| Era una giornata dall’aspetto primaverile e la strega, che per tutto il rigido inverno aveva indossata gonne lunghe e pesanti, quel giorno sfoggiava una tunica lunga fino al ginocchio, di un cupo verde smeraldo, un poncho gettato sulle spalle color panna la riparava da possibili folate di vento, mentre ai piedi, indossava stivali in pelle di drago usurati e poco ben tenuti, mentre la cintura, che le segnava la vita, aveva la fondina per la bacchetta ben visibile agganciata al lato sinistro. Le gambe erano nude, come nude erano anche le braccia, se non per quel polsino in pelle incantato che le copriva in modo magistrale il marchio scuro che le segnava la pelle nell’avambraccio sinistro. Se ne stava appoggiata ad un basso muretto in muratura, la mano sinistra reggeva un sacchetto con lo stemma di mielanda e la destra, ogni tanto scompariva all’interno di esso per poi riemergere con un qualche dolciume da affossare tra le fauci. Era li per osservare il banchetto del C.R.E.P.A., aveva intenzione di tornare a lavorare per la gazzetta del profeta e il suo articolo di prova prevedeva una descrizione dettagliata della giornata anche se la cosa, non l’entusiasmava particolarmente: non le piacevano gli elfi domestici o per meglio dire, le piacevano quando facevano i domestici, purtroppo per lei non era mai stata ricca abbastanza per possederne uno ma quando era insegnante, apprezzava il fatto di non dover preoccuparsi di nulla, tutti i giorni trovava il letto rifatto, le sue cose in ordine, la polvere lontana dai mobili e il bucato pronto, erano cose che non facevano per lei, usava gli incantesimi per aiutare nelle faccende domestiche con svogliatezza, certa del fatto che la magia avesse ben altri scopi e la sua abitazione a Spinner End ne risentiva particolarmente. Era proprio in memoria di quel ricordo che non capiva come un gruppo di studenti potesse volere la libertà degli elfi. Non avevano ancora capito che cosi facendo nessuno avrebbe più cucinato per loro e rammendato i loro calzini? Scosse il capo a quel pensiero, infilando tra le labbra un ape frizzola, levitando qualche centimetro da terra mentre masticava la caramella e perdendo lo sguardo sui passanti. Tra di loro vi era una giovane donna che attiro il suo sguardo, era pallida, la lunga chioma rossa ondeggiava ad ogni passo e la trovava particolarmente bella nonostante il crine ambrato. A Rowena erano sempre piaciuto le cose belle, anche se a volte non se le poteva permettere, fu cosi che gli occhi nocciola, si soffermarono su quella presenza a lungo, incurante che la cosa potesse recare disturbo alla malcapitata.
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