| Saviour ?Per un singolo istante, guardando la lastra di ghiaccio ai suoi piedi, aveva visto delle figure muoversi al suo interno. Come la sua mente riuscisse a ritagliarsi quegli spazi solo per assurde fantasie, era ancora un mistero. Ma la biondina avrebbe giurato che si trattasse di lei e Killian, e quel tanto bastò a sbilanciarla rendendo l'impatto con il suolo quasi un punto saldo nello spazio-tempo. Non concluse la frase, e non le uscì nemmeno il naturale grido di spavento, perché era preparata a cadere. Non le era servito molto per rendersi conto che la difficoltà di far combaciare equilibrio fisico e mentale, sul ghiaccio, era elevata ed aveva messo in conto davvero di cadere più e più volte. Aveva chiuso gli occhi, pronta a riaprirli una volta a terra, e magari a ritrovarsi davanti l'espressione divertita del ragazzo. Ma niente di tutto ciò avvenne. Si era talmente convinta che sarebbe caduta, che il salvataggio dell'Auror la colpì più di un possibile impatto con il ghiaccio. La minaccia morì nell'esatto istante in cui le braccia forti del suo maestro arrestarono la caduta. In una situazione normale, probabilmente sarebbero caduti in due, ma lui era ancorato al suolo e non c'era pericolo. Forse non c'era mai stato. Lieta che lui non potesse vederla realmente in volto, perché ormai arrossire era diventata un'abitudine imbarazzante, Amber riaprì gli occhi, ritrovandosi quasi in piedi. *wow...che riflessi..* si ritrovò a pensare, mentre ancora cercava di dare un ritmo normale al suo respiro. Paura, consapevolezza ed imbarazzo, formavano un trio onnipresente nella sua mente.. ma in quel momento più che mai, il potere di quella triade aveva raggiunto limiti mai sfiorati. Fu solo guardando in basso, controllando che tutto fosse al posto giusto, che si rese conto di quanto realmente stava accadendo: erano abbracciati. Certo non era niente di propriamente voluto o comodo, e lei sapeva di non dover pensare al peggio - o al meglio? - ma questo non fece che accelerare i suoi battiti, facendole quasi temere che, anche se di spalle, lui potesse percepire quell'agitazione strana ed involontaria. Sarebbe stato un disastro se quel lato irrazionale del suo essere, avesse scelto di prendere le redini in quel momento. Se c'era qualcosa che Amber credeva di saper fare, era proprio mantenere il controllo in situazioni difficili da controllare, ma con Killian tutto veniva cancellato e riscritto, come un foglio di pergamena con gli appunti sbagliati. La domanda però che più premeva nella sua mente era: che fare? Si era mossa quel tanto che bastava a tornare in piedi, ma non aveva sciolto l'abbraccio, aveva solo abbassato appena il capo, lasciando che la massa bionda di capelli la nascondesse per bene. Era in stallo, ogni secondo sembrava durare un'eternità, ed intorno a lei nulla si muoveva, erano soli in quello che avrebbe benissimo potuto essere un modo parallelo al presente, una dimensione nuova. Restare immobile in quel abbraccio però avrebbe peggiorato le cose ed il suo stomaco, attorcigliato per benino, non impiegò molto a farglielo capire, visto che sembrava che al suo interno avessero fatto il nido alcune colonie di vermicoli! Però, in un remoto - e nemmeno troppo remoto - angolo del suo cuore, sentiva che non le dispiaceva affatto trovarsi tra le sue braccia. Ma quella stessa consapevolezza, le mandò definitivamente in fiamme le gote, costringendola ad uno slancio controllato, per fuggire a quella presa e non permettere che venisse prolungata a lungo. Si era scordata, fino a quel momento, che non amava il contatto. Ed in netto contrasto con quel suo dogma, dovette anche convenire che si, lui poteva. Lui poteva avvicinarsi, poteva metterla in crisi, poteva sfiorarla, poteva farle una sorpresa, poteva abbassare le difese e sfidare apertamente a duello l'orgoglio di Amber, con alte probabilità di vittoria. Ed una nuova domanda nacque anche in quel momento: Era un bene o era un male? Però anche quella volta la Tassa fece qualcosa di non preventivato, mise a tacere i dubbi, lasciò anche quelli sul bordo del laghetto di ghiaccio, così come aveva fatto al Ballo. Rimanere però oltre, in quella posizione, avrebbe svelato più carte di quante lei volesse svelarne. Udire le parole di Killian, così da vicino, le diede un nuovo brivido, prima che una dolce pugnalata colpisse in pieno il suo orgoglio, già messo duramente alla prova. Non c'era bisogno che si voltasse per sapere che quella presa in giro non era fatta appositamente per ferire, ma più per sdrammatizzare, ma lei decise comunque di fingersi offesa. Con l'esatta espressione di una puffola pigmea fradicia sotto la pioggia ed offesa dall'incuria della sua padroncina, Amber riuscì a voltarsi, facendo impunemente leva sul braccio dell'Auror, e sottraendosi lentamente all'abbraccio, - e poi, se non l'avesse fatto lei, lo avrebbe fatto lui.. no? - per poi trovarsi di fronte a lui, vicina. Ad Amber non piaceva fallire, non le piaceva sbagliare e meno che meno farlo davanti ad altra gente. Ancor meno se si trattava di quelle rare persone il cui giudizio era quasi indispensabile. Un passo dopo l'altro, anche il ragazzo che le stava davanti era rientrato in quella categoria d'importanza, e probabilmente ne sarebbe uscito con estrema difficoltà. Gli occhi verdi, in cui ancora aleggiava il velo sottile dello spavento provato, si accesero di nuovo, mutando l'espressione della bionda in qualcosa di mai visto prima. Difficile definire esattamente cosa fosse, la recita della puffola si perse nell'etere, mentre un lieve sorriso incurvava ancora le labbra morbide. Era un po' offesa, quello si, ma nulla di tanto grave da compromettere quella strana lezione improvvisata. « Fortunatamente ho portato delle provviste. Ed i miei impegni potranno aspettare, non sono poi così importanti. » Il suo tono tornò divertito, mentre consapevolmente dava una nuova informazione a Killian. Non sapendo esattamente cosa le venisse richiesto nelle poche lettere che si erano scambiati, Amber aveva deciso di portare con sé un po' di tutto, per ogni evenienza. Mentalmente si era immaginata un pomeriggio di riflessioni, discussioni, studi e quant'altro, ma tutto rigorosamente volto a proseguire le indagini. Ma il suo errore di calcolo era stato madornale, perché tutto si sarebbe immaginata.. tranne quello. In maniera invece inconsapevole, aveva appena mostrato come il resto degli impegni perdesse miseramente se confrontato con quel pomeriggio appena iniziato. Non si rese conto dell'importanza che quelle parole potevano avere, e forse stava a lui farlo. Sollevò la mano, ed il contatto venne definitivamente interrotto. Il flashback che ne seguì fu rapido, ma non del tutto indolore. Per una frazione di secondo si ritrovò lì, in quella via di Londra, con la casa editrice a stagliarsi come una gigante ombra scura. Ma, come allora, Killian era lì, pronto a fermarla prima che l'oscurità la portasse via, dove non vi sarebbe più stata luce. Insieme, avrebbero affrontato i pericoli insieme, e quella non era che l'ennesima promessa che dimostrava di saper mantenere. Prendendo coraggio e tornando alla realtà, la Tassa compì il passo che prima non le era riuscito, voltandosi e dandogli ancora le spalle, per poi decidersi a mettere alla prova la funzionalità di quelle lame affilate. Lo fece allargando appena le gambe, ricordando vagamente una lezione di sci in un'epoca che non sembrava più appartenerle. Si diede una leggera spinta e la curva in semicerchio, venne naturalmente. Lo fece ancora un paio di volte, con la destra e con la sinistra, finendo quasi per girare a trecentosessanta gradi, senza rendersi conto del proprio cambio di espressione, fiera di quel piccolissimo progresso. Non stava saltando, ma mi stava muovendo o meglio, stava vagamente capendo come fare una curva. La parte più difficile era trovare il giusto bilanciamento. Ruotando e slittando piano piano, era giunta a qualche metro di distanza da Killian, ed allora si era voltata di nuovo. Applicando quel poco che aveva iniziato a capire, tentò di disegnare dei piccoli "otto", spostando il peso appena in avanti, nel tentativo di tornare dal suo maestro, ad una velocità davvero minima, tanto che se non avesse frenato probabilmente si sarebbe fermata naturalmente al limitare del ghiaccio, lì doveva aveva rischiato di cadere. « Killian.. » fingendosi preoccupata ma non nascondendo il sorriso divertito che ormai regnava - quasi - incontrastato, Amber proseguì volendo mettere lei stessa alla prova il maestro. « come hai detto che si frena? » Sometimes darkness can show you the light
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