Ultima staccionata, 15:30, Privata

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 4/4/2017, 10:55
Avatar

Group:
Auror
Posts:
552

Status:


03c3769b9320aa2543e87b535d991817

*Smettila, Killian*



Chi era stato a parlare nell'eco dei suoi pensieri? Killian quello "vero", l'Auror con le idee chiare in testa, l'estraneo sempre più presente e portatore di guai oppure una terza entità che si era stufata dei bisticci tra i due? Forse tutta la sottopopolazione che animava il Resween decise di bloccare quella discesa scoscesa che la sua ragione aveva intrapreso un po' troppo a cuor leggero. Non avrebbe mai pensato di ammetterlo o anche solo di immaginarlo, ma aveva decisamente pensato troppo. Non aveva programmato tutto ciò e sorretto il senso di colpa che l'aveva accompagnato nel farlo per poi rovinarsi il momento con i suoi "se" e i suoi "ma" che non portava a nulla, ma che esistevano soltanto. Erano lì per uno scopo ben preciso, ovvero imparare alla biondina a pattinare? Si. Avrebbero poi trovato il tempo per passare alla seconda questione che era di primaria importanza? La risposta era affermativa anche in questo caso e la consapevolezza di aver sempre lasciato uno spazio abbastanza ampio per la loro missione sembrò placare la tormenta nel suo animo, almeno per il momento.

*E allora pattina, insegna e sii Killian, per l'amor di Morgana!*

Quell'ultimo colpo di frustra lo convinse finalmente ad immergersi a pieno nell'esperienza che aveva creato e incredibilmente si ritrovò molto più "vicino" ad Amber. Sembrava una contraddizione enorme, ma mentre era inviluppato nei pensieri che la riguardavano si era come allontanato dal "qui ed ora" che stavano vivendo. Come se la piccola esistesse solo nella sua mente in maniera molto vivida grazie ai "problemi" che procurava, ma la vera Amber era lì, con le mani fredde al sicuro dentro la sua stretta calda. Se ne accorse quando gli occhi grigi abbandonarono del tutto la dimensione mentale e si posarono senza veli di sorta sul sorriso felice che le apriva le labbra sottili con infinita grazia.
Non poteva essere realmente un male quello che stavano facendo se era la causa di quella bellezza, o no?

Forse il passaggio di prospettiva poteva essere notato anche dalla Tassorosso perchè nell'uomo di solito ermetico apparve proprio un'espressione stupita anche se per frazioni di secondo. Killian si era materializzato lì al cento per cento della sua consapevolezza solo in quel momento e apprezzò sinceramente quello che trovò.
Rinvigorito dalla messa in pausa momentanea dei suoi dilemmi interiori, potè ridere davvero di gusto della constatazione della ragazza riguardo al suo arrangiarsi, anche se questo equivaleva ad un ghigno un po' più aperto del solito e a non di più. Senza censurare troppo, rispose quasi immediatamente con un tono di lode sincero:


"Hai riassunto la mia vita, Amber"

Ora, se il modo in cui aveva pronunciato quella piccola, grande verità fosse stato troppo serioso o melodrammatico (che non era troppo lontano dal suo stile abituale), sarebbe risultato una strategia per rendersi "vissuto" e basta. Ma non era così, fortunatamente. Quanto aveva trattenuto dal rivelare fino ad allora e quanto invece aveva confessato con quel piccolo assenso? Forse troppo e in maniera anche decontestualizzata, ma la descrizione di un "ragazzo arrangiato" sentiva essere la più calzante per lui, ancora più dell'Auror devoto e dell'uomo misterioso. Era semplice, perchè non avrebbe dovuto comunicarlo altrettanto semplicemente?

Ma Killian doveva fare i conti con un'altra delle sue battute che innocente non lo era stata del tutto. Tornando il mago che non si preoccupava troppo di quello che diceva se non nell'osservare le reazioni altrui, si beò del rossore che fece il proprio ritorno sul viso perlaceo della strega. Sorrise soddisfatto almeno quanto lo era per la risata causatale in modo così naturale e un pizzico anche per i progressi che stavano facendo sul ghiaccio: non era da dimenticarsi che tutto questo si svolgeva sulle rapide lame dei loro pattini! Nonostante quel colorito acceso che adornò le gote della piccola, lei resse bene il gioco ed evitò di rispondere subito si o no, soprattutto perchè in quel gioco non avrebbe fatto differenza l'uno o l'altro.
Il meglio arrivò quando Amber lo rimbeccò con un'ironia disarmante che aveva dalla sua parte tutta la ragione. Non era modesto, lo sapeva e lo voleva. Il fatto che lei glielo facesse notare con così tanta leggerezza facendogli capire che non ci credeva affatto a quella messa in scena era la ricompensa più grande. Visto che era stato tirato in ballo il Pirata, un'altra delle sue identità (*l'Auror, l'Estraneo, il Conciliatore, il Pirata...tra poco scoppio*, ebbe una ricaduta nei pensieri), trovò il modo per rispondere a modo richiamando l'accompagnatrice delle sue danze.


"E tu sei una Principessa un po' troppo intraprendente, a parer mio"

Le disse senza riuscire a celare troppo che quello in realtà era un complimento sotto le mentite spoglie di un rimprovero. Non le lasciò volutamente il tempo di metabolizzare e subito propose:

"Che dici? Passiamo ad una mano?", riferendosi alla loro lezione che ormai poteva avanzare in difficoltà.

Finalmente poteva concedersi la serenità per cui si era sentito in colpa senza realmente averla vissuta. L'avrebbe ricordato, d'ora in poi.
 
Top
view post Posted on 5/4/2017, 15:59
Avatar

Group:
Mago
Posts:
6,505
Location:
Hyperversum

Status:



Leave your fears behind
TYCH85g
L'aria mossa dai loro veloci spostamenti, animava le ciocche bionde di Amber, pronte a svicolare dal caldo abbraccio del giubbotto di Killian. I piccoli passi incerti sulla lastra di ghiaccio che copriva il laghetto, si erano trasformati, evolvendosi in pattinate lisce e lunghe. Ma i discorsi che s'incastravano sia bene che male in quel quadro, l'avevano distratta a tal punto che aveva dimenticato perfino di temere le velocità elevate. Ancora una volta, lui era riuscito a far scomparire il resto del mondo, senza nemmeno far uso della bacchetta. Con tutta l'intenzione di scoprire da dove provenisse quello strano potere, non smise di osservare il cambio lento ma deciso di espressione dell'Auror. Lo immaginò perdersi da qualche parte, e si chiese perfino se forse non avesse davvero esagerato con lui. Era impossibile essere certi di ogni passo in quella direzione, anche se le era chiaro che entrambi stessero scegliendo lo stesso percorso da seguire. In quel momento, anzi, in quei momenti, Amber si rese conto di quanto anche lui, seppur poco, le somigliasse. Anche lei metteva così in difficoltà le persone? Se l'era sempre chiesto, ma era stata Eloise a confermarglielo, ed ora per un solo istante le parti si erano invertite. Ma il tempo del dubbio venne sostituito da qualcosa di ancor più pericoloso: la comprensione. Il distacco metaforico che ancora fungeva da barriera per i due, fatto di sguardi deviati e discorsi dannosi corrotti dall'ironia, venne cancellato dalla successiva espressione di Killian. La Tassa non poteva sapere cosa stava accadendo nella mente di chi aveva di fronte, ma avrebbe dato metà del suo conto in banca per saperlo! Prima ancora di potersi però smentire, gli occhi grigi del suo insegnante, spensero ogni pensiero. Uno sguardo diverso, più complice ancora, più "vicino" al suo. Per un attimo la nebbia dell'incertezza e dell'insicurezza svanì, assecondata da quello stupore così sincero da sembrare impossibile. Il sorriso già presente sul volto di Amber, maturò appena, mentre apprendeva una nuova verità.
E così, Killian si era arrangiato da solo, era diventato ciò che era con le sue sole forze. Almeno questo fu quanto lei capì, e restituì a quella risata un'espressione di tacita ammirazione. Non c'era esagerazione e non stava idolatrando nessuno, era solo, in qualche assurdo modo, attratta dal concetto che lo vedeva sempre tenere ben salde le redini della propria vita. E, forse, celata però sotto strati di emozioni, c'era anche un po' di invidia, e non solo per l'ignoto che aveva formato Killian, ma proprio perché lei non aveva ancora avuto modo, se non nell'ultimo anno, di imparare qualcosa senza sentirsi costantemente monitorata da qualcuno. Erano diversi sotto molti aspetti, eppure proprio quella diversità l'aveva attratta fin dall'inizio, e continuava a farlo. Nuove e tacite domande si formarono nella sua mente, mentre il discorso tornava a vertere sulla metafora del Pirata e della Principessa. Cosa aveva fatto prima di diventare Auror? Cosa c'era nel suo passato? Chi c'era nel suo passato? E chi invece aveva svolto la parte del grande assente?
Sentirsi chiamare per nome, niente Amelia o Amanda di mezzo, fece tremare le fondamenta della sua forza, nulla accadde al di fuori, nulla apparve realmente, ma nel profondo la fiammella ardente ebbe un sussulto e crepitò per un solo attimo con più intensità. Le piaceva il modo in cui pronunciava il suo nome, ed era la prima volta che poteva dire una cosa simile. Le piaceva quasi quanto sentire suo zio chiamarla "Serenity", era l'unico in famiglia a farlo. Ed in quel momento Amber desiderò che Killian potesse essere uno dei pochi eletti in grado di chiamarla per nome, quasi fosse un onore che spettava solo a lei concedere. S'illuse che lo fosse.

Consapevole di essere arrossita più del dovuto, ma incerta se nascondere il tutto in fretta o lasciare che il rossore facesse i suoi "danni", scelse la seconda via. Si era ripromessa di concedergli uno spazio di comprensione, di lasciare a Killian la possibilità di passare attraverso le mura delle sue difese, solo alcune, non tutte, ma tanto bastava a farla sentire più al sicuro. Se così non fosse stato, se si fosse sentita davvero troppo esposta davanti a qualcuno con la sola abilità di ferirla, allora non l'avrebbe fatto. Ma il ragazzo dietro il distintivo dell'Auror, aveva da subito mostrato l'innata capacità di farla sentire protetta. Prima in modo lieve, mantenendo un paio di promesse già di per sé complesse, e poi lì, in modo più concreto, sul ghiaccio che poteva facilmente essere reso metaforicamente il loro campo di battaglia. Forse era quella sua capacità a fare di lui un buon Auror? Eppure lei non riusciva a non pensare che quella sensazione fosse data da due fattori e non da uno solo, si era convinta che anche lei c'entrasse qualcosa e che probabilmente da soli non avrebbero trovato altri "incastri" simili, ma solo assieme sarebbero riusciti a sfiorarsi in modo tanto intenso anche solo con uno sguardo. La parte meno timorosa di Amber trovò il modo, forse fin troppo in fretta, per commentare la frecciatina sulla "Principessa intraprendente". Ma Killian non le diede il tempo di farlo subito, dunque tenne per sé la frase mentre l'opzione di lasciare libera una mano si palesava con concretezza. Era talmente abituata a quella presa che lasciarla le riuscì difficoltoso, ma le riuscì comunque. Aprì le dita della mano destra, tornando a guardare avanti per evitare di collassare sul ghiaccio o prendere una crepa non vista. Annuì al ragazzo prima di compiere il gesto e - sempre pattinando a larghe falcate - voltò il busto separandosi da quella sorta di abbraccio priva di contatto, aprendosi verso la pista. La mano sinistra, ancora stretta in quella di Killian, ruotò, le dita che prima avevano afferrato più il polso che altro, incontrarono il guanto che però copriva solo a metà la mano tatuata, prima di stringervisi attorno.

«Hai ragione, la prossima volta porterò con me la guardia reale. Andrebbe meglio?» disse, senza guardarlo negli occhi, ma cercando di far combaciare pensieri ed azioni. Navigando nella metafora riusciva a trasparire quel lato competitivo e sfidante che difficilmente la Tassa mostrava altrove, anzi, realmente nemmeno credeva le appartenesse. Quel commento sulla sua intraprendenza l'aveva profondamente colpita, in senso totalmente positivo, ed un "hai capito" si era palesato tra le iridi verde acqua, convinta che non ci fosse davvero un rimprovero, ma che lui avesse in qualche modo gradito quel genere di comportamento. La curva che stavano per affrontare però, la riportò bruscamente fuori dalla metafora, dritta nella realtà, quella per la quale lei si trovava su un paio di pattini per la prima volta, ad una velocità poco "sicura" e con una sola mano a fare da arma a doppio taglio, stretta in quella del maestro improvvisato. Gli ingredienti perfetti per il disastro. A sua discolpa c'è da dire che Amber fece davvero del suo meglio per eseguire una curvatura perfetta, ma il pattino di destra finì troppo vicino a quello di sinistra, frenandone così bruscamente la corsa. Come prima, fu questione di un attimo. La Tassa si voltò velocemente verso Killian, quasi volesse avvisarlo di una caduta imminente difficile da prevenire. Sentendo il proprio corpo scivolare verso le lame ai piedi del ragazzo, Amber chiuse gli occhi, riparandosi il volto con il braccio libero e sperando che niente di troppo tragico ne seguisse. Stavano costeggiando la sponda opposta del laghetto, opposta a quella dalla quale tutto era iniziato, forse la neve del bordo avrebbe frenato le lame dei pattini azzurri prima che fosse troppo tardi.

Sometimes darkness can show you the light

 
Top
view post Posted on 8/4/2017, 11:17
Avatar

Group:
Auror
Posts:
552

Status:


03c3769b9320aa2543e87b535d991817
Smettere di pensare troppo gli aveva finalmente concesso di vivere quello che aveva cercato sin da quando aveva scritto la lettera indirizzata al Castello. Comprendere quando quei dubbi e quelle domande irrisolvibili fossero un reale danno per lui, sempre così deciso e sicuro su tutto, lo aveva finalmente scagionato dall'incerto futuro permettendogli di concentrarsi sul momento, sulla Amber che gli sorrideva e lo teneva per mano mentre pattinavano piuttosto scioltamente e non sulla ragazza che immagina delusa ed arrabbiata con lui in un'ipotetico fallimento derivato dai loro troppi momenti di evasione. Ed era decisamente meglio osservare il volto rilassato e divertito della giovane così come forse nessuno dei due avrebbe mai potuto immaginare nei momenti in cui avevano quasi toccato il fondo del dolore. Ma erano risaliti, riemergendo in quei momenti spensierati così lontani dalla sofferenza facendosi reciprocamente un grande dono. Prima di mettere tutto a rischio, Killian avrebbe sempre ragionato su questo fatto d'ora in poi.

La "principessa intraprendente", come l'aveva appena chiamata, sembrò rendersi un po' meno tale quando arrossì vistosamente per cause ben lontane dal freddo. Il Resween, che un po' sperava sempre di sortire tali effetti, sorrise sotto i baffi ma lasciò ad Amber il tempo di camuffarsi, qualora avesse voluto, guardando da un'altra parte, come se gli alberi che costeggiavano la loro pista privata fossero improvvisamente così affascinanti da catturare completamente la sua attenzione. Di solito avrebbe insistito, aggravando la situazione per vedere fino a che tonalità di rosso fosse in grado di spingere la piccola. Ma non voleva; per quanto oramai l'avesse abituata a quel modo di porsi e scherzare, mai avrebbe voluto metterla in seria difficoltà consapevole anche, egoisticamente, che poi lei avrebbe trovato il modo di pagare con la stessa moneta. Ora che si era scoperto un po' esposto a questo pericolo, osare ma non esagerare era decisamente la strategia più conveniente da adottare. Il fatto di usare "strategia" come termine per riferirsi ai loro rapporti lo fece sorridere facendo sembrare davvero che il mago salutasse carinamente l'arbusto sbilenco sulla quale il suo sguardo si era posato nel frattempo.
Fortunatamente gli occhi grigi attenti e riflessivi di natura poterono tornare sulla figura snella ma ben avvolta nel suo giacchetto e abbandonare il finto interesse per il paesaggio quando la voce femminile interruppe quel silenzio lievemente imbarazzato . La stoccata che ricevette come risposta sancì il ritorno della Tassorosso audace e spiritosa che aveva scoperto sotto strati e strati di incertezze ed esitazioni. Avvolte l'Auror provava quasi il desiderio impellente di chiederle: "chi sei tu, che ne hai fatto della ragazza timida e timorosa che mi ha assoldato?", ma gli ultimi avvenimenti gli avevano mostrato come sentirsi vittima di personalità multiple potesse essere un tasto dolente ed irrisolto, quindi si "accontentava" di prendere il meglio da ciascuna delle due Amber.
Il ghigno che istintivamente aveva preso possesso delle labbra scure del giovane mutò in un'espressione fintamente preoccupata e pensierosa, come se l'idea della scorta fosse realmente realizzabile e lo turbasse:


"Saresti certamente più al sicuro. Ma credo anche che poi non mi farebbero più avvicinare a te. Vuoi questo?"


La vera domanda che si auto pose fu un'altra: era normale aspettarsi una risposta negativa almeno quanto la dava per scontato lui? Ma quell'interrogativo diretto, espresso con l'espressione solita da malandrino, non faceva che dimostrare quello che davvero era: un insegnante improvvisato. Se avesse ragionato in modo razionale, avrebbe visto avvicinarsi la curva che dovevano compiere e si sarebbe risparmiato quell'ulteriore distrazione.
E invece, più per colpa sua che della ragazza, l'inevitabile avvenne.

Solo nel momento in cui la vide sbilanciarsi irrimediabilmente e sentì la presa farsi per riflesso più stretta in cerca di un appiglio, il pensiero che fino ad allora tutto era stato quasi un miracolo nel procedere senza intoppi lo colse con la più terribile delle consapevolezze. Anche se l'aveva minacciata più volte che quella sarebbe stata la prassi nell'imparare a pattinare (ed era certamente vero), non voleva che cadesse adesso a causa della disattenzione di quello che sarebbe dovuto essere il suo maestro.
Più per istinto che per reale "piano di emergenza" tirò a sè il corpo di Amber già compromesso in uno scivolone cercando di frapporsi tra lei e il duro ghiaccio. Ma ora Killian non era a terra e le lame dei suoi pattini non erano saldamente conficcati nel terreno ma in bilico sulla lastra scivolosa esattamente come quelli della ragazza. Non cadere fu praticamente impossibile, soprattutto perchè la spinta esercitata per tirare su di sè Amber sortì una reazione uguale e contraria che lo fece cadere con un sonoro tonfo a sedere sul ghiaccio. Il tutto era stato molto rapido e l'unico pensiero una volta arrestata la breve caduta non fu il lieve dolore o il freddo che si insinuava nei calzoni per contatto diretto, ma la sorte della Tassa. Dalla prima occhiata di controllo, tirarla verso di sè le aveva almeno evitato di sbattere il sedere come invece era toccato a lui.

Voleva solo una conferma del fatto che stesse bene e poi, finalmente, avrebbe liberato quella risata che serbava in gola e nel cuore.
 
Top
view post Posted on 10/4/2017, 18:44
Avatar

Group:
Mago
Posts:
6,505
Location:
Hyperversum

Status:



But I'm only Human...
TYCH85g

«... poi non mi farebbero più avvicinare a te. Vuoi questo?»
« No »

Senza degnarsi minimamente di contare fino a dieci, prima di parlare, Amber rispose. Usando una sincerità disarmante, ignara di quanto pericoloso potesse essere, pronunciò una sola parola, che avrebbe però fugato eventuali dubbi per Killian, e ne avrebbe creati invece molti altri proprio in lei. Il tono scherzoso con cui era stata posta la domanda, venne appena ripreso in quella rapida risposta, ma con una base seria più solida, forse anche più del dovuto. Una verità per una verità, così avrebbe giustificato il suo gesto, mentre lo sguardo sincero, appena rientrato dall'imbarazzo precedente, si posava nuovamente sul ragazzo. Ora sapeva, dietro le metafore di cui entrambi facevano ampiamente uso, non c'era altro che la verità, bastava solo aspettare che questa si rivelasse, con il tempo. Ma proprio quel pensiero l'avvertì della gravità di quella situazione. Lei non si apriva, lei non esponeva se stessa in quel modo, si era fatta un'idea ben precisa di chi fosse, e lui l'aveva smontata, mattone dopo mattone, e se da una parte questo le aveva permesso di togliersi un peso, dall'altra non avrebbe mai smesso di spaventarla, anche in sordina. La ragazza che si era divertita fino a quel momento, da quando aveva visto penzolare i pattini davanti a sé, implorò l'altra di lasciarla sorridere ancora un po', di non tornare di prepotenza indietro, di non rimangiarsi i progressi fatti. E così fu, la morsa della mano di ghiaccio si allentò, proprio prima che gli occhi verdi si macchiassero di ulteriori pensieri, e la situazione rimase tale... almeno fin quando non giunse l'improvvisa curva, presa ad una velocità folle per il suo livello di esperienza - nullo - con quei pattini.

Il corpo della Tassa si irrigidì all'istante, appena sentì il pattino di destra sfuggire al suo controllo, e l'imminente futuro divenne chiaro: non avrebbero evitato l'impatto, era matematico, Amber poteva solo sperare che il colpo non facesse troppo male, ed una parte di sé sperò anche che il suo maestro non fosse troppo deluso da quell'errore forse banale. Ma qualcosa, una forza differente, l'allontanò dal suolo, contro natura. Tenne gli occhi chiusi, e non udì altro che il battito potente del suo cuore, mentre Killian l'attirava a sé con un gesto rapido, ma meno solido del precedente. Si sentì avvampare, ma non apri gli occhi finché il colpo, attutito da qualcosa di ben diverso dalla neve, non diede il chiaro segnale che il mondo aveva smesso di girare. Strinse le palpebre e rimase immobile nel tentativo di immaginarsi la scena che le si sarebbe parata davanti, una volta aperti. Killian, con quel gesto pratico e veloce, le aveva risparmiato la caduta, ed il primo contatto con il ghiaccio, ma cosa aveva provocato in rimando? *Tumtum.. tumtum..TUMTUM...*
Quel giovane cuore stava letteralmente gridando in quella cassa toracica, quasi fosse una gabbia dalla quale voleva scappare, anche solo per finire a pochi centimetri dalla sua proprietaria, in mano al suo salvatore. Amber, in effetti, sentiva chiaramente di essergli vicina, più vicina di quanto conveniente, più vicina di quell'ultimo valzer, tanto vicina da percepire il suo respiro. Era praticamente appoggiata a lui. Grazie alla presa di Killian, era riuscita a non slogarsi una caviglia - o forse era anche grazie all'incantesimo sui pattini stessi? - Ma aveva finito con il trovarsi praticamente appoggiata a lui, senza ritegno. Temeva perfino di respirare troppo pesantemente. Perché finiva sempre per trovarsi in quelle situazioni con lui? Perché finiva per desiderare quasi di perdere il controllo di tutto? E perché sentiva che in parte fosse.. giusto così?
Aprì finalmente gli occhi, solo per trovarsi un ciuffo biondo fuori posto, e scoprì di avere la mano sinistra libera, mentre sistemava i capelli. La spalla destra invece era più sollevata, poggiata un po' a quella sinistra di Killian, mentre il braccio destro era avvolto attorno al suo collo.Mentre lui per istinto l'aveva attratta a sé, lei per istinto si era aggrappata a lui, ritrovandosi tanto vicina da poter contare i reggi scuri nelle iridi grigie dell'Auror. «I-io..» paralizzata dall'imbarazzo, praticamente seduta di lato su di lui, non riuscì a proferire niente di sensato nell'immediato, e fu invece la risata di Killian a toglierle il peso di un discorso che non aveva nemmeno idea di come cominciare. Reagì con un sorriso appena più rilassato, nonostante i battiti fossero ancora ben oltre il ritmo controllato e normale. «S-Stai.. bene? Vero?» chiese poi, con aria affranta, dispiaciuta realmente per la botta di cui lui si era preso carico, ed ovviamente preoccupata per la sua sorte. L'aveva "salvata" da una caduta inevitabile, ma perché l'aveva fatto? *Istinto*, si era risposta, in fin dei conti si parlava pur sempre di un Auror.. ma in fondo lei immaginava che ci potessero essere altre ragioni, ragioni più profonde e pericolose. Al salvo, tra le braccia di un altro, e non uno qualsiasi, Amber sentì il suo famoso autocontrollo fare le valigie per una destinazione ignota. Stava fissando Killian negli occhi e non se ne era nemmeno accorta, tanto che servì la sua stessa mano, ancora avvolta attorno al collo del ragazzo a portarla di nuovo sul piano del reale. «Scusami..» sussurrò a fil di voce, distogliendo lo sguardo dal grigio intenso. Si stava scusando per un'infinità di cose, ma forse non per quella giusta. Lentamente ritrasse il braccio e la mano, nella speranza di non averlo infastidito in alcun modo, ma senza compiere gesti affrettati, nemmeno lei sapeva con certezza dire perché si stesse muovendo così lentamente. Quel contatto, improvviso quanto necessario, l'aveva messa in crisi più di ogni altra cosa, principalmente perché era stata lei a fare una mossa "falsa", due volte. Probabilmente si sentiva ancora in equilibrio instabile, nonostante fossero fermi, e la riprova la ebbe un istante dopo, quando provò a muovere un piede per evitare di gravare ancora sul corpo di Killian, ma il pattino non volle saperne di aiutarla, e la gamba non fece altro che scivolare ancora sul ghiaccio. Non poteva continuare a rimanere seduta su di lui, ma muovere un pattino voleva dire scivolare ancora. Si raccontò di voler rimanere così anche per accertarsi che lui stesse bene, ma il senso stesso di quella frase svelava altri mille retroscena. Era in trappola, di nuovo! Con un sorriso a metà tra il divertimento e l'imbarazzo, Amber guardò oltre le spalle di Killian, come volesse intimidire la neve che non aveva assolto al suo dovere, costringendola a trovarsi in quell'assurda ed intrecciata posizione.
«...» Ancora una volle dire qualcosa, ma rimase in silenzio. Portò di nuovo lo sguardo verso il ragazzo, lasciando che fossero solo le grandi iridi verdi a parlare per lei. Annullata, si sentiva annullata, priva di qualsiasi peso, contrariamente alla realtà che invece la vedeva ancora gravare su di lui, lei si sentiva leggera, ma al tempo stesso stava diventando inerte. Voleva muoversi per sciogliere quei nodi e tornare ad una distanza di sicurezza, ma voleva anche restare lì, per il puro gusto di sfidare sia Killian che se stessa. Cosa sarebbe accaduto se non si fosse mossa? Era consapevole del rischio che stava correndo? Beh, quella era una domanda talmente allettante, che la scia della sfida prese il posto di tutto, ed Amber rimase davvero lì, semplicemente ferma nel tempo.


Sometimes darkness can show you the light

 
Top
view post Posted on 13/4/2017, 14:09
Avatar

Group:
Auror
Posts:
552

Status:


03c3769b9320aa2543e87b535d991817
Il boschetto a poca distanza dal pesino di Hogsmeade fu spettatore silente di uno spettacolo comico agli occhi di chiunque ne avesse potuto avere visione e soprattutto per Killian che non aveva saputo trattenere una risata dove non c'era altro da dire o da aggiungere. Perfettamente a suo agio anche se con il sedere dolorante e gli abiti a contatto con il ghiaccio sempre più preda della fredda umidità, l 'Auror affrontava con una tranquillità disarmante il risvolto poco prevedibile che la certezza di una caduta aveva assunto quando anche il "maestro" si era lasciato travolgere da uno scivolone di coppia.
Diversamente doveva pensarla Amber, alle prese con la sua prima caduta giunta fino in fondo e soprattutto con un vero salvataggio che le aveva risparmiato forse problemi ben peggiori dell'imbarazzo in cui sembrava sprofondare.
*Magari avrebbe preferito fratturarsi qualcosa piuttosto che finire così*, pensò il mago senza crederci fino in fondo quando lo sfumare della sua risata fu seguito da un sorriso più o meno tranquillizzato della biondina seduta sulle proprie gambe. Certo che il Killian di qualche minuto prima e con qualche consapevolezza in meno avrebbe speso fiumi e fiumi di pensieri su quella situazione, il ventiquattrenne si limitò a ricontrollare che i danni subiti da entrambi non fossero che un didietro indolenzito per lui e una capigliatura più selvaggia per lei. Non trovava niente di strano né nella posizione in cui si erano ritrovati a terra, nè sul braccio esile che gli aveva circondato il collo e nemmeno nella reazione della piccola a tutte quelle cose. Tutto nella norma. Mentre lui poteva dirsi quasi felice che quell'incidente fosse avvenuto, si prese tutto il tempo per studiare Amber. Ovviamente, la spinta a preoccuparsi più per gli altri che per sè le fece domandare subito come stesse il ragazzo non nascondendo un grave senso di colpa in quel viso così pulito e fresco che Killian ormai apprezzava sempre di più senza accorgersene.

"Ti sembro il tipo da rompersi per un nonnulla?" , la tranquillizzò quasi sgridandola, sorridendo per quella mancanza di fede sulle proprie capacità.

In realtà il ghiaccio e le sue insidie erano ben lontane dall'essere un "nonnulla", ma nessuno dei due si era fatto male e il mago non voleva sottolineare quanto pericolo avessero corso. La sua attenzione correva a tutt'altro quando due occhi verdi così espressivi si piantavano insieme con incertezza e decisione sui suoi. Non fuggì quello sguardo, nè il contatto fisico che si era involontariamente creato nell'incastro della caduta. Stava bene così. Si beava di quella vicinanza, del soffio leggero che percepiva a causa dei respiri brevi della ragazza. E ciò che più era degno di nota era che non se ne pentiva affatto. Avrebbe avuto molto tempo per farlo poi, ma non ora che tutto era così reale e vivido.
Amber decise di sottrarsi con un solo colpo di grazia sia agli occhi grigi del mago, sia al suo abbraccio protettivo. Come se non bastasse, si scusò senza specificare precisamente per cosa. Per la caduta o per quell'attimo di intimità fuggente? Il Resween aveva la certezza che fosse per il secondo "peccato" e interpretare ciò che ne pensava al riguardo era cosa ardua. Il suo sottrarsi provocava l'esatto contrario nell'uomo.

Osservò il primo tentativo di Amber di rialzarsi che fallì in pieno e per niente preoccupato da quella non riuscita sorrise divertito dalla scena. Sembrava un cucciolo appena nato che doveva mettersi in piedi per la prima volta e faticava a tirarsi sù. L'immagine dolce e per nulla appropriata nel contesto di serietà che voleva riassumere fu allontanata velocemente mentre la ragazza metabolizzava quella seconda sconfitta. La piccola riportò finalmente il suo sguardo su quelli del maestro che interpretò quel "ritorno" come un chiedere consiglio su cosa fare dato che sembravano bloccati a terra su quella lastra spessa di ghiaccio. E cosa poteva fare il Killian che ormai rifuggiva qualsiasi tipo di pensiero troppo complesso se non incoraggiarla e motivarla a provare ancora mentre l'intensità e la vicinanza dei loro sguardi non veniva meno?


"Meglio che ci alziamo prima di correre rischi ben peggiori di una scivolata"

*Come non detto*
.
 
Top
view post Posted on 18/4/2017, 10:35
Avatar

Group:
Mago
Posts:
6,505
Location:
Hyperversum

Status:



May it be..?
TYCH85g

Ferma.
Nonostante volesse muoversi, evitare di pesare su Killian, in ogni senso, Amber era ancora ferma. Due forze, uguali ed opposte si stavano dando battaglia, invisibili a chiunque. Era mortificata perché avrebbe preferito non cadere, dimostrando ancora una volta di richiedere sempre troppo da se stessa, ma al contempo, ora che era caduta, non sentiva più l'urgenza pressante di rialzarsi. * Perché?* Si era domandata, in silenzio, cercando quasi la risposta nello sguardo di Killian, ma senza trovarla. Lo sguardo assorto venne appena abbassato all'affermazione del ragazzo, in seguito alla sua normale preoccupazione. No, lui non sembrava in grado di rompersi facilmente, almeno non tanto quanto lei. Se Amber ancora non era andata in mille pezzi, in parte era proprio grazie a Killian Resween, fisicamente e metaforicamente. Ammetterlo però, era un'arma a doppio taglio, perché implicava il fatto che lei avesse bisogno di lui. Oh e ne aveva davvero bisogno, ma aveva da poco trovato il coraggio di combattere per i suoi ideali, e le due anime faticavano a convivere assieme in un solo corpo. Ma c'era dell'altro, oltre alla battaglia in corso, Amber sentiva nascere dell'altro, era qualcosa di complesso e profondo, e non poteva essere certa che non fosse solo una sua sciocca fantasia, non ancora. Ma era felice, sotto l'imbarazzo e la guerriglia in atto, Amber era felice, e per un attimo un lampo di consapevolezza passò attraverso le iridi chiare. Fin dal primo incontro, lei aveva temuto che quella strana attrazione per Killian, la portasse a rischiare qualcosa di prezioso ed invisibile, ed ora che era ad un soffio da lui, ora che sarebbe bastato un solo, infinitesimale, battito di ciglia per annullare ogni distanza, ne era consapevole. Scusarsi le era venuto così naturale, che non si era nemmeno resa conto di non avere nulla per cui farlo. Non voleva scusarsi per aver commesso un errore, non voleva scusarsi per essere ancora così avvolta in quello strano intreccio di braccia e gambe, e non voleva scusarsi per non aver ancora trovato la giusta spinta per alzarsi. Stava andando in fiamme, e non voleva scusarsi nemmeno per quello. Sorrise di rimando quando il tentativo, poco impegnato, di alzarsi comunque, fallì. Aveva preso il sopravvento la parte di lei che desiderava lasciare il giusto spazio al suo maestro, senza costringerlo a rimanere in quella strana posizione. Ma non aveva forse lui il diritto di decidere per se stesso?
«Ehi!» lo riprese di rimando, spingendogli appena la spalla, provando a fingersi offesa per quella risata poco incoraggiante. Ma il sorriso che ne seguì annullò ogni pretesa.

A quella distanza, perfino scherzare era diventato difficile. Il velo di ironia che spesso permetteva ad entrambi di interagire anche osando più del dovuto, senza però esporsi, stava lasciando spazio a qualcosa di sconosciuto, per Amber. In quel laghetto ghiacciato, circondati solo dal rumore di un boschetto soffocato dalla neve, la Tassa respirò di nuovo, consapevole che la perdita del suo autocontrollo fosse prossima. Cosa doveva fare? Non era una sprovveduta, non tanto da non sapere come funzionassero quei "momenti", ne aveva letti molti, ma viverli.. viverli era diverso. Più tempo trascorreva a cercare i dettagli di quegli occhi nebulosi, e meno era certa di poterne riemergere. La mano, scivolata volutamente dalla spalla, tornò a posarvisi, dopo il lieve tocco di poco prima. Ed ancora una volta, lei non vi fece caso, assorta in quei pensieri contraddittori, prima che una nuova affermazione la spiazzasse:
"Meglio che ci alziamo prima di correre rischi ben peggiori di una scivolata"
Le iridi divennero due fessure, mentre di nuovo l'espressione concentrata di Amber si palesava. Cosa intendeva esattamente Killian, di quali rischi stava parlando? Che fosse.. che intendesse quello che lei stessa stava cercando di soffocare? Impossibile,
no? Era impossibile che lui fosse così in sintonia con lei da condividere quelle sensazioni.. erano cose che poteva leggere solo nei fantasiosi libri che riempivano il suo baule, non era reale. Oppure si? Oppure esisteva una persona davvero in grado di... capirla? Di rispondere ai suoi pensieri con azioni vere e proprie? Poteva illudersi che non esistesse, poteva illudersi di non essere lì con lui, poteva perfino convincersi di essere una statua, sterile ed inanimata, a volte la sarebbe piaciuto.. ma non era quello il caso. Non c'era niente di più animato di lei in quella situazione, con il cuore a mille, l'espressione concentrata su Killian, ed un turbinio incessante di domande.
«... s-si. » Rispose con un tono piatto, privo di qualsivoglia intenzione, senza distogliere lo sguardo indagatore da quello di lui. «Quali?» chiese subito dopo, una domanda in netta contrapposizione con tutto, perfino con la razionalità, oramai tanto distante che avrebbe impiegato del tempo a tornare a posto, al suo fianco.«Quali.. rischi..?» sentì il cuore stringersi in quell'esatto momento, a chi credeva di darla a bere? Al 90% stavano intendendo entrambi la stessa cosa. Che senso aveva ribadirla?.. in fondo quello era forse un "no"? Forse Killian aveva capito tutto, e stava mettendo i suoi personali paletti. Se così fosse stato, avrebbe dovuto considerarlo solo un Auror che gentilmente si era offerto di aiutarla.. e basta. Ma non poteva pensare di riuscirci.. non a quella distanza, non con la fiammella che si agitava nel suo petto. Poi, Amber distolse lo sguardo. * forse dovremmo tornare alle borse, forse Killian ha ragione..* Era confusa, non capiva dove arrivava la sensazione positiva che Killian le dava, e dove invece era la sua sola immaginazione a colmare le lacune. Sperava, in cuor suo, che un po' di chiarezza venisse infine fatta, che la prima domanda trovasse una risposta, e che lui non si accontentasse di quell'accordo finale, anch'esso privo di qualsivoglia stimolo o convincimento. Nessuno era mai arrivato così vicino a lei, era già un record, eppure lei sentiva che non poteva bastarle, non voleva che le bastasse. Ma come avrebbe potuto spiegarlo?
Aveva senso farlo?

Sometimes darkness can show you the light

 
Top
view post Posted on 19/4/2017, 16:42
Avatar

Group:
Auror
Posts:
552

Status:


03c3769b9320aa2543e87b535d991817
All'affermazione dell'Auror, la ragazza aveva prima assentito, ma non si era mossa dalla posizione in cui i fili imperscrutabili del caso li aveva legati insieme. Doveva Killian interpretare quel "si" come un "ho capito" da parte della piccola? Ma poi, cosa doveva realmente capire dato che l'autore stesso della frase non era nemmeno più tanto certo di quello che aveva voluto esprimere? Un incitamento ad alzarsi anche se il primo tentativo era scivolato nel ghiaccio così come l'aveva fatto il pattino azzurrino che ci aveva provato. Questo era l'intento con cui aveva scalfito l'aria con il suo tono basso e lievemente rauco per il mal di gola in arrivo, ma lei era ancora lì tra le sue braccia e riusciva a complicare anche il ragionamento più lineare. Poteva addirittura vederlo il senso della ragione, di solito così rigido e definito, intrecciarsi e sfumarsi come le curve morbide della chioma bionda che aveva davanti, così vicine da sentirne il profumo ancora inafferrabile. Che fretta c'era? Non gliene importava nulla che stesse letteralmente congelando seduto sul ghiaccio impietoso, sarebbe potuto rimanere lì a lungo senza curarsi del freddo che incalzava perchè troppo impegnato a scrutare quegli occhi verdi che lo portavano lontano, in posti che fino ad allora non aveva esplorato e che probabilmente non era possibile fare fisicamente.
Era un equilibrio bellissimo. È come la maggior parte delle cose belle, era anche pericoloso.
Lui stesso aveva messo in evidenza "i rischi" che correvano stando lì, ma era rimasto abbastanza generico, come se la minaccia fosse solo all'orizzonte e a loro bastasse fare qualche passo per scongiurarla. Ed invece era già lì tra loro, il pericolo che inconsciamente entrambi temevano si era insinuato in quella strana coppia disarticolata già da prima che potessero anche solo pensarci. Era tra le labbra di Amber, che incauta come Killian non l'aveva mai vista, non si accontentava del vago ma voleva approfondire quali rischi stava davvero correndo, non certo per tirarsi indietro. O si?
Con la faccia tosta di chi non ha nulla da perdere, ancora assorta in quell'espressione indefinibile a metà tra oblio e la piena lucidità di sè, rispose con naturalezza, come se nella sua mente la risposta fosse stata sempre e solo questa (ed all'inizio lo era stata davvero):


"Che il ghiaccio si rompa. Cos'altro sennò?"

Nessuna ironia, nessun ghigno storto. Decontestualizzando il tutto, il mago poteva sembrare anche perfettamente serio e convinto di quello che stava dicendo, ma la risposta quasi sussurrata, pronunciata senza disincastrare lo sguardo da quello della ragazza, perdeva la sua credibilità nel momento stesso in cui la minima distanza che li separava iniziò lentamente a ridursi. Con una lentezza allarmante, si stavano avvicinando. Era lui? Era lei? Era solo un impressione e il viso dolce e arrossato dal freddo di Amber in realtà restava lontano ed inavvicinabile come sempre sarebbe dovuto essere? Killian non sapeva rispondere ( e questa probabilmente era la più grande conferma) ma stranamente nulla lo preoccupava: si stava solo immergendo nel verde degli occhi che lo avevano guardato in tanti modi diversi ma mai così profondamente, poteva davvero importargli del resto?

Prima che i dadi fossero lanciati del tutto per fare le somme, prima che tutto fosse perduto e impossibile da riavvolgere indietro, un rumore secco e improvviso fu seguito da un tonfo sordo poco lontano. Cogliendo l'uomo alla sprovvista e probabilmente anche la giovane incastrata in quel non-abbraccio/ abbraccio, un uccello aveva deciso di lasciare la sua postazione di vedetta su di un ramo sbilenco causando la caduta di un cumulo di neve che vi era sopra. Non era stato nulla di così violento e spaventoso, ma uno schiaffo in piena faccia o una cascata d'acqua gelida sul capo non avrebbe potuto svegliare Killian in modo più immediato. Dire "svegliare"non era del tutto corretto dato che il ventiquattrenne aveva sempre mantenuto una certa coscienza della situazione, ma la sveglia improvvisa gli aveva ricordato non quello che stava facendo ma il perchè non poteva farlo. Anche se la distanza era tornata a dei livelli più che sicuri e il silenzio era ripiombato integro dopo l'interruzione, fare finta di nulla sarebbe stato possibile ma non accettabile. Killian tornò a portare le braccia stese verso l'indietro reggendo così il busto inclinato e decisamente più lontano di quanto fosse pochi attimi prima, mandando ad inzupparsi completamente anche i mezzi guanti a contatto ora con la lastra. In realtà era abbastanza insensibile alle condizioni atmosferiche, ma ciò era normale considerando lo sforzo abnorme che gli costava mantenere il controllo della situazione adesso che era stato ad un soffio dal perderne le redini. Distese il capo portando anche questo verso l'indietro e i suoi occhi grigi approdarono nel cielo gelido sovrastante, come se sperasse di trovare lì la cosa adatta da dire.


"Un quasi-bacio al quarto non-appuntamento. Questo è piuttosto imbarazzante"

Detto da lui, che nella normalità non lasciava trasparire nulla che potesse essere anche solo lontanamente comparabile ad una situazione di disagio del genere, quell'aggettivo si colorava di significati nuovi ma non più lusinghieri. E sicuramente quel commentare in modo un po' troppo asettico e "estraneo" non rendeva bene l'idea di quanto invece il suo animo fosse internamente scombussolato. Conscio di non poter fuggire per sempre dagli occhi che lo avevano quasi trascinato a fondo, vi riportò uno sguardo triste e divertito in egual misura. Un po' di scuse miste a nessun pentimento. Unico come la persona a cui lo rivolgeva.

"Sembra che il "dopo" ci abbia raggiunto", commentò a voce bassa sancendo il momento di fare un passo indietro per andare avanti nella loro vera missione.

Non potevano permettersi di rischiare di perderla ancora.
 
Top
view post Posted on 19/4/2017, 21:14
Avatar

Group:
Mago
Posts:
6,505
Location:
Hyperversum

Status:



What are you waiting for?
TYCH85g

La corda era stata tesa, la trappola era stata piazzata, ed entrambi erano finiti lì dove l'Io dei loro animi cacciatori li avevano sempre voluti. Involontariamente, entrambe le parti in causa avevano iniziato a percorrere la strada che le avrebbe unite. Quali rischi correvano? Amber aveva già una risposta a quella domanda, ma temeva anche solo di pronunciare una minima parte, e poi era stato lui a lasciarsi andare un'affermazione strana, era lui a dover rispondere. Il rischio stava anche lì, nell'attendere una risposta che forse non le sarebbe piaciuta. Dopo aver riportato lo sguardo verso di lui, ancora in quello strano abbraccio, Amber perse un battito, accorgendosi di quanto intenso fosse lo sguardo dell'Auror, senza nemmeno pensare che potesse essere un riflesso al suo, altrettanto intenso e vivo. Non c'era scampo dalla serietà ancor più strana con cui aveva dichiarato che il loro rischio maggiore era il ghiaccio, la lastra che li sorreggeva poteva andare in frantumi sul serio? «Ma.. tu hai detto che ..» un accenno di panico si fece spazio in tutto quanto la testolina bionda cercava di elaborare, alimentato da un altro tipo di timore. «.. che non..» avrebbe voluto continuare, spiegandogli che non era corretto spaventarla in quel modo, quando per primo le aveva assicurato che il ghiaccio non si sarebbe mai rotto, che quel lago avrebbe sorretto il loro peso. Ma un nodo allo stomaco le impedì di dire qualsiasi altra cosa. Ogni parola da quel momento in poi sarebbe stata pura eresia. Amber, abbracciata all'Auror nel più assurdo dei modi mai sperimentati, non stava più sognando. Per la prima volta i suoi neuroni andarono in silenzio stampa, impedendole di dare importanza a qualsiasi cosa non fosse Killian. L'agitazione che perfino lui avrebbe potuto vedere nella giovane Tassa, iniziata nell'esatto momento in cui l'ipotesi di finire in acque gelide l'aveva colta, andava scemando. Scivolò via dal suo sguardo, ancora più sgranato, man mano che le intenzioni dell'altro si facevano più chiare. Le piccole rughe di quel tormento si distesero, e man mano che lui si avvicinava, una preoccupazione in più scivolava via da Amber, finché non si ritrovò ad un soffio da lui, privata di qualsiasi difesa, privata del suo controllo, privata di tutto. Eppure, in quell'infinito momento era tutto giusto. Era giusto che non avesse difese, era giusto che mostrasse a lui e lui soltanto quel lato incredibilmente raro. Si fidava tanto da permettere che accadesse. Poteva non essere un asso nelle relazioni, ma Amber sapeva benissimo cosa sarebbe accaduto di lì a poco, e non era spaventata, non quella volta. Senza smettere il contatto visivo, senza tirarsi indietro di un solo millimetro, percependo un'agitazione ben più piacevole farsi strada su tutto, accettò cautamente quel lento avvicinarsi di Killian. Il mondo era diventato improvvisamente grigio, di un grigio brillante, vivo, per niente sterile. Come sarebbe stato baciarlo? Era la domanda che martellava incessantemente, riempiendo di aspettative quel momento surreale. Non poteva certo saperlo, ma voleva scoprirlo, lo voleva ogni millimetro di più. La curva dolce di un sorriso di approvazione, si fece strada tra le sue labbra, prima che un enorme "si, puoi!" illuminasse lo sguardo cristallino. Non si era accorta che quella delicata mano affusolata, stava scalando la vetta della spalla di Killian, per avvicinarsi al tatuaggio con il quale l'aveva riconosciuto la prima volta. Ancora poco ed almeno un mistero sarebbe stato svelato, il più tremendo e dolce, il più pericoloso.

Tutto fu così istintivo, che il tonfo sordo che fermò ogni cosa, venne percepito come un urlo nella mente di Amber. Il ragazzo si era mosso con la giusta attenzione oltre le barriere infrante, arrivando a sfiorare il vetro sottile che lo separava da lei, dalla vera Amber... ma prima che il contatto spegnesse ogni pensiero e portasse a termine la promessa, prima che i suoi occhi si chiudessero in quella magica accettazione, una crepa piegò la lastra. E poi una seconda, che la percorse in lungo, e di nuovo un'altra, finché in una dolorosa e sorda esplosione, la barriera andrò in frantumi. Tutto accadde su un piano non visibile, e tutto avvenne non appena l'Auror,- forse rinsavito?- si allontanò da lei. Il cuore, stretto in una morsa di piacevole tensione, venne liberato, assieme alla sensazione di vuoto che ne seguì, e che non fu per nulla piacevole. Come una bimba, con il Luna Park chiuso davanti a sè, Amber si rabbuiò, abbassando la mano, che si era ritrovata ad accarezzare l'aria gelida di febbraio e nulla più. Distolse lo sguardo quasi subito, non appena lo vide ritirarsi, incapace di reggerlo ancora, avvolta dal timore di mostrarsi delusa. I capelli biondi fecero da perfetta barriera, separarono i due sguardi prima che un velo umido bagnasse gli occhi della Tassa. Cosa era successo? Perché quel percorso perfetto era stato deviato? Ma soprattutto... bastava così poco? Era lì, lei era lì come mai prima di allora, era lì pronta ad affrontare le complicazioni ed i rischi, quelli che lui non aveva espresso ma che entrambi avevano compreso. Ma lui no..? Non capiva, aveva sbagliato qualcosa? Chiuse gli occhi nel tentativo di respingere l'amaro nodo che per poco non le aveva tolto il respiro. Non si sentì mai tanto sciocca come in quel momento. Era davvero stata sul punto di lasciare che lui prendesse così tanto da lei? La risposta non poteva che essere affermativa, e la cosa che più poteva infastidirla era che non era successo. Avrebbe scommesso di potersi spaventare per quanto vicino gli aveva permesso di arrivare, ed invece la cosa che più le premeva era che in realtà non ci era arrivato. Cosa le stava succedendo? Non credeva di poter desiderare così tanto un bacio, eppure era successo, ed ora non le restava che l'amaro in bocca ed uno sguardo opaco rivolto al ghiaccio. Il commento distante di Killian la riportò alla realtà, prima che la sua paranoia desse il via a qualcosa di peggio. Da quando lui era così diretto? Aveva davvero esposto la realtà dei fatti in quel modo? Percependo un lieve movimento, Amber spostò con un gesto più controllato possibile, la tenda di capelli biondi e tornò a guardare l'improvvisato maestro. Ma non si rese conto di "come" lo guardò. Nelle iridi verdi era rimasta una traccia di quel sospirato attimo di intensa felicità, ma vi si era insinuato un dubbio che ne aveva offuscato la vivacità. Era stata abbastanza brava da mascherare il nodo che ancora prometteva di gettarla dal precipizio più vicino, ma era uno sforzo continuo che l'avrebbe forse logorata. Solo l'accenno di dispiacere nello sguardo del ragazzo le diede qualcosa a cui aggrapparsi. Se anche lui, in parte, aveva desiderato scoprire cosa sarebbe successo se... allora c'era ancora la possibilità che l'occasione tornasse. In quello lei doveva sperare.
Come dargli torto? Con la giusta e per nulla celata dose di rassegnazione, Amber scivolò volutamente, liberando Killian dal suo lieve peso, poggiando entrambe le ginocchia sul ghiaccio. Senza distogliere lo sguardo da lui più del necessario. «Ho... dei dolci, in borsa Disse, usando lo stesso tono con cui si era scusata poco prima.

Ok, non avrebbe veramente voluto dire quello. Lei avrebbe voluto dire che non era stato imbarazzante, che c'era stato ben di peggio nel suo passato, e che lei non avrebbe rifiutato quel gesto... anche se forse l'ultima parte sarebbe stata ovvia. Ma lui, inconsapevolmente, aveva appena creato un mostro, negandole qualcosa che era riuscito a farle desiderare. Quanto a lungo sarebbe durata la loro finta tregua? Quello strano sorriso, sorto dal nulla sulle labbra di Amber, in ultima, cosa avrebbe significato? Era aperta la caccia? Oh, erano già nei guai, e forse lo sapevano da sempre. Con un ultimo sguardo ancora difficile da decifrare, ma sicuramente pieno di dubbi e frammenti di vetro infranti, guardò il ragazzo e tese una mano verso di lui, nella speranza che almeno l'aiutasse a rialzarsi, fisicamente. Non era più certa di ricordare come si camminasse. Qualcosa si era scheggiato, ma non era niente a cui lui non potesse rimediare avvicinandosi ancora. Fu quello che lo strano sguardo volle comunicare all'Auror. Le stava bene la tregua, se era ciò che voleva, ma se in un qualsiasi momento lui avesse voluto ritrattare, lei sarebbe stata lì ancora un po'. La tremenda sensazione di aver immaginato - ancora una volta - tutto quanto, tornò a disturbarla. Come poteva decifrare quei comportamenti, se continuava a rivivere l'avvicinamento di poco prima?

Sometimes darkness can show you the light



Edited by ˜Serenitÿ - 20/4/2017, 08:38
 
Top
view post Posted on 23/4/2017, 12:41
Avatar

Group:
Auror
Posts:
552

Status:


"Troppo cerebrale per capire che si può star bene senza calpestare il cuore
Ci si passa sopra almeno due o tre volte i piedi come sulle aiuole"



03c3769b9320aa2543e87b535d991817
La domanda che dopo un attimo del genere avrebbe attanagliato chiunque sarebbe dovuta essere se la controparte femminile avrebbe mai accettato quel bacio rubato, ma Killian, purtroppo, non poteva avere il beneficio del dubbio e la risposta, pur essendo affermativa, rendeva ancora più necessario quel brusco ritorno alla realtà. Aveva visto quel piccolissimo e involontario sorriso dolce che era sbucato tra le labbra rosee di Amber ,rendendo ancora più invitante la conclusione di un gesto che se non avesse trovato delle interruzioni casuali sarebbe andato a termine ben presto. E aveva sentito anche la mano affusolata e fredda che risaliva lenta verso il collo e si chiese con una punta di rimpianto se la sua corsa sarebbe mai giunta fino al suo viso, innescando quel brivido che l'uomo aveva sentito sul punto di invaderlo e che nulla avrebbe avuto a che fare con il freddo. Non si era mai immaginato una situazione del genere, eppure ora che l'aveva sfiorata così da vicino gli sembrò la cosa più naturale del mondo e il fatto di avere sulla coscienza un bacio sospeso nella non realizzazione lo rendeva più infastidito che mai, almeno quanto era urtato dalla consapevolezza di esserselo sottratto da solo, volontariamente.
A volte scegliere il giusto portava a compiere i più grandi torti contro se stessi, non lo aveva già imparato abbastanza?
Viscida e insidiosa come il più meschino dei pensieri, una nuova domanda infieriva su di una mente che già arrancava nel tornare alla lucidità: sarebbe stato il primo bacio per la piccola? Un certo senso interiore suggeriva di si, ma non poteva averne la certezza. D'altronde pensare che una così bella ragazza fosse riuscita a sfuggire per tutto questo tempo alla corte dell'altro sesso era improbabile almeno quanto lo era che fosse andata al Ballo di Fine Anno da sola... Eppure quella volta gli era andata bene. E poi, la giovane strega che ancora sedeva sulle sue gambe non era definibile come un semplice esemplare di femmina umana dall'aggraziata bellezza, lei era Amber. Con una certa punta di orgoglio, l'idea che nessun altro fosse stato così vicino all'immergersi completamente nel verde dei suoi occhi acquisiva sempre più solidità, creando soddisfazione da un lato e rendendo ancora più tremendamente difficile recidere definitivamente quel contatto unico. La sua frase e il suo allontanamento ci riuscirono, comunque.
Vedere la piccola mano lattea rimanere sospesa nel punto in cui prima aveva trovato il suo caldo appoggio sarebbe stata una visione straziante, ma fortunatamente Killian aveva deciso di guardare il cielo per sottrarsi il tempo minimo necessario per riprendere fiato da quella morsa.
Un iniziale attimo di crisi aveva avuto comunque modo di percepirlo: se quello che temeva nascondersi dietro allo schermo biondo dei capelli si fosse rivelato reale, avrebbe mollato tutto. Non avrebbe sopportato di vederla ferita a causa di un suo comportamento sconsiderato. Si sarebbe scusato, alzato e probabilmente avrebbe anche fatto il nome di qualcun altro che potesse aiutarla con il suo mistero da risolvere. La ragione era semplice, non avrebbe più potuto aiutarla odiandosi per quello che aveva rischiato senza pensarci. Ma Killian ricevette un'importante lezione quando il viso levigato della strega tornò ad essere accessibile al suo sguardo grigio: non doveva sottovalutarla in quel modo. Si rendeva più sciocco di quanto non fosse, facendolo.
Pur non nascondendo con piccoli indizi che il non-bacio aveva lasciato più conseguenze di quanto entrambi volessero ammettere ( e questo era normale, anche Killian non aveva saputo minimizzarli del tutto), la piccola trovò la forza di rispondere tergiversando. Allora le stava bene così, anche se in un secondo momento ripensando alla fatidica occasione non sfruttata un sospiro sarebbe stato d'obbligo.


"Temo che nemmeno i dolci riescano a rendere più facile quello che ho da dirti.."

Perchè? Perchè doveva rendere il "dopo" così tragico? Non era una bugia, ma Amber avrebbe potuto affrontare la proposta per cui le aveva chiesto di incontrarsi anche senza che lui anticipasse lo spiacevole. Era abbastanza evidente che la frase detta dalla Tassorosso aveva come unico scopo il proporre di abbandonare la pista e quello che vi era accaduto, almeno momentaneamente. Ma la nuova espressione che animava il viso giovane e arrossato della ragazza non prometteva nulla di buono e il ricorrere a dei freni era stata la prima reazione dell'Auror. Rispondendo all'invito furbo di aiutarla ad alzarsi, le porse una mano su cui fare perno ma non riuscì a nascondere uno sguardo indagatore un po' preoccupato. Si era cacciato in grossi guai, ma il problema era capire se lei volesse trasformarlo da cacciatore a preda o volesse rendersi una preda così invitante da rendergli la caccia impossibile da non attuare. In entrambi i casi, la dolce e tenera Amber aveva giocato delle carte alla quale Killian non sapeva come rispondere.

E lui, lo sentiva, stava già impazzendo.
 
Top
view post Posted on 24/4/2017, 09:21
Avatar

Group:
Mago
Posts:
6,505
Location:
Hyperversum

Status:



I close my eyes but he's still there
TYCH85g

Aprire o chiudere gli occhi, era ormai inutile. Killian esisteva, era lì davanti a lei e l'aveva quasi baciata, ammettendolo con un tono ed una maniera che forse avevano davvero scheggiato il cuore della Tassa. Era complicato.
Le era stato detto tante volte che sarebbe stato difficile. Nonna Elise cercava sempre di spiegarle che a fare la dura non avrebbe mai guadagnato nulla, sarebbe solo diventata di pietra, si sarebbe trasformata in una statua, ed un giorno qualcuno l'avrebbe accidentalmente fatta cadere, urtandola per sbaglio, e lei sarebbe andata in mille pezzi. Perché quella corazza sarebbe stata anche il suo peggior nemico. Era saggia la nonna, ma non avrebbe mai potuto sostituire davvero la figura di una madre. Perché se c'era qualcuno che le mancava immensamente in quei momenti, era proprio Eveline. Lei che era riuscita a penetrare nel cuore stranamente simile al suo, del padre, avrebbe potuto aiutarla a capire perché Killian si era fermato. Non era tanto sciocca da credere che fosse davvero colpa della neve caduta in qualche punto imprecisato attorno a loro, decisamente no. Era stata ad un passo da una felicità nuova, l'aveva vista, era a portata di mano... eppure non l'aveva afferrata, e non sapeva perché. Mai in vita sua si era sentita così stupida anche solo per aver creduto che quello strano momento potesse durare. La storia non avrebbe smesso di ripetersi, non per lei, si disse scuotendo appena il capo, evitando accuratamente lo sguardo di Killian. Ricordava perfettamente il giorno in cui Kajus aveva tentato di fare la stessa cosa, avvicinandosi a lei con una rapidità disarmante per approfittare di un attimo di tranquillità e guastarlo con un bacio indesiderato. E ricordava con estrema chiarezza anche lo schiaffo con cui l'aveva colpito e la rabbia con cui lo aveva guardato prima che questi corresse via, quasi spaventato, lasciandola sola. John era stato fiero di lei, quel giorno, perché aveva capito che Amber sarebbe stata in grado di difendersi dalle insidie di una tempestosa adolescenza in arrivo. Ma John non aveva capito nulla, ed Amber nemmeno, e la prova era proprio lì, in quel gelido lago, tra gli occhi quasi inespressivi della ragazza. Avrebbe voluto incolpare Killian per aver trasformato l'assurda caduta in un momento potente e magico, e poi averglielo sottratto sotto il naso, come se fosse la cosa più semplice del mondo. Forse lei non vedeva quanto impegno ci stesse mettendo anche lui per non cedere e tornare indietro al momento di prima. Quel momento le aveva lasciato una consapevolezza più difficile ancora da accettare: Si stava innamorando di lui. Ed era terrificante. Non era esperta, non poteva dire di sapere cosa volessero davvero dire quelle parole, eppure le sentiva sue, le sembravano reali ora che potevano diventare impossibili. Quel breve assaggio, quello sfiorarsi così naturale, aveva dato il "via libera" a tutto quanto si era tenuta dentro dal Ballo di fine anno, a quegli strani pensieri da ragazza che la coglievano nei momenti meno idonei, mentre svolgeva i compiti, o anche quando passeggiava con Fergus. Sapeva di non essersi semplicemente immaginata tutto, e forse il suo orgoglio si era preso una rivincita, considerando che i segnali era riuscita a percepirli nel modo corretto. Ma tutto andava in netto contrasto con la realtà del momento, quello in cui lui aveva finito per allontanarsi e lei già sentiva di aver perso l'unica occasione possibile. Pessimista, come sempre, deviò il discorso nel più banale dei modi. Stava facendo quello che nonna Elise le aveva detto di non fare, stava cercando di trasfigurarsi in pietra per mostrarsi tanto adulta da non aver provato niente poco prima. Ma mentire a Killian, anche solo con uno sguardo di circostanza, non era mai stato facile, ed in effetti lei fallì. Nel momento in cui la voce dell'Auror tornò a sovrastare i suoi pensieri, prima che le porgesse la mano per alzarsi, Amber si costrinse a guardarlo, lasciando che il verde acqua tremasse sotto il peso del grigio, e svelasse la realtà dei fatti, pura e semplice. Preoccupazione e curiosità si mostravano in superficie, ma sotto di esse c'era altro, c'era quello che aveva istigato il sorriso semplice di Amber, e che ora si chiedeva se mai sarebbe tornato. Un "Perché" grande quanto un palazzo, era fermo sulle sue labbra. La linea sottile tra esagerazione e ragionevole richiesta, si era assottigliata ancora.. ma l'idea che lui stesse per dirle qualcosa di ancora peggiore, mise in secondo piano anche quello, anche se per poco. Incassano il colpo nel peggiore dei modi, Amber storse le labbra e corrugò la fronte, tornando a guardare il ghiaccio e lasciando che un sospiro agitasse il suo esile corpo, ancora infagottato nel giubbotto di Killian.


«Si, capisco..» si sforzò di dire, mentendo spudoratamente ed inutilmente, ancora una volta. Non aveva capito nulla, ed in quel momento capiva ancora meno! Finalmente in piedi, non volle essere la prima a recidere quel nuovo contatto. Osservò la sua mano, percependo nuovamente le falangi raffreddarsi, stringersi a lui in quanto appiglio.. la stessa mano che poco prima era stata pronta a sfiorare la mezzaluna. Si era chiesta se quell'inchiostro babbano potesse lasciare del segni, se il tatuaggio si sarebbe mostrato in rilievo, almeno un po'. Ma doveva imporsi di non pensarci più. Eppure, appena riportò il suo sguardo su Killian, la rabbia che, sottile, si era infiltrata in quella mente già affollata, svanì ancora, sostituita da uno sguardo più attento. Lei voleva capire, sarebbe stato tanto sciocco chiedere perché? Poteva sentire le parole di sua madre, che ogni tanto immaginava, ma che altri non era che il suo "io" più maturo, rispondere: " Non puoi chiedere ad un ragazzo perché non ti ha baciata!" Forse era solo folle, o forse aveva ragione. La presa, prima salda, iniziò a farsi meno stabile quando la certezza che lui stesse per colpire ancora più in profondità si palesò. Avrebbe potuto mascherarli con il freddo in arrivo, data l'arietta gelida che soffiava verso di loro, ma quei brividi che a tratti la scuotevano, erano dati dal mix di emozioni indefinite che stava ancora provando. L'intimità raggiunta poco prima le avrebbe permesso di fare un passo successivo, ignorando l'avviso della sua mente ancora scossa... ma a che pro? Cosa sapeva di lui? Senza smettere di guardarlo negli occhi, si chiese chi vi fosse realmente dietro quel grigio di Londra. Interrompendo lo sguardo, non volendo rispondere alla richiesta che tacitamente lui le stava facendo, Amber parlò ancora, la voce uscì più debole del previsto. Non poteva guardarlo negli occhi, perché sentiva che si sarebbe resa ridicola con la domanda che stava per fargli e voleva salvarsi da uno sguardo pietoso che forse lui le avrebbe rivolto dopo. «Mi dispiace.. » per cosa? Fu presto detto.«.. se ho sbagliato qualcosa io.. Scusa, non volevo interromperti.» ma prima ancora di completare quella frase, come se in lei vivessero due distinte personalità, si fermò, trovando un nuovo finale che non implicasse alcuna domanda. Quell'ultima parte aveva due significati diversi, il primo era semplice: Toccava a lui parlare, data la tragica anticipazione di qualcosa di nuovamente spiacevole. La seconda era più sottile, era una conferma, qualora servisse: lei non l'avrebbe fermato. Ammetterlo a quel punto non le sembrò troppo problematico, perché non era altro che la verità. Però lui era anche lì per dirle qualcosa, e forse era il vero motivo per cui le aveva dato appuntamento al Villaggio, perché forse lei non era lì solo per imparare a pattinare, e quello non era davvero solo un appuntamento, cosa che invece lei aveva iniziato a pensare. Era stata così sciocca da volersi dimenticare per un po' di quei drammi familiari che portava sempre con sé. Ma il tempo del giudizio era tornato, ed il richiamo alla ragione doveva essere d'obbligo. Ma avrebbe dato il suo conto in banca pur di ripetere l'avvicinamento di prima e dimenticarsi ancora di tutto. Il pensiero che non potesse più succedere, l'avrebbe forse ferita più di tutto. Perché probabilmente lui stava per dirle che non l'avrebbe più aiutata, che avrebbe dovuto chiedere ad altri Auror, che forse gli aveva chiesto troppo. E se così fosse stato, allora difficilmente avrebbe smesso di incolparsi tanto presto. E no, Killian Resween era l'unico Auror di cui lei avrebbe mai avuto bisogno, sotto più aspetti di quanti le sarebbe piaciuto ammettere. Se fosse stato necessario, avrebbe ricomposto la sua corazza per proseguire lungo il binario più "saggio", ma non le sarebbe piaciuto.

Sometimes darkness can show you the light

 
Top
view post Posted on 25/4/2017, 18:47
Avatar

Group:
Auror
Posts:
552

Status:


03c3769b9320aa2543e87b535d991817
Il cielo, ignaro e disinteressato sopra le loro teste, era ancora abbastanza chiaro ma le temperature iniziavano a scendere rapidamente come tipico nel fondo dell'Inverno. Non potevano rimanere in quel tappeto di ghiaccio ancora a lungo sperando di rimanere incolumi da malanni stagionali, soprattutto a contatto con la lastra che li aveva messi a dura prova.
Come se un capitolo fosse giunto al termine ed entrambi sapessero che era giusto così- doveroso anzi- voltare pagina non era così facile ed immediato soprattutto a causa dell' importanza delle cose che vi erano state scritte sopra.
Amber si avvalse della mano guantata dell'uomo per ritornare in piedi, stavolta senza difficoltà eccessive, ma Killian dubitò dell'affermazione che aveva accompagnato il gesto. Non metteva certo in dubbio l'intelligenza e la perspicacia della giovane Tassorosso, ma difficilmente aveva davvero capito quello che c'era in ballo ora tra loro due, a qualsiasi cosa si riferisse. Rimanendo sul piano più ufficioso, non poteva trattarsi di ciò che Killian aveva da proporle altrimenti la situazione sarebbe drasticamente mutata da tempo. Allo stesso modo e a maggior ragione, non poteva "capire" quello che si agitava nell'animo dell'uomo dato che lui stesso riusciva a stento a fare chiarezza sulle cose "base". Rimase in silenzio perchè non avrebbe avuto nessun senso confutare l'affermazione della ragazza, ma gli sguardi che rimasero incatenati nonostante la rottura dell'abbraccio forse potevano comunicare più delle fallaci parole. Se avesse davvero capito, sarebbe stato tutto più semplice: niente spiegazioni sulla necessita di quell'interruzione, nessuna ricerca di prove sul fatto che era meglio così per entrambi. Il desiderio di non doversi giustificare con lei quando era già abbastanza opprimente doverlo fare con se stesso traspariva forte negli occhi grigi ormai irrimediabilmente adombrati da nubi scure. Da una parte la volontà di sfogliare i pensieri gemelli che si celavano in quella testolina bionda, dall'altra la paura di non poterne uscire mai più.

Visto che l'uomo continuava a rimanere in silenzio, toccò di nuovo alla piccola far vibrare l'aria con la sua voce femminile e ricca di nuove esitazioni. Un "mi dispiace" simile ad un pigolio colpì con la forza di una bomba l'autostima del ragazzo. Le frasi seguenti furono ancora più devastanti: aveva davvero commesso un errore imperdonabile, allora, anche se si era fermato un attimo prima della linea di non-più-ritorno! Mescolando la voce roca e sempre più bassa a quella più sottile, provò ad interromperla prima che quel non-senso venisse davvero pronunciato.


"No..no, non scusarti. Non hai nessuna colpa."
*..Se non quella di essere così... così..Amber*
.

La mano dai ghirigori sbiaditi si strinse a quella immacolata della Tassa con la quale era rimasta intrecciata per tutto questo tempo senza accorgersene, come se fosse un prolungamento naturale in quel freddo pomeriggio invernale. Quella pressione che diede nuova stabilità e calore al contatto fisico serviva, inconsciamente, a far si che anche quanto detto dopo acquisisse una certa forza:

"Senti, Amber, ora torniamo su un terreno stabile e poi ti dirò cosa ho in mente per il nostro...affare. Va bene?"

Il tono era deciso ma ciò che premeva all'Auror era che fosse convincente, che potesse una volta per tutte recidere le resistenze che il cambio di argomento stava trovando da entrambe le parti. Poteva sembrare sbrigativo, ruvido, indelicato anche se la sua volontà era lungi dal voler apparire tale. "Terreno stabile" era quanto di meglio aveva trovato per esprimere il doppio significato sulla quale stavano giocando da tempo: fuori dal ghiaccio, fuori da quell'argomento spinoso.

Il ventiquattrenne liberò la mano della biondina dalla sua presa e con entrambe si aiutò a rimettersi a sua volta in piedi. Il freddo a cui era diventato insensibile iniziava ora a riprendersi i suoi morsi pungenti anche se muovere qualche passo gli fece bene. Con un piccolo cenno del capo accompagnato da un occhiolino incoraggiante, Killian invitò Amber a seguirlo fuori dalla pista, oltre il bordo poco distante. Doveva essere la dimostrazione che era ancora lui, il Killian di Diagon Allley, della Londra Babbana, del suo appartamento, di Hogwarts. Divertito e furbo. Peccato che quando le diede le spalle la sua espressione cedette alla consapevolezza di non poter sperare davvero di rimettere tutto a posto così. Probabilmente questa era la strada più rapida per farsi odiare. Ma era anche la più diretta per rendersi davvero utile allo scopo originario.

Rivolgendosi verso i loro oggetti personali all'altra sponda dello specchio ghiacciato, il mago estrasse il suo fedele catalizzatore scuro leggermente scheggiato qua e là e per tre volte lo puntò verso essi per l'incantesimo di appello: una per gli anfibi, una per le scarpe della ragazza e una per il suo mantello. Mentre le scarpe ricaddero con leggeri tonfi nella neve nei pressi dell'Auror, il soprabito venne da questi afferrato al volo prima che fluttuando toccasse il suolo, raffreddandosi. Killian offrì il drappo di caldo e morbido tessuto alla proprietaria, ma sorridendo apertamente la informò:

"La giacca puoi tenerla"
.

Che doveva suonare un po' come: 'tregua?'
 
Top
view post Posted on 26/4/2017, 11:06
Avatar

Group:
Mago
Posts:
6,505
Location:
Hyperversum

Status:



I can't believe I'm broken inside
TYCH85g
Poteva davvero capire cosa passava per la mente di Killian? Le sarebbe piaciuto scoprirlo, e con l'ausilio di quel contatto visivo avrebbe anche potuto tentare, ma la paura che provava alla sola idea di violare qualcosa di così sacro, l'avrebbe sempre fermata prima che fosse troppo tardi. C'era fiducia tra loro, ma lui sembrava essersene dimenticato. Forse nemmeno lui aveva capito quanto fosse costato ad Amber concedere un avvicinamento simile. Si era illusa di aver capito almeno una cosa, di aver capito che quello che condividevano esisteva in pari misura per entrambi... ma aveva sbagliato, ancora. Esagerava, lo faceva sempre, dunque perché sorprendersi se anche per lui ciò che sentiva era stato amplificato da quella sua sciocca indole?Era bastato un rumore da niente per distrarlo, per privare entrambi di un momento carico delle migliori aspettative. E se ci era davvero voluto così poco.. allora quanto poteva contare lei per Killian? Poco. Troppo poco. Però qualcosa non tornava, c'era un enorme buco nero irrazionale a dividerli nonostante le loro mani fossero ancora unite. Lo sguardo di entrambi aveva perso la fiammella che l'aveva animato, e chiedersi se fosse almeno in parte colpa sua, era il minimo. Strana fu anche la reazione alle sue stesse parole, si sarebbe aspettata qualcosa di molto simile a quanto era accaduto in casa sua, a Londra, ma Killian non usò il solito tono per rimproverarla di essersi scusata senza motivo. "Non hai nessuna colpa" le disse, inconsapevole di quanto potesse esserci dietro un gesto appena più dolce del normale. E se non era colpa sua allora.. era di Killian? Doveva e poteva avercela con lui per tutto quanto ancora non si erano detti?
L'esile mano venne stretta per un attimo, e per quell'attimo Amber tremò. Temeva le parole che ne sarebbero seguite, ed aveva ragione, perché non furono per niente piacevoli. Sancivano una fine senza via di scampo, obbligavano un ritorno su un "terreno stabile" che non consentisse più scivoloni simili. Non pensò nemmeno minimamente che lui potesse riferirsi al ghiaccio o al loro stato fisico. Avrebbe voluto poter spegnere ogni cosa e divenire una macchina razionale e precisa, ma non ci riuscì, perfino reggere lo sguardo senza lasciarsi andare allo sconforto si stava rivelando un'impresa titanica.
"Ora torniamo su un terreno stabile", nella sua mente, suonò più come " smettila di sognare l'impossibile" e fu devastante. «Si» NO!
Accettò con un sussurro improbabile quel nuovo accordo, mentre il suo animo gridava l'esatto contrario. Voleva una spiegazione, voleva sentirti dire che si era immaginata tutto, che si era immaginata che potesse esserci qualcosa di più, perché non sarebbe tornata al Castello con quel terribile dubbio. Lo osservò rialzarsi senza davvero vederlo, ancora persa in quei pensieri che avevano ingaggiato una guerra interiore ben lungi dall'essersi conclusa. Poteva davvero aver capito così male? Ritirò la mano, come se sfiorarla ancora potesse provocare solo ulteriori danni. Erano quelli i rischi a cui aveva accennato poco prima? Cosa sarebbe accaduto se il bacio fosse divenuto un punto saldo nella loro linea temporale? Amber aveva immaginato tutto, aveva immaginato di potersi legare a lui e di poter continuare a scavare nel suo passato, assieme, come una vera squadra. Ma come sempre la sua fantasia l'aveva portata troppo lontana dalla realtà. Difficilmente si lasciava andare a pensieri simili, perché quando lo faceva il risultato non cambiava mai: lei perdeva.

L'occhiolino, oh quello lo vide, non la rassicurò per niente. Aveva imparato ad apprezzare - anche troppo - quell'espressione scaltra.. ma in quel contesto stonava terribilmente. E lo sguardo assottigliato e pieno di negazione di Amber sarebbe stato la valida prova che, no, dissimulare non sarebbe stato facile per nessuno dei due. Ancora in piedi, ferma in quel lago di ghiaccio, lo vide voltarle le spalle, ed in quel momento capì quanto Killian le avesse appena, impunemente, portato via: troppo. Chiuse gli occhi, cercando di arginare quella lacrima che avrebbe varcato presto il confine delle sue palpebre, sfondando quel muro di incomprensione troppo fragile per apparire un qualcosa di diverso. Quando riaprì gli occhi, le ceneri di quella fiamma, spenta nel peggiore dei modi, scurirono il verde, e le scivolate lente, prive di alcuna enfasi, la riportarono a contatto con la solida neve. Solo allora il sorriso di Killian si sarebbe scontrato contro le labbra di Amber, serrate in un'espressione che non avrebbe fatto presagire nulla di buono. Era arrabbiata, eppure voleva apparire semplicemente fredda e distante, voleva indossare la maschera che l'avrebbe portata anni luce da lui ed ad una prima occhiata sarebbe apparsa così come aveva desiderato. Ma una seconda ed una terza, appena più intense, avrebbero fatto crollare anche la fragile barriera ancora in fase di ricostruzione. Vide i suoi scarponcini cadere poco distanti da Killian, ed il mantello raggiungerli poco dopo, fermato in tempo dal ragazzo. Ma lei si era estraniata da tutto e tutti e per indefiniti istanti rimase immobile, ad osservare una scena che non sembrava aver più senso. Se non fosse stato per quel briciolo di curiosità che era tornata a galla, per la vergogna e per quella ferita profonda nel suo orgoglio Amber se ne sarebbe andata lasciandolo solo. Si riprese solo con le successive parole di Killian, che sembrava intenzionato a lasciarle la sua giacca. Doveva considerarlo un souvenir? *No, grazie.*

«No.. è tua.» disse con fin troppa durezza, togliendosela, di spalle, quasi intimidita da un possibile sguardo appena più profondo, sentiva di essere giunta al suo personale limite. Cosa se ne sarebbe fatta di quella giacca una volta al castello? Avrebbe rimpianto quei momenti mai vissuti? Non sarebbe stato d'aiuto. Le sarebbe piaciuto tenere per sé qualcosa di Killian, non poteva negarlo, era allettante l'idea, ma non con quelle basi, non dopo quanto non era accaduto poco prima.

Gliela porse, afferrando in cambio la sua mantella, senza più celare lo sguardo intristito, sconfitto. Perché era esattamente così che si era sentita, sconfitta e sciocca.
E fin tanto che fosse rimasta lontana da una vera spiegazione, quella sensazione non se ne sarebbe andata. Distolse lo sguardo, riportandolo all'altra parte della sponda, all'incavo nell'albero che ancora teneva prigioniera la sua borsa. Imitando le gesta dell'Auror, puntò la bacchetta verso la tracolla, e la richiamò a sé con fin troppa durezza. L'afferrò saldamente appena la raggiunse. No, i dolci non avrebbero cambiato nulla.. ed il peggio, contenuto nelle pagine di pergamena che aveva portato con sé, doveva ancora esser svelato. Se solo avesse potuto abbandonarsi in un abbraccio di conforto, avrebbe tratto una forza maggior per continuare su quella strada, ma forse avrebbe dovuto accontentarsi dell'abbraccio del mantello scuro.
Si sedette con calma, su una roccia appena più spoglia di neve, per togliersi con tranquillità i pattini azzurri, nella speranza che quelle mani smettessero di tremare e mostrare quanto conflitto vi fosse tra ragione e sentimento anche in quei piccoli gesti. Era assurdamente convinta che lui avesse una ragione differente per staccarsi da lei ed interrompere tutto, la parte più romantica della sua anima gridava che la ragione doveva essere differente, che non poteva davvero aver finto di provare interesse per lei solo per il gusto di vederla inerte e abbandonarla subito dopo.


«Cos'hai in mente?» chiese poi, senza degnarlo di uno sguardo, cercando di accordagli quella tregua che così in fretta andava cercando. Non era quella la domanda che voleva porgli, ma aveva senso combattere per qualcosa che lui non aveva intenzione di mostrare? Lo avrebbe fatto se solo avesse avuto un segno che risollevasse il suo orgoglio, che ricucisse lo strappo. Aveva paura che un accenno all'argomento rendesse il tabù un addio. Si sentiva già abbastanza sciocca così, senza bisogno di rimarcare l'ovvio. Però avrebbe pagato qualsiasi cosa per avere la certezza di essere lei la colpa di tutto, sarebbe stato più facile identificarsi come colpevole ed archiviare la faccenda con un "ti sei immaginata tutto, non c'era niente di vero, io sono solo un aiutante, e non sarò mai niente di più". Ma l'idea che Killian potesse dire quelle frasi ad alta voce avrebbe solo fatto affiorare altre lacrime e non c'era spazio anche per quelle. E lei era lì, che ancora lo vedeva avvicinarsi e sentiva la vera domanda premere sotto la superficie. *Perché hai ballato con me, Killian?*

Sometimes darkness can show you the light

 
Top
view post Posted on 29/4/2017, 13:01
Avatar

Group:
Auror
Posts:
552

Status:


03c3769b9320aa2543e87b535d991817
Credere di poterla fare franca era stato un terribile sbaglio di insensato ottimismo che non era decisamente da lui. Era sempre stato abituato a prendersi le conseguenze delle proprie azioni con gli interessi e non per questo evitava di fare cose che poi avrebbe pagato a caro prezzo. Ma questo… era evidente che il filo sottile che li aveva sempre uniti, prima come accordo e poi come intesa crescente, si stava assottigliando pericolosamente proprio dopo aver rischiato la formazione di un nodo indissolubile. Killian Resween aveva sbagliato e lo sapeva. Ma contrariamente a quanto lasciava trasparire lo sguardo ferito e deluso della ragazza, il problema non era stato il non compimento del bacio ma esso stesso o quello che lo aveva anticipato e innescato. Dopo aver passato un’ora intera da impotente spettatore della lotta tra l’Auror e l’Estraneo alla fine si era schierato dalla parte di quest’ultimo, affidandogli completamente le redini della propria persona e lasciando che lo conducesse vicino, fatalmente vicino a ciò che aveva scoperto di desiderare. Amber non aveva tutti i torti a reagire così freddamente a quel voltafaccia che aveva commesso seppur controvoglia ridando all’uomo tutto serietà e lavoro tutti i comandi di controllo. Ma questo non significava che i loro rapporti dovessero scendere ad una temperatura persino inferiore alla lastra di ghiaccio galeotta! Potevano ritrovare un equilibrio, potevano tornare quelli che erano sempre stati fino ad allora: complici ma con un obiettivo ben preciso. Distrarla o addirittura deviarla dalla ragione per cui si erano incontrati sarebbe stato il più insopportabile dei peccati per lui e presto anche Amber avrebbe capito quanto meglio era per entrambi non spingersi troppo oltre, o almeno così sperava.

A giudicare dall’espressione corrucciata e triste che sfioriva sul viso dalla delicata bellezza, Killian stava proprio superano i confini delle illusioni impossibili ma nonostante fosse un dolore quasi fisico sapere di essere la causa di un comportamento così distante e distaccato, era convinto di essere nel giusto e decise di non insistere oltre dove le parole sarebbero state solo altri dardi vuoti ed insignificanti. Le avrebbe dato tempo per ragionare e capire, confidando anche che i nuovi sviluppi della loro missione avrebbero assorbito cuore e mente della piccola. Rimanere impassibili in una nuova normalità era però quasi impossibile, soprattutto se la modalità imbronciata della giovane aveva qualcosa di molto simile alla tragicommedia. Rifiutò con una durezza incredibile l’offerta della giacca che più che per il freddo, essendoci il mantello, era stata una proposta di pace. Negata.
Mentre gli dava le spalle sfilandosela, il mago inarcò le sopracciglia senza riuscire a nascondere l’indecisione tra il far seguire una grossa risata divertita o il sentirsi irrimediabilmente offeso. Aveva abbastanza esperienza con le ragazze per sapere che la prima opzione sarebbe stata un suicidio ed allo stesso tempo non poteva a sua volta covare sentimenti negativi perché sapeva di meritarsi in parte quel trattamento. Si limitò ad alzare le spalle arrendendosi a quella decisione e quando lei gli porse l’indumento disse semplicemente:


“Come vuoi…” *ma anche tu hai tentato di consolarmi con dei dolci*

Killian Resween non era un tipo da perdersi in preghiere, non in queste situazioni. Aveva arginato tante volte i capricci di una Persephone imbronciata e in conflitto con il mondo, ma per quanto questo lo aiutasse nei passi “base” non poteva comparare Amber ad una qualsiasi adolescente ferita dal genere maschile, soprattutto perché il genere maschile era lui. Era una questione radicalmente diversa e per questo la strategia dell’assecondare le sue scelte sembrava per ora la più conveniente: poteva quasi sentire il ticchettare di una bomba pronta ad esplodere, doveva riuscire a toccare i fili giusti.
Mentre si rimetteva la giacca nera (inebriata di un profumo diverso dal suo) la osservò in silenzio religioso appellare la borsa che era sfuggita alla sua attenzione e con un attimo di sciocca incoscienza si chiese se potesse ancora giovare del cibo al suo interno. Probabilmente, adesso come adesso, non si sarebbe stupito se la sua parte di dolce venisse avvelenata dalla dolce Amber che aveva rivelato un lato forte e deciso, strepitoso quanto pericoloso. Eppure la fragilità che aveva potuto toccare con mano nei momenti più difficili era ancora lì, ne era certo, ed era questa la cosa più triste. Sapeva di aver aggiunto altra sofferenza all’esperienza non felice che era stata la vita della ragazza, ma l’aveva fatto proprio per evitare che questa si moltiplicasse in un futuro prossimo. Meglio curare la causa che i sintomi. Chiedendosi se per caso non avesse omesso di valutare una terza strada, un altro modo per riportare entrambi sulla retta via ma senza compromettere il meraviglioso feeling che si era creato, con un’espressione atona ma tendente al triste la vide accomodarsi su di una roccia per togliersi i pattini azzurrini che le aveva donato per quell’avventura. Visto che lei gli stava negando lo sguardo, di nuovo e ancora, approfittò di ciò per celare immediatamente ciò che traspariva dal suo volto pensieroso e cercò di tornare il Killian dell’occhiolino.


“Sei sicura di volerne parlare qui? E’ una cosa importante, riguarda il mio lavoro”

Rispose alla domanda netta e improvvisa che rischiò di farlo sobbalzare come il cumulo di neve che aveva interrotto un momento ormai lontano anni luce. In realtà il posto era perfetto, isolato e lontano da orecchie indiscrete ma il ventiquattrenne si stava riferendo al freddo, soprattutto ora che non c'era il suo capo a tenerla al caldo.
L’anticipazione che le aveva dato non era affatto “neutra” dato che la Tassorosso voleva tener lontano la zia il più possibile e lui aveva tirato in ballo gli Auror. Effettivamente, aveva pensato di proporre la cosa che aveva in mente contando tutto sulla fiducia reciproca; ora con che coraggio poteva avanzare la sua offerta? Smise di intrecciare i lacci dei suoi anfibi per cercare gli occhi verdi della ragazza nel tentativo di trovarci dentro la risposta a quella domanda.

*Ti prego, dimmi che non è tutto perduto*

E se non l’avesse fatto? Doveva solo resistere alla tentazione di riassegnare di nuovo il controllo di sé all’altra metà ora rilegata chissà dove a rimpiangere ancora il quasi bacio.
Niente di più semplice da proporsi. Niente di più difficile da attuare.
 
Top
view post Posted on 29/4/2017, 15:51
Avatar

Group:
Mago
Posts:
6,505
Location:
Hyperversum

Status:



She's been chasing an answer
TYCH85g
I lenti respiri, appena contenuti perché non sfociassero in sospiri più pesanti, le diedero modo di riprendere appena il controllo di quella scivolata, per evitare di finire in fondo al burrone e trovarvi il vuoto. Doveva arrestare la caduta e farlo in tempo record, perché Killian sembrava esserci riuscito ad una velocità umanamente improbabile, mentre lei arrancava. Il rifiuto categorico di dimenticare quanto quasi-accaduto pochi minuti prima, la stava bloccando dal proseguire oltre. L' unico modo che aveva trovato per non fossilizzarsi su un unico ricordo, era indossare l'ennesima maschera. E se fino ad allora aveva ritenuto che lui non meritasse quel trattamento, qualcosa le aveva fatto cambiare idea. Non stava indossando quell'espressione fredda per lui.. lo faceva per se stessa. Non poteva sapere perché Killian si era fermato ad un respiro da lei, ma quello non aveva fatto altro che spingerla oltre il precipizio che avevano a lungo costeggiato. Era scivolata, aveva spostato il piede oltre, convinta che lui l'avrebbe presa e tratta in salvo, che le sue labbra l'avrebbero portata via dal pericolo, almeno per un po'. Ed invece era stato il nulla ad accoglierla, privandola di quelle piccole certezze che aveva collezionato a fatica. La teca di quei trofei era andata in frantumi... e lei non aveva fatto niente per evitarlo. Si sentiva stupida perché avrebbe voluto essere abbastanza adulta da reagire nel modo "giusto" o "adatto", e si sentiva stupida perché temeva che crescendo ancora un po' avrebbe reciso del tutto il filo che prevedeva il ritorno di quella possibilità.
Non sapeva cosa fare, e fosse stato per lei sarebbe rimasta a slacciarsi i pattini per ore, nel mero tentativo di fermare il tempo e riavvolgerlo. Chiedergli cosa ci fosse di importante, oltre a loro, cosa potesse valere l'interruzione, le sembrò la via più giusta, ma avrebbe fatto in tempo a pentirsi anche di quella domanda, secca e diretta, priva di qualsiasi sentimento. La voce che ne uscì, la spaventò, ma il non avere davanti l'Auror le avrebbe reso più facile dissimulare anche quello.
Aveva dimenticato, aveva fatto come implicitamente le era stato chiesto. Si era dimenticata dell'assassinio di Eveline, si era dimenticata del litigio con John ed aveva perfino scordato il diagramma che diligentemente aveva compilato durante le vacanze di Natale. Aveva dimenticato l'avventura al Villaggio e quanto le era accaduto con il Circo della Notte. Si estraniata dal dolore con cui conviveva ogni giorno e che nascondeva abilmente a chiunque le fosse vicino, e le era piaciuto, le era piaciuto talmente tanto che per poco non aveva rischiato di abbandonarsi al nuovo mondo, lasciando per sempre il vecchio alle spalle. Aveva accolto la richiesta di non considerarlo un Auror per un po', ma un maestro di pattinaggio, e si era adagiata talmente tanto, trovandosi finalmente bene... da aver creduto a tutto. Aveva davvero creduto di aver trovato una dimensione in cui gestire quegli strani sentimenti, e aveva creduto che potesse valere per entrambi. * ..stupida*
Una sentenza inappellabile, il mondo reale non funzionava così. Non poteva pretendere di vivere per sempre in quelle bolle di felicità, ma era davvero giusto che queste esplodendo lasciassero tutto quel dolore? Avrebbe potuto definirlo un semplice fastidio, ma sarebbe stato troppo limitante, lei sentiva una mano stretta attorno al cuore che cercava quasi di farlo smettere di battere.. per Killian Resween. Ed il colmo era che non poteva non darsi la colpa di tutto, anche se lui non aveva detto niente a riguardo, non poteva perché era stata lei ad avvicinarlo a Diagon Alley, ed ora una parte di sé avrebbe voluto che non l'avesse fatto. Le scelte che le erano sembrate giuste anche se azzardate e che l'avevano condotta lì, ora non sembravano che sciocche e prive di senso. Mai si era sentita una ragazzina come in quel momento. Dopo aver retto il gioco dell'adulta per quasi cinque anni, aveva sentito la necessità di cedere il passo a chi davvero lo era, indipendentemente dalla maggiore età. Aveva commesso un grave errore.

“Sei sicura di volerne parlare qui? E’ una cosa importante, riguarda il mio lavoro

Solo quelle parole le ricordarono come il tempo per crucciarsi fosse giunto al suo naturale termine. Ignorando la possibilità che lui la stesse guardando, con i piedi appena avvolti in calze sottili e poggiati sulla neve, congiunse le mani davanti al volto e vi poggiò la fronte, traendo l'ennesimo respiro, che per un attimo tradì il ritmo spezzato di quei battiti, prima di decidersi a premere il pulsante dell'autocontrollo, e voltarsi finalmente verso Killian. Nella frazione di secondo che intercorse prima di ritrovare i familiari occhi grigi, si chiese se avrebbe potuto intravedere un briciolo di tristezza o qualcosa che in qualche modo potesse farle capire che non era stato facile nemmeno per lui cambiare argomento. Non seppe dire con chiarezza cosa vi vide, lui sembrava in cerca di qualcosa, forse della vera tregua? E lei rimase spiazzata, uno sguardo curioso, colmo di quel verde acqua, tornò a posarsi in quello dell'Auror. C'era una triste dolcezza nel modo in cui uno strano sorriso si aggiunse a quell'espressione, prima che il contatto venisse ancora reciso, sempre per volontà di Amber. Forse era riuscita a prendere una piccola decisione, quella di accontentarsi. Non avrebbe sopportato davvero l'idea di andarsene da lì e dire "addio per sempre" a tutto, per quello che poteva essere catalogato come un errore. Si sarebbe data il tempo di capire, ponendo le domande nel modo giusto, prima di giudicare quanto non-accaduto. Perché era bastato un secondo contatto visivo per ricordarle quanto le era mancato prima del Ballo... ed anche dopo. «No, certo... se preferisci possiamo spostarci dove vuoi.» Mosse dei lenti passi sulla neve, percependo chiaramente il gelo invaderle le piante dei piedi, quasi scoperte, finché non fu abbastanza vicina a Killian da porgergli i pattini della sorella. Solo dopo averglieli lasciati, si sarebbe chinata abbastanza da recuperare gli scarponcini ed indossarli come sempre, infilandoci i piedi senza bisogno di slacciarli o sedersi. «Io..» c'era una cosa che però non poteva lasciare troppo in sospeso, ma volle provare ad avvicinarvisi senza accusare nessuno dei due, né lei, né lui soprattutto. Non poteva dire di aver capito tutto, ma c'era un'idea che le era venuta non appena aveva ripreso contatto con la realtà dei fatti ed il loro "compito". Cosa sarebbe cambiato se si fossero baciati? Lui l'avrebbe trattata diversamente? E lei, lei avrebbe fatto lo stesso? Già in quella situazione, già dopo aver fatto un passo oltre la linea rossa, lei sentiva che non avrebbe più gradito che Killian arrivasse a rischiare la vita per quella faccenda. Che il problema fosse quello, alla fine? Gli era vicina, e per un attimo immaginò di sfiorargli il braccio, ma proprio a pensieri come quelli avrebbe dovuto mettere un freno, perché l'immagine di tutto il potenziale sprecato in quel non-bacio, l'avrebbe perseguitata per un bel po'. Così, riportando lo sguardo sincero ed aperto verso di lui, chiese con gentilezza ed un velo di tristezza, se quanto compreso potesse dare una nuova chiave di lettura ad entrambi.«E' sbagliato, vero la voce tremò appena, forse carica di quella vana speranza che le sue parole non venissero accettate. Parlò con tono basso, trattando l'intero argomento come il "tabù" che sembrava essere.«E' per questo che noi... non possiamo» Aveva scelto con estrema cura le parole da usare, perché la differenza tra "potere" e "volere" doveva essere chiara anche a lui. Non si rese conto di quanta malcelata tristezza ci fosse nel suo sguardo e di quella richiesta quasi supplicante che ne uscì. Per fermare il flusso di parole in arrivo, e dare invece il tempo a lui di realizzare quella - fin troppo esplicita - richiesta, si era perfino morsa il labbro. Doveva smettere di dichiarare così tanto in così poco tempo. Ma forse avrebbe potuto mettersi il cuore in pace se avesse capito di non essere lei il problema, di non aver compreso male niente. Perché se il problema era il senso dell'onore o la dedizione al dovere, allora forse avrebbe potuto concedersi di non perdere del tutto ogni speranza, forse poteva tutto essere davvero relegato a singoli momenti da estrarre nel corso di quella vita. Magra consolazione, ma utile in quel momento che sempre di più l'aveva spinta verso un fin troppo accogliente oblio. Si era spaventata quando aveva capito di essere in grado di tramutarsi davvero in una statua. Non voleva farlo, non voleva essere in grado di spegnere ogni emozione a comando.

Sometimes darkness can show you the light



Edited by ˜Serenitÿ - 29/4/2017, 17:08
 
Top
view post Posted on 3/5/2017, 18:15
Avatar

Group:
Auror
Posts:
552

Status:


Troppo cerebrale per capire che si può star bene senza
complicare il pane
ci si spalma sopra un bel giretto di parole vuote ma doppiate


03c3769b9320aa2543e87b535d991817
Le dita bianche solcate dall'inchiostro babbano si muovevano lentamente, armeggiando con le scarpe. In realtà allacciare le stringhe dei suoi anfibi neri non era mai stata un'operazione così complicata, ma tutto sembrava offrire una valida occupazione alternativa a quella situazione così precaria e delicata. Amber sembrava essersi estraniata per scelta e per questo evitò di parlare se non interpellato, anche perchè la frase espressa e la domanda che l'accompagnavano lasciavano totale spazio libero alla risposta della biondina poco distante. Gli occhi nuvolosi dell'Auror saettavano da quella mera via di fuga che le sue scarpe gli offrivano alla figura ancora più esile della ragazza ora che era senza la giacca di alcune taglie più grande di lei, ma visto che era fermo nella decisione di lasciarle i suoi tempi e i suoi spazi non obiettò nemmeno vedendola poggiare i piedi praticamente nudi sulla neve fresca. Il suo sguardo decisamente preoccupato e oramai nemmeno più nascosto in occhiate sfuggenti si fece ancora più profondo quando la piccola si lasciò cadere in un gesto di sconforto o di stanchezza, delusione o tristezza. Difficile da interpretare con il cervello così in subbuglio come era quello dell'uomo, ma probabilmente era solo dovuto ad un mix di tutto ciò di cui lui era l'incauto artefice. Per qualche istante fu sua la convinzione che fosse meglio prendersi una pausa da tutto e non solo dal "terreno scivoloso" su cui si erano spericolati. Rivedersi un'altra volta ed altrove, magari meglio calati nei panni del cliente e dell'investigatore. La sciocchezza di quell'idea la fece crollare con facilità quando finalmente Amber decise di non sottrarre i suoi occhi verdi al mago, voltandosi e alzando lo sguardo così improvvisamente che lui non fece in tempo a camuffare la preoccupazione sul volto barbuto.

Però c'era qualcosa di diverso, qualcosa che non aspettava di vedere nel volto longilineo e familiare. Nonostante tutto, nonostante le barriere che a fasi alterne costruivano e distruggevano destabilizzando entrambi, c'era ancora un sorriso pieno di luce nascosta tra le labbra dolci della Tassorosso. E anche lo sguardo non era astioso o arrabbiato, nulla che avesse a che fare con sentimenti negativi, ma portava con sè tante di quelle domande non espresse, però, da fare forse più danni.

La domanda fu schivata con un'agilità magistrale con quello che poteva riassumersi in un "cosa vuoi che me ne importi, ora, del posto?", stabilendo che sarebbero rimasti lì senza che ulteriori parole fossero spese sull'argomento. Rimanendo in quel silenzio pensieroso e quasi contemplativo (forse proprio perchè a corto di frasi adatte da dire, ammesso che "adatto" fosse un aggettivo da poter ancora usare in quelle situazioni), la vide avvicinarsi e i suoi occhi già da molto più tormentati del solito si incupirono ulteriormente notando i suoi passi nudi nella neve. Sembrava quasi in trance, assorbita totalmente da qualche pensiero o dalla costruzione di un qualche commento da non accorgersi nemmeno di ciò che faceva del suo corpo. Riprese i pattini azzurrini che lei gli aveva porto ancora una volta incapace di celare lo sguardo contrariato o di far risuonare la sua voce roca. Solo quando gli scarponcini furono rimessi al loro posto, potè distendere il suo cruccio. Per poco. Amber, quella ragazza timida, quella piccola dall'aspetto indifeso, quella Amber che aveva chiesto il suo aiuto e si era affidata nelle sue mani, quella Amber, ora lo stava mettendo alle strette senza nemmeno volerlo o rendendosene conto.

Vicina. Troppo vicina. E le sue parole erano così sincere, tremendamente colme di buone intenzioni.... Non avrebbe dovuto ridere, lo sapeva, ma era un modo per scaricare la tensione come un altro. Non era divertimento o presa in giro, la piccola risata scemata subito in ghigno era ironica, quasi amara. Sarebbe stato bello ridurre tutto in "sbagliato" e "non possiamo", termini che Killian poi non aveva mai seriamente considerato come dei limiti. La guardò con il piccolo sorriso storto ancora indosso, trovando l'ingenuità della domanda di una dolcezza unica, ma che non bastava a risolvere il conflitto creatosi dentro l'uomo: una matassa di fili di cui il gomitolo finale nella coscienza di Killian non era che la punta dell'iceberg.


"Siediti"


Disse picchiettando con la mano guantata sulla dura roccia al suo fianco dove c'era ancora spazio, il tono che doveva essere più di invito che di ordine. Mai come in quel momento la scelta delle parole doveva essere calibrata con una precisione assoluta, sfumature potevano fare la differenza tra il successo e il fallimento della comunicazione. Prendere tempo, tecnica da lui sempre rifiutata e considerata mediocre, tornò come ancora a cui appigliarsi mentre i pensieri frullavano velocemente, tutti voraci di essere espressi ma nessuno degno di prendere voce. Si sfilò la cuffia di lana e con l'altra mano tentò di mettere a posto i capelli scuri che per protesta di essere stati rinchiusi stavano dando il peggio di loro, il tutto accompagnato da un sospiro profondo che aveva più a che fare con il lancio nella frase successiva che con l'ammutinamento di questi.


"E' sbagliato, già. Credo che tu abbia delle priorità ben definite e non ha senso complicare il tutto. Soprattutto ora che le cose stanno per farsi serie"

A discapito di quella lunga preparazione al discorso, non vi era alcuna drammaticità. Lei aveva già capito, anche se forse era solo ad un primo stadio di consapevolezza. Era giusto così e il suo sguardo deciso non dava adito a ripensamenti o obiezioni, nè a quelli della ragazza nè ai suoi. Ne era così convinto che riuscì a comportarsi come se quella scelta sofferta e riflettuta non da poco tempo fosse in realtà ovvia.

*Che diavolo ho appena detto?*, si interrogò mentre cercava di sostenere lo sguardo gemello della ragazza pur riuscendo a non esternare quell'esitazione. *Il tatto, Killian, dove l'hai lasciato?*

Eppure adesso non poteva lamentarsi, avendo sempre vantato la sua schiettezza e il parlare senza troppi fronzoli come un dono da utilizzare sempre. Visto che era andato così di prepotenza, perchè non mettere sul tavolo tutte le carte?
Appoggiò i gomiti sulle ginocchia e intreccio le dita delle mani stese davanti a sè, distolse lo sguardo come se dovesse ammirare il paesaggio anche se c'era solo neve, ghiaccio e alberi congelati che ora gli apparivano come il luogo sterile che erano sempre stati e non il mondo incantato che l'aveva illuso. Stava per parlare ancora, preparandosi all'impatto ancora più di prima.

*E' un suicidio, non lo fare*.


"E con 'serie' intendo che ho intenzione di farmi affidare il caso di Eveline a lavoro".


Bomba innescata, sganciata, esplosa.



Edited by Killian Resween - 3/5/2017, 22:30
 
Top
61 replies since 6/2/2017, 21:18   1294 views
  Share