Ultima staccionata, 15:30, Privata

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view post Posted on 19/2/2017, 11:41
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Superato il piccolo scoglio che, entrambi, avevano iniziato involontariamente a posizionare davanti a loro, Amber si sentì più sollevata. Lui non voleva indagare su tutto ciò che nell'aria vibrava, e lei allo stesso modo non si sentiva pronta per affrontare quello scossone emozionale. Forse perché già essere lì era qualcosa che non avrebbe creduto possibile. Con i pattini infossati nella neve, pronta a fare l'ennesima cosa che poteva dire per certo di non saper fare, la tassa si sentì quasi rinvigorita. Ci sarebbe sempre stata una parte di lei, pronta a correre nella direzione opposta, assolutamente impaurita da quelle sfide continue che Killian lanciava, ma quello faceva parte del gioco. Se fosse stata spavalda, non ci sarebbe stato nessun divertimento, avrebbe affrontato il ghiaccio con una facilità che difficilmente avrebbe richiesto l'aiuto di Killian, e allora perché farlo? Ciò che li legava, in fondo, non era proprio quello? Il bisogno di mettersi alla prova, di sfidarsi e, perché no, anche di aiutarsi nei momenti più difficili? Se entrambi fossero stati degli abili pattinatori su ghiaccio, le cose sarebbero andate diversamente.
Non passò però inosservata l'ultima parola su John Hydra, e su quanto gli "altri" non fossero stato in grado di meritare la sua fiducia. Era un punto di vista nuovo, in effetti, e non era insolito che il ragazzo fosse in grado di mostrarle vie inesplorate ma.. efficaci. Doveva incolpare meno il padre per la sua durezza? O forse era il caso che gli presentasse qualcuno in grado di superare il suo severo controllo?
« Possibile... » e se gli avesse presentato sul serio Killian Resween?
Nelle volte in cui la sua fantasia volava e le ipotesi divenivano più vivide, aveva immaginato un possibile incontro tra i due, ed in qualche modo non finiva mai bene. Immaginava sempre il disappunto del padre che passava in rassegna prima l'aspetto del giovane e poi la sua espressione, decidendo quasi di non fargli nemmeno superare la soglia di casa. In realtà, se mai fosse accaduto tutto ciò, si sarebbe resa conto di quanto si stesse sbagliando.

La mano, allungata verso di lei, mise fine ad ogni tormento precedente. Accettare quell'invito, sul serio, avrebbe segnato una svolta in quel pomeriggio, avrebbe dato il vero "via libera" a quella strana avventura sul ghiaccio, ed avrebbe sancito la tacita promessa di lasciare ogni problema sulle rive di quel laghetto.Non era quello il momento di riflettere sui limiti imposti dagli Hydra o sui segreti degli Snow. Non era nemmeno il momento di immergersi in qualche altra infondata paranoia. Era il momento di fare esattamente ciò che aveva fatto al Ballo di Fine anno: accettare l'invito e lasciarsi andare. Lasciò passare un solo secondo, il tempo necessario per convalidare quella decisione istintiva, e poi fece quanto implicitamente richiesto. Tirò appena più in su le maniche della giaccone, per liberare le mani ed i polsi, che venivano quasi nascosti del tutto. La mano affusolata, con le falangi gelide, si liberò dunque dalla sua copertura, finendo - finalmente - per chiudersi attorno a quella del ragazzo. Gli occhi verdi incontrarono quelli grigi che, differentemente da poco prima, ressero bene lo sguardo, trasmettendo più sicurezza di quanto avrebbe solo potuto sperare di ricevere. La sensazione di quel contatto fu diversa, un po' a causa del mezzo guanto ed un po' perché quella mano tesa non era altro che un bastone su cui reggersi, in quel momento. Ricordandosi di avere anche gambe e piedi da muovere, Amber con tutta la cautela che sapeva di possedere, fece i pochi passi che li separavano dal ghiaccio, trovandosi proprio a sfiorare la superficie del laghetto con la punta delle lame. Per fare quei pochi passi, aveva guardato avanti, concentrandosi davvero su quanto stesse facendo e senza mancare di osservare anche il manto di neve che assicurava il suo equilibrio.. e che non lo avrebbe più fatto dopo il passo successivo. Fece anche del suo meglio per non doversi davvero reggere troppo a Killian, il suo orgoglio non voleva essere calpestato troppo.. era già tanto che l'avesse messo a tacere per arrivare fin lì.
Un sorriso nuovo, derivato da uno strano mix di emozioni e timore, le incurvò le labbra, mentre tornava a guardare il suo "maestro per un giorno".
« E' questo il momento giusto per dirti che non sono un'abile nuotatrice? » allargò il sorriso, benché in quel momento la paura che il ghiaccio potesse rompersi fosse reale e forse anche logica. Era bene che lui lo sapesse, prima di far aderire le lame per intero al ghiaccio. Non era comunque un suo volersi ritirare, tutt'altro. Abbracciando quel momento di puro svago, al quale lei non era abituata, la tassa annientò il peso che portava sulle spalle da mesi. Con la mano ancora saldamente ancorata a quella di Killian, Amber decise a livello inconsapevole che quella sarebbe stata una splendida giornata.. se fosse arrivata viva alla sua fine.

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La lezione era iniziata, anche se non aveva osato chiedere tanto quando progettava quel pomeriggio in compagnia della Tassorosso. Killian Resween un insegnate di pattinaggio: era abituato ad indossare così tante vesti da non provare preoccupazione o ansia da prestazione per quella nuova sfida. Se la piccola aveva davvero intuito il suo essere estremamente determinato e sicuro, probabilmente poteva avere qualche sicurezza in più che da quel laghetto avrebbe imparato qualcosa, se non necessariamente dal ragazzo. Era anche vero però che Killian aveva un’enorme responsabilità. Con lei l’aveva sempre avuta, sin dal primo momento che avevano parlato e il mago aveva potuto capire la reale situazione in gioco. Anche se aveva scherzato sulle reazioni di suo padre per qualche osso rotto, non era certo quel timore a farlo preoccupare che nulla si rompesse in quel tempio di ghiaccio solo per loro. Non voleva che si facesse male, punto. Una cosa così semplice e naturale da spiegare che eppure non trovava motivazioni chiare e precise. Era tutto molto vago e indefinito nella testa dell’Auror tranne che la determinazione a mantenerla incolume da qualsiasi danno, non solo fisico. Per questo fu grato che la precedente conversazione che avrebbe costituito certamente una fonte di distrazione per entrambi fu chiusa dall’ammissione di quella possibilità da parte della ragazza. Killian poteva dirsi soddisfatto di aver in qualche modo fornito una nuova visione della figura genitoriale di Amber, ma la piccola avrebbe dovuto riflettere su quell’enigma e sulle sue conseguenze in un altro luogo e in condizioni decisamente più tranquille.

Lei afferrò la sua mano guantata e immediatamente l’uomo percepì quanto le piccole dita fossero congelate. La grande mano dell’uomo era calda non solo grazie ai guanti (che essendo senza dita proteggevano ben poco) ma per un suo naturale tepore che difficilmente veniva meno anche all’esterno. Un termosifone, lo definiva Persephone. Rispondendo alla lieve stretta, avvolse con le dita tatuate quelle immacolate della ragazza quasi che invece che dare sostegno il suo scopo non fosse altro che scaldare la povera mano affusolata. Negli occhi verdi turbinanti di mille sfumature cangianti si poteva leggere determinazione e un leggero alone di sfida che forse era rivolta più a se stessa e alle sue capacità che al suo insegnate improvvisato anche se questo apprezzava quel lato della loro relazione lavorativa/amichevole/non si sa cosa.

La accompagnò nei piccoli passi impacciati del tutto normali quando si hanno delle lame ai piedi fuori dal ghiaccio, osservando i movimenti delle gambe e dei piedi per anticipare qualche mossa falsa, ma la ragazza raggiunse senza problemi la lastra lucente . Non sottrasse ancora la mano dalla stretta leggera che li univa per garantirle almeno un minimo appiglio nel mare scivoloso in cui si era immersa. Amber trovò un modo spiritoso per esprimere quella che forse era una paura riguardo alla sicurezza del laghetto. E se si fosse rotto? Killian poteva definire quell’eventualità piuttosto improbabile : il periodo era dei più gelidi tanto che anche la neve caduta da molto non accennava a lasciare la sua dimora al suolo. Inoltre le scie sul ghiaccio sembravano recenti, segno che altri avevano sfruttato quel paradiso nascosto per pattinare prima di loro senza che nulla di male fosse successo. Ma esprimere tutte queste rassicurazioni sarebbe stato come prendere in considerazione l’idea di una rottura improvvisa della lastra e Killian non poteva permettere che questo pensiero disturbasse la sua allieva in un momento così delicato. Rispose a suo modo, forse l’unico che gli veniva bene realmente.


“E questo è il tuo modo velato per dirmi che prima o poi dovrò insegnarti anche a nuotare?”

Quel pensiero lo divertiva come dimostrava il sorriso sornione dipinto sulle sua labbra un po’ più chiare per il freddo. A guardarlo bene, era in parte cambiato dai loro ultimi incontri, forse era causa della cuffia nera e dei capelli un po’ arruffati che ne uscivano, o magari della barba un po’più rada. L’espressione furba però era rimasta esattamente la stessa, anche quando si attenuò per lasciare spazio alle indicazioni seguenti. Quasi con un sussurrò la volle avvertire del loro distacco:

“Ora ti lascio…”

In realtà Amber non si era appoggiata tanto a lui come sostegno, ma il solo vedere le mani unite poteva essere un qualcosa che dava sicurezza e che ora stava per venir meno. La mano tatuata si aprì piano e si allontanò cautamente pronta a riprendere la presa qualora ce ne fosse stato bisogno anche se l’equilibrio avuto fin ora era collegato alla ragazza e non al suo arto. Lui rimane nella neve, al margine. Era giusto così per un primo momento: la sua semplice presenza sullo specchio ghiacciato poteva compromettere la stabilità della piccola piuttosto che aiutarla. Ma quasi scusandosi di quell’abbandono momentaneo, le spiegò:

“Quando avrai trovato il modo per stare in equilibrio da sola tanto da fare piccoli saltelli sul posto, verrò anche io”

Quel “verrò anche io” sapeva tanto di promessa mista a premio. Sperò che anche Amber lo percepisse in tal modo.
 
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view post Posted on 21/2/2017, 15:41
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La sensazione di sembrare una sciocca, non l'avrebbe abbandonata tanto presto. Doveva essere sempre così, quando ci si approcciava a qualcosa di nuovo. Lei era abituata a studiare prima di applicare, ma del pattinaggio non aveva alcuna base. Non sapeva come andasse spostato il peso, anche se supponeva di dover rimanere in linea con il suo baricentro, non aveva idea di come funzionasse. Aveva solo la mano di Killian a darle una certa sicurezza. Ma l'espressione divertita del ragazzo non prometteva niente di buono per il suo povero orgoglio. In altre situazioni, con altra gente, avrebbe rifiutato quell'invito all'istante. Ricordava ancora il ballo di fine anno di un paio di anni prima, in cui una parte del Lago Nero era stata congelata appositamente per fare da pista. Era rimasta a guardare gli altri studenti dalla staccionata, senza nemmeno invidiarli troppo. Ma la richiesta di quel giorno era venuta direttamente da Killian, e chi meglio di lui sapeva trovare il modo di aggirare il muro di ghiaccio? Nessuno fin ad allora. La preoccupazione, reale, di Amber era più che altro quella che il ghiaccio potesse non reggere la sua incompetenza. Le venne spontaneo mascherarla con una battuta, che però era estremamente realistica e che sicuramente Killian avrebbe colto come tale. Se il silenzio dopo quella frase si fosse protratto, uno degli incubi di Amber avrebbe preso il sopravvento. Poteva sentirlo, era agli angoli della sua mente, pronto a ricordarle di tutte le notti che aveva rovinato, svegliandola ad ora improbabili, convinta che il Lago Nero la stesse trascinando a fondo inesorabilmente.
Ancora una volta, inconsapevolmente, Killian la salvò dai suoi demoni, destabilizzandola proprio prima che alzasse il piede per poggiarlo sul ghiaccio. In risposta a quell'azzardo sul nuoto, la ragazza sgranò gli occhi, incapace di rispondere con la stessa prontezza. Era divertita perché immaginava fosse un'altra battuta, ma dovette comunque scacciare dalla mente l'idea di loro due al mare. Ed il rossore sulle guance tornò a infastidirla.
« Io non.. magari quando sarà più caldo. » Disse, sostenendo la leggerezza di quella conversazione, ma senza negare che tutto fosse realmente possibile. Sperò che tanto bastasse a farle recuperare lo scivolone che l'aveva bloccata e rischiava di farla proseguire a monosillabi. Avevano sempre lasciato una marea di incertezze nel loro futuro più prossimo, avrebbe davvero voluto capire se la risposta dell'Auror a quel "futuro ipotetico" risultasse quella che sperava e pensava, oppure no. Sarebbe stato chiaro a chiunque che quegli incontri non avrebbero potuto smettere di essere presenti, o almeno lei non avrebbe voluto che smettessero. Sapeva di dover fare bene attenzione alle parole che pronunciava, ma voleva non doverlo fare, non con lui. Quella fuga dal castello, quello squarcio di diversità nella sua normale vita da studentessa, stava diventando sempre più indispensabile per la sua serenità. Il semplice sapere di non doversi nascondere, con lui, bastava a migliorare di gran lunga la giornata. Non si era comunque abituata alla facilità con cui le sue barriere venivano abbattute, e quando il maestro le annunciò di dover lasciare la sua mano, che irrimediabilmente aveva scaldato in quei brevi passi, un accenno di dispiacere spezzò il suo sorriso.
« Oh.. » *devi proprio?* Fu il suo sguardo a parlare, più che quel sussurro ormai noto, al quale diede un tono più basso. Ma la linea guida l'aveva lui, e dunque lei doveva accettare le imposizioni, che le piacessero o meno. Osservò la mano tatuata allontanarsi dalla sua, mentre si portava via anche il calore che le aveva fatto dimenticare di avere le dita gelate. Quello che udì dopo, fu anche peggio. Nella sua mente aveva immaginato una scena differente, con lui che scendeva in pista e l'attendeva, ma il progetto di Killian era diverso. Avrebbe dovuto muoversi da sola, acquisire sicurezza e solo dopo, lui l'avrebbe raggiunta. Per premiarla?

Doveva ancora mettere piede sul ghiaccio e già le veniva richiesto di meritarsi quella lezione privata. Se l'era cercata, ora non poteva più fare l'orgogliosa, doveva affrontare quella sfida e cercare di non uccidersi involontariamente. Rivolse un ultimo sguardo a Killian, nel tentativo di rassicurarlo che avrebbe fatto quanto richiesto, per poi voltarsi verso il ghiaccio, e concedersi un respiro profondo. Tenendo le braccia abbastanza distanti dal busto, per quanto il giaccone permettesse, alzò il piede destro, sentendo il peso del pattino. Fece lo stesso con il sinistro, per preparasi.
Con tutto l'aspetto di un pinguino impacciato, la Tassa mosse davvero il primo passo sul ghiaccio, sentendo la calzatura scivolare in modo naturale, fin troppo! Ragionando il più velocemente possibile, mosse anche il secondo passo, con la speranza che il primo pattino cercasse man forte dal secondo. Chiuse gli occhi, sperando vivamente di non cadere. Non cadde, in effetti. Quando li riaprì si ritrovò in piedi, con le lame interamente poggiate sul ghiaccio, a qualche centimetro dal bordo. Non aveva fatto "metri" ma almeno era in piedi. Il problema era che voleva girarsi verso Killian, quel folle che credeva anche che Amber avrebbe saltellato.
« Se mi hai portata fin qui per lasciami nel ghiaccio, sappi che io te-..» L'equilibrio, che percepì essere davvero instabile, venne meno esattamente nel momento in cui aveva deciso la strategia da adottare per voltarsi, sollevando prima un piede e poi l'altro, senza osare trascinare le lame. La conseguenza fu che la minaccia scherzosa che stava per completare, non trovò la sua fine. Amber fece giusto in tempo a voltare solo metà busto, osservando a malapena la sagoma dell'Auror, prima di sentire la gamba destra scivolare ed il mondo ruotare di qualche grado. Sarebbe caduta tra la neve ed il ghiaccio, e nella speranza di non soffrire troppo, chiuse gli occhi. Non ebbe nemmeno il tempo di dispiacersi per la sua incompetenza, per quanto avesse già messo in conto di cadere. Non ne avrebbe fatto una grande tragedia. La verità era che il motivo per cui stava cadendo e si era sbilanciata, era che ancora stava pensando alla possibilità di imparare anche a nuotare. E la prospettiva di immergersi nelle acque di qualsiasi mare o lago la inquietava tanto da renderla instabile, come se i pattini non centrassero nulla, come se i suoi occhi verdi potessero percepire la pericolosità delle acque che si agitavano sotto lo strato di ghiaccio. Avrebbe atteso di sentire l'impatto sulla schiena, prima di riaprire gli occhi. C'erano alternative?

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view post Posted on 24/2/2017, 13:21
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Killian poteva realmente dire di essere mai stato nella posizione di Amber in quel momento? Forse no, se si escludeva il periodo scolastico in cui apprendere era l’unica cosa che si era autorizzati a fare. Crescere ed imparare erano stati due processi che certamente l’avevano riguardato, ma entrambi erano avvenuti in maniera troppo solitaria. Non aveva mai avuto maestri, ne pratici né “di vita”. Per questo probabilmente trovava difficile mettersi nei panni di chi doveva insegnare qualcosa a qualcun altro sia in quelli dell’allievo. Poteva solo sospettare cosa provasse Amber in quel momento, sapendo di dover affrontare una cosa potenzialmente pericolosa con uno come lui a doverle garantire la riuscita. Pensandoci bene, era incredibile anche solo il fatto che avesse acconsentito a quella doppia sfida.
Fin’ora aveva schivato come dei bolidi i discorsi che potevano distrarre la ragazza, ma aveva pericolosamente sottovalutato quanto certe affermazioni potesse trasportare anche la sua mente in posti lontani, troppo distanti dalla lastra di ghiaccio che al momento doveva essere la loro unica preoccupazione. E invece, ancora una volta, furono le sue stesse parole ad appropriarsi di un angolino della sua mente, complice la risposta dalla piccola. Era arrossita sì, ma il tono leggero con cui aveva lasciato aperta quella possibilità quasi lo lasciò esterrefatto. Lui l’aveva detto scherzando, soddisfacendo la sua insopprimibile voglia di provocare. O no? L’immagine di loro due al mare venne scacciata prepotentemente prima ancora che si potesse delineare in modo nitido, così come la sua espressione non lasciò trasparire nemmeno un briciola di quello che stava provando a non pensare. Il giovane Resween provò la strana sensazione di sentirsi estranei a se stessi, quasi non riconoscendosi più. Era sicuro che qualche mese prima e in altre condizione avrebbe trovato in un nanosecondo la risposta scherzosa perfetta per la frase della biondina. Ora invece si ritrovava ammutolito nel tentativo di riordinare i suoi pensieri non più tanto razionali.
Riuscì a riacquisire un po’ di “normalità Resweeniana” giusto in tempo per osservare la piccola delusione della sua allieva nell’apprendere che il maestro non l’avrebbe accompagnata proprio nei primi passi della sua impresa. Il pensiero di star sbagliando metodo però non lo colse nemmeno sottoforma di lieve dubbio: era certamente atipico, ma non per forza sbagliato. E poi Amber si riprese subito rivolgendogli uno sguardo piuttosto deciso che voleva confermare la comprensione dei suoi “ordini”. Questo era esattamente lo spirito che Killian desiderava da lei. E non solo sui pattini. La saluò con un occhiolino di incoraggiamento prima che si avventurasse sulla lastra di ghiaccio, lasciando che il silenzio accompagnasse quel momento cruciale. Nel vederla muovere il primo passo, seguito poco dopo dal secondo, l’Auror si sentì come una mamma chioccia che segue attenta il suo pulcino esplorare il mondo. Non sapeva se ad infastidirlo di più fosse il suo paragone con una gallina o il paragonare la ragazza al suo pulcino, come gli era capitato in modo simile di fare mesi e mesi prima. L’allarme fiuta-estraneo si mise in funzione di nuovo, ma fortunatamente ci pensò la stessa Amber a distrarlo da quei pensieri indesiderati. Un sorriso scaltro e malandrino stava sbocciando sulle sue labbra scure mentre l’inizio di un’esilarante minaccia lo raggiungeva con la voce sottile della piccola, ma la brusca interruzione non permise al ghigno di raggiungere il suo massimo splendore.
Killian poteva vantare una discreta rapidità di riflessi ma l’elemento principale che gli permise di evitare il peggio fu la distanza ravvicinata che lo separava dalla giovane strega. Anche se il tentativo di voltarsi verso di lui era fallito facendole perdere l’equilibrio e consegnandole un biglietto si sola andata verso il duro ghiaccio, l’Auror riuscì a riacciuffarla per un soffio passando le braccia sotto a quelle aperte della piccola. A loro favore, il mago era ancora al suolo con le lame incastrate nella neve compatta che permise di non fare una precipitosa caduta anche a lui mentre si muoveva rapido per salvare Amber. Dieci secondi sul ghiaccio e già il sedere della ragazza aveva rischiato il primo duro colpo. Killian non sapeva se essere divertito o preoccupato per quell’inizio poco incoraggiante e si limitò a fare un lungo fischio che più che altro esprimeva sollievo. Mentre ancora la teneva da dietro in un abbraccio un poco scomposto, non riuscì a non commentare a modo suo:

“Ok, non disperiamo: il laghetto non si scioglierà prima di questa Primavera… Entro allora confido nel fatto che avrai imparato a stare in piedi. Tu hai impegni importanti nel frattempo? Credo che li dovrai disdire”.

Non voleva assolutamente prenderla in giro volendo essere quella frase un modo anzi per divertirla e farle dimenticare la paura provata nella breve ma intensa sensazione di vuoto. Ovviamente era molto più ottimista, lasciando alla fase preparatoria solo un quarto d’ora di tempo. Ma non era più certo che la sua minaccia di “apprendimento tramite cadute” ora fosse soltanto una battuta.
 
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view post Posted on 27/2/2017, 10:29
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Per un singolo istante, guardando la lastra di ghiaccio ai suoi piedi, aveva visto delle figure muoversi al suo interno. Come la sua mente riuscisse a ritagliarsi quegli spazi solo per assurde fantasie, era ancora un mistero. Ma la biondina avrebbe giurato che si trattasse di lei e Killian, e quel tanto bastò a sbilanciarla rendendo l'impatto con il suolo quasi un punto saldo nello spazio-tempo. Non concluse la frase, e non le uscì nemmeno il naturale grido di spavento, perché era preparata a cadere. Non le era servito molto per rendersi conto che la difficoltà di far combaciare equilibrio fisico e mentale, sul ghiaccio, era elevata ed aveva messo in conto davvero di cadere più e più volte. Aveva chiuso gli occhi, pronta a riaprirli una volta a terra, e magari a ritrovarsi davanti l'espressione divertita del ragazzo. Ma niente di tutto ciò avvenne. Si era talmente convinta che sarebbe caduta, che il salvataggio dell'Auror la colpì più di un possibile impatto con il ghiaccio. La minaccia morì nell'esatto istante in cui le braccia forti del suo maestro arrestarono la caduta. In una situazione normale, probabilmente sarebbero caduti in due, ma lui era ancorato al suolo e non c'era pericolo. Forse non c'era mai stato.
Lieta che lui non potesse vederla realmente in volto, perché ormai arrossire era diventata un'abitudine imbarazzante, Amber riaprì gli occhi, ritrovandosi quasi in piedi.
*wow...che riflessi..* si ritrovò a pensare, mentre ancora cercava di dare un ritmo normale al suo respiro. Paura, consapevolezza ed imbarazzo, formavano un trio onnipresente nella sua mente.. ma in quel momento più che mai, il potere di quella triade aveva raggiunto limiti mai sfiorati. Fu solo guardando in basso, controllando che tutto fosse al posto giusto, che si rese conto di quanto realmente stava accadendo: erano abbracciati. Certo non era niente di propriamente voluto o comodo, e lei sapeva di non dover pensare al peggio - o al meglio? - ma questo non fece che accelerare i suoi battiti, facendole quasi temere che, anche se di spalle, lui potesse percepire quell'agitazione strana ed involontaria. Sarebbe stato un disastro se quel lato irrazionale del suo essere, avesse scelto di prendere le redini in quel momento. Se c'era qualcosa che Amber credeva di saper fare, era proprio mantenere il controllo in situazioni difficili da controllare, ma con Killian tutto veniva cancellato e riscritto, come un foglio di pergamena con gli appunti sbagliati. La domanda però che più premeva nella sua mente era: che fare? Si era mossa quel tanto che bastava a tornare in piedi, ma non aveva sciolto l'abbraccio, aveva solo abbassato appena il capo, lasciando che la massa bionda di capelli la nascondesse per bene.
Era in stallo, ogni secondo sembrava durare un'eternità, ed intorno a lei nulla si muoveva, erano soli in quello che avrebbe benissimo potuto essere un modo parallelo al presente, una dimensione nuova. Restare immobile in quel abbraccio però avrebbe peggiorato le cose ed il suo stomaco, attorcigliato per benino, non impiegò molto a farglielo capire, visto che sembrava che al suo interno avessero fatto il nido alcune colonie di vermicoli! Però, in un remoto - e nemmeno troppo remoto - angolo del suo cuore, sentiva che non le dispiaceva affatto trovarsi tra le sue braccia. Ma quella stessa consapevolezza, le mandò definitivamente in fiamme le gote, costringendola ad uno slancio controllato, per fuggire a quella presa e non permettere che venisse prolungata a lungo. Si era scordata, fino a quel momento, che non amava il contatto. Ed in netto contrasto con quel suo dogma, dovette anche convenire che si, lui poteva. Lui poteva avvicinarsi, poteva metterla in crisi, poteva sfiorarla, poteva farle una sorpresa, poteva abbassare le difese e sfidare apertamente a duello l'orgoglio di Amber, con alte probabilità di vittoria. Ed una nuova domanda nacque anche in quel momento: Era un bene o era un male? Però anche quella volta la Tassa fece qualcosa di non preventivato, mise a tacere i dubbi, lasciò anche quelli sul bordo del laghetto di ghiaccio, così come aveva fatto al Ballo. Rimanere però oltre, in quella posizione, avrebbe svelato più carte di quante lei volesse svelarne.
Udire le parole di Killian, così da vicino, le diede un nuovo brivido, prima che una dolce pugnalata colpisse in pieno il suo orgoglio, già messo duramente alla prova. Non c'era bisogno che si voltasse per sapere che quella presa in giro non era fatta appositamente per ferire, ma più per sdrammatizzare, ma lei decise comunque di fingersi offesa. Con l'esatta espressione di una puffola pigmea fradicia sotto la pioggia ed offesa dall'incuria della sua padroncina, Amber riuscì a voltarsi, facendo impunemente leva sul braccio dell'Auror, e sottraendosi lentamente all'abbraccio, - e poi, se non l'avesse fatto lei, lo avrebbe fatto lui.. no? - per poi trovarsi di fronte a lui, vicina. Ad Amber non piaceva fallire, non le piaceva sbagliare e meno che meno farlo davanti ad altra gente. Ancor meno se si trattava di quelle rare persone il cui giudizio era quasi indispensabile. Un passo dopo l'altro, anche il ragazzo che le stava davanti era rientrato in quella categoria d'importanza, e probabilmente ne sarebbe uscito con estrema difficoltà. Gli occhi verdi, in cui ancora aleggiava il velo sottile dello spavento provato, si accesero di nuovo, mutando l'espressione della bionda in qualcosa di mai visto prima. Difficile definire esattamente cosa fosse, la recita della puffola si perse nell'etere, mentre un lieve sorriso incurvava ancora le labbra morbide. Era un po' offesa, quello si, ma nulla di tanto grave da compromettere quella strana lezione improvvisata.


« Fortunatamente ho portato delle provviste. Ed i miei impegni potranno aspettare, non sono poi così importanti. »
Il suo tono tornò divertito, mentre consapevolmente dava una nuova informazione a Killian. Non sapendo esattamente cosa le venisse richiesto nelle poche lettere che si erano scambiati, Amber aveva deciso di portare con sé un po' di tutto, per ogni evenienza. Mentalmente si era immaginata un pomeriggio di riflessioni, discussioni, studi e quant'altro, ma tutto rigorosamente volto a proseguire le indagini. Ma il suo errore di calcolo era stato madornale, perché tutto si sarebbe immaginata.. tranne quello. In maniera invece inconsapevole, aveva appena mostrato come il resto degli impegni perdesse miseramente se confrontato con quel pomeriggio appena iniziato. Non si rese conto dell'importanza che quelle parole potevano avere, e forse stava a lui farlo.
Sollevò la mano, ed il contatto venne definitivamente interrotto. Il flashback che ne seguì fu rapido, ma non del tutto indolore. Per una frazione di secondo si ritrovò lì, in quella via di Londra, con la casa editrice a stagliarsi come una gigante ombra scura. Ma, come allora, Killian era lì, pronto a fermarla prima che l'oscurità la portasse via, dove non vi sarebbe più stata luce. Insieme, avrebbero affrontato i pericoli insieme, e quella non era che l'ennesima promessa che dimostrava di saper mantenere.
Prendendo coraggio e tornando alla realtà, la Tassa compì il passo che prima non le era riuscito, voltandosi e dandogli ancora le spalle, per poi decidersi a mettere alla prova la funzionalità di quelle lame affilate. Lo fece allargando appena le gambe, ricordando vagamente una lezione di sci in un'epoca che non sembrava più appartenerle. Si diede una leggera spinta e la curva in semicerchio, venne naturalmente. Lo fece ancora un paio di volte, con la destra e con la sinistra, finendo quasi per girare a trecentosessanta gradi, senza rendersi conto del proprio cambio di espressione, fiera di quel piccolissimo progresso. Non stava saltando, ma mi stava muovendo o meglio, stava vagamente capendo come fare una curva. La parte più difficile era trovare il giusto bilanciamento. Ruotando e slittando piano piano, era giunta a qualche metro di distanza da Killian, ed allora si era voltata di nuovo. Applicando quel poco che aveva iniziato a capire, tentò di disegnare dei piccoli "otto", spostando il peso appena in avanti, nel tentativo di tornare dal suo maestro, ad una velocità davvero minima, tanto che se non avesse frenato probabilmente si sarebbe fermata naturalmente al limitare del ghiaccio, lì doveva aveva rischiato di cadere.
« Killian.. » fingendosi preoccupata ma non nascondendo il sorriso divertito che ormai regnava - quasi - incontrastato, Amber proseguì volendo mettere lei stessa alla prova il maestro. « come hai detto che si frena? »


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view post Posted on 10/3/2017, 15:58
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Era stato pronto. Prontissimo. Perché se lo era aspettato, certo. E questa previsione sicura non aveva nulla a che fare con la sfiducia nelle capacità della biondina. Se avesse iniziato a saltellare come una professionista sin dal primo momento la cosa sarebbe stata molto ma molto più preoccupante. Era andato tutto per il meglio, con le sue lame ancora a terra pronte a sorreggere il peso di entrambi e impedire che il primo scivolone inaugurasse il pomeriggio.
In Killian però non tutto era andato come previsto.
Si rese conto di aver detto una cosa non del tutto appropriata quando alle sue parole si persero in un silenzio carico di attesa per l'uomo. Le braccia erano ancora il saldo appoggio per la ragazza anche se quasi immediatamente era riuscita a rimettersi in piedi e l' Auror trovandosi legato in quella sorta di abbraccio percepì chiaramente che il "salvataggio" si era concluso molto prima e che quel prolungare il contatto era indipendente dal ghiaccio, dal freddo, dal luogo, dal momento. Non riusciva a vedere il suo viso essendo la giovane voltata e questo non faceva che incrementare le domande sulla sua reazione. Spavento? Rimorso per aver accettato? Divertimento? Stranamente il mago non si sentiva più in grado di poter trovare delle probabili risposte da solo, l'eventualità di poterla interpretare senza indizi sembrava un miraggio troppo lontano per essere raggiunto. Era come se non avesse più lenti adatte da interporre tra i suoi occhi grigi e la giovane, nessun mezzo di comprensione.
La loro immobilità continuava rendendone evidente l'innaturalezza: Killian non si sentiva in imbarazzo ma sicuramente strano (come dopotutto aveva scoperto di sentirsi ogni volta che l'estraneo faceva la sua comparsa in quel pomeriggio). La razionalità che rimaneva una componente difficilmente sradicatile dalla mente del Resween cominciò a trovare mille e più spiegazioni logiche che avevano tutto un punto in comune: probabilmente la Tassorosso temeva ancora di poter perdere l'equilibrio e per questo non accennava ad allontanarsi dalla sua presa. Sicuramente era una valida ipotesi ma l'intuizione che aveva l'uomo che non fosse esattamente per questo era altrettanto forte da convincerlo a non desistere. Non sarebbe stato lui a sottrarsi perché non lo aveva mai fatto e di questo Amber ne aveva già avuto varie dimostrazioni.
Che lo volesse testare ancora per vedere se il suo maestro era stato in fin fine una scelta giusta? Quella ragazza era un rompicapo peggiore di quelli proposti dal batacchio dei Corvonero ma forse il vero dilemma erano i pensieri che la sua presenza scaturiva nel giovane. Così come aveva creato quella tempesta di dubbi, Amber trovò il modo di dissolvere le nubi rompendo quel fragile equilibrio che era durato un tempo interminabilmente corto. A rispondere alle sue domande ci pensò un visetto offeso che non le aveva mai visto fare con tale maestria e teatralità e fu veramente una manna dal cielo per l'Auror che tornando alle solite prese in giro si sentiva più nel proprio campo. Anche se aveva fiutato chiaramente la non veridicità di quel sentimento negativo, osservó attentamente ogni minimo indizio che il viso giovane poteva offrirgli senza rendersene conto. Quando un sorriso sciolse la finzione, qualcosa mosse l'uomo a spingersi ancora più oltre. Con la mano libera diede un piccolo buffetto sul naso arrossato della piccola e con un tono di lamentela misto a finto rimprovero le disse:


"Non guardarmi così"

In realtà le parole erano uscite dalle sue labbra in modo molto più dolce e supplichevole di quanto avesse voluto. Ritrasse la mano velocemente augurandosi di non aver fatto ancora una volta un passo troppo ampio per le sue possibilità e sinceramente stupito di quello che gli era venuto spontaneo fare e dire.

Anche la piccola mano fredda che sbucava a malapena dal giaccone nero dell'uomo infine lasciò il sostegno che lui le aveva garantito. Non sapeva se essere più ammirato per l'intraprendenza avventuriera che la ragazza mostrò dopo o per la rivelazione sul cibo che si era portata dietro. Sorrise rassegnato per quel comportamento tutto al femminile di essere previdenti, ma pur correndo il rischio di farle perdere la concentrazione nelle sue prime semplici evoluzioni sul ghiaccio volle risponderle a modo suo, riacquistando un po' della sua personalità solita:


"Insomma eri pronta a scappare con me, con le provviste e tutto"

Non era una domanda, era una sentenza. L'idea che quella potesse essere la realtà non poteva nemmeno essere presa in considerazione nei deliri più assurdi, però il pensiero lo faceva sorridere con quel suo ghigno tutto particolare. Furbo come di chi la sa lunga. Dopotutto, l'ammissione di considerare il loro incontro importante c'era stata anche se non esplicita. Punzecchiarla un pochino non le avrebbe fatto che bene visto che stava mostrando uno spirito piuttosto deciso e autoritario tanto dal spingerla ad ignorare le prime istruzioni del maestro. Sentendosi in dovere di essere più utile di un salvagente anticaduta, mise da parte per un attimo il suo tono provocatorio e le diede dei consigli:

"Cerca di mantenere la ginocchia flesse e le lame leggermente all'infuori"

E fino a qui non aveva detto niente di eclatante che una qualsiasi altra persona non avrebbe potuto. Per poter adempiere seriamente il suo compito di insegnate di cui andava un pelino fiero anche se non aveva fatto concretamente nulla, l'Auror si decise a mettere piede sul ghiaccio, proprio mentre la ragazza compiva la strada del ritorno. La sensazione delle lame sul ghiaccio liscio era piacevole come sempre ma la sua attenzione era rivolta all'apprendista alle prese con i freni. Rise per quella domanda spontanea è un po' provocatoria allargando le braccia per simulare la barriera che solitamente si trova nelle piste da pattinaggio e che serve proprio a frenare la corsa dei più inesperti.

"In verità non l'ho detto"

Rispose in maniera piuttosto ovvia, chiedendosi con il sorriso sulle labbra felici se l'attrito avrebbe fermato i pattini azzurrini o ancora una volta ci avrebbe pensato il suo corpo.
 
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Per un po' aveva creduto che fosse un bene che lui non l'avesse vista arrossire in quel modo, durante l'abbraccio più strano della storia, ma una piccola parte della Tassa avrebbe anche voluto scorgere la reazione di rimando dell'Auror. Solo quando si era voltata aveva capito quanto ognuno stesse studiando l'altro nel profondo. Anche un occhio esterno avrebbe potuto vedere come i due "danzavano" sui loro piccoli gesti, i passi avanti erano incerti, conditi dall'attesa di capire se poi il partner avrebbe accettato e trovato un modo di controbattere. Così fu, quando togliendo di mezzo tutte le formalità, Killian le diede un dolce buffetto sul naso e lei non poté far altro che rimanerne piacevolmente sorpresa. Quell'intimità era venuta fuori in maniera così spontanea che, in bilico tra la furia e la gioia, Amber scoprì che c'era un terzo elemento in gioco. Non che fosse una scoperta tanto "nuova", lei aveva iniziato ad avere una certa consapevolezza di cosa mettesse così in agitazione il suo cuore, ma vivere quel pensiero senza porsi un freno, beh quello si era nuovo! Vinta da quell'inaspettato gesto, si morse appena il labbro, per paura di sorridere troppo, prima di voltarsi e tentare davvero di pattinare.. che poi era il motivo per cui erano lì, no? il tono che il ragazzo aveva usato per ammonirla, dopo quella recita ben riuscita, le aveva dato una nuova forza, demolendo ancora di più le già stremate difese della Tassorosso. Ancora di spalle, ora in mezzo alla pista, si ritrovò pensare di poter davvero scappare con lui, perché probabilmente, pur non ammettendolo, l'avrebbe seguito ovunque avesse voluto portarla. Era sempre stata restia a provare cose nuove, a rendersi ridicola davanti a qualcuno.. eppure lui aveva fatto più di chiunque altro, era arrivato dove lei sentiva di averlo lasciato giungere. Le tre persone che albergavano la mente della biondina, stavano decidendo quale fosse la giusta via da seguire con lui, ma stranamente.. l'accordo era vicino. Sinceramente poteva dirsi stanca di lottare contro se stessa e contro la parte che costantemente la metteva in guardia su tutto. Voltatasi verso di lui, che era pronto ad accoglierla con l'ennesimo sorriso, si chiese se davvero lui potesse essere un pericolo. E per una volta, fu lei a rispondere alla domanda, con un secco e deciso: "NO". E così, proprio lì in mezzo al ghiaccio, la cappa che premeva sulla mente di Amber, liberò la sua presa. Fin lì aveva comunque continuato a chiedersi perché non avessero davvero iniziato a parlare di ciò che era importante, ma poi, quando il suo improvvisato maestro aprì le braccia, una nuova luce distrusse ogni cosa. Ricerche, studi, avventure passate in sua assenza, problemi e misteri, tutto ciò che non aveva niente a che vedere con quello strano momento, vennero cancellati. La mente, sgombra da quel peso, le permise di sentirsi anche più leggera. Basta, si era detta, doveva smettere di rovinarsi ogni istante di qualunque cosa fosse quell'appuntamento, perché per preoccuparsi c'era una vita intera, ma quello invece non sarebbe stato possibile replicarlo all'infinito. « Si, signore! » rispose alle indicazioni che finalmente aveva ricevuto, mantenendo un tono scherzoso, mentre una risata cristallina si preparava in agguato. Non sapeva come frenare, non glielo aveva detto, ma vederlo allargare le braccia per attendere "in gloria" il suo arrivo, anche se a quella velocità irrisoria, scatenò qualcosa che definitivamente andò ad infrangere la barriera di cristallo, permettendo al ghiaccio di mutare in piccoli frammenti luccicanti, liberando quella che si sarebbe potuta definire come: la vera Amber. Vinta dal gesto sia rassegnato che sfidante di Killian, lasciò che il divertimento per quella situazione prendesse il sopravvento trasformando la sua espressione in qualcosa di mai visto prima. Sorrideva si, ma lo faceva anche con gli occhi. Una strana luce, forse amplificata anche da quella del sole che permetteva ad entrambi di non congelare, non ancora, aveva fatto la sua comparsa, illuminando il visto della biondina. Era felice e non aveva alcuna intenzione di nasconderlo. Per quanto pericoloso potesse essere, esporsi in quel modo, una vocina le suggerì che fosse la cosa giusta da fare, in fin dei conti.. era stato lui a portarla lì, lui a metterla alla prova, e sempre lui era lì ad attenderla a braccia aperte con un sorriso altrettanto divertito. Nessun altro avrebbe potuto vederla cambiare in quel modo, Lui era il primo ad aver provato ad innescare qualcosa ed averne visto il risultato. L'unica cosa che Amber non poteva sapere era se davvero Kilian avesse desirato di vederla reagire in quel modo, sorridere in quel modo e avvicinarsi a lui..in quel modo. Contrariamente a quanto stava suggerendo il suo istinto di sopravvivenza, lei non fece nulla per frenare, attese solo che la distanza si accorciasse tanto da rendere quasi imminente l'impatto tra i due, pur sentendo i pattini arrancare sul ghiaccio. Non sarebbe stato uno scontro, ma quello lo sapeva fin dall'inizio, però allungò un braccio davanti a sé, e non dovette nemmeno distenderlo per afferrare quello di Killian e fermarsi definitivamente. Il calcolo della rotta era stato in parte sbagliato, e mentre ancora rideva per la situazione alquanto buffa, si rese conto di aver appoggiato un ginocchio un po' troppo vicino alla gamba del suo insegnante, e senza fare movimento bruschi, si spostò di un piede per evitare che l'intreccio li trascinasse a terra, ora che entrambi avevano messo l'equilibrio in gioco, e forse non solo quello.

Quando la risata scemò con naturalezza, un sospiro carico di quella serenità ritrovata, diede il cambio al respiro più teso di prima. Divertirsi non era poi una cosa tanto brutta, ma doveva ammettere di non essere mai stata spinta a tanto. Aveva avuto occasioni, a scuola soprattutto, per fare qualcosa che in molti ritenevano "divertente", ma nulla fino ad allora aveva scatenato quelle reazioni. Era come se davvero avesse deciso di dimenticarsi del motivo per cui aveva ingaggiato quegli occhi grigi, che ora guardava. Aveva deciso di credere a quello che il suo istinto le aveva suggerito al ballo ed ancora anche lungo il tragitto che li aveva portati lì. E se avesse sbagliato? Ancora una minuscola frazione di sé, era in allarme, ma non era più sufficiente per rovinare il momento. « Ho il sospetto che questo non sia il modo giusto per frenare.. » disse, assottigliando lo sguardo, ma senza smettere di apparire felice.« E chi ti dice che avrei condiviso le mie provviste con te? » Stava azzardando tantissimo, ma al contempo si stava anche divertendo in egual misura, ed era evidentissimo anche come stesse scherzando. Doveva ammettere di averci preso gusto perché credeva di aver capito almeno in minima parte quel ragazzo. Era un osso duro e lei era alle prime armi con l'ironia, sicuramente avrebbe trovato il modo giusto per ribattere e lei l'avrebbe atteso. Una partita a scacchi, a quello avrebbe paragonato le loro battute, perché in fondo, e lei adorava giocare a scacchi. Non si rese nemmeno conto di aver lasciato la presa sul "freno" improvvisato, ora era lì, con i suoi venti centimetri in meno, ad osservare ogni possibile reazione di quegli occhi nebulosi, ad una mano di distanza. Non avevano fatto tanti progressi, nel pattinaggio, ma non poteva dire lo stesso in altri campi. Però quello non era che l'inizio e lei avrebbe voluto vedere il suo maestro in azione, quindi non esitò nell'esprimere proprio quel concetto. « Allora.. cosa sai fare tu? A parte trasformarti in un freno umano..ovviamente.»


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view post Posted on 15/3/2017, 18:20
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Killian si era sentito messo in discussione varie volte nella propria vita, soprattutto nell'arco della sua adolescenza, ma aveva imparato altrettanto precocemente che il modo migliore per superare positivamente le verifiche a cui era sottoposto non doveva fare altro che infischiarsene. Chiaramente, gli ottimi risultati erano tali per lui e non certo per chi lo esaminava. Indossare le finte spoglie di un insegnate di pattinaggio poteva considerarsi una di quelle prove in cui si era messo volontariamente e coscientemente in ballo forse con l'illusione che il giudizio fosse anche lì per lui irrilevante. Non era così, proprio perchè nelle piccole sfide nella ritrovata normalità dell'Auror si celavano dei grossi scogli scivolosi da superare. Dopo anni di vagabondaggi in solitaria poteva finalmente dire di aver trovato un punto stabile a Londra, un posto fisso tra le schiere degli Auror e un proprio equilibrio interiore tale da mettere in discussione se stesso, anche se molto spesso non se ne rendeva conto o era anche contrariato per questi cambiamenti nel Killian che pensava di essere o di essere diventato. Innanzitutto con Amber era riuscito a superare il velo di semplice ironia alla quale di solito si fermavano tutte le quotidiane interazioni "superficiali". Non che non gli andasse bene così: era lui la stragrande maggioranza delle volte a tessere quella trama di arguzia e battute provando soddisfazione quando veniva corrisposto, ma il primogenito dei Resween non aveva solo quello da offrire anche se sembrava voler far apparire il contrario. Con la giovane che ora si apprestava a raggiungerlo con le lame che placidamente scivolavano sul ghiaccio aveva attraversato momenti in cui il suo bel ghigno storto era stato lontano dall'apparire tra la sua barba scura. Ma questo non impediva comunque ai due di sapersi giostrare su un'altalena di istanti emotivi diversi e sempre più complicati. E se quello che continuava a chiamare "estraneo" che più volte si era presentato infastidendolo oltremodo non fosse altro che un'altra parte di sè finora inesplorata? Con la ragazza, sempre più prossima alle sue braccia allargate, sembrava non causare problemi anche se mutava i suoi progetti e le sue aspettative in un battito di ciglia. Ciò che iniziò davvero a convincerlo della vera identità dell'estraneo fu proprio il sorriso che la biondina continuava a rivolgergli, sereno e seriamente divertito. Ma non era solo quello: aleggiava in lei qualcosa di nuovo che sembrava avergli ridonato una certa vitalità che per forza di cose e cause comprensibilissime a volte sembrava non appartenergli. Se non fosse stato ancora troppo "rigido" avrebbe sicuramente attribuito il merito di quella sorta di lucente nuova bellezza della Tassorosso all'individuo che rivendicava il suo nome, Killian Resween.

Il trambusto di pensieri fu interrotto finalmente dall'arrivo lento e cauto della neo-pattinatrice e il mago riversò tutta la sua concentrazione sul rendersi realmente un parapetto degno di fermare la corsa della piccola. Nonostante stesse cercando di adempiere al meglio il suo ruolo, il sorriso gemello a quello della ragazza continuava a fare bella mostra di sé in maniera ormai quasi del tutto incontrollata. Il contatto che si stabilì per la frenata era decisamente "scomposto" ma risultò efficace e quindi il primogenito dei Resween non fece troppo caso a quel ginocchio finito molto vicino alla sua gamba. Notò invece che Amber corresse quella piccola imprecisione discostandosi un poco: in realtà non era nulla di ci sorprendersi, ma la sensazione di dover scavalcare ancora un piccolissimo velo di distanza suonò come un chiaro campanello nella mente del ragazzo. *Dover o voler?*, si interrogò l'uomo non appena prese coscienza di quella riflessione senza aver davvero l'intenzione di rispondere.


"Per ora è l'unico che ti serve, fidati", le rispose in merito alla modalità di frenatura che era stata messa in discussione con il tono di chi la sa lunga e non ammette repliche.

Quasi per istinto di contrastare quanto era appena successo, con Amber che "rischiava" movimenti sul ghiaccio per allontanarsi da lui, cambiò la struttura della sua prima lezione e le porse entrambi i palmi delle mani in parte guantate. Come per spiegare quel chiaro gesto approfittò anche di controbattere il bolide che lei le aveva lanciato:


"Le condividerai con me perchè altrimenti questa lezione non proseguirà"

La tranquillità con cui aveva pronunciato quella sentenza mancava della certezza di ciò che stava dicendo, ma ormai l'uomo era bravo a recitare quel tipo di provocazioni, aiutato dagli occhi nuvolosi che difficilmente lasciavano la presa su quelli più intensi di lei. Non aggiunse altro a rafforzare l'invito che le mani rosse protese verso di lei suggerivano, solo un'espressione incoraggiante e preoccupante allo stesso tempo. L'espressione alla Resween che Amber sicuramente aveva imparato a riconoscere.

Solo se Amber avesse infine accettato quel nuovo contatto, Killian avrebbe impartito i minimi comandi per iniziare una nuova danza decisamente più complicata:


"Sempre tenendo le ginocchia leggermente piegate, cerca di strisciare le lame verso l'avanti e leggermente all'infuori, come facevi prima"


Il tono da maestro non era troppo serio, anzi rilassato: da sola, istintivamente, Amber aveva comunque mosso qualche primo passo davanti ai suoi occhi. Dopodiché avrebbe dato il fianco al margine del laghetto con l'intenzione di costeggiarlo mentre andando all'indietro avrebbe guidato un primo scivolamento, esattamente come su una pista da ballo.


"Seguimi e rischierai di scoprirlo", avrebbe risposto all'ultima domanda furba della biondina se tutto avesse seguito i suoi piani.

Data l'enigmaticità della frase, forse avrebbe fatto meglio a sperare che qualcosa bloccasse quelle parole prima che sottili volassero alla destinataria.
 
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view post Posted on 17/3/2017, 08:30
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Il passo oltre il confine era già stato fatto, e non poteva davvero dire di non essersene accorta, ma il sorriso che ora guidava ogni mossa aveva messo da parte il lato puramente razionale, lasciando libero arbitrio a ben altro.
Il bisogno di etichettare quel comportamento, si era affievolito tanto da rappresentare solo una piccola goccia in un lago di sensazioni più forti. Sarebbe toccato a lei lottare per non perdersi in un mare grigio come il cielo di Londra, ma non aveva la minima intenzione di rovinare ogni cosa, perché sentiva chiaramente che tornare razionali avrebbe spento tutto. La cosa migliore da fare era tuffarsi, perché in qualche modo sapeva che lui sarebbe stato lì per afferrarla ed impedirle di cadere per davvero. Non aveva messo da parte proprio tutti i suoi dubbi, prima o poi sarebbero tornati a tormentarla, ma era proprio quello il rischio che aveva scelto di correre. Per una volta, se non fosse andata come credeva, avrebbe dovuto prendersela solo con se stessa e nessun altro. E se fosse caduta, in ogni senso, lo avrebbe fatto con la consapevolezza di essersela cercata. Eppure, proprio quello che prima l'avrebbe frenata perfino dall'affrontare quei palmi rivolti all'insù, per lei, la spinse ad accettare l'invito. Se si fosse vista, se avesse potuto osservare quanto oltre aveva spinto la sua espressione e quanto vicina era a lasciar passare l'Auror oltre la barriera più prossima, si sarebbe fermata? Tutto con lui poteva apparire semplice, eppure aveva un valore che rivelava un risvolto nascosto, più complesso. Cos'erano due mani da afferrare? Nulla, in alcuni contesti, molto, in altri e troppo, per quella che era la sua naturale avversione per il contatto umano. Eppure, mosse da una forza difficile da controllare, primitiva a volte, ma tremendamente reale, le sue mani risposero all'invito prima ancora dei suoi occhi, prima che le parole intaccassero quella naturale reazione. Le dita che sbucavano oltre la manica del giaccone, sempre troppo largo, si avvicinarono a quelle di Killian, mentre un'altra piccola risata sbucava in risposta all'affermazione sicura sulla frenata più consona. Ebbe quasi la sensazione che lui non volesse insegnarle a frenare per il gusto di vederla avvicinarsi con un livello di imbarazzo in crescendo. No, niente con lui era "normale", d'altronde la prima cosa che gli era venuta in mente per spiegare la sua presenza alla padrona di casa era stata la Cornamusa! Il ricatto sul cibo invece le fece scuotere il capo, facendole assumere un'espressione forse ancora più divertita, nel tentativo di trovare una giusta chiusura, perché sicuramente avrebbe accordato quello scambio senza troppi giri di parole. In fondo, se l'era cercata, anche in quel caso.
«Oh.. un ricatto?» affermò, prima di inclinare appena la testa a lato e lasciare alla recita un tono appena più dolce. «E va bene, faremo così.» Che suonò molto come un "hai vinto, per ora.", che poi era la pura realtà. Il tutto ovviamente senza che lui avesse la minima idea di cosa aveva davvero in borsa la Tassa, perché le provviste non erano altro che un paio di panini gentilmente presi in prestito dalle cucine ed alcuni dolciumi di Florian, e per finire, la sua torta preferita. Quella mattina non aveva pianificato di portarsi via tutte quelle cose, e forse Killian aveva colpito proprio nel segno quando aveva detto che probabilmente lei sarebbe stata pronta perfino a fuggire.

E così, tra uno scherzo ed uno slancio dettato da una felicità del tutto nuova, ma sempre pronta ad essere sommersa e soffocata da tutto quanto ancora dovevano dirsi, Amber aveva dismesso la sua aura di timore, ed aveva iniziato a muovere i primi passi in quella lastra instabile, con le mani saldamente strette in quelle di Killian. Nemmeno a Diagon Alley si sarebbe mai immaginata di finire in quella situazione, traballante mentre provava a mantenere un finto equilibrio e cercava di apparire seriamente concentrata sui passi da fare. Seguì davvero le istruzioni, ritrovandosi in un passo a due sul quale non avrebbe mai avuto il controllo. Non era la prima volta che lui la guidava, il ricordo del ballo che non aveva mai lasciato la sua mente, divenne più che evidente. Ma se durante la festa lei poteva dire di avere una certa conoscenza delle figure che erano pronti a rappresentare in pista, beh lì non poteva proprio dire lo stesso. Ma il merito dei suoi passi, traballanti ma riusciti, era in gran parte proprio dell'improvvisato maestro, che l'aveva messa a suo agio.
Ma tutto assunse una piega altamente pericolosa quando lo sguardo dell'Auror tornò quello di sempre e lei ebbe l'ennesimo fremito dovuto a quei sensi che venivano messi in allerta. E se i primi tempi aveva temuto seriamente che lui potesse essere una minaccia, ora quella sensazione era seguita dalla certezza di aver fatto la cosa giusta. Era di nuovo lo sguardo dell'Ungaro Spinato:"Seguimi e rischierai di scoprirlo"
Una frase che la lasciò realmente senza parole, il solo suono che poteva udire era quello del suo cuore che perdeva un altro battito, mentre le iridi verdi tremavano appena, davanti all'intensità di quel grigio tanto familiare quanto assente negli ultimi mesi. Era forse quello il centro di ogni cosa? Era pronta a scoprire davvero di cosa fosse capace Killian? C'era un sottinteso in quelle parole, era sicura che ci fosse, così come forse era presente anche nella domanda di partenza. Era colpa sua, poteva sentirlo, la biondina aveva mosso il fante esattamente contro il fante opposto. Ed ora erano proprio lì, uno sulla traiettoria dell'altro, ma chi avrebbe vinto la partita?
Il sorriso divertito scemò con naturalezza trasformandosi in un sorriso più semplice ma carico di quei pensieri e quelle piccole aspettative che lei stessa avrebbe dovuto attendere o disattendere. Senza nemmeno rendersene conto, aveva stretto con più intensità la presa ormai salda di Killian., nel tentativo di riprendere fiato e non perdere ogni barlume di lucidità. Distolse lo sguardo poco dopo, con la scusa di controllare che i suoi piedi si stessero muovendo così come lui aveva chiesto, ma la realtà era che sentiva la necessità di nascondere il suo volto nella folta massa di capelli biondi. Continuavano a muoversi con il loro lento passo, mentre la trappola dell'Auror prendeva forma, volontaria o meno che fosse. Lì, sul ghiaccio, mentre alzava lentamente lo sguardo dai pattini, Amber capì che lui l'aveva rapita davvero. Non c'era modo per lei di muoversi se non con lui e non c'era modo di tornare indietro dall'azzardo che gli aveva concesso di compiere e che forse aveva perfino suggerito, con le sue azioni. Tutta quella situazione avrebbe dovuto farla fuggire a miglia di distanza, ma le era bastato tornare in contatto con gli occhi nebulosi di Killian per capire che ne sarebbe valsa la pena, che qualunque cosa fosse successa, ne sarebbe valsa la pena.
«Io.. ehm. Va bene così?» Un sussurro seguito da una domanda semplice, la ricerca innocente di un'apparente approvazione altrettanto naturale. L'agitazione che aveva iniziato a bussare alle porte del suo cuore aveva aumentato l'intensità dei colpi. Non sapeva per quanto avrebbe potuto celare l'espressione assorta ed attenta che avrebbe voluto sostituire quella ancora un po' divertita di prima. Ma mentre pensava a come fosse meglio reagire per evitare di sembrare fin troppo coinvolta da quel passo a due, non notò una piccola increspatura sulla lamina ghiacciata, che trattenne il suo piede facendole quasi compiere un salto in avanti per tentare di non perdere l'equilibrio e la presa.
«Ops..» * forse non dovrei cantare vittoria troppo presto..* Commentò infine, mordendosi appena il labbro inferiore per contenere quel lento sorriso che tornava a palesarsi, indisciplinato e incurante di quanto si agitasse sotto la superficie visibile, mentre riprendeva una posizione stabile. Aveva rischiato di minare anche l'equilibrio di Killian non appena aveva abbassato la guardia. Non che quell'increspatura si potesse davvero prevedere, era un po' come quella immaginaria attraverso la quale lui era riuscito a farsi largo. Niente era perfetto, nemmeno le barriere di Amber, e c'era stato modo di provarlo, così come ce ne sarebbe ancora stato. Ogni minuto passato su quei pattini però, le faceva acquistare un po' di sicurezza, dimostrata dal suo tentativo di raddrizzare la schiena per non avere troppo l'aspetto di una bambina che iniziava a camminare per la prima volta. Ogni passo conquistato aggiungeva un punticino al suo orgoglio, forse visibile attraverso gli strani sguardi che continuavano a scambiarsi.

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view post Posted on 19/3/2017, 13:19
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Nulla intervenne nel bloccare quella frase, nonostante Killian ci avesse sperato. Era stato seriamente combattuto tra l'esprimere quel pensiero così ingenuo ma non totalmente innocente e ricacciarlo indietro come qualcosa di indesiderato. Come spesso accadeva, la prima controparte aveva sempre la meglio ma in questo caso non poteva dirsene totalmente soddisfatto.
Era l'ennesima provocazione quella che le aveva posto? Una semplice sfida che si perdeva nel mare delle precedenti? L'idea che Amber la considerasse tale era incredibilmente rassicurante...almeno quanto il pensiero lo irritava. Quel giorno Killian non poteva certo definirsi "deciso", ma aveva la quasi totale certezza che la causa non era tanto da ricercarsi in una giornata storta quanto nella compagnia che aveva scelto. Eppure non riusciva ad essere indispettito verso la biondina che causava così tanti grattacapi tra il Killian "vero" e quello appena emerso, consapevole più che mai che lei non ne avesse nessuna colpa intenzionale. Quel sorriso sincero che si schiuse piano come un'alba dorata non poteva celare nessuna cattiva intenzione, per quanto in realtà fosse pericolosissimo.
Il tempo che ebbe per valutarne la reazione attraverso lo specchio verde dei suoi occhi fu insufficiente per capire alcunché siccome la piccola distolse lo sguardo troppo presto lasciando l'uomo con una questione in sospeso in bilico tra l'essere richiamata in ballo o l'essere lasciata affondare tra le altre cose mai dette.
*Cosa ti aspettavi, un "si certo, correrò il rischio senza se e senza ma"?*, si chiese con fare quasi aggressivo mentre cercava di interpretare come poteva quel silenzio fittizio. *Non puoi mettere le cose sempre sul tragico e poi lamentarti se la gente fa un passo indietro*, continuò a battibeccare con sè stesso riferendosi al suo modo ormai consolidato di porsi, lasciando intendere sempre di essere "pericoloso", anche se per scherzo. Quello che prima lo aveva divertito ora iniziava a fargli sorgere delle domande se fosse realmente la strada giusta per ottenere quello che voleva. Ma la domanda non avrebbe trovato risposta tanto presto considerato il fatto che oltre alle altre cose collaterali non sapeva cosa volesse sul serio. *Aiutarla a risolvere il caso di sua madre*, spiattellò la sua parte razionale prima che chiunque potesse proporre delle esitazioni. Si, quella era una riposta che poteva accettare senza remore. La spiegazione più semplice. La via di fuga più comoda.

Complice il cambio di discorso della stessa Amber, l'Auror cercò di rientrare nei panni del bravo maestro di pattinaggio (ammesso che li avesse mai indossati) e trascurando la percezione di sentirsi le mani strette con più vigore, si schiarì la voce come per imitare involontariamente l'esitazione dell'allieva. Il tempo di risposta fu inevitabilmente troppo lungo, quasi da far credere un dominio inattaccabile del silenzio.


"Benissimo"

Beh, la Tassorosso stava seguendo i suoi passi lenti seguendo alla lettera le indicazioni precedentemente datele, perciò era stato sincero nella sua risposta pertinente. In realtà, quell'approvazione e consenso si riferiva più al fatto di non andare oltre in quel campo minato che la provocazione del giovane aveva aperto dinanzi a loro. La deviazione che lei per prima aveva intrapreso veniva così "autorizzata" sebbene in un primo momento non era stato tutto così semplice per il mago.

Pattinare all'indietro non era niente di così complesso, ma se la sua mente continuava a fare voli pindarici senza senso anche lui poteva rendersi un soggetto a rischio sul ghiaccio. La crepa che il pattino azzurrino di Amber incontrò, le fece compiere un piccolo balzo ma l'effetto più evidente fu il risveglio della piena attenzione del giovane che immediatamente rallentò e strinse la presa più saldamente. Non sapeva se la sensazione provata prima fosse solo un'impressione o se veramente la ragazza aveva stretto le sue mani tatuate con più forza, ma stavolta che fu lui a stringere di più quell'atto non poteva essere scambiato per qualcosa di casuale. Aspettò di rilevare che l'equilibro di entrambi non fosse compromesso, poi (abbastanza inutilmente) decise di accertarsene verbalmente:


"Ci sei?"

Possibile che tutto quello che diceva avesse un significato sul piano reale e pratico, ma anche uno maggiormente evidente sul piano delle sue turbe mentali?

Deciso a mantenersi sulla linea "aiutarla con i suoi problemi familiari", contro ogni logica anticipò la faccenda per cui le aveva spedito la lettera causa di quell'incontro, rovinando i piani che lui stesso aveva ordito. Il "dopo" divenne semplicemente "adesso".


"Sai, ovviamente il pattinaggio non è l'unico motivo per cui ti ho mandato un gufo...non temere"


E adesso che cosa aveva ottenuto di vantaggioso se non il rischio di rovinare quel momento inviolabile di serenità?
*Complimenti Killian, non c'è nessuno più bravo di te a rovinare i tuoi stessi programmi*
 
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view post Posted on 19/3/2017, 22:55
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Paura, tremenda ed incontrollabile. Per quanto Amber si fosse convinta di aver abbassato tutte le difese, di aver aperto quello spiraglio, i segnali svelarono il contrario. Capì che, in fondo, non era poi cambiata tanto quanto aveva creduto. Era lei, sempre lei, quella che un minuto prima nemmeno si credeva capace di sorridere, e quello dopo veniva assalita da un peso impossibile da reggere. Aveva sperato di non portare avanti quella tradizione, aveva sperato che il Ballo al castello avesse messo un punto chiaro in quello che loro due potevano essere. E non c'era stato un solo giorno in cui Amber non aveva pensato alle conseguenze, non c'era stato un giorno in cui non aveva temuto che un passo oltre non venisse accolto e che tutti i suoi pensieri, le sue traduzioni mentali di quei comportamenti prettamente maschili, non fossero altro che mere fantasie di un cuore in pena. Ed ora che a fare quel passo era Killian.. che lui mostrava quel, seppur criptico, desiderio di rimanere da solo con lei senza gli impegni che inizialmente li avevano legati. Lei rovinava tutto. Per un attimo però tutto era stato perfetto, prima che l'Auror le ricordasse, a modo suo, quanto fosse potenzialmente pericoloso lasciare che fosse il solo a condurre i giochi, prima di quel piccolo passo, lei era riuscita nel suo intento. Il subconscio aveva fatto tutto il lavoro, ma ora che quel sorriso divertito aveva lasciato il posto a qualcosa di più serio, anche la parte conscia della sua mente si era palesata, unendo i pezzi di quel puzzle ancora astratto. Non poteva sapere quale disegno ne sarebbe uscito, ma era sicura che quel tumulto psicologico, tradotto fisicamente con un ritmo cardiaco accelerato, volesse dire qualcosa. Forse Killian Resween si sarebbe aspettato il ricambio di quella battuta così tremendamente invitante, e forse una ragazza diversa da Amber avrebbe accolto quell'invito in maniera ben più smaliziata. Ma lei invece, aveva reagito diversamente, prendendo in quel preciso momento coscienza di un fatto ancor più pericoloso: si era dimenticata di tutto. Si era davvero dimenticata di avere una vita piena di misteri, di avere alle spalle una famiglia con tanti segreti quanti antenati. Tutto aveva assunto via via meno peso fino a sparire, finché non erano stati gli occhi del ragazzo a colorare tutto di un grigio intenso e vitale. Un tempo la paura avrebbe preso il sopravvento su tutto, ed in quei momenti di silenzio, prima di una parola da quell'improvvisato maestro, lo fece. Era stata lei a rovinare il momento?
Se da un lato si era resa conto che qualcosa in quel clima "intimo" era cambiato, dall'altro non era abbastanza esperta o matura per capire di cosa davvero si trattasse. Ma il senso di colpa non se ne andò nemmeno dopo quel "Benissimo".
Era trascorso troppo tempo tra domanda e risposta, e questo non l'avrebbe ignorato. Proprio perché intenta ad indagare i motivi di quel cambiamento, non si era accorta della crepa, che l'aveva poi costretta a reggersi a lui. Più di prima.

Se Killian, in risposta, non avesse stretto a sua volta, allora forse anche il barlume di felicità residuo in quegli occhi verde acqua, si sarebbe spento. Ma lui aveva fatto nuovamente qualcosa in grado di dare nuova spinta alla loro personale altalena. Aveva stretto le sue mani forse anche più del dovuto, e guardando prima quelle e poi lui, un altro sorriso fece la sua comparsa, mentre uno sguardo indagatore dall'altra parte la scrutava. Stava bene? O meglio, era ancora lì? La domanda così semplice posta con due ancor più semplici parole aveva avuto un effetto destabilizzante. Ripresasi infatti dalla mancanza di equilibrio, senza smettere di stringere le mani del maestro, la Tassa si assicurò di stare fisicamente bene prima di rispondere. Lo sguardo appena più assente però non sarebbe stato difficile da notare, con le labbra appena dischiuse nella sua tipica espressione di riflessione, Amber scelse con cura le sue parole.
«Penso di si..» Niente che potesse essere tradotto in qualcosa di chiaro e comprensibile, perché lei non stava più parlando del mero aspetto fisico della questione, solo che non lo sapeva. E, beh, se la discussione veniva elevata ad un piano differente.. allora la risposta non era certo più chiara, ma se possibile era ancora più confusa e contraddittoria. Si era chiesta per tutto il tempo, fino a pochi minuti prima, perché non avessero ancora iniziato a parlare delle vere questioni.. ma in quel momento, sul ghiaccio, con tutta l'intenzione di scoprire cos'altro aveva in serbo per lei Killian, il resto aveva perso d'importanza. Una battaglia interiore che difficilmente avrebbe dichiarato presto un vincitore, e forse proprio l'esistenza di quel conflitto in sé la stava spingendo sempre di più tra le braccia del ragazzo. Continuavano a muoversi per il ghiaccio, portare le lame dentro e fuori dalla traiettoria era diventato un movimento quasi automatico, forse avrebbe voluto provare a muoversi anche da sola.. ma in quella situazione, con la strana tensione che percorreva il suo corpo, aveva quasi paura che sciogliere quelle stretta così salde potesse voler dire qualcosa di troppo su un piano mentale, e lei non era pronta a liberare il ragazzo dal suo impegno.

"Sai, ovviamente il pattinaggio non è l'unico motivo per cui ti ho mandato un gufo...non temere"

Quelle parole, pronunciate in un momento in cui non si sarebbe aspettata di sentirle, ebbero un effetto devastante. Nell'esatto momento in cui Amber aveva deciso di tornare a fronteggiare lo sguardo grigio dell'Auror, lui le aveva ricordato quanto in effetti alla base di tutto ci fosse il bisogno del Prefetto di fare luce sulla sua famiglia. Incapace di contenere la prima, sincera, reazione, la tassina lasciò che questa prendesse possesso di tutto. Lo sguardo si abbassò appena, quasi lui l'avesse ferita in qualche modo, le labbra si storsero in un'espressione preoccupata ed il suo respiro venne meno per un attimo. In quel momento smise anche di muovere i piedi sul ghiaccio. Non voleva però che tutto ciò divenisse una colpa per Killian, non voleva che lui sentisse di aver commesso un qualche errore, e fu solo perché spinta da quelle motivazioni che riuscì a trovare il coraggio di dire qualcosa che non avrebbe mai pensato di dire. «Killian...» aveva una certa predilezione per pronunciare quel nome, e quella volta il suo tono serio ed allo stesso tempo privo di qualsivoglia imperativo, giunse chiaro a spezzare un nuovo silenzio. Tremava appena, forse perché stava per dire qualcosa che davvero sentiva di voler dire, contro ogni sua reale aspettativa. «... non temevo che te ne fossi dimenticato, ho anche portato quello che mi hai chiesto-ma... » il colorito sulle sue gote si fece appena più acceso, ma nonostante ciò lei non volle smettere quel contatto visivo.«.. non c'è urgenza, davvero. Io.. sto bene, qui, ora. » * con te* Tenne per sé forse la parte più evidente del tutto, convinta però che sarebbe stata un'esagerazione. La sua espressione però non tradiva la realtà, in quello che stava dicendo non c'era niente di falso, e solo il poterlo dire la fece stare al contempo sia bene che male. Da una parte riuscì quasi a sentirsi sollevata per aver mosso quel pericolante passo avanti... dall'altra era riuscita a sentirsi in colpa per aver deciso ancora di posticipare la sua questione in sospeso. Però la sola presenza di Killian riusciva a calmare le due parti in guerra costante tra loro, rendendo possibile una tregua.«Certo sempre se non hai altri impegni tu.» disse quasi d'un fiato alla fine, cercando di mostrarsi un po' meno egoista di quanto forse poteva essere sembrata prima. L'espressione così chiara di quel desiderio di rimanere ancora un po' lontana dai problemi, le era costata tantissimo, e probabilmente ancora più pressante sarebbe stata l'attesa di capire chi e cosa avrebbe accolto quelle sue frasi, ma soprattuto.. "come". Avrebbe fatto meglio a tacere? E se dopo lui non avesse più voluto avere niente a che fare con lei? Se avesse deciso di lasciarla lì nel ghiaccio? *E i pattini di Persephone?*
Killian avrebbe messo la parola "fine" a tutte le domande che incupivano appena gli occhi verdi di Amber, o ne avrebbe aggiunte altre? Poteva sentire i suoi battiti pulsare perfino nelle tempie, e poi, ancora non sapeva di cosa davvero fosse in grado l'Auror, sia sul ghiaccio che fuori dal ghiaccio.

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Edited by ˜Serenitÿ - 19/3/2017, 23:36
 
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Il fatto di trovarsi in una situazione di equilibrio precario non era del tutto un fattore negativo per i loro discorsi. Se da una parte veniva preso come scusante per non soffermarsi troppo su certe questioni spinose, dall'altro sembrava favorire una certa propensione per esse. Le interruzioni obbligate, come in seguito a quel piccolo incidente in realtà irrilevante, o le semplici domande di routine in una lezione normale sembravano fornire delle pause vitali per i due, sempre più invischiati in un qualcosa più grande di loro e dalla quale, almeno Killian, cercava di orientarsi senza troppo successo.
Il sorriso che aveva imparato a conoscere nei pochi attimi in cui aveva fatto la sua sincera e radiosa apparizione era fragile almeno quanto la persona su cui faceva bella mostra di sè. La convinzione di essere il responsabile sia della sua comparsa che della sua eclissi rendevano l' Auror un uomo sorpreso, soddisfatto, felice ma anche terribilmente incerto su cosa dovesse fare per mantenere quella piega delicata delle labbra. E soprattutto, segretamente preoccupato che la risposta andasse contro il "dovere" che sentiva altrettanto fortemente di mantenersi sui suoi binari. Per tali motivi, si accorse immediatamente che quella che doveva essere una rassicurazione sortì effetti totalmente opposti a quelli sperati...o meglio, previsti. Dire che il mago sperasse in una risposta del tipo "menomale, vorrei davvero concentrarmi sul caso soltanto" non era affatto corretto, che lui volesse ammetterlo o meno. Sarebbe stata la cosa giusta, ma non quella sincera. Si perdonò dello sguardo sfuggente che accompagnò lo sfiorire del sorriso della ragazza soltanto perchè una parte di sè, quella che si sentiva in colpa per aver "sfruttato" Amber per un pomeriggio di aria fresca, gioì nell'udire la risposta.
Un tuono, potentissimo e rimbombante, squarciò la mente affollata da nuvolosi pensieri dell'Auror.
La rivelazione che la piccola aveva trovato il modo di lasciar andare richiedeva più forza d'animo e controllo di sè di quanto Killian avesse mai sospettato di trovare in lei, sebbene avesse raccolto sempre più prove di questo spirito audace. Dove il Resween sarebbe stato capace solo di dire mezze parole di carattere provocatorio e scherzoso, la Tassorosso aveva parlato con una limpidezza disarmante colpendo al segno. Inequivocabile. Pericolosa.

Sentirsi chiamare per nome catalizzò tutte le attenzioni del ventiquattrenne sulla figura esile momentaneamente ferma, ma ancora sostenuta saldamente con le mani. Non era per niente facile rimanere impassibili dopo una confessione del genere che proprio non riusciva ad interpretare con leggerezza, soprattutto quando un'entità estranea a tutto ciò che pensavi ti appartenesse cominciava a scalpitare per ottenere una posizione di maggior controllo su di te. Un sorriso si fece strada tra la barba scura stranamente ordinata, ma non era nulla di simile a quelli che Amber aveva osservato in precedenza. Non era il ghigno furbo, non era la linea storta sincera e divertita. Era un sorriso dolce e amaro allo stesso tempo, sorto con placida rassegnazione. Come poteva essere altrimenti dato la bufera di pensieri che l'avevano prodotto?
Il delinearsi di due scopi ben distinti salutò l'avvenire di una nuova consapevolezza: da una parte, il voler risolvere il mistero che aveva oscurato con le sue ombre quella vita così giovane e vitale, dall'altra il concedersi degli spazi intoccabili, terre di nessuno. E se fossero entrati in contrasto? Se prima aveva pensato che Amber fosse un valido freno a quella possibilità, ora temeva che entrambi scivolassero dal bordo del precipizio che forse troppo a cuor leggero avevano costeggiato fino ad allora.

"Non so quanto questo sia...giusto"

Corretto, leale, favorevole, proficuo: avrebbe potuto usare un miliardo di altre parole ma la domanda sottesa rimaneva una soltanto: quanto di tutto ciò gli era concesso prima che una delle due motivazioni sopraffacesse l'altra?
Come a non voler realmente lasciare spazio a quella riflessione rischiando che diventasse troppo concreta, aggiunse subito dopo:


"Continuiamo, stavolta con passi più lunghi e strisciati"

Quella frase pratica stonava, ma l'invito ad andare avanti nel loro " non seguire la retta via" era evidente. Anche lui, di riflesso, si era aperto ad una sincerità meno velata.
 
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view post Posted on 24/3/2017, 12:56
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You took a hammer to these walls...
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Esposta, come mai prima di allora, Amber rimase immobile. Fragile in quel momento di realizzazione per entrambi. Debole, come un germoglio ancora sepolto da strati di neve pesante. Viva, come non si era mai sentita fino ad allora. Forte, per la consapevolezza di aver scelto con cognizione di causa cosa dire, senza volersi rimangiare nemmeno una virgola o un respiro che aveva accompagnato quella sua frase. Ma cosa si aspettava da Killian? Cosa credeva che il giovane avrebbe risposto? C'erano talmente tante possibili risposte, che nemmeno volendo avrebbe trovato il tempo per valutarle tutte. La verità era che non aveva calcolato nulla. Non aveva calcolato di avere un appuntamento simile, non aveva previsto che il primo a voler passare del tempo senza riflettere sulle conseguenze del gesto, fosse Lui. O forse si era semplicemente imposta non credere a quella fantasia, reputandola proprio come tale: una fantasia. Il nodo che si era stretto attorno allo stomaco, risalì fino alla gola, mentre il barlume di un pentimento adombrava il suo sguardo. Poteva aver raggiunto una consapevolezza fortissima, ma era sempre Amber, e la certezza non era di casa per lei. Finché lui non rispose lei non volle bearsi della speranza che un sorriso ancora diverso dai precedenti, le avrebbe potuto dare. Non si trattava di scherno, non si trattava di sfida, era .. accettazione? Era una convalida? Nemmeno nei più rosei momenti aveva creduto che Killian potesse capire i sottintesi che lei era convinta di vedere nei discorsi di entrambi, invece lui capiva perfettamente tutto. E fu proprio la risposta che le diede a renderla ancora più certa di quanto appena pensato.

"Non so quanto questo sia...giusto"

"Questo", era quella cosa a cui lei non aveva dato un nome. Era il desiderio di passare del tempo in uno spazio ritagliato solo per loro, era tutto ciò che credeva di potergli celare, ma che allo stresso tempo non vedeva l'ora di definire. Voleva capire più di ogni altra cosa se quel tumulto che la scuoteva dalle fondamenta fosse reale, fosse valido per entrambi e fosse... ricambiato. Era nuova di quel mondo, per quanto avesse precedentemente avuto qualche vaga storia, nessuno l'aveva mai messa in crisi tanto quanto riusciva a farlo l'Auror, che ancora le teneva le mani. Avrebbe mentito se avesse ammesso che quella era la risposta che voleva sentirsi dire, ma al contempo una menzogna sarebbe stato anche dire di sapere con certezza quale risposta avrebbe preferito. Amber non lo sapeva. Non era pronta al "dopo" tanto quanto non era pronta al "prima". Ogni passo compiuto in quel fragile mondo era instabile. Ma ancora una volta toccò all'Auror confonderla maggiormente, aggiungendo un carico da novanta. Non si limitò a quel sorriso ed alla frase che avrebbe preceduto una sconfitta che la biondina già credeva di dover affrontare, no.
Per un attimo, il fragile equilibrio della tassa venne meno e l'ombra appena accennata si preparò ad oscurare il suo volto, avrebbe abbassato il capo, colpita più di quanto avrebbe ammesso da quel diniego e probabilmente avrebbe sciolto per prima la presa. Lui però estese l'invito, sorvolò d'un balzo quelle paranoie e le chiese, di nuovo, di proseguire, sconvolgendola, di nuovo! «oh...» sussurrò, con un tono estremamente positivo, senza impedire ai suoi occhi di sorridere. Ancora una volta, il gesto istintivo di mordersi il labbro inferiore per impedire che un nuovo sorriso, dettato dallo slancio di ciò che credeva di aver capito, si palesò. Era un "si" il suo? La confusione che prese piede nella mente di Amber sarebbe stata facilmente percepibile anche da lui., poco dopo. In parte avrebbe sperato che Killian la fermasse, che mettesse uno "stop" a quelle sensazioni, che chiarisse che non c'era niente per lei e che non era il caso di proseguire. In tal modo la Tassa avrebbe accusato il colpo e posizionato il ragazzo nell'unica area che poteva competergli: Auror di supporto. Fine. Demolirsi era facile, lo faceva da una vita. Ma credere che invece ci fosse comprensione ed interesse da parte di qualcun altro, di qualcuno come lui.. oh quello si che era difficile. La verità, quella profonda ed ancora poco conscia, era che il seguito di quel primo blocco, di quel primo colpo, aveva gettato benzina sul fuoco, dando il via ad un conto alla rovescia ben più pericoloso. Con il timore di esagerare ma al contempo la serenità data dalla consapevolezza che lui non era poi in una situazione diversa dalla sua, Amber mosse un piede. Reggendosi in quella presa ancora solida, sorrise ancora, imitando il sorriso di Killian, a modo suo. Nessuno dei due aveva escluso che quel coinvolgimento fosse sbagliato, ma nessuno dei due era pronto a rinunciare, se lo sarebbe fatto bastare, era anche più di quanto sperava.
A parole potevano anche esprimere i loro mille dubbi, ma quella mani, ancora allacciate in quella presa di sicurezza, parlavano da sole e dicevano ben altro. Da quel momento in poi, tenere a bada il suo cuore sarebbe stato ancora più difficile, ora che aveva ricevuto un sommesso ma significativo "via libera". Il passo successivo, doveva imporselo per il suo orgoglio e la sua salvaguardia, l'avrebbe lasciato a Killian. Si era esposta tanto, ma aveva anche capito molto in rimando. Se però aveva creduto di essere lei a rappresentare un mistero, anche per se stessa, ora aveva compreso quanto lui lo fosse ben di più.
«Dove hai imparato a pattinare?» Una domanda semplice, volta a convalidare quanto aveva appena creduto di capire. "Non sarà giusto, ma non voglio fermarmi", quello aveva capito. Non voleva cambiare argomento, ma non voleva tirare quella corda sottile, quel gioco era fatto di turnazioni precise, ed ognuno avrebbe dovuto fare la sua parte, aggiungere o negare informazioni. Anche solo svelarsi così tanto aveva dato il via ad una serie di meccanismi mai mossi fino ad allora. Aveva capito di non essere l'unica ad avere barriere ostili, e se da una parte lui aveva scalfito di molto le sue, lei si stava appena affacciando a quelle del ragazzo. Lo osservò di nuovo, senza invadenza, ma non curiosità, mentre i pattini scivolavano anche con troppa naturalezza, e la velocità dei due lentamente aumentava. Nei suoi occhi, però, una domanda più profonda e pericolosa, faceva capo a tutto, volta a colpire il bersaglio: *Chi sei, Killian?*

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view post Posted on 29/3/2017, 12:52
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Trovarsi davanti a scelte contrastanti era del tutto normale per chiunque, in qualsiasi vita. Spesso però le alternative erano nette e ben delineate: il Bianco o il Nero, Destra o Sinistra, Andare o Rimanere. Proprio perchè così definitive, tali decisioni vengono considerate le più difficili da prendere e forse è proprio così, ma non si dovrebbe sottovalutare l'oblio in cui si rischia di affondare quando le vie che si aprono sono infinite.
Era questa la ancora sfumata consapevolezza che stava pian piano nascendo in quel che veniva celato dall'aspetto sicuro e apparentemente imperturbabile del giovane Resween. Era buffo come quel concetto ritornasse ad intervalli regolari nella sua vita, quasi che non volesse mai imparare la lezione convincendosi che ci fossero sempre solo e soltanto due possibilità in contrasto.
Concedersi o non concedersi quei momenti di totale libertà? Assecondare o non assecondare la voglia di mettere tutto in pausa? Continuare o no a vedere Amber come qualcosa di più di una semplice ragazza da aiutare come tante, nel suo mestiere, ne avevano bisogno?

L' invito a procedere la loro lezione non era una vera risposta ai quesiti che l'Auror si poneva con una certa rigidità di veduta. Se all'inizio di quella strana alleanza sembrava non esserci alcun problema essendo la via da percorrere solamente una e ben precisa, già prima che la piccola figura della Tassorosso si facesse strada tra la neve quel primo pomeriggio, Killian aveva sperimentato quanto così non fosse. Si era detto che si, era possibile trovare un compromesso e anzi questo avrebbe giovato ai reali scopi dei loro incontri. Ma una volta scoperto quanto in profondità si addentrava questa terza via, passando per luoghi inesplorati e presentandogli lati di sè sconosciuti, non era più in grado di dire realmente cosa volesse. Cosa doveva volere. Cosa non poteva volere.

Cercando di non perdersi nell'eco di quell' "oh" ormai noto ma dalle sfumature in parte nuove, preferì non rendersi troppo cosciente del modo carico di positiva sorpresa con cui la biondina lo proferì. Lo avrebbe persino fatto sorridere sollevato per quella reazione se non avesse avuto la certezza finale che quello che aveva detto era un'innegabile verità. Anche se era stato lui stesso a sostenerlo, quel rapporto costruito mattoncino su mattoncino non era il più propedeutico per la loro missione. E se fosse diventato invece un ostacolo? Di sicuro, ora si sarebbe fatto qualche scrupolo a parlare con la propria schietta sincerità che rischiava di farlo essere troppo rude e diretto. Avrebbe avuto qualche esitazione in più nel buttarla nel dirupo dei ricordi e fornirle un appiglio in extremis. Questo non andava bene e lo sapeva anche lei, nonostante il suo sguardo limpido lasciasse intendere l'inverso. Distogliere lo sguardo da lei, cosa che gli avrebbe certamente risparmiato qualche grattacapo, gli rimaneva quasi impossibile anche se rendeva più complicato mantenere la sua apparente calma e sicurezza.

Si schiarì la voce prima di rispondere alla piccola e innocente curiosità della ragazza e così si infranse il sorriso involontariamente complice nascosto nella piega appena accennata tra la barba del mago. Meglio così o i segni che facevano trapelare le sue contraddizioni interne sarebbero cresciuti esponenzialmente.


"Autodidatta. L'unica persona che avrebbe avuto il tempo di insegnarmi, aveva un terrore folle anche del primo fiocco di neve che scendeva"

Dire e non dire, rivelare ma non troppo. Questo almeno era ancora in grado di farlo. Ormai Amber si era abituata al suo modo di parlare di sè e, Killian ne era certo, anche di interpretarlo correttamente, altrimenti non avrebbe mai osato condividere così tanto. Con delle piccole gocce si formava un mare, chissà se la piccola avrebbe avuto la pazienza di racimolare le piccole dosi di Killian Resween che le venivano affidate così naturalmente. Visto che quella domanda non metteva in crisi la propria identità (sembrava che l'estraneo esprimesse il proprio disappunto solo sulle questioni che riguardavano Amber) , ne approfittò per ritrovare un po' di normalità in quella coppia attraverso le punzecchiature.

"Sai, non tutti hanno la tua fortuna ad avermi"

*O la tua sfortuna, dipende dai punti di vista* ,si corresse mentalmente senza essere troppo sicuro di quello che diceva e pensava. Il ghigno sfidante tornó nella sua solita postazione e gli occhi grigi si piantarono ancora più saldamente in quelli verdi, improvvisamente percepiti come più luminosi.
Forse, presa dal pensare a quell'ennesima battuta pregna di furbizia, non si sarebbe nemmeno accorta che il ritmo delle pattinate era aumentato così come la loro velocità.
 
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view post Posted on 30/3/2017, 15:28
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We can hide the truth inside
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Aveva affrontato un momento di tensione non indifferente, mentre il suo intero organismo andava in stato dall'erta. Perfino i più profondi angoli delle sue piccole oscurità avevano teso l'orecchio per captare cosa stesse accadendo lì fuori, in quell'isolato laghetto ghiacciato. Ma Amber non aveva risposte, né per lei, né per gli altri. La non negazione di Killian aveva colpito nel segno, centrando il bersaglio. Quel barlume di razionalità che era rimasto nella Tassa, aveva già sentenziato a chiare lettere il possibile rifiuto dell'Auror. E per un istante lei era riuscita a sentirsi più sciocca che mai. Perché aveva dato tanto? E se non avesse ricevuto indietro niente? e poi.. quello era "tanto" secondo il suo metro di giudizio? Si, aveva osato, aveva raccolto tutti i sottintesi di quelle loro strane ed accattivanti conversazioni e li aveva elaborati ad alta voce, quasi cercasse il diniego più che il loro accoglimento. Aveva pensato ad un rifiuto come ad un qualcosa di totalmente negativo, perché per quanto volesse convincersi di non aver mai fantastica su Killian, non poteva negarsi a lungo la realtà. Ormoni, crescita, adolescenza saltata di pari passo, poteva dare la colpa a tutto e tutti, ma in fondo era il suo cuore a battere all'impazzata contro ogni ragionevole dubbio, e su di lui sentiva di aver sempre meno controllo. Negarsi tutto era sempre stato il suo sport preferito, ma lontano dalla famiglia aveva imparato a concedersi qualche piccolo momento senza pensieri, senza oppressioni e senza protrarre oltre la sua idea di inadeguatezza. Ed il ragazzo che aveva davanti, spontaneamente e senza che lei potesse esplicitare nulla, aveva scelto di regalarle uno quegli attimi. Forse era davvero troppo incredibile per essere vero. E se si fosse svegliata ed avesse scoperto che non c'era niente di vero in quel che stava accadendo? In un solo attimo poteva accadere di tutto nella mente della Tassa, era così anche per Killian? Quel che importava era che tutto ciò che stava accadendo, non era stato frenato dal ragazzo. Se in parte credeva che lui avrebbe preso in mano la situazione ricordandole di essere "solo uno strumento", come già le aveva detto, ora non desiderava più che accadesse. Ma al contempo l'istinto di conservazione che le aveva permesso di non cadere fino ad allora, tornò ad accendere la candela del suo faro. Ora che sapeva di non trovare un muro troppo resistente dall'altra parte, cosa sarebbe cambiato? Se davvero tra loro fosse successo qualcosa, - ed ancora le era difficile credere che potesse accadere - lui l'avrebbe trattata diversamente? Il caso per il quale gli si era avvicinata avrebbe avuto comunque valore. In cuor suo Amber non incontrava troppi dubbi, ma nemmeno certezze. Per lei, scoprire l'assassino era comunque di importanza vitale, ma certamente l'equilibrio precedente, già precario, avrebbe richiesto un intervento razionale da parte di entrambi perché non prevalesse il "resto". Forte di questo antagonismo di vedute, il Prefetto si convinse a non esagerare, a non perdere il lato razionale, a tenerlo di riserva, ad osservare tutto, pronto ad intervenire, ma non così oppressivo da impedirle di sorridere quando ne sentiva il bisogno. Il giusto mezzo era lontano dall'essere raggiunto, ma la strada imboccata, forse, era quella giusta.

Prendere velocità non era nei suoi piani, ma non era male in effetti, aver smesso di muoversi come una lumaca insicura. Le piaceva, in qualche modo, quello strano rapporto tra ciò che stava accadendo e ciò che invece veniva processato ad un livello silente, perché erano gli sguardi a fare da complici e traduttori. Non serviva fare lunghi discorsi, e questo era in perfetta armonia con la natura di Amber, e le dava anche modo di riflettere su come deviare il discorso, che inevitabilmente coinvolse il pattinaggio. * che fantasia!* Si ammonì mentre attendeva di comprendere come Killian avrebbe deviato l'ennesima domanda diretta, pronta a lasciarsi trasportare in un nuovo mondo di metafore e fu quasi sul punto di guardare altrove quando le parole la raggiunsero, cancellando l'idea precedente. Contro ogni previsione, e non senza suscitare in lei un certo moto di gioia, celato sotto uno strato di serenità più serafica, arrivò una risposta diretta. Istintivamente Amber inclinò appena la testa a lato, quasi volesse comprendere ogni singola parola, per non dimenticare nemmeno le virgole. La verità in via diretta era rara, con lui, ed a lei stava più che bene che fosse così. Certo, lui sembrava divertirsi a tormentare la sua curiosità, istigandola per poi lasciarla a bocca a asciutta, ma non faceva lo stesso anche lei? Si era riscoperta più propensa a preferire qualcuno che manteneva un certo mistero.. e forse per quello le rivelazioni inattese lasciavano una piacevole sensazione di appagamento. In realtà, ma questo lei non l'aveva ancora capito, tutte le generalizzazioni non avevano assoluto valore con lui. Fin da subito il metro di giudizio di Amber era stato alterato da qualche forza invisibile, e più che mai l'aveva dimostrato, con Eloise soprattutto. C'erano informazioni che nessuno sapeva di lei, e che Killian aveva ricevuto in dono senza nemmeno farne richiesta, poteva anche convincersi che tutto fosse dovuto al distintivo che lui portava, che fosse stato quello, più di altro, a convincerla a parlare.. ma non sarebbe stata la verità. Avrebbe potuto benissimo non presentarsi all'appuntamento al Pub e cercare un nuovo Auror per la sua missione, o tentare di arrangiarsi. E allora perché invece era arrivata fin lì?
Non le era sfuggito il tempo verbale usato da Killian nella sua risposta, che si trattasse di qualcuno che non c'era più nella sua vita? Forse la madre, che ricordava essere morta mentre lui ancora era a scuola.. o il padre, ma di lui non sapeva niente.
Consapevole di quanto fosse difficile avere una risposta chiara, la Tassa non osò indagare oltre, preferendo piuttosto un commento neutrale, che non infrangesse nulla.
«Ti sei arrangiato piuttosto bene, allora.» constatò mentre lo sguardo cristallino riassumeva un aspetto più normale, più adatto al momento, spostando un po' il velo di euforia che aveva iniziato ad offuscare tutto e permettendole così di capire e percepire l'effettiva velocità che insieme avevano raggiunto. Serviva una tregua?

Ma il giovane non avrebbe concesso una tregua al suo cuore. Mentre la tassa cercava di dare un ordine a quei battiti folli, o almeno di non allarmarsi in previsione di quel tornado che l'aveva centrata in pieno appena raggiunta una certa consapevolezza, Killian colpì ancora, facendo brillare la bomba già posizionata sotto i loro piedi. Difficile descrivere la prima reazione di Amber a quel commento, il fatto che si fosse dichiarato "suo", anche se in senso molto baldo, accese una seconda miccia. I suoi occhi parvero brillare di rimando, mentre una risata a metà tra il divertito ed il sincero, esplodeva limpida, portando con sé, per quei pochi attimi, la certezza che lui l'avrebbe percepita più come gioia che come scherno. Nel contempo però il suo colorito era cambiato ed il pallore che, a fatica, aveva conquistato le sue gote, venne nuovamente sostituito da un rossore maggiore, mentre il celeberrimo sguardo sfidante di Killian faceva la sua ricomparsa. Oh lui era nettamente consapevole dei dolci danni che quelle sue parole avrebbero provocato, lei non poteva credere altrimenti.
«Fortunata dici?» affermò rapidamente, prima di fingere addirittura di dover pensare ad una risposta adeguata, quasi volesse fargli capire che stava davvero riflettendo su quanto potesse dirsi fortunata. Prendersi in giro era qualcosa che avevano sempre fatto, fin dall'inizio, ma in quel frangente sembrava assumere un tono ancora più pericoloso, punzecchiarsi in quel modo, dopo aver realizzato che in effetti c'era qualcosa di più che voleva unirli. «Sei un Pirata modesto, su questo non ho proprio dubbi.» Nessuna conferma, nessuna smentita, proprio come piaceva a loro. Il suo sorriso divertito e lo sguardo leggermente assottigliato, avrebbero fatto il resto, in attesa di una qualunque reazione. Tutto in quel momento era volto a provocare emozioni, dalla velocità raggiunta, al pericolo di non mantenere più il totale controllo sui pattini, alla certezza di essere giunta ad una realizzazione diversa, al contatto ancora solido tra i due ed allo sguardo che quegli occhi nebulosi rivolgevano esclusivamente a lei. Si, era fortunata, lo sapeva benissimo. Ma lui?

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