| Atena iniziò a sua volta a raccontare la sua sua di storia. E così come lei aveva fatto attenzione al suo breve racconto, anche Rowan rivolse tutto il suo interesse verso le parole della strega. Certo, il suo passato non era scandito da eventi dolorosi come quello di Rowan, ma era impossibile non notare i punti di contatto, le somiglianze che le due storie presentavano. «Grazie». Fu tutto ciò che aveva da dire. Un grazie per le parole di incoraggiamento pronunciate, ma anche per aver condiviso parte del suo passato con lui. Apprezzava il fatto che Atena avesse ritenuto necessario raccontare qualcosa di sè, un paritario scambio di informazioni, che avesse cercato di raccontare un evento del suo passato che aveva dei punti in comune con il suo, per creare un anello di congiunzione tra di loro. Finalmente, Rowan cominciava a sentirsi meglio. Il dolore psicofisico che si era attutito già da qualche minuto, si era spento del tutto, così come le elucubrazioni, i pensieri negativi di cui la sua mente ne era piena. Non era ancora del tutto in forma, ma perlomeno riuscì ad alzarsi e a recuperare i vestiti che aveva lanciato ai quattro venti. Aveva ancora indosso la mantella di Atena, e prima di rendergliela la pulì con la mano per spazzare le pagliuzze dorate che erano rimaste bloccate nel tessuto. «Mi dispiace che tu abbia dovuto assistere» - esordì, recuperando il tono di voce che gli apparteneva - «ma ti prego, non chiamarmi Rowan. Mi fa sentire una pianta». Il suo tipico sorisetto divertito riuscì finalmente ad emergere, la sua voce aveva abbandonato i toni deprimenti e sottili di prima ed era ritornata squillante, decisa, quasi sensuale. Anche il suo sguardo sembrava comunicare qualcosa di diverso rispetto a prima. «Row è più che sufficiente» - disse sempre guardando Atena, con un sorriso smagliante, accompagnato da una strizzata d'occhio. Si voltò nella direzione opposta all'albero al quale Atena era appoggiata a guardare cosa c'era nei dintorni. Non si era reso conto del luogo in cui erano capitati: era troppo impegnato a deprimersi per notare l'ampia radura verde e i fiori colorati che riempivano le zolle d'erba profumata. Una leggera brezza sollevava qualche petalo volteggiante che veniva trasportato dal vento per l'aere. Il cielo era ancora limpido, come lo era ad Hogsmeade, ma era sfumato da una leggera tonalità di arancione, simbolo che il sole stava cominciando il suo lento tramonto. Si era sempre chiesto come fosse il tramonto visto da altri pianeti, come si colorasse il cielo quando il sole compiva i suoi ultimi movimenti visibili, se la notte e la luna avessero lo stesso fascino che sulla terra. Scosse la testa e dalla sua posizione vigile, con lo sguardo sottile a rimirare il paesaggio e le braccia incrociate al petto, si rigirò verso Atena. Si trovavano su una leggera altura, sollevata rispetto alla pianura e probabilmente ancora nei pressi di Hogmeade, immersi nelle campagne scozzesi. Con un sorriso letteralmente stampato in faccia, tese dunque la mano verso Atena. «Allora Aty, vuoi restare o tornare indietro?» E, stavolta, avrebbe dato ascolto alla strega.
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