta. Lo scambio di battute dei due andava fermato il prima possibile. Quando la Grinfondoro dichiarò il contrario dell'uomo, la Tassorosso rimase spiazzata. La bimba stava forse superando il limite tra coraggio e stupidità? Entrambe sapevano che quel mantello non era loro, e se lui ne fosse davvero stato il proprietario, renderglielo era il minimo.Facendo un passo avanti, Amber assunse un'espressione mi cauta ma non meno sospettosa. L'idea di trovarsi davanti proprio "quel" licantropo iniziava a prendere forma nella sua mente, che fossero già spacciate? «La prego di perdonare mia.. sorella creò volontariamente quel fittizio legame di parentela, per lei era il modo migliore di far intendere all'uomo che se fosse stato necessario avrebbe difeso entrambe. Che poi ne fosse realmente in grado o meno, era un altro discorso. Sicuramente quella che stavano mettendo in gioco non era altro che una guerra fredda, un tastare il terreno per capire fin dove spingersi.. e all'uomo doveva essere ben chiaro che avvicinarsi troppo non gli era consentito. «E' uno splendido pezzo di stoffa, nel caso fosse suo penso non avrebbe problemi a mostrarci il punto in cui si è strappato.. giusto?» Un bluff per un bluff. Non aveva voluto proseguire seguendo proprio la linea di Nieve, ma in quel modo se lui non poteva dimostrare di possedere il resto del mantello, e loro chiaramente nemmeno, quel pezzo non sarebbe stato di nessuno. Solo allora avrebbe pensato alla mossa successiva. Se invece fosse stato suo, sarebbe stato bene cederglielo senza fare troppe storie.


 
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Se c'era qualcosa in cui Nieve ed Amber avevano peccato era la coordinazione. Benché non si fossero propriamente contraddette a vicenda, avevano assunto un approccio tanto diverso alla questione, sia nelle parole che nell'atteggiamento, da rendere piuttosto chiaro che non fossero in sintonia. Non che ci fosse niente di sbagliato, è chiaro: a separarle, rendendo così difficile dar via ad un'improvvisazione di successo, c'erano un numero importante di anni e una difformità di modi che difficilmente avrebbero potuto passare inosservate agli occhi della persona che avevano di fronte. Laddove una agiva, preda degli istinti e delle emozioni, l'altra ponderava con ammirevole controllo di sé. In una situazione diversa, probabilmente quell'essere dissimili le avrebbe portare ad una compensazione dai validi riscontri, poiché la ragione avrebbe temperato le passioni del cuore e il cuore intuito le sollecitazioni cui la ragione era sorda. Tuttavia, in quel caso, fu per loro motivo di insuccesso.
Nieve lo intuì subito, mentre osservava le labbra dell'uomo modularsi in un sorriso malsano che, a stento, riuscì a mascherare di una finta cordialità. La piccola lo osservò portare il suo sguardo su Amber, scrutare a lungo nei suoi occhi come a volerne eviscerare le emozioni fino a scuotere il suo piccolo, fragile mondo di distante cautela. Egli stava saggiando il potenziale della persona che aveva di fronte e, insieme, vagliando le opzioni che gli rimanevano; infine, gettò uno sguardo - come d'intesa - alla Stramberga Strillante e il divertimento sulla sua bocca divenne manifesto.


-E' una domanda un po' crudele, la tua, ma immagino che non fosse questa l'intenzione,- le disse e Nieve si chiese per quale ragione egli avesse utilizzato proprio un'espressione di crudeltà per definire la condotta di Amber. In verità, si era dimostrata cauta e brillante, almeno ai suoi occhi di bambina che non ne avevano mai incrociato un paio come quelli dell'uomo, illuminati da una luce tanto sinistra. -Perché, vedi, mia giovane ragazza, qualsiasi cosa avrebbe potuto lesionare il tessuto per tutto il tempo che è stato lì: un animale, un altro uomo, perfino il freddo. Io, in cuor mio, so di averlo lasciato perfettamente intatto.-

Ed era così. Almeno a una prima occhiata, il mantello che le due studentesse avevano trovato pareva in perfette condizioni. Non fosse stato per la rigidità che gli aveva causato il prolungato contatto con la neve - senza, peraltro, rovinarlo come sarebbe stato plausibile che fosse -, dopo una lavata, avrebbe benissimo potuto essere scambiato per un capo di recentissima fattura. Qualcosa si agitò nell'animo di Nieve, una scontentezza mista a dispetto per essere stata gabbata con così tanta facilità. Non soltanto la cappa non apparteneva né a lei né ad Amber, sicché sarebbe stato difficile avanzare qualsiasi pretesa circa la soluzione che egli aveva dato all'enigma della Tassorosso, ma la risposta era, inoltre, inattaccabile sotto ogni punto di vista: il mantello, infatti, era integro come l'uomo diceva di averlo lasciato e, a un tempo, qualsiasi cosa avrebbe potuto finire per rovinarlo.

Nieve rise brevemente, indispettita.
-Una risposta un po' comoda,- commentò, sfiorando, per l'ennesima volta, la linea di confine che stava tra sconsideratezza e stupidità. L'uomo tornò ad osservarla, interessato e insieme divertito dal suo temperamento. -Per carità, non c'è niente di sbagliato in quello che avete detto, ma neppure nulla di tanto giusto.- Mentre l'altro le sorrideva acceso di un entusiasmo assai poco rassicurante, Nieve seppe che Amber l'avrebbe come minimo schiantata per la sua incapacità di tenere a freno la lingua, eppure non fu in grado di fermarsi. -Voglio dire, lo avete lasciato qua per così tanto tempo da sapere che molte cose sarebbero potute accadergli e, nonostante tutto, non siete tornato a prenderlo. Perché? Lo avevate perso e, guarda caso, avete ricordato che potesse essere qui proprio oggi? Che fortuna che vi abbiamo facilitato la ricerca, allora!- Il sarcasmo nelle sue parole ampliò il sorriso su quelle labbra color alabastro e, mentre lo osservava annusare l'aria, Nieve non riuscì a contenere il brivido che le esplose lungo la schiena. -Oppure lo avevate nascosto per una motivazione ben precisa? Tipo, che so io, tendere una trappola! O, meglio ancora, non avete mai visto questo mantello prima d'ora e intendete appropriarvene con la menzogna.-

Tenere quel discorso non le aveva in alcun modo giovato. Il suo cuore aveva preso a battere forte, preda della rabbia e dell'adrenalina che il suo corpo aveva cominciato a produrre nel captare il pericolo; e le guance avevano assunto un colorito appena più acceso. Non sapeva per quale ragione quell'uomo riuscisse ad entrarle sottopelle con i suoi modi affettati e apparentemente eleganti. Seppe soltanto, quando terminò l'ultima frase, che il suo tono di voce fosse più alto di quando aveva cominciato a parlare. Nel realizzarlo, inspirò ed espirò a fondo, consapevole dell'irragionevolezza della sua condotta agli occhi degli altri: non avrebbe mai potuto dire loro che quanto stava accadendo rievocava, nella sua mente, gli accadimenti di un passato in cui era stata derubata di qualcosa che le apparteneva da un bambino più ricco di lei; nessuno aveva avuto dubbi su quale fosse, dei due, la persona in cui riporre la loro fiducia, se il beneducato figlio dell'artigiano del villaggio o l'orfanella con episodi di cleptomania alle spalle. Era stato orribile!

Quando ebbe recuperato il controllo di sé, gli restituì un'espressione di un sarcasmo pacato stavolta.
-Inoltre, non è un po' troppo effeminato per un uomo come voi?- Per la prima volta in vita sua, non commise un errore involontario nella scelta dell'aggettivazione da usare, eppure simulò dispiacere. -Intendevo "femminile", perdonatemi...-
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Edited by ~ Nieve Rigos - 16/1/2017, 20:20
 
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L'urgente bisogno di zittire Nieve in qualche modo, stava seriamente per sfuggire al suo controllo. Amber non aveva mai avuto fratelli o sorelle, e questo aveva reso molto bassa la sua soglia di sopportazione. Per lei era già complicato gestire alcuni cugini di secondo grado alle riunioni di famiglia. Era erroneamente convinta che la carica in sé le desse una certa autorità, ma anche quello sarebbe stato annoverato come l'ennesimo errore della giornata. Per un attimo aveva anche rimpianto di aver accettato la richiesta dell'undicenne, evidentemente più vispa del previsto. Sbiancò per quanto fosse possibile, nel vedere la piccola fronteggiare con un'inaudita sfacciataggine lo straniero. Ora, la Tassorosso spesso esagerava sconfinando in un pessimismo quasi cosmico, ma era possibile che solo lei ritenesse quell'uomo un potenziale pericolo? Però.. se voleva che la recita funzionasse, doveva sforzarsi di riconoscere gli atteggiamenti della "sorellina" come normali, senza dare a vedere il suo stupore. Ascoltò la spiegazione dell'uomo misterioso, ancora senza nome, sollevando appena un sopracciglio. Si, le aveva colte alla sprovvista ma No, non era stato minimamente convincente. Un rapido sguardo al tessuto, ed Amber giunse probabilmente alla stessa conclusione che Nieve aveva spudoratamente accennato a voce alta. Era evidente come l'uomo bramasse il pezzo di stoffa che ancora teneva tra le mani la bimba, ma stava giocando davvero male le sue carte. Con un "expelliarmus" in canna, Amber tentò di proseguire sul percorso illogico preso dall'uomo, ma ancora una volta fu preceduta dalla Grifondoro, ed il desiderio di immobilizzarla divenne pressante. La pressione sulla spalla di Nieve aumentò appena, era un cenno, un semplice modo per avvisarla che stava superando il limite e che mettersi nei pasticci in quel modo non era nelle sue volontà.«Ehi...» Un avvertimento sussurrato uscì volutamente dalle sue labbra, diretto alla bimba che avrebbe dovuto capire al volo che quella che stava percorrendo non era la via giusta. Fu ancora una volta sul punto di intromettersi, pronta a stoppare la vivace parlantina, ma l'ultima frase di Nieve la lasciò a bocca aperta. Con gli occhi sgranati per lo stupore, impossibile da contenere e lo sguardo fisso in quello dell'uomo, Amber credette di morire dentro. Senza alcuna ombra di dubbio, la bimba aveva dato dell'omosessuale all'uomo che avevano di fronte. Se in situazioni normali di quella cosa avrebbe riso, in compagnia di amici tra un aneddoto e l'altro, in quel momento le labbra non accennarono minimamente a curvarsi all'insù. Cosa diamine passava per quel cervello dai capelli argentei?

Nieve era agitata, Amber non avrebbe impiegato molto a capirlo. Toccava a lei togliere entrambe da quell'impiccio prima che quell'incontro si trasformasse in uno scontro. Questionare i gusti di quel personaggio era la cosa peggiore che la bimba potesse fare e non c'era grande rimedio, la bionda non aveva una pezza tanto grande da coprire per intero quell'immaginario strappo. Inspirò profondamente, prima di recuperare la falsa espressione di chi aveva tutto sotto controllo. «Ci perdoni, sul serio.. Io non so cosa abbia mia sorella stamattina, ma .. se questo lembo di mantella è suo, glielo daremo senza problemi, e poi ognuno per la sua strada.» Con lo sguardo cercò un assenso dell'uomo a quel tacito patto, andarsene da lì incolumi stava quasi diventando un'impresa, avrebbe dato fuoco a quel dannatissimo pezzo di stoffa se fosse stato necessario. «Non è vero, Elisabeth? » rivolse poi la sua attenzione a Nieve, chiamandola con il primo nome che le era venuto in mente, intenzionata a non dare alcun vero nome allo straniero. Lo sguardo si fece molto eloquente ma non lasciò trasparire la lieve rabbia che poteva provare, piuttosto tentò semplicemente di essere convincente.

 
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-La tua sorellina non è molto beneducata!-

Le parole dell'uomo uscirono in un sussurro roco e lento, come se ad ognuno di quei vocaboli stesse imperversando in lui una battaglia di proporzioni immani per recuperare l'autocontrollo. Nieve mantenne lo sguardo dello sconosciuto, che non l'abbandonò neppure quando rivolse quella considerazione a mezza bocca ad Amber, ma con la coda dell'occhio scorse i movimenti spasmodici delle dita della mano: era come se, nel tentativo di acciuffare l'aria a mani nude, sperasse in realtà di recuperare ciò che la piccola aveva messo a dura prova con la sua offesa. In verità, Nieve non aveva inteso questionare la sessualità dell'uomo, poiché non aveva ancora abbastanza esperienza da conoscere i problemi di più ostici di una società complessa; nel suo immaginario di bambina di villaggio, cresciuta ai margini perfino di quell'agglomerato sociale, non c'era ancora spazio per interrogativi di tal genere, lei che ancora faticava a capire cosa fosse l'amore e come esso potesse svilupparsi. E, tuttavia, un'offesa nelle sue parole vi era stata ed era stata voluta. Nel pronunciare quella frase, la studentessa aveva voluto semplicemente minare la virilità dell'altro, niente di più.
Furono il tocco di Amber e la tensione che lesse nella voce di lei a spingere Nieve alla ragione. Scuotendo il capo come a volersi risvegliare dallo stato di trance in cui era caduta, parve recuperare la capacità di ponderazione che aveva perduto negli ultimi dieci minuti e la rete dei suoi pensieri si fece più nitida. Se, come le aveva suggerito il suo istinto sin dall'inizio, la persona che entrambe avevano di fronte poteva essere fonte di pericolo, non era stato saggio da parte sua stuzzicarlo a quel modo. Per di più, considerato il fatto che si trovassero in un luogo tanto isolato! Per quanto Amber potesse essere brillante, qualcosa le disse che tenere testa all'uomo che aveva incrociato il loro cammino sarebbe stato estremamente rischioso, se non addirittura letale. Era tempo che rimediasse.


-Qualcuno dovrebbe darle una lezione...-

L'esordire dello sconosciuto la precedette e sia lei che Amber si irrigidirono a quelle parole. Videro la mano di lui stringersi sull'impugnatura della bacchetta, gli occhi di un nero così intenso che chiunque avrebbe avuto l'impressione di annegarvi senza possibilità di salvezza, e l'aria farsi improvvisamente più rarefatta. Poi, un rumore forte squarciò l'aria, facendo sobbalzare il terzetto di tensione e, insieme, di spavento. Il cuore di Nieve mancò un battito, quando comprese da dove venisse quel suono: la Stramberga Strillante.

-E' vostro!- La sua voce di bambina infranse il fragile equilibrio che si era instaurato tra di loro. L'uomo tornò a guardarla con iracondia immutata nelle iridi d'inchiostro. -Se lo desiderate così tanto, potete averlo. E' vostro!- Chiunque altro, nell'udirla, avrebbe gioito di quel senno ritrovato, ma sia lei che l'uomo seppero cosa stesse facendo veramente: Nieve gli stava usando condiscendenza, nascondendo dietro quel tono apparentemente neutro e distaccato un atteggiamento di superiorità che, tuttavia, l'altro non avrebbe potuto recriminarle perché troppo sottile. Questo parve stupirlo e la sua rabbia divenne di nuovo interesse. -Vi ho mentito, quanto ho asserito che il mantello fosse mio. L'avevo trovato e desideravo tenerlo. Dunque, non riuscivo a sopportare l'idea che mi venisse strappato via in questo modo. Ma la verità è che l'unica cosa di cui sono certa è che non appartiene a me.-

Era stata furba di una furbizia non meditata troppo a lungo. Aveva rivelato la menzogna di cui si era fatta portatrice e gli aveva concesso di impossessarsi del mantello, senza, tuttavia, asserire mai che la proprietà fosse davvero dell'uomo. Quello, non lo credeva possibile, no. Egli comprese il suo gioco e, mentre Nieve lo raggiungeva per tendergli l'indumento, parve soppesare il significato di quelle parole. Piano, allentò la presa sulla bacchetta con espressione quasi ammirata.

-Puoi averlo,- fece lui, cogliendola di sorpresa. Le sorrise di una condiscendenza in tutto e per tutto simile a quella che gli aveva usato lei. -Te ne faccio dono, Elisabeth!- A Nieve non sfuggì il modo in cui pronunciò il nome fittizio che Amber le aveva dato. -Lascia che ti aiuti a indossarlo,- fece e la sorpresa era ancora tale in lei che non riuscì a reagire prontamente. Immobile, lasciò che l'uomo le avvolgesse le spalle con l'oggetto della contesa e lo osservò con rapimento, mentre annodava le stringhe all'altezza del collo a formare un fiocco morbido. Poi, egli arretrò di un passo. -Avevi ragione a batterti per averlo: ti sta d'incanto!-

Ma non era propriamente vero: era evidente che l'indumento le stesse più grande di diverse taglie, quasi che il corpo di Nieve potesse perdersi in tutto quel tessuto. Nei secondi che trascorsero, Nieve non poté fare a meno di interrogarsi circa le ragioni di quel gesto e, per la prima volta da che si erano incontrati, le sfiorò la mente l'ipotesi che, quello, fosse il risultato che l'uomo si era auspicato sin dall'inizio. Eppure si era battuto così alacremente...

-No, vi ringrazio.- Con un gesto secco, Nieve sciolse il nodo e si lasciò scivolare la cappa morbidamente sulle spalle, finché questa non si raggomitolò al suolo. Era finito il tempo dei giochi! -Se non volete prenderlo, lasciatelo pure qui.- Avrebbe dovuto tacere, lo sapeva, ma non poté impedirsi di aggiungere: -In fondo, ha già il suo bel posticino, no?- Si sorrisero meccanicamente, prima che la bambina si voltasse a cercare lo sguardo di Amber. Solo in quel momento realizzò che era davvero impossibile che la passasse liscia dopo averle messe nei guai a quel modo. -Andiamo?-
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view post Posted on 17/1/2017, 13:03
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Era fatta, di lì a poco Amber avrebbe dovuto estrarre la bacchetta e fare sul serio. Non era quello il modo in cui voleva che andassero le cose e non era pronta, si era sentita in quel modo talmente tante volte che riconosceva l' inadeguatezza quando le si avvicinava. Negli ultimi tempi, aveva imparato molte cose, aveva certamente più nozioni utili per difendersi, ma sapeva anche di non averne abbastanza. Nonostante Killian, per primo, le avesse fatto capire che nessuno avrebbe fatto il lavoro sporco al posto suo, lei non aveva ancora raggiunto il livello di conoscenza adeguato. Forse non lo avrebbe nemmeno mai raggiunto, non si sarebbe mai accontentata di qualcosa di così vago. La corazza che era solita indossare, aveva delle crepe, in alcuni punti era rovinata a tratti perfino consumata. Qualcuno vi aveva fatto breccia, ed aveva finito col scoprire l'anima di cristallo che vi si nascondeva. Fragile e Forte in un connubio fin troppo dissonante, se mossa dal giusto ideale avrebbe spazzato via tutto, ma se sfiorata con il peggiore degli intenti, si sarebbe infranta in mille pezzi. L'uomo non sembrava voler cedere, anzi... la rabbia stava prendendo il sopravvento su di lui. Per lei il futuro era fin troppo chiaro, le avrebbe attaccate, e sarebbe finita molto male. Avrebbe detto addio alla corazza ed anche al cristallo, poco ma sicuro. Il tempo rallentò, nella sua mente, mentre l'uomo faceva lampeggiare il suo sguardo furente verso Nieve. La sequenza degli incantesimi divenne più chiara, lo avrebbe disarmato e poi avrebbe chiesto aiuto. Non erano troppo distanti dal cuore del Villaggio, se non fosse bastato a spaventare l'uomo, sicuramente sarebbe bastato a far giungere qualcuno in loro soccorso. Non era tanto sciocca da pensare di farcela da sola, benché quella consapevolezza non fosse il massimo per il suo orgoglio.
« A quello penserò io. »
Rispose con tono incredibilmente calmo, alla voglia dell'uomo di dare una lezione alla bimba. L'adrenalina si accese come un filo di led, nelle vene. Si, Nieve era stata sconsiderata e sicuramente Amber avrebbe discusso con lei a riguardo, ma nulla giustificava gli intenti palesati dallo sconosciuto. Mentre il momento di stallo giungeva al suo apice, la bimba parlò ancora, zittendo entrambi gli "adulti". La confessione letteralmente lanciata in quella maniera, venne seguita dall'avvicinarsi della piccola in maniera fin troppo avventata all'uomo. Amber scattò, pronta ad afferrarla per la mantella e tirarla indietro con tutta la forza che aveva in corpo, se fosse stato necessario. Le fu alle spalle, quando l'altro interlocutore concesse l'armistizio, e fece una cosa che letteralmente la paralizzò. Anzi, parve paralizzarle entrambe. Avvolse il mantello attorno a Nieve, facendoglielo indossare ed arrivando davvero troppo vicino a lei. In quel momento la Tassorosso capì di non potere nulla, ancora una volta. Lo straniero avrebbe potuto avvolgere la bimba in un sacco e portarsela via, e lei si sarebbe mossa sempre troppo tardi. La sequenza di azioni successiva passò anche fin troppo velocemente, mentre i più tragici scenari tentavano di prendere possesso della sua mente, debole. Il battito accelerò ed il respiro si fece più irregolare.
Solo la voce di Nieve la riscosse da quello stato di trance. "Andiamo?"
Le chiese, come a voler spazzare via quanto accaduto. Oh no, Amber non avrebbe archiviato così facilmente quella questione, ma andarsene via era la prima cosa da fare.
« Si. » rispose guardando lo Straniero, per avere la certezza che non colpisse alle spalle. Si sentiva paranoica però davvero in lui c'era qualcosa che non andava, non solo per le espressioni, ma anche per il repentino cambiamento di carattere. Avrebbe desiderato non vederlo mai più.
S'incamminò oltre lo steccato, assicurandosi che Nieve la seguisse senza fare troppe storie, mentre il battito riprendeva la sua regolarità. Avrebbe voluto dire un sacco di cose, inframezzate anche da qualche insolenza, ma nulla uscì dalle sue labbra. Raramente cedeva agli impulsi, avrebbe detto quel che doveva, ma avrebbe soppesato ogni parola. Non doveva dimenticare di avere accanto una bimba di soli undici anni, insolente.. si, ma giovane. Il suo opposto.


 
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