| What are you waiting for?La corda era stata tesa, la trappola era stata piazzata, ed entrambi erano finiti lì dove l'Io dei loro animi cacciatori li avevano sempre voluti. Involontariamente, entrambe le parti in causa avevano iniziato a percorrere la strada che le avrebbe unite. Quali rischi correvano? Amber aveva già una risposta a quella domanda, ma temeva anche solo di pronunciare una minima parte, e poi era stato lui a lasciarsi andare un'affermazione strana, era lui a dover rispondere. Il rischio stava anche lì, nell'attendere una risposta che forse non le sarebbe piaciuta. Dopo aver riportato lo sguardo verso di lui, ancora in quello strano abbraccio, Amber perse un battito, accorgendosi di quanto intenso fosse lo sguardo dell'Auror, senza nemmeno pensare che potesse essere un riflesso al suo, altrettanto intenso e vivo. Non c'era scampo dalla serietà ancor più strana con cui aveva dichiarato che il loro rischio maggiore era il ghiaccio, la lastra che li sorreggeva poteva andare in frantumi sul serio? «Ma.. tu hai detto che ..» un accenno di panico si fece spazio in tutto quanto la testolina bionda cercava di elaborare, alimentato da un altro tipo di timore. «.. che non..» avrebbe voluto continuare, spiegandogli che non era corretto spaventarla in quel modo, quando per primo le aveva assicurato che il ghiaccio non si sarebbe mai rotto, che quel lago avrebbe sorretto il loro peso. Ma un nodo allo stomaco le impedì di dire qualsiasi altra cosa. Ogni parola da quel momento in poi sarebbe stata pura eresia. Amber, abbracciata all'Auror nel più assurdo dei modi mai sperimentati, non stava più sognando. Per la prima volta i suoi neuroni andarono in silenzio stampa, impedendole di dare importanza a qualsiasi cosa non fosse Killian. L'agitazione che perfino lui avrebbe potuto vedere nella giovane Tassa, iniziata nell'esatto momento in cui l'ipotesi di finire in acque gelide l'aveva colta, andava scemando. Scivolò via dal suo sguardo, ancora più sgranato, man mano che le intenzioni dell'altro si facevano più chiare. Le piccole rughe di quel tormento si distesero, e man mano che lui si avvicinava, una preoccupazione in più scivolava via da Amber, finché non si ritrovò ad un soffio da lui, privata di qualsiasi difesa, privata del suo controllo, privata di tutto. Eppure, in quell'infinito momento era tutto giusto. Era giusto che non avesse difese, era giusto che mostrasse a lui e lui soltanto quel lato incredibilmente raro. Si fidava tanto da permettere che accadesse. Poteva non essere un asso nelle relazioni, ma Amber sapeva benissimo cosa sarebbe accaduto di lì a poco, e non era spaventata, non quella volta. Senza smettere il contatto visivo, senza tirarsi indietro di un solo millimetro, percependo un'agitazione ben più piacevole farsi strada su tutto, accettò cautamente quel lento avvicinarsi di Killian. Il mondo era diventato improvvisamente grigio, di un grigio brillante, vivo, per niente sterile. Come sarebbe stato baciarlo? Era la domanda che martellava incessantemente, riempiendo di aspettative quel momento surreale. Non poteva certo saperlo, ma voleva scoprirlo, lo voleva ogni millimetro di più. La curva dolce di un sorriso di approvazione, si fece strada tra le sue labbra, prima che un enorme "si, puoi!" illuminasse lo sguardo cristallino. Non si era accorta che quella delicata mano affusolata, stava scalando la vetta della spalla di Killian, per avvicinarsi al tatuaggio con il quale l'aveva riconosciuto la prima volta. Ancora poco ed almeno un mistero sarebbe stato svelato, il più tremendo e dolce, il più pericoloso.
Tutto fu così istintivo, che il tonfo sordo che fermò ogni cosa, venne percepito come un urlo nella mente di Amber. Il ragazzo si era mosso con la giusta attenzione oltre le barriere infrante, arrivando a sfiorare il vetro sottile che lo separava da lei, dalla vera Amber... ma prima che il contatto spegnesse ogni pensiero e portasse a termine la promessa, prima che i suoi occhi si chiudessero in quella magica accettazione, una crepa piegò la lastra. E poi una seconda, che la percorse in lungo, e di nuovo un'altra, finché in una dolorosa e sorda esplosione, la barriera andrò in frantumi. Tutto accadde su un piano non visibile, e tutto avvenne non appena l'Auror,- forse rinsavito?- si allontanò da lei. Il cuore, stretto in una morsa di piacevole tensione, venne liberato, assieme alla sensazione di vuoto che ne seguì, e che non fu per nulla piacevole. Come una bimba, con il Luna Park chiuso davanti a sè, Amber si rabbuiò, abbassando la mano, che si era ritrovata ad accarezzare l'aria gelida di febbraio e nulla più. Distolse lo sguardo quasi subito, non appena lo vide ritirarsi, incapace di reggerlo ancora, avvolta dal timore di mostrarsi delusa. I capelli biondi fecero da perfetta barriera, separarono i due sguardi prima che un velo umido bagnasse gli occhi della Tassa. Cosa era successo? Perché quel percorso perfetto era stato deviato? Ma soprattutto... bastava così poco? Era lì, lei era lì come mai prima di allora, era lì pronta ad affrontare le complicazioni ed i rischi, quelli che lui non aveva espresso ma che entrambi avevano compreso. Ma lui no..? Non capiva, aveva sbagliato qualcosa? Chiuse gli occhi nel tentativo di respingere l'amaro nodo che per poco non le aveva tolto il respiro. Non si sentì mai tanto sciocca come in quel momento. Era davvero stata sul punto di lasciare che lui prendesse così tanto da lei? La risposta non poteva che essere affermativa, e la cosa che più poteva infastidirla era che non era successo. Avrebbe scommesso di potersi spaventare per quanto vicino gli aveva permesso di arrivare, ed invece la cosa che più le premeva era che in realtà non ci era arrivato. Cosa le stava succedendo? Non credeva di poter desiderare così tanto un bacio, eppure era successo, ed ora non le restava che l'amaro in bocca ed uno sguardo opaco rivolto al ghiaccio. Il commento distante di Killian la riportò alla realtà, prima che la sua paranoia desse il via a qualcosa di peggio. Da quando lui era così diretto? Aveva davvero esposto la realtà dei fatti in quel modo? Percependo un lieve movimento, Amber spostò con un gesto più controllato possibile, la tenda di capelli biondi e tornò a guardare l'improvvisato maestro. Ma non si rese conto di "come" lo guardò. Nelle iridi verdi era rimasta una traccia di quel sospirato attimo di intensa felicità, ma vi si era insinuato un dubbio che ne aveva offuscato la vivacità. Era stata abbastanza brava da mascherare il nodo che ancora prometteva di gettarla dal precipizio più vicino, ma era uno sforzo continuo che l'avrebbe forse logorata. Solo l'accenno di dispiacere nello sguardo del ragazzo le diede qualcosa a cui aggrapparsi. Se anche lui, in parte, aveva desiderato scoprire cosa sarebbe successo se... allora c'era ancora la possibilità che l'occasione tornasse. In quello lei doveva sperare. Come dargli torto? Con la giusta e per nulla celata dose di rassegnazione, Amber scivolò volutamente, liberando Killian dal suo lieve peso, poggiando entrambe le ginocchia sul ghiaccio. Senza distogliere lo sguardo da lui più del necessario. «Ho... dei dolci, in borsa.» Disse, usando lo stesso tono con cui si era scusata poco prima.Ok, non avrebbe veramente voluto dire quello. Lei avrebbe voluto dire che non era stato imbarazzante, che c'era stato ben di peggio nel suo passato, e che lei non avrebbe rifiutato quel gesto... anche se forse l'ultima parte sarebbe stata ovvia. Ma lui, inconsapevolmente, aveva appena creato un mostro, negandole qualcosa che era riuscito a farle desiderare. Quanto a lungo sarebbe durata la loro finta tregua? Quello strano sorriso, sorto dal nulla sulle labbra di Amber, in ultima, cosa avrebbe significato? Era aperta la caccia? Oh, erano già nei guai, e forse lo sapevano da sempre. Con un ultimo sguardo ancora difficile da decifrare, ma sicuramente pieno di dubbi e frammenti di vetro infranti, guardò il ragazzo e tese una mano verso di lui, nella speranza che almeno l'aiutasse a rialzarsi, fisicamente. Non era più certa di ricordare come si camminasse. Qualcosa si era scheggiato, ma non era niente a cui lui non potesse rimediare avvicinandosi ancora. Fu quello che lo strano sguardo volle comunicare all'Auror. Le stava bene la tregua, se era ciò che voleva, ma se in un qualsiasi momento lui avesse voluto ritrattare, lei sarebbe stata lì ancora un po'. La tremenda sensazione di aver immaginato - ancora una volta - tutto quanto, tornò a disturbarla. Come poteva decifrare quei comportamenti, se continuava a rivivere l'avvicinamento di poco prima? Sometimes darkness can show you the light Edited by ˜Serenitÿ - 20/4/2017, 08:38
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