When the lights fade away, Incarico Auror

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 6/4/2017, 14:26
Avatar

Il Fato

Group:
Discepolo del Fato
Posts:
10,919

Status:


Londra ◬ Roupell St.grvxtfd

La mano di Huges aveva appena afferrato la maniglia della porta di fronte a sé, quando Atena lo raggiunse. L'uomo non aveva ignorato la frecciatina sulla presunta incapacità della sua squadra, ma sembrava aver semplicemente preferito non rispondere. Quali e quante sotto trame agivano all'oscuro della ragazza? Lei si era finta parte di un reparto che poteva dire di conoscere? E se lo screzio tra le due fazioni cooperanti fosse più profondo del previsto? Il caso di per sé l'aveva portata fin dall'inizio a camminare sulla sottile corda sospesa che divideva due mondi, ma quanto sarebbe durato il suo equilibrio? E qual era la parte di Huges in tutto ciò?
«Architetti, a volte sono imprevedibili, ma c'è di peggio, mi creda.» commentò l'uomo, scoccando un'ultima occhiata alla ragazza, prima di aprire senza troppe cerimonie la porta della stanza. Gli bastò allungare il braccio per coprire l'apertura, e rimase per un secondo fermo in quella posizione, con il braccio ancora teso, prima di ritrarlo e liberare il passaggio. «Si è fulminata la lampadina principale...» disse con lo stesso tono con cui aveva parlato del cadavere della cameriera, sicuro e tranquillo, indicando il soffitto ancora buio. Ed in effetti, quando il secondo dopo premette l'ennesimo pulsante, fu una luce molto tenue ad illuminare la stanza. Proveniva da due abat-jout poste sui comodini accanto al letto. Avevano un aspetto vecchio, tanto quanto la carta da parati marrone a motivi floreali, che ricopriva i muri della camera. Con un gesto elegante della mano, il Detective fece un passo indietro ed invitò Atena a farsi avanti. «Prego.» Il suo tono s'indurì appena, la vicinanza con il luogo di quel delitto ancora irrisolto aveva incupito lo sguardo di Huges, che rimase fisso sul letto matrimoniale, prima che qualcosa lo distraesse. Il rumore sordo di qualcosa che vibrava sarebbe giunto anche alle orecchie dell'Auror, le sarebbe bastato solo prestare attenzione. Istintivamente l'uomo portò una mano alla tasca delle braghe e ne estrasse un cellulare, il cui schermo lampeggiava. Era impossibile leggere il nome di chi stava cercando di contattare il Detective, ma lui non parve gradire l'interruzione. Guardò lo schermo con una durezza mai mostrata fino ad allora, e posò poi lo stesso sguardo anche sulla ragazza. «Mi scusi, torno subito.» asserì, voltandosi subito dopo. Iniziò a camminare verso il lato opposto del corridoio prima di rispondere sbloccando lo schermo con l'indice. «Huges! No, non è il momento, non puoi-»
La voce dell'uomo andò abbassandosi considerevolmente, consentendo all'Auror di percepire appena l'inizio di quella conversazione ma niente di più.

Con il Detective a qualche metro di distanza, però, Atena poteva considerare di introdursi in stanza e sfruttare al massimo il tempo che lui le avrebbe inconsapevolmente concesso. La stanza, illuminata da una tenue luce calda, si presentava piuttosto ordinata. Il letto matrimoniale, ben sistemato, era il Re della camera, posizionato al centro del muro di destra. Era affiancato da due comodini in legno chiaro, sui quali stavano le due lampade accese e che presentavano due cassetti ciascuno. Nel comodino di destra era presente anche un fermaglio per capelli dritto con alcune gemme chiare incastonate. Sul copriletto, con il nastro apposito erano stati segnate le posizioni dei due cadaveri. Entrambi avevano il busto poggiato ai piedi del letto, ma la gambe scendevano lungo il tappeto. Entro ancora di un passo, Atena avrebbe potuto notare anche la rappresentazione delle mani delle vittime, un braccio per entrambi si poggiava fuori dal perimetro del letto, ma le altre due braccia erano vicine l'una all'altra, erano stati trovati a tenersi per mano. Quello era un dettaglio non visibile dalla foto del Capo Auror. Il copriletto scendeva fino a toccare il pavimento, mentre il tappeto, identico a quello in studio, copriva gran parte della stanza. Su di esso erano presenti due cerchi bianchi, con due cartelli numerati. Si trovavano in corrispondenza con la fine delle linee di una mano di entrambe le sagome stilizzate. Dentro quei cerchi vi erano anche alcune macchie più scure, poco distinguibili con la luce attuale, ma un'occhio attento le avrebbe individuate comunque. Ad un paio di metri dal letto, poggiata sulla parete opposta c'era una televisione, a sua volta poggiata su un mobile con tre grandi cassetti apparentemente profondi e chiusi, dello stesso colore dei comodini. Una pianta di Ficus dava un tocco verde scuro all'angolo in fondo a sinistra, mentre una piccola finestra, più lunga che larga, riempiva lo spazio libero sul muro di sinistra, accanto al mobile con la TV. Cosa avrebbe dedotto Atena da quella scena del crimine? A quali conclusioni sarebbe giunta prima del ritorno di Huges?



London is fed upon the meat of the dead ◬ They're one shallow inch below the Town


 
Web  Top
view post Posted on 9/4/2017, 09:03
Avatar


Group:
Mago
Posts:
1,340

Status:


Atena McLinder
Atena rimase accanto al Detective mente questi apriva la porta della camera da letto. Con indifferenza l’aveva informata sul non funzionamento della lampadina principale, come se l’informazione fosse stata senza importanza, di puro valore informativo per giustificare l’accensione di una luce più fioca. Ma Atena riportò istintivamente lo sguardo su di lui, frugando nella sua espressione alla ricerca di una traccia di perplessità o di dubbio. Ma non ve ne trovò, e l’ombra di un dubbio rimase esclusivamente nei pensieri della ragazza.
Accogliendo l’invito ad entrare, fece un passo all’interno della stanza, ora illuminata dalla tenue luce delle abat-jour. Appena fu dentro, abbracciò con uno sguardo l’intero locale. L’arredamento era vecchio e antiquato, simile a quello che aveva osservato nel resto della casa. Le sembrava di percepire una certa tensione nel Detective, che rimase sulla porta con un’espressione leggermente più cupa del solito. Il cambiamento fu quasi impercettibile, ma bastò per farle provare un lieve moto di compassione nei suoi confronti: in fondo non era colpa sua se non riusciva a venire a capo di quel caso e non dipendeva dalla sua scarsa capacità. Quella, anzi, era una responsabilità solo sua, di Atena. Uno strano rumore sordo e intermittente catturò l’attenzione della ragazza. I suoi sensi erano abituati ad essere sempre attenti e vigili quando era al lavoro e la delicata circostanza in cui si trovava non faceva che acuirli ancora di più. Si guardò intorno cercando con lo sguardo la fonte di quel rumore e si rilassò nel constatare che proveniva dall’apparecchio telefonico del Detective. Naturalmente conosceva i telefoni cellulari, ma non essendo un oggetto di uso quotidiano per una strega o un mago, non le veniva naturale associare quel suono all’oggetto. L’espressione del Detective si fece più dura e lo sguardo che le rivolse prima di assentarsi la colpì come una lama gelida. L’uomo si allontanò, le sue parole si persero presto nel silenzio e lei fu lasciata sola nella stanza semibuia. La scena del crimine.
L’improvvisa e inaspettata solitudine e il silenzio che ricadde in quella stanza le sembrarono quasi irreali, come se fosse piombata in un mondo diverso, nonostante l’uomo fosse a soli pochi metri da lei, fuori dalla stanza. Approfittò di quella inconsueta circostanza per guardarsi intorno con maggiore libertà e fare alcuni passi all’interno del locale. Il grande letto matrimoniale occupava gran parte dello spazio, ai due lati erano posizionati i comodini, una lampada su ciascuno di essi e, su quello di destra, le sembrava di intravedere un oggetto, probabilmente un fermaglio per capelli. Quella doveva essere la parte del letto in cui dormiva la donna, immaginò. Di fronte al letto era posto un mobile con la televisione e, in un angolo, una pianta verde. Quello sprazzo di vita la colse quasi di sorpresa: in mezzo a tutto il vecchiume con cui era ammobiliata la casa – teatro di almeno due omicidi - non si sarebbe sorpresa nel vedere una pianta secca.
Gli agenti di Scotland Yard avevano segnalato con del nastro adesivo le sagome dei due giovani. Forse la sagoma a destra poteva essere quella della ragazza, provò a supporre. Il Capo Auror le aveva mostrato alcune foto dei corpi inermi, ma solo ora poteva rendersi conto con precisione della loro posizione: uno a fianco all’altro, ai piedi del letto, mentre si tenevano per mano. Era una posa inconsueta, pensò. Ricordò i volti segnati da una smorfia di disgusto e ribrezzo e i grumi di sangue che si erano formati sulla loro pelle. La morte probabilmente doveva essere stata dolorosa - forse rapida, non poteva ancora saperlo - ma ipotizzò che doveva aver dato il tempo ai due giovani di comprendere che qualcosa di strano stava accadendo. Cosa li aveva spinti a tenersi per mano anziché cercare aiuto o lottare per la loro vita? Comprese il motivo per cui gli Agenti avevano inizialmente considerato l’ipotesi di un omicidio-suicidio. Era una scena che non dava spazio ad alcuna ribellione o colluttazione, se non fosse stato per il ciondolo rinvenuto sotto il letto e, forse, per la lampadina bruciata.
Alle due estremità delle sagome, due cerchi con altrettanti cartellini delimitavano quelle che presumibilmente erano delle prove. Stando a quanto aveva letto nel fascicolo, pensò che quelli dovevano essere i due punti in cui erano stati rinvenuti i bicchieri infranti e le tracce del misterioso liquido mortifero. Decise di iniziare da lì la sua ispezione della stanza. Si avvicinò ad uno dei due cerchi, quello più vicino alla porta, abbassandosi a terra. Estrasse con cautela la bacchetta che teneva sotto la giacca. Quel contatto le portò una piacevole sensazione, come un respiro dopo aver trattenuto per molto tempo il fiato o un brivido caldo che le scorreva nel corpo. Tenendo la schiena rivolta verso la porta per schermare ogni eventuale sguardo, tese il braccio davanti a sé, raccolse la concentrazione necessaria e con un filo di voce appena udibile pronunciò la formula
«Lumos», con fermezza e sicurezza. La luce che ne sarebbe potuta scaturire sarebbe stata flebile, come quella di una candela, ma sufficiente per scrutare al meglio le tracce lasciate sul tappeto. La schiena rivolta alla porta avrebbe inoltre contribuito a schermare il bagliore e le avrebbe dato il tempo di riporre la bacchetta sotto la giacca senza essere scoperta, nel caso in cui avesse sentito il detective riavvicinarsi alla stanza. E se, malauguratamente, le avesse fatto domande avrebbe sempre potuto ribattere che la luce era penetrata dall’esterno attraverso la finestra, da un’auto di passaggio nel viale o da una casa dei vicini. Del resto, nel loro mondo, le lampadine si bruciavano, le domestiche morivano per un infarto e le luci non potevano comparire dal nulla: erano certezze che non potevano essere messe in dubbio. E forse, chissà, era davvero così.

● Auror ● Scheda Outfit


STATISTICHE:
Punti Salute: 174 (160 +10 Auror + 4 Votazioni)
Punti Corpo: 120 (110 +10 Auror)
Punti Mana: 120 (110 + 10 Auror)
Punti Esperienza: 26,5 (23 + 3 Auror + 0.5 Votazioni)

ATTIVO:
Bacchetta
Distintivo da Auror
Indirizzo e fascicolo del caso
 
Top
view post Posted on 10/4/2017, 12:40
Avatar

Il Fato

Group:
Discepolo del Fato
Posts:
10,919

Status:


Londra ◬ Roupell St.grvxtfd

Quei momenti, involontariamente concessi da Huges, avrebbero fatto la differenza? Per portare a termine la propria missione, Atena avrebbe dovuto far uso della magia, almeno in parte, tenendo all'oscuro qualunque babbano nei paraggi, che fosse un Detective o una semplice passante con un cagnolino esagitato. Se fin prima aveva avuto modo di destreggiarsi nell'arte oratoria, ora le veniva implicitamente richiesta un'azione più pratica. La scena del crimine si mostrava poco, data la fioca luce delle lampade, ma già ad una prima occhiata la ragazza poté farsi qualche teoria ed ipotizzare quanto il Detective ancora non le aveva spiegato. Fin da subito avrebbe potuto capire quanto fosse stato vago lo stesso Huges, aveva tagliato corto con i dettagli ed era andato direttamente al punto, ma la stanza aveva una voce propria, e stava a lei percepirla e comprenderla. La sensibilità in quel momento era al centro di tutto. Quale sagoma apparteneva all'uomo? E quale alla donna? Tenersi per mano, era così strano? Cosa voleva dire quella posizione, la morte era sopraggiunta in modo inaspettato, oppure gli agenti avevano ragione a pensare ad un suicidio? Porsi le giuste domande era il modo migliore per giungere alle giuste conclusioni. Senza indugiare, non potendo sapere quanto tempo le sarebbe stato concesso dal destino, Atena scelse di investigare le due macchie di liquido cerchiate ai piedi del letto. Volle aiutarsi con la magia, con un incantesimo elementare che le riuscì alla perfezione, l'affinità con la bacchetta di faggio le permise di muoversi con una certa rapidità. Sfruttare ogni secondo a disposizione era fondamentale per poter scoprire cosa si celava dietro il velo dell'illusione. Lei sapeva che la magia si era infilata in quelle morti come un'abile serpe, strisciando oltre il visibile, ed era suo il compito di ispezionare laddove nessun umano sarebbe giunto. Il "Lumos" non era un incantesimo rivelatore, ma le consentiva di avere una luce più intensa e concentrata dove ne aveva più bisogno. Davanti alla sfera luminosa prodotta dalla bacchetta, le macchie mostrarono la loro reale estensione. La macchia di destra, quella su cui incentrò l'attenzione, si estendeva quasi fino al contorno segnato dal nastro bianco, ma definirne il colore fu impossibile, una cosa però evidente erano le fibre del tappeto, appiccicate tra loro. Non sembravano macchie di acqua, ma di qualcosa di più viscoso, inoltre le fibre davano l'idea di essersi irrigidite molto, forse per la patina opaca che le univa, davano l'aspetto di essere dure al tatto. Un piccolo brillio però, avrebbe attirato l'attenzione dell'Auror verso il lembo del copriletto più vicino a quell'ultimo cerchio. Se Atena avesse guardato in quel punto, grazie alla luce evocata, avrebbe visto un frammento di vetro grande quanto il suo pollice, di forma triangolare. Sulla punta più esterna il vetro aveva una colorazione differente, molto simile ad un verde scuro, ma non apparteneva al frammento in sé, non era la sua colorazione di fabbrica, sembrava più che fosse data da qualcosa che vi era finito a contatto. I passi di Huges, che aveva continuato a camminare avanti e indietro percorrendo però solo il lato opposto del corridoio, si fecero appena più pesanti. Ancora non si poteva percepire cosa stesse dicendo, ma nel silenzio di quella casa non vibrava nulla di buono. Non sembrava comunque volersi dirigere nuovamente verso la camera.


London is fed upon the meat of the dead ◬ They're one shallow inch below the Town


 
Web  Top
view post Posted on 12/4/2017, 11:29
Avatar


Group:
Mago
Posts:
1,340

Status:


Atena McLinder
Non appena ebbe pronunciato la formula, dalla bacchetta si diffuse una tenue luce azzurrognola. Sorrise al piacere di sentire di nuovo la magia scorrere in lei. Illuminando la macchia sul tappeto poté osservare come le fibre fossero indurite e attaccate tra loro da una sostanza che in origine doveva essere stata viscosa. Si morse il labbro, ciò che vide non sembrava darle alcun nuovo elemento rivelatore, ma poté farsi un’idea più precisa della sostanza con cui aveva a che fare. Mentre osservava la macchia, un luccichio al margine del suo campo visivo attirò la sua attenzione, la luce della bacchetta doveva aver colpito una superficie riflettente. Prima di avvicinarsi, Atena si voltò verso la porta per assicurarsi che il Detective fosse ancora impegnato nella telefonata. I suoi passi si erano fatti più pesanti, ma non sembrava ancora in procinto di rientrare nella stanza. Le sembrò di percepire una tensione maggiore nell’aria, come un pendolo che nel silenzio oscillava sempre più pesantemente, ma forse era solo l’eco freddo dello sguardo che le aveva rivolto poco prima, o la tensione del momento, non poteva saperlo. Si chiese cosa potesse aver generato in lui quello sguardo così duro, tuttavia non indugiò oltre su quell’interrogativo, in quel momento doveva occuparsi di altro.
Facendo attenzione a voltare sempre la schiena alla porta per schermare la visuale, si avvicinò al punto da cui aveva visto provenire il luccichio, vicino al lembo del lungo copriletto. Illuminando la zona, scoprì che si trattava di un pezzo di vetro, dalla forma triangolare, lungo pochi centimetri. Probabilmente doveva essere una scheggia del bicchiere andato in frantumi, pensò, sfuggita alla perlustrazione degli agenti di Scotland Yard. Su una punta aveva assunto una colorazione vere scuro, che le ricordò la polvere di scaglie di Petardo Cinese che le aveva mostrato il Capo Auror. Non aveva mai sentito di alcuna pozione che contemplasse quell’ingrediente nella sua preparazione, ma a quanto le era stato riferito quella polvere era stata ritrovata sul fondo dei bicchieri e doveva quindi essere un componente del liquido in essi contenuto.
Non era in grado di sapere con certezza cosa avesse provocato quella colorazione o di sapere se quel frammento potesse rivelarle qualcosa che non conoscesse già. Anche la magia, in quella circostanza, sembrava non venirle in aiuto, non conosceva alcun incantesimo utile a cui potersi appellare. Decise tuttavia di prendere con sé quel frammento, avrebbe potuto rivelarsi utile in un secondo momento, forse conservava altri ingredienti della misteriosa pozione. Si tastò la giacca alla ricerca di qualcosa in cui poterlo avvolgere, ricordandosi che in una tasca conservava ancora il foglio con l’indirizzo dell’abitazione. Lo aveva consultato più volte prima di entrare in quella casa, per poi piegarlo e portarlo con sé. Era un foglio grande, che originariamente faceva parte esso stesso del fascicolo. Lo estrasse e con questi sollevò il pezzo di vetro, prendendolo da uno dei due angoli senza macchia, facendo attenzione a non toccarlo con le mani. In fondo, poteva essere impregnato di chissà quale intruglio magico, doveva essere cauta. Tenendolo sollevato, lo osservò per un istante più da vicino per poi ripiegarlo nel foglio, avendo cura di avvolgere la carta più volte intorno ad esso, in modo che non potesse scivolare fuori o danneggiarsi. Era un metodo piuttosto spartano, ma non aveva molto con sé e doveva arrangiarsi come poteva. Ripose il tutto nella tasca. Nel compiere quel movimento, poté sentire il peso del distintivo premerle sul petto, facendole ricordare, una volta di più, le sue responsabilità. Sarebbe riuscita a sgrovigliare il filo della matassa? Sarebbe riuscita a
trovare il filo della matassa? Lanciò di nuovo un’occhiata verso le due sagome. Potevano davvero aver scelto liberamente la loro morte? Come si erano procurati la pozione? Perché proprio una pozione? Chi erano quelle persone? Si rese conto di avere molti interrogativi aperti, ma le informazioni che era riuscita a mettere insieme erano come punti sparsi che ancora faticava a collegare tra loro. Voltò di nuovo la testa verso la porta, per capire se il Detective fosse ancora impegnato nella telefonata o se si stesse avvicinando.

● Auror ● Scheda Outfit


STATISTICHE:
Punti Salute: 174 (160 +10 Auror + 4 Votazioni)
Punti Corpo: 120 (110 +10 Auror)
Punti Mana: 120 (110 + 10 Auror)
Punti Esperienza: 26,5 (23 + 3 Auror + 0.5 Votazioni)

ATTIVO:
Bacchetta
Distintivo da Auror
Indirizzo e fascicolo del caso
 
Top
view post Posted on 20/4/2017, 12:26
Avatar

Il Fato

Group:
Discepolo del Fato
Posts:
10,919

Status:


Londra ◬ Roupell St.grvxtfd

Nella penombra, illuminata dall'incantesimo più basilare nel suo repertorio, Atena trovò un vero indizio, o almeno qualcosa che ne aveva chiaramente l'aspetto. La strumentazione di una vera esperta babbana, avrebbe fatto al caso suo, ma lei ne era sprovvista, dovendo inventarsi un'identità valida su due piedi non ebbe il tempo di preparare ogni dettaglio alla perfezione. Per sua fortuna, comunque, il frammento trovò un posto sicuro all'interno del fascicolo consegnatole del Capo, prima che Huges potesse accorgersi di quella stessa mossa. A proposito del Detective, dove era finito? Entrambe le volte in cui, scrupolosamente, si era girata per controllare che non fosse lì, lui non si era fatto trovare. Ma ad un ascolto appena più attento, l'Auror avrebbe potuto sentirlo parlare in lontananza, era ancora abbastanza distanza distante da concederle un po' di tempo extra. Il Tempo veniva spesso misurato secondo i dettami delle lancette di un orologio, ma nel caso di Atena, questo era scandito dai passi vicini o lontani di Huges, e fintanto che erano lontani, lei poteva concedersi di guardarsi ancora attorno. Quel frammento era l'unica cosa che i babbani non avevano visto? Da solo non dava indicazioni di cosa contenesse la pozione che era stata ingerita dalla coppia, ma era già qualcosa di più concreto su cui lavorare in futuro. I fari di un'auto di passaggio illuminarono di più la stanza per qualche istante, donando un bagliore maggiore a tutto, facendo quasi brillare il fermaglio per capelli sul comodino, attratto da quel richiamo. La luce magica faceva ancora capolino dalla bacchetta, quando i passi di Huges si fecero più vicini. Non stava più parlando, forse la telefonata era stata finalmente chiusa, o forse attendeva un responso di chi era all'altro capo del telefono. Atena non poteva saperlo, ma doveva focalizzarsi sul rumore che si stava avvicinando. I passi si facevano via via più vicini, ma c'era ancora tempo per capire come muoversi prima di rivedere l'alta figura dell'uomo. Con la coda dell'occhio, se avesse guardato verso il mobile con il televisore, avrebbe notato che questo era leggermente spostato in avanti. Il piedino su cui si reggeva il mobile, era stato trascinato di pochi centimetri in avanti, verso i piedi del letto. Una particolare che si poteva notare solo da un'angolazione più bassa. Dallo spiraglio lasciato da quello spostamento spuntava un triangolo scuro. Apparteneva ad un oggetto più grande, nascosto probabilmente proprio dietro il mobile stesso.«Illuminante?» La voce del Detective giunse da dietro la porta, ma la sua figura non apparve, il tono indagatore era ben diverso da quello serio con cui aveva, poco prima, accettato la telefonata scusandosi in principio. Secondi, mancavano davvero pochi secondi perché la figura, della quale si intravedeva solo una gamba, tornasse ad occupare la camera da letto, ed Atena aveva ancora la bacchetta estratta ed illuminata. Se Huges l'avesse vista, cosa avrebbe pensato?

London is fed upon the meat of the dead ◬ They're one shallow inch below the Town


 
Web  Top
view post Posted on 21/4/2017, 13:39
Avatar


Group:
Mago
Posts:
1,340

Status:


Atena McLinder
L'entrata era ancora libera. Il Detective non sembrava essere in procinto di tornare, tuttavia ora poteva sentire il suono della sua voce provenire dal corridoio, probabilmente si era avvicinato. Fino a quel momento la fortuna l'aveva incoraggiata e il tempo concessole per un’inaspettata casualità voluta dal Fato non era stato del tutto vano. Tuttavia sapeva bene che la telefonata non poteva durare ancora per molto e il tempo a sua disposizione si stava inesorabilmente assottigliando. Senza indugiare, una volta preso con sé il pezzo di vetro rinvenuto sul pavimento, si guardò attorno, scandagliando la stanza alla ricerca di qualcosa – qualunque cosa – potesse rivelarle cosa fosse successo nell’abitazione. In quel momento un fascio di luce illuminò la camera per alcuni istanti, accompagnato da un lieve scricchiolio di ruote sull’asfalto e dal rumore di un motore in lontananza. Un’auto doveva essere passata sulla strada antistante. La luce improvvisa spinse Atena a voltarsi istintivamente verso la parete con la finestra. Il fascio luminoso era durato solo pochi istanti e il locale era ben presto ricaduto nella sua consueta penombra, ma in quella penombra qualcosa su quel lato della stanza attirò l’attenzione della ragazza. Qualcosa a cui prima – in piedi - non aveva fatto caso, ma che si poteva scorgere con chiarezza dall’angolazione in cui si trovava ora: il mobile su cui poggiava la televisione era leggermente spostato in avanti, rivelando uno spiraglio di pochi centimetri dal quale sembrava spuntare un oggetto. Da quella distanza non poteva capire di cosa si trattasse, se avesse voluto scoprire qualcosa di più avrebbe dovuto avvicinarsi. Fece quindi per alzarsi, ma in quel momento i passi del Detective si fecero più vicini, come il lento scandire di un orologio che le ricordava che il tempo a sua disposizione si stava per esaurire. Quei passi furono accompagnati da un silenzio che le fece aguzzare i sensi, forse la telefonata si era conclusa? «Nox» sussurrò sottovoce, riponendo con un gesto risoluto la bacchetta sotto la giacca, dove nessun Babbano poteva sospettarne l’esistenza. Al di là della porta, Huges tornò a parlare, la sua voce le giungeva chiara e distinta. Nonostante fosse vicinissimo - tanto che Atena poteva scorgere un pezzo della sua gamba - non sembrava ancora voler varcare la soglia. Forse aveva ancora alcuni secondi a sua disposizione. Senza indugiare si avvicinò al mobile, svelta ma con passo leggero, per evitare che un eventuale rumore spingesse il Detective a portare lo sguardo all’interno della stanza prima del termine della telefonata. Non aveva più la bacchetta in mano, ora, e se l’avesse vista avvicinarsi al mobile probabilmente non avrebbe fatto alcuna differenza. Ma le era stato concesso del tempo e voleva sfruttare al meglio ogni secondo a sua disposizione. Si abbassò in corrispondenza dello spiraglio dietro il mobile, appoggiando una mano al mobile stesso per sorreggersi, portando lo sguardo su quel triangolo scuro che sbucava da dietro di esso. Da vicino forse avrebbe potuto capire di cosa si trattava. Finché il Detective non fosse rientrato.

● Auror ● Scheda Outfit


STATISTICHE:
Punti Salute: 174 (160 +10 Auror + 4 Votazioni)
Punti Corpo: 120 (110 +10 Auror)
Punti Mana: 120 (110 + 10 Auror)
Punti Esperienza: 26,5 (23 + 3 Auror + 0.5 Votazioni)

ATTIVO:
Bacchetta
Distintivo da Auror
Indirizzo e fascicolo del caso
- Pezzo di vetro triangolare rinvenuto nella camera da letto
 
Top
view post Posted on 26/4/2017, 15:06
Avatar

Il Fato

Group:
Discepolo del Fato
Posts:
10,919

Status:


Londra ◬ Roupell St.grvxtfd

La curiosità mieteva vittime ogni giorno, quella di Atena dove l'avrebbe condotta?
Il piccolo angolo marrone che sbucava da dietro quel mobile, aveva attirato talmente tanto la sua attenzione, da meritarsi d'esser osservato più da vicino. Prudentemente, l'Auror spense la bacchetta, appena prima che gli occhi argentei e sottili di Huges tornassero a posarsi su di lei, e sulla sua schiena. Girata in quel modo, intenta ad avvicinarsi all'oggetto della sua curiosità, non si sarebbe accorta dello strano sorriso spuntato d'improvviso tra le labbra del Detective, che venne però immediatamente soppresso. Ignara di quel dettaglio, rilevante o meno che fosse, Atena scoprì qualcosa di ben più intrigante. L'angolo in legno, levigato in maniera piuttosto spartana, apparteneva ad una cornice. Nel modo in cui era posizionato, si poteva notare solo l'inizio di una fotografia che ritraeva tre sagome indistinguibili. Guardando sopra la sua testa però, verso il muro, non avrebbe trovato spazio in cui collocare la cornice, cosa doveva dedurre da quel dettaglio? Era qualcosa che andava tenuto a mente? Perché nessuno l'aveva notato fino ad allora?
«Agente McLinder, che fine hanno fatto le buone maniere?» la voce di Huges, l'avrebbe raggiunta poco dopo, e se si fosse girata verso di lui l'avrebbe visto agitare un paio di guanti bianchi. Inquinare la scena del crimine con le proprie impronte, non avrebbe aggiunto punti al suo fittizio curriculum. Essendo al "primo incarico" avrebbe potuto aspettarsi una certa clemenza dal capo dell'indagine babbana? Forse si, perché per quanto le parole suonassero come un rimprovero, sul volto dell'uomo non c'era traccia di rabbia o disagio. Huges, poi, mise finalmente piede in quella stanza, ed iniziò a muoversi con la solita accorta lentezza verso di lei, sempre porgendo i guanti chiari, nell'attesa che lei li afferrasse o estraesse i propri. L'espressione tranquilla e professionale che fino a prima della telefonata aveva mostrato e che sembrava essere tornata, svanì quando gli occhi chiari vennero attratti dallo stesso oggetto che spuntava dal mobile. «Strano» sentenziò abbassandosi sulle ginocchia, «Non c'era niente qui stamattina.» proseguì fornendo una nuova informazione alla ragazza. Era ovviamente incuriosito da quel ritrovamento, ma non aveva ancora mosso un dito per estrarre la cornice dal luogo in cui si trovava. Cosa passasse per la sua mente, non era chiaro, ma le rughe che lentamente solcavano la fronte ampia erano una chiara dimostrazione di quanto vi fosse da ragionare su quel dettaglio. Se non era presente durante il primo sopralluogo, chi l'aveva messa lì e.. quando? «Ha trovato altro?» chiese, voltandosi in modo da poterla guardare negli occhi. C'erano molte risposte, e lei era libera di scegliere quella che più preferiva. L'unica certezza era che Huges non avrebbe atteso che la ragazza riflettesse su cosa inventarsi, uomini come lui esigevano risposte pronte. Fino a poco prima Atena era stata all'altezza di quel duello verbale, sarebbe sempre stato così?


London is fed upon the meat of the dead ◬ They're one shallow inch below the Town


 
Web  Top
view post Posted on 28/4/2017, 18:48
Avatar


Group:
Mago
Posts:
1,340

Status:


Atena McLinder
Non appena si fu abbassata, l’oggetto che si nascondeva dietro al mobile le apparve in modo più chiaro. Il triangolo che aveva attratto la sua attenzione si rivelò essere l’angolo di una cornice in legno. Al suo interno riuscì a scorgere una fotografia, ma dalla posizione in cui si trovava e nella penombra della stanza, non poteva vedere che cosa - o chi - ritraesse. Alzò lo sguardo sulla parete, per capire da quale posizione fosse caduta, ma sul muro non vide alcun segno che suggerisse che la cornice fosse stata originariamente appesa in quel punto. Fu allora che le giunse di nuovo la voce del Detective, ma stavolta non stava parlando ad un misterioso interlocutore, bensì si rivolgeva direttamente a lei. Per alcuni istanti aveva distolto l’attenzione dai suoi passi e dalla sua conversazione telefonica, talmente intenta ad indagare quel nuovo particolare. Evidentemente la telefonata doveva essersi conclusa, pensò. Si girò verso di lui, notando in quel momento che stava agitando un paio di guanti bianchi verso di lei. A quell’ammonizione sollevò la mano che imprudentemente aveva accostato al mobile, come se si fosse accorta solo allora di ciò che stava facendo e di cosa quel gesto potesse significare agli occhi di un Detective. Si lasciò sfuggire un sorriso per essere stata colta in fallo, troppo preoccupata di celare elementi che un babbano non avrebbe potuto immaginare. Si alzò dal suo posto, per riprendere una postura adeguata. «Mi perdoni se mi sono avvicinata senza attenderla» disse cortesemente, il tono tranquillo. Un’affermazione che, forse, non vi era alcun bisogno di esplicitare - in fondo era stato lui a portarla in quella stanza e a darle l’implicito permesso di osservare e indagare sulla scena del crimine - ma era un gesto che agli occhi della ragazza avrebbe potuto contribuire a mantenere un clima sereno e collaborativo tra i due, senza il rischio di creare ostilità in quella delicata situazione. «Grazie» disse, sfiorandogli involontariamente le dita mentre prendeva i guanti che le stava porgendo. «Spero non abbia ricevuto cattive notizie» aggiunse, mentre li infilava alle mani, riferendosi alla chiamata che lo aveva tenuto occupato. I guanti non erano esattamente della sua taglia, ma essendo elastici si adattavano discretamente bene. Alzò per un istante lo sguardo per fissarlo in volto e scrutare la sua reazione alle sue parole. Ma durò solo un attimo, non voleva caricare di troppo peso quell’affermazione o sembrare indiscreta. Si trattava di un’occasione che lui avrebbe potuto cogliere per rivelarle qualche dettaglio sulla conversazione appena avuta – se lo avesse voluto e se avesse ritenuto che la natura di quelle informazioni potesse essere condivisa con lei – oppure semplicemente lasciare cadere, considerandola una semplice nota di cortesia. In ogni caso, Atena avrebbe osservato la sua reazione, registrandola dentro di sé.
L’espressione del Detective si fece più seria, mentre posava lo sguardo sul punto che anche lei stava osservando poco prima. Doveva aver notato l’oggetto dietro il mobile. Si abbassò di nuovo, riprendendo il suo posto accanto a lui.
«Non c’era nulla stamattina?» fu sorpresa nell’apprendere quel dettaglio e un’espressione interrogativa iniziò a dipingersi anche sul suo volto. Fu sul punto di chiedergli se ne fosse certo, ma ci ripensò, non sembrava il genere di persona che trascurava i dettagli e se non fosse stato certo di quel particolare probabilmente non lo avrebbe detto. E l’espressione che aveva assunto ne era la dimostrazione. Se era davvero come diceva lui, allora doveva significare che qualcuno si era introdotto nell’abitazione nelle ultime ore e doveva aver riposto – intenzionalmente o meno – quella cornice dietro il mobile. La cornice. Le tornò in mente il riquadro chiaro sulla parete al piano di sotto, dove con ogni probabilità una volta vi era stato appeso qualcosa. Stava ancora riflettendo su quell’informazione quando il Detective le domandò cos’altro avesse trovato. Pensò a quel pezzo di vetro che poco prima aveva raccolto e riposto nella tasca del cappotto. Huges avrebbe avuto molto da ridire se lo avesse saputo, sia in merito al gesto compiuto che sui metodi utilizzati. Si chiese se quella mossa fosse stata davvero una buona idea, ma in ogni caso non poteva rivelargliela. Tuttavia odiava mentire, e non voleva farlo, almeno finché non fosse stata davvero costretta. Inoltre non c’era tempo per inventarsi una qualsiasi scusa, doveva rispondere prontamente, e fu quello che fece. Schiuse la labbra per dire qualcosa, portando lo sguardo su di lui e fissandolo a sua volta negli occhi. «Giù di sotto» iniziò, una ruga a incrinarle la fronte in un’espressione interrogativa, facendo un cenno con la mano verso la porta «ho notato che manca un quadro sulla parete del corridoio. Si nota solo l’alone chiaro lasciato sul muro». Preferì non dire esplicitamente di non aver trovato nulla nella stanza e rivelargli invece un altro elemento che aveva attirato la sua attenzione poco prima, cogliendo l’occasione per dare voce a quel pensiero che stava iniziando a ronzarle di nuovo in testa. «Ricorda se è sempre stato così?» chiese a sua volta. «Magari non significa niente, ma…» fece un sospiro, come se lei stessa stesse tentando di dare un senso logico alle informazioni che aveva raccolto fino a quel momento. Forse i due elementi non erano minimamente collegati tra loro o forse quel particolare era in realtà irrilevante. In fondo non sapeva nemmeno che dimensioni avesse precisamente la cornice rinvenuta e se fosse plausibile che il quadro mancante nel corridoio potesse essere proprio quello che avevano davanti. Tuttavia sembrava che le cornici in quella casa stessero assumendo dei tratti singolari e pensò che valesse la pena prendere in considerazione quel collegamento, anche solo per soppesarlo o escluderlo.
«La domestica abitava ancora in questa casa, dopo il decesso della coppia?» chiese subito dopo, come se si fosse lasciata sfuggire un altro pensiero che la pungolava la curiosità. Non aveva chiesto nulla, prima, riguardo la domestica, forse per discrezione, forse perché non le sembrava ancora un dettaglio abbastanza rilevante. Su di lei non sapeva praticamente nulla, se abitasse in quella casa o il motivo per cui si trovasse in una zona che doveva essere off limits. Non potevano ancora sapere chi fosse entrato in quell'abitazione quel giorno, ma sapevano chi - da quella casa - non ne era più uscito. E forse poteva essere un punto di partenza.
Ma a poco serviva costruire ipotesi, finché non si consideravano davvero
tutti gli elementi a disposizione. E davanti a loro ne avevano uno che poteva rivelarsi interessante. «Le dispiace?» chiese infine, il consueto tono gentile ma sicuro, indicando la cornice dietro il mobile. Allungò lentamente il braccio verso di essa, chiedendosi - con una punta di curiosità, doveva ammetterlo - se il Detective l’avesse lasciata fare o se avesse interrotto il suo movimento, preferendo occuparsene lui.

● Auror ● Scheda Outfit


STATISTICHE:
Punti Salute: 174 (160 +10 Auror + 4 Votazioni)
Punti Corpo: 120 (110 +10 Auror)
Punti Mana: 120 (110 + 10 Auror)
Punti Esperienza: 26,5 (23 + 3 Auror + 0.5 Votazioni)

ATTIVO:
Bacchetta
Distintivo da Auror
Indirizzo e fascicolo del caso
- Pezzo di vetro triangolare rinvenuto nella camera da letto
 
Top
view post Posted on 1/5/2017, 15:27
Avatar

Il Fato

Group:
Discepolo del Fato
Posts:
10,919

Status:


Londra ◬ Roupell St.grvxtfd

Non appena l'occhio vigile di Huges tornò a posarsi su di lei, l'identità magica svanì assieme alla bacchetta, lasciando spazio solo a quella fittizia. Per quanto avrebbe resistito ancora? La ragazza stava dando piena dimostrazione delle sue abilità nell'arte oratoria, che in quel caso era di grand lunga preferibile a pericolose dimostrazioni magiche. Nel momento in cui, diligente, accolse l'invito ad infilarsi i guanti, un sorriso compiaciuto comparve sul volto del Detective, durò poco perché la cornice attirò entrambi verso una nuova direzione. Solo il commento sulle possibili cattive notizie le fece guadagnare un'occhiata più approfondita. Gli occhi, stretti appena in due fessure, le mostrarono un nuovo lato di quell'uomo; non amava l'invadenza. «Niente di cui dovrebbe preoccuparsi, Agente Rimarcò l'ultima parola, l'appellativo a quella carica inferiore. Non sarebbe servito un Ordine di Merlino, per comprendere come lei si fosse avvicinata troppo al confine professionale secondo Huges. Nessuna spiegazione e nessun discorso andarono a fugare eventuali dubbi che sarebbero sorti o meno nella mente della giovane Auror. Dopo l'ennesima occhiata, l'uomo riportò la sua attenzione all'angolo della cornice, sfiorandola con un dito, nuovamente avvolto in un candido guanto. «Confermo, stamattina nessuno l'ha trovata, ed io personalmente ho fatto una seconda ispezione, non ci sono mai abbastanza occhi.» ripeté, con tono più calmo e tranquillo, tornando ad assumere l'espressione interessata che aveva mostrato all'inizio, al piano di sotto. E proprio quando la stessa Atena azzardò la sua ipotesi, l'uomo si girò di poco per poterla guardare negli occhi. Il riferimento al quadro mancante in quello spoglio corridoio, attirò la sua attenzione abbastanza da farle guadagnare un cenno di approvazione piuttosto raro da parte del Detective stesso.«Niente male per un'esperta in veleni! Senza offesa, ovviamente.» A modo suo sembrava volerle fare un complimento. La cornice, ancora nascosta in parte dietro il mobile, avrebbe potuto trovare il suo posto proprio del quadrato pulito e vuoto al piano di sotto? Lo spazio avrebbe permesso la presenza solo di una cornice di un quadro di piccole dimensioni, e quell'angolo che fuoriusciva appena non sembrava appartenere ad una cornice esageratamente grande. «Non saprei dirle... Stamattina quel vuoto c'era, ma temo che le uniche persone in grado di dirci di più siano morte.» Come anche la ragazza avrebbe potuto ricordare, le vittime non sembravano essere persone socievoli, e forse oltre loro e la domestica nessun altro era entrato in casa loro di recente. Ma, oltre alle parole dello stesso Huges, non c'erano certezze. Atena sapeva cose che non avrebbe mai potuto rivelare al Detective, lei sapeva che qualcun altro doveva per forza essere entrato per avvelenarli, ma la domestica non era stata considerata nelle prime riflessioni, divenendo protagonista delle successive. «La domestica, di origini russe, non abitava qui. Ma non posso dirlo con certezza, sto ancora aspettando che venga schedata a dovere, ma qui non ci sono altri letti. Probabilmente lavorava in questa casa solo un paio di giorni a settimana, e probabilmente non lavorava solo per le vittime. » Con la precisione che lo contraddistingueva, Huges condivise la sua riflessione con Atena, mettendola al corrente di altri dettagli, che poi fossero importanti o meno sarebbe spettato a lei deciderlo.
Senza opporsi, l'uomo concesse con un cenno ad Atena di estrarre la cornice da dietro il mobile. Afferrato saldamente l'angolo della stessa, la ragazza riuscì a disincastrare il quadro, che un minuto dopo avrebbe fatto la sua comparsa nella sua interezza. Si trattava di un quadro di piccola dimensioni, non più di venti centimetri per lato, al cui interno era posizionata una foto di un terzo più piccola della cornice stessa. Come i suoi stessi occhi le avevano anticipato, tre figure erano rimaste impresse sulla pellicola di una polaroid. Erano immobili, come in tutte le foto babbane. La data, di solito espressa in formato piuttosto leggibile, era invece indistinguibile. Abbracciati e vestiti in modo abbastanza anonimo, al centro della foto, c'erano le due vittime, i cui volti sereni erano quasi irriconoscibili, totalmente diversi da quelli trasfigurati dal dolore che Atena aveva potuto vedere. La testa, annerita della terza figura, spuntava tra i due, mentre le braccia più larghe li abbracciavano entrambi. La figura era avvolta in un camice bianco, nascosto per la maggior parte dal corpo di Dharma, ma le scarpe scure che spuntavano ai piedi erano scarpe da uomo. Purtroppo il volto non si intravedeva minimamente, una macchia nera, si era espansa proprio in quel punto, rendendo il riconoscimento anche di un minimo tratto, impossibile. Sullo sfondo c'era un mobile vetrato, molto simile a quello presente nella stanza già visitata, al piano di sotto. Anche il tappeto su cui poggiavano i piedi sembrava essere lo stesso della stanza al piano terra.



London is fed upon the meat of the dead ◬ They're one shallow inch below the Town


 
Web  Top
view post Posted on 2/5/2017, 22:06
Avatar


Group:
Mago
Posts:
1,340

Status:


Atena McLinder
Quella singolare danza in cui si trovava coinvolta aveva le sue regole. Delimitati spazi d’azione da esplorare e confini che non andavano superati. Se voleva mantenere stabile l’equilibrio ad ogni movimento e trarre da quella situazione il maggior beneficio possibile doveva sottostare a quelle regole. Con circospezione Atena aveva volontariamente tastato il terreno, per sondare fino a che punto avrebbe potuto spingersi. La risposta che il Detective le diede, in quella circostanza, fu la chiara definizione di una linea da non oltrepassare. Il ruolo che si era scelta in quella danza la costringeva a muoversi entro un preciso perimetro, e a quello doveva attenersi, con scrupolo e pazienza. Ne andava della sua stessa missione. Annuì con un semplice cenno del capo, per poi accantonare il discorso e concentrarsi sul nuovo indizio che avevano davanti.
La solerzia che il Detective aveva dimostrato nell’ispezionare la scena del crimine la provocò un moto di approvazione. Apprezzava quella sua caratteristica. La precisione, l’attenzione per i dettagli, il rigore, erano qualità che lei - con severità - pretendeva da se stessa e doti che non le passavano inosservate quando le rilevava in altri.

«Lo prenderò come un complimento» disse in tono pacato, in risposta al suo commento, senza riuscire a trattenere l’accenno di un sorriso misto tra il divertito e il sorpreso. Non doveva essere un uomo che elargiva approvazioni tanto facilmente, ne erano una prova gli stessi dubbi nei suoi confronti che, al piano di sotto, non aveva mancato di palesare. In fondo, quell'apprezzamento inaspettato le fece piacere, benché fosse consapevole di essere ben altro che un'esperta in veleni. Ma la sua espressione tornò presto seria e attenta, mentre ascoltava con interesse le informazioni che le venivano fornite sul riquadro in corridoio e sulla domestica. Registrò dentro di sé ogni nuovo particolare, annuendo di tanto in tanto in segno di accordo con le sue riflessioni.
La domestica, rifletté tra sé, era quindi tornata nell'abitazione quel giorno stesso, per un motivo a loro ancora sconosciuto. Perché lo aveva fatto? Qual era il suo ruolo in quella vicenda? Cosa sapeva? Aveva forse incontrato qualcun altro, prima di fare i conti con la morte? E quella presunta morte per infarto...ancora non la convinceva. La magia aveva operato in quella casa e lei, a differenza di Huges, non poteva escludere alcuna ipotesi. Si chiese se davvero l’ombra di un dubbio non lo avesse sfiorato, o se non lo stesse sfiorando ora. Ma a volte, di fronte all’evidenza dei fatti, anche ogni ragionevole dubbio finisce per piegarsi.
Al cenno di assenso di Huges, Atena procedette con maggiore sicurezza nel recupero della cornice, con una presa salda, ma anche attenta e precisa. Fu lieta di aver ottenuto il suo consenso, questa volta era su un terreno sul quale poteva camminare. Maneggiò la cornice con delicatezza, quasi con riverenza, come se i gesti attenti che le concedeva potessero in qualche modo convincerla a rivelar loro qualche elemento importante, o come se i ricordi che quell’oggetto custodiva potessero essere in qualche modo captati, se solo glielo si chiedeva gentilmente. Naturalmente non vi era alcun supporto a quella sua strana credenza, ma era un’abitudine a cui ormai non sapeva rinunciare. A volte le capitava anche di parlare con gli oggetti che aveva davanti, convinta che avessero una qualche forma di coscienza primordiale o che si potesse instaurare un legame con loro. Ma fu abbastanza assennata da non farlo in quel momento. Tenendo la cornice su un palmo della mano, la mise tra sé e il Detective, avvicinandosi di qualche centimetro a lui, in modo che entrambi potessero osservarla senza difficoltà. La cornice era di piccole dimensioni. Non poteva saperlo con certezza, ma era plausibile che potesse combaciare con il riquadro in corridoio. In tal caso, qualcuno doveva aver tolto la foto dal suo posto in un imprecisato momento del passato e qualcuno doveva averla posta dietro il mobile, poche ore prima. Non conosceva il motivo di tale azione, ma di certo quel gesto li stava aiutando nelle indagini. Fece scorrere lo sguardo sulla foto racchiusa all’interno della cornice. Si trattava di una polaroid, una classica foto babbana in cui l’immagine era statica. Le due figure in primo piano erano senza dubbio Dharma e Carlyle, ritratti in una posa rilassata e serena. Dietro di loro una figura misteriosa dal volto annerito.
«La data è illeggibile» rifletté «ma la foto sembra essere stata scattata in questa casa» disse indicando la credenza sullo sfondo della fotografia «in tal caso, ad occhio e croce, non dovrebbe avere più di due anni» ipotizzò. Il Detective stesso, parlandole delle generalità del caso, le aveva rivelato che la coppia abitava in quella casa solo da un paio di anni. La persona ritratta nella foto doveva essere una figura recente nella vita dei due giovani e il momento immortalato con ogni probabilità era per loro importante, abbastanza da meritarsi una cornice. Posò lo sguardo su quel volto annerito. Quella macchia poteva essere un semplice caso? Oppure qualcuno - forse un mago? - aveva voluto intenzionalmente celare qualcosa? «Sembrerebbe un…medico? Un infermiere?» chi altri avrebbe potuto indossare un camice bianco? «Chissà chi ha scattato questa foto. E chissà chi l’ha portata qui» si chiese, il tono della voce leggermente più basso. Sempre tenendo la cornice tra lei e il Detective, la rigirò tra le mani per ispezionarne il retro e i lati, facendo scorrere delicatamente le dita sui bordi, per poi riportarla nella sua posizione iniziale, leggermente più vicina a Huges - stavolta - come a invitarlo a guardarla più attentamente. «Lei cosa ne pensa, Detective?» disse, alzando per la prima volta lo sguardo dalla cornice e posandolo sui suoi occhi, la testa leggermente inclinata, un sincero interesse nello sguardo. Finora aveva condiviso le sue riflessioni, quasi esprimendo i suoi pensieri ad alta voce, come se l'uomo fosse solo una sagoma accanto a lei, della cui reale fisicità si fosse ricordata soltanto in quel momento. Ma ora chiedeva il suo parere, e lo avrebbe ascoltato con attenzione, convinta del reale valore che potevano avere le sue parole.
Quella cornice che avevano tra le mani poteva rivelarsi un elemento importante su cui riflettere. Del resto, nel passato della coppia non sembravano esserci macchie, eppure ora una macchia era - letteralmente - comparsa ad offuscare un evento della loro storia. Per la prima volta era apparsa una persona che doveva rappresentare qualcosa per i due giovani. L'unica persona, forse, ancora in vita: l’uomo dal camice bianco e dal volto annerito.

● Auror ● Scheda Outfit


STATISTICHE:
Punti Salute: 174 (160 +10 Auror + 4 Votazioni)
Punti Corpo: 120 (110 +10 Auror)
Punti Mana: 120 (110 + 10 Auror)
Punti Esperienza: 26,5 (23 + 3 Auror + 0.5 Votazioni)

ATTIVO:
Bacchetta
Distintivo da Auror
Indirizzo e fascicolo del caso
- Pezzo di vetro triangolare rinvenuto nella camera da letto
 
Top
view post Posted on 3/5/2017, 22:18
Avatar

Il Fato

Group:
Discepolo del Fato
Posts:
10,919

Status:


Londra ◬ Roupell St.grvxtfd

Huges non perse di vista Atena nemmeno un istante, mentre la cornice veniva estratta dal suo innaturale nascondiglio. Che ci fosse lo zampino di qualcuno, se quella si trovava lì, era ormai ovvio... ma chi? L'uomo rimase in silenzio, lasciando alla ragazza il più delle considerazioni, ma quando questa gli si avvicinò con l'intento di mostrare meglio il contenuto della cornice in legno grezzo, il Detective le riservò l'ennesima occhiata curiosa, che non accennò ad andarsene in fretta come le precedenti. Guardò di sfuggita la cornice prima di confermare una supposizione, «Il piano di sotto, la stanza in cui ha fatto irruzione prima, è stata scattata lì. Il mobile è lo stesso, vede? C'è un taglio sul vetro di destra, esattamente come quello del mobile presente giù.» Indicò il punto sulla cornice in cui si intravedeva un minuscolo taglio diagonale, appartenente al vetro ritratto e non a quello di protezione. Nel farlo si avvicinò tanto da sfiorare con la propria spalla quella dell'Auror, lo fece con naturalezza e con il giusto controllo, che gli permise di tornare al suo posto subito dopo. Successivamente, un secondo sguardo da parte di entrambi si rese necessario per approfondire i dettagli del vestiario della terza misteriosa figura. Contrariamente a quanto fatto fino ad allora, però, Huges non parve incline a proseguire accucciato in quella posizione scomoda. Si alzò appena dopo essere stato interpellato per un secondo consulto. Offrì la mano ad Atena, l'avrebbe aiutata ad alzarsi se avesse accettato l'aiuto, altrimenti l'avrebbe ritratta subito. «I camici per me sono tutti uguali, credo lei se ne intenda più di me in quel campo, ma non penso sia un dettaglio su cui fossilizzarsi ora. » Accompagnando una frase piuttosto dura, con il suo solito sorriso, l'uomo si spostò per osservare nuovamente la stanza nella sua interezza, quasi volesse tenere sotto controllo quell'ambiente ormai morto e silenzioso. «Se davvero qualcuno è entrato qui tra il ritrovamento dei corpi ed il mio arrivo stasera, lo scopriremo.» Sicurezza e determinazione vennero trasmesse attraverso il giusto registro vocale. «Se non ha trovato nulla, possiamo scendere. Porti con sé la foto, nel borsone d'ordinanza ho le buste in cui sigillarla. Ho sempre pensato di poter risparmiare un passaggio in utile in archivio, conservando le prove con la giusta cura fin dall'inizio.» Un altro sorriso rassicurante e dopo avrebbe atteso di capire le intenzioni dell'Agente McLinder. Nel frattempo però, lentamente estrasse un paio di guanti neri, guanti normali, accessori d'abbigliamento che non avevano nulla a che vedere con quelli bianchi da lavoro. «Inoltre, suppongo voglia vedere i corpi delle vittime. Sbaglio? Non è troppo tardi per fare un giro in obitorio. Anche adesso, volendo.» una nuova proposta, sarebbe spettato sempre ad Atena decidere se accettarla o meno. Erano lì da più di un ora oramai, l'ora di cena era stata ampiamente superata. Cosa fare? Con il badge di un Detective avrebbe sicuramente avuto accesso ovunque desiderasse. Bastava davvero solo... chiedere? O nel suo caso: accettare? Oppure avrebbe preferito convincere l'uomo a rimanere di più in quella casa, rifiutando l'invito?


London is fed upon the meat of the dead ◬ They're one shallow inch below the Town


 
Web  Top
view post Posted on 4/5/2017, 23:18
Avatar


Group:
Mago
Posts:
1,340

Status:


Atena McLinder
Nel silenzio e nella solitudine della stanza semibuia, il lieve tocco sulla spalla non passò inosservato. Gli angoli della bocca le si incrinarono leggermente disegnando un breve sorriso sul suo volto, mentre teneva ancora lo sguardo sulla cornice. Non durò molto, assorbito ben presto - come i suoi pensieri - dalle parole del Detective. Era un’acuta osservazione, pensò. Prima non aveva avuto il tempo e il modo di osservare con attenzione il mobile nel soggiorno, non potendo così notare quel particolare. Non le sfuggì nemmeno il riferimento alla sua irruzione nella stanza. Dal suo punto di vista, non si era presentata nel migliore dei modi e non poteva aspettarsi che lui lo dimenticasse tanto facilmente.
Non appena ebbe concluso le sue riflessioni, Huges si rialzò, porgendole la mano in un invito a fare altrettanto. Evidentemente non riteneva utile soffermarsi ulteriormente su quella fotografia, come le sue parole confermarono subito dopo. Constatando solo in quel momento quanto i muscoli delle gambe iniziassero a dolerle, accettò il suo invito, afferrando la mano con una presa sicura, ma non troppo forte, adeguata alla situazione. Con quel gesto, però, stavolta fu il Detective a guadagnarsi un’occhiata curiosa, che la ragazza mantenne per un ulteriore istante quando fu di nuovo in piedi, soffermando lo sguardo sul suo volto.
«Si, probabilmente ha ragione lei» disse ricambiando il sorriso. Spesso rifletteva troppo sulle cose. Amava considerare ampiamente ogni dettaglio, anche apparentemente inutile, lasciando liberi i pensieri di prendere la direzione che più desideravano. La trovava un'attività estremamente rilassante e un ottimo esercizio per la mente. Ma ora non era da sola, e non era quello il momento di perdersi in divagazioni.
Dopo aver lasciato la mano, si voltò a sua volta ad osservare la stanza.
«Può starne certo. Lo troveremo» disse in tono conciso e risoluto. Ne era sicura.
Il Detective riprese presto a parlare, strappandole uno sguardo di sorpresa e approvazione.
«Non potrei essere più d'accordo». Se lei si fosse trovata nella stessa situazione probabilmente avrebbe agito nello stesso modo, accurato e preciso, senza inutili perdite di tempo. «Qui ho visto quanto c’era da vedere, possiamo tornare di sotto». Non fece in tempo a fare alcun movimento che arrivò una seconda proposta. Una proposta inaspettata, ben più interessante, in grado di catturare ogni palpito della sua attenzione. Prima di rispondere, fece scorrere ancora una volta lo sguardo sulla stanza, soffermandosi sulle due sagome tracciate con il nastro adesivo, soppesando la risposta da dare. Cosa fare? Restare o accettare? Se si fosse trovata da sola sarebbe rimasta per ispezionare con più attenzione anche le stanze rimanenti della casa, per essere sicura di non tralasciare nulla ed avere un quadro quanto più completo possibile della situazione. Inoltre, lasciare quella casa era come lasciare un perimetro sicuro entro cui muoversi, mantenendo salda la propria copertura, per andare incontro a qualcosa di ancora ignoto. Ma la proposta del Detective era un invito decisamente troppo stuzzicante e un’occasione simile poteva non ripresentarsi più. Vedere i corpi dei due giovani poteva rivelarsi essenziale per le indagini. Tamburellò le dita sul legno della cornice, che reggeva ancora tra le mani guantate, ultimi istanti prima di prendere una decisione. L’ora tarda non la disturbava, sapeva sin dall'inizio che quella missione si sarebbe protratta nella notte. «Quando un gentiluomo ti propone di visitare un obitorio in piena notte, puoi forse non accettare?» rispose con un sorriso. «Mi sarebbe di grande aiuto poter vedere i corpi delle vittime» riprese, il tono più serio. «Andiamo ora. Non c’è tempo da perdere» concluse, con una nota più grave nella voce.
Fece alcuni passi, lentamente, posizionandosi accanto al Detective
. «Prego, faccia strada, la seguo» il tono tornò pacato e cortese, un sorriso rilassato sul volto. Con un gesto della mano invitò l’uomo a precederla, concedendogli – ancora una volta – il ruolo che sarebbe spettato ad una persona di grado superiore.
La prospettiva di poter esaminare i due cadaveri le infondeva una certa eccitazione. Sapeva sin dall'inizio che durante l'indagine avrebbe potuto confrontarsi con la polizia babbana – del resto era stata scelta proprio per questo, lei era la sola che avrebbe saputo trattare al meglio con i babbani – ma non si aspettava che sin da subito si sarebbe trovata a collaborare con il capo delle indagini babbane in persona. Così come non si aspettava di poter analizzare i cadaveri quella sera stessa, su suo esplicito invito. Se fino a qualche ora prima il suo programma per la serata era un’ispezione in solitaria della casa, ora si trovava ad avere tra le mani un biglietto d’entrata gratuito - fortunatamente non di sola andata, almeno per il momento - dritto per l’obitorio. Questa sì che era un’emozione!


● Auror ● Scheda Outfit


STATISTICHE:
Punti Salute: 174 (160 +10 Auror + 4 Votazioni)
Punti Corpo: 120 (110 +10 Auror)
Punti Mana: 120 (110 + 10 Auror)
Punti Esperienza: 26,5 (23 + 3 Auror + 0.5 Votazioni)

ATTIVO:
Bacchetta
Distintivo da Auror
Indirizzo e fascicolo del caso
- Pezzo di vetro triangolare rinvenuto nella camera da letto
 
Top
view post Posted on 9/5/2017, 09:05
Avatar

Il Fato

Group:
Discepolo del Fato
Posts:
10,919

Status:


Londra ◬ Roupell St.grvxtfd

Risollevati dalla scomoda posizioni tenuta troppo a lungo, i due furono liberi di dare un'ultima occhiata alla stanza. La questione della cornice non era ancora stata risolta, ma quanto poteva essere rilevante con il caso? Atena era lì soprattutto per comprendere cosa avesse ucciso i due giovani sposini. Un pezzo di quel puzzle riposava tranquillamente nella sua tasca, ma era solo un frammento di qualcosa di ben più grande. Così come Rhaegar le aveva detto, la questione era delicata. Per quanto simili, babbani e maghi avevano una struttura biologica differente per alcuni piccoli ma non irrilevanti dettagli. In obitorio le cose sarebbero apparse più chiare? Quanto ne sapeva Atena della biologia umana? Rimuovere le tracce di quell'intervento magico mortale, era uno degli obbiettivi di quella missione e forse il medico legale avrebbe potuto aiutarla anche più di Huges. Fino a quel momento l'intesa tra i due era stata ottimale, ed egli non riuscì a non sfoggiare un sorrido ben più compiaciuto quando la parola "gentiluomo" uscì dalle labbra della ragazza. «"Gentiluomo", anche lei ha uno strano senso dell'umorismo, Agente McLinder.» Rispose, prima di prendere atto dell'accettazione reale della sua proposta. Dopo aver tenuto in piedi la farsa della neo-assunta, Atena poteva aver trovato la via più semplice alla soluzione dei suoi problemi. Il Capo l'aveva avvisata della pericolosità di infiltrarsi in uno stabile pieno di babbani, e probabilmente sarebbe stata una follia andarci da sola. Ma lei non era sola, un Detective l'aveva invitata, quale occasione migliore per convalidare la sua copertura? «Perfetto, ho l'auto qui fuori.» Affermò l'uomo, prima rivolgerle uno sguardo profondo e divertito. In seguito scese le scale che portavano al piano di sotto, percorse il corridoio con un'andatura appena più rapida della solita. Se Atena l'avesse seguito, lo avrebbe poi visto entrare nella stanza in cui ancora giaceva il cadavere coperto dal telo nero. Huges aggirò l'ostacolo sul tappeto, degnandolo appena di una fugace occhiata, e recuperò il suo borsone, parzialmente nascosto dal divano sgualcito. Comparando la foto della cornice, ancora in suo possesso, con quella stanza in generale, Atena avrebbe anche potuto individuare proprio il taglio su un quadrato della vetrata del mobile, esattamente dove Huges le aveva indicato poco prima, quando le loro mani si erano sfiorate. «Possiamo andare.» Confermò non appena ebbe recuperato tutto quanto aveva portato in quella casa. L'uomo si apprestò a raggiungere il portone d'ingresso e posare una mano sulla maniglia. Solo dopo, si voltò verso di lei. «Con quali mezzi è arrivata fin qui? Se non le dispiace vorrei accompagnarla con la mia auto, per questioni di praticità. Dopo potrei riportarla qui, se ha la lasciato la macchina o altro nei paraggi.» Lo sguardo indagatore di Huges tornò a cercare quello di Atena. Di nuovo la vibrazione del cellulare del Detective spiccò nel breve silenzio. Lo estrasse, ma invece di premere il tasto lampeggiante verde ed accettare la chiamata, l'uomo premette quello rosso e rimise l'aggeggio in tasca.


London is fed upon the meat of the dead ◬ They're one shallow inch below the Town


 
Web  Top
view post Posted on 10/5/2017, 23:07
Avatar


Group:
Mago
Posts:
1,340

Status:


Atena McLinder
«Mi auguro sia anche questo un complimento, Detective Huges» sorrise a sua volta, lasciandosi sfuggire un’espressione divertita. "Uno strano senso dell’umorismo", aveva usato le stesse parole in precedenza riferendosi ai suoi presunti colleghi, senza nascondere un’opinione poco benevola nei loro confronti. Verso di lei non sembrava essere ostile. Restando entro certi limiti, poteva dire che si era creato un clima piacevole e collaborativo, e lei stessa apprezzava l’operato del Detective. Eppure - o forse proprio per questo - qualcosa le pungolò lo stomaco. Aveva avuto l’accortezza di non fornire alcuna informazione e nessun dettaglio esplicito riguardo dove, o per chi, lavorasse, ma aveva colto che lui l’aveva collocata in un dipartimento preciso. Per quanto tempo avrebbe potuto tacere quel dettaglio? Se si fosse trovata in difficoltà poteva giocarsi la carta del fraintendimento, ma era una possibilità che sperava di non dover affrontare, non nell’immediato. Sarebbe stata come una folata di vento che avrebbe fatto oscillare il delicato equilibrio di quanto aveva costruito fino a quel momento, e forse solo la stima che il Detective avrebbe potuto mostrare nei suoi confronti l’avrebbe potuto proteggere. Quanto poteva essere certa di esser davvero riuscita ad ottenere la sua reale fiducia?
Lo seguì fuori dalla stanza, avendo cura di spegnere la luce mentre usciva e di riportare la porta nella posizione in cui l’avevano trovata. Prima di scendere le scale portò la mano sull’interruttore del corridoio, ripetendo il gesto che il Detective aveva compiuto al loro arrivo, seguendolo poi fino al piano inferiore. Entrando nel soggiorno lo osservò dirigersi verso il vecchio divano, nel luogo in cui aveva posto la borsa. Fece alcuni passi all’interno della stanza, fermandosi non appena ebbe oltrepassato il telo nero. Approfittò di quel momento per osservare con maggiore attenzione il mobile sulla parete sinistra, lasciando il tempo al Detective di riordinare le sue cose. Non fu difficile individuare il taglio nel vetro che Huges le aveva indicato poco prima e, constatò, anche il tappeto ritratto nella fotografia era proprio quello su cui si trovava. Dopo quell’ultima conferma, la cornice non sembrava avere più nulla da dirle e si apprestò a raggiungere il Detective accanto al divano.
«Tenga, lei sa cosa farne» disse, porgendogli la cornice in modo che potesse sigillare il reperto secondo la corretta procedura, come aveva fatto con il ciondolo.
Quando fu pronto, lo seguì fuori dalla stanza, lanciando un’ultima occhiata al soggiorno prima di spegnere anche quella luce. Stava per lasciare la scena del crimine per avvicinarsi al cuore pulsante delle indagini babbane - anche se di pulsante, nel luogo in cui si stava recando, c’era ben poco. Si chiese cosa le avrebbero rivelato i corpi dei due giovani.
Se le avrebbero rivelato qualcosa. “Sarebbe di grande utilità poter avere un campione della pozione che li ha uccisi” era stato il suo primo pensiero, quando il Capo Auror le aveva esposto il caso. Ma quell’ipotesi era stata subito scartata da entrambi: il campione era custodito nei meandri di Scotland Yard ed introdursi in quel luogo sarebbe stato decisamente troppo avventato. Tuttavia, ora era Scotland Yard che la invitava ad entrare e la possibilità di riuscire a procurarsi un campione della pozione aveva iniziato a ronzarle di nuovo nella mente. Poteva davvero essere possibile?
Incamminandosi lungo il corridoio si tolse i guanti bianchi dalle mani, godendo della riacquistata sensazione di libertà alle dita. Non era abituata a indossare quel tipo di guanti. La voce del Detective interruppe i suoi pensieri, portandola ad alzare lo sguardo su di lui. Non si era accorta che l’uomo, anziché aprire la porta d’ingresso, si era fermato sulla soglia, ritrovandosi così ad un passo più vicino del necessario da lui. La vibrazione del telefono arrivò al momento opportuno, concedendole un istante di tempo per distogliere la mente dagli ultimi pensieri e portare l’attenzione sulla domanda che le era appena stata posta. Aspettò di avere di nuovo la sua attenzione, prima di iniziare a parlare.
«Sono venuta a piedi» non aveva mentito su questioni più serie, non poteva certo farlo ora. Le automobili non le erano estranee, la sua stessa famiglia ne aveva una e spesso vi aveva viaggiato. Inoltre, non disdegnava nemmeno spostarsi con i mezzi babbani, di tanto in tanto. Ma non possedeva un'automobile, non ne sentiva la necessità. «Camminare mi aiuta a pensare e focalizzare la concentrazione su un obiettivo, soprattutto quando devo occuparmi di qualcosa di importante» sentì il bisogno di precisare, per tentare di rendere la sua affermazione meno singolare di quanto potesse sembrare. Anche quello era vero. Non era la sola motivazione ad averla spinta a non usare mezzi di trasporto magici, ma non era una menzogna. Anche stavolta preferì avvicinarsi quanto più possibile alla verità, tenendo in ombra ciò che non poteva essere rivelato. «E poi…» le parole le sfuggirono dalle labbra quasi senza accorgersene, fermandosi e lasciandole in sospeso non appena si rese conto di quanto stava per dire. Abbassò lo sguardo, chiudendo gli occhi, un sorriso le incrinò le labbra. *Mannaggia a me*. Ma ormai aveva iniziato. Alzò di nuovo lo sguardo fissandolo sui suoi occhi, facendo un cenno con la mano verso l’alto – le dita dei guanti che reggeva ondeggiarono a quel movimento, come a voler indicare esse stesse quella direzione. «..si può vedere il cielo, Detective Huges» condì quell’affermazione con un sorriso sincero, un tono di voce più basso. «Ma sto parlando troppo» riprese, dopo un momento di silenzio, riprendendo la consueta espressione rilassata e composta. «Faremo meglio ad andare» concluse, battendo un paio di colpi con la nocca del dito sulla porta, i guanti ancora in mano, che ondeggiavano ad ogni movimento. «Può riportarmi qui, se vuole, ma non voglio recarle ulteriore disturbo, Detective. Avrà sicuramente molte cose da fare» aggiunse subito dopo, scrutandolo in volto. Non aveva alcuna automobile o nessun altro mezzo di trasporto babbano da recuperare. Essere lasciata fuori dall’obitorio, davanti a casa o in quella strada semideserta faceva differenza? Spostarsi non era mai stato un problema per una strega. E non lo sarebbe stato quella volta. O forse si?

● Auror ● Scheda Outfit


STATISTICHE:
Punti Salute: 174 (160 +10 Auror + 4 Votazioni)
Punti Corpo: 120 (110 +10 Auror)
Punti Mana: 120 (110 + 10 Auror)
Punti Esperienza: 26,5 (23 + 3 Auror + 0.5 Votazioni)

ATTIVO:
Bacchetta
Distintivo da Auror
Indirizzo e fascicolo del caso
- Pezzo di vetro triangolare rinvenuto nella camera da letto
 
Top
view post Posted on 15/5/2017, 12:53
Avatar

Il Fato

Group:
Discepolo del Fato
Posts:
10,919

Status:


Londra ◬ Roupell St.grvxtfd

Lo spirito d'osservazione era un requisito indispensabile per entrambi. Si erano studiati, e poi insieme avevano studiato la cornice che Atena era pronta a riconsegnare. Huges l'afferrò senza troppe cerimonie, senza però mostrare eccessiva fretta. La ripose poi in un sacchetto di plastica, ed infine lo sigillò stringendone l'estremità tra indici e pollice e facendo scorrere la stretta per tutto il lato, esattamente come se stesse chiudendo una busta con una cerniera. Un sorriso quasi serafico apparve poco dopo, mentre la cornice veniva poi messa nel borsone. «Grazie. Probabilmente l'analisi delle impronte potrà esserci di grande aiuto.» aggiunse, evidenziando qualcosa di ovvio. Chi aveva rimosso la cornice poteva averlo fatto per una ragione, e forse tutto era davvero ricollegato, forse Atena aveva trovato un tassello indispensabile per la risoluzione del caso. Ad ogni modo, Huges non espresse troppo entusiasmo, qualsiasi genere di esaltazione non sembrava appartenergli, rimase posato nella sua tranquilla eleganza, prima di aprire l'uscio. Con un'espressione ancora più serena, l'uomo accolse l'informazione fornita dalla ragazza, riguardo il mezzo con cui era giunta fin lì. Fu sul punto di parlare, quando l'Auror proseguì svelando una parte di sé che tramutò il sorriso di Huges in un ghigno, poco rassicurante ma molto attraente. Sarebbe stato difficile comprendere se ritenesse sciocca la spiegazione di Atena, oppure no. «Capisco, ognuno ha i propri metodi.» proseguì lui, senza dismettere la nuova espressione. «Tenersi in esercizio è sempre una buona scelta, ma le consiglio di trovare un mezzo, per il futuro, potrebbe sempre capitarle di dover inseguire un sospetto, e loro di solito non si muovono a piedi. Il cielo non si sposterà, glielo assicuro.» Concluse con un tono basso e rassicurante, forse il fatto che lei stessa avesse ammesso di essere una novizia in quel campo, l'aveva autorizzato ad impartire qualche insegnamento? Senza farselo ulteriormente ripetere, l'uomo aprì la porta e lasciò che fosse Atena la prima ad uscire, per poi chiudere l'uscio alle sue spalle. Lo spazio esterno era rimasto immutato da quando la ragazza era entrata nell'appartamento, Roupell St. si mostrava ancora in tutta la sua oscurità, spezzata solo da qualche lampione. Il Detective si mosse con sicurezza avvicinandosi all'auto nera che aveva già attirato l'attenzione di Atena in precedenza. Estrasse un telecomando quadrato, e con un paio di fischi sommessi, il mezzo rispose al comando del suo proprietario ed il bagagliaio si aprì. Il borsone venne riposto al suo interno, prima che questo venisse prontamente richiuso. Tornando ad osservare la ragazza, Huges si avvicinò alla portiera che dava sul marciapiede e la aprì, rivelando una stranezza. Contrariamente alle auto inglesi, la guida non si trovava a destra, ma a sinistra. Difatti, laddove lei si sarebbe aspettata un volante, non trovò nulla. «Prego.» la invitò ad entrare, prima di aggiungere un dettaglio a quella conversazione. «Non si preoccupi per il mio tempo, la porterò dove desidera, quando avremo finito.» Il ghigno si addolcì appena, mentre l'uomo attendeva la donna. In seguito, se fosse salita, avrebbe poi richiuso la portiera e si sarebbe seduto nel posto accanto. Dalla portiera aperta, se si fosse avvicinata, Atena avrebbe potuto vedere bene l'interno dell'auto. La pelle nera avvolgeva i sedili, intervallata solo da i segni delle cuciture più chiare. Il cambio, ed i comando principali, così come il bracciolo, erano contornata da una cornice argentata, la cui linea saliva fino ad evidenziare il cruscotto ed il contachilometri. Il volante era rivestito in pelle rossa, di un rosso scuro ma chiaramente distinguibile. Al centro del volante svettava uno scudo giallo e rosso, al cui interno era disegnato un cavallo nero. Quell'auto aveva tutto l'aspetto di un'auto molto costosa, esattamente come il completo di Huges.


London is fed upon the meat of the dead ◬ They're one shallow inch below the Town


 
Web  Top
55 replies since 9/3/2017, 22:55   1132 views
  Share