passai le dita tra i capelli, accompagnando il gesto con un leggero sbuffo. Sollevai le iridi grigie in quelle di Kappa e ricevetti lo stesso sguardo rassegnato che sapevo d'avere. Niente caffè, quel giorno. Niente caffè in un giorno in cui ce ne sarebbe stato davvero bisogno. Succede sempre così.
«Lascia perdere, abbiamo un sacco di cose da fare.» Raddrizzai la schiena, sollevando i palmi dal tavolo. Mi voltai verso la porta del mio ufficio.
«Il rapporto dell'ultimo caso mi sta uccidendo» pensai ad alta voce ma fu solo un sussurro. E non spostai lo sguardo per capire se Kappa mi avesse sentito. Ricordavo ancora la sua espressione nel vedermi tanto sconvolta, quel giorno; e non desideravo rivederla.
Era da tempo che non mi capitava un cosa così difficile da digerire - ché già viverla era stato terribilmente pesante e trascriverla stava diventando una tortura. Facevo quel lavoro da un po' e ne avevo viste diverse, più o meno difficili o assurde da affrontare. Quando venivamo chiamati, infatti, non era mai davvero una sciocchezza perciò, col tempo, mi stavo temprando. La morte non mi spaventava; il sangue nemmeno e nemmeno la violenza. Non mi bloccava, non mi paralizzava, non mi nauseava. Anzi, mi spingeva ad agire. Ma l'ultimo caso ci aveva
regalato anche l'uccisione di un cane, tra le altre vittime. Ed era successo davanti ai miei occhi.
La Polizia Antimago ci aveva spiegato che l'uomo aveva cruciato e ucciso moglie e figlio piccolo; ma eravamo stati chiamati perché, invece di crollare come molti uomini fanno dopo essersi resi conto della follia che hanno compiuto, aveva spostato la bacchetta sulla Polizia e la sua furia era continuata. Aveva ferito tre agenti. Quando io e Kappa eravamo arrivati sul posto l'uomo era stato disarmato ma, con calci e pugni, se la stava prendendo con il cane che s'era messo a difesa del corpo del bambino. Una violenza così non l'avevo mai vista. Per qualche secondo, lo ammetto, avevo smesso di respirare. Mi ero poi lanciata in mezzo a loro e gli avevo strappato il cane dalle mani e dai piedi, incapace di riflettere quel secondo in più che mi avrebbe permesso di usare la bacchetta. No, l'istinto aveva spinto il mio corpo in avanti. Mi ero presa un calcio sullo zigomo, pericolosamente vicino all'occhio. Kappa aveva bloccato l'uomo con un incanto e questo s'era paralizzato a pochi centimetri da me. Avevo guardato l'omicida con una furia non molto diversa da quella che lui aveva riservato a me.
Mi ero smaterializzata alla clinica magica veterinaria più vicina ma non ero riuscita a salvare quel cane. Il suo muso insanguinato tormentava il mio sonno da tre notti e non sapevo se quel rapporto mi avrebbe aiutato ad esorcizzare quell'episodio o a farmelo rivivere. Ma rimandare non mi avrebbe portato da nessuna parte e non era da me.
«A questo punto non ci resta che fare un tè».Mi voltai con un sorriso, contenta che non avesse percepito la mia momentanea debolezza.
«Ottima idea.»Mentre Kappa si apprestava a scaldare l'acqua, un allarme suonò per tutto il Quartier Generale. I noti promemoria svolazzati entrarono di tutta fretta e riempirono l'aria attorno a noi, sfrecciando in direzione di tutti gli uffici eccetto i nostri; quelli destinati a noi, invece, si fermarono al tavolo dell'area comune. Una comunicazione di massa era un evento abbastanza raro perciò mi sporsi a leggere con premura.
“A tutte le unità, presunto attacco terroristico alla Sala dei Duellanti
della Congrega dei Saggi Duellanti di Londra,
un mago ha attaccato gli astanti nel corso di una sfida.”
«Diamine!» esclamai, sollevando gli occhi in quelli di Kappa. Lo sguardo che ci scambiammo fu eloquente così entrambi corremmo nei rispettivi Uffici. Per fortuna quel giorno indossavo i miei jeans fascianti e comodi, collaudati sul campo, insieme a robusti anfibi. Uscii rapida e vidi Kappa fare altrettanto. Gli stetti dietro e raggiungemmo l'Atrium nel tempo di un rapido pensiero.
Cosa fare? Saremmo stati in grado di fermarlo?«Nel vicolo a nordovest» esclamò voltandosi a guardami. Annuii, risoluta. Scomparve qualche secondo prima di me; tenni stretta la bacchetta, focalizzai quel vicolo e lo raggiunsi.
Il vicolo puzzava, proprio come tutte le volte che ero passata da lì. Ma smaterializzarsi a pochi passi dalla Sala dei Duellanti fu più saggio; avemmo il tempo di abbracciare con lo sguardo l'intera situazione, compreso il movimento frenetico che stava riempiendo lo spazio antistante l'ingresso dell'edificio alto.
«Mi raccomando, sta' attento» dissi solo a Kappa, senza guardarlo. Quindi ripresi ad avanzare.
Altro giro, altra corsa.
PS. 192
PC. 125
PM. 140
PE. 27
-
Distintivo Auror-
Bacchetta -
Coltellino -
Elastico -
Portafogli-tre anelli (l'
anello del potere, in quest blocca l'avversario per due turni; l'
anello con il punto luce della salute, +10 Salute; l'
anello con il punto luce del mana, +10 Mana)
-due ciondoli, uno su una collana a girocollo (
Ametista degli gnomi, pietra dalla forma circolare che emana una luce misteriosa quando il sole tramonta, +5 Mana) e l'altro ad una catenina più lunga (
Ciondolo della Scaglia di Drago, lucente, dai riflessi perlacei, simbolo di grande forza, +5 Salute, +5 Corpo, +5 Mana).
STATS/ON