When the lights fade away, Incarico Auror

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view post Posted on 21/6/2017, 12:23
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Il Fato

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Londra ◬ Dante Hugesgrvxtfd

Atena pendeva dalle sua labbra. Bastò quella sensazione ad innalzare il suo ego. Non era dipendente dall'amore "facile" e non era nemmeno un uomo lascivo, non quando aveva un obbiettivo differente. Sospettoso di natura, aveva azzardato una mossa che avrebbe potuto portare a conclusioni nulle, ma che invece rivelò l'effettiva presenza di quell'oggetto che aveva la sensazione di aver dimenticato a Roupell. Per incoraggiarla, Dante mantenne il proprio sorriso affabile, e seguì con lo sguardo l'esile mano forse pronta a dargli quanto serviva a chiudere quella faccenda: un frammento di vetro. Nella sua mente egli aveva già intuito come sarebbe andata a finire, ma con disappunto vide i propri piani andare in fumo. La ragazza frenò ogni possibile movimento, ma non parve rinsavita, l'effetto della pozione era ancora in atto, dunque perché non concludere il gesto? Huges non avrebbe mai saputo quale paranoia era stata indotta nell'Auror, ma di certo poteva trasformarsi nell'ennesimo problema da evitare. Non appena si accorse che la ragazza non aveva più intenzione di dargli quanto gli spettava, lo sguardo dolce venne cancellato dal suo volto. La mandibola scattò in uno slancio di nervosismo e prima ancora che Atena potesse concludere la sua rotazione, Huges l'afferrò per il polso destro, trattenendo appena una smorfia di dolore. «Ehi, aspetta, non così in fretta.» L'istinto l'aveva portato ad agire con la mano sinistra, già in precedenza lesa e dunque la presa non fu poi così salda, ma fu sufficiente a frenare ogni possibile movimento e cogliere alla sprovvista la sua avversaria, ancora intontita dagli effetti dell'Amortentia. Quello che altri avrebbero interpretato come ostilità, lei l'avrebbe visto attraverso un filtro rosa, ma Huges non avrebbe saputo dire in quanto tempo quella nebbia psicologica sarebbe svanita. L'effetto delle sue personali pozioni dipendeva sempre da coloro che venivano sottoposti ai loro effetti, in alcuni casi potevano passare intere ore, in altri solo pochi minuti. I fumi argentei dell'intruglio segreto presente nel calderone, sfiorarono le sue narici e solo allora l'uomo agitò la bacchetta verso gli stessi, facendoli d'improvviso arretrare, come risucchiati dal proprio contenitore. La distrazione durò un solo attimo, prima che lo sguardo dell'uomo, un passo più vicino ad Atena, tornasse su di lei. «Il frammento, mia cara, dallo a me e poi niente ci separerà.» Il tono, meno affabile, tradì un certo nervosismo. C'era qualcosa di importante nell'indizio ancora celato in una tasca e per la precisione maniacale con cui il mago eseguiva ogni sua consegna, l'aver lasciato tracce era impensabile. La mano sinistra era ancora ferma in una blanda stretta sul polso destro della ragazza, mentre un rivolo di sangue le scorreva sulla pelle, la ferita aperta aveva ripreso a sanguinare a quel contatto, ma lui parve non prestarvi attenzione. La mano con la bacchetta era abbandonata lungo il fianco, pronta a scattare all'occasione ma forse non in modo troppo celere, era così vicino che avrebbe impiegato un solo attimo ad immergersi totalmente in quegli occhi blu come una notte stellata. Ma non l'avrebbe fatto. Si sarebbe fatto consegnare il frammento e dopo avrebbe chiuso la questione. Ed Atena? Quanto ancora la pozione l'avrebbe resa solo un burattino? Poco. Gli effetti della nebbia romantica aveva prepotentemente invaso i suoi sensi, iniziarono a svanire, facendole dapprima percepire quella nuova situazione di pericolo. In secondo luogo, l'intontimento sarebbe scemato, cogliendola con l'improvvisa consapevolezza di aver perso istanti preziosi. Non avrebbe ricordato con esattezza come era finita così vicina a Dante, o di aver spazzato via il resto della boccetta infranta, non subito. Forse avrebbe potuto riconoscere di quale pozione era stata vittima, le sue conoscenze glielo avrebbero consentito, ma come agire? Si sarebbe accorta si essersi spostata verso il fascio di luce, ancor più vicina al mobile vetrato ed alla candela?

London is fed upon the meat of the dead ◬ They're one shallow inch below the Town

Molto bene, hai descritto in maniera davvero ottimale gli effetti della pozione ^^

Ho solo un appunto: attenta al numero di azioni che compi in un post.
Generalmente quando si agisce in modo concitato (in un duello o durante uno scontro) il tempo scorre più in fretta, dunque non è possibile concatenare troppe azioni se si vuole che queste riescano nei secondi che trascorrono tra la propria azione e quella dell'avversario. Sono esclusi da questo conteggio i dialoghi, che però se sono legati ad azioni che per forza di cose non avvengono, vengono a loro volta annullati. Nel nostro caso questo non si può definire un duello "standard" ma i tempi di reazione logicamente si accorciano rispetto a prima, quando il dialogo era il fulcro di tutto.
In questo caso hai fatto molto bene ad usare le ipotetiche, poiché come hai visto Dante non è rimasto fermo. l'Usignolus, di conseguenza, non viene castato.



ATENA = PS: 166/174 | PC: 120/120 | PM: 120/120 |
Lieve ustione sul polso sinistro.

DANTE = PS: 180/180 | PC: 125/130 | PM: 135/135 |
Taglio abbastanza profondo nel palmo sinistro.

 
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view post Posted on 24/6/2017, 21:56
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Atena McLinder
Quel sorriso e quello sguardo dolce erano quanto di più bello avesse mai visto. La consapevolezza che questi fossero rivolti proprio a lei la fece sentire incredibilmente fortunata. Poco prima si era posta un obiettivo: dimostrare a quel misero pezzo di vetro che avrebbe potuto farcela anche senza il suo aiuto. Non ci doveva essere nessun ostacolo e nessun intermediario tra loro due. Con sua sorpresa, la vittoria sembrò arrivare prima del previsto. Non appena si mosse, la mano dell’uomo l’afferrò al polso, cogliendola alla sprovvista ed arrestando così il suo movimento. Dante aveva agito con prontezza, ma la sua presa non fu eccessivamente forte. Doveva essere un segno di delicatezza nei suoi confronti, non voleva farle del male, pensò tra sé, rispondendo a quel gesto con un sorriso velato di tenerezza. Anche la voce con cui le parlò sembrava tradire una certa impazienza. Non lasciava spazio a dubbi: non voleva separarsi da lei, non voleva perdere tempo. Fu con trepidazione che Atena tornò a posare gli occhi nei suoi, come se da essi dipendesse il suo stesso respiro. Ma lo sguardo dell’uomo venne per un momento catturato dal fumo argenteo del calderone. Non si era accorta che era arrivato fino a loro, lento e sinuoso, come le spire della passione che – lei ne era certa – li avrebbe avvolti di lì a poco. Seguì attenta i movimenti dell’uomo mentre con un gesto della bacchetta lo ricacciò da dove era venuto. Il suo sorriso si allargò, così come la certezza dei sentimenti dell’uomo nei suoi confronti. Non doveva esserci nessun ostacolo tra loro, anche lui lo aveva capito, aveva cacciato quell’intruso come lei aveva cacciato i pezzi di vetro. Forte di questa nuova certezza, stava per avvicinarsi ulteriormente al suo amato, annullando anche gli ultimi centimetri che li tenevano separati. Ma prima che potesse farlo, Dante riprese a parlare, tornando a chiederle il suo pegno. «Tutto quello che vuoi.» disse allora, pendendo dalle sue labbra e dalla sua volontà. Stavolta non vi era più nulla che potesse ostacolare quella semplice richiesta. Ancora una volta, la ragazza mosse la mano sinistra verso la tasca, realmente intenzionata a consegnargli ciò che chiedeva. Sarebbe stato il suo trofeo e poi finalmente... Sentì una fitta allo stomaco. Una fitta lieve, come un sottile rigagnolo d’acqua. Ma freddo. Qualcosa nel tono nervoso del Mago era riuscito a penetrare tra i fumi della pozione, seppure ad un livello ancora inconsapevole; un livello che sfiorava solo le sensazioni e non arrivava chiaramente alla ragione. Abbassò lo sguardo, leggermente confusa da quella nuova sensazione. Per una ragione che ancora non le era chiara si sentiva in pericolo. Il suo cuore ebbe un’accelerata. La stretta al polso non sembrava più sottendere un piacevole desiderio, la sentiva come una morsa volta a intrappolarla. Lui era vicino, davvero troppo vicino. Eppure desiderava averlo vicino. Perché si sentiva minacciata? Continuando il gesto iniziato, fece scivolare la mano nella tasca, una mossa più meccanica che razionale. Sapeva che quello era ciò che doveva fare, ma la ragione di quell’azione iniziava a sfuggirle. Si sentiva confusa, come se si trovasse in un limbo in cui le certezze iniziavano a sfumare, fino ad arrivare lentamente a dissolversi, dimenticate. Sentì alcune gocce di sangue scorrerle sulla pelle della mano, solcarle il dorso e scivolare lente sulle dita. Erano calde, quasi brucianti, in netto contrasto con la sensazione di freddo che si stava insinuando sotto la sua pelle. Non sapeva dire se quel sangue fosse il suo o se appartenesse al Mago. Non ricordava di essersi ferita, ma non sapeva nemmeno come fosse finita così vicina a lui. La morsa allo stomaco si fece più pesante, come un peso materializzatosi all’improvviso, o che forse c’era sempre stato ma del quale solo in quel momento si fosse accorta. La mano nella tasca si strinse intorno all’involucro di carta in cui era custodito il pezzo di vetro. Fu un gesto istintivo, dettato dalla tensione provocata dalla nuova consapevolezza e dalla lucidità che stava riaffiorando. Il contatto del polso con la stoffa della giacca le fece dolere la ferita. La ferita. Era stato il Mago a colpirla. Subito dopo che lei aveva lanciato un incantesimo. Poi la boccetta si era rotta. Ora ricordava. La nebbiolina perlacea: Amortentia. Si, aveva riconosciuto la pozione appena prima di cadere vittima delle sue spire. Lo stato di confusione iniziava ora ad abbandonarla. Ma non ricordava altro, non riusciva a ricordare cosa fosse successo nel lasso di tempo intercorso tra il momento in cui aveva iniziato a sentire le fragranze e l’istante in cui si trovava ora. Cosa le aveva fatto il Mago? E cosa lei aveva fatto? Erano ricordi ancora assopiti in qualche angolo della sua testa, celati dagli ultimi residui della pozione. Una cosa era certa: aveva perso tempo, troppo tempo. Era pericolosamente vicina a lui e doveva trovare il modo per liberarsi ed allontanarsi. Intorno a lei percepì una luce maggiore rispetto a quella che le sembrava di ricordare. Probabilmente si era spostata dalla sua posizione originaria, era abbastanza logico pensarlo, dal momento che si trovava così vicina a Dante. Ma non aveva il tempo per guardarsi intorno, aveva già perso troppi secondi - o forse minuti, ore? quanto tempo era passato? -. Ancora con lo sguardo abbassato, con un rapido movimento degli occhi riuscì a individuare la mano del Mago che reggeva la bacchetta, rilassata lungo il fianco. E a destra la sua mano, stretta al polso da quella di Huges. Non sembrava una presa molto salda. Forse avrebbe potuto liberarsi facilmente, ma quel gesto avrebbe sicuramente messo in guardia il suo avversario. Ciò di cui invece aveva bisogno era un incantesimo che non attirasse eccessivamente la sua attenzione, ma che allo stesso tempo riuscisse ad allontanarla da lui. Discreto ed efficiente. Forse, se avesse agito con attenzione, avrebbe potuto coglierlo di sorpresa. Con un attento movimento delle dita, scostò leggermente la bacchetta in modo che la traiettoria della sua punta fosse rivolta verso la gamba dell’uomo, in un punto sopra la caviglia, anziché sul pavimento. Eseguì il movimento con cautela, facendo attenzione a mantenere il polso rigido. La presa del Mago non sembrava essere così salda da impedirle quel semplice movimento e forse poteva sperare che non se ne accorgesse nemmeno. Contemporaneamente, l’altra mano lasciò andare il pezzo di vetro nella tasca, sfilandola poi a pugno chiuso, ma vuota. «E’ ora di finirla con questi trucchetti da donnicciole, Mago» disse quasi sottovoce, il tono asciutto. Alzò di nuovo lo sguardo su di lui. Ora era duro e fermo. Così come l’espressione si era fatta più severa. Sentiva la rabbia crescere in lei, insieme ad una nuova determinazione e fermezza. Odiava perdere il controllo, non sopportava il non essere padrona di se stessa. Huges aveva osato utilizzare una pozione proibita su di lei per piegarla al suo volere, e ancora non poteva dire con certezza in che misura fosse riuscito nei suoi intenti; aveva utilizzato un filtro d’amore, espediente tanto in voga tra giovani ragazzine infatuate o tra vecchie zitelle in cerca di avventure. Lei non era mai stata interessata a quelle sciocche frivolezze, né a metodi così poco leciti, nonostante i filtri d'amore in commercio avessero effetti di gran lunga più blandi. Senza perdere nemmeno un altro istante prezioso, e con la bacchetta ancora puntata contro la gamba del Mago, continuò decisa nel suo intento. «Incendio!» scandì con fermezza. Stavolta pronunciò la formula a voce alta, con particolare ardore e decisione, come ad esprimere anche esteriormente ciò che stava provando interiormente. Se l’incanto fosse riuscito, gli abiti del Mago avrebbero dovuto prendere fuoco. Contava sul fatto che l'istinto di sopravvivenza lo portasse ad estinguere le fiamme - sperando che non avesse la strana aspirazione di ardere vivo - costringendolo a distogliere momentaneamente l'attenzione da lei e dandole così la possibilità di allontanarsi. Forse nel frattempo i ricordi avrebbero iniziato a tornare e lei avrebbe potuto capire cosa fosse successo in quel lasso di tempo e quanto quell'incidente fosse o meno riparabile. Era di nuovo padrona di se stessa e pronta allo scontro. Stavolta non avrebbe risparmiato alcun colpo.

● Auror ● Scheda Outfit


STATISTICHE:
Punti Salute: 174 (160 +10 Auror + 4 Votazioni)
Punti Corpo: 120 (110 +10 Auror)
Punti Mana: 120 (110 + 10 Auror)
Punti Esperienza: 26,5 (23 + 3 Auror + 0.5 Votazioni)

ATTIVO:
Bacchetta
Distintivo da Auror
Indirizzo e fascicolo del caso
- Pezzo di vetro triangolare rinvenuto nella camera da letto


Ti ringrazio per l’appunto! In questo caso specifico avevo considerato questa possibilità ed usato il condizionale appositamente. Ne faccio tesoro per il futuro, in modo da evitare altre azioni “avventate”. ;)
 
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view post Posted on 9/7/2017, 17:30
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Il Fato

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Londra ◬ Dante Hugesgrvxtfd

Huges non aveva mai assaporato così tanto il desiderio di approfittare di una sua vittima. E non si trattava di una vittima qualsiasi, di una babbana di poco conto, no, davanti a lui c'era un Auror e niente di meno. Loro erano nemici naturali, nemici che lui si era scelto quando aveva deciso di intraprendere la via dell'illegalità, ma mai si sarebbe aspettato che lo trovassero così in fretta. Poi era arrivata lei, McLinder, e per un po' si era divertito a giocare al Detective, a vedere come il suo solo modo di fare potesse attirarla in trappola come una mosca nella tela di un ragno. Si era sentito immensamente fiero quando aveva potuto stupire la strega mostrandosi per ciò che davvero era, il petto gli si era gonfiato tanto da rischiar di esplodere. Bearsi di quella superiorità era qualcosa a cui avrebbe dovuto prestare attenzione, qualcosa da dosare con cura, perché poco sarebbe passato dal navigare in quel mare all'affogare tra i suoi flutti. «Brava» la incoraggiò non appena la vide muovere la mano libera verso la tasca, finalmente pronta a concedergli quanto davvero gli spettava: il frammento di vetro. Con gli occhi glaciali sempre attenti e pronti a carpire ogni movimento, Dante osservare la giovane iniziare a dubitare, frenarsi. Nulla era più entusiasmante per lui, che sapere di avere qualcuno in pugno ed ancora meglio era se quel qualcuno dimostrava apertamente di pendere dalle sue labbra, quasi divinizzandolo. Ma quella sensazione non durò a lungo poiché, risvegliata dal torpore indotto, Atena si fermò. Per quanto millantasse di essere un fine stratega ed un abile pianificatore, non aveva messo in conto un risveglio così celere. Stupito, corrugò la fronte quando le parole della donna lo colpirono. Atena non avrebbe potuto leggere nella mente di Dante, ma quest'ultima si stava riempiendo di riflessioni, nella logica ricerca della falla che aveva portato quell'Amortentia a durare così poco! «Trucchetti Palesemente offeso da quel termine, che si trovò a ripetere in un basso ringhio, Huges la guardò con odio, ma non ebbe modo di fare altro, perché avvalendosi di un effetto sorpresa l'Auror colpì.
Le fiamme lambirono la caviglia del mago prima ancora che egli potesse realizzare il senso della formula che le aveva evocate.
[-18PS] Istintivamente si trovò a compiere qualche passo indietro, rischiando una collisione con il proprio calderone. Impietose, le fiamme non gli diedero modo di pensare troppo a lungo, ed in breve fu costretto ad agitare la bacchetta a far sgorgare un getto d'acqua in direzione della caviglia. Il fuoco non si spense subito, ebbe modo prima di logorare i pantaloni firmati e scoprire la pelle, arrivando a bruciarne una parte. Quando la fiamma fu estinta, la bacchetta di Huges tornò in cerca di Atena, mentre uno sguardo ancora meno amichevole trasfigurava il mago. «Grave errore» ringhiò l'uomo, prima di alzare nuovamente il fedele catalizzatore. Per una volta, in tutta quella giornata con lui, Atena sarebbe stata in posizione di vantaggio. Il suo incantesimo era riuscito, il polso era stato liberato e l'uomo si era allontanato per estinguere le fiamme. Aveva guadagnato tempo, avrebbe avuto modo di sfruttarlo a dovere? Accanto a lei un intero armadio carico di pozioni di ogni sorta si stagliava minaccioso. Dante si era allontanato dalla luce, ma non avrebbe fatto difficoltà ad individuarlo. Lei, invece, era pienamente inondata dalla luce della candela, che quasi sembrava volerne evidenziare l'aura. Quale sarebbe stata la prossima mossa?


London is fed upon the meat of the dead ◬ They're one shallow inch below the Town

Perdona il ritardo.

ATENA = PS: 166/174 | PC: 120/120 | PM: 120/120 |
Lieve ustione sul polso sinistro.

DANTE = PS: 162/180 | PC: 125/130 | PM: 135/135 |
Taglio abbastanza profondo nel palmo sinistro.
Lieve ustione alla caviglia sinistra, in evidenza dallo strappo conseguente dei pantaloni.


 
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view post Posted on 15/7/2017, 19:39
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Atena McLinder
Uuna ruga solcò la fronte marmorea del Mago, primo segno di qualcosa che doveva essersi incrinato anche al suo interno, al pari di una crepa che andava disegnandosi sulla superficie di un lago ghiacciato. La lama tagliente del suo sguardo la colpì carica d’odio, mentre un ringhio di offesa trapelava dalle sottili labbra con un filo di voce. Avrebbe avuto paura, se solo l'incantesimo non avesse fatto arretrare l’uomo prima che potesse compiere qualunque altro gesto. Se fosse rimasta ancora per qualche istante così vicina a lui - il contatto bruciante della sua mano intorno al polso e solo pochi centimetri d’aria a separarla dal suo potere - la situazione si sarebbe pericolosamente complicata per lei, ne era sicura.
Con sollievo, la bacchetta ubbidì prontamente alle sue parole, lambendo con una fiamma la gamba dell’avversario. La presa che la bloccava la liberò e la giovane Auror, istintivamente, arretrò anch’essa di alcuni passi per riacquistare il suo spazio di sicurezza. Allungò il braccio e puntò con fermezza la bacchetta contro il petto del Mago, ignorando il sangue che ancora le rigava il dorso della mano. Ignorò anche il turbinio di emozioni, prima assopite nei fondali dei suoi ricordi, che l’Amortentia aveva ridestato e che avrebbe potuto sentire rimescolarsi nel suo stomaco se avesse dato loro lo spazio che chiedevano. Ma non lo avrebbe fatto, ogni pensiero era attentamente focalizzato sull’obiettivo che aveva davanti, come i muscoli tesi di un atleta durante una prova. A tutto il resto, e a quanto era successo mentre lei era sotto il volere del Mago, avrebbe pensato in un altro momento.

«No, tu hai commesso gravi errori. E sono sicura che lo stia capendo tu stesso». Poteva solo immaginarlo, naturalmente, dedurlo dalla sua espressione e dall’incrinatura della sua voce. Ma le parole hanno spesso il potere di creare e plasmare, di mettere in luce ed occultare. La sua affermazione avrebbe forse potuto insinuare in lui il dubbio, rendendo più profonda quella crepa che le pareva di aver scorto. Si chiese se avesse iniziato a pentirsi di averla portata lì e di non averla invece fatta fuori prima. O se invece avesse ancora in serbo per lei altri piani, circondata com’era da pozioni misteriose ma sicuramente mortali. Molti altri interrogativi erano presenti nella sua mente, tasselli ancora non del tutto limpidi nella trama di quella vicenda - alcuni forse significativi, altri più superflui - e che la sua curiosità avrebbe voluto chiarificare e porre al loro giusto posto in quel singolare puzzle. Chi aveva posto la cornice dietro il mobile, che ruolo aveva avuto la domestica, con chi aveva parlato al telefono Huges, quando aveva iniziato a sospettare di lei? Quante altre volte prima di allora aveva agito nell’ombra, lasciando dietro di sé solo gocce di morte e sibili di ombre silenziose? «Hai qualcosa da aggiungere sulle tue mirabolanti imprese prima di raggiungere le mura di Azkaban?» si limitò a chiedere, senza mai distogliere lo sguardo severo da lui, il braccio teso e la bacchetta sempre puntata contro il suo petto in una salda presa. Anche l'uomo aveva alzato di nuovo la bacchetta contro di lei, la sua espressione non era mai stata tanto minacciosa. Forse il suo orgoglio lo avrebbe fatto parlare di nuovo. O forse tutto sarebbe restato celato e la sua intuizione avrebbe facilmente potuto indovinare le vicende che ruotavano intorno ai buchi presenti. Ma poco importava, ci avrebbe pensato qualcun altro a far luce su di essi, probabilmente gli incaricati al suo processo e al suo interrogatorio. L'unico compito dell'Auror era catturarlo. Sapeva di essere riuscita a conquistare una posizione di vantaggio su di lui e difficilmente le sarebbe capitata di nuovo una situazione simile. Era il suo momento, doveva agire prontamente. Non sapeva quanto ancora sarebbe durato quello scontro, né cosa avrebbe potuto escogitare contro di lei il Mago, ma quello era il momento di osare. Forte di questa convinzione, dalla posizione in cui si trovava fletté il braccio verso sé stessa, allungandolo poi di nuovo con una sferzata contro il petto dell’avversario e pronunciando con decisione la formula *Stupeficium!* tra sé durante quell’ultimo movimento. Cercò di imprimere nell’incantesimo tutta la sua volontà di vincerlo e la sua fermezza: le aspettative e la fiducia che aveva riposto in lei Capo Auror, le promesse che aveva fatto, le speranze e gli interrogativi collezionati ad uno ad uno in quella serata. La razionalità, la misura, la solerzia che aveva posto in ogni singola azione, le risposte che aveva cercato ed in parte trovato. E ancora i colpi di scena, i passi falsi, la rabbia, la fermezza rinnovata e - si - anche il suo orgoglio. Erano tutti lì, in quell’unico pensiero, in quel movimento e in quella parola.

● Auror ● Scheda Outfit


STATISTICHE:
Punti Salute: 174 (160 +10 Auror + 4 Votazioni)
Punti Corpo: 120 (110 +10 Auror)
Punti Mana: 120 (110 + 10 Auror)
Punti Esperienza: 26,5 (23 + 3 Auror + 0.5 Votazioni)

ATTIVO:
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Londra ◬ Dante Hugesgrvxtfd

Ancora una volta il tempo avrebbe dovuto piegarsi al volere dei due duellanti, mentre entrambi avrebbero dovuto considerare lo spazio a loro disposizione. Huges ascoltò quasi con disinteresse le recriminazioni di Atena, irrigidendo ancora di più i lineamenti del proprio volto. Non avrebbe mai ammesso di averla sottovalutata, ed avrebbe fatto di tutto pur di metterla a tacere il prima possibile. Era pronto a muovere la bacchetta, ma la seconda affermazione della ragazza lo distolse dai suoi intenti. Azkaban, il luogo che contava il maggior numero di maghi della peggior specie racchiusi al suo interno, avrebbe volentieri aperto le porte di una cella per lui, ma i suoi completi firmati e l'adorazione dei clienti mal si sposavano con le sbarre di quella prigione. Non v'era timore nel suo sguardo, ammantato invece dal desiderio di spegnere l'arroganza di Atena, una volta per tutte. «Non dovresti disprezzare il mio lavoro, prima sembrava piacerti. Non andrà come credi.» Arrogante a sua volta, non riuscì a contenere un commento che desse a lui la possibilità di avere l'ultima parola, e fu quell'incauta decisione a privarlo del restante tempo a sua disposizione. La giovane avrebbe potuto dedurre molte cose dal comportamento assunto prima e dopo la rivelazione, da Dante. In vero, forse, le aveva anche già comprese. Quell'uomo credeva che le sue azioni potessero portare ad un bene superiore, raggiungibile attraverso le subdole morti di chissà quanti altri Babbani... ma era dunque d'innanzi ad un Mago Oscuro? Un seguace di Voldemort? Quelle domande avevano mai sfiorato la sua mente? Un raggio fuoriuscì dalla bacchetta di Atena un paio di secondi prima che ella potesse sentirsi sbalzare a lato. La debolezza di Huges divenne lampante e nel momento in cui lo schiantesimo lo colpì in pieno petto, egli non poté fare altro che sorprendersi e collassare sul posto, accasciandosi privo di sensi accanto al calderone. [-30PS] Da quello scambio di convenevoli, Atena non uscì totalmente illesa. L'invisibile forza che l'aveva trascinata, la spinse fino a farle urtare il mobile vetrato con una spalla, proprio sullo spigolo, procurandole una fitta lancinante. [-11PS; -5PC] Il mobile, all'impatto, si mosse di conseguenza, ondeggiando pericolosamente ed una delle antine più in alto, si aprì. Probabilmente non era stata chiusa correttamente, ma non v'era tempo nemmeno per focalizzarsi su quel dettaglio, perché una boccetta rotonda contenente del liquido rosso scuro iniziò la sua caduta. Se l'Auror avesse deciso di raggiungerla, avrebbe dovuto compiere un passo abbastanza lungo, ma avrebbe potuto farcela. Nessuna etichetta l'avrebbe però aiutata a comprenderne la natura del contenuto. In quel trambusto, il suono di un bussare deciso avrebbe destato ancora l'attenzione dell'Auror: c'era qualcuno alla porta. La voce di una donna, giunse poco dopo, nettamente preoccupata, non sembrava appartenere ad una ragazzina, ma nemmeno ad una signora troppo anziana. «Signor Dante, va tutto bene?» Chiese l'ignota. Nuovamente la situazione sembrava complicarsi, Huges era momentaneamente fuori gioco e quello era un netto progresso, ma una boccetta stava per collassare al suolo e quella che sembrava essere una vicina di Dante, era in attesa fuori dalla porta. Non era ancora il momento di cantar vittoria.


London is fed upon the meat of the dead ◬ They're one shallow inch below the Town

2nHXWVw

--> il triangolino rosso è la pozione in caduta libera.

ATENA = PS: 155/174 | PC: 115/120 | PM: 120/120 |
Lieve ustione sul polso sinistro.
Dolore alla spalla destra.


DANTE = PS: 132/180 | PC: 125/130 | PM: 135/135 |
Taglio abbastanza profondo nel palmo sinistro.
Lieve ustione alla caviglia sinistra, in evidenza dallo strappo conseguente dei pantaloni.
Attualmente privo di sensi.


 
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view post Posted on 29/7/2017, 15:39
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Atena McLinder
Intelletto, precisione, razionalità, erano doti che Atena sapeva riconoscere ed apprezzare. Anche il fascino e l’eleganza non le passavano inosservate. Eppure, sembrava che l’orgoglio di Dante le avesse corrotte e piegate all’asservimento dei suoi infimi scopi, stille di veleno che la sua mano dosava con sapienza. Un piacere effimero, superbo, che lo portava a camminare sull’orlo di un baratro. Chi era il suo avversario? Lo aveva avvicinato a Roupell Street ed affrontato in quell’angusta stanza. Il suo atteggiamento, i bagliori dei pensieri che scorrevano nel suo sguardo, i sorrisi compiaciuti, tutto faceva pensare che non servisse alcun padrone, se non l’intimo compiacimento di se stesso. Perché lasciare che un altro rubasse la gloria e l’adorazione che spettavano a lui? Similmente, non sembrava essere la malvagità in se stessa il movente del suo operato, piuttosto i suoi ideali. Di quegli ideali doveva aver fatto il suo lavoro e forse in questo i due si somigliavano più di quanto credessero, nonostante i loro sguardi fossero rivolti in direzioni opposte.
Non rispose al suo commento, limitandosi all’accenno di un sorriso amaro.
*Quale dispendio di potenzialità* pensò tra sé, con una fitta di compassione. “Di potenzialità, e di tanto altro…” aggiunse la voce nella sua testa, un attimo prima che il raggio di luce rossa scaturito dalla bacchetta colpisse il Mago in pieno petto. L'uomo si accasciò a terra, privo di sensi, come un palloncino sgonfio.
E' finita, sarebbe stato il logico pensiero in una situazione simile, insieme ad un sospiro di sollievo ed alla possibilità di rilassare i muscoli tesi. Ma Atena non ebbe il tempo di formularlo, ed esso restò sospeso nell’aria, come una folata di fumo che si disperde prima che possa prendere una forma precisa. Tutto ciò che sentì dopo aver castato l'incantesimo fu un dolore acuto alla spalla e la sensazione di un respiro bloccarsi in gola. La forza dell’incantesimo l'aveva sbalzata di lato, facendola urtare contro la dispensa del Pozionista. Era una delle tante leggi dell’Universo: quando la traiettoria di un corpo in movimento interseca un mobile qualsiasi, la forza del suo campo gravitazionale attirerà quel corpo sempre e soltanto contro il proprio spigolo. E così avvenne. L’urto era stato violento e imprevisto, tanto da far ondeggiare pericolosamente il mobile. Le ante di vetro vibrarono sotto quel colpo e le fialette in esse contenute tintinnarono tra loro. Il mobile non sembrava in procinto di cadere, ma uno dei ripiani più in alto si era aperto - l'anta dondolava ancora - ed Atena fece appena in tempo ad alzare lo sguardo per riuscire a scorgere una boccetta avvicinarsi al bordo del ripiano ed iniziare la sua caduta. Del contenuto di quella boccetta riuscì solo a intravedere il colore - un liquido scuro -, non vi era il tempo per indugiare su ulteriori dettagli o riflessioni, né per formulare un qualunque incantesimo. Se avesse esitato anche solo un istante probabilmente le possibilità di salvare la fialetta si sarebbero ridotte allo zero, con chissà quali conseguenze. Agì semplicemente spinta dall’istinto. Fece un balzo in avanti, ignorando la fitta di dolore alla spalla che il movimento aveva acuito, gli occhi fissi sull’oggetto in caduta libera, nel tentativo di afferrarlo al volo. Di qualunque cosa si trattasse, era auspicabile che non si infrangesse. Aveva imparato la lezione.
Tutto avrebbe potuto concludersi nel giro di pochi secondi, nel bene o nel male. Ma alcuni colpi sordi e decisi si erano levati nel silenzio della stanza, ora perturbato solo dagli ultimi tintinnii delle fialette e dalla tensione dei pensieri dell’Auror. Atena si girò verso il punto da cui essi sembravano essere stati generati. Intenta com’era nel tentativo di salvare la boccetta, non aveva subito compreso cosa avesse causato quel rumore. Fu solo quando una voce si levò da dietro la porta che capì che qualcuno doveva aver bussato, probabilmente allarmato dal trambusto dello scontro. Fino a quel momento non si era posta il problema di dove si trovasse
esattamente. Certo, da qualche parte al penultimo piano di quel palazzone. Ma cosa c’era oltre quella porta chiusa? Il resto dell’appartamento di Huges? Il pianerottolo comune? Babbani? Il cuore le martellò nel petto. L’incognita di quella nuova presenza si fece strada nei suoi pensieri, nuovi interrogativi si accavallarono nella sua mente mentre vagliava quello che poteva essere il modo migliore di comportarsi. Doveva assolutamente preservare l’incolumità della Babbana - se di essa si trattava - e nel contempo salvaguardare la segretezza del suo mondo. Chiuse gli occhi, cercando di recuperare il tono più sicuro e formale che le riusciva. «Scotland Yard, è tutto sotto controllo, Signora» indossare di nuovo i panni della copertura che aveva abbandonato non appena entrata in quella stanza fu la cosa più sensata ed immediata che le venne in mente. «La prego di tornare alle sue occupazioni». Difficile dire se quelle parole avrebbero rassicurato la sconosciuta o se l'avrebbero resa ancora più sospettosa. Nell’attesa di una risposta, nascose la bacchetta dietro la schiena, sotto la giacca, nell’eventualità che potesse aprire la porta ed entrare. Misero tentativo, forse, per celare ciò che tutto in quella stanza sembrava gridare: magia.

● Auror ● Scheda Outfit


STATISTICHE:
Punti Salute: 174 (160 +10 Auror + 4 Votazioni)
Punti Corpo: 120 (110 +10 Auror)
Punti Mana: 120 (110 + 10 Auror)
Punti Esperienza: 26,5 (23 + 3 Auror + 0.5 Votazioni)

ATTIVO:
Bacchetta
Distintivo da Auror
Indirizzo e fascicolo del caso
- Pezzo di vetro triangolare rinvenuto nella camera da letto



Perdona il ritardo, è stato un periodo piuttosto intenso. Ora dovrei riprendere con il solito ritmo!
 
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view post Posted on 1/8/2017, 08:51
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Il Fato

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Londra ◬ Dante Hugesgrvxtfd

Memore degli effetti della rottura della boccetta precedente, Atena ebbe la prontezza di spirito giusta per effettuare lo slancio ideale. Ferma, quasi, in una frazione di secondo, riuscì a stringere nella mano libera la pozione, prima che questa s'infrangesse al suolo provocando chissà quale effetto collaterale. Non era mai piacevole perdere il controllo del proprio corpo o della propria mente, così come era accaduto prima all'Auror, certamente un secondo giro su quella giostra sarebbe stato da evitare. Con Dante ancora privo di sensi, l'unico problema imminente sembrava essersi risolto, ad Atena fu perfino concesso un sospiro di sollievo quando le dita si chiusero attorno al vetro della boccetta. Ma i problemi sembravano sorgere come funghi in quella zona di Londra, e lei ne ebbe la conferma quando una voce femminile la raggiunse da dietro la porta, unica, presente in stanza. Ancora una volta le raccomandazioni del Capo Auror trovavano ragion d'essere. Dimostrando la giusta dose di capacità, la ragazza scelse nuovamente di rimanere coerente alla sua copertura. Uno strano silenzio scese non appena le ultime parole della strega raggiunsero la donna ignota. Quanto trambusto avevano fatto i due? Cosa c'era dietro quel rettangolo ligneo? Un pianerottolo? La seconda parte di quell'appartamento, che aveva tutto l'aspetto di un monolocale? Avevano urtato qualche mobile, si erano mossi pesantemente su un pavimento forse non eccessivamente isolato, dunque quanto avrebbe potuto immaginare la possibile "vicina" di Huges? E se non avesse creduto alle semplici e rigide spiegazioni di Atena? Per fortuna l'Auror non ebbe bisogno di prepararsi un piano B... o C, perché la sconosciuta, con tono alquanto imbarazzato, si fece nuovamente sentire. «Uh, capisco... è una collega allora. O-ok.. Beh io ora, devo andare..» Il mondo in cui riuscì ad allungare a dismisura la parola "capisco", avrebbe lasciato intendere alla strega cosa in realtà quella donna stesse immaginando. Certamente nulla di più lontano dalla realtà. «Ehm.. buona-serata-ad-entrambi.» Passi veloci seguirono quella parole trascinate ed unite nella fretta di lasciar ai possibili piccioncini la giusta privacy. Forse Atena avrebbe riso di quel momento, in futuro, ma ora che perfino quell'impiccio era stato risolto, non restava che comprendere quale fosse il reale motivo che aveva spinto Dante Huges ad essere ciò che era. Se la ragazza avesse controllato il corpo ancora inerte dell'uomo, avrebbe notato velocemente come nessun Marchio Nero fosse presente sull'avambraccio. Se avesse osservato con attenzione il mobile che poco prima aveva rischiato di collassare su di lei, avrebbe notato come un riquadro fosse quasi vuoto. Niente pozioni in quel quadrato in legno, solo una foto. che ritraeva lo stesso Dante con una donna. Era priva di cornice, e se Atena l'avesse voltata avrebbe potuto leggere un nome ed una data, scritte con calligrafia maschile e trascinata: "Monica - 9 Maggio" .Non era però l'unica cosa presente in quel'angolo di armadio, il foglio di carta fotografica era poggiato su una boccetta che si differenziava da tutte quelle presenti nel resto del mobile. Vetro nero, il simbolo di una semiluna impresso in ceralacca rossa, ed un tappo in sughero a sigillare il tutto. Solo muoverla avrebbe fatto comprendere alla strega che dentro vi era contenuto un liquido, ma niente la avrebbe dato indizi su cosa esattamente vi fosse. Se poi l'Auror avesse ispezionato anche la mensola, chiusa a chiave, accanto al calderone, avrebbe trovato una serie di boccette trasparenti riposte sulla sua sommità, vuote. Alla fine della fila di contenitori avrebbe trovato anche una busta bianca, anch'essa vuota, indirizzata proprio a Dante Huges. Il mittente, scritto sul retro, era ben leggibile: "Dharma W." Il resto dell'appartamento non avrebbe rivelato altro alla donna, che ancora reggeva in mano la pozione che per poco non era caduta. Se l'avesse osservata con attenzione, avrebbe potuto riconoscerla: Pozione Sanguinaria Velenosa. Davvero un bene che non si fosse infranta ai suoi piedi. In quella situazione, alla penombra dell'immobile, con un uomo svenuto, Atena avrebbe potute ragionare su molti aspetti di quella serata, ma il materiale che aveva a disposizione non le avrebbe mai permesso di avere un quadro completo della vita del mago, o del motivo per cui Dharma e Carlyle erano morti, ma vi sarebbe stato un modo per ricevere le informazioni necessarie. Prima, però, l'Auror avrebbe dovuto portare a termine un'altra delle richieste di Rhaegar Wilde. "Portamelo qui", le aveva detto, ma da sola sarebbe stata un'impresa troppo ardua, inoltre certamente era bene che una squadra ispezionasse a fondo l'appartamento del Pozionista e catalogasse il suo operato. C'era solo un modo per permettere che tutto accadesse con il giusto ordine, ed era racchiuso in un oggettino che recava il simbolo degli ideali che Atena McLinder aveva giurato di seguire sempre e ad ogni costo.


London is fed upon the meat of the dead ◬ They're one shallow inch below the Town

Ottimo Atena!
In questo turno sei libera di esplorare quanto ti ho descritto e raccogliere eventualmente ciò che ritieni possa esserti in qualche modo utile. (chiaramente limitandoti a quanto ho descritto, se ti servissero delucidazioni, o qualora fossi incerta su un'azione, non esitare a contattarmi via Mp)

Infine, nel tuo prossimo post ti viene richiesta anche un'azione specifica, confido che tu l'abbia già compresa ^^


ATENA = PS: 155/174 | PC: 115/120 | PM: 120/120 |
Lieve ustione sul polso sinistro.
Dolore alla spalla destra.


DANTE = PS: 132/180 | PC: 125/130 | PM: 135/135 |
Taglio abbastanza profondo nel palmo sinistro.
Lieve ustione alla caviglia sinistra, in evidenza dallo strappo conseguente dei pantaloni. Attualmente privo di sensi.


 
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view post Posted on 5/8/2017, 19:27
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Atena McLinder
Che sensazione meravigliosa fu quella delle dita che si stringevano intorno alla piccola sfera di vetro. Ce l’aveva fatta. Il pericolo di una seconda boccetta infranta era scongiurato. Ma prima che potesse avere il tempo di sospirare di sollievo, un altro ostacolo le si era posto dinanzi, al di là della porta.
Dopo il primo scambio di battute con la sconosciuta, un silenzio carico di attesa era caduto nella stanza e al di fuori di essa. A cosa stava pensando la donna? Le avrebbe creduto? Si sarebbe insospettita? Deglutì. Ogni cellula del suo corpo era attenta, rivolta al pari del suo sguardo verso il rettangolo scuro della porta, come se essa fosse sul punto di esplodere da un momento all’altro. Infine, la voce riprese a parlare. Imbarazzata, indugiava su se stessa, le parole dapprima si allungavano in modo innaturale, poi sembravano accelerare ed accavallarsi tra loro. Quella reazione la colse di sorpresa, lasciandola interdetta. Atena aprì la bocca per dire qualcosa, la richiuse nel momento in cui divenne consapevole di quanto la donna stesse insinuando, la riaprì di nuovo ma da essa non uscì alcun suono.
Che cosa aveva immaginato la sconosciuta? Tra le tante possibilità che la mente dell’Auror aveva contemplato in quegli istanti, quell’unica ipotesi non aveva sfiorato nemmeno lontanamente la sua immaginazione. «Ehm, grazie. B-buona serata anche a lei» disse, ancora sbigottita per quanto era appena accaduto. Se la donna avesse sentito o meno la risposta restava un mistero, tanto furono veloci i passi che seguirono le parole imbarazzate. Sarebbe stato un aneddoto singolare da raccontare e da ricordare con una sorriso, Atena se ne sarebbe resa conto ben presto. Ma in quel momento la sola cosa che riuscì a provare fu un grande senso di sollievo. Appoggiò la schiena alla parete accanto, chiudendo gli occhi, finché l’eco di quei passi non smise di riecheggiare anche tra le pieghe della sua mente. Trovava piacevole il contatto fresco con il muro, sembrava donarle sollievo e refrigerio. Lentamente la tensione iniziò a sciogliersi, allentando muscoli e pensieri, e tutta la stanchezza accumulata in quella serata fu libera di scivolarle addosso. Poteva sentire la ferita al polso bruciarle ancora e la spalla pulsarle di dolore. Ma era finita. Reclinò la testa all’indietro, abbandonando le braccia lungo i fianchi. Era stata una serata molto lunga, segnata da eventi inaspettati e situazioni che l’avevano messa alla prova. Sapeva che se era ancora viva - e tutto sommato ancora intera - lo doveva anche ad una buona dose di fortuna. In seguito avrebbe avuto modo di ripensare ampiamente agli eventi che si erano susseguiti nelle ultime ore, valutando i propri meriti e soprattutto gli errori commessi. Così come avrebbe avuto il tempo per fare luce sui tanti interrogativi rimasti ancora irrisolti. Sospirò, riaprendo gli occhi. Il suo lavoro non era ancora del tutto concluso.
Facendo alcuni passi tornò verso il mobile vetrato, con l’intento di riporvi al suo interno la boccetta con il liquido scarlatto che ancora reggeva in mano. L’interruzione della donna non le aveva dato modo di prestarle adeguata attenzione, ma ora, osservandola da vicino, riuscì a riconoscere la pozione senza troppa difficoltà: Pozione Sanguinaria Velenosa. Le avrebbe causato non pochi problemi se si fosse infranta al suolo. Aprendo l’anta di vetro la adagiò sulla mensola più vicina a lei. Fu allora che la sua attenzione fu catturata da una fotografia a cui prima non aveva fatto caso. Inclinò leggermente la testa, incuriosita da quella novità. Si trattava di un’immagine senza cornice, le figure al suo interno si muovevano, come in tutte le fotografie del mondo magico. La prese tra le mani con delicatezza. L’immagine ritraeva Dante, avvolto come sempre nella sua consueta eleganza. Ballava insieme ad una donna molto bella, anch’essa singolarmente elegante e dall’indubbio fascino. Restò affascinata da quello scatto, non solo per l’armonia delle due figure, ma per l’intimità che sembravano emanare. Raccontava di qualcosa che sembrava stonare in quella stanza oscura. Qualcosa di caldo, un ricordo lontano o forse un sentimento tutt’altro che assopito. Sul retro della fotografia vi era un’annotazione:
"Monica - 9 maggio". Chi era quella donna? Dante era forse stato innamorato di lei? Era possibile che un barlume di calore avesse riscaldato il suo cuore prima di diventare freddo e indifferente? La vita era un percorso tortuoso e irregolare, insidiato da eventi inaspettati in grado di capovolgerne completamente la direzione, scuotere nelle fondamenta le certezze più basilari, scavare solchi profondi e indelebili negli animi delle persone. Quale serie di avvenimenti avevano segnato Dante Huges fino a farlo diventare ciò che era? O forse l’orgoglio e la freddezza avevano sempre trovato dimora in lui? Fissò lo sguardo sull’uomo, mentre giaceva ancora inerme a terra. I lineamenti rilassati nell’incoscienza e la sensazione di un pericolo scampato, portarono Atena a guardarlo per un istante sotto una nuova luce: era una persona, prima ancora di essere un criminale.
Alzò di nuovo lo sguardo sul mobile. Sullo stesso ripiano in cui aveva trovato la fotografia vi era anche una boccetta scura. Era diversa da tutte le altre presenti nel mobile, sembrava essere più ricercata. Sul vetro nero era impressa una mezzaluna rossa, mentre un tappo di sughero chiudeva l’apertura. Il vetro scuro rendeva impossibile capire cosa vi fosse al suo interno, ma che contenesse effettivamente qualcosa lo comprese non appena la mosse per prenderla in mano. Poteva forse essere collegata alla donna della fotografia ed al passato di Huges? Qualunque fosse la risposta alla domanda, decise di portare con sé sia la fotografia che la fialetta. Li avrebbe consegnati al Capo Auror, forse sarebbero stati utili nelle indagini successive.
Si avvicinò quindi a Dante. Con discrezione tastò le tasche del suo completo, alla ricerca di ulteriori indizi, ma non sembrava esserci nulla di rilevante. Con un gesto delicato andò a sollevare la manica della camicia, ma non vi era alcun marchio nero sulla pelle. Come aveva immaginato, non si trattava di un Mago Oscuro. Si rialzò, stringendogli appena la spalla, come si fa con un vecchio amico al momento di congedarsi.
Si diresse infine verso la mensola vetrata in fondo alla stanza, ultimo angolo ancora inesplorato del locale. La serratura che chiudeva le ante era chiusa, ma al di sopra di esse erano poste diverse boccette di vetro vuote ed una busta. Anche la busta era vuota, su di essa si poteva leggere chiaramente sia il destinatario – Dante Huges - che il nome del mittente: Dharma W. Nonostante non vi fosse alcuna traccia del contenuto, pensò che fosse un elemento in grado di collegare il Mago alla vittima e pose anch'essa nel fascicolo, insieme alla foto rinvenuta poco prima.
Posto al sicuro anche l'ultimo indizio che riteneva rilevante, si guardò intorno un’ultima volta. Il suo compito in quel luogo sembrava essere davvero terminato. “Voglio che trovi quel criminale e che me lo porti qui.” Si era raccomandato il Capo Auror. Rhaegar. Sarebbe stato soddisfatto del suo operato? Oppure poteva avere in qualche modo deluso le sue aspettative? Lo avrebbe scoperto presto, si disse. Con il Pozionista fuori gioco e la stanza ispezionata, non restava che passare al passo successivo: mettersi in comunicazione con il Capo.
“Guarda che è ancora notte fonda, se lo svegli preparati a comprargli ciambelle per un mese intero!”. Aveva dannatamente ragione. *Mi riterrei fortunata se fosse solo per un mese* rispose tra sé con una nota di apprensione, mordendosi il labbro.
Estrasse quindi il Distintivo dalla tasca, soppesandolo nella mano per alcuni istanti. Era strano, ora sembrava avere un valore diverso. Ora sembrava
avere davvero un valore. Non era più solo il simbolo di un ideale, era diventato la sua realtà.
Lo strinse tra le dita.


● Auror ● Scheda Outfit


STATISTICHE:
Punti Salute: 174 (160 +10 Auror + 4 Votazioni)
Punti Corpo: 120 (110 +10 Auror)
Punti Mana: 120 (110 + 10 Auror)
Punti Esperienza: 26,5 (23 + 3 Auror + 0.5 Votazioni)

ATTIVO:
Bacchetta
Distintivo da Auror
Indirizzo e fascicolo del caso

- Pezzo di vetro triangolare rinvenuto nella camera da letto
- Fotografia di Dante rinvenuta nel mobile vetrato
- Boccetta di vetro nero rinvenuta accanto alla fotografia
- Busta vuota inviata da Dharma rinvenuta sulla mensola chiusa
 
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Il Fato

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L'immaginazione era una delle tante doti della donna al di là della porta, ma Atena non avrebbe potuto scoprirlo. Non appena lo scambio, via via più imbarazzato e, forse, perfino imbarazzante, ebbe fine, il silenzio cadde di nuovo nella stanza. Huges non emise un suono, era ancora privo di sensi, e quella condizione indotta diede modo alla giovane Auror di indagare più a fondo. Da quando era stata trascinata dentro quelle quattro mura, non aveva avuto modo di concentrarsi sui dettagli, impegnata invece a tenere a bada il mago. Erano quelli a fare la differenza: i dettagli. Priva di tutta la pressione a cui era stata sottoposta, la giovane riuscì a concedersi il giusto sollievo, prima di tentare di carpire più informazioni possibili sul suo nemico. La stanza non era il massimo in quanto ad arredamento e gestione degli spazi, ma se quello poteva considerarsi il "laboratorio" di Dante, allora poteva indubbiamente venire definito come ... funzionale. Poggiare la pozione al proprio posto, le consentì di soffermarsi su una fotografia, su un momento catturato a tradimento da chissà chi, e chissà quanti anni prima. Chi era Monica? Cos'era stata per Dante? Difficile stabilirlo in quel solo scatto, benché un legame fosse palese. Inerte ed inconsapevole, Huges non sembrava più una grande minaccia, ma Atena aveva rischiato parecchio in quei pochi scambi con lui e forse avrebbe difficilmente dimenticato quei momenti. Quando anche una busta, chiaramente collegata al caso, finì nel suo apposito fascicolo, l'Auror realizzò di non poter più far nulla in quella stanza ed infine richiese l'intervento della cavalleria. Passarono pochi minuti senza che nulla smuovesse il silenzio che nuovamente era ricaduto nel covo di Huges. Successivamente Atena poté percepire tre distinti "pop".

Tre Auror si materializzarono davanti a lei, due uomini ed una donna, volti noti tra i corridoi del Quartiere, ma nessuno di sua stretta conoscenza. Mentre i due uomini ispezionavano la stanza per constatare l'accaduto, la donna si avvicinò ad Atena con un'espressione neutrale. I riccioli neri cadevano composti lungo le spalle, la tenuta comoda evidenziava il corpo tonico, e lo sguardo scuro era accentuato da spesse sopracciglia arcuate. Nonostante l'aspetto giovanile, alcune rughe d'espressione evidenziavano come la prima giovinezza avesse lasciato posto ad altro.
«Ben fatto, McLinder» disse, aggiungendo un secco cenno con il capo. Alle sue spalle i due uomini si erano avvicinati al corpo di Dante, pronti a sollevarlo. Sul petto, la donna aveva appuntato il proprio distintivo, lucidato e ben leggibile, in cui il nome spiccava sopra le tre bacchette: "Lisa Moonstone" «I ragazzi si occuperanno di catalogare tutta questa roba.» Proseguì, muovendo qualche passo all'interno del locale. Ora che ad occuparlo erano in quattro, sembrava ancora più stretto. Poi, Lisa tornò con lo sguardo su Atena. «Ma prima dobbiamo occuparci di lui. Sei già riuscita a farlo parlare? Perché in caso contrario dobbiamo fare una deviazione prima di spedirlo ad Azkaban.» Ancora un volta, ad Atena venne chiesto di fare mente locale. Sapeva che Dante aveva ucciso Carlyle e Dharma, l'arma del delitto era nota ma... il movente? Perché Dante Huges faceva quel che faceva? Perché spacciava pozioni ai babbani? E soprattutto: quanti erano i suoi clienti e quanti altri cadaveri aveva alle spalle? Gli indizi in suo possesso erano sufficienti ad illuminare tutti gli angoli bui di quel caso? Che fosse il caso di approfondire ed interrogare il Pozionista dagli occhi di ghiaccio?

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ATENA = PS: 155/174 | PC: 115/120 | PM: 120/120 |
Lieve ustione sul polso sinistro.
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DANTE = PS: 132/180 | PC: 125/130 | PM: 135/135 |
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Atena McLinder
Ripose il distintivo nella tasca. Da qualche parte qualcuno avrebbe preso in mano un distintivo simile e si sarebbe presto mobilitato per raggiungerla. Non restava che attendere.
Atena si avvicinò alla finestra. Il cielo era ancora scuro, in lontananza si potevano scorgere le luci notturne della città, piccole e tremolanti, come se cielo e terra fossero a rovescio. Poggiando la schiena al bordo della finestra si mise a sfogliare nuovamente il fascicolo: i primi – succinti – dettagli del caso, la polvere verde, le foto dei due corpi senza vita; informazioni laconiche, alle quali ora si aggiungeva l’altrettanto criptica fotografia di Dante e la busta vuota. Conosceva a memoria ciò che dicevano quelle carte, ma lasciò che i fogli e le immagini le scorressero ancora una volta davanti agli occhi, permettendo ai pensieri che disordinatamente le affollavano la mente di attaccarsi a quell'inchiostro stampato, nel tentativo di trovare loro un ordine logico.
Non passò molto tempo che il silenzio fu riempito da tre familiari “pop” e altrettanti Auror si materializzassero nella stanza. Atena richiuse il fascicolo, alzando lo sguardo su di loro. Erano due uomini e una donna, volti noti, li aveva incrociati più volte al Quartier Generale, ma non conosceva i lori nomi né aveva mai avuto occasione di interagire con loro. Li salutò con un cenno del capo, scostandosi dalla finestra ed andando loro incontro. Fu la donna la prima ad introdursi a lei. Aveva morbidi ricci neri che le carezzavano le spalle, il fisico allenato e l’espressione asciutta e risoluta di chi è abituato a svolgere il suo lavoro con la sicurezza maturata in anni di esperienza.
«Molto bene» rispose non appena l’ebbe informata del compito dei due uomini. Tutto sembrava diverso ora che nella stanza c’erano altre persone, come se fosse stata accesa una luce e quelle mura avessero rivelato la loro innocua verità. Una semplice scenografia la cui pericolosità era un ricordo appartenente ad un altro tempo: domabile, conoscibile e minuziosamente catalogabile. Fissò lo sguardo sui due uomini, in procinto di avvicinarsi al Mago e sollevarlo. Anche lui sembrava parte della scenografia, un inerme fantoccio. Forse solo più difficile da sondare e catalogare.
«Temo che sia necessario approfondire con un interrogatorio» tornò a guardare la donna «Sappiamo per certo che conosceva le vittime e che è stato lui a fornire loro la pozione mortale» con un cenno della mano indicò la cornice posta su un ripiano del mobile, gemella di quella trovata sulla scena del crimine. «Erano suoi clienti, probabilmente si sono rivolti a lui per qualche “servizio”, e sembra che abbiano assunto volontariamente la pozione, ignari dei suoi effetti» ricordò le parole dell’uomo e la posizione dei due corpi ai piedi del letto, le mani unite prima di incontrare la morte. «Dalle sue parole è presumibile che non siano stati i primi Babbani di cui si sia occupato e potrebbe aver operato anche oltre i confini britannici» era a Londra solo da un paio d’anni, le aveva detto. Fece una pausa per raccogliere le idee, seguendo il filo di un pensiero. «Ma queste sono solo considerazioni personali. Ci sono ancora molti interrogativi irrisolti, molti punti non chiari che devono essere indagati». Il Pozionista serbava ancora molti segreti. «Si chiama Dante Huges» aggiunse subito dopo, come ricordandosi di aver omesso un’informazione importante.

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view post Posted on 23/8/2017, 09:09
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Il Fato

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Atena infine rispose. Dante Huges era stato ermetico, gli indizi erano fin troppo vaghi e tante erano le domande ancora senza risposta. Era davvero possibile presentare un caso così vuoto al Wizengamot? No, assolutamente no, e la ragazza impiegò davvero poco a capire il passo successivo. Il pozionista andava interrogato. Lisa, per contro, annuì concordando pienamente con la giovane Auror. «Bene, allora predisporremo la stanza al Quartier Generale.» Le rispose, mantenendo un tono composto e di totale rispetto nei confronti della collega. C'erano anni di esperienza a distanziarle, ma la Moonstone non sembrava volenterosa di far pesare quella differenza, in fondo erano colleghi, indipendentemente dal tempo trascorso al Ministero. In seguito, mentre i due Auror iniziavano ad agitare le loro bacchette ed ispezionare pozione per pozione, Lisa ascoltò il resto delle informazioni che Atena era riuscita ad ottenere. Deduzioni associate a prove concrete. «Capisco, quindi potremmo trovare altri casi associati a lui, buono a sapersi. Dovrai farti dire tutto. Io ti accompagnerò, rimarrò in stanza ma il caso è tuo, sarò lì solo per una questione di sicurezza.» Proseguì, tornando ad osservare il mago dormiente, ignaro di quelle macchinazioni e forse perfino inconsapevole di cosa avrebbe riservato per lui il futuro. Scosse il capo dopo l'ennesima occhiata. Un uomo con quei tratti avrebbe potuto avere il mondo ai suoi piedi, ed invece aveva scelto una via scorretta e oscura al punto da rischiare di finire ad Azkaban per la vita. Uno spreco, era ciò che si era detta Lisa, prima di comunicare ai colleghi la decisione sul proprio rientro e chiedere ad uno di quelli di portare Huges al Quartier Generale. Lasciò così ad Atena ancora il tempo di guardarsi attorno e trarre eventuali conclusioni su tutta quella faccenda. C'era ancora una cosa da fare, bisogna trovare i pezzi mancanti del puzzle e, dopo, avrebbe potuto finalmente concedersi una pausa. L'uomo designato al trasporto di Dante, svanì poco dopo con il pozionista, privando la stanza del suo proprietario. Lisa poggiò una mano sulla spalla di Atena. «Vuoi un passaggio?» chiese porgendole un braccio a cui eventualmente aggrapparsi. Se la giovane Auror avesse accettato l'offerta in un *crack* le due sarebbero scomparse assieme dall'appartamento. Se invece avesse scelto di procedere per conto proprio, Lisa avrebbe atteso di vederla sparire, prima di seguirla, dandole l'indicazione precisa di dove smaterializzarsi. Il Quartier Generale non era enorme, ma per un inesperto poteva divenire facilmente un labirinto. In un modo o nell'altro, Atena McLinder avrebbe poi lasciato quel luogo ancora carico di magia ma privo di ogni mistero, tutto ciò che ancora le veniva sottratto si trovava in un solo posto: la mente di Dante Huges.


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Ottimo Atena!

Questa parte si è conclusa, ti faccio i miei complimenti! Per l'epilogo della missione ci trasferiamo (QUI). Il prossimo post scrivilo direttamente dove ti ho indicato, descrivendo anche il modo in cui poi hai scelto di lasciare questo appartamento. Considera che Lisa Moonstone segurà ogni tuo movimento, puoi dire di vederla apparire dietro di te o puoi accettare il suo invito per una materializzazione congiunta.




 
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