Quando quel pomeriggio Wolfgang era arrivato al Safarà, combattendo contro il freddo gelido e il vento infernale dell'inverno scozzese, si era trovato di fronte uno spettacolo a dir poco inusuale: una ragazzina - forse della sua età - che tentava di rialzarsi dal pavimento congelato. Forse era caduta dopo aver tentato di salire le scale che portavano al negozio, una possibile cliente: strano, non gli sembrava di vedere da nessuna parte uno studente più grande o un Caposcuola che avrebbero potuto accompagnarla a Hogsmeade. Forse si erano separati e il fantomatico altro studente si era nascosto in qualche altro negozio per ripararsi dalle interperie del tempo: tempo che, a ben pensarci, avrebbe dovuto scoraggiare qualunque studente in cerca di qualche acquisto. La ragazzina si era finalmente alzata, senza averlo notato, girandosi in direzione del negozio: probabilmente le sua intuizione era esatta, una cliente. Una possibilità di guadagnare.
Ti serve una mano a salire le scale?
Da come si era massaggiata la gamba, sembrava essersi fatta male - non troppo, ma se era scivolata da uno di quei gradini probabilmente si sarebbe ritrovata un bel livido - e rimanere ancora a lungo ad osservare se avrebbe deciso se ritentare la sorte o tornare a Hogwarts, non gli avrebbe portato alcun bene. Anzi, avrebbe solo rischiato di arrivare in ritardo per l'inizio del suo turno di lavoro: fortuna che aveva deciso di partire leggermente prima quel giorno proprio in previsione del tempo, ma - anche se in anticipo - ciò non voleva dire che Wolf non stesse congelando, fermo in attesa di una decisione della ragazzina.
Avrebbe dovuto sentirsi in imbarazzo, sottoposto a una lunga occhiata indagatrice di quella ragazza con strani capelli argentati, ma - sinceramente - era abbastanza abituato a quella situazione: i suoi parenti, in particolare i suoi nonni preferivano cercare di comprendere cosa gli passasse per la testa solo osservandolo, senza disturbarsi a rivolgergli parola. Era chiaro che fosse anche una abitudine dell'altra, specie considerando come quella fosse stata la sua prima reazione alla domanda di Wolf, quando lui invece si sarebbe aspettato o un diniego o un ringraziamento. Quando alla fine la risposta arrivò, il ragazzino poté notare un accento strano che ben si accostava con i capelli della sua interlocutrice: stava, quindi, per superarla e accingersi ad affrontare le scale quando la domanda di lei lo bloccò, confondendolo.
Ci siamo già incontrati? Probabilmente non ricordo tutti i clienti, ma non penso di averti mai visto prima.
Forse non era il modo adatto per rivolgersi a un suddetto cliente, ma era convinto che si sarebbe ricordato di una simile capigliatura e di un tale accento: la successiva frase di lei fugò ogni dubbio e, se da una parte Wolf stava mentalmente rimpiangendo i futuri mancati guadagni - facendo ben attenzione che il suo viso non mostrasse alcunché, non aveva scordato l'occhiata precedente - dall'altra parte era contento che non avrebbe più passato pomeriggi interi ad annoiarsi da solo.
Sì, sono io: mi chiamo Wolfgang Bogdanow, ma puoi chiamarmi Wolf. Tu, invece?
Lei, poi, sembrava essersi resa conto di intralciare il passaggio, ma a quel punto il ragazzino era più intenzionato a capire chi fosse la persona che avrebbe lavorato per lui: fortuna che aveva un po' di tempo a disposizione prima di iniziare il turno.
Oh, non ti preoccupare: sono in anticipo. Piuttosto tu devi esserti fatta male prima: forse, se non devi tornare a Hogwarts immediatamente, ti converrebbe aspettare un po' in negozio.
La sua proposta di tornare dentro in negozio sembrava essere accolta dalla ragazza che, dopo essersi finalmente presentata - attraverso i guanti era difficile capire che genere di stretta di mano avesse - aveva deciso di risalire i gradini che portavano al negozio, praticamente correndo. Se fosse caduta nuovamente, gli sarebbe finita addosso, rischiando di uccidere entrambi: lanciando una breve preghiera a una qualche imprecisata divinità, Wolf decise di seguire la ragazza, sperando che non cadesse. Una volta dentro, Wolf salutò il suo datore di lavoro per poi mettersi al suo posto dietro il bancone: la domanda che Nieve - strano nome - gli rivolse lo spiazzò un po'.
Sembri essere tu quella più informata sull'argomento: da parte mia non so neppure quale sia la tua Casa di appartenenza, con l'eccezione di Serpeverde ovviamente.
Continuava a sentirsi sotto esame, con lo sguardo di lei fisso su di sè, come se volesse rubargli le risposte direttamente dalla sua mente: che i maghi sapessero anche leggere nella mente altrui?
*Magnifico, non esiste più il concetto di privacy?*
Ovviamente non poteva dire nulla di quello che stava pensando all'altra ragazza e quindi si accinse, un po' in malagrazia, a essere sottoposto a quell'esame non esattamente voluto.
Lavoro qui da poco prima Halloween: tutto sommato non trovi gente molto strana, ma soprattutto studenti in cerca di acquisti particolari.
Come le due piccole falci stregate che portava sempre con se, che potevano tranquillamente essere scambiate per spille appuntate alla divisa - quanto era stato soddisfatto di quel l'acquisto!
Ma dimmi di te piuttosto: tra tutti i negozi in cui potevi far richiesta, come mai il Safarà?
Nieve Rigos, Grifondoro. Wolfgang aveva sentito voci riguardanti riguardanti la presunta rivalità tra la Casa della ragazza e la propria, ma non era ancora stato testimone di qualcosa che avrebbe potuto confermarli. Anzi, lui stesso aveva sperimentato se non l'amicizia, quantomeno la cordialità di ben due appartenenti alla Casata di Grifondoro quando si era iscritto al Wizard Voice: grazie a Oliver aveva potuto acquistare il suo violoncello a un prezzo stracciato.
Capisco. Beh, per quanto mi riguarda, tendo a non dar adito alle voci prima di aver avuto prove certe: devo per caso preoccuparmi di qualche coltellata alle spalle?
Si trattava evidentemente di uno scherzo - una prova - ma nulla nel suo tono lasciava trapelare la sua vera intenzione: tuttavia, dopo essere stato sottoposto all'esame precedente della ragazza, si sentiva giustificato a renderle pan per focaccia. Avrebbe potuto capire molto della sua nuova collega grazie alla risposta che avrebbe ricevuto: al momento, però, era lui ad essere spiazzato dalle parole di Nieve.
Strana? Credi di essere strana solo perché non hai un'ottima conoscenza di tutto il mondo magico? Non volermene, ma mi sembra una definizione... strana.
Era questo quello che pensavano di lui? Anche lui veniva considerato strano solo perché proveniva da una famiglia di Non Maghi? L'ombra di suo padre gli avrebbe rovinato anche i suoi anni ad Hogwarts? Wolfgang ne odiava anche il solo pensiero.
Possono capitare anche Maghi Adulti ogni tanto, ma in generale io ho avuto come clienti solo studenti al momento: anzi, il mio primo cliente era uno studente che ha speso circa 100 Galeoni!
Forse non erano i clienti particolari che lei si aspettava, ma per lui era ancora insolito vedere un qualche studente con così tanti soldi da spendere nel suo negozietto.
La risposta di Nieve lo sorprese per la sua schiettezza, provocandogli un improvviso e genuino sorriso, che Wolf faticò a non trasformare in risata: qualsiasi test avesse voluto sottoporre la ragazza, lei lo aveva decisamente superato a ottimi voti.
Non sono sicuro che tu riesca a pugnalarmi, però: non ti fidare delle apparenze, sono ben armato.
Le sue falci non erano le uniche armi che si portava dietro: nascosto all'interno di una delle tasche dei suoi pantaloni, Wolf sentiva il peso confortevole della sua Cuspide Scarlatta - non che avesse intenzione di usarla sulla ragazza, ma aveva preso l'abitudine di non uscire mai senza portarla con sè.
Neppure io pensavo si potesse spendere tanto, ma in realtà la paga è ottima e nel giro di qualche mese il pensiero di un acquisto di un centinaio di Galeoni potrebbe non sembrarti così strano.
Sembrava, dalle sue parole, che Nieve avesse gli stessi problemi che anche lui aveva prima di incominciare a lavorare al Safarà: chissà se anche lei aveva dei genitori che disprezzavano le sue scelte e, pur non volendo averla tra i piedi, avrebbero voluto gestire la sua vita? Non che fossero affari suo e lui decisamente non avrebbe aperto bocca a riguardo: non aveva intenzione di raccontare così tanto di sè.
Sarebbe un problema se rispondessi di sì?
C'erano effettivamente degli articoli che avrebbero potuto rientrare nella descrizione di "pericolosi", ma era proprio ciò che aveva spinto Wolf a iniziare a lavorare in quel posto - oltre che per guadagnare un po' di indipendenza economica.
Scusami tanto per il ritardo, ma mi sono liberata dagli esami da meno di cinque giorni e mi sono rimessa in pari con le role a mano a mano. Prometto di non ritardare più a questo modo!
Non ti preoccupare, ti accorgeresti se dovessi arrivare ad odiarti al punto tale da volerti uccidere.
Wolfgang non riusciva bene ad interpretare la sua interlocutrice, non riusciva a comprendere chi si fosse trovato davanti: all'inizio aveva temuto fosse una ragazzina impaurita, incapace di accettare le merci presenti nel negozio, magari spaventata anche dalla sua mezza battuta. Ora, invece, temeva di avere di fronte la classica ragazzina spericolata, incapace di comprendere i pericoli che la circondavano e desiderosa di giocare con il fuoco. Sta di fatto che, se Nieve avesse mai peccato di superbia, maneggiando oggetti al di là delle sue capacità, il problema non sarebbe mai stato di Wolf. Nessuno l'aveva nominato guardiano della nuova Commessa.
I miei nonni sono di Berlino, per questo il nome straniero.
Nonostante la risposta, non riusciva bene a comprendere come una ragazza con un nome tanto particolare potesse trovare strano il suo.