| Nonostante fosse il primo giorno di primavera, l’inverno non sembrava essere andato mai via: le gemme degli alberi, che timidamente avevano fatto capolino nei giorni passati, erano stretti in una morsa di brina, il vapore dei respiri emessi dai passanti era visibile e appestava l’aria come se fossero presenze ombrose, i mantelli, che erano stati abbandonati negli armadi erano tornati in auge e svolazzavano per le strade di Hogsmede. Infagottata dentro uno di questi, con una bella sciarpa lunga e variopinta a coprire il collo vi era Rowena, che cercava riparo dal clima freddo e da una pioggerella fine e fastidiosa. Non le dispiaceva il freddo ma quella pioggia, che le sembravano aghi gelati che le venivano gettati contro il viso, le avevano sempre dato fastidio. Avrebbe potuto smaterializzarsi da li, tornare a casa, davanti ad un bel camino crepitante e una tazza di the caldo ma la commissione che aveva da fare era importante, doveva trovare quel maledetto libro e bibliomagic faceva al caso suo anche perché non aveva assolutamente voglia di andare fino a Londra, indossare abiti comuni per mischiarsi con la folla e camminare per le vie, circondata dai babbani, visto che ultimamente li trovava ancora più insopportabili: odiava i loro modi di fare, la loro tanto ostentata superiorità, quel continuo vociare e musica che usciva da dannati aggeggio che tenevano perennemente in mano, avrebbe voluto fare una strage di quella feccia, ma i tempi non erano ancora maturi inoltre, ora che Boniak, Emily e Nicholas non erano più al suo fianco, sentiva che il peso dei mangiamorte gravava tutto su di lei. Nemmeno Voldemort in persona non sembrava più interessato alla causa, era come se si fosse un po’ perso per strada, che i fili con cui dirigeva le sue marionette non fossero più lunghi e robusti come un tempo, eppure credeva ancora nelle capacita del grande mago oscuro, limitandosi ad attendere che uscisse dal suo letargo, accompagnandolo qualora avesse chiesto la sua presenza, anche se la voglia di morte che le oscurava il cuore giorno dopo giorno diventava un tarlo fastidioso. La porta del negozio tintinnio al suo ingresso, segnalando la sua presenza ai commessi, l’aria all’interno era calda e asciutta, era un clima accogliente e le grandi scaffalature in legno, dove presenziavano tomi su tomi, rendevano quel locale ancora più confortevole e intimo. Fece un cenno in direzione di uno di loro, mostrando lungamente il palmo sia come segno di saluto, che come cenno che non voleva essere disturbata. Si fermò dunque un attimo sull’uscio per scaldarsi, per poi svoltare verso la prima scaffalatura e di nuovo giù, verso la fine del negozio, camminando con passi tranquilli e lenti, scorrendo con gli occhi e ogni tanto anche con il dito indice sui titoli che le scorrevano davanti. Il suo passo, all’improvviso si arrestò, la destra venne levata in direzione di un libro dalla copertina grigia, sul dorso, in lettere nere e palesemente in rilievo vi era scritto Torture fisiche, aprendolo, iniziò a sfogliarlo e l’odore delle pagine le arrivò subito alle narici. Era un odore che le ricordava tante cose, Hogwarts, il covo, Spinner end, il suo vecchio ufficio e Severus, per un attimo si stupì di come un semplice odore era riuscito a portarla cosi lontana nel tempo. Per un attimo il ricordo del suo viso si fece più nitido in testa e quel cassetto che a lungo aveva tenuto chiuso, venne aperto, ricordando come la di lui pelle sapesse di libri e di pozioni. Fece quindi un gesto avventato, senza guardarsi prima attorno portò il libro verso il viso e aspirò l’odore delle pagine, lo fece una, due, tre volte, lo fece rumorosamente, spezzando il silenzio nel tacito negozio, incurante del fatto che forse li vicino, poteva esserci qualcuno.
|