Raven Shinretsu vs The Magician e Claire Santos

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view post Posted on 5/7/2017, 15:45
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Il Fato

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L'ossessione di Raven per quell'uomo non sembrava conoscere limiti: lì, disteso sul pavimento della sala e ferito a morte, quanto tempo ancora sarebbe potuto sopravvivere? Ma il ragazzo non ammetteva errori, e conosceva bene il potere di un 1%. Così la sua bacchetta si muoveva ancora una volta, non contro un duellante ma un corpo inerme, e rilasciava il suo ultimo verdetto: fiamme dorate eruttarono dalla bacchetta nella forma di un teschio di drago, le fauci spalancate in un sibilo scoppiettante mentre si dirigeva verso il suo obiettivo. E fu fuoco: il drago esplose in una nuvola di bracieri a contatto col corpo di The Magician, appiccando immediatamente l'Ardemonio nell'area circostante. E a suggellare quell'atto distruttivo, quello sciocco sacrificio, un secondo drago fiammeggiante si levò dal rogo funebre spalancando le ali nell'ormai quasi deserta sala, fischiando la sua assordante furia prima di avventarsi sul cadavere ancora caldo (e presto più caldo ancora) dell'arbitro. Così, in quel solo attimo se n'era andato il miglior duellante che quella sala avesse conosciuto nel giro di diversi decenni, una morte ingloriosa; avrebbe voluto andarsene duellando, forse, invece era caduto combattendo una battaglia che non poteva vincere, contro un mostro completamente al di fuori delle sue capacità. L'aver fatto "del suo meglio" era magra consolazione, ma dei suoi pensieri non verrà detto altro: ogni uccisione, dopo la prima, perde esponenzialmente di importanza. E Raven era già partito nel suo cammino dissacrante, pronto a distruggere la Morte, a privarla di ogni significato. Molti sarebbero caduti sotto i suoi colpi, e ad ogni cadavere che toccava la polvere avrebbe avvertito con più e più distacco quello strappo alla sempre più distrutta anima, e avrebbe pensato di guadagnare in gloria ciò che perdeva in umanità. Già si voltava, già si preparava a lasciare quelle mura avendo esaurito il suo obiettivo, lasciando alle sue spalle quel rogo crescente e famelico.
Forse neppure notò la fitta nube di fumo che si levava dall'altro lato della stanza, evocata dalla bacchetta del robusto mago intento a trarre in salvo Claire Santos, una paratia che li salvasse dal mortifero sguardo dell'Akuma nel tentativo di cercare una via di fuga. La porta principale era diventata tabù: verso di essa si dirigeva ora quella torre di fumo. Ma aveva fatto il suo bel baccano, non sarebbe uscito facilmente da quella situazione. L'anziano uomo, il più vicino a lui quando aveva ucciso l'arbitro e decisamente il più lento nella sala, era miracolosamente giunto fuori da quel nascente inferno e spariva ora dal suo campo visivo. Ma questo non impedì a Raven di udirlo gridare di sorpresa. "E' qui dentro! E' qui dentro!" "Via, ci pensiamo noi. Se ne vada!" Una voce in risposta, una voce autoritaria e decisa, di chi andava verso il tartaro con coscienza alla mano. Una frazione di secondo dopo uno dei due nuovi arrivati si palesava entrando nella cornice della porta, incrociando lo sguardo dell'omicida, e subito lo stupore tingeva il suo volto mentre la già estratta bacchetta tremava verso quella strana nuvola con gli occhi che si dirigeva verso di lui. Era un uomo di mezz'età, calvo e non particolarmente alto, un accenno di doppio mento che sbucava da sotto la giacca di pelle. L'ennesima mosca che gli ronzava attorno? O un pericolo più serio? Era stupido pensare che il Ministero si accontentasse di mandare una persona del genere ad affrontare un attacco terrorista, quello era solo il rumore di zoccoli sul terreno, il presagio di un ben più pericoloso esercito in avvicinamento. Il Ministero davanti a lui, il fuoco da lui stesso evocato alle sue spalle: se come un drago aveva dominato in quella sala, era ora opportuno che si facesse serpente, e lucertola, per sgattaiolare via da quei due massi in avvicinamento.
O il suo destino sarebbe stato misero: schiacciato.



Raven Shinretsu
La totalità del corpo e la bacchetta hanno una consistenza gassosa.
Ferita abbastanza profonda alla spalla destra.

PS: 271
PC: 325
PM: 498

Claire Santos
Fuori dal tuo campo visivo, coperta da una nube di fumo.
PS: 44
PC: 140
PM: 140

The Magician

Flambé.
PS: 0
PC: //
PM: //

Antimago 1
Appena fuori dalla porta.
PS: 170
PC: 130
PM: 130



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Abbiamo una nuova, piacevolissima texture per le fiamme dell'Ardemonio, che ben presto cominceranno a espandersi piuttosto aggressivamente. Dall'altro lato della sala, la parte nera indica una fitta coltre di fumo, evocata dal mago che sta cercando di salvare Claire.
Entrano inoltre in scena i nostri primi amici, due sfortunati maghi che si parano tra te e la salvezza (al momento solo uno dei due è nel tuo campo visivo, ma hai potuto udire la voce dell'altro. La situazione si sta scaldando!

PS: le linee accanto alla porta indicano come sono posizionate le "ante" della stessa. Non sono grosse come in figura, servono solo a far capire che la porta è aperta e verso l'interno.




Prossima scadenza 8/07, ore 17:00.



 
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view post Posted on 6/7/2017, 12:47
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Alla fine sprigionò quel che tanto voleva sprigionare: un misto di odio e rabbia che avrebbe annullato quel luogo completamente. Era quella la bomba a orlogieria. Era quello l'Akuma che piaceva a sé stesso, ma che da quel giorno avrebbe tratto un'altra importanze lezione: non era ancora pronto. Al di la di tutto Lord Voldemort rappresentava ancora un ostacolo insormontabile. Rappresentava ancora quell'ideale verso il quale si poteva correre all'infinito senza raggiungerlo mai. Lui, - e Raven ne era certo, - avrebbe vinto tutte le sue sfide molto facilmente. Avrebbe schiacciato la resistenza, eliminati i nemici. Lui si sarebbe diretto oltre imparando a padroneggiare nuovi incantesimi, nuove maledizioni. Non guardò nemmeno il drago che si sprigionò dalla sua bacchetta: presto quelle fiamme avrebbero fatto il suo. Si diresse unicamente verso l'uscita; si diresse velocemente verso l'uscita. Ormai non aveva stimoli per restare lì. E la ragazza con il suo salvatore? Non glie ne importò niente di loro: ormai la sua sete di sangue era stata placata. Il loro Destino sarebbe stato nelle loro mani e nel fuoco dell'Ardemonio tutt'intorno. Quel fuoco che, se gli fosse andata bene, avrebbe cancellato le tracce delle malefatte dell'Akuma, ma non avrebbe mai cancellato quella che Raven poteva considerare una sconfitta. Uccidere un vecchio e un ricciolino non bastava. Sopratutto dopo cotanta fatica. Non avrebbe fatto attenzione a niente durante la sua corsa contro il tempo: se fosse rimasto lì sarebbe morto bruciato per via delle sue stasse fiamme. Quello sì che sarebbe buffo! Al pensiero gli venne un sorriso sulle labbra: morto bruciato e nudo, coperto da un asciugamano. Avrebbe dovuto ricordarlo anni e anni a venire! In ogni caso non si sarebbe fermato né ad ascoltare la voce, né a fare altri incantesimi. Probabilmente la fuori avrebbe dovuto fare i conti con altri maghi, ma poco gli importava la cosa. Se fosse servito avrebbe distrutto e superato anche loro, in quel che era un odio infinito contro un altro odio infinito. Rancore contro rancore. Era quello il segno del suo mondo; del mondo che avrebbe voluto vedere. Il segno dei suoi sforzi, dei suoi allenamenti e delle sue sperimentazioni. Oltre a quella sarebbe stata una storia nuova, ma non completamente differente. Perché, - e lo sentiva nel cuor suo, - lui avrebbe avuto una sorpresa nel trovarsi dinnanzi quella voce autoritaria; ma la voce autoritaria avrebbe avuto altrettanta sorpresa nel vedere lui.
E allora sarebbe stata Distruzione ancora. Finché non avrebbe trovato quel lasso di tempo utile per rendersi invisibile, nascondersi, tornare nella propria forma umana e ritornare alla base. Di certo, però, non si sarebbe arreso senza combattere: non con due morti sulla coscienza. Non con due morti sulle spalle. Non quando il tutto era ancora in via di costruzione.
Raggiunta la porta, si sarebbe spostato oltre e avrebbe esaminato la situazione: cosa fare, come fare, quando fare. Da lì in poi si sarebbe divertito ancora, forse.



~ Punti Salute: 271
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view post Posted on 6/7/2017, 15:32
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Il Fato

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Ah, beata stoltezza! Beato delirio di onnipotenza! Come può la mente di un mortale convincersi, illudersi a tal punto di un benché minimo potere sugli eventi del mondo? Persino le masse babbane si disperavano davanti al riscaldamento globale, o ancora sognavano l'arrivo di una meteora che li spazzasse da quell'eterno vuoto senza lasciar traccia delle loro sofferenze. Sciocchi! Né i loro piani, né le loro preghiere potevano smuovere l'adamantina flemma del Fato. Così quell'uomo, quell'"Akuma" si riteneva al di sopra delle altre formiche che vagavano il pianeta, si arrogava il diritto di distribuire morte o pietà secondo il suo piacere, quasi fosse lui stesso a imbracciare l'Ultima Falce. Ah, l'illusione! Ah, il sogno!
Anche la stirpe dei maghi, che pure sovrastava nel potere i più modesti babbani, si riteneva "superiore", evoluta e più potente. Stolti. Le loro parole non erano che profezie, le loro bacchette strumenti di una Volontà non loro. Quante volte il più giovane dei maghi riusciva in un miracoloso prodigio? E lo chiamavano: "caso". Quante volte il più esperto degli stregoni falliva nel tentare la più misera delle fatture? E lo chiamavano: "sfortuna". Solo in quei momenti erano lungimiranti, perché davvero nulla della magia che imbracciavano era da loro deciso. Nulla la loro volontà poteva contro i capricci del Destino.

Ma Raven era immune a questa saggezza. Mentre avanzava incurante verso la porta, la mente assorta in altri luoghi e tempi, nemmeno si rendeva conto della comparsa di un secondo individuo dinanzi alla stessa: il secondo dei due nuovi arrivati, dei quali avrebbe fatto presto piazza pulita se solo l'avesse voluto, affiancava il primo e come lui rimaneva basito. Dinanzi a loro, lo strano demone avanzava nell'aria come non vedendoli (eppure di rossa brace brillavano quelli che sembravano occhi); una ventina di metri più in là già potevano notare il brillare del rovente Ardemonio, rapido nell'avventarsi sul legno vicino e già pronto a scagliarsi contro il suo stesso creatore: una lingua di fiamma si protendeva dalle altre nella forma di un serpente, la bocca spalancata e i denti ben in mostra, pronto ad avanzare verso la porta. Che forse la forma di fumo assunta da Raven gli permettesse di ignorare anche quello? No, non poteva, e per di più la sua gioia stava per terminare. "Stupeficium" gridavano in coro i due maghi, di raggi rossi si illuminavano le bacchette; ma i due schiantesimi si limitarono a trapassare la figura di Raven senza colpirla, fendendo il fumo prima di schiantarsi sulla larga finestra dal lato opposto della sala, mandandola in frantumi. E fu proprio in quel momento, vuoi la coincidenza, vuoi la sfortuna, che il mostro di fumo smise di muoversi. Il corpo di fumo di Raven si arrestava nell'aria, bloccato da un improvviso peso, incapace di avanzare così come di arretrare, completamente immobile. Tre sordi tonfi risuonarono sotto di lui, e il mistero fu presto svelato: le sue membra stavano tornando rapidamente, forse più di quanto gli sarebbe piaciuto, ma era dopotutto passata da tempo la mezzanotte, la carrozza tornata zucca. Abbassando lo sguardo avrebbe notato (forse con orrore, ammesso che qualcosa riuscisse davvero a smuoverlo) le sue gambe distese sul pavimento, spalancate e divise, e poco oltre il moncherino del suo avambraccio sinistro che si contorceva come in preda a una scossa. A quei pezzi il resto del suo essere era legato, ad essi si andava rapidamente ad aggregare mentre l'etere tornava carne, il fantasma uomo. Aveva forse il tempo di un incantesimo prima che anche la metamorfosi raggiungesse la testa e la bacchetta, ma doveva essere rapido, e deciso. Possedeva quelle qualità?

Nel frattempo, altri due eventi non meno importanti si svolgevano. Nel lato della Sala nascosto dalla nube di fumo, che già però cominciava a diradarsi volgendo verso l'alto soffitto, un improvviso rumore di vetri infranti suggeriva che un'altra delle vetrate fosse stata improvvisamente assassinata, quale che fosse la ragione. Invece fuori dalla stanza, in un qualche punto delle strade vicine, due improvvisi "crack" annunciavano l'ennesima entrata in scena: era giunta la cavalleria, nel peggior momento possibile per il celeberrimo Akuma. Era finalmente giunto il momento che si impegnasse, e non per divertirsi. Ma per aver salva la pelle.



Raven Shinretsu
Le gambe e parte dell'avambraccio sinistro sono tornate della normale consistenza.
L'incantesimo Spectrum comincia a svanire.
Ferita abbastanza profonda alla spalla destra.

PS: 271 - 1 - 1 = 269
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Claire Santos
Fuori dal tuo campo visivo, coperta da una nube di fumo.
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Antimago 1
Appena fuori dalla porta, sgomento.
PS: 170
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Antimago 2
Appena fuori dalla porta, sgomento.
PS: 170
PC: 130
PM: 130



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Le finestre composte da linee spezzate indicano che la vetrata è stata distrutta. Si ricorda in ogni caso che esse si trovano ad almeno due metri dal suolo, e non sono dunque facilmente accessibili. La porzione più a nord dell'Ardemonio ha preso la forma di un serpente di fuoco, che si dirige verso di te.




Prossima scadenza 9/07, ore 12:00.



 
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view post Posted on 6/7/2017, 21:21
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Non amava gli imprevisti, ma doveva farne i conti. Era un po' il riassunto della sua vita; quella vita a cui era abituato da tempo ormai. Non poteva farci nulla: capitavano. Era anche per quello che aveva studiato, appreso e allenatosi. Era anche per quello che era arrivato fin lì, conscio delle sue possibilità e delle sue impossibilità. Ma sopratutto conscio del fatto che non si poteva stare oltre a rimuginare su qualcosa che doveva essere fatto e basta. Quel mondo era in rovine; quelle anime erano in rovine; le persone erano in rovina. Qualcuno lo vedeva, qualcuno no. Alcuni preferivano crogiolarsi nella propria incapacità di fare qualcosa per il mondo. Altri preferivano lottare, pur sapendo che probabilmente alla fine della corsa l'unica cosa che gli attendeva era il patibolo, la morte e un finale senza gloria. Perché quale gloria ci poteva essere quando si continuava a camminare in avanti nonostante tutto, imponendo la propria visione del mondo a tutti gli altri. Non gli piaceva la cosa? Erano cazzi loro. Non gli piaceva come guardava quella rinascita di ogni casa intorno? Altri cazzi loro. Chi viveva per l'azione non si spendeva in parole; e chi parlava soltanto non era capace di comprendere cosa significava l'azione. Non si era pentito di quello che aveva fatto e se per qualche bizzarro desiderio gli avessero permesso di ripercorrere le tappe della sua vita dall'inizio, avrebbe fatto tutto esattamente ha fatto. Non si sarebbe rimpianto niente. Non avrebbe fatto nessun passo indietro, perché in un mondo d'ingiustizie, ingiustizie che aveva provato sulla propria stessa pelle proprio in quel giorno, per colpa di quell'arbitro. Certo, l'avrebbe pagata. L'avrebbe pagata sia se fosse rimasto lì, sia se ne fosse andato. L'avrebbe pagata comunque e prima o poi le porte dell'inferno si sarebbero aperte per lui così come per tutti gli altri. A quel punto, però, egli sarebbe stato felice. Lo sarebbe stato per davvero. Perché aveva fatto tutto quello che poteva senza arretrare mai, senza stancarsi mai e camminando soltanto in avanti.

Immerso nei suoi pensieri, a proposito di battaglie passate e quelle future, sentì certamente le voci dall'altra parte della porta, laddove avrebbe potuto smaterializzarsi per lasciarsi quella... parentesi, se così la si poteva chiamare. Distava un metro dalla soglia della porta. La soglia di salvezza? Sì, era più o meno quella la soglia di salvezza che bramava di raggiungere. Non per scappare, non per mettersi in salvo: per continuare la sua guerra in altri posti, in altri lidi, laddove avrebbe potuto programmare un attacco e portarlo a termine. Quando si arrestò, però, si sorprese non poco: era qualcosa a metà tra uno spettro e uno non spettro. Una sua metà qui e una sua metà lì. Era buffa come cosa, no? Un po' più buffa del morire bruciato nelle sue stesse fiamme e meno buffa del morire bruciato nelle proprie fiamme insieme a tutti gli altri. Quell'improvviso colpo arrestò la sua corsa verso l'esterno, dove, era sicuro, avrebbe dovuto fare i conti con altri nemici, ben più potenti e pericolosi di quel campione disteso a terra. La Cavalleria! Nemici preparati. Nemici pronti a tutto pur di metterlo tra le sbarre e far sì che ogni idea di Giustizia e Libertà fosse per lui soltanto un povero miraggio. Ma erano tutti sicuri che Shinretsu Raven si sarebbe arreso così, in quel modo, senza combattere minimamente? Che avrebbe deposto la sua alebarda e si sarebbe consegnato alle autorità senza alcun altra parola?
Poveri folli.
Se volevano la sua testa sarebbero dovuti venirsela a prendere e di sicuro due stupeficium castati poco prima della sua fermata non sarebbero bastati. No. Perché non appena egli si fosse fermato, arrestatosi per colpa di quell'imprevisto, che avrebbe cercato di eliminare quell'imprevisto come se non ci fosse mai stato. Parte del suo corpo era ritornata alla stato originale? Ma questo significava che era un po' una situazione simile a quella accaduta tempo prima, quando era riuscito a trasfigurarsi soltanto a metà. Era strano tutto quello: un qualcosa che doveva ancora essere opportunamente studiato e che non aveva studiato come avrebbe dovuto. Vide lo sgomento negli occhi dei due figuri dall'altro lato della porta; sentì i due crack in lontananza, ma si era già mosso. Veloce, rapido, repentino, come un fulmine a ciel sereno che da sempre voleva essere, portando in un mondo di tenebre la sola luce possibile: quella di un rinnovamento nell'animo e nello spirito. Le considerazioni erano fatte; il dado era tratto da tempo ormai: da lì in poi doveva muoversi veloce e preciso.
Immaginò il suo corpo venir scagliato con grande energia e forza verso quei due, oltrepassarli e roteare oltre sulla strada principale. Cosa desiderava di ottenere con quella mossa? Altra sorpresa: del resto, chi mai si sarebbe lanciato così in una strada che, probabilmente, si sarebbe riempita di nemici da lì a poco, anche considerando la presenza di quei due ostacoli la dinnanzi?.. Quella dislocazione, se di dislocazione si trattava, avrebbe dovuto portarlo al di fuori del mirino di entrambi, sommando lo sgomento ad altro sgomento. Però era qualcosa che gli avrebbe permesso di ritrovarsi a un passo dal finale: sulla strada sarebbe stato libero a smaterializzarsi. Sarebbe dovuto venire scagliato in avanti come un pazzo o come un razzo: la testa in avanti e il corpo dietro. Solo in quel modo si sarebbe fatto sufficientemente male per avere da tutta quella giornata più di una qualche soddisfazione. Immaginò tutto il suo corpo venire proiettato: gambe, braccia, piedi, vestiti assenti e quant'altro. Immaginò l'energia dell'incantesimo avere effetto anche sulle molecole gassose che gli restavano, nonché sul resto del corpo: lo spostamento sarebbe dovuto avvenire nella sua interezza. Era un addio agli oggetti lasciati a quella sala? Era un addio sopratutto a una parte di sé lasciata in quel posto. Ma si sarebbe ripreso: una battaglia richiedeva sacrifici.
Rapidamente alzò il gomito in alto, la punta della bacchetta rivolta contro il centro del proprio petto. Tenne fermo il braccio destro per quanto fosse possibile e urlò con decisione e fermezza, mentalmente, la formula magica:
"Proiècto!" - ponendo l'accento sull'unica "e" presente nella parola. Solo successivamente slanciò il braccio con energia verso l'esterno, puntando il centro della porta e lo spazio in mezzo a quei due individui che lo avevano attaccato poco prima. L'area designata per il suo spostamento era esattamente alle loro spalle: un modo utile per vincere del tempo, roteare intorno al proprio asse nel mentre l'incredulità generale gli avrebbe permesso di farlo e sparire dal campo di battaglia una volta per tutte.
Ma ci sarebbe riuscito? O no? Era un'altra sperimentazione; un'altra moneta sul banco di prova. Una prova che, mista al desiderio di fare del male e di farsi del male, di attirare l'odio altrui, ma anche di mostrare la propria bravura, gli avrebbe permesso di spingersi ancora più in la rispetto a ogni frontiera possibile del disprezzo e del rancore, perché prima o poi sarebbe comunque arrivato a Lui. Perché, volente o nolente, anche quello era un modo di crescere, di migliorare e di raggiungere quel Dio che sembrava irraggiungibile. Se il tutto fosse andato come doveva sarebbe atterrato con la schiena sull'asfalto, tagliandosela tutta e sbucciandosi la pelle, ma... cazzo se ne valeva la pena!



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kapitän
view post Posted on 7/7/2017, 22:01




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Alzo lo sguardo e la fisso negli occhi dall’altro lato del tavolo.
«No, vedi, così non può funzionare».
Io e Rue ci fronteggiamo seduti ai due estremi della scrivania nell’area comune del Quartier Generale.
Appoggio un gomito davanti a me e lascio cadere la fronte nel palmo della mano, portando il ciuffo all’indietro e intrecciando le dita alle ciocche di capelli, visibilmente sopraffatto dall’arduo incarico. Nemmeno la joint-venture di due abilissimi – e intelligentissimi, è sottinteso – Auror sta portando ad una soluzione. Ormai ho perso il conto dei tentativi: abbiamo provato ad aggiungere questo, a togliere quello, anche ad agitare la bacchetta. Restava solo sferrare un pugno ben assestato, ma l’amica mi aveva fermato. Eppure deve esserci, in tutto il Ministero, qualcuno che conosca la procedura.
Un debolissimo spruzzo di acqua sporca e uno sbuffo chiaro di vapore escono dal beccuccio della nuova macchina per il caffè, come per commentare la mia frustrazione.
«A questo punto non ci resta che fare un tè».
Mi appresto a scaldare dell’acqua, quando un allarme comincia a suonare, fastidiosamente simile ad un Incanto Gnaulante. Temo per un istante di avere rotto il nuovo apparecchio, ma non è così: una nuvola di promemoria interdipartimentali entra nell’atrio; i piccoli aeroplanini di carta vermigli volano come stormi di ben addestrati piloti acrobatici fino al centro della stanza e da lì, con una piroetta in sincrono, si dividono verso gli uffici privati degli Auror, infilandosi nella fessura sotto alle porte. Penso che non avranno troppa fortuna: la maggior parte dei colleghi al momento non è qui, io e Rue potremmo essere gli unici presenti. Due di loro volteggiano invece sopra alle nostre teste e planano sulla scrivania, aprendosi in modo che possiamo leggere il testo.
“A tutte le unità, presunto attacco terroristico alla Sala dei Duellanti della Congrega dei Saggi Duellanti di Londra, un mago ha attaccato gli astanti nel corso di una sfida.”
Quelle parole mi fanno drizzare i peli sugli avambracci: è da tempo che non si vede un grosso attacco terroristico nel mondo magico… che si tratti di un attacco ben organizzato da parte dei Mangiamorte o della follia di un singolo?
Non mi perdo nei miei pensieri, ma cerco lo sguardo di Urania, certo di trovarvi un’occhiata di intesa. In casi come questi le parole non sono necessarie.
Mi tuffo nel mio ufficio e raccolgo la giacca di pelle dallo schienale della sedia. Nel taschino c’è il Distintivo Auror, la bacchetta è al sicuro nei pantaloni. Salgo rapidamente verso l’Atrium del Ministero, da cui mi potrò Smaterializzare, senza aspettare la collega, ma tendo l’orecchio con la certezza di sentire i suoi passi dietro di me.
Già comincio a focalizzare la Destinazione: sono stato più di una volta alla Congrega dei Saggi Duellanti, ma non ho mai partecipato alle sfide in prima persona. Il colore della facciata in muratura si concretizza nella mia memoria. Cerco di rievocare la pianta dell’isolato, ma non è una zona di Londra che conosco molto bene. Ricordo distintamente un vicolo perpendicolare alla strada principale in cui mi sono già Materializzato una volta: è dietro all’angolo rispetto all’ingresso principale, discretamente nascosto, e convenientemente vicino.
Il campanello dell’ascensore suona e la griglia dorata si apre con uno scatto. Faccio tre passi verso il centro dell’Atrium.
Immagino risolutamente ogni cellula del mio corpo scomparire e viaggiare magicamente fino a quel vicolo, in un istante. Senza alcuna esitazione estraggo la bacchetta.
Non appena Urania sbuca dalle porte dell’ascensore, dico a voce alta: «Nel vicolo a nordovest». Lo dico per lei e per me. Alzo la bacchetta e con un deciso colpo di tallone ruoto su me stesso, senza perdere la concentrazione.

Dal vicolo mi sarei spostato nella strada principale, velocemente ma con cautela, per capire com’è la situazione davanti all’ingresso principale.

HP 179/179 ♦ body 133/133 ♦ mana 127/127 ♦ EXP 26.5
active bacchetta, portafogli, distintivo Auror.


Off topic
Post di avvicinamento secondo le indicazioni del Master. I dettagli sono invece stati concordati con Urania.

 
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view post Posted on 9/7/2017, 21:17
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Urania "Rue" Donovan

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Mi
passai le dita tra i capelli, accompagnando il gesto con un leggero sbuffo. Sollevai le iridi grigie in quelle di Kappa e ricevetti lo stesso sguardo rassegnato che sapevo d'avere. Niente caffè, quel giorno. Niente caffè in un giorno in cui ce ne sarebbe stato davvero bisogno. Succede sempre così.
«Lascia perdere, abbiamo un sacco di cose da fare.» Raddrizzai la schiena, sollevando i palmi dal tavolo. Mi voltai verso la porta del mio ufficio. «Il rapporto dell'ultimo caso mi sta uccidendo» pensai ad alta voce ma fu solo un sussurro. E non spostai lo sguardo per capire se Kappa mi avesse sentito. Ricordavo ancora la sua espressione nel vedermi tanto sconvolta, quel giorno; e non desideravo rivederla.
Era da tempo che non mi capitava un cosa così difficile da digerire - ché già viverla era stato terribilmente pesante e trascriverla stava diventando una tortura. Facevo quel lavoro da un po' e ne avevo viste diverse, più o meno difficili o assurde da affrontare. Quando venivamo chiamati, infatti, non era mai davvero una sciocchezza perciò, col tempo, mi stavo temprando. La morte non mi spaventava; il sangue nemmeno e nemmeno la violenza. Non mi bloccava, non mi paralizzava, non mi nauseava. Anzi, mi spingeva ad agire. Ma l'ultimo caso ci aveva regalato anche l'uccisione di un cane, tra le altre vittime. Ed era successo davanti ai miei occhi.
La Polizia Antimago ci aveva spiegato che l'uomo aveva cruciato e ucciso moglie e figlio piccolo; ma eravamo stati chiamati perché, invece di crollare come molti uomini fanno dopo essersi resi conto della follia che hanno compiuto, aveva spostato la bacchetta sulla Polizia e la sua furia era continuata. Aveva ferito tre agenti. Quando io e Kappa eravamo arrivati sul posto l'uomo era stato disarmato ma, con calci e pugni, se la stava prendendo con il cane che s'era messo a difesa del corpo del bambino. Una violenza così non l'avevo mai vista. Per qualche secondo, lo ammetto, avevo smesso di respirare. Mi ero poi lanciata in mezzo a loro e gli avevo strappato il cane dalle mani e dai piedi, incapace di riflettere quel secondo in più che mi avrebbe permesso di usare la bacchetta. No, l'istinto aveva spinto il mio corpo in avanti. Mi ero presa un calcio sullo zigomo, pericolosamente vicino all'occhio. Kappa aveva bloccato l'uomo con un incanto e questo s'era paralizzato a pochi centimetri da me. Avevo guardato l'omicida con una furia non molto diversa da quella che lui aveva riservato a me.
Mi ero smaterializzata alla clinica magica veterinaria più vicina ma non ero riuscita a salvare quel cane. Il suo muso insanguinato tormentava il mio sonno da tre notti e non sapevo se quel rapporto mi avrebbe aiutato ad esorcizzare quell'episodio o a farmelo rivivere. Ma rimandare non mi avrebbe portato da nessuna parte e non era da me.
«A questo punto non ci resta che fare un tè».
Mi voltai con un sorriso, contenta che non avesse percepito la mia momentanea debolezza. «Ottima idea.»
Mentre Kappa si apprestava a scaldare l'acqua, un allarme suonò per tutto il Quartier Generale. I noti promemoria svolazzati entrarono di tutta fretta e riempirono l'aria attorno a noi, sfrecciando in direzione di tutti gli uffici eccetto i nostri; quelli destinati a noi, invece, si fermarono al tavolo dell'area comune. Una comunicazione di massa era un evento abbastanza raro perciò mi sporsi a leggere con premura.

“A tutte le unità, presunto attacco terroristico alla Sala dei Duellanti
della Congrega dei Saggi Duellanti di Londra,
un mago ha attaccato gli astanti nel corso di una sfida.”



«Diamine!» esclamai, sollevando gli occhi in quelli di Kappa. Lo sguardo che ci scambiammo fu eloquente così entrambi corremmo nei rispettivi Uffici. Per fortuna quel giorno indossavo i miei jeans fascianti e comodi, collaudati sul campo, insieme a robusti anfibi. Uscii rapida e vidi Kappa fare altrettanto. Gli stetti dietro e raggiungemmo l'Atrium nel tempo di un rapido pensiero. Cosa fare? Saremmo stati in grado di fermarlo?
«Nel vicolo a nordovest» esclamò voltandosi a guardami. Annuii, risoluta. Scomparve qualche secondo prima di me; tenni stretta la bacchetta, focalizzai quel vicolo e lo raggiunsi.
Il vicolo puzzava, proprio come tutte le volte che ero passata da lì. Ma smaterializzarsi a pochi passi dalla Sala dei Duellanti fu più saggio; avemmo il tempo di abbracciare con lo sguardo l'intera situazione, compreso il movimento frenetico che stava riempiendo lo spazio antistante l'ingresso dell'edificio alto.
«Mi raccomando, sta' attento» dissi solo a Kappa, senza guardarlo. Quindi ripresi ad avanzare.
Altro giro, altra corsa.





PS. 192
PC. 125
PM. 140
PE. 27

-Distintivo Auror
-Bacchetta
-Coltellino
-Elastico
-Portafogli
-tre anelli (l'anello del potere, in quest blocca l'avversario per due turni; l'anello con il punto luce della salute, +10 Salute; l'anello con il punto luce del mana, +10 Mana)
-due ciondoli, uno su una collana a girocollo (Ametista degli gnomi, pietra dalla forma circolare che emana una luce misteriosa quando il sole tramonta, +5 Mana) e l'altro ad una catenina più lunga (Ciondolo della Scaglia di Drago, lucente, dai riflessi perlacei, simbolo di grande forza, +5 Salute, +5 Corpo, +5 Mana).

STATS/ON






Spero vada bene ciò che ho messo in Attivo, essendo cose che Urania ha normalmente indosso. In caso contrario,
modifico subito.
 
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view post Posted on 11/7/2017, 02:41
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Il Fato

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Se sei un membro dell'Antimago Inglese assegnato a Londra devi essere preparato a vedere cose, e agire rapidamente: un qualsiasi mago ultracentenario che indossa un costume da bagno (e solo quello) a Febbraio può causare più guai di quanti un qualsiasi collega di Hogsmeade o Dumprey Village possa sperare di trovare in un intero anno lavorativo, e casi del genere erano il pane e burro del loro lavoro. A volte qualche collega aveva persino la sfortuna di trovarsi in prima linea in caso di un attacco da parte dei Mangiamorte, in attesa dell'arrivo dei più competenti Auror. Ma nulla avrebbe potuto preparare Ignav Dottrey a quello. Il solo aver notato quella sorta di fumo animato condensarsi in due gambe e un braccio costituiva già di per sé un'esperienza abbastanza forte da costringerlo a meditare sul bicchiere di whiskey incendiario del quale si era servito la sera prima, ma quello non era nulla in confronto all'istante dopo, quando suddetta nuvola si proiettò a velocità piuttosto elevata fuori dalla porta dell'edificio e tra lui il suo collega, inducendoli entrambi a un rapido passo indietro; quando le gambe e il braccio appena apparsi seguirono poi quel proiettile gassoso, trascinandosi impietosamente lungo tutto il marciapiede per poi balzare in mezzo alla strada (costringendo una macchina in arrivo a una brusca frenata il cui stridio echeggiò nella via), seppe definitivamente che non sarebbe stata una buona giornata. Quando i babbani si mettevano in mezzo, non lo era mai.
Ma come si suol dire, al peggio non c'è mai fine. Perché fu in quel momento che un improvviso movimento da parte del suo collega lo spinse a riportare lo sguardo sulla sala, a rivalutare un particolare al quale in un primo momento non aveva dato peso. Impallidì improvvisamente, gli ottanta chili del suo peso che ondeggiavano mentre indietreggiava verso una più sicura posizione, la bacchetta che già si alzava in difesa. Sapeva che cosa era quello. Ne aveva sentito parlare, ovviamente, mai aveva avuto tanta sfiga da trovarselo davanti, ma infine il momento era giunto. "A-aguamenti!" urlava già il suo compagno di sventura, spaventato almeno quanto lui ma deciso a rimanere fedele al suo ruolo. Ma sì, tanto valeva. Peggio di così...

"Arresto Momentum!" Fu questo grido ad accogliere l'entrata in scena dei due Auror, tanto frettolosamente precipitatisi sulla scena del crimine. Ma più che un cacciatore di maghi oscuri, ci sarebbe voluto un detective per trovare un crimine nella situazione davanti alla quale capitarono: si trovavano in una desolata via della periferia di Londra, davanti a un piccolo incrocio costeggiato da case in muratura e appartamenti in mattoni, faticosamente resi più decenti dal lustro di qualche tendina, o un'orribile insegna colorata. Se la strada dalla quale provenivano, leggermente inclinata verso il basso, era tuttavia completamente spoglia e decisamente sporca, il comune londinese sembrava aver trattato con più cortesia quella nella quale in quel momento erano arrivati; due lunghe file di alberi dal tronco candido e la chioma allegra tappezzavano gli altrimenti deprimenti marciapiedi costeggianti quella che sembrava una zona industriale, e in fondo alla via si poteva notare persino il principio di un piccolo parco, nel quale un occhio acuto avrebbe distinto sparuti bambini intenti nel gioco. Ma se di crimine non c'era traccia, almeno per il momento, v'era un bel numero di elementi sui quali i loro sensi avrebbero potuto pascere: qualora avessero preferito l'udito, allora certamente il loro viso sarebbe corso là dove avevano udito il grido che aveva segnato la loro entrata in scena, individuando due anonimi maghi (uno basso e pelato, l'altro nascosto dal primo) che puntavano le bacchette verso una casuale porta aperta, dalla quale proveniva un alieno bagliore; da una delle due fuoriusciva un prorompente getto d'acqua, destinato forse ad allagare qualche parquet. Se avessero invece dato più importanza alla vista, allora i loro occhi non potevano che rivolgersi alla stramba scena in atto nel centro esatto della strada, appena nascosta dagli spessi tronchi dei già menzionati alberi: una vecchia Ford Fiesta blu, dalla quale in quell'istante era eruttato l'orribile ed estremamente poco piacevole suono di quello che un babbano avrebbe chiamato "clacson" (ma che non era poi dissimile ad un Incantesimo Gnaulante mal eseguito), aveva inchiodato davanti all'ostacolo più insolito che un guidatore di Ford Fiesta londinese potesse trovarsi davanti.

Raven era disteso sul freddo asfalto. Una qualità - il freddo - che poteva apprezzare in particolar modo dal momento che il suo corpo nudo era in contatto con esso nella foggia che qualcuno avrebbe osato definire "a pelle d'orso", nessun ostacolo a dividerlo dal graffiante tocco e dall'odore di gomma bruciata. Ma poteva sentire anche altre cose: poteva sentire il suo corpo finire di ricomporsi, mentre sottili colonne di fumo discendevano da circa un metro sopra di lui verso la sua schiena, adagiandosi nella forma di pezzi di carne; poteva sentire la sua bacchetta riprendere l'originaria forma, nel palmo destro, salda come non mai e come non mai pronta a fare il suo volere, qualsiasi esso fosse. Ma poteva sentire anche il dolore. Quello alla spalla destra, ferita all'inizio del duello e già dimenticata in quella forma che gli aveva impedito di sanguinare; e quello alle gambe e al braccio sinistro, malamente trascinati per quella vecchia e polverosa strada di periferia e in più punti sbucciati e sanguinolenti, ma nonostante tutto al loro posto. Infine, poteva vedere chiaramente le ruote dell'auto ferma a qualche metro da lui, e i tubi che scorrevano sotto il suo ventre a trasportare le misture delle quali la bestia aveva bisogno per vivere. Voleva fuggire, abbandonare i suoi averi al fuoco, ma infine mettere un secco "The End" a quella che stava diventando una situazione esponenzialmente più pericolosa. La Fiamma Maledetta? Per quanto lo riguardava, poteva radere al suolo quel quartiere e Londra intera, probabilmente. E se qualcuno non avesse agito rapidamente, sarebbe stato esattamente ciò che avrebbe fatto.



Raven Shinretsu
Quasi completamente tornato nella sua forma ordinaria, è completamente nudo e sdraiato per terra.
Entrambe le gambe e l'avambraccio sinistro sono scorticati e graffiati in più punti.
Ferita abbastanza profonda alla spalla destra, che ha ripreso a sanguinare.

PS: 269 - 22 = 247
PC: 325 - 10 = 315
PM: 498

Antimago 1
Appena fuori dalla porta, casta un Arresto Momentum
PS: 170
PC: 130
PM: 130

Antimago 2
Appena fuori dalla porta, casta un Aguamenti
PS: 170
PC: 130
PM: 130

Urania
///
PS: 192
PC: 125
PM: 140

K
///
PS: 179
PC: 133
PM: 127


746d0bdad2




Leggete attentamente perché la situazione si sta facendo complicata: vi trovate su una strada di periferia, straordinariamente poco trafficata. Urania e Chris, appena arrivati, sono evidenziati da una porzione di terreno marrone che non ha alcun senso pratico. Davanti a loro, quella barra verticale strana è un semaforo.
I due cerchi bianchi lungo la strada sono tombini di metallo, ben fissi al suolo.
Le macchie verdi rappresentano gli alberi, ciascuno di essi è alto abbastanza da non impedire eccessivamente la vostra visuale con le fronde e circondato da una piccola aiuola.
L'incudine sul marciapiede sud è un idrante di acceso colore rosso.
Il rettangolo scuro vicino a Raven è una macchina, una vecchia Ford guidata da un anonimo babbano che sta suonando il clacson come un pazzo.
Vicino a Urania e Chris, il rettangolone bianco rappresenta un altro edificio, la cui unica entrata dà su un barbiere (nel caso potesse interessarvi).
Il Club dei Duellanti è stato momentaneamente oscurato da un largo rettangolo blu in quanto nessuno di voi ha visione di ciò che vi accade all'interno. Troverete la mappa adeguatamente aggiornata non appena qualcuno di voi ci poserà lo sguardo.

NB: Raven non ha notato l'arrivo dei due Auror, e i due Auror non hanno idea di chi sia lo strano uomo nudo e fumante disteso in mezzo di strada.



Do un caloroso benvenuto a Urania e Kappa, che ci accompagneranno per il resto di questa Quest, e vi chiedo scusa per il ritardo nel rispondere. Ho qualche raccomandazione per i nuovi arrivati, che anche Leo farebbe bene a leggere:
il mio masteraggio è teso al darvi un'esperienza ludica quanto più piacevole (e meno frustrante) possibile, in tal senso vi chiedo per favore di scrivermi per mp OGNI VOLTA che avete un dubbio, anche minimo, relativo alla situazione vissuta dai vostri pg. Provvederò a rispondervi quanto prima e a concedere una proroga alla scadenza, come ho già fatto molte volte, qualora il vostro dubbio richiedesse qualche giorno per essere risolto. Cercate di vedermi come una figura vostra pari e al vostro servizio: sono qui per giocare come voi, e desidero fortemente che vi divertiate. In cambio vi chiedo poche cose:

- Episodi di metagame NON saranno tollerati, e severamente puniti in game. Siete avvisati.
- Cercate di scrivere in maniera quanto più chiara possibile le azioni del vostro pg, aggiungendo se necessario una postilla in off al vostro post. La piacevolezza della stile non dovrebbe mai influire negativamente sulla trasparenza del vostro scritto.
- Cercate di rispettare le scadenze: non sono messe lì per darvi fretta e ansia, ma per mantenere intatta la vostra connessione al gioco. Qualora proprio non ce la facciate in un particolare turno, mandatemi un mp e sarò felice di posticipare la scadenza. Ma non esagerate.
- Se non vi divertite, o se pensate che un masteraggio sia stato condotto in maniera erronea, fatemelo sapere immediatamente.
- La lettura dei masteraggi è condizione necessaria al proseguimento della quest. Conto sul fatto che ciascuno di voi legga molto accuratamente ogni riga di ogni masteraggio, così come con piacere io leggo ogni vostro post.

Tutto qui. Nell'augurarvi buon divertimento e buon game, vi informo che:


(la) Prossima scadenza (è per il) 13/07, ore 05:00 (AM).



 
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view post Posted on 12/7/2017, 21:02
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Semper Fidelis

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× Off-Game ×


× Legenda
Narrazione
"Pensieri"
«Dialoghi»


Alla fine ci era riuscito. Non come voleva lui, con più dolore per sé stesso, ma ci era riuscito. Con l'unico problema di non aver adempito ai suoi doveri: aveva distrutto quel giorno, ma non era stato distrutto. Non come avrebbe voluto, per lo meno. Quei graffi e sbucciature lungo la schiena e le gambe, beh... erano valide, ma non troppo. Alla fine dei conti era solo sangue, quello. Niente budella proprie sparse in giro per la strada; niente occhi fuori dalle orbite. Niente morte; niente dolore. Aveva ucciso, ma non era stato ucciso; non ancora, per lo meno. Aveva danneggiato, ma le ferite sue erano minime in relazione a quelle degli altri. Alla fine dei conti aveva vinto il suo duello, anche se qualcuno avrebbe potuto dire o pensare che era finita in pareggio, o peggio ancora: era stato disqualificato? Davvero? Il volo era rapido, ma durante aveva già potuto constatare che era l'arbitro a essere squalificato. E se lo era meritato; se lo era meritato in tutto e per tutto. Non gli importava niente del resto. C'era lui; c'erano le sue aspettative; il record personale: i duelli vinti e quelli persi. Il resto era pura noia. Erano noia gli auror che arrivavano; erano noia quelli che già c'erano. Erano noia i due dentro. Tutto era un'unica noia, comprese le fitte di dolore intenso che si espandevano lungo le gambe e la schiena. Per quanto tempo avrebbe dovuto sopportare, ancora, tutto quel teatro insulso? Era da solo in un modo pieno di clown inutili che facevano a guerra a chi faceva più ridere ed era arrivato il tempo di lanciare tutti gli incantesimi del mondo per creare qualcosa di unico e grandioso al contempo. Un qualcosa che sarebbe rimasto nella storia: dolore per il dolore. E lo sapeva, lo sapeva di certo che prima o poi lo avrebbero ringraziato e sarebbe riuscito a realizzare quel che voleva. Il Grande Sogno che vedeva dinnanzi; il mondo di giustizia dove non ci sarebbero stati arbitri corrotti a fermare un duello regolare. Dove avrebbe potuto spingere sempre di più per eliminare il vecchio ordine colmo d'imperfezioni e irregolarità, per creare un mondo di Luce. A nulla serviva le ferita sul corpo e nell'anima; vaffanculo agli oggetti dentro alle fiamme, quando nelle fiamme sarebbe dovuto risorgere il mondo intero. Come una fenice, ma era un paragone troppo assurdo, quello. Il mondo sarebbe risorto privo di qualsiasi estetica precedente; privo di qualsiasi cosa ci fosse stata prima: come nessuno lo aveva mai immaginato e visto. Come nessuno era arrivato a pensare.
"Tempo di chiamare l'Orchestra..." - pensò l'Akuma disteso sull'asfalto. Le sue bende, quelle che aveva all'inizio dell'incontro, erano andate completamente perdute da qualche parte: ora non aveva il benché minimo vestito su di sé. Il che era un problema, considerando che quello che stava per fare necessitava per forza di cose di qualche oggetto vicino. Un attimo e guardò l'idrante, pensando poi che fosse decisamente troppo lontano perché potesse fare qualsiasi cosa con quest'ultimo: gli auror lo avrebbero blastato prima, a patto che lo avessero visto e avrebbero capito di chi si trattava.
Un alto e s'immagino trasparente, completamente invisibile agli occhi altrui: i due auror davanti sembravano troppo impegnati a guardare un uomo nudo disteso sull'asfalto (perché, del resto, non faceva alcuna impressione: qualche pene la, qualche pene qua, chi se ne importava?), ma erano piuttosto occupati a spegnere l'incendio ignorando la vittima di quel mondo insulso e infame che loro stessi avevano contribuito a creare. Concentratosi sulla sua invisibilità, avrebbe fatto in modo da metterci meno che un attimo per definirla tutta in ogni sua parte: gambe, mani, pene e testicoli, capelli, occhi, palpebre, capezzoli e unghia delle dita e delle mani. Niente sarebbe dovuto rimanere visibile agli occhi di "quelli là", dall'altra parte della barricata. In contemporanea con quell'immaginazione nitida di sé stesso nudo, bello, graffiato sanguinante e invisibile, avrebbe puntato la bacchetta contro il proprio petto, il tutto cercando di allontanare almeno per un attimo il dolore lancinante sulla schiena e sulle gambe. Dolore che comunque lo faceva sentire vivo ricordandogli che quella non era la sola battaglia. Non era l'unica. E che doveva sentire molto più dolore se voleva realizzare quel suo Sogno in fondo al corridoio. Una volta puntata la bacchetta contro il centro del proprio petto, direttamente contro il cuore, Raven pronunciò mentalmente la formula magica cercando di fare in modo che sembrasse come una sola, unica:
"Sèocculto"
Quindi, rendendosi sicuro che l'incantesimo avesse funzionato, si sarebbe alzato allontanandosi di li. Correndo e stringendo i denti avrebbe oltrepassato la macchina e il tombino e, se il tutto fosse andato come doveva, sarebbe scomparso dalla scena del delitto.
 
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kapitän
view post Posted on 13/7/2017, 16:58




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Appena svoltato l’angolo si manifesta davanti ai miei occhi uno spettacolo a dir poco incredibile. Un lungo viale costeggiato da alti alberi frondosi, una strada stranamente poco trafficata, un semaforo con le luci pigramente accese, le aiuole piene di fiori, un rosso idrante di fronte alla vetrina di un barbiere… tutto questo fa da palcoscenico ad un’azione decisamente più conturbante.
Un uomo completamente nudo – evidente, dove altro poteva cadere il mio sguardo? – è disteso sull’asfalto di fronte all’ingresso della Congrega dei Saggi Duellanti, mentre un Babbano al volante di una vecchia automobile blu suona forsennatamente il clacson per farlo spostare dalla carreggiata.
Per un istante penso che il guidatore dovrà essere Obliviato e mi domando quante altre persone possano aver visto qualcosa dai margini della via, dalle finestre delle abitazioni. Ma questa non è la mia preoccupazione, di questo si occuperanno altri, il mio unico obiettivo al momento è individuare il colpevole. O i colpevoli? Il messaggio con cui sono stato convocato faceva riferimento ad “un mago”, ma in un caso come questo non si può dare nulla per scontato. Oltretutto, come siamo arrivati noi, potrebbero arrivare rinforzi anche per l’altra fazione.
Osservo la scena avvicinandomi con la bacchetta saldamente in pugno, cercando di cogliere più dettagli possibile.
Si tratta di un giovane piuttosto alto, dai capelli scuri. Cerco di strizzare gli occhi per riconoscere il suo aspetto e imprimerlo nella memoria, e nel frattempo qualcos’altro attira la mia attenzione: gli ultimi sottili fili di fumo scendono da una nuvola che contemporaneamente si dissipa sopra al suo corpo, e si trasformano in brandelli di carne che vanno a ricomporre il suo corpo martoriato. Che razza di incantesimo può essere? Le sue condizioni, le sue ferite, mi lasciano immaginare che si tratti di una vittima dell’attacco, ma quell’arte magica misteriosa mi insospettisce molto. Vedo che punta la bacchetta verso di sé ma sono troppo distante per sentire quali parole pronuncia in quel concitato frastuono.
Sul marciapiedi ci sono due maghi con le bacchette puntate verso l’interno dell’edificio. Uno dei due spara un forte getto d’acqua dentro all’androne. Mi domando chi possano essere anche loro, non mi sembra di vedere alcun segno di riconoscimento o uniforme, ma non posso non pensare che possano essere membri della squadra Antimago. In ogni caso, non sono propenso a credere che siano criminali: non ne hanno l’aspetto, il loro volto è una maschera di terrore e l’Incantesimo Acquatico, nonostante il potenziale offensivo, non è mai stato uno dei preferiti dei Maghi Oscuri.
Solo raggiungendo il centro della scena e guardando dentro alle finestre o alla porta ho qualche speranza di capire cosa stia succedendo.Man mano che mi approssimo, si fa più evidente il bagliore rossastro proveniente dalle sale interne. Cosa potrà generare una simile luce visibile in pieno giorno? Non ne ho idea, ma le espressioni dei due maghi non mi fanno pensare a niente di positivo.


HP 179/179 ♦ body 133/133 ♦ mana 127/127 ♦ EXP 26.5
active bacchetta, portafogli, distintivo Auror.


Chiarimenti
Non ho ritenuto di avere informazioni sufficienti per attaccare nessuno. Cerco di raggiungere il centro della scena e guardare dentro all'edificio.

 
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view post Posted on 13/7/2017, 18:22
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Il Fato

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Ho calcolato male la scadenza, che è spostata alle 5:00 (AM) del 14/07
 
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view post Posted on 14/7/2017, 10:45
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Urania "Rue" Donovan

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Che
la strada su cui si affacciava il Club dei Duellanti fosse così poco trafficata mi fece acuire i riflessi. Le calme insolite, seppur casuali, mi rendevano sempre più circospetta. Proprio come l'ultima volta in cui c'ero passata, anni prima, ebbi l'impressione di trovarmi in un luogo difficilmente accostabile ad una ''zona industriale''. Rispetto al vicolo che io e Kappa avevamo lasciato, qui gli alberi erano disposti in maniera simmetrica, verdi e rigogliosi - per non parlare del parco in fondo alla via, in cui si potevano notare delle piccole sagome giocare.
«Arresto Momentum!»
L'urlo di quell'incanto catturò la mia attenzione ed i miei occhi si spostarono bruscamente sulle due figure a pochi passi da me. Dalla smaterializzazione non avevo riposto la bacchetta e in quel momento la strinsi forte tra le dita.
Un uomo basso e pelato e un altro che non distinguevo bene, perché coperto dal primo, tenevano le bacchette sollevate sull'uscio e in direzione della Sala, lo sguardo preoccupato. Chi erano? Forse due dell'Antimago? Non parevano offensivi, ma rimasi all'erta. Vidi Kappa avanzare e non lo fermai. Fu giustamente attratto da quella scena e dalla luce sinistra che fuoriusciva dalla porta del Club.
Sicura che il mio amico e collega potesse rapidamente inquadrare la situazione, spostai gli occhi su qualcos'altro, qualcosa che era perfino più strano. C'era un uomo nudo, per terra. Completamente nudo e... fumante, ferito in più punti, in particolare alla spalla destra. Che fosse l'avversario del terrorista? Che lui fosse dentro, invece, a distruggere tutto? O magari...
Riesaminai rapidamente i dati in mio possesso, avanzando. La strada pareva immacolata quindi l'azione doveva essersi svolta tutta all'interno del Club. O almeno, fino a quel momento. Collegai il suono del clacson - sentito poco prima di svoltare - alla scena che mi si parava davanti: il babbano che guidava la Ford Fiesta aveva certamente inchiodato, trovandosi a pochissimo dal corpo dell'asiatico, perciò quell'uomo nudo doveva essere apparso all'improvviso. Continuai ad avanzare, raggiungendo l'idrante rosso sul bordo del marciapiede. I miei occhi saltarono dallo sconosciuto alla porta dell'edificio; c'era fumo sia dentro che intorno al corpo disteso per terra. Era sicuramente uscito dalla Sala. Il babbano in macchina andava prontamente obliviato e fatto sgomberare da lì il prima possibile; la sua presenza e il clacson che continuava a premere come un forsennato costituivano un pericolo per noi e per lui.
Superai l'idrante sulla destra, mi scambiai un segno d'intesa con Kappa e guardai entrambi gli uomini che gli stavano accanto. Tornai a prestare attenzione alla strada e senza distogliere lo sguardo dal tipo ferito, mi diressi verso l'auto.
«E' tutto okay» esordii con uno dei miei migliori e più cordiali sorrisi, mentre nascondevo la bacchetta, pur sempre impugnandola, dietro l'avambraccio. Ne sentii l'estremità con la punta delle dita, pronta ad estrarla al momento opportuno. «Sta arrivando un'ambulanza e noi chiariremo al meglio la situazione» feci, mostrando rapidamente il distintivo nascosto sotto il lembo sinistro della giacca. La maggior parte delle persone non notano i dettagli e un distintivo vale l'altro: tende a calmarli.
Se il mio approccio avesse funzionato, mi sarei accostata al finestrino e l'avrei obliviato, facendo in modo che se ne andasse via, riprendendo il filo dei pensieri che l'avrebbero condotto altrove. Se ero in dubbio circa l'identità dell'uomo a terra - era una vittima o il terrorista che dovevamo catturare? - di una cosa ero certa: non era finita là. E un babbano che in un batter d'occhio poteva schizzare via e raccontare tutto a tutti non era esattamente l'ideale.






PS. 192
PC. 125
PM. 140
PE. 27

-Distintivo Auror
-Bacchetta
-Coltellino
-Elastico
-Portafogli

-tre anelli (l'anello del potere, in quest blocca l'avversario per due turni; l'anello con il punto luce della salute, +10 Salute; l'anello con il punto luce del mana, +10 Mana)
-due ciondoli, uno su una collana a girocollo (Ametista degli gnomi, pietra dalla forma circolare che emana una luce misteriosa quando il sole tramonta, +5 Mana) e l'altro ad una catenina più lunga (Ciondolo della Scaglia di Drago, lucente, dai riflessi perlacei, simbolo di grande forza, +5 Salute, +5 Corpo, +5 Mana).

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view post Posted on 17/7/2017, 14:59
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Il Fato

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Raven aveva ottenuto ciò che desiderava, ma la sua fuga si prospettava ugualmente molto più complicata di quanto avesse potuto pianificare. Nudo, se non per la fedele bacchetta che lo aveva accompagnato anche in quella transizione fisica, si ritrovava nel bel mezzo di un mediamente visitato quartiere della Londra babbana, circondato dalla prima linea del Ministero della Magia. Avrebbe potuto fare dell'inganno la sua arma, fingersi una delle vittime di quell'attentato, e quasi sicuramente gli sarebbe stata donata un'opportunità per darsela a gambe; ma no, quello del ladro non era il suo mestiere. Era un Guerriero, o almeno così si definiva, e come tale sarebbe uscito di scena: fintantoché avesse avuto la sua arma in pugno, non si sarebbe potuto dire davvero nudo. Così, incurante delle ferite, del rischio appena corso grazie a un'anonima autovettura babbana, e dell'intera scena che lo circondava procedette a castare su di sé un incantesimo illusorio, sperando che bastasse a nasconderlo dalla vista degli astanti per il tempo necessario a smaterializzarsi (magari) in qualche altro luogo. Ma commetteva un errore, cadeva in un vecchio fosso: la sopravvalutazione. Il Séocculto gli avrebbe sì permesso di nascondersi alla vista, rendendo la sua figura scivolosa e inappetibile allo sguardo, ma la sua funzione era ben più debole della completa invisibilità, una disparità che nessun potere magico avrebbe potuto colmare; fu così che l'illusione ebbe effetto, ma solo su quanti non lo stavano guardando direttamente: i due membri dell'Antimago, troppo impegnati con l'Ardemonio per fare anche solo caso alla sua persona, e Christopher, che giusto in quell'istante aveva da lui distolto l'attenzione. Per le loro menti, focalizzare la figura del nudo fuggiasco sarebbe stato come cercare di tenere dell'acqua stretta in un pugno, ma la stessa cosa non si poteva dire di Urania, che con passo deciso si dirigeva proprio nella sua direzione; la giovane strega avrebbe sì provato uno strano impulso a voltarsi, una sorta di fastidio ogni qualvolta il suo sguardo si fosse posato su quel misterioso esibizionista, ma nulla che una buona dose di volontà e ragionevolezza non potesse combattere. Quanto al babbano dentro l'auto, l'esito fu insondabile. Ancor prima che il séocculto potesse infatti distrarre la sua attenzione, ci pensò lo strano bagliore proveniente dall'edificio alla sua sinistra a costringerlo a voltarsi, e a notare quei due strani tizi in piedi davanti alla porta spalancata di un banale ufficio; cosa vide all'interno dello stesso, impossibile dirlo (bisogna infatti ricordare che una magica illusione era stata tesa davanti ai suoi occhi, appannandoli dal vero), ma bastò perché trasalisse e sentisse l'improvviso bisogno di togliersi dai piedi. Improvvisamente dimentico del buonsenso e del codice stradale, mise in tutta fretta la retromarcia e schiacciò il piedone sull'acceleratore, sgommando all'indietro e contro il marciapiede prima di cambiare di nuovo senso e procedere, questa volta verso il marciapiede opposto. Ma aveva calcolato male gli angoli, vuoi per la fretta, vuoi per la scarsa abilità alla guida, e gli ci sarebbero volute ancora un paio di manovre prima che terminasse la sua inversione di marcia e potesse sparire verso destinazioni solo a lui note. Se per miss Donovan era così prioritario obliviarlo, allora avrebbe dovuto trovare un modo di arrestare in fretta la sua folle corsa. Senza perdere d'occhio Raven, che rialzatosi a fatica muoveva passi zoppicanti sul tagliente asfalto...

Per Christopher, la situazione era diversa. Dividendosi diligentemente i compiti con la sua collega, a lui era toccato controllare quello strano bagliore proveniente dalla porta principale della Sala dei Duellanti, davanti alla quale ancora sostavano quei due misteriosi figuri. Ma la sua curiosità non sarebbe stata soddisfatta per il momento, perché nel tempo che impiegò ad arrivare (seppur adottando un'andatura svelta) la situazione mutò ancora: davanti ai suoi occhi i due individui arretrarono come dinanzi a una terrificante creatura, mentre il bagliore dall'interno della Sala aumentava d'intensità. Sì udì poi un acuto fischio, a metà tra il sibilo di un serpente e lo sfrigolare di una fiamma ma decisamente più intenso, prima che uno dei due maghi muovesse di scatto la bacchetta in una sorta di frustata. L'ordine perentorio fu forse composto con troppa fretta, ma le porte della sala sembrarono ugualmente comprenderlo e immediatamente sbacchiarono su sé stesse, chiudendosi appena in tempo: un attimo dopo, un urto paragonabile a quello di una forte ventata scosse i cardini di legno, che pure resistettero al proprio posto. "SE NE VADA! CHIAMI AIUTO!" Urlò sputacchiando in direzione dell'Auror lo stesso mago che aveva appena chiuso la porta mentre il secondo, scioccato, arretrava pallido. Era chiaro che non potesse immaginare, dall'anonima giacca di pelle indossata da Chris, di star parlando proprio con uno degli "aiuti", ma dal suo sguardo e i suoi gesti era chiaro che avesse appena visto qualcosa che lo aveva scosso nel profondo. Di qualsiasi cosa si trattasse, lo avrebbe scoperto in qualche istante. Ma aveva ancora tempo per agire...



Raven Shinretsu
Tornato alla forma normale, si è alzato.
Entrambe le gambe e l'avambraccio sinistro sono scorticati e graffiati in più punti.
Ferita abbastanza profonda alla spalla destra, che ha ripreso a sanguinare.

PS: 247 - 5 = 242
PC: 315
PM: 498

Antimago 1
Appena fuori dalla porta, che ha chiuso.
Noterà difficilmente Raven.

PS: 170
PC: 130
PM: 130

Antimago 2
Appena fuori dalla porta, arretra.
Noterà difficilmente Raven.

PS: 170
PC: 130
PM: 130

Urania
///
PS: 192
PC: 125
PM: 140

K
Noterà difficilmente Raven.
PS: 179
PC: 133
PM: 127


c1f63ec786




Dall'altra parte della strada si affacciano due casette di mattoni rossi, molto simili, alle quali si può accedere da una breve serie di scalette. Alcune finestre, probabilmente appartenenti alle casette stesse, si affacciano sulla strada ma al momento non potete scorgere alcuna cosa attraverso esse. La macchina ha cominciato a fare manovra, ed è brevissimamente ferma con la punta verso Sud.




Qualche nota:

Leopolis, per quanto il tuo pg possa ignorare mentalmente il dolore, il suo corpo non lo farà. Tieni conto che sei mediamente ferito e che stai camminando a piedi nudi sull'asfalto quando calcoli la velocità dei tuoi spostamenti.
Urania, non c'è niente di sbagliato nelle tue azioni ma ho dovuto non contare l'intera parte dall'estrazione del distintivo in poi, in quanto lo scenario è cambiato nei pochi secondi che hai impiegato per muoverti fino alla zona. Né Raven né il babbano avrebbero ad ogni modo notato il tuo distintivo.
Kapitan, occhio a non fare metagame. Nel tuo post dici di vedere Raven puntare la bacchetta verso sé stesso, azione che lui compie non nel turno precedente ma nello stesso turno: la situazione alla quale devi reagire è sempre quella descritta nel mio ultimo masteraggio, per quanto ne sapevi ti sarebbe potuto cadere un masso davanti che ti impediva completamente la visione di ogni azione compiuta da Raven. Per ora è solo un avviso, ma tienilo a mente.

Consiglierei inoltre a chiunque non l'abbia ancora fatto di leggere la nuova descrizione del Fyindfyre, è plausibile che sia Raven che i due Auror siano a conoscenza dei suoi effetti.

Prossima scadenza: 20/07, ore 16:00.



 
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kapitän
view post Posted on 20/7/2017, 11:44




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Né il mio tentativo né quello di Urania sortiscono alcun effetto.
Mentre mi avvicino all’ingresso della Congrega dei Saggi Duellanti sento il rumore degli pneumatici che scivolano sull’asfalto e intravedo, dietro ai tronchi degli alberi, l’autovettura che si muove goffamente avanti e indietro, ragionevolmente nel tentativo di fare inversione. Il Babbano alla guida sarebbe scappato: poco male; non posso sapere cosa abbia visto ma la mia priorità, per il momento, è individuare il mago che ha creato tutto questo scompiglio. Sì, quella è la mia priorità, ma ho l’impressione che la situazione stia sfuggendo di mano e che qualche imprevisto si frapporrà tra me e l’obbiettivo.
I due davanti all’ingresso arretrano come in preda al panico. Quale scena può essersi manifestata davanti ai loro occhi? Un Mago Oscuro in preda alla furia omicida? Un esercito di Mangiamorte? Un drago sputafuoco? Un incantesimo terribile? Non ho modo di vedere cosa stia succedendo all’interno dell’edificio, perché uno dei due maghi, facendo guizzare la bacchetta nella loro direzione, chiude i battenti davanti al mio naso.
L’unico indizio giunto alle mie orecchie è un fischio acuto, straziante, come il lamento di un rettile morente o lo schiocco improvviso di una fiamma in mille faville. La mia mente corre agli episodi del passato e, come rievocate da quel suono, si ricompongono nella memoria le immagini delle serate nella nostra casa in Scandinavia, insieme a mia sorella Caroline di fronte al braciere, quando lunghe lingue di fuoco si innalzavano verso il cielo scurissimo attorcigliandosi come colonne tortili, e nostro padre le animava con piccoli sussulti della bacchetta, come si farebbe per muovere una marionetta, evocando piccole figure danzanti per intrattenerci.
È ormai completamente evidente – e lo noto mio malgrado con una certa supponenza – che i due siano parte della Squadra Antimago.
L’uomo che ha chiuso la porta impedendomi di comprendere cosa stia succedendo guarda nella mia direzione e, con il tono di chi ha le vene piene di adrenalina, mi grida: «Se ne vada! Chiami aiuto!»
Il tempo che passo a fissarlo è una frazione di secondo, ma nei miei occhi si manifesta tutta la serenità, la pacatezza, di chi vuole prendere in mano la situazione e mettere ordine alle cose.
Raggiungendolo, parlo mostrando il Distintivo Auror appuntato alla fodera della giacca.
«Siamo noi l’aiuto».
Le mie parole suonano taglienti e decise, più per la fretta che altro.
«Ora, cosa sta succedendo là dentro? E dov’è il colpevole?»
La mia voce suona tranquilla, ma il mio animo è in subbuglio. Sembrare rilassato anche nelle situazioni più disperate è sempre stata un’idiosincrasia del mio carattere. Il senso del pericolo è palpabile, percorre le mie braccia come una carezza sgradevole e fa rizzare tutti i peli.
La mente corre per un istante, ripercorrendo tutte le scelte che mi hanno portato ad essere Auror, tutte le coincidenze che mi hanno permesso di essere qui. La scarsità di informazioni non fa che accentuare la mia paura, ma il vorticare delle emozioni, il battito forte del cuore che dopo ogni colpo pare fermarsi per un’eternità, sono cosa a cui non rinuncerei per nulla al mondo, che mi fanno gioire del mio destino.


HP 179/179 ♦ body 133/133 ♦ mana 127/127 ♦ EXP 26.5
active bacchetta, portafogli, distintivo Auror.


Off topic
:grat: Prendo atto e mi scuso, è la prima quest con partecipanti multipli in cui mi trovo a giocare, e il fatto che sia cominciata come duello contro PNG ha favorito la mia confusione. Non ho ancora capito se dobbiamo rispettare l'ordine per postare (immagino di no, considerata la regola di cui sopra): nel regolamento quest c'è scritto che a riguardo decide il Master. In caso, cancello e ri-invio dopo.

 
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view post Posted on 20/7/2017, 23:54
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Semper Fidelis

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Casella piena.
Chiedo la proroga
 
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view post Posted on 21/7/2017, 12:49
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Urania "Rue" Donovan

8VpWt44
È
strano come, alle volte, si senta un impulso forte e inspiegabile a compiere un gesto e ci si ritrovi a parlare di destino, come se qualcun altro potesse decidere per te stesso. La frase ''doveva andare così'' ricorre come intercalare in molti discorsi, per lo più in negativo, senza capirne realmente il senso. Io stessa l'avevo detto e pensato, in passato, e certamente mi sarebbe capitato di dirlo in futuro. Ma cosa significava, veramente? Poteva davvero essere qualcosa che scappava completamente al nostro controllo, qualsiasi cosa facessimo? Che, anzi, ci portava a comprendere che ci limitavamo a seguire una linea di eventi già scritti e definiti? Il pensiero mi nauseava. E quando cadevo nell'errore di pensarla a quel modo, cercavo sempre di ricordare le parole di mio padre: le pieghe che prende un tessuto sono dovute a fattori esterni e, anche se noti pieghe che non ti aspettavi di trovare, puoi sempre spianarle. Ed era così. Anche quando una forza misteriosa sembrava trascinarti in una direzione, tu avevi sempre la volontà per tirare dall'altra. E decidere. E pensai a quello mentre quel ragazzo nudo si rialzava dall'asfalto e una parte di me mi chiedeva di voltarmi dall'altra parte, d'ignorarlo, come se non esistesse, come se non fosse lì, a qualche metro, ferito e armato. Come se non fosse importante, come se il percorso tracciato per me mi dovesse necessariamente portare altrove. Combattei quell'istinto. Afferrai quell'attimo e lo tenni stretto, quasi nervosamente. Che mi avesse messo a disagio la sua nudità? No, non era quello. Non avevo mai provato imbarazzo di fronte alla nudità, che fosse mia o di altri e il corpo maschile non mi era affatto sconosciuto. No, c'era qualcosa di più. E quel fastidio, quel leggero ronzio tra i pensieri mi convinse che non perderlo d'occhio era la scelta più giusta. Anche perché - mi resi rapidamente conto - ero l'unica ad avanzare verso di lui cercando di capire chi fosse - vittima o carnefice? - mentre l'attenzione di Kappa e degli altri era catalizzata verso la Sala.
Sentii un acuto fischio e poi un colpo sordo ma non mi voltai. Oltre le spalle dell'uomo nudo, intanto, la macchina stava stranamente facendo inversione, decidendo improvvisamente di scappare via. Perché? Troppi eventi si stavano concatenando ma non ebbi dubbi sulla prossima azione da compiere. Fermare il babbano, in altri contesti, sarebbe stata la mia priorità. Se avesse gridato qualcosa a qualcuno, in preda al panico, ci avrebbe messo nei guai. Nugoli di curiosi e giornalisti sarebbero accorsi sul posto e avrebbero intralciato la nostra operazione. E un'obliviazione di massa era una rogna ben più stressante di una, circoscritta e immediata. Ma, tant'era, mi parve impossibile pensare di lasciar andare chi mi stava attraversando la strada. Kappa era impegnato con qualsiasi cosa ci fosse lì dentro e la mia priorità era capire chi avessi davanti. Non mi fermai, continuando ad avanzare, tenendo la bacchetta ben in pugno. Più vicina, vidi distintamente i dettagli del suo viso, del suo corpo, delle sue ferite e della sua espressione.
Chiedergli chi fosse sarebbe stato alquanto sciocco: avrebbe potuto mentirmi e sarei rimasta con il dubbio - per non parlare del fatto che, se fosse stato il terrorista, mi avrebbe attaccato direttamente. Ma non potevo, comunque, nemmeno attaccare per prima qualcuno di cui avessi solamente un sospetto. L'unica cosa che mi parve intelligente fare fu prevenire qualsiasi azione da parte sua. Disarmandolo avrei messo in sicuro la mia persona e l'intera area qualora fosse stato il cattivo. Ero calma, sicura, calata nella situazione come in molte prima di essa perciò pronunciai un Expelliarmus non verbale, caricando e rilasciando il colpo con il braccio ben teso. Nella mia mente, enunciai la formula concentrandomi precisamente sul mio obiettivo. Il fatto che fossi diretta anche verso il babbano poteva fargli dubitare che fossi interessata a lui e questo, pensai, poteva darmi il vantaggio di non aver attirato particolarmente la sua attenzione.







PS. 192
PC. 125
PM. 140
PE. 27

-Distintivo Auror
-Bacchetta
-Coltellino
-Elastico
-Portafogli

-tre anelli (l'anello del potere, in quest blocca l'avversario per due turni; l'anello con il punto luce della salute, +10 Salute; l'anello con il punto luce del mana, +10 Mana)
-due ciondoli, uno su una collana a girocollo (Ametista degli gnomi, pietra dalla forma circolare che emana una luce misteriosa quando il sole tramonta, +5 Mana) e l'altro ad una catenina più lunga (Ciondolo della Scaglia di Drago, lucente, dai riflessi perlacei, simbolo di grande forza, +5 Salute, +5 Corpo, +5 Mana).

STATS/ON







Chiedo scusa per il ritardo, avevo alcuni dubbi e ho aspettato una risposta dal Master.
 
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116 replies since 9/5/2017, 23:34   3843 views
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