Odore di carta, Bibliomagic

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view post Posted on 20/3/2017, 23:06
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LA MANGIAMORTE

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Nonostante fosse il primo giorno di primavera, l’inverno non sembrava essere andato mai via: le gemme degli alberi, che timidamente avevano fatto capolino nei giorni passati, erano stretti in una morsa di brina, il vapore dei respiri emessi dai passanti era visibile e appestava l’aria come se fossero presenze ombrose, i mantelli, che erano stati abbandonati negli armadi erano tornati in auge e svolazzavano per le strade di Hogsmede. Infagottata dentro uno di questi, con una bella sciarpa lunga e variopinta a coprire il collo vi era Rowena, che cercava riparo dal clima freddo e da una pioggerella fine e fastidiosa. Non le dispiaceva il freddo ma quella pioggia, che le sembravano aghi gelati che le venivano gettati contro il viso, le avevano sempre dato fastidio. Avrebbe potuto smaterializzarsi da li, tornare a casa, davanti ad un bel camino crepitante e una tazza di the caldo ma la commissione che aveva da fare era importante, doveva trovare quel maledetto libro e bibliomagic faceva al caso suo anche perché non aveva assolutamente voglia di andare fino a Londra, indossare abiti comuni per mischiarsi con la folla e camminare per le vie, circondata dai babbani, visto che ultimamente li trovava ancora più insopportabili: odiava i loro modi di fare, la loro tanto ostentata superiorità, quel continuo vociare e musica che usciva da dannati aggeggio che tenevano perennemente in mano, avrebbe voluto fare una strage di quella feccia, ma i tempi non erano ancora maturi inoltre, ora che Boniak, Emily e Nicholas non erano più al suo fianco, sentiva che il peso dei mangiamorte gravava tutto su di lei. Nemmeno Voldemort in persona non sembrava più interessato alla causa, era come se si fosse un po’ perso per strada, che i fili con cui dirigeva le sue marionette non fossero più lunghi e robusti come un tempo, eppure credeva ancora nelle capacita del grande mago oscuro, limitandosi ad attendere che uscisse dal suo letargo, accompagnandolo qualora avesse chiesto la sua presenza, anche se la voglia di morte che le oscurava il cuore giorno dopo giorno diventava un tarlo fastidioso.
La porta del negozio tintinnio al suo ingresso, segnalando la sua presenza ai commessi, l’aria all’interno era calda e asciutta, era un clima accogliente e le grandi scaffalature in legno, dove presenziavano tomi su tomi, rendevano quel locale ancora più confortevole e intimo. Fece un cenno in direzione di uno di loro, mostrando lungamente il palmo sia come segno di saluto, che come cenno che non voleva essere disturbata. Si fermò dunque un attimo sull’uscio per scaldarsi, per poi svoltare verso la prima scaffalatura e di nuovo giù, verso la fine del negozio, camminando con passi tranquilli e lenti, scorrendo con gli occhi e ogni tanto anche con il dito indice sui titoli che le scorrevano davanti.
Il suo passo, all’improvviso si arrestò, la destra venne levata in direzione di un libro dalla copertina grigia, sul dorso, in lettere nere e palesemente in rilievo vi era scritto Torture fisiche, aprendolo, iniziò a sfogliarlo e l’odore delle pagine le arrivò subito alle narici. Era un odore che le ricordava tante cose, Hogwarts, il covo, Spinner end, il suo vecchio ufficio e Severus, per un attimo si stupì di come un semplice odore era riuscito a portarla cosi lontana nel tempo. Per un attimo il ricordo del suo viso si fece più nitido in testa e quel cassetto che a lungo aveva tenuto chiuso, venne aperto, ricordando come la di lui pelle sapesse di libri e di pozioni. Fece quindi un gesto avventato, senza guardarsi prima attorno portò il libro verso il viso e aspirò l’odore delle pagine, lo fece una, due, tre volte, lo fece rumorosamente, spezzando il silenzio nel tacito negozio, incurante del fatto che forse li vicino, poteva esserci qualcuno.
 
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view post Posted on 21/3/2017, 17:36
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Non avrebbe saputo dire con certezza per quale ragione si trovasse lì, quel giorno d'inizio primavera che assai poco aveva di frizzante. Sapeva solo di essersi svegliata con un impellente bisogno di silenzio e solitudine e che, un'ora dopo circa, si era ritrovata a passeggiare per le vie di Hogsmeade senza una meta precisa. L'aveva colpita e, insieme, divertita la consapevolezza di potersi arrogare liberamente quel privilegio, ora che sul suo petto faceva bella mostra la spilla da Prefetto. Le faceva ancora strano, in qualche modo, pensare che avessero scelto proprio lei per ricoprire un ruolo al quale non si era mai - neppure mentalmente - accostata. Nieve si limitava a fare ciò che poteva per il rifulgere della sua Casa d'appartenenza e lo faceva con un trasporto sincero di cui spesso non si rendeva conto, lo stesso che probabilmente le aveva fatto guadagnare un titolo al quale non aveva fatto neppure l'abitudine. Con quelle riflessioni che si affollavano in mente, la giovane Grifondoro aveva scorto un'insegna cui non aveva mai fatto caso prima d'allora e, senza pensarci troppo su, vi aveva fatto ingresso. La promessa contenuta nel nome del locale - "Bibliomagic" - era abbastanza da spingerla ad arrischiarsi oltre l'uscio di un luogo che non conosceva affatto.
A distanza di poco meno di venti minuti, Nieve non si era ancora pentita della scelta fatta. C'era un non so che di confortante nell'aspetto ordinato e rigoroso di una biblioteca, qualcosa che appagava in tutto e per tutto il suo bisogno di isolamento e, insieme, di curiosità. Nel breve lasso di tempo che aveva trascorso a gironzolare tra gli scaffali, le erano saltati all'occhio personaggi che i più avrebbero trovato consueti, ma che lei, così inesperta della magia sotto moltissimi punti di vista, trovava affascinanti in un modo tutto da scoprire. La verità era che Nieve aveva ancora il pregio di lasciarsi sorprendere dalle piccole cose senza darle per scontate e questo le consentiva di mantenere un approccio ricco di curiosità al mondo che l'attorniava. Accostandosi ad un tavolo vuoto in fondo alla stanza, fece appena in tempo a sedersi che un'altra attrazione entrò nel locale: era una donna bella di un aspetto selvaggio, indomito e incurante, così conturbante nei suoi modi sprezzanti che la piccola non poté non incuriosirsi. Non avrebbe mai potuto immaginare che servisse forze oscure, perché a lei era ancora pressoché ignoto quell'aspetto della magia. Seppe solo, mentre la osservava prendere un tomo tra le mani e accostarlo al volto con l'intento di annusarlo ripetutamente, di non aver mai incontrato, da che era a Hogwarts, un esemplare di essere umano tanto lontano dagli standard cui si era oramai quasi abituata.


«Chissà che annusare non mi possa tornare utile per Storia della Magia...»

La riflessione le uscì di bocca metà come un giudizio nei confronti della strana sconosciuta, metà come una riflessione spontanea circa la sua insopportazione per la materia, sicché non poté fare a meno di ridere un po' più forte del previsto. Con la mano destra, portò una ciocca dei capelli argentati dietro l'orecchio e, benché una parte di lei spingesse perché stesse nel suo e chinasse lo sguardo sul libro che aveva preso poco prima, un'altra parte fu più forte e prese il sopravvento. Con gli occhi puntati sulla sconosciuta, non poté esimersi dal rivolgerle una domanda sotto forma di considerazione con tutta l'impudenza dei suoi undici anni.

«Dev'essere un libro dalle proprietà molto interessanti per suscitare una reazione così... travolgente.»


Edited by ~ Nieve Rigos - 21/3/2017, 20:08
 
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view post Posted on 23/3/2017, 00:06
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Con il tempo aveva imparato a non farsi travolgere dalle emozioni e dai ricordi e quel gesto cosi intimo, non era qualcosa che faceva di consueto in un locale pubblico, cosi quando la voce impudente della ragazzina arrivò alle orecchie, le sembrò di aver ricevuto uno schiantassimo in pieno viso: trasalì, tutto il suo corpo venne scosso da un moto di spavento, conscia di essersi fatta cogliere in fragrante, di aver mostrato una sua debolezza ad un estranea, cosi il libro che teneva tra le mani, cadde a terra con un tonfo sordo. In tutto ciò un

-Yeks!-

che sapeva tanto di squittio di topo più che di un rantolo di spavento, venne emesso da Rowena, portando le mani sul petto e puntando gli occhi nocciola sulla biondina seduta al tavolo. Subito dopo, iniziando a incamerare aria nei polmoni in un tentativo di ristabilizzare il battito cardiaco, punto il dito indice della destra in sua direzione.

-Tu! Orrendo sgorbietto! Per le mutande di Morgana!-

scosse il capo, abbassando lo sguardo verso il libro che giaceva a terra. Si chinò su di esso, continuando il suo monologo

-Non ti hanno insegnato a tenere a freno la lingua? Spaventare qualcuno cosi, con quella vocina stridula…-

non era vero, la voce di Nieve era come quella di ogni altro ragazzino della sua età, forse leggermente più acuta, o forse più greve, ma probabilmente non distanziava di molto dai toni di voce di un preadolescente.
Mise al suo posto il libro, ripromettendosi di tornarci una volta avrebbe sistemato la faccenda con la giovane, cosi tolte le distanze tra loro con passi rapidi, un cipiglio severo prese posto a quello spaventato di poco prima e la figura di Rowena, che se ne stava con le braccia conserte sotto al petto, ascolto il di lei dire.

-reazione…travolgente?!?-

il tono di voce era interrogativo, ma un lieve rossore si era impossessato delle gote della mangiamorte, in un qualcosa che non capitava da tempo. Era in imbarazzo, probabilmente l’ultima volta che aveva provato una sensazione simile era stato quando Emily ancora militava tra i mangiamorte, in uno di quei gesti d’amore che solo due vere amiche potevano scambiarsi.

-che c’era cosi di travolgente dimmi? Non hai mai visto nessuno annusare un libro? Hanno un profumo buonissimo che ti credi tu…-

volse il viso altrove, verso l’alto, mostrando un cenno di orgoglio come se fosse una bambina di quattro anni che voleva avere ragione a tutti i costi.

-ma che ne vuoi sapere tu…-

borbottò infine, in attesa di sentire una sua risposta. Era palesemente indispettita e il tono di voce in tutto questo suo dire, era passato dall’astio all’imbarazzo e dall’imbarazzo a un canzonatorio tono beffardo.
 
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view post Posted on 23/3/2017, 14:50
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«Siete buffa!»

Nieve le sorrise più ampiamente di quanto avesse mai fatto con chiunque altro, complice la curiosità che la donna le aveva suscitato - e continuava a suscitarle - da che l'aveva scorta fare il suo ingresso nella magica biblioteca. Nieve l'aveva sorpresa senza dubbio, cogliendola nell'intimità di un pensiero troppo travolgente per essere fermato, ma era stata sorpresa a sua volta. Le donne avevano uno strano modo di approcciarsi a lei il più delle volte, come se riuscissero a percepire la sua fragilità e desiderassero proteggerla con l'istinto materno che le animava. Non le era mai capitato, da quando aveva lasciato l'Islanda, di incontrare qualcuno che le si fosse rivolto con una tale irruenza e senza, tuttavia, sfociare nella brutalità. Era una cosa nuova e, in qualche modo, intrigante, ma non mancò di farla arrossire quel tanto che bastava a ravvivare il suo colorito. Ancora una volta, la curiosità e l'impulso avevano avuto la meglio su di lei, spingendola ad agire prima ancora di soppesare i rischi che avrebbe potuto correre. Era una convivenza estremamente difficile, quella tra raziocinio ed esuberanza che aveva luogo nel suo animo, una convivenza che non aveva ancora trovato il giusto equilibrio in una mente ancora tutta da plasmare.

«No, avete ragione,» disse, recuperando parte della compostezza che sapeva di doversi imporre, mentre sentiva il sangue fluirle su per il collo ed espandersi per il viso e fin sopra le orecchie. «E' che sembrava ci fosse del possesso nel modo in cui lo toccavate... Come se vi appartenesse!»

La sensazione che stava tentando di descrivere alla donna le era fin troppo familiare per non provocarle una reazione evidente; e, a un tempo, non avrebbe potuto esserle più estranea. Il possesso sensuale che aveva azionato le movenze della persona che le sedeva innanzi aveva connotati ben diversi dal genere di possesso cui Nieve si stava riferendo, l'unico, del resto, che avesse mai sperimentato; ma era così rudimentale e sgraziata la sua conoscenza di quell'aspetto dell'emotività umana che non ebbe a pensarvi nemmeno per un istante. Si mosse nervosamente sulla sedia, quasi a voler scacciare il pensiero di essersi spinta ancora una volta troppo oltre e in un duplice senso che non era sicura potesse trasparire: la sua interlocutrice non aveva nessuna conoscenza pregressa di chi Nieve fosse stata in passato e l'animo umano era una mappa fin troppo complicata per sperare di poterlo penetrare alla prima battuta. Dovette ripeterselo più volte, prima che il messaggio facesse effetto. L'ultima volta che aveva osato tanto con uno sconosciuto a Hogsmeade, non era finita troppo bene.

«Ma, in fondo, è vero,» fece poi, così ossimoricamente padrona di sé da evidenziare ancora di più il contrasto con la sfrenata emotività dei minuti addietro. «Cosa posso saperne io a undici anni? Mi scusi per averla disturbata, piuttosto. Prometto di starmene nel mio e non importunarla ancora.»
 
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view post Posted on 23/3/2017, 17:47
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Rowena nel tempo era stata descritta in mille modi, tra cui vi era sicuramente anche il divertente, ma certamente non buffa, insomma buffa era qualcosa di carino e coccoloso che non riusciva a salire le scale, tipo un cucciolo di crup, un clown che cade per terra, un bambino che si addormentava sul pasto, ma non lei, lei che era assassina e ladra, non lei che era una maga oscura e una serve di Voldemort. Per un attimo si immagino assieme a lui in una delle riunioni che facevano al covo, mentre ebbri si scambiavano battute o facevano cose tipicamente buffe, con tanto di capellini colorati in testa.
SPOILER (click to view)
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Scosse il capo per cancellare quell’immagine dalla mente, allungando una mano sulla sedia che aveva davanti e accomodarsi. Sul viso vi era ancora l’incredulità di come era stata apostrofata.

-ma dici davvero?-

insomma ci stava credendo ed era nel contempo maledettamente preoccupata del fatto che non incutesse più timore come un tempo. Che stesse invecchiando cosi male? Avrebbe forse la fine di Ignotus un giorno, bevendo del the stantio in presenza di pidocchiosi studenti, anche se avrebbe preferito togliersi la vita pur di non diventare come quel vecchiardo.
Poi noto il cambiamento, se prima la ragazzina sembrava più rilassata, la vide irrigidirsi, le orecchie e le gote del viso arrossarsi come era successo poco prima alla mangiamorte e quelle parole sembravano uscire da un corpo più adulto rispetto a quello che aveva davanti, dopotutto se Nieve aveva attribuito a quel possesso un significato casto, Rowena invece vi aveva visto quello carnale, quello di una vecchia storia d’amore. Attese, attese a lungo prima di risponderle, si porto solo in avanti con il busto, studiando gli occhi e il viso della ragazzina, accorciando le distanze tra le due ed invadendo senza remore il di lei spazio vitale. Non era una legilimens, eppure sapeva che gli occhi non mentivano e negli smeraldi di lei, vi vide la verità. Rowena fu quasi sicura che lei non mentiva, che tutto quello che aveva detto era il vero e non si stava bellamente burlando di lei.

-i libri hanno un buon odore e alcune storie ti possono portare nel passato o nel futuro, sono biglietti per viaggi senza fine…-

disse con tono pacato. Sembrava si fosse calmata, la schiena era ora rilassata alla sedia e le braccia erano tornate conserte sotto il seno.

-ma questa è una cosa che anche una impudente ragazzina di undici anni potrebbe sapere…non c’è limite alla fantasia vero?-

le fece un tiepido sorriso. Apparentemente, voleva essere disturbata.
 
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view post Posted on 24/3/2017, 16:02
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L'invasione di cui la giovane Grifondoro fu vittima ebbe a spiazzarla in maniera tanto beffarda da scuotere la sua naturale verecondia. Il suo sguardo, da chino che era, fu costretto ad alzarsi per incrociare quello della sua interlocutrice e la sua bocca, prima garbatamente schiusa, dovette aprirsi appena un po' di più in un'espressione di muto stupore. Nel porgere le sue scuse alla donna, Nieve aveva supposto di averle dato esattamente ciò di cui era stata indebitamente privata dal suo impertinente intervento; mai si sarebbe aspettata, posta l'indignazione e lo sconcerto che aveva provocato nell'altra, di essere catapultata nel bel mezzo di una conversazione sui libri. Quell'invasione di campo - che, ad onor del vero, si era più che meritata per gli standard danteschi - le costò una riflessione che la mise in guardia e le fornì un tassello in più nel suo personale percorso di maturazione: poiché non era la prima volta che la sua irriverenza le attirava addosso le attenzioni di adulti e poiché in entrambe le occasioni questo era accaduto a Hogsmeade, ne conseguiva che avrebbe dovuto lasciare al castello la sua innocenza e smetterla di gettarsi in situazioni dai risvolti potenzialmente sinistri quando era nei dintorni del villaggio. Era una considerazione semplice, come solo un sillogismo (alla buona) può esserlo nella sua logica. Non che la donna le avesse dato motivo di dubitare circa le sue intenzioni, a dire il vero, ma il precedente di qualche mese prima non deponeva di certo a suo favore. Senza rendersene conto, con quell'indebita invasione del suo spazio vitale, la sconosciuta aiutò Nieve nel suo percorso di crescita.

«Parlate come una professoressa,» le disse, ma lo fece nella totale inconsapevolezza di essersi spinta ancora più a fondo nella historia personale dell'altra, «ma sono sicura che non insegnate a Hogwarts, perché non vi ho mai vista. Non vi ho mai vista affatto, a dire il vero.»

Si stupì della sua stessa loquacità, ma non era facile comprenderne le ragioni: gli sfoggi di brutalità, di cui era stata resa destinataria nella sua vita, avevano quasi sempre come mano agente quella di un uomo; le occasioni, invece, che vedevano protagoniste le donne in chiave di carnefici, potevano contarsi sulle dita di una mano.

«E' vero,» convenne con l'altra sulle opportunità offerte dai libri, «ma il sapere rimane comunque teoria finché non lo si mette in pratica. E la pratica va affinata, per non rimanere grossolana.»

Nieve era una persona pragmatica. Per quanto brillantemente avesse affrontato gli impegni accademici venuti con Hogwarts e per quanto l'appassionasse l'aspetto dell'apprendimento, era nella pratica che brillava di più. Era in possesso di una straordinaria sensibilità che le consentiva di distinguere i momenti in cui seguire il libro si dimostrava assennato, dai momenti in cui bisognava fare un salto in avanti e assumersi il rischio di una decisione inedita. Era, questa, una deformazione tipica del modo in cui era cresciuta.

«Intendo dire che è un po' come il detto "sono i fatti che contano, non le parole". Con la fantasia si possono visitare posti e vivere vite migliori di quanto potessimo mai sperare, ma rimangono pur sempre fantasie di consistenza aeriforme. E cosa ti rimane, di una fantasia, se non puoi vivere davvero il momento? E' un'intensità un po' diversa!»

Quando ebbe finito, Nieve non poté fare a meno di sorridere. Aveva parlato in quel modo che Grimilde tanto le criticava, perché poco si addiceva ad una bambina della sua età. La verità, lo sapevano entrambe, era che il drago del suo passato aveva portato con sé non soltanto il colore dai tratti di Nieve, ma anche la spensieratezza che chiunque si sarebbe aspettato da un undicenne; aveva acceso una miccia, che aveva fatto divampare i tanti piccoli incendi di cui era costellata la sua vita per formarne uno solo, rovente e distruttivo. La verità, in altre parole, era che i modi in cui era stata ripetutamente brutalizzata non avrebbero potuto non spezzare l'innocenza a favore di una maggiore consapevolezza e che l'evento clou in cui tutto era cambiato non rappresentava che la punta di un iceberg molto profondo e radicato.

«Ma, sì, i libri sono belli!»

Era un tentativo un po' blando per riprendersi, ma andava bene così.
 
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view post Posted on 24/3/2017, 18:54
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Un bieco sorriso venen disteso tra le labbra quando la ragazzina le disse che parlava come un insegnante, a quanto pare la deformazione del passato oramai si era insinuata in lei, ma dopotutto non aveva sempre insegnato in vita sua da quando era una serva dell’oscurità? Emily, Boniak, Raven, Jaquelyn, Simon e tanti altri che erano dapprima alunni delle arti oscure, poi valorosi compagni d’armi.

-no, Hogwarts non è più casa da tempo ormai-

non lo disse con un tono rammaricato, ma anzi il fatto che fosse libera da impegni, dalle noiosissime domande degli studenti, dai pomposi impegni degli insegnanti e da quelle ammorbanti riunione di fine scrutinio era davvero un sollievo.

-e bhe, non penso che frequentiamo gli stessi posti cosi spesso no?-

sogghigno di nuovo, questa volta con fare un po’ scanzonatorio in sua direzione, prendendola bonariamente in giro. Poi ascoltò, ascoltò con vera attenzione le parole di lei e si stupí, mostrando quello stupore sollevando leggermente le sopracciglia, quando si trovò davanti una ragazzina che non credeva che il mondo fuori da Hogwarts fosse fatto di arcobaleni e unicorni rosa. Effettivamente la giovane bionda le sembrava più matura e ogni parola che usava sembrava essere ponderata più del dovuto. Dal suo modo di parlare Rowena si fece l’idea in testa che era cresciuta in una prigione dorata, con un educazione impeccabile ma dove lo spazio per giocare e essere bambina non era sicuramente molto, dopotutto quel di lei modo di parlare era forse fin troppo maturo per una ragazzina di undici anni, il che, instauró in lei il tarlo del dubbio.

-di un po’-

una pausa, posando un gomito sul tavolo e lasciando che l’incavo del palmo accettasse il proprio viso, per poi continuare con una domanda diretta e sfacciata com’era nel suo modo di essere

-non è che per caso sei sotto una fattura? Insomma una delle tua età dovrebbe parlare di cose molto più frivole…-

sembrava quasi veramente preoccupata, ma in realtà era solo dannatamente curiosa se in giro vi era qualcuno che potesse veramente diminuire l’età e far diventare un qualsiasi individuo più giovane lei lo doveva conoscere, era un mero pensiero egocentrico ed estetico il suo, il tempo stava scorrendo veloce tra le dita, i trentenni erano oramai dietro l’angolo e una volta raggiunto il traguardo degli enta, non sarebbe passato poi molto nel diventare la nonna brutta di dracula, poi il sangue di unicorno era merce molto, troppo difficile da reperire.

-che ne so, ad esempio della pergamena di compiti che non riesci a finire, di quel ragazzo che non ti considera, cose simili…-

Sorrise di nuovo, nemmeno lei ci pensava quando era una studente di hogwarts, la vita non era stata generosa nemmeno verso la mangiamorte, ma di certo Rowena aveva preferito raccogliere i ciocchi di se stessa invece che piangersi addosso, rendendo Hogwarts e il mondo il suo privato parco giochi.
 
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view post Posted on 26/3/2017, 15:01
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Sorrise ancora una volta e abbassò lo sguardo con fare riflessivo. Non era la prima volta che mettevano in discussione la sua età in base all'articolazione di pensiero e di linguaggio di cui si rendeva protagonista. A volte, l'avevano addirittura guardata con sospetto, lo stesso che illuminava in quel momento i tratti della bella sconosciuta. Grimilde le aveva spiegato la ragione: esistevano, nel mondo magico, stratagemmi per mutare il proprio aspetto - e Nieve ne aveva avuto una conferma durante le lezioni di pozioni - che non erano visti di buon occhio dalla comunità magica. Chiunque avesse avuto una ragione per rendersi irriconoscibile doveva avere qualcosa da nascondere, sicché era meglio stargli alla larga. Non era questo il suo caso, certo, ma non rimase sorpresa dinanzi alla reazione curiosa della sua interlocutrice. Sarebbe stato di gran lunga più appropriato sentirla parlare delle sue delusioni amorose, piuttosto che non fare disquisizioni sulla differenza che intercorreva tra teoria e pratica. Se solo l'altra avesse conosciuto Nieve un po' di più, avrebbe saputo che era ben più facile vederla padroneggiare argomenti noiosi che non nutrire frizzanti e infantili conversazioni su quella o quell'altra cotta. A dire il vero, Nieve non ne aveva mai avuta una, ora che ci pensava bene.

«Credo di no,» convenne con l'altra sull'improbabilità di vederle frequentare gli stessi luoghi. «Quando si è studenti, non si ha molta possibilità di scelta su dove andare. Praticamente, Hogwarts o Hogwarts, con qualche punta di Hogsmeade qui e lì se si è fortunati.»

Con i polpastrelli della mano sinistra, carezzò distrattamente le cicatrici presenti sul dorso della sua mano e un dolore invisibile, lontano ebbe a colpirla d'improvviso. Fu solo un istante, fugace come un battito d'ali, poi tornò il sereno. Gli occhi verdi percorsero il locale svogliatamente, soffermandosi ancora una volta sulla sagoma di un vecchio rattrappito che se ne stava col naso adunco ad un palmo dal libro che aveva scelto, lo sguardo che scorreva avidamente sulle parole al punto da esserne del tutto assorbito. Quando tornò ad osservare la giovane donna seduta dirimpetto a lei, Nieve non poté fare a meno di chiedersi chi fosse e, per un attimo, rivide da una prospettiva diversa il gesto di lei che aveva tanto attratto la sua attenzione. Che l'intimità delle movenze fosse stata guidata dal lascito di una passione arsa e spenta troppo in fretta?

«A dire il vero, sono io che non considero i ragazzi.» La sua fu una statuizione, ma non c'erano tracce di vanità o superbia nel suo sguardo. Era semplicemente la deliberazione di chi sa di cosa sta parlando e lo fa senza tentennamenti. «Non ho molto tempo per curare i miei sentimenti sotto quel punto di vista. E, poi, sono tutti molto imbranati.»

Un sorriso le inclinò le labbra nel ricordare il ragazzo di Corvonero che le aveva timidamente chiesto di condividere la sua merenda, senza che lei ne avesse realizzato appieno i propositi. Con gentilezza, ne aveva declinato l'offerta, adducendo poche ma chiare motivazioni, poi era tornata alle sue occupazioni; era stata Emma, quella sera stessa, a spiegarle cosa fosse accaduto, prendendosi gioco di lei per non essersi neppure lasciata sfiorare dal dubbio. Aveva riso anche lei, quando aveva realizzato che tutte le sue preoccupazioni, nel momento in cui aveva ricevuto la proposta, non si erano avvicinate nemmeno lontanamente alla verità: si era preoccupata di mangiare in compagnia di un perfetto estraneo e di sentirsi giudicare per lo scarso appetito; si era preoccupata di non finire in tempo le letture che si era ripromessa di completare, al punto da lasciarsi assorbire dal pensiero fino alla più completa e scortese disattenzione nei confronti del suo accompagnatore; ma, più di tutto, si era preoccupata della possibilità che il giovane volesse prendersi gioco di lei. I bambini, a Borgarbyggð, erano soliti farlo fino a spingerla alle lacrime ed era quello un retaggio che si portava dietro come monito, sicché evitava le figure maschili fintanto che poteva.

«Rimangono sempre così gli uomini?» chiese d'un tratto, alzando lo sguardo per incatenarlo a quello dell'altra e facendosi appena più vicina sulla superficie del tavolo. «Così bestialmente prede dei loro impulsi più bassi?»

Non c'era nessuna malizia in lei, eppure, quando parlò, la sua voce tremò brevemente come in un ringhio basso e velatamente rabbioso, quasi di disprezzo. Nieve non odiava gli uomini, non tutti e non per partito preso, ma i suoi trascorsi esercitavano ancora una presa troppo forte sul suo animo perché potesse liberarsene tanto facilmente. Quindi, nel pronunciare quelle domande, la giovane non intendeva alludere agli aspetti più propriamente sessuali della natura umana, quanto, piuttosto, al giogo che l'impulso era in grado di esercitare sulla ragione.


Edited by ~ Nieve Rigos - 27/3/2017, 11:59
 
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view post Posted on 27/3/2017, 19:50
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Ad Hogwarts potevi avere tutto, vi era una biblioteca vastissima dove perdersi ogni singolo pomeriggio, immensi spazi aperti dove correre sui prati a piedi nudi, l’intimità del lago nero e il calore che ogni singola sala comune poteva dare, in più, se la vita fino al giorno prima di entrare al castello non era stata sufficientemente benevola, tra le mura del castello potevi diventare una persona nuova, potevi essere il famoso giocatore di Quidditch, il secchione della classe, l’indomabile ribelle e ogni singolo ruolo che veniva narrato tra anche tra le pagine dei romanzi che avevano attorno le due. Eppure Rowena forse lo sapeva meglio di chiunque altro quanto potesse essere una prigione dorata Hogwarts, l’aveva odiata e la libertà che aveva guadagnato lasciandola sia come studente e anche come insegnante non l’avrebbe scambiata in alcun modo. Le piaceva la libertà e a modo suo, pensava che Voldemort gliene lasciasse a sufficienza.

-tranquilla, solo altri sette o sei anni d’attesa…-

ridacchio, questa volta la stava prendendo in giro e no, non era con fare benevolo. Vi era una punta di derisione di troppo nel tono di voce forse, ma la mangiamorte non se ne accorse, o per meglio dire non se ne volle accorgere, visto che questo suo blando stuzzicare, l’aveva sempre divertita particolarmente.
Gli occhi non poterono fare a meno di seguire i polpastrelli di lei e notare le cicatrici sul dorso della mano. non notando l’espressione oscurata della giovane a seguito di quel gesto, per poi sorridere quando disse che i ragazzini sono imbarcati

-oh ma non migliorano con il tempo…-

quante volte si era avvicinata a quello che poteva essere considerato uomo e che ai suoi modi di fare, forse fin troppo espliciti si era tirato indietro? Spcchiosi e orgogliosi, li considerava tutti come un brando di grifotonti con lei l’unica vera serpe nel mondo. Ovviamente vi erano le eccezioni, uomini che prendevano le redini del gioco e che non si tiravano dietro ai suoi azzardi, eppure li poteva contare sulle dita di una mano.

-mhm…hai le idee confuse a riguardo-

disse, serrando leggermente lo sguardo e cercando di carpire di più dalle sue parole per poi rispondere, accavallando le gambe sotto al tavolo.

-si e no, purtroppo l’impulsività non è vista di buon grado oggi giorno e anche chi di solito ne è soggetta, cerca in un qualche modo di reprimerla. Trovo che sia sbagliato, comunque prima gli chiami imbranati, poi li consideri bestie impulsive…hai avuto incontri decisamente interessanti nella tua breve vita... -

fece un cenno con la mano, una rotazione del polso in sua direzione, come ad invitarla a presentarsi per poi aggiungere un

-come ti chiami?-

in caso lei non avesse afferrato quel gesto.
 
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view post Posted on 28/3/2017, 14:12
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«Non penso che ci sia contraddizione in quello che ho detto.»

Il suo tono, stavolta, fu appena più duro. Non era certo passata inosservata la nota di scherno nella voce dell'altra, né il modo in cui l'atteggiamento di questa era cambiato in forme di gran lunga più indisponenti. Così, Nieve si vide costretta a prendere le sue precauzioni. Aveva da tempo superato la fase in cui preferiva rimanere inerme finché la tempesta non fosse passata a favore di un bel cielo sereno. Adesso che di fiducia in se stessa ne aveva guadagnata e, soprattutto, adesso che i ricordi del passato avevano preso ad inasprirla, aveva deciso che l'unico modo per sopravvivere ad una turbolenza era diventare turbolenza a sua volta. Le sue sopracciglia argentate si inarcarono in un moto di divertimento molto sottile, seguite dalla modulazione ora meno innocente della bocca. Non le piaceva essere presa in giro. A dire il vero, non le piaceva chiunque si sentisse nella posizione per soverchiarla. Se c'era una cosa che aveva sempre mal tollerato, erano le imposizioni e, in quel momento, la sconosciuta le stava usando una condiscendenza che fece scalpitare qualcosa dentro di lei. Dalla superficie del tavolo di legno scuro, gli occhi di Nieve tornarono ad incrociare quelli dell'altra.

«E' proprio il fatto di essere così sprovvedutamente soggiogati dall'istinto a renderli imbranati,» disse, restituendole parte della condiscendenza di cui la donna l'aveva resa destinataria, solo colorata di una sfumatura di infantile dispetto tipica dei suoi anni. «Se riuscissero ad esercitare un controllo migliore sull'impulso, potrebbero ponderare meglio le loro azioni e non cadere nel ridicolo; potrebbero studiare, elaborare una strategia che non li rendesse sciocchi.» Distrattamente, giocherellò con le proprie mani, prima di annuire appena e sorridere più ampiamente. «Ma, sì, è sbagliato e ingiusto da parte mia essere universalmente così dura.»

Quella donna la incuriosiva. Per quanto irritanti trovasse i suoi modi di fare, nascondeva qualcosa che era in grado di tenere ferma la sua più viva attenzione, talché, sebbene una parte di lei le suggerisse di andare via e lasciarsi alle spalle quella conversazione, non pensò neppure per un istante all'ipotesi di dar seguito a quel suo intimo ammonimento. Per la prima volta da che era accaduto, Nieve si chiese quanto l'avesse influenzata la presenza di Amber nello spingerla a rinunciare al confronto con l'inquietante sconosciuto. Se fosse stata da sola, si chiese, avrebbe davvero avuto la prontezza di voltare le spalle ad una situazione tanto ambigua o sarebbe rimasta a guardare dove il caso l'avrebbe condotta?

«Nieve.» Come sempre accadeva nel pronunciare il suo nome, l'accento islandese la tra dì un poco. «Il mio nome è Nieve. Per servirvi!» Inclinò appena il capo in un cenno che aveva un non so che di rispettoso e irriverente insieme. «E voi siete..?»

 
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view post Posted on 29/3/2017, 17:32
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LA MANGIAMORTE

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Vi erano poche persone nella vita della mangiamorte che erano state in grado di stupirla e incuriosirla nello stesso modo e la giovane che aveva davanti era una di queste. Apprezzava l’uso del cervello che stava dimostrando di avere e apprezzava anche il di lei fare critico verso il mondo, anche se era conscia che forse era troppo esagerato, troppo artificioso e non era certamente un comportamento normale da una donnina cosi giovane. Vi era qualcosa sotto, ma non poteva chiedere, non vi era confidenza e dalle parole di lei, capí che non sarebbe stata la giusta carta da giocare parlare in modo diretto. Anche il passato della donna era stato burrascoso, eppure non aveva mai fatto pensieri tanto elaborati, non perché non era intelligente abbastanza per farli, ma proprio perché non era una prerogativa di vita e trovava decisamente divertenti sia gli impulsi più reconditi, che tra l’altro l’avevano caratterizzato a fondo nel passato, che il fatto di essere imbranati: ancora oggi, continuava a divertirsi senza sosta davanti all’imbarazzo di un interlocutore e ora, era tempo di far tremare la terra sotto i piedi alla biondina, o almeno provarci.

-È strano che proprio tu ti lamenti degli impulsi degli altri, poco fa non hai commentato, forse senza nemmeno accorgerti, un mio gesto? Potevi utilizzare di più il cervello, pensarci a fondo e dire qualcosa forse di più brillante o forse avresti potuto stare zitta, avresti fatto più bella figura-

una pausa, distogliendo lo sguardo da lei quasi con fare superiore, poggiando ambo i palmi sul tavolo e sollevandosi dalla sedia. L’intenzione era quella di andare via, ma prima attese che le venne confessato il nome della giovane interlocutrice.

-Se rifletti, Nieve, sei stata fortunata che la mia reazione è stata pacata, se cosi si vuol dire, forse se eravamo in un luogo non pubblico sarebbe andata diversamente-

Una volta in piedi, gli occhi nocciola della donna si posarono sul viso dai tratti rotondi di lei.

-Probabilmente non ti avrei lasciato nemmeno il tempo per ponderare a fondo di quel tuo fare sconsiderato…ora, ho altro da fare e il mio nome non ti deve interessare.-

Il tono di voce era autoritario e annoiato allo stesso modo, era come se fosse di nuovo insegnante e Nieve una dei tanti studenti che prendeva un ennesimo desolante. Era tutta una messinscena, con la coda dell’occhio, mentre volgeva il passo verso lo scaffale dov’era poco prima, osservava la giovane, in attesa di una reazione: se lo sentiva che non era cosi infallibile e superiore come pensava di essere, anche lei aveva commesso lo stesso errore in passato e ora sapeva che da qualche parte, ci sarebbe sempre stato qualcuno capace di metterla ko. Per questo la mangiamorte continuava a migliorarsi ogni giorno e a vivere, come se quel giorno potesse essere l’ultimo.
 
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view post Posted on 30/3/2017, 15:44
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entropia.

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«Il fatto è che...»

Prima di proferire ancora parola, Nieve si era presa tutto il tempo per osservare le reazioni della sua interlocutrice e maturare una scelta. Dal modo in cui l'altra le aveva parlato, era stato subito chiaro che non gliel'avrebbe fatta passare liscia con lo sfoggio di saccenza di cui si era resa protagonista. Così, le sue guance si erano imporporate, non di vergogna ma di un soffice piacere che non aveva mai sperimentato fino ad allora: quello della sfida. Gli adulti erano spesso così accondiscendenti con i giovani che trovare qualcuno come la donna che aveva innanzi - più che disposta a non mandarle a dire - era una piacevole rarità. E, a un tempo, un campanello d'allarme. La minaccia velata che traspariva dalle sue parole le fece rizzare i peli sulle braccia e, per la prima volta da che i suoi occhi si erano posati su di lei, Nieve dubitò di chi aveva di fronte. Non che si fosse fatta un'idea precisa, ma, nel loro breve scambio di battute, non aveva ancora percepito il pericolo come in quel momento. Sul perché avesse deciso di avanzare il tentativo di fermarla, nonostante tutto, preferì non interrogarsi.

«Il fatto è che,» riprese, «non ho mai escluso di esserlo a mia volta. Bestialmente preda dei miei istinti, intendo.»

Ed era vero. Benché dalle sue parole trasparisse chiaramente il tono recriminatorio rivolto ai membri del sesso maschile, non aveva mai escluso di essere vittima della medesima fallacia morale. Era un giochetto mentale, invero, tant'è che Nieve non riuscì a nascondere il sorriso che le inclinava le labbra, e, tuttavia, le offriva l'occasione di fare una precisazione in grado di fermare l'altra senza troppe preghiere. Non voleva di certo esporsi, rendendo l'estranea partecipe del tormento che la affliggeva in quella continua lotta tra emozioni e raziocinio, ma non desiderava neppure perdere l'occasione di prolungare la conversazione.

«Comunque, non voglio disturbarvi troppo, signora fece, ponendo uno strano, sottile ma diverso, accento sull'ultima parola. «Tornate pure ad annusare libri o qualsiasi altra cosa vogliate.»

Una parte di lei seppe di essersi spinta al limite del buonsenso con quell'ultima affermazione. La sconosciuta le aveva già fatto notare l'inappropriatezza della sua condotta, quando l'aveva colta in fallo e aveva pure osato commentare senza averne alcun diritto, sicché proseguire su quella scia non era propriamente brillante. Eppure Nieve desiderava così ardentemente scoprire chi fosse la persona con cui si era intrattenuta negli ultimi minuti che, se perseguire la strada della provocazione si fosse dimostrato l'unico mezzo per ottenere il risultato sperato, l'avrebbe volentieri intrapresa.

«Non che mi interessi, è chiaro. Le auguro una buona giornata.»

Le sorrise quasi dolcemente, prima di chinare lo sguardo sul libro che aveva scelto al suo ingresso nella libreria e cominciare a sfogliarlo svogliatamente.
 
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view post Posted on 31/3/2017, 19:50
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LA MANGIAMORTE

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Non fece nessun’altra passo, lasciando che lei parlasse e prestando dunque ascolto alle sue parole, mentre con la coda dell’occhio, non potè evitare di notare il lieve imbarazzo che si palesava sulle gote lievemente infiammate di Nieve, per un attimo pensò pure di averla lasciata senza parole, fu per questo che si voltò di nuovo in sua direzione, le braccia conserte sotto al senso e un sorriso malevolo stampato sul viso che era leggermente reclinato verso la spalla sinistra.

-facile ora ammettere i propri difetti quando qualcuno te li fa notare vero?-

biascicò verso di lei, per poi accigliarsi leggermente, quando lei la apostrofò con il termine signora e le diede il “permesso” per tornare a fare quello che stava facendo poc’anzi: non le serviva il permesso di nessuno per fare nulla e anche se sapeva che la giovane aveva ribattuto in quel modo, decise di darle una lezione. Nonostante gli anni e l’esperienza le avevano permesso di avere un certo controllo sui suoi colpi di testa, che solitamente portavano a morte e distruzione, quel giorno cadde vittima dell’istinto e la destra, che dimorava sotto il seno non tardò a muoversi verso la bacchetta ferma nella fondina che teneva alla cintola ed estrarla; Agí quando Nieve aveva già affondato la testa dietro il libro in un movimento veloce e fluido, il braccio dapprima semiflesso, puntava il libro che la giovane teneva tra le mani, per poi stendere l’arto come se stesse dando una scoccata in un duello di spade pensando nel medesimo istante alla formula dell’incanto.

“Oppugno!”

l’intenzione era quella di dirigeremo violenza il libro contro il viso di lei, di schiacciargli le pagine contro il bel nasino per fargli sentire bene l’odore della carta. Se fosse riuscita nelle sue intenzioni, avrebbe atteso una sua reazione per poi sorridere con fare canzonatorio.

-dici di annusare i libri come hai fatto tu ora?-

avrebbe aggiunto poi. Ma solo se l’incantesimo fosse andato a segno.

SPOILER (click to view)
scusa il post di cacca >>
 
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view post Posted on 2/4/2017, 10:38
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entropia.

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L'impulso è una brutta bestia. Dimora silente nell'animo di ciascuno, come un gatto che si lecchi la pelliccia con movimenti placidi e sicuri finché, alla prima sollecitazione sgradita, non è portato a tirare fuori gli artigli in un primordiale istinto di protezione. Quel giorno, le due sconosciute ne furono vittime, ciascuna a modo proprio.
Quando l'incantesimo della donna fu castato e Nieve si ritrovò col libro premuto contro il viso, non capì subito cosa fosse accaduto: per un istante, pensò ingenuamente di aver scelto un volume incantato senza neppure essersene resa conto. La sua testa e le sue mani presero a dimenarsi nel tentativo di allontanarlo e mugugnò per il colpo che il tomo ebbe a darle al naso nello schiantarsi contro la sua faccia. Furono le parole della donna che aveva impudentemente provocato a chiarirle la situazione, risvegliando in lei quell'impulso che si era divertita a stuzzicare per tutto il tempo della loro conversazione. Agì prima di poter ponderare l'imprudenza dei suoi gesti. Una volta allontanato il libro dal viso, alzò lo sguardo sull'altra e chiuse il volume con secco movimento delle mani. Un istante dopo, glielo aveva scagliato addosso con tutta la forza che aveva in corpo, colpendola sul seno. Mentre la osservava con sguardo furente, accesa dell'ira che quel tentativo di vessazione aveva stimolato in lei, si disse che non era più tanto sicura di provare interesse a proseguire il loro diverbio, per quanta curiosità le avesse suscitato fino a quel momento.


«Ma insomma!» La voce del mago dal naso adunco giunse a redarguirle entrambe. «Abbiate un po' di rispetto per chi è venuto qui per trovarvi pace e silenzio. Portate i vostri screzi lontano da qui!»

Nieve si sentì avvampare per la vergogna. Consapevole del proprio errore, sussurrò delle scuse maldestre all'uomo; dopodiché si alzò e si diresse verso la donna che, solo in parte, riteneva responsabile delle sue sventure. Era un pensiero ingeneroso, considerato il fatto che fosse stata proprio Nieve a disturbarla con i suoi commenti impudenti, ma era il pensiero di una bambina di undici anni in preda alla furia e all'imbarazzo. C'era un non so che di fiero e indecifrabile in lei, mentre avanzava in direzione dell'altra, come se la sua esile e pallida figura di nero vestita fosse attorniata da un nugolo di demoni che appartenevano al passato e che quel dispetto aveva risvegliato. Ma Nieve non ne era consapevole! Non poteva vedere quali danni avessero fatto su di lei le violenze passate, né il modo in cui avevano plasmato il suo animo fino a colorarlo di sfumature dai toni foschi. Quando raggiunse la sconosciuta che tanto l'aveva turbata, si chinò per prendere il libro che le aveva tirato addosso, lo raccolse e, infine, tornò a fronteggiarla.

«Siete una cafona e una codarda,» le disse a denti stretti, gli occhi infiammati di un'emozione del tutto inedita, i capelli di un argentato più vivido a causa di un'abilità che non era ancora in grado di controllare. «Colpire una persona mentre non sta guardando. E' questo che vi hanno insegnato? A colpire senza scrupoli?»

Nel pronunciare quelle frasi, Nieve andò incontro alla prima epifania della giornata ed essa ebbe a scuoterla tanto nel profondo che, per un brevissimo istante, il tumulto che si agitava dentro di lei parve trovare pace. Cosa le aveva detto Grimilde circa i servitori delle forze oscure? I suoi occhi, che nel tentativo di acciuffare quel pensiero si erano chinati a fissare un punto imprecisato, tornarono sul viso della donna. Ora, il sospetto la costringeva a guardarla con disposizione d'animo diversa, ma i suoi undici anni la rendevano troppo sconsiderata perché comprendesse appieno il pericolo al quale sarebbe stata esposta, se le sue considerazioni fugaci si fossero rivelate veritiere. Le premette con malagrazia il volume contro il petto, afferrandole un polso e portandolo contro la copertina del libro perché lo sostenesse.

«Vorrei tanto-»

Il ringhio basso con cui aveva pronunciato quelle parole le morì in gola, sostituito da un sospiro. Si sfilò dalla situazione con la rapida silenziosità di un fantasma, esausta. Quando fu uscita dal negozio, il contatto con l'aria frizzante la ridestò e la rese tristemente consapevole della sua condizione. Cercò il muro e vi si appoggiò in cerca di un sostegno, mentre la mano destra raggiungeva la fronte e le palpebre calavano sugli occhi. Non si era mai sentita in quel modo in tutta la sua vita. Così incontrollabilmente arrabbiata, così pericolosamente desiderosa di mettere mano alla bacchetta di tiglio argentato che le premeva contro il fianco. Lei non era così.


Non si fanno queste cose a una bimba dal passato torbido, Rowe. Bad form. Bad, bad, form. :fru:


Edited by ~ Nieve Rigos - 2/4/2017, 17:24
 
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view post Posted on 2/4/2017, 18:34
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LA MANGIAMORTE

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SPOILER (click to view)
le bimbe dal passato torpido sono la cena della rowe non lo sapevi?

Era riuscita a scatenare nella giovane una reazione che andava al di la dello sperato, la vide chiudere il tomo con un gesto di stizza per poi scagliarglielo contro, il tutto mentre Rowena non si mosse, non tentò nemmeno di difendersi, lasciandosi colpire e arretrare leggermente con il busto ad impatto ricevuto, con un sorriso di scherno sul volto e uno sguardo divertito, la bacchetta stretta ancora nella destra, il tutto mentre la voce del commesso o chi per lui, le stava riprendendo.

“ah che bella la vita!”

un pensiero veloce, il tempo di un battito d’ali di boccino per apprezzare tutto quello che ora le ruotava attorno, il nervoso dell’uomo che le guardava con stizza, l’ira di Nieve, tutte cose che la facevano sentire viva, che la rendevano non una semplice e fredda macchina di morte ma un individuo ancora capace di provare qualcosa, emozioni che ogni tanto rasentavano la pazzia di certo da quanto erano prive di morale, ma che in quell’istante, erano una ventata d’aria fresca in un caverna troppo buia e profonda.
Vi erano quasi venti centimetri di differenza quando lei la fronteggiò e dovette chinare il viso, sul volto quel sorriso che continuava ad aprirsi, a schiudersi come un fiore troppo a lungo sotto la neve.

-ahahah!-

le rise in faccia, con fare sguaiato e veramente divertito, accigliandosi all’improvviso quando lei le afferrò il polso, sottraendosi da quella presa con un gesto di stizza molto plateale: vi fu uno strattone da parte di Rowena, come se la manina ancora terribilmente piccola in confronto alle sue fosse una fune temibile che voleva domarla per poi arretrare di un passo e rispondere alla sua domanda.

-Non pensare che la vita sia come il club dei duellanti bambina, non vi sarà nessun arbitro a giudicare se state giocando troppo pesante, nessuno che ti curerà le ferite e nessuno che salverà la tua vita in questo mondo. Devi cavartela da sola!-

erano parole dure, vomitate velocemente e con irruenza, come se volesse metterla al corrente che tutto poteva accadere fuori da Hogwarts e il tono duro con cui lo disse era il tono dell’esperienza. La sinistra comunque si allungò, trattenne il libro e la lasciò scorrere via, le vide l’ira negli occhi mentre le scorreva accanto, la voglia di poter far male, di potersi difendere dai gesti avventati di una donna che osava troppo, ma vide anche l’inesperienza, il fatto di non sapere cosa fare e come farlo. Per questo tornò a ridere al ringhio di lei, per questo la incitò a fuggire

-vai vai…scappa che è la cosa che ti viene meglio!-

Il tono di voce era alto, lei la poteva sentire mentre percorreva l’uscito, poi quando scomparve alla sua vista, continuò a ridacchiare a lungo tra se e se, scuotendo il capo nel pensare all'accaduto sotto gli sguardi attoniti dei presenti e i loro mormorii, rimanendo all’interno della libreria come se nulla fosse mai successo.
 
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14 replies since 20/3/2017, 23:06   189 views
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