Vita da garzoni, Privata, Wolfgang

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view post Posted on 12/1/2017, 02:14
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Vita da garzoni
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Era un rigido pomeriggio di metà Gennaio e sul villaggio di Hogsmead soffiava un vento dai toni lugubri. Ululava a momenti alterni, dando l'impressione di una bestia ferita che cerchi aiuto e, a un tempo, tema di essere fraintesa. E sferzava, sferzava l'aria e i passanti, talora leggiadro e silente, talora puntorio e a tratti recalcitrante. In una nenia un po' sbilenca, cantava le gesta del giorno focoso perché le udisse la notte che si approssimava, amante insoddisfatta di una passione consumata nei sotterfugi dell'albeggiare e dell'imbrunire. C'era malinconia nel suo racconto, patimento riflesso di chi partecipa al dolore altrui e lo vive come fosse proprio, sicché ad ogni soffio portava con sé un po' di tristezza, la sua.
Nieve si strinse nelle spalle in un gesto dettato dall'istinto, le braccia avvolte intorno al corpo quasi che volesse proteggersi da un attacco imminente che non arrivò mai. Lassù, in cima alla recondita scala che conduceva da Safarà, il tocco dolorosamente fervido del vento non sarebbe giunto a stanarla, ostacolato com'era dalla protezione che gli stretti vicoli le fornivano. Ad onor del vero, la giovane non aveva timore né delle temperature, né dell'impeto degli agenti atmosferici inglesi, poiché, a suo tempo, aveva saggiato la brutalità del clima d'Islanda e il suo corpo ne conservava un ricordo fin troppo vivido perché potesse essere già sbiadito dopo poco più di tre anni. Chiuse gli occhi e tacque, in attesa, stretta ancora nella morsa del suo stesso abbraccio. Infine, lo sentì ululare e sorrise. Se era il sollecito supporto - o anche soltanto la comprensione - di qualcuno che il vento supplicava di avere, ella glielo avrebbe concesso e gli sarebbe andata incontro.
A passi rapidi, prese a scendere i gradini di pietra che le si paravano innanzi, stando bene attenta a non scivolare sullo spesso strato di neve e ghiaccio che li ricopriva. Stentava a credere che il colloquio per l'assunzione come garzone fosse andato a buon fine; e, ancora di più, stentava a credere di aver concluso già la sua prima giornata di lavoro.Era stato un pomeriggio pigro e insoddisfacente dal punto di vista degli affari, ma quantomeno le era servito ad acclimatarsi: i suoi occhi avevano indugiato con spirito avido ora sugli amuleti, ora sugli indumenti,ora sulle chincaglierie più strampalate, sicché la sua conoscenza del mondo magico si era in qualche modo accresciuta più rapidamente di quanto si fosse mai aspettata. Nella sua mente, non era mai stato partorito il proposito che esistesse un'oggettistica tanto variegata e, insieme, curiosa in quel mondo, né ne aveva immaginato l'utilità. Il proprietario del negozio era un uomo sinistro dai modi scontrosi, ma aveva un gran fiuto per i beni di prim'ordine e, per questa ragione, i suoi guadagni erano al di sopra di qualunque aspettativa nonostante la collocazione della bottega. Nieve avrebbe odiato dare mostra di scarsa dimestichezza dinanzi al suo datore di lavoro alla prima occasione.
Era quasi giunta in fondo alla scalinata, quando il ghiaccio la colse impreparata e, cedendo alla scivolosità della superficie, la sua caviglia cedette. Ruzzolò in terra, colpendo il pavimento col sedere ossuto.


-Porca Veela!-

L'imprecazione le uscì di bocca con assai poca grazia, la voce un ringhio basso, mentre la piccola Nieve tentava di lottare contro il dolore e si rimetteva in piedi, massaggiandosi la parte lesa. Grimilde non avrebbe approvato quel linguaggio, si disse, e il pensiero fu sufficiente a far rifiorire il senso di colpa per averle taciuto quell'ultima novità. Detestava nascondersi da lei, detestava qualsiasi forma di menzogna a dirla tutta, eppure temeva di poterle arrecare altro dolore con quell'ennesima decisione. Non c'era nulla di sbagliato nel desiderio di rendersi indipendente, ne era cosciente, soprattutto per chi, come lei, non aveva mai posseduto niente e si portava ancora dietro lo strascico di un'impotenza a lungo rimasta indomita. La prospettiva di avere delle entrate sue e soltanto sue, frutto di un impegno che nessuno avrebbe potuto negarle, era più di quanto avesse mai osato sperare e, allo stesso tempo, esattamente ciò di cui aveva bisogno. Il problema era che Grimilde avrebbe dato alla faccenda una chiave di lettura del tutto diversa, pensando che Nieve volesse rendersi non semplicemente indipendente, ma indipendente da lei. Come avrebbe potuto rassicurarla, quando neppure era certa che le cose non stessero a quel modo?
Sospirò, scuotendo il capo per riscuotersi da quei pensieri. Non era il momento di trasformare un traguardo in un motivo di cruccio. Si sarebbe occupata della questione a suo tempo, senza anticipare il momento in cui di ragioni per compatirsi eccome se ne avrebbe avute. Voltandosi un'ultima volta in direzione della porta del negozio, sorrise, i capelli argentati stretti in una morbida coda: aveva compiuto un altro passo ancora in direzione di ciò che l'aspettava e l'aveva fatto da sola. Per la prima volta, la prospettiva di una vita in solitudine non ebbe ad annichilirla.
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view post Posted on 12/1/2017, 10:04
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Quando quel pomeriggio Wolfgang era arrivato al Safarà, combattendo contro il freddo gelido e il vento infernale dell'inverno scozzese, si era trovato di fronte uno spettacolo a dir poco inusuale: una ragazzina - forse della sua età - che tentava di rialzarsi dal pavimento congelato. Forse era caduta dopo aver tentato di salire le scale che portavano al negozio, una possibile cliente: strano, non gli sembrava di vedere da nessuna parte uno studente più grande o un Caposcuola che avrebbero potuto accompagnarla a Hogsmeade. Forse si erano separati e il fantomatico altro studente si era nascosto in qualche altro negozio per ripararsi dalle interperie del tempo: tempo che, a ben pensarci, avrebbe dovuto scoraggiare qualunque studente in cerca di qualche acquisto. La ragazzina si era finalmente alzata, senza averlo notato, girandosi in direzione del negozio: probabilmente le sua intuizione era esatta, una cliente. Una possibilità di guadagnare.

Ti serve una mano a salire le scale?

Da come si era massaggiata la gamba, sembrava essersi fatta male - non troppo, ma se era scivolata da uno di quei gradini probabilmente si sarebbe ritrovata un bel livido - e rimanere ancora a lungo ad osservare se avrebbe deciso se ritentare la sorte o tornare a Hogwarts, non gli avrebbe portato alcun bene. Anzi, avrebbe solo rischiato di arrivare in ritardo per l'inizio del suo turno di lavoro: fortuna che aveva deciso di partire leggermente prima quel giorno proprio in previsione del tempo, ma - anche se in anticipo - ciò non voleva dire che Wolf non stesse congelando, fermo in attesa di una decisione della ragazzina.
 
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*Oh, ma bene!
Ti pareva che non mi vedesse qualcuno mentre facevo la figura della scema!*


Quel pensiero le attraversò la mente veloce come un fulmine, quando la voce dello sconosciuto che le offriva il suo aiuto la fece sobbalzare, distogliendola dalle riflessioni che l'avevano impegnata fino a quel momento. Lo raggiunse con lo sguardo, le guance appena arrossate dalle carezze del freddo e dall'imbarazzo di essere stata colta in quella condizione, e lo sottopose ad uno studio accurato. Benché Grimilde le avesse fatto notare l'inappropriatezza di quella sua sciocca abitudine, era un aspetto del suo carattere che Nieve non aveva ancora perduto, forse poiché desiderava conservarlo. In Islanda, le persone le rivolgevano così raramente la parola - e, quando lo facevano, non era certo perché provassero per lei comprensione - che osservarle da lontano era l'unico modo in cui la bambina sentisse di poter instaurare un contatto; ad un certo punto della sua vita, era diventata talmente brava a coglierne gli aspetti emotivi attraverso l'uso che facevano della gestualità da poter dire di conoscere molti degli abitanti di Borgarbyggð senza avervi mai neppure parlato. E la sua esperienza nel campo delle relazioni sociali era ancora talmente scarsa che non avrebbe saputo dire se quel suo modo di fare potesse risultare davvero tanto inopportuno.
Fu sul punto di rispondere al ragazzo con un cortese diniego, ma la frase le rimase sospesa in punta di labbra. D'un tratto, le parole che le aveva rivolto il suo datore di lavoro prima di congedarla le tornarono alla mente: "vattene pure," le aveva detto col suo tono scontroso, "a breve arriverà quell'altro garzone, il Serpeverde". Che fosse proprio il ragazzo che aveva di fronte?


«No, ti ringrazio. E' da lì che vengo,» disse, la voce incrinata da un dolore che rese il suo tono più duro, facendo risaltare l'accento islandese che ancora si portava dietro.Gli sorrise, dunque, quasi a voler ammorbidire i tratti della sua risposta. «Sei per caso il ragazzo che lavora da Safarà?» chiese d'una spontaneità un po' irruente, prima che riuscisse a fermarsi. Rise brevemente di se stessa, prima di aggiungere: «Perdonami! So che la mia domanda può sembrare invadente, ma sono appena stata assunta e il padrone del negozio mi ha parlato di un altro studente che lavora presso di lui. Mi chiedevo se non fossi tu!» Un alito di vento soffiò tra di loro e fu solo a quel punto che Nieve si accorse, dalla posizione del ragazzo, quanto stesse patendo il freddo. «Ti lascio pure alle tue faccende. Scusami se ti ho rubato del tempo!»

E, così dicendo, la mano poggiata contro il muro per evitare il ripetersi della scena di poco prima, si accinse a scendere gli ultimi gradini della scala.
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view post Posted on 12/1/2017, 14:54
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Avrebbe dovuto sentirsi in imbarazzo, sottoposto a una lunga occhiata indagatrice di quella ragazza con strani capelli argentati, ma - sinceramente - era abbastanza abituato a quella situazione: i suoi parenti, in particolare i suoi nonni preferivano cercare di comprendere cosa gli passasse per la testa solo osservandolo, senza disturbarsi a rivolgergli parola. Era chiaro che fosse anche una abitudine dell'altra, specie considerando come quella fosse stata la sua prima reazione alla domanda di Wolf, quando lui invece si sarebbe aspettato o un diniego o un ringraziamento. Quando alla fine la risposta arrivò, il ragazzino poté notare un accento strano che ben si accostava con i capelli della sua interlocutrice: stava, quindi, per superarla e accingersi ad affrontare le scale quando la domanda di lei lo bloccò, confondendolo.

Ci siamo già incontrati? Probabilmente non ricordo tutti i clienti, ma non penso di averti mai visto prima.

Forse non era il modo adatto per rivolgersi a un suddetto cliente, ma era convinto che si sarebbe ricordato di una simile capigliatura e di un tale accento: la successiva frase di lei fugò ogni dubbio e, se da una parte Wolf stava mentalmente rimpiangendo i futuri mancati guadagni - facendo ben attenzione che il suo viso non mostrasse alcunché, non aveva scordato l'occhiata precedente - dall'altra parte era contento che non avrebbe più passato pomeriggi interi ad annoiarsi da solo.

Sì, sono io: mi chiamo Wolfgang Bogdanow, ma puoi chiamarmi Wolf. Tu, invece?

Lei, poi, sembrava essersi resa conto di intralciare il passaggio, ma a quel punto il ragazzino era più intenzionato a capire chi fosse la persona che avrebbe lavorato per lui: fortuna che aveva un po' di tempo a disposizione prima di iniziare il turno.

Oh, non ti preoccupare: sono in anticipo. Piuttosto tu devi esserti fatta male prima: forse, se non devi tornare a Hogwarts immediatamente, ti converrebbe aspettare un po' in negozio.
 
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view post Posted on 12/1/2017, 16:09
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«Non è una cattiva idea!»

Nieve aveva riflettuto rapidamente sulla proposta del ragazzo. La verità era che, in base agli accordi presi con la scuola, avrebbe dovuto tornare a Hogwarts non appena il suo turno di lavoro fosse giunto al termine; ma era altrettanto corretto ritenere che le circostanze in cui si trovava richiedessero un ripensamento: la parte sulla quale era sgraziatamente caduta le doleva ancora e il tentativo di scendere l'ultima parte della scalinata gliene aveva dato sufficiente prova, poiché era riuscita a malapena ad esimersi dal mugugnare. Inoltre, si disse, sarebbe rimasta in negozio e nessuno avrebbe potuto recriminarle di essersi attardata un po' più del dovuto nel luogo ove adempiva ai suoi compiti.

«Comunque, piacere di conoscerti, Wolf,» fece d'un tratto, riscuotendosi dalle sue considerazioni e porgendogli la mano. «Io sono Nieve, Nieve Rigos.»

Memore del fatto che il giovane stesse rischiando un mezzo assideramento, la giovane Grifondoro non indugiò oltre e, accogliendo definitamente la proposta dell'altro con comportamenti concludenti, fece dietrofront e si accinse a risalire la scalinata. Lo fece come se avesse Voldermort alle calcagna, nella speranza che il dolore durasse il meno possibile: dopo aver inspirato profondamente, superò i gradini uno alla volta finché non raggiunse la porta d'ingresso della bottega. A quel punto, con i denti stretti su un'imprecazione che scalpitava per essere pronunciata, espirò di malcelato sollievo e fece nuovamente il suo ingresso nel negozio, sicura che il ragazzo l'avrebbe seguita.

«Sono di nuovo io, signore, Nieve.» Il grugnito dell'uomo la raggiunse dal retro della bottega, mentre la giovane si liberava del cappotto scuro e lo adagiava oltre il bancone. Piano, si sedette su uno sgabello, il naso arricciato in un'espressione di malcelato dolore. Infine, si rivolse nuovamente al suo interlocutore. «Serpeverde, eh?» fece, ammiccando con un movimento delle sopracciglia in direzione dell'altro. Rise piano. «Se quello che ho sentito è vero,» disse senza rendersi conto che quelle sue parole avrebbero rivelato quanto poco ne sapesse del mondo magico, «pare che non corra buon sangue tra le nostre rispettive Case d'appartenenza. Mi sfugge ancora il motivo, lo confesso!»

Parlò con tono disinvolto, guardando il suo interlocutore dritto in faccia come a volerne cogliere le reazioni. Era, anche quello, un aspetto caratteristico del suo modo d'essere del quale si era resa conto solo dopo essere giunta a Hogwarts e aver ampliato il raggio delle sue conoscenze: spesso, le persone trovavano una certa difficoltà nel parlarsi guardandosi negli occhi, come se temessero quel genere di contatto. Nieve, invece, che per tutta la vita aveva desiderato conoscere qualcuno con cui poter parlare davvero, quasi non riusciva a distogliere la propria attenzione dalla persona cui si stava dedicando, avida di dettagli che fino a quel momento aveva potuto apprezzare solo da molto, molto lontano.
Mentre lasciava scorrere distrattamente lo sguardo sul negozio e indugiava sulle vetrine, ripromettendosi di pulirle a dovere al prossimo turno, le tornarono alla mente le parole che Wolfgang le aveva rivolto quando lo aveva colto di sorpresa con la domanda circa la sua identità e finalmente ne colse il significato. Doveva riferirsi al suo aspetto e ai suoi modi, quando le aveva rivelato di dubitare che si fossero mai incontrati. Era una cosa cui Nieve era abituata, del resto, benché stentasse a comprenderne la ragione: in un mondo in cui la gente uccideva con un colpo di bacchetta, mangiava caramelle che sapevano di vomito e cioccolati a forma di rane saltellanti, era davvero una bizzarria così esagerata avere i capelli argentati e un accento straniero? A quanto pareva, sì.


«E' da tanto che lavori qui?» chiese con cautela, aggirando la questione quel tanto che bastava ad ottenere comunque una risposta circa l'effetto che il suo aspetto era in grado di sortire. «Mi chiedevo che genere di clientela devo aspettarmi. Sembra un posto bizzarro e supponevo che la frequentasse gente altrettanto bizzarra.»
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view post Posted on 13/1/2017, 08:26
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La sua proposta di tornare dentro in negozio sembrava essere accolta dalla ragazza che, dopo essersi finalmente presentata - attraverso i guanti era difficile capire che genere di stretta di mano avesse - aveva deciso di risalire i gradini che portavano al negozio, praticamente correndo. Se fosse caduta nuovamente, gli sarebbe finita addosso, rischiando di uccidere entrambi: lanciando una breve preghiera a una qualche imprecisata divinità, Wolf decise di seguire la ragazza, sperando che non cadesse. Una volta dentro, Wolf salutò il suo datore di lavoro per poi mettersi al suo posto dietro il bancone: la domanda che Nieve - strano nome - gli rivolse lo spiazzò un po'.

Sembri essere tu quella più informata sull'argomento: da parte mia non so neppure quale sia la tua Casa di appartenenza, con l'eccezione di Serpeverde ovviamente.

Continuava a sentirsi sotto esame, con lo sguardo di lei fisso su di sè, come se volesse rubargli le risposte direttamente dalla sua mente: che i maghi sapessero anche leggere nella mente altrui?

*Magnifico, non esiste più il concetto di privacy?*

Ovviamente non poteva dire nulla di quello che stava pensando all'altra ragazza e quindi si accinse, un po' in malagrazia, a essere sottoposto a quell'esame non esattamente voluto.

Lavoro qui da poco prima Halloween: tutto sommato non trovi gente molto strana, ma soprattutto studenti in cerca di acquisti particolari.

Come le due piccole falci stregate che portava sempre con se, che potevano tranquillamente essere scambiate per spille appuntate alla divisa - quanto era stato soddisfatto di quel l'acquisto!

Ma dimmi di te piuttosto: tra tutti i negozi in cui potevi far richiesta, come mai il Safarà?
 
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view post Posted on 13/1/2017, 15:33
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«Touché!»

Wolfgang aveva ragione. Nella rapidità con cui si erano succeduti gli eventi, Nieve aveva dato per scontato che il ragazzo conoscesse la sua casa d'appartenenza, dimentica del fatto che avesse abbandonato la divisa della scuola per un abbigliamento monocromatico. Vestita com'era, tutta di nero, avrebbe potuto appartenere a qualsiasi delle quattro casate, senza che l'altro potesse arrischiarsi ad avere certezza circa la risposta. Non fosse stato per l'indizio insito nella sua considerazione, il Serpeverde avrebbe probabilmente brancolato nel buio.

«Sono una Grifondoro,» aggiunse, rimediando alla mancanza di poco prima.

Mentre la conversazione proseguiva con andamento normalmente cadenzato, Nieve ottenne risposta a più di una delle domande che si era posta. I suoi occhi scrutarono il ragazzo che aveva di fronte per coglierne un disagio malcelato, evidentemente dovuto all'osservazione cui lo stava sottoponendo. Le fu chiaro trarre una norma d'esperienza cui avrebbe potuto rifarsi in futuro: c'erano persone cui piaceva essere guardati con l'audacia - a volte sfrontata - che ella gli usava, altre che avrebbero preferito una condotta più morigerata. Wolfgang era tra questi ultimi. Per cortesia, quando questi le domandò quali ragioni l'avessero portata a scegliere proprio quel negozio per impiegare le sue energie nel tempo libero, distolse lo sguardo e finse di soppesare la domanda più di quanto stesse facendo in verità.

«Perché è strano,» disse semplicemente. «Come me.»

Non le era mai capitato di utilizzare quel termine parlando di se stessa, eppure lo fece con disinvoltura, come fosse uno status quo del quale aveva oramai accettato le implicazioni. Non le scocciava più essere Nieve, con tutte le sue stranezze e abitudini fuori dal comune, non da quando era Hogwarts. Era arrivata ad un punto in cui si sentiva talmente tanto in pace con la persona che era da potersi permettere il lusso di ammetterlo perfino con un perfetto sconosciuto. Era consapevole, tuttavia, che le sue parole fossero state fin troppo criptiche per pretendere che un estraneo ne comprendesse il significato. Prima di parlare, tornò a cercarlo con lo sguardo.

«Intendo dire che non ho molta dimestichezza col mondo magico e con tutto quello che comporta e Safarà mi è parso un'ottima occasione per colmare alcune delle mie lacune. Prima di sentirne parlare, non avevo neppure idea che maghi e streghe potessero essere interessati ad altro che non fosse la bacchetta, né ne immaginavo l'utilità.» Fu ben attenta a non fare alcun riferimento alle ragioni della sua ignoranza. Con ottime probabilità, Wolfgang avrebbe pensato che fosse nata in una famiglia babbana e a lei andava bene così. Del resto, benché non sapesse nulla delle sue origini, era quantomeno certa di essere cresciuta in un ambiente apparentemente immune a qualsiasi forma di magia. «Inoltre, mi piaceva che potesse essere frequentato da gente strana. Di studenti, ne vedo tutti i giorni!» Tacque. «Ma, stando alle tue parole, pare che io abbia fatto male i miei calcoli!»

Era un peccato, si disse, ma quantomeno aveva appreso un'altra lezione. Nella sua mente, che subiva ancora le influenze dell'immaginario collettivo del mondo babbano, era stata ancora viva la speranza di incrociare donne dal naso bitorzoluto con indosso cappelli a punta, o uomini dalla folta barba bianca che strofinava contro il pavimento e ondeggiava ad ogni passo. Ma era una realtà che il mondo magico aveva finito per smentire, generando in lei una certa insoddisfazione. In compenso, però, aveva avuto modo di vedere cose che la sua fantasia non aveva mai osato neppure partorire. Ma, forse, era ancora troppo presto perché potesse dirsi delusa!

Introdusse un nuovo argomento.
«Tu frequenti il primo anno?»
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view post Posted on 15/1/2017, 13:56
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Nieve Rigos, Grifondoro. Wolfgang aveva sentito voci riguardanti riguardanti la presunta rivalità tra la Casa della ragazza e la propria, ma non era ancora stato testimone di qualcosa che avrebbe potuto confermarli. Anzi, lui stesso aveva sperimentato se non l'amicizia, quantomeno la cordialità di ben due appartenenti alla Casata di Grifondoro quando si era iscritto al Wizard Voice: grazie a Oliver aveva potuto acquistare il suo violoncello a un prezzo stracciato.

Capisco. Beh, per quanto mi riguarda, tendo a non dar adito alle voci prima di aver avuto prove certe: devo per caso preoccuparmi di qualche coltellata alle spalle?

Si trattava evidentemente di uno scherzo - una prova - ma nulla nel suo tono lasciava trapelare la sua vera intenzione: tuttavia, dopo essere stato sottoposto all'esame precedente della ragazza, si sentiva giustificato a renderle pan per focaccia. Avrebbe potuto capire molto della sua nuova collega grazie alla risposta che avrebbe ricevuto: al momento, però, era lui ad essere spiazzato dalle parole di Nieve.

Strana? Credi di essere strana solo perché non hai un'ottima conoscenza di tutto il mondo magico? Non volermene, ma mi sembra una definizione... strana.

Era questo quello che pensavano di lui? Anche lui veniva considerato strano solo perché proveniva da una famiglia di Non Maghi? L'ombra di suo padre gli avrebbe rovinato anche i suoi anni ad Hogwarts? Wolfgang ne odiava anche il solo pensiero.

Possono capitare anche Maghi Adulti ogni tanto, ma in generale io ho avuto come clienti solo studenti al momento: anzi, il mio primo cliente era uno studente che ha speso circa 100 Galeoni!

Forse non erano i clienti particolari che lei si aspettava, ma per lui era ancora insolito vedere un qualche studente con così tanti soldi da spendere nel suo negozietto.

Primo anno, sì: tu?
 
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view post Posted on 16/1/2017, 16:27
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Forse, cominciava a comprendere per quale ragione le voci narrassero di una così grande rivalità tra le loro due Casate. Pareva ci fosse un'incomunicabilità di fondo tra chi apparteneva all'una e chi all'altra, non sempre dettata da comportamenti dolosi. Nieve lo realizzò a mano a mano che la conversazione tra lei e Wolfgang proseguiva. Aveva come l'impressione di non riuscire a spiegarsi con lui, come mai le era accaduto fino a quel momento, e per la prima volta realizzò le molteplici sfaccettature delle relazioni umane. Potevano essere più o meno gradevoli, più o meno aberranti, ma non ce n'era una che, almeno all'inizio, non risultasse snervante. Non avrebbe potuto essere altrimenti, del resto: salvo qualche rara eccezione, mettere in comune due mondi completamente estranei tra loro equivaleva ad una corsa sul ghiaccio sottile: bisognava tastare il terreno a tratti e, ad altri, buttarsi e sperare che tutto andasse bene.
Per risolvere l'equivoco che si era creato tra lei e il Serpeverde, portando quest'ultimo a credere che si ritenesse strana semplicemente poiché non conosceva nulla del mondo magico, avrebbe dovuto rivelare troppi aspetti di sé che non si sentiva a suo agio a mettere in piazza con nessuno, neppure con chi la conosceva da un pezzo. E avrebbe dovuto ammettere che, dopo un primo exploit di incredibile trasparenza, avesse preferito glissare con una risposta sulle sue aspettative in merito al negozio piuttosto che ammettere per quale ragione si ritenesse strana. Fissò lo sguardo sul soffitto, ponderando la sua risposta, ma comprese ben presto che quel tentativo l'avrebbe portata ad elaborare qualcosa di troppo complesso, che avrebbe finito per farla incartare. Dunque, sospirò impercettibilmente e tornò a guardarlo.


«Nessuna pugnalata alle spalle, tranquillo. Se anche mi dessi motivo di volertene dare una, preferirei guardarti negli occhi, mentre lo faccio.»

Rispose, così, alla sua prima domanda e, nel farlo, usò la stessa, impassibile serietà di cui Wolfgang aveva impregnato le sue parole. Fu un'affermazione degna della collocazione che le aveva dato il Cappello Parlante all'interno della scuola, ma non se ne rese conto. Le avevano dato così spesso della sporca bugiarda che, adesso che le persone a cui si approcciavano erano nella predisposizione per crederle, si sentiva in diritto di rispondere di una schiettezza a tratti brutale. Era quasi una rivincita per tutte le volte in cui aveva urlato la sua innocenza invano!

«Comunque, devo dire che, nonostante sia diverso da ciò che mi aspettavo, Safarà non delude quanto a stranezze: uno studente che può permettersi di spendere cento galeoni non è cosa da tutti i giorni, almeno nella mia esperienza.» Distolse lo sguardo e arrossì brutalmente, quando temette di poter aver dato adito a informazioni sulla situazione di miseria nella quale aveva vissuto, tanto da renderle difficile immaginarsi la scena che le aveva descritto il ragazzo. Si schiarì la voce, prima di continuare. «Comunque, sì, anch'io sono al primo anno,» fece, sperando che il rossore che le imporporava le guance passasse inosservato. «Wolfgang,» proseguì d'un tratto, la pronuncia del nome di lui forte nella sua bocca dall'accento nordico, «che tu sappia, vendiamo oggetti pericolosi qui?»
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view post Posted on 22/1/2017, 13:40
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La risposta di Nieve lo sorprese per la sua schiettezza, provocandogli un improvviso e genuino sorriso, che Wolf faticò a non trasformare in risata: qualsiasi test avesse voluto sottoporre la ragazza, lei lo aveva decisamente superato a ottimi voti.

Non sono sicuro che tu riesca a pugnalarmi, però: non ti fidare delle apparenze, sono ben armato.

Le sue falci non erano le uniche armi che si portava dietro: nascosto all'interno di una delle tasche dei suoi pantaloni, Wolf sentiva il peso confortevole della sua Cuspide Scarlatta - non che avesse intenzione di usarla sulla ragazza, ma aveva preso l'abitudine di non uscire mai senza portarla con sè.

Neppure io pensavo si potesse spendere tanto, ma in realtà la paga è ottima e nel giro di qualche mese il pensiero di un acquisto di un centinaio di Galeoni potrebbe non sembrarti così strano.

Sembrava, dalle sue parole, che Nieve avesse gli stessi problemi che anche lui aveva prima di incominciare a lavorare al Safarà: chissà se anche lei aveva dei genitori che disprezzavano le sue scelte e, pur non volendo averla tra i piedi, avrebbero voluto gestire la sua vita? Non che fossero affari suo e lui decisamente non avrebbe aperto bocca a riguardo: non aveva intenzione di raccontare così tanto di sè.

Sarebbe un problema se rispondessi di sì?

C'erano effettivamente degli articoli che avrebbero potuto rientrare nella descrizione di "pericolosi", ma era proprio ciò che aveva spinto Wolf a iniziare a lavorare in quel posto - oltre che per guadagnare un po' di indipendenza economica.

Scusa per il ritardo, purtroppo sono in piena sessione: cercherò di essere più costante, lo giuro!
 
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view post Posted on 22/2/2017, 14:31
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«Mi guarderò le spalle, allora.»

Nieve sorrise brevemente all'indirizzo di Wolfgang, la mano che massaggiava ritmicamente la parte lesa nella speranza che, tornando a casa, smettesse di pulsare come faceva in quel momento. I suoi occhi scorsero brevemente la figura del garzone, curiosi ma non ancora guardinghi: benché fosse tipica del suo carattere una naturale diffidenza verso gli altri, infatti, Nieve non era ancora correttamente istruita circa i pericoli che correvano nel mondo magico, in quanto non ne comprendeva i meccanismi. Grimilde le aveva dato un'infarinatura iniziale, eppure non aveva insistito più di tanto, pressata dai traumi psicologici che la piccola islandese si trascinava ancora dietro e restia a caricarla di affanni ulteriori. Era vissuta, del resto, in un luogo dove il picco di criminalità era un furtarello, ma il nemico più minaccioso continuava ad essere il freddo con tutte le sue spire. La sua percezione del pericolo e del male, dunque, erano ben lungi dal rasentare il grado di consapevolezza che aveva il Serpeverde.

«No, niente affatto,» rispose, guardandosi intorno con una certa curiosità. La imbarazzava ancora sapere di non essere al passo con gli altri, ma sapeva anche che avrebbe imparato velocemente proprio al fine di sopperire a quelle mancanze. «Ne avevo sentito parlare prima di fare richiesta per lavorare in questo negozio. E' per questo che l'ho scelto!»

Nello stesso momento in cui ebbe pronunciato la frase, si rese conto del messaggio che sarebbe potuto trapelare dalle sue parole, ma non si prese la briga di precisare. In fondo, non si sentiva di dover dare delle spiegazioni circa le sue scelte, non senza che le fossero richieste. Mentre faceva quella riflessione, un pensiero le attraversò la mente e decise di darvi seguito, onde evitare che la conversazione languisse.

«Il tuo è un nome poco inglese, Wolfgang. Sbaglio?»
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Scusami tanto per il ritardo, ma mi sono liberata dagli esami da meno di cinque giorni e mi sono rimessa in pari con le role a mano a mano. Prometto di non ritardare più a questo modo! :)
 
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view post Posted on 5/7/2017, 21:32
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Non ti preoccupare, ti accorgeresti se dovessi arrivare ad odiarti al punto tale da volerti uccidere.

Wolfgang non riusciva bene ad interpretare la sua interlocutrice, non riusciva a comprendere chi si fosse trovato davanti: all'inizio aveva temuto fosse una ragazzina impaurita, incapace di accettare le merci presenti nel negozio, magari spaventata anche dalla sua mezza battuta. Ora, invece, temeva di avere di fronte la classica ragazzina spericolata, incapace di comprendere i pericoli che la circondavano e desiderosa di giocare con il fuoco. Sta di fatto che, se Nieve avesse mai peccato di superbia, maneggiando oggetti al di là delle sue capacità, il problema non sarebbe mai stato di Wolf. Nessuno l'aveva nominato guardiano della nuova Commessa.

I miei nonni sono di Berlino, per questo il nome straniero.

Nonostante la risposta, non riusciva bene a comprendere come una ragazza con un nome tanto particolare potesse trovare strano il suo.

Tu, invece, da dove vieni?
 
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