The day, Quest con Selene

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view post Posted on 9/3/2017, 01:03
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Era passato precisamente un mese dal giorno in cui era cambiato tutto.
Sapeva che quella sera sarebbe stata decisamente dura da sopportare, ma credeva che ci sarebbe riuscito, anche se era davvero ignaro di quello che avrebbe fatto e doveva ammettere che quello lo spaventava.
Tuttavia, sapeva ci fosse Selene, quindi era piuttosto tranquillo anche per quello.
Tranquillo, per modo di dire, ovviamente.
Era da giorni che si comportava in modo davvero inspiegabile ed anomalo: era diventato aggressivo con tutti quelli cui si rivolgeva, persino con i suoi più cari amici, cosa che effettivamente non era da lui, ed era preso da un'inspiegabile sete di sangue; cosa che lo preoccupava e non poco.
Sapeva fossero degli effetti della Licantropia, ma viverli era decisamente tutta un'altra cosa ed era davvero difficile cercare di non cedere a quelli che erano ormai i suoi istinti.
Si era comunque goduto i suoi nuovi poteri e le sue nuove abilità: in quel mese, aveva provato, con fare discreto, ovviamente, tutto quello che un Licantropo poteva fare e ne era rimasto piacevolmente sorpreso.
Ad ogni modo, come aveva letto nella lettera che gli aveva inviato Selene, Alexander si presentò, piuttosto puntualmente se non anche con qualche minuto di anticipo, nel luogo in cui si era stabilito dovessero vedersi, ovvero di fronte a Mielandia.
Si sedette quindi su uno scalino, in attesa della ragazza, sperando fosse puntuale anche lei: sarebbe scesa la luna solamente tra qualche ora e non si sarebbe davvero voluto trovare impreparato a quello che gli aspettava, che, doveva ammettere, gli faceva piuttosto paura.
Non sapeva cosa sarebbe successo quella sera, ma era sicuro che sarebbe stata davvero lunga.
 
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view post Posted on 23/3/2017, 10:32
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Calava la Notte, quando tutto ebbe inizio.
Nessun altro luogo nel vasto Mondo Magico avrebbe potuto vantare il fascino eterno del Villaggio di Hogsmeade. Non era tanto il cartello all'ingresso del sobborgo, lo stesso che invitava gli abitanti e i numerosi visitatori a non superare i limiti e le regole legate all'Arte degli Incantesimi, né era la meravigliosa catena di negozi gli uni accanto gli altri in un tripudio di suoni, colori e profumi, non era nulla del genere ad attirare l'attenzione dei passanti. Non soltanto, per meglio dire. Erano le strade. Lunghe, strette, larghe, di qualsiasi forma e verso qualsiasi direzione. Le strade erano corridoio di un grande ed infinito Regno. Poeti del passato e del presente, in un prosieguo senza capo né coda, cantavano le lodi di un centro così caratteristico che mai sarebbe stato dimenticato nel tempo. Inni in onore di Hengist di Woodcroft, fondatore di quel villaggio d'eccezione nonché eroe nazionale del Mondo Magico per aver dato la propria vita a favore della protezione dei suoi cittadini durante l'oscura persecuzione da parte dei Babbani. Non era un caso se al giorno d'oggi Hogsmeade sembrasse esattamente un ritrovo per soli Maghi e Streghe: non era più un'ipotesi né qualcosa di apparente, poiché il sobborgo non era più accessibile - al seguito dell'editto di Woodcroft - da coloro che non avrebbero manifestato o vantato sangue magico. Qualcuno aveva parlato di forme iniziali di razzismo, qualcun altro aveva acconsentito con tutto se stesso. In un caso o nell'altro, Incanti Protettivi e d'Occultamento governavano quella piccola perla, conchiglia ormai splendente del Regno Unito. Calava la sera, quel giorno, e il cielo già dava l'impressione di essere pronto per scurirsi istante dopo istante maggiormente. Poche sporadiche nuvole passeggiavano nella volta celeste, screziando di grigio e bianco quel dedalo straordinario di aranci, rossi e gialli, tutti insieme a descrivere un tramonto altrimenti perfetto. Le previsioni non portavano pioggia, Maghi Meteorologi avevano studiato ogni dettaglio profondamente, ma il margine di errore - anche nel loro universo magico - sussisteva comunque. Non c'era da preoccuparsi, non ancora perlomeno, e se anche fosse scoppiato il temporale, ombrelli e qualche Impervius appena accennato avrebbero risolto il tutto nel migliore dei modi. Senza dimenticare i tanti pub e bar nelle vicinanze, i cui tetti a spiovente apparivano come cupole vere e proprie per riparare qualsiasi avventato avventore. Un gruppetto di studenti di Hogwarts, riconoscibili per le loro classiche divise scolastiche, uscì in quel momento dalla bottega di Mielandia, portando con sé una scia di profumo di zucchero e dolci che danzò per un attimo nei dintorni, facendo la gioia dei passanti e richiamandone altri all'ingresso. Su una panchina poco distante, un Mago attendeva. Chi o cosa non era ancora chiaro, certamente lo sarebbe stato a breve. L'appuntamento non ammetteva margini di errore né dubbi: alle sei e trenta di fronte l'insegna di Mielandia. Forse Selene voleva offrire una fetta di Foresta Nera al suo giovane lupetto? O si trattava di qualcosa di molto più intenso, di molto più difficile? Per il momento, il cielo era coperto, il tramonto in declino. Il plenilunio non avrebbe tardato, non vedeva l'ora di giungere allo scoperto in tutto il suo incanto, offrendo la sua luce sì opaca al sobborgo tanto apprezzato. Della Strega che aveva spedito la missiva pochi giorni prima al Serpeverde, però, ancora nessuna traccia. Sarebbe arrivata, l'aveva promesso. E se la Fiducia rappresentava davvero il tassello fondamentale per la nuova relazione stabilitasi tra Selene e Alexander, né l'una né l'altro avrebbero dovuto temere. Ma quella notte sarebbe stata diversa, quella notte avrebbe sancito un inizio effettivo per lo studente. I suoi sensi sviluppati al meglio delle loro prestazioni grazie alla sua condizione d'eccezione si attivarono ancora e ancora: l'olfatto si intensificò per i sapori dolci di Mielandia, mentre l'udito si prestò in soccorso di due voci distanti, dall'altro lato della strada. Se solo Alexander avesse rivolto lo sguardo verso quella direzione, avrebbe notato due ragazzi, l'uno con le mani tra i capelli ricci e scuri e l'altro con lo sguardo verso il basso, l'aria mesta, la sciarpa che gli copriva parte del viso come a voler davvero nascondersi. Sprazzi di discorsi giunsero alle orecchie del Serpeverde. «Joffrey, sei solo un idiota, dannazione!» Il tono era forte, severo, a tratti dava l'idea di essere offensivo. La rabbia chiaramente era l'emozione dominante. «Senti non volevo...» L'aria fu scossa dalla tensione, anche a metri e metri lontano Alexander l'avrebbe percepita, l'avrebbe notata, l'avrebbe ancor più sentita. «Non volevi un cazzo!»
Un unico movimento, quasi impercettibile, e il ragazzo ancora senza nome colpì Joffrey con un pugno assestato sul labbro. La sciarpa della vittima scivolò dal collo e il sangue zampillò, mentre il giovane Mago perdeva l'equilibrio per rovinare all'indietro.
Ci siamo, Alexander. Da questo momento procederemo spediti né scriverò molte note, affidandomi completamente a te e alle decisioni che prenderai. Considera la tua nuova condizione, il Plenilunio è vicino e i tuoi sensi già sono alterati. Per il momento hai controllo totale, sono le 18.30 e la sera sta calando sempre di più. La luna comparirà alle 19.31, secondo il Calendario studiato. L'ambientazione, come concordato, è Aprile (un mese dopo il morso di Selene). L'appuntamento è fuori Mielandia, tuttavia di Selene ancora nessuna traccia. A te le conclusioni e le supposizioni, ma attenzione: riesci a sentire il litigio di due ragazzi poco distanti, di uno senti anche il nome, l'altro è stato attaccato e ferito. Fai affidamento ai tuoi sensi e ancor più al tuo istinto e scegli come agire o se agire. Buona fortuna.
 
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view post Posted on 2/4/2017, 03:51
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I pensieri scorrevano nella mente del giovane Serpeverde e le domande, pian piano che il tempo passava, si stavano facendo sempre più frequenti.
Tuttavia, aveva molto fiducia in Selene e sapeva con certezza che avrebbe rispettato l'orario che lei aveva prefissato per l'appuntamento. Guardò l'orologio: mancavano più o meno cinque minuti all'ora in cui i due si sarebbero dovuti incontrare, e mancava più di un'ora al tramontare del sole. Un'ora che sarebbe stata piuttosto movimentata, chissà perché, Alexander se lo aspettava.
Per passarsi il tempo, il ragazzino si guardò intorno: al momento, sembrava tutto tranquillo in quella cittadina e non c'era nulla da vedere, se non persone che passeggiavano tranquillamente.
Quasi pensò di entrare nel negozio e comprarsi qualcosa da mangiare, ma probabilmente non ci sarebbe stato il tempo necessario e perciò era costretto a sentire gli odori di Mielandia senza che potesse in qualche modo gustarsi qualcosa del suo negozio preferito del villaggio di Hogsmeade.
Pensò quasi di spostarsi: era una tortura non poter prendere niente, ma purtroppo non poteva farlo ed il Serpeverde ne era consapevole. L'appuntamento era lì, e non si sarebbe spostato fino a quando Selene non sarebbe arrivata. O almeno, così credeva.
Delle grida, piuttosto lontane in realtà ma piuttosto vicine per il ragazzino per via del suo udito, attirarono Alexander. Il suo sguardo si posò subito nella direzione in cui tutto quel trambusto stava avvenendo. Aguzzò la vista, cercando di capire cosa stesse accadendo.
L'aria era scossa di tensione e il Serpeverde lo sentiva anche da quei metri di distanza: un uomo che sembrava alquanto severo colpì quello che aveva capito chiamarsi Jeoffrey con un pugno, ben assestato sembrerebbe, sul labbro.
Agì d'istinto: sapeva che avrebbe potuto chiudere la questione facilmente, e quindi si alzò, nonostante la ragione gli dicesse il contrario. Non avrebbe dovuto farsi notare, anzi, sarebbe dovuto stare più nell'ombra che nella luce, ma quella situazione sarebbe potuta degenerare e, dato che Selene tardava ad arrivare, Alexander decise di intervenire.
Si alzò dal suo posto, raggiungendo il luogo dello scontro senza usare la sua velocità da licantropo ma correndo normalmente.


Ehi, che succede qui?

Esordì lui, guardando l'uomo che era ancora senza nome, del tutto sicuro di sé; mettendosi accanto al ragazzo che era stato colpito ed aspettandosi, ben presto, una sua risposta.
Forse non era stato del tutto opportuno intervenire in quella questione, ma ormai il danno era fatto e ne sarebbe dovuto uscire del tutto indenne.
Sperava solamente che Selene arrivasse in fretta, a quel punto.


Mi scuso per il mio immenso ritardo, sarò sicuramente più celere nei prossimi giorni
 
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view post Posted on 8/4/2017, 11:20
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Calava la Notte, quando tutto ebbe inizio.
Il ragazzo ancora senza nome procedeva avanti e indietro, secondo dopo secondo, in un'apparente frenesia che avrebbe destato sospetti per chiunque si fosse trovato a passare in quei dintorni. Eppure, erano nascosti, lui e l'altro compagno, incastonati come spettri in un angolo tra mura di mattoni bagnati da fiochi raggi lunari. Non tutti sarebbero stati dunque in grado di scorgere quelle figure lontane, non tutti avrebbero potuto sollevare la propria attenzione nei confronti dei due giovani Maghi, ma per Alexander Levine il discorso era sì complicato, quanto diverso. Passo dopo passo, la tensione che vertiginosamente spezzava l'intensità sensoriale che percepiva in quei momenti, il Serpeverde giunse presto a destinazione e la sua domanda parve una stranissima eco pronta a cozzare bruscamente con un silenzio carico di imbarazzo per i due interlocutori appena interrotti. Fu il tizio dai capelli scuri e ricci ad abbassare entrambe le mani per poggiarle sui fianchi, un cipiglio improvvisamente minaccioso a descrivere il suo volto. Lo sguardo era furioso, il cuore sillabava letteralmente ondate di rabbia e di fastidio difficilmente represso. Per Alexander, la cui nuova natura stava per essere del tutto risvegliata da un torpore mai sopito per davvero, quella sensazione non era segreta, non lo sarebbe mai stata, non più. Al contempo, poco distante, al lato sinistro, il Serpeverde avrebbe afferrato al volo un altro e diverso stato d'animo: tristezza mista a compassione, a preoccupazione, all'anelito di pura paura. Joffrey si rimise in piedi, guadagnando rapidamente equilibrio, la sciarpa ancora riversa sul freddo pavimento di pietra come un cadavere di lana e fila colorate. «Va tutto bene, grazie, noi...» provò a dire, come a spiegarsi e spiegare, nella speranza che l'altro potesse velocemente andare via, senza divenire altra vittima del pericolo imminente. Contrariamente alle sue aspettative più rosee, il ragazzo di fronte lo interruppe di nuovo, scoccando un'occhiata tra le peggiori in assoluto. «'Sta zitto, Joffrey.» Non un'esclamazione, non un invito gentile a farsi da parte; era un comando, lo stesso comando che in termini diversi il Mago rivolse ad Alexander. «E tu togliti dai coglioni!»

L'aria parve tremare per un solo istante. Forse impaurita dall'esito drastico cui avrebbe potuto dar vita, la Luna scelse di essere oscurata da una nuvola appena stagliatasi davanti, come a calare un sipario su una scena non del tutto apprezzabile. Mancava poco, relativamente, affinché la luce implodesse ed esplodesse, permettendo ai Segreti della condizione del Licantropo di giungere allo scoperto. Tuttavia, di Selene ancora nessuna traccia. Era stata una buona idea attirare Alexander al villaggio di Hogsmeade? Hogwarts sarebbe stato un luogo troppo innocente, troppo poco protetto per permettere alla natura del Serpeverde di destarsi; il solo pensiero di vederlo trasformato nella sua stessa Sala Comune, perfino in dormitorio, presentava un'idea sicuramente impossibile anche solo da immaginare. Alexander doveva essere seguito, almeno per quella prima volta. Ma la rabbia era a fior di pelle, controllarla sarebbe stato facile per evitare lo scontro, se solo l'Uomo fosse prevalso sul Lupo. Calava la notte quando tutto ebbe inizio: per Alexander non si trattava di una scelta fra la calma e l'azione, si trattava di necessità, non avrebbe potuto negare a se stesso in alcun modo una reazione nei riguardi del ragazzo sfrontato. Da un lato, il nervosismo più assoluto ed intenso; dall'altro, l'empatia vera e propria, frutto di una sofferenza e di un timore presentati dall'animo di Joffrey. Al centro, l'ago della bilancia fra due sentimenti contrastanti, simili e potenti nella loro espressione: al centro, Alexander Levine.
Considera sempre la tua natura, sei ad un passo dalla Luna Piena, per il momento stai perdendo il controllo ma non completamente, fin quando non comparirà nettamente il Plenilunio sarai preda di sentimenti al massimo della loro potenza. Agisci come meglio ritieni possibile, pendendo l'ago del tuo giudizio verso l'Empatia o la Rabbia, oppure verso entrambe. Sei ancora Uomo (considerando sempre la tua ormai nuova natura), ma presto sarai solo Lupo.
 
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view post Posted on 9/4/2017, 02:49
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Non sapeva se avesse fatto bene ad intervenire in quella discussione o meno. L'unica cosa che sapeva era che avrebbe dovuto controllarsi, ma, via via, stava diventando sempre più difficile, soprattutto per l'influenza della luna che pian piano si stava mostrando per la sua reale forma.
Di Selene non ce n'era ancora traccia, ma ad Alexander al momento non importava granché, essendo totalmente concentrato su quello che stava succedendo intorno a lui.
Alla sua domanda, tentò di rispondere per primo colui che se non aveva capito male si chiamava Joffrey. Tuttavia, non riuscì a dargli delle spiegazioni chiare poiché l'altro lo interruppe bruscamente.
Alle sue parole, il Serpeverde girò il suo sguardo verso il ragazzo di cui ancora non conosceva il nome: era divertente sapere che, se solo avesse voluto, con un solo pugno ben assestato nella migliore delle ipotesi sarebbe finito all'ospedale.


Non lo stare a sentire. Continua pure.

Ignorò quindi in un primo momento quello che il ragazzo ancora senza nome aveva detto a Joffrey con una cattiveria innata,
curioso di sapere quello che in realtà era successo tra loro due e se in qualche modo avesse potuto aiutare.
Una volta che però l'altro li interruppe di nuovo, quella volta rivolgendosi piuttosto malamente a lui, Alexander non si trattenne più.
Spostò nuovamente lo sguardo carico di astio verso l'altro ragazzo, per poi avvicinarsi piuttosto gradualmente e minacciosamente verso lui.
Una volta che furono abbastanza vicini, il Serpeverde cercò di afferrarlo per il colletto con la sua mano destra, e, se la sua azione fosse riuscita, avrebbe messo una leggera pressione su di esso.


Ripeti ciò che hai detto ora, sempre se ne hai il coraggio, si intende.

Forse non sarebbe stata la cosa migliore parlare in quel modo data la situazione in cui si era messo, ma ormai l'istinto aveva preso il sopravvento sulla ragione.
E non ci sarebbe potuta essere cosa più sbagliata.
Soprattutto perché non era sicuro di poter controllarsi dal lanciare quel ragazzo violentemente a terra se avesse proferito solamente un'altra parola ingiuriosa verso di lui.
Dov'era Selene?
 
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view post Posted on 25/5/2017, 10:42
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Calava la Notte, quando tutto ebbe inizio.
Accadde in un istante talmente impercettibile da dare l'impressione di essere un sogno ad occhi aperti. Lo scatto di Alexander fu forte, sicuramente più veloce di quanto Joffrey o l'altro antipatico Mago potessero mai lontanamente immaginare. Eppure, non c'era ancora alcuna trasformazione effettiva, la luna piena giocava a nascondino per quegli ultimi momenti, una manciata di tempo che avrebbe poi perso drasticamente, guadagnando il primo piano come un'attrice di grande valore. Alexander non era più un semplice studente, non un Mago, non un uomo; quel morso, un mese prima, aveva dato origine ad una natura che lui stesso ancora avrebbe fatto fatica a comprendere, conscio di quanto fosse diversa da quella con cui era stato normalmente abituato a convivere fin da bambino. Così, quando la pressione - leggera o meno che fosse nell'intenzione, tuttavia non lo divenne nella realtà dei fatti - fu percepita dalla vittima, l'istinto umano prevalse su qualsiasi altra cosa. Il ragazzo avrebbe voluto colpire con un pugno vero e proprio il volto di quell'invadente, ma fu l'animo a scatenarsi per primo. Mentre invano tentava di stabilire nuovamente quell'equilibrio di cui era privo al momento, la terra fu scossa improvvisamente, evocando un'onda d'urto talmente intensa da far capitombolare sia Alexander sia Joffrey, poco lontano, come burattini senza più staticità. Una crepa si aprì sotto i piedi di Alexander, incrinando le piastrelle di sampietrini che rivestivano le caratteristiche strade del Villaggio di Hogsmeade; la stessa ferita di quella terra di cemento e natura fagocitò il corpo del Licantropo, che si ritrovò incastrato con la gamba destra nell'insenatura. Il ragazzo ancora senza nome avanzò di qualche passo verso lo studente, lo sguardo acceso dalla rabbia, le mani ancora del tutto tremanti. «Mai mettersi contro un Elementalista, stronzo.» Parole furenti, parole forti, perfino offensive. L'asso nella manica di quel furfante era di sicuro qualcosa di eccezionale ed unico, ma se da un lato Alexander ne era stato all'oscuro fino a quel momento, dall'altro lo stesso sconosciuto avrebbe dovuto fare i conti di lì a breve con una sorpresa ancora più grande, un altro scatto matto che soltanto l'adepto di Salazar avrebbe potuto evidenziare. «David, basta, basta!» Joffrey si era sollevato a fatica, gli occhi erano inumiditi da qualche lacrima difficile da trattenere, e forse fu proprio quella visione a far scattare nuova rabbia nello spirito dell'Elementalista dal nome ora chiarito. «Sei pietoso» disse, ma l'offesa parve uno sputo carico di disprezzo. «Patetico, piagnucoli da ore, questo è tutto ciò che sai fare. Tu mi fai schifo, Joffrey. Mi fai letteralmente schifo.» L'aria si riscaldò nuovamente, la Terra vibrò ancora un istante, mentre Joffrey, ormai punto nell'orgoglio e nel cuore più vivo, recuperava la bacchetta magica dalla tasca interna della giacca indossata, sferzandola di fronte a sé come un affondo di spada. «Stupeficium!» gridò e c'era rabbia, troppa rabbia; c'era dolore, pulsante come mai prima di allora. Il lampo rosso disegnò una linea retta contro David, sbalzato all'indietro. Ma Alexander si ritrovò a sentire, più che vedere. I sentimenti evocati dai due ragazzi furono vividi, reali, precisi; i battiti del Licantropo aumentarono, non solo per l'offesa subita, ma per la tensione del momento. Quella scena non gli permetteva più di essere uno spettatore, ormai era entrato in prima linea a sua volta e l'emotività che tanto contraddistingueva la sua nuova natura si stava risvegliando come mai prima di allora. Nello stesso istante, il senso maggiormente sviluppato dell'olfatto percepì a metri e metri di distanza l'odore inconfondibile di una figura familiare. Selene, ovunque fosse stata, era ormai arrivata. Non ancora allo scoperto, ma presente davvero. Alexander fu posto di fronte una scelta: scovare la donna e allontanarsi dal duello in corso oppure pagare l'affronto con il suo intervento, aiutando Joffrey o scongiurando uno scontro in partenza fuori dall'ordinario. Cuore o ragione, la luna ancora in segreto ad attendere dietro la cortina di luce. Ma presto sarebbe giunta in vista di tutti e ogni cosa sarebbe drasticamente cambiata. Tempo al tempo.
 
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view post Posted on 8/6/2017, 19:10
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Non c'era tempo.
E lui lo stava decisamente perdendo in quel dibattito che non riguardava assolutamente il Serpeverde: la luna, da lì a poco, si sarebbe alzata nel cielo e avrebbe scaturito la sua prima trasformazione. Non affatto una cosa da poco per Alexander, che in quel momento si era cacciato in un grosso guaio dal quale uscirne bene sarebbe stato piuttosto difficile per la sua persona.
La cosa si era fatta ancora più strana quando una crepa si aprì sotto i suoi piedi, ritrovandosi intrappolato con un piede in un'insenatura in davvero pochi secondi.
Non riuscì ad evitarlo, nonostante fosse un licantropo ed avesse i riflessi piuttosto pronti: il fatto che quello che si era ritrovato contro fosse un'elementalista lo aveva trovato davvero sorpreso ed impreparato. Non ne aveva incontrato mai uno, ma al momento non era il caso di stare lì a tergiversare su quello, dovendo innanzitutto trovare una via di scappatoia per lui e per Jeoffrey.
Digrignò i denti all'offesa subita da lui.
In un momento, i battiti del suo cuore aumentarono, la sua muscolatura diventò più irrigidita, i suoi nervi sempre più tesi: ciò non era affatto un bene per Alexander, che si sentiva via via sempre più fuori di sé.
E stava proprio per intervenire quando, per il suo bene, ci pensò proprio Jeoffrey a mandare a terra quell'energumeno con un incantesimo a lui ancora sconosciuto.
Non era finita lì.
In tutto quel traffico era riuscito a fiutare l'odore di Selene.
Era in quel posto, ma ancora non si era palesata a lui; forse per il troppo trambusto creatosi, forse per altri motivi a lui sconosciuti, ma il suo intervento era stato una manna dal cielo per il Serpeverde, che, in caso contrario, non sapeva davvero in quali altri guai si sarebbe cacciato.
Prevalse, quindi, la ragione, piuttosto che il cuore, e il ragazzo sfruttò un momento di confusione totale per fare in modo di allontanarsi da quella scena il più rapidamente possibile, usando i suoi poteri da Lycan. Ovviamente, la sua azione fu eseguita in modo tale che gli altri, presenti in quel luogo, non lo scoprissero: perciò sfruttò proprio il momento in cui gli sguardi erano tutti puntati su David per muoversi.
Era ovvio, comunque, che avesse un conto in sospeso con quell'energumeno, e che prima o poi lui l'avrebbe pagata. Chissà, magari sarebbe stato così fortunato da trovarselo contro proprio mentre sarebbe stato un lupo quella notte; anche se poi non si sarebbe ricordato di nulla, sarebbe stato felice di vedere una persona del genere agonizzante per terra.
Magari proprio per colpa sua.
Tuttavia, il suo obiettivo prioritario in quel momento era un altro.
Trovare Selene e raggiungerla più in fretta che avrebbe potuto fare, poiché altrimenti sarebbe stato davvero spacciato.


Edited by Alexander Levine - 9/6/2017, 00:12
 
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view post Posted on 14/6/2017, 10:09
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Calava la Notte, quando tutto ebbe inizio.
Questione di pochi ultimi attimi prima che l'Uomo divenisse Bestia sulla potenza d'urto che soltanto la Luna, attraverso i suoi splendidi raggi ancora nascosti, avrebbe potuto scoccare nel suo più intenso principio. Ma non era che il preludio di un capitolo ancora da scrivere, soprattutto da leggere. Mentre l'odore inconfondibile di una figura familiare, Selene, riempiva le narici del Licantropo, Alexander riuscì facilmente a districarsi dalla morsa in cui era capitombolato, consapevole di una scelta prontamente all'orizzonte. Da un lato inseguire il suo fiuto, lo stesso che non avrebbe potuto tradirlo; dall'altro aiutare Joffrey, che di sicuro sarebbe stato in estremo pericolo di lì a poco. Forse per egoismo oppure destrezza nell'ampia presenza della ragione, forse anche per altro ancora, la decisione fu rapida e senza troppi dubbi a fare da contorno. Indirizzatosi verso la scia tracciata dal senso ormai sviluppato dell'olfatto, Alexander avrebbe dovuto voltare verso destra, verso una serie di negozi già chiusi per la tarda ora della sera. Da quel punto, intrecciato ai sampietrini che rivestivano le caratteristiche strade del sobborgo magico, l'odore di Selene diveniva un richiamo pari al canto di una sirena. Non tanto ammaliante, quanto fonte di sicurezza e di speranza: era lei la meta e il traguardo, lei il punto d'arrivo e con ogni probabilità quello di arresto. Ma già mentre si apprestava ad allontanarsi, il cuore del Serpeverde aumentò vertiginosamente i suoi battiti. A prescindere dalla natura che avrebbe condizionato il suo animo, maligna o benigna che fosse, l'empatia era una dote che la nuova forma non del tutto umana gli aveva donato al pari di ogni altro istinto e potere. E in quel frangente isolato, in quella stradina desolata apparentemente, qualcuno era in serie difficoltà. Il dolore fu percepito come una scarica elettrica sul corpo del Lycan, mentre la vista metteva maggiormente a fuoco, anche a distanza, la figura di Jeoffrey che veniva percosso da un Incantesimo Offensivo di ampio livello. David si era rialzato e la bacchetta magica stretta nella mano destra già puntava al ragazzo di fronte, in ginocchio per il peso di una forza che non avrebbe saputo reggere. Invano fu in grado di chiamare a sé la Protezione necessaria e poco dopo dalle narici un fiotto di sangue zampillò con un colore tanto rosso da sembrare scuro per via della notte calante; dalla sua distanza, Alexander sentì il sapore del sangue e i sensi si allertarono, la natura sopita iniziò a risvegliarsi per la prima volta. Un altro colpo di bacchetta e le braccia di Joffrey furono squarciate da due ferite ampie. Altro sangue, altro istinto primordiale. Per Alexander il richiamo fu troppo forte. E adesso? Era il caso di intervenire, guidato dal cuore in estasi? Oppure di ignorare, quasi contro natura, la scena già troppo distante? Selene attendeva, ma il suo odore non era sparito. Non ancora. Per l'adepto un'altra scelta: fare marcia indietro per un attimo, fare marcia avanti per Selene. Una decisione, tuttavia, si incastonava all'altra se presa in anticipo. Questione di tempo, di nuovo.
 
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view post Posted on 17/6/2017, 01:02
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Era così vicino, eppure non riusciva ad individuarla, da nessuna parte.
Era così vicino, eppure era ancora come se lei fosse lontana anni luce: doveva trovarla, ed in fretta.
Mancavano soltanto pochi minuti, forse addirittura pochi istanti, ma il tempo stava pesando, eccome se stava pesando nella mente di Alexander; che al momento era abbastanza lucida, ma da lì a poco il ragazzo non sapeva affatto cosa gli sarebbe accaduto: per quello era vitale trovare Selene, trascurando ogni singola situazione, bella o brutta che fosse, nonostante le cose stessero precipitando dietro di lui.
Era letteralmente una corsa contro al tempo, e lui avrebbe dovuto vincerla; poiché, se fosse accaduto il contrario, la situazione, già difficile di per sé, sarebbe potuta anche peggiorare.
Era per quel motivo che Alexander non ci pensò due volte a continuare, nonostante il suo cuore gli dicesse tutt'altro, nonostante incominciasse a sentire l'odore del sangue, nonostante i suoi sensi si allertassero sempre di più per via di quel che stava succedendo dietro di lui, nonostante gli dispiacesse veramente per quel ragazzo che a quanto pareva stava rischiando la vita o quantomeno delle ferite piuttosto serie.
David avrebbe pagato.
In un modo o nell'altro.
Era quel pensiero che gli permetteva di andare avanti, insieme allo stringere i suoi pugni e al digrignare i denti; mentre la sua velocità non accennava a diminuire, nonostante il cuore ormai sembrava quasi stesse per uscire dal petto per quanto batteva velocemente e fortemente.
La scelta di proseguire per la sua strada era dolorosa; poiché gli dispiaceva per Jeoffrey, ma il tempo trascorreva velocemente anche e soprattutto per lui e ne avrebbe dovuto usufruire il più possibile per cercare di non fare più danni di quanto aveva già fatto immischiandosi in una situazione che, dire fosse difficile da risolvere da solo, anche se lui era Lycan, era dir poco.
Se fosse stato solo per la sua empatia, Alexander sarebbe corso ad aiutare quel ragazzo.
Il dolore, lo strazio, la sofferenza che stava provando Jeoffrey era chiaramente percepibile persino da diversi metri di distanza da lui, eppure la ragione gli stava imponendo di non agire in quel momento.
La ragione gli stava imponendo di trovare Selene, e quello contava.
Solamente quello.
Avrebbe vendicato Jeoffrey e già pregustava il momento in cui l'avrebbe fatto.
 
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view post Posted on 21/7/2017, 16:50
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Calava la Notte, quando tutto ebbe inizio.
Vendetta.
Ci sarebbe stata per davvero? Il giovane Mago l'avrebbe forse ricercata con frenesia assoluta, subito dopo aver trovato la persona di suo interesse? I conti erano stati fatti, le riflessioni pure, in assenza tuttavia di un dettaglio che solo il tempo avrebbe rivelato in modo netto e concreto di lì a poco. Alexander non avrebbe avuto alcun controllo: di se stesso, delle sue azioni, dei suoi pensieri. Non quella volta, non per la prima volta. Avrebbe davvero avuto la fortuna, a sua opinione, di scontrarsi ancora con l'Elementalista? Vano era l'attuale risentimento, nel suo animo, per aver abbandonato Joeffrey alla solitudine di un diverbio sfociato nella lotta? Non avrebbe potuto sapere altro dei due ragazzi intravisti in precedenza: la sua scelta era stata compiuta, non sussisteva alcuna etica né un parametro ben definito sul quale porre un giudizio che potesse dirsi unico. Alexander avanzava, l'olfatto in estasi per la vicinanza di Selene. L'avrebbe scoperta di sicuro, quel gioco simile ad un nascondino infantile sarebbe giunto presto alla conclusione. E il motivo di quella caccia solitaria, allora, avrebbe forse ricevuto adeguata risposta. Perché Selene non si era ancora mostrata? L'appuntamento concordato era ormai stato superato per più del dovuto, era forse un semplice ritardo oppure alla base si celava molto di più? Un'altra strada fu imboccata, l'olfatto come unica guida fidata. Ma mentre l'Uomo avanzava, la Luna si scopriva timidamente, quasi con riservatezza. Il Villaggio di Hogsmeade era piombato ormai nel primo cenno di sonno, il riposo era concesso con equità ai suoi abitanti, non un negozio - ad eccezione dell'ormai superato pub di Madama Rosmerta - era ancora aperto, perché la giornata era conclusa e così lo era il lavoro, il dovere, l'obbligo. Forse inconsapevolmente, Alexander si stava allontanando dal sobborgo magico, puntando alla periferia. A breve sarebbe uscito dalle caratteristiche strade a ciottoli del paese, diretto chissà dove. Non una meta era definita, solo una persona era in attesa. In lontananza, una panchina solitaria di fronte una casa con un giardino. Nessuno visibile, ma le luci dalle finestre erano accese. Poco distante, l'odore familiare di una vecchia conoscenza, ancora nascosta. Nello stesso momento, il cuore di Alexander batté all'impazzata, come se risvegliato da un antico sentimento appena portato alla sua più brusca origine; vinto da un dolore impossibile da contenere per un Uomo, il giovane fu costretto a piegarsi su se stesso, rovinando a terra con violenza, il corpo scosso da tremiti sempre più vicini l'uno dall'altro. Stava accadendo. Calava la notte, quando tutto ebbe inizio. In alto, la Luna era finalmente nuda, scoperta, tangibile. Senza più veli a vestirla, attirava l'attenzione dell'Uomo per renderlo Lupo. E mentre gli abiti indossati da Alexander si stracciavano per il nuovo corpo che stava sorgendo, un ululato sorse alle labbra del ragazzo, spezzando una voce che non avrebbe creduto di poter modulare. Dolore, tensione, potere. Il Lupo si stava risvegliando.

Ci siamo, Alexander.
La Luna è scoperta, la trasformazione ha inizio e ti invito a descriverla in modo quanto più possibile realistico, sulla base dei brevi cenni del testo precedente e soprattutto su quanto puoi leggere in Regolamento Razze: link.Considera che difficilmente permetterei alla natura umana di avere il controllo, ma non sei ancora del tutto privo di raziocinio. Percepisci intensamente la presenza di Selene in lontananza, ma non riesci a muoverti per via del dolore dato dalla trasformazione. Accanto a te, sulla destra, una casa con le luci accese, nessuno fuori. Posta infine le tue statistiche attuali, raddoppiando i Punti Corpo e dimezzando i Punti Mana.
 
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view post Posted on 26/3/2018, 13:37
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Erano secondi frenetici. Anche fin troppo: ormai, Alexander non sapeva più dove andare a parare, se non per il suo olfatto, che gli suggeriva l'odore di Selene che sembrava sempre più vicina a lui.
Uno sguardo a destra, uno a sinistra, in modo da poterla individuare: niente. Non vedeva nulla, fuorché strade deserte e luoghi di lavoro disabitati, essendo ormai sera inoltrata, fortunatamente.
Nessuno stava assistendo a quelle scene, dove Alexander stava cercando la ragazza; in preda al panico più totale; ormai non sapeva neppure dove stesse andando, la meta era indefinita, nonostante si vedeva stesse uscendo da Hogsmeade senza alcun perché apparentemente.
In lontananza, il ragazzo aveva intravisto una panchina solitaria che aveva notato solo perché poco distante da essa sentiva l'odore inconfondibile della persona che lui stava cercando.
Ormai, gli importava solo di trovarla, a tutti i costi: non sapeva che fare, non sapeva come agire e lei in quel momento lì sarebbe dovuta essere la sua ancora. ;a non c'era.
Era tutto nuovo per lui e tutto ciò che stava provando lo confondeva alquanto.
Non ebbe però il benché minimo tempo di avvicinarsi a quella maledetta panchina: i battiti del suo cuore erano diventati via via sempre più forti, e no, quella volta non era per via di Danielle: qualcosa di inspiegabile stava succedendo dentro di lui, una cosa mai immaginata fino a quel momento. A quel punto, sperava solo che Selene fosse almeno nelle vicinanze; non poteva chiedere di più dato che fino a quel momento non si era ancora presentata.
Anche perché, ormai la notte stava calando e la luna piena stava venendo completamente fuori, cercando di completare la trasformazione che, ormai, era in atto da qualche minuto.
Un dolore lancinante, mai provato fino a quel momento, lo indusse in un movimento involontario che lo fece piegare su se stesso.
Era dolorante e non aveva avuto la forza di rimettersi in piedi o altro: anzi, con un altro movimento involontario, il ragazzo cascò per terra, con violenza, facendosi alquanto male.
Un gemito fuoriuscì dalle sue labbra.
Dolori atroci stavano caratterizzando ogni singola parte del suo corpo, non dando alcuna tregua ad Alexander, che al momento non avrebbe potuto fare nulla per cercare di alleviarli se non aspettare che tutto quello finisse.
Gli abiti che stava indossando stavano via via strappandosi da soli per la forma che il suo corpo stava assumendo grazie alla luna piena.
Non era ancora finita: le sue labbra avevano appena emanato un ululato piuttosto involontario che aveva appena sancito la sua trasformazione in lupo, o almeno, il tutto stava quasi per volgere al termine: era ovvio, però, che ormai non si potesse più definire uomo.
Sperava solamente che quello strazio finisse in fretta.
Era uno spettacolo assurdo, irreale, quello che stava accadendo a lui: ormai, la luna stava facendo il suo corso e lo stava trasformando a tutti gli effetti in ciò che, alla fine, aveva scelto lui di essere, nonostante avesse paura di quello che sarebbe potuto accadere.
Era per quello che sperava che Selene ci fosse, nonostante a quanto pareva si stesse divertendo a giocare a nascondino.
Era per quello che doveva assolutamente esserci.
Non avrebbe voluto compiere gesta di cui poi probabilmente si sarebbe pentito; ma era evidente che sarebbe stato in tutto e per tutto nelle mani della ragazza.
Non rimaneva che fidarsi di lei.
 
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view post Posted on 22/5/2018, 14:05
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Calava la Notte, quando tutto ebbe inizio.
Il buio si ispessiva sempre più, stravolgendo quelle ultime dolcezze date dal tramonto, dal restante chiarore del cielo, dal desiderio di ciascun raggio di luce di non andar via, non ancora, non del tutto. Ma l'arco del tempo giungeva anche quel giorno al suo termine, come da prassi sì antica, primordiale e d'origine, di un mondo e suo universo che mai avrebbe infranto le sue regole più preziose. In lontananza qualcuno gridò, eppure parve che il suono provenisse da vicino, dall'interno: la bocca spalancata, le labbra che già si screpolavano, come l'Inverno che giungeva prima del previsto a bussare alle porte di una città dimenticata dagli dei. Non freddo, non gelo, nonostante il corpo del giovane Mago risultasse scosso da una violenza inaudita, brividi su brividi, fin quando il calore esplose con una tale intensità da far scivolare Alexander momentaneamente nell'oblio più incredibile. Perse il contatto con la realtà, i piedi ancorati come fertili radici al suolo, la testa che pulsava, minacciosa, desiderosa di non reggere quella sofferenza che tanto rinnegava, che mai avrebbe potuto totalmente comprendere. Ma il cuore sapeva ciò che la ragione nascondeva, il corpo - ancor più di quanto si potesse credere - aveva assorbito quella ferita così drastica, quel morso dolente, che aveva fatto e faceva tuttora la differenza più autentica. Aprì bocca come per attingere ad aria pulita, fresca, ebbra di salvezza, senza tuttavia trovarne neanche un soffio. Il respiro si strinse in una gabbia, il torace fu avvolto da cinghie tanto resistenti quanto intangibili, mentre il Serpeverde cadeva riverso sulla terra che ancora lo accoglieva, che mai lo avrebbe disprezzato, Uomo o Lupo, senza distinzione alcuna. Il grembo materno, che tutto poteva, che sempre avrebbe voluto fin nel profondo, accolse il suo Figlio maledetto e si fece portavoce di quell'affetto che ancora custodiva energicamente, con pazienza, con intensità singolare. Strappo dopo strappo, il tessuto svestiva quella figura ben delineata, atletica, giovanile, ma le vene si tendevano al pari di spasmi senza confini, ragnatele di rosso, scarlatto, purpureo, colori che sfumavano e cozzavano gli uni contro gli altri. I muscoli guizzarono sotto gli ultimi barlumi di lucidità, la tela fu così infranta sempre di più, istante dopo istante, lasciando che il petto si gonfiasse, gli arti pure, ancor più il busto: differentemente, si restringevano il collo, il capo, il volto generale, allungandosi e districandosi nella peluria che rapida, come vinta da un sortilegio d'eccezione, cresceva avida su ogni lembo di pelle. Scura come la pece più triste, ardente come tizzoni divorati dalla distruzione, la vita si dissipava con quell'incessante impazienza e sua corsa che non avrebbe più saputo trattenere; la prigionia cui l'Uomo era stato costretto fu spezzata sullo scintillio anemico dell'alta luna, che ancora osservava, che sempre vedeva. Le ossa scricchiolarono, si strinsero, si fortificarono, in un'espansione subito dopo diretta, reggendo il gioco ad una natura diversa ed unica, che non aveva mai avuto albergo in quella stessa dimora di carne e poi sangue, di spirito già in sangue. Il Lupo fu nelle fattezze evidente e superbo, racchiuso ancora come scricciolo umano su quella terra che avvolgeva accanto la casa dalle finestre illuminate: non c'era nessuno o forse qualcuno sarebbe apparso di lì a breve? Prima che la domanda potesse ottenere risposta, il profumo familiare di una presenza sperata e ormai certa riscosse l'attenzione della Fiera. Sollevò il capo, violato nel profondo, ma quando il divario fra Uomo e Lupo, ciò che era e ciò che sarebbe stato per sempre, iniziò a farsi breccia nell'ancora intrepida ed ultima razionalità, tutti i sensi si attivarono insieme, a dare prova che il dado era tratto. Calata era la notte, quando là dove un tempo la bocca parlava, ora inesorabilmente ululava.
Ci siamo, Alexander.
Insisti sulla descrizione anche sensoriale: i sensi sono ora alterati, scendi nei dettagli più intimi con piena libertà. Come dicevo prima, inoltre, posta le tue statistiche attuali, raddoppiando i Punti Corpo e dimezzando i Punti Mana. Ci siamo quasi.
 
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