The Truth will set you Free, Quest di Background

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view post Posted on 6/6/2017, 13:24
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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#Scheda #Auror #26 anni
Ammettere le proprie paure era una di quelle cose che Aiden non avrebbe mai ammesso volentieri, nemmeno sotto ricatto o tortura. Di tutti i difetti che potevano rendere una persona imperfetta - questo perché nessuno era perfetto e Aiden non era di certo da meno - il giovane irlandese era senza dubbio orgoglioso.
Era coraggioso, certo, ma c'erano sempre dei limiti al coraggio e chi non provava timore per qualcosa era senza dubbio stupido. Aiden non lo era di certo e nemmeno sprovveduto, tuttavia spesso l'orgoglio gli impediva di rendere evidenti i suoi timori. E quando arrivò - stranamente - senza problemi a casa di Murtagh Rose, non ammise di essersela fatta nei pantaloni dalla paura di rimanere nuovamente incastrato in un camino.
Uscì dal camino con una leggera scrollata dai rimasugli della Metropolvere e della cenere che si era alzata di pochi centimetri, nascondendo le sue emozioni dietro un'indecifrabile maschera impossibile. Proprio una faccia da bronzo... pensò, ricordandosi della tipica battuta pronunciata dalle amorevoli labbra di sua sorella Ophelia.
Si osservò in giro, studiando l'ambiente. Tutto sommato era una piacevole dimora, forse un tantino colorato a causa di qualche oggetto rosso e verde qua e là. I mobili erano di ottima fattura, in legno, probabilmente antichi e della famiglia del proprietario. La conferma fu probabilmente lo stemma che intravide, sebbene con una scritta che venne anticipata dallo stesso Murtagh. Onesti e leali... Quanto c'era di vero in quelle due chiare e altisonanti parole?
Un'altro oggetto catturò la sua attenzione durante la sua rapida ispezione del posto, era un oggetto unico, ma l'invito di Murtagh ad accomodarsi gli impedì di divagare oltre su tale oggetto. Ci avrebbe pensato più tardi, ora avevano la precedenza le cose più importanti.
Fissò Murtagh negli occhi, impassibile come sempre. «Ne sospetto la natura di tale motivo.» disse in un sussurro. Si accomodò nel posto indicatogli da Murtagh e prese un profondo respiro, per poi annuire riguardo alla discrezione che certe argomentazioni richiedevano.
Non poté fare a meno di unire le mani e assumere un'aria pensosa. «Spero che, in onore di mio padre, mi garantirete di darvi del tu.» Aggiunse un sorriso, speranzoso che il vecchio Auror potesse assecondare quella sua piccola richiesta. «E comunque sì, convengo riguardo alla discrezione di certe argomentazioni.» Con un gesto vago della mano, fece intendere a Murtagh di continuare con il suo discorso.
I dubbi però restavano in Aiden. Fidarsi o non fidarsi? Tanto valeva aspettare che iniziasse il discorso e poi avrebbe deciso.
Aiden Weiss
“And I started to hear it again, but this time it wasn't the end.”
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view post Posted on 9/6/2017, 19:40
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Un sorriso amaro si delineò sul volto segnato appena dalle rughe, una smorfia dettata semplicemente dal coraggio di quel giovane uomo che, pur essendo in casa d'altri, pareva a proprio agio come se nulla - in quell'anomalo incontro - potesse turbarlo.
«In memoria di tuo padre ho fatto molte cose.» - ammise, tornando improvvisamente serio e distogliendo lo sguardo dall'ospite, portandolo sulla pipa ancora stretta tra le dita. Non aveva mentito: prima e dopo la morte di Charles Weiss, molte cose erano cambiate nella sua vita, molte persone avevano subito la sua ira e molte altre rimanevano in attesa di un giudizio tutt'altro che misericordioso.
Il ragazzo aveva intuito la sua vicinanza al defunto, del resto nulla aveva fatto per evitare che Aiden potesse partorire un pensiero differente, così come doveva aver compreso quanto Annabelle gli fosse cara. Nulla di sentimentale, mai si sarebbe frapposto tra la donna ed il ricordo del marito scomparso: si trattava di un affetto quasi fraterno, una commistione di sentimenti che, giovane com'era, Aiden difficilmente avrebbe compreso a quell'età. Forse, se il Fato si fosse finalmente rivelato benevolo, avrebbe sperimentato qualcosa di simile, presto a tardi, comprendendo le ragioni che l'avevano condotto ad assistere la strega di Limerick senza pretesa alcuna, prestandosi solamente all'ascolto di una donna rimasta vedova troppo presto.

«Non so quale sia la tua storia, Aiden. Chiamarti ragazzo mi aiuta a ricordare quanto tu sia giovane e a quanti avvenimenti tu debba ancora assistere. Quante esperienze dovresti fare e in quante amare delusioni potresti incappare. E anche se penso di volerti vedere come un ragazzino, guardandoti vedo l'uomo che sei.» - sospirò, stanco per aver atteso tanto a lungo di esprimersi in quel modo accorato. Tergiversava, sperando che il figlio di Charles comprendesse la portata di quanto avrebbe scoperto e, se necessario, visto.
La sua memoria non avrebbe tralasciato nulla, nemmeno il più misero dettaglio: tutto, in quella mente stanca e provata dagli eventi, avrebbe condotto Aiden - se necessario - alla verità assoluta.

«Tuo padre era un uomo sveglio, questo lo sai, ma aveva il vizio di non lesinare la propria fiducia.» - le parole seguirono immediatamente la frase precedente, segno che la diga dei ricordi ormai fosse stata irreparabilmente aperta - «D'altro canto, io stesso feci quell'errore. Il prezzo che pagammo entrambi fu alto. E non fummo i soli a soffrire della troppa leggerezza di certe decisioni.»
Non poteva pensare di rimanere seduto lì, guardando negli occhi il figlio dell'amico scomparso: troppe emozioni avrebbero offuscato il suo giudizio, troppi sentimenti sopiti avrebbero messo a repentaglio le informazioni che, ormai era chiaro, sarebbe stato costretto a riferire.
Sette anni erano trascorsi da quel dannato giorno e non era passato un minuto senza che Murtagh Rose si sentisse responsabile per quanto accaduto. Appoggiato alla mensola in legno del caminetto con l'avambraccio sinistro, lo scozzese voltava le spalle all'ospite, in un ignobile gesto di scortesia non voluto, ma necessario.

«Non so chi tu sia ora, Aiden, ma il giorno in cui morì tuo padre avevi solamente diciannove anni. C'erano cose, allora, che non avresti capito. E forse non arriveresti alla verità nemmeno oggi. Nemmeno qui.» - le ultime frasi furono pronunciate in un sussurro, intenso seppur flebile, mentre la consapevolezza di esser finalmente giunto al punto cruciale di quell'arduo compito si svelava invisibile di fronte a lui.
«Che cosa sai di quel giorno? O meglio... che cosa credi di sapere
La versione della storia, quella di cortesia, riferita a tutti i Weiss - compresa Annabelle - era stata una pura e semplice fantasia, frutto di menzogne ed accorgimenti che non portasse allo sfacelo una famiglia composta per lo più da adolescenti e da una madre sola in lutto. Storie diverse - lontane da quella di Charles Weiss - si erano intrecciate sino a costituire la facciata dietro la quale la morte di un Auror capace ed esperto era stata celata. Il contesto, forse, poteva risultare veritiero, ma le ragioni... quelle erano note solamente al membro più anziano del Quartier Generale presente in quella stanza.


 
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view post Posted on 10/6/2017, 10:08
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#Scheda #Auror #26 anni
Murtagh sembrò non essere incline ad assecondare quella piccola richiesta di Aiden, notando come non avesse risposto ma di come avesse preferito dedicarsi a ben altre argomentazioni, come se la ragione di quell’invito a casa sua fosse per lo più di natura confidenziale o per sfogo, piuttosto che per conoscersi ed infine per confidare qualcosa che si era tenuto dentro per tutti quegli anni.
Aiden non biasimò affatto il desiderio di Murtagh nel volersi confidare con lui riguardo al signor Weiss, erano stati amici per lungo tempo e ora che quel vecchio Auror aveva davanti proprio uno dei figli del suo vecchio amico, doveva aver sentito veramente il bisogno di sfogarsi.
Quella frase riguardo alla memoria di suo padre gli fece seriamente comprendere di quanto i suoi sospetti, sebbene legittimi e giustificati, fossero stati malriposti ed infondati, lo fecero pentire amaramente di aver dubitato della sincerità di Murtagh. Eppure si sentì vagamente sollevato quando gli fu fatto notare di quanto suo padre fosse stato un uomo che dava cieca fiducia a chiunque, perché Aiden non aveva ereditato quell'aspetto dal proprio genitore e infatti si era dimostrato guardingo nei confronti di Murtagh fino a quel momento.
Lasciò che il signor Rose parlasse senza interruzione alcuna da parte sua, gli sembrò il minimo dato che si sentiva sempre più in colpa per aver investigato violando ogni legge sulla privacy e scoprendo di avere torto. Si sarebbe scusato, ovviamente, ma non era ancora giunto il momento, doveva prima vederci chiaro in quella faccenda e ritrovarsi con un Murtagh adirato per quanto aveva fatto, rischiando che non parlasse affatto, era proprio ciò che voleva evitare.
Quando l’anziano Auror ebbe finito di parlare, Aiden fu grato di essere stato riconosciuto come un uomo e non come un ragazzo, perciò sorrise. Ma non durò a lungo, perché tornò ad essere serio. «Trovare l’uomo senza una guida è stato arduo...» iniziò a dire in tono pacato ma grave. «Ho ucciso il ragazzo che era in me per poter far nascere l’uomo.»
Gli occhi di Aiden erano fissi su Murtagh, volevo captare ogni possibile reazione in seguito a quanto aveva detto e per quello che avrebbe detto in seguito. «Ho sempre avuto un carattere focoso, facile agli scatti d’ira e molto ribelle. Domare questa parte di me, quasi sopprimendola è stata la fase più impegnativa. Ma se non lo avessi fatto, a quest’ora non sarei qui con un Distintivo Auror, bensì in giro a cercare chi mi ha portato via mio padre con l’intento di voler ricambiare con la stessa moneta.»
Volendo evitare che Murtagh potesse credere che fosse diventato Auror con l’intento di approfittare della sua posizione per ottenere vendetta, alzò un dito come per volerlo interrompere in anticipo, ammesso e concesso che Murtagh glielo avesse permesso. «Dirò la stessa cosa che ho detto a Rhaegar anche a te, Murtagh.» Aiden non si fece scrupoli a dare del tu all’anziano Auror, ormai erano colleghi e il dado era tratto. «Non sono entrato al Dipartimento per usare la mia posizione come scusa per ottenere vendetta. Sono diventato Auror per onorare mio padre e perché so di avere dei doveri da svolgere. Se dovessi un giorno incontrare chi ha causato la morte di mio padre, allora farò in modo che sia la giustizia a prevalare e non la vendetta. Anche a costo di farmi da parte e lasciare che un altro Auror catturi il responsabile.» Non te lo aspettavi, eh?, pensò senza però dar voce a tale pensiero, sebbene fu molto tentato.
L’imprevedibilità era diventata una delle sue qualità migliori, avrebbe fatto molto comodo quando avrebbe iniziato il suo lavoro seriamente, oltre a molti altri talenti che Aiden possedeva, quali l’astuzia e il suo essere impavido.
Ora però doveva rispondere alla domanda di Murtagh. Cosa sapeva? Una frottola mal orchestrata da mia madre, mi pare ovvio! avrebbe voluto rispondere. Invece Aiden si concesse una smorfia amara. «Mia madre disse che era caduto in un’imboscata. Lui? Il Segugio caduto in un’imboscata? Anche se avevo diciannove anni sapevo che era la peggior bugia concepita nell'ultimo secolo, ma non ho insistito oltre. Sapevo che se avrei pazientato la verità sarebbe venuta da sé ed eccoci qui, infatti.» Tamburellò le dita sui braccioli della poltrona, come se volesse comporre una melodia invisibile, impercettibile, ma nella sua mente già sentiva la melodia della domanda che avrebbe posto a Murtagh senza fargli sospettare che aveva visto la foto nel suo ufficio e che uno dei presenti in essa lo aveva insospettito parecchio, tanto da fargli sospettare di avere avuto parte alla morte di suo padre.
«Ho sempre pensato a diverse versioni dei fatti, ma tutte dovute al tradimento, indipendentemente dalla ragione. Oso pensare che sia stato qualcuno che abbia - appunto - abusato della fiducia di mio padre per colpirlo alle spalle a tradimento. Quindi ora mi chiedo: c’era qualcuno che aveva motivo di ucciderlo a tradimento? O sono troppo lontano dalla verità, Murtagh?»
Aiden Weiss
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view post Posted on 11/6/2017, 20:24
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Ascoltare in silenzio le parole del giovane Aiden Weiss si rivelò l'esperienza più illuminante che Murtagh Rose avesse mai vissuto in tutta la sua vita. Quante volte, in cinquant'anni, aveva ascoltato storie di vita, esistenze parallele incastrate in dolori inimmaginabili e rancori mai sopiti?
Charles sarebbe stato soddisfatto dell'effetto che la sua morte aveva portato al mondo? Aiden sembrava aver compreso quale fosse il sacrificio di scendere a patti con se stesso, in un modo tanto complesso quanto doloroso e che solo alcuni avrebbero potuto realmente comprendere. La verità in quella storia era che, in fondo, la morte di Charles Weiss avesse cambiato tutti profondamente: non una sola anima era rimasta impassibile di fronte alla perdita di un simile combattente e, benché al Quartier Generale fossero tutti concordi nel mettere al primo posto il Bene della comunità magica, nessuno quanto l'amico scomparso avrebbe saputo portare la giustizia, là dove più ve n'era bisogno.

«Se fossi divenuto Auror per vendetta, tuo padre ti avrebbe ripudiato.» - il gelido commento, che voleva apparire come una semplice constatazione dei fatti, fu pronunciato con troppa durezza. Aiden non avrebbe compreso il suo tono, non avrebbe mai potuto. - «Quello che cerco di dire, è che tuo padre non avrebbe voluto vendetta, ma giustizia. La differenza tra questi due concetti ti deve essere ben chiara se vuoi essere uno di noi.»
Un sorriso comparve sul suo viso e, mentre si voltava a guardare negli occhi il proprio ospite, aggiunse in fretta - «Dentro ogni uomo ci sono due lupi, uno buono e uno cattivo.»
Di certo, quella non era un'espressione degna di Murtagh Rose ed Aiden avrebbe senz'altro capito. Charles Weiss l'aveva ripetuta così tante volte, in così tanti contesti differenti, ma pur sempre legati da un filo conduttore, che sarebbe stato impossibile dimenticare quel profondo e prezioso insegnamento.
«Come finiva quella frase, figliolo - l'uso di quel nomignolo sorse spontaneo, senza che il vecchio scozzese potesse evitarlo. Aveva seguito la famiglia di Charles da lontano, supportando la sua vedova ed intrattenendosi con i figli della coppia che - di tanto in tanto - visitavano la madre al Ministero. Tra loro, Aiden era sempre mancato all'appello e trovarlo lì, seduto sul suo divano di tartan rosso e verde, richiamò alla sua mente l'immagine del ritorno di un figlio considerato perduto.
L'Irlandese non avrebbe potuto immaginare la commistione di gioia e terrore esplosa nel suo povero vecchio cuore nel momento in cui i loro sguardi si erano incrociati in quel corridoio.

«Tua madre non sarebbe d'accordo. Già mi sembra di sentirla.» - sospirò, avviandosi lentamente all'esterno del salottino, in uno stretto corridoio, fermandosi per permettere ad Aiden di capire da solo quale fosse l'obiettivo dell'intera sequenza d'azioni - «C'è qualcosa che devi vedere. Seguimi.»
Non si trattava più di un ordine, ma di un gentile invito, approntato esclusivamente a stuzzicare la curiosità del suo ospite. C'erano molte cose da raccontare e poco tempo per farlo: Aiden meritava risposte e Murtagh gliel'avrebbe fornite.





Ho sfruttato alcuni dettagli presenti in alcune role che hai seguito, spero non ti dispiaccia.
Come potrai intuire, le risposte di Murtagh si accostano alle tue come se si trattasse di un botta-e-risposta.
Alla tua domanda finale, troverai risposta nel suo invito. Buona fortuna.
 
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view post Posted on 12/6/2017, 13:08
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#Scheda #Auror #26 anni
Quel botta-e-risposta tra loro fu senza dubbio alla pari di una sfida a braccio di ferro tra atleti ben preparati e muscolosi. Ciò divertì Aiden in una maniera tale da abbozzare una piccola smorfia divertita. «E certamente non avrei permesso di deluderlo. Ho perduto sette anni di quella che poteva essere una normale vita per cercare il senso di giustizia e sono qui, davanti a te, da pari a pari.» fu la replica.
Murtagh Rose era senza dubbio un Auror con la A maiuscola e Aiden non poté che concordare nel ritenerlo perfino degno di essere stato la spalla di suo padre prima che venisse ucciso, fino ad un certo punto, non del tutto per via dei continui sospetti. Tutto era come sospeso in un limbo, in attesa del verdetto finale, ma Murtagh acquistava certamente punti agli occhi di Aiden, specialmente quando citò una delle famose frasi di suo padre: quella dei due lupi. «E in base a quale dei due alimentiamo di più scopriamo ciò che saremo.» finì lui stesso di completare, sotto esplicita richiesta dell’anziano Auror. «E io ho scelto il lupo buono, Murtagh, quello bianco. Quello nero, quello cattivo... Ho fatto in modo che resti intrappolato su quell'isola per sempre!»
Tuttavia, il rosso ancora dubitava di Murtagh e non sarebbero state di certo citazioni o altre parole ad abbattere nel giovane uomo quel senso di allerta e sospetto. Murtagh avrebbe dovuto palesare chiaramente le sue intenzioni, presto o tardi, o ci avrebbe pensato Aiden stesso a fargliele rivelare.
Quando vide Murtagh alzarsi e avviarsi verso uno stretto corridoio, Aiden inarcò un sopracciglio alla battuta su sua madre. Su cosa non sarebbe stata d’accordo? Quindi sua madre sapeva davvero la verità su quanto era accaduto a Manchester sette anni prima?
Si alzò a sua volta e seguì lentamente Murtagh, guardingo. Cosa mai avrebbe dovuto vedere?
Gli sarebbe bastato un semplice movimento del braccio per far scivolare fuori la bacchetta dalla manica della giacca, nel caso in cui la situazione arrivasse ad una svolta critica.
L’Auror aveva ancora una volta evitato di rispondere ad una sua domanda e questo rese l’irlandese ancora più sospettoso, poiché poteva rivelarsi una trappola, un modo per tendergli un agguato e ucciderlo proprio come suo padre.
Era quindi questa l’eredità che suo padre gli aveva lasciato? Antichi nemici oltre ai probabili nuovi che Aiden stesso si sarebbe fatto?
Un’amara e probabile realtà per quella che era la strada che aveva scelto di percorrere. Il Fato, a volte, sapeva essere davvero crudele...
Aiden Weiss
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Ho apprezzato tantissimo ;) Aiden è senza dubbio ancora più combattuto se credergli o meno.

 
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Constatare che Aiden ricordasse le parole del proprio padre costituì una dura prova per il suo cuore arido di sentimenti. Benché volesse vendere a chiunque l'idea che Murtagh Rose fosse un uomo tutto d'un pezzo, immune ai sentimentalismi e capace solamente di denigrare le sciocchezze della vita, nella realtà dei fatti il vecchio scozzese si rivelava completamente diverso, quasi tenero. Un commento che suo fratello Dougal non smetteva mai di ripetergli.
«Da pari a pari. Certo.» - quel commento in ritardo si unì ben presto alla battuta successiva, prima che l'uomo si avviasse all'uscita - «Sarà bene che tu riesca a trattenerlo per molto, molto tempo. Quello che vedrai potrebbe mettere a dura prova la tua pazienza e la tua determinazione.»
Lo invitò a seguirlo ancora una volta, facendogli strada in quel corridoio e conducendolo in uno studiolo, posizionato accanto al salottino dal quale erano appena giunti.
Se il corridoio, coperto di assi di legno chiaro, era spoglio di qualsiasi decorazione ed il parquet scricchiolava sotto i loro pesanti passi, la stanza successiva cambiava totalmente il proprio stile. Chiunque vi mettesse piede aveva l'impressione che si trattasse di uno studio appartenuto ad un docente di Hogwarts: oltre ai comuni arredi - una pesante scrivania, una sedia imbottita da un lato ed una massiccia libreria in noce traboccante di volumi - si aggiungevano molti oggetti di natura magica che nemmeno Aiden avrebbe saputo identificare a colpo d'occhio. Un modellino del Sistema Solare troneggiava sull'angolo destro della scrivania, mentre sul lato sinistro due rotoli di pergamena arricciati e chiusi con ceralacca rossa attendevano di essere spediti, insieme ad un tagliacarte in argento; un vecchio bicchiere da Scotch era divenuto un porta-candele raffazzonato dell'ultimo minuto, mentre il cero al suo interno era spento e consumato da chissà quanti giorni. Vicino alla porta, un mobile antico intarsiato finemente celava il contenuto nascosto da spesse ante. Sul pavimento, un tappeto antico copriva le assi consunte per tutta la grandezza della stanza rappresentando una scena di caccia al cervo, un passatempo antico quanto la pesca tanto amata da Murtagh.
Il padrone di casa tenne aperta la porta, lasciando che Aiden accedesse a quel piccolo santuario.
La prima impressione che avrebbe senz'altro colto l'Irlandese sarebbe stata quella di uno spazio poco frequentato, con un velo di polvere su tutto il mobilio e le suppellettili, ad eccezione del mobiletto accanto all'ingresso: sulla sua superficie, si notavano chiaramente alcune impronte.

«Se la polvere ti dà fastidio, aprirò la finestra... ma preferirei evitarlo.» - mormorò, avvicinandosi alla scrivania e prendendo il tagliacarte. La presa non era salda, l'aria dell'Auror affatto minacciosa. Non intendeva ferire il proprio ospite e, presto, ogni cosa sarebbe stata chiara.
«Questo posto apparteneva a Dougal, mio fratello.» - il tono di voce si spezzò in un attimo, vinto dalla commozione al ricordo del fratello - «Quel testardo adorava la magia, gli Incantesimi più complessi e le storie stravaganti. Immagino che volesse essere speciale a modo proprio.»
Così dicendo, senza guardare il volto del ragazzo, Murtagh si avvicinò al mobile intarsiato, poggiando la mano sinistra sul bordo e tirando con la destra il pomello coperto di vernice scura e lievemente scrostata. Bastò una leggera forza perché le due ante si aprissero in un cigolio sinistro, lasciando intravedere il contenuto tanto segreto. Fu a quel punto che Murtagh si voltò, scambiando uno sguardo curioso col giovane ospite.
Agli occhi di Aiden sarebbe apparso un comune bacile in pietra, ricavato da una roccia qualsiasi, spessa e porosa, ma praticamente perfetta nella fattura.
Murtagh mostrò all'irlandese un piccolo trucco, qualcosa che di certo il giovane mago non avrebbe immaginato entrando in quella stanza. Lo Scozzese impugnò il tagliacarte, facendolo scorrere diagonalmente sul palmo destro e macchiando presto la pelle chiara di vivido rosso.

«Mio fratello era una persona stramba, ma di certo sapeva come nascondere qualcosa. Ho impiegato sei anni per trovare questo - e mentre le parole scorrevano a fiumi, come se non avesse atteso altro, poggiò il palmo al bacile in pietra rivelando dettagli nascosti sino a quel momento.
Lo stemma della famiglia apparve al centro del bacile, inciso almeno un secolo prima, ed un liquido madreperlaceo comparve all'interno. Inoltre, nel ripiano inferiore, comparve un porta-fialette in argento, occupato da una serie di contenitori sottili riempiti della medesima sostanza argentea.

«Solo un membro dei Rose può vederlo per ciò che è. Immagino tu sappia che cos'abbiamo tra le mani.»
Che fosse una domanda retorica era evidente, ma ciò che interessava di più al vecchio mago, mentre estraeva il bacile posizionandolo sulla sommità del mobile, era solamente una cosa: quanto avrebbe impiegato il buon Aiden Weiss ad unire i puntini di quella che sarebbe divenuta ben presto la sua storia?
«Quello che mi interessa, prima di cominciare, e che tu mantenga il riserbo assoluto su questa... questione.»
Il suo tono non avrebbe accettato alcuna replica, un "no" non sarebbe stato contemplato tra le possibili risposte. Aiden era pronto a pagare il prezzo delle informazioni con il silenzio?

 
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#Scheda #Auror #26 anni
La battuta che fuoriuscì dalle labbra del vecchio Auror fecero inarcare il sopracciglio ad Aiden, poco convinto, come se avesse avuto la strana percezione che Murtagh dubitasse del suo ferreo autocontrollo. Ma il rosso glielo avrebbe senz’altro mostrato, i fatti - probabilmente - erano ben più apprezzati delle parole a quell’Auror piuttosto coriaceo.
Venne invitato dentro a quello che era un studio, come dimenticato da tempo, anche se in realtà era semplicemente inutilizzato. A parte i vari strati di polvere, Aiden ammise che era uno bello studio, ricco di mobili e oggetti interessanti, e senz’altro meritava di non rimanere così trasandato.
Il pavimento scricchiolò cupamente, come nei film dell’orrore Babbani, e diede ad Aiden come l’impressione che avrebbe quasi potuto cedere da un momento all’altro. Ma non ci badò più di tanto. Forse era quasi meglio cadere in un buco nel pavimento che essere ucciso a tradimento.
«Non c’è problema...» disse, riguardo alla polvere. «Sono stato in posti peggiori. Un po’ di polvere non sarà un problema.»
Dopo sette anni su un’isola, dove l’igiene suonava più come un Taboo, tutto sembrava meno problematico, soprattutto per qualche centimetro di polvere su qualche mobile. Inoltre, ancora non era riuscito a cavarsi di dosso l’odore del mare, della salsedine e della sabbia di dosso. Era diventato il suo profumo naturale e ringraziò che non odorasse di pesce o sarebbe stato certamente imbarazzante.
Il mistero della stanza venne rivelato: era stato lo studio del fratello di Murtagh. Sebbene la curiosità lo spingeva a chiedere che fine avesse fatto, le parole che seguirono dall’anziano Auror fecero facilmente intuire che probabilmente era morto.
Rimase zitto, finché non vide Murtagh usare il tagliacarte per incidersi la carne della mano. A quel punto Aiden reagì d’istinto e fece per fermarlo, ma la spiegazione di Murtagh sul perché fosse ricorso ad un simile gesto, lo gelò sul posto, la mano ancora protesa nel tentativo di strappargli il tagliacarte. Ciò che vide apparire lasciò il rosso incredulo e ritrasse velocemente la mano.
Un Pensatoio? Dannazione Murtagh, vuoi veramente mettermi alla prova in un modo così crudele? pensò mentre serrava la mascella. Avrebbe rivisto quindi la morte di suo padre? Non era forse sufficiente un racconto? Doveva proprio rischiare di destabilizzare il suo autocontrollo con una visione ben nitida dei fatti?
«Un Pensatoio...» disse con un tono di voce paragonabile a quello di uno che aveva appena ingoiato un rospo senza averlo minimamente masticato un poco. Fissò Murtagh negli occhi, quasi con una certa paura, ma non quella paura di quando si apprendeva la verità, ma di quella di quando avevi paura di perdere l’equilibrio e cadere nell’Oblio.
Doveva rischiare o correre a casa come un ragazzino terrorizzato?
Non era abituato a mostrare la sua paura, a nessuno, ma in quel momento una parte della sua resistente armatura sembrò lasciare un piccolo spiraglio, grande abbastanza da garantire una sbirciatina, e questo lo fece quasi fremere di rabbia a causa del suo smisurato orgoglio.
«L’ho detto, no? Da pari a pari. Questo è uno scambio equo, quindi sì, non dirò una parola. Che i miei avi mi sputino in faccia se vengo meno alla mia parola!» pronunciò, infine, con determinazione.
E’ questa la mia fine o è solo un inizio? si domandò, lo sguardo che passava da Murtagh al Pensatoio e viceversa. Non sono un codardo! E strinse i pugni, la mascella serrata. La battaglia con sé stesso era già incominciata, perciò fece un cenno del capo a Murtagh, come per fargli intendere di procedere.
Aiden Weiss
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«Se non riuscirai a tenere a freno la lingua, ragazzo, spero per te che abbiano una pessima mira.» - non si trattava certo di una minaccia velata, ma era chiaro che Murtagh apprezzasse i suoi sforzi nel mantenere vivo l'impegno.
Il bacile di pietra, recante lo stemma dei Rose, riportava anche una serie di glifi runici, resi illeggibili dal tempo e dall'uso di quell'oggetto magico dal fascino indiscutibile.
Al suo interno, un liquido argenteo ed una coltre leggera di nebbiolina madreperlacea vorticavano instancabili, come se una lieve brezza ne increspasse la superficie.
L'Auror posizionò il porta-fialette in argento dietro al bacile, in modo che non fosse possibile urtarlo infragendo la sola speranza di conoscere la verità.

«Questi sono i ricordi di Dougal, quindi è possibile che alcuni dettagli mi siano ignoti.» - ammise, degnando Aiden di uno sguardo carico di tensione - «Immergersi nel passato di qualcuno è un'esperienza che non mi piace. Spero che ti sentirai a tuo agio più di quanto ci riesca io.»
Così dicendo temporeggiò per un momento, facendo oscillare le dita a destra e a sinistra, pensando a quale fialetta scegliere.
Decise di proseguire nella sua ricerca con la prima fialetta all'estrema sinistra, versandone il contenuto nel Pensatoio.
Si trattava di un bacile dal diametro piuttosto ampio: chinando il capo al suo interno, entrambi avrebbero potuto assistere alle scene del passato appena selezionate. Murtagh non attese che Aiden fosse pronto ad immergersi insieme a lui, quindi appoggiò le mani sul bordo del pensatoio immergendovi appena il volto.
Una volta che Aiden avesse compiuto gli stessi movimenti, lo studiolo si sarebbe dissolto alle sue spalle dandogli l'impressione di vorticare nel nulla più assoluto.


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Quest_Dragon_2

I due uomini, il giovane e l'anziano, si videro catapultati in una realtà diversa, eterea e sbiadita. Nessun colore rispondeva allo spettro reale, alcuni dettagli dello scenario risultavano confusi, irregolari, poco definiti. Tutto ciò che si presentava ai loro occhi era una strada bagnata, fresca di pioggia, ed un quartiere popolare apparentemente disabitato.
L'unica certezza era la presenza di quattro figure, le stesse che Aiden aveva potuto notare nella fotografia nell'ufficio di Murtagh.

«Quello lì sono io.» - lo scozzese indicò l'uomo di spalle più a destra, vestito con abiti babbani ed i capelli scuri e folti. Accanto a lui, Charles Weiss, a seguire Dougal Rose ed il giovane uomo dal volto butterato di cui l'irlandese ignorava ancora il nome. Procedevano lentamente, guardinghi come lupi in piena caccia. La versione più giovane di Murtagh impugnava la bacchetta, così come Charles, mentre gli altri due Auror procedevano serenamente disarmati, come se quella fosse una piacevole uscita tra amici.
«Mio fratello Dougal è quello con i capelli neri...l'altro è Aeron Wallace.» - commentò Murtagh, indicando con l'indice prima il fratello e poi l'ultimo componente del gruppo. Lo scozzese fece cenno al giovane Auror di seguire i quattro uomini, prima che questi scegliessero di prendere un vicolo tra due abitazioni fatiscenti.
«Odio questa città.» - la voce di Aeron ruvida come carta vetrata, ruppe il silenzio facendogli guadagnare una gomitata da Dougal, che gli intimò di parlare a bassa voce.
«Di' un po' Wallace...» - questa volta fu il turno di Murtagh di intervenire, limitandosi ad un sussurro ironico - «Da bravo Corvo quale sei vuoi lasciarci le penne? Ricordati che è la tua prima missione.»
«Lascialo in pace, Rose.» - Charles intervenne prontamente, prima che Aeron potesse anche solo pensare di ribattere, scoccando uno sguardo gelido all'amico e un'occhiata severa al novellino - «Murtagh ha ragione. Ironia a parte, questa è la tua prima missione, non prenderla con leggerezza. Potrebbe essere l'ultima cosa che fai.»
Quella breve pausa durò poco, il tempo di giungere alla fine del vicolo che si immetteva su una nuova strada principale, più affollata della precedente, dove alcuni Babbani passeggiavano in totale tranquillità.
«Dannazione! Troppi Babbani. Così non li vedremo mai.» - a perdere le staffe questa volta fu Dougal e nell'osservare la scena, Aiden avrebbe percepito un risolino sommesso da parte della sua guida, più anziana rispetto alla proiezione presente in quel ricordo. Che ridesse per la vena ingrossata orribilmente sul collo del fratello o per l'espressione terrorizzata di Wallace, gli occhi di Aiden dovevano rimanere concentrati su quella visione particolare.
Quante volte aveva immaginato di vedere il proprio padre in azione?

«Io dico di aspettare.» - mormorò Charles, voltandosi a cercare assenso nei compagni - «Dobbiamo agire nella più totale sicurezza per i Babbani.»
«Weiss, non possiamo stare qui tutto il giorno. Ho una moglie a casa che mi aspetta.» - Aeron non doveva avere più di venticinque anni, ma le sue parole sembravano pronunciate da un uomo di maggior esperienza.
«Senti marmocchio, la mia pelle non la rischio solo perché hai fretta - l'indole incendiaria di Murtagh agitò gli animi, quel tanto che bastò, quasi, a scatenare una rissa come i più comuni esseri umani del mondo. Lo scozzese superava Wallace in altezza di tutta la testa, ma l'espressione dell'Auror novello avrebbe spaventato chiunque: gli occhi marroni sembravano saettare in direzione del rivale, mentre ogni nervo era teso a sferrare un attacco fisico di proporzioni epiche.
«Almeno io ho qualcuno da cui tornare ogni sera. Tu che cos'hai, Rose? Eh?»
A dividerli, ancora una volta, fu il padre di Aiden, con uno sbuffo e l'aria impaziente di chi, in un momento simile, non ha tempo da perdere.
«Rose, smettila. Wallace, calmati. Dobbiamo agire con astuzia, altrim-»
Un boato alle loro spalle, sulla strada principale, interruppe il battibecco dei quattro Auror, raggelando il sangue nelle vene di ciascuno dei presenti. Sembrava che una bomba fosse esplosa e l'aria si riempì di urla, la gente correva in traiettorie confuse, calpestando gli sventurati caduti a terra, guidati solamente dalla paura. Davanti a loro, una bambina di circa sei anni, piangeva smarrita - i riccioli biondi e chiarissimi sulle spalle ed il viso arrossato dal pianto.
I quattro scattarono e così avrebbero fatto i due spettatori, se Dougal non si fosse fermato per assistere la piccola Babbana.
Aiden avrebbe visto suo padre allontanarsi correndo verso il punto della deflagrazione, seguito a ruota da Aeron e Murtagh, scorgendo il bagliore dei primi incantesimi e tre figure, in lontananza, vestite in abiti scuri, il volto coperto da maschere.
Non avrebbe potuto seguirlo, quelli erano i ricordi di Dougal Rose, e nel preciso istante in cui Aiden avesse cercato di forzare la memoria del mago, una mano dalla presa poderosa l'avrebbe richiamato alla realtà lasciandosi alle spalle il nebuloso ricordo di una missione dai risvolti incerti.




Il primo ricordo è andato: ciò che Aiden ha visto potrebbe fargli sorgere delle (lecite) domande.
Analizza con attenzione il ricordo e se Aiden sentisse la necessità di approfondire qualcosa... questo è senz'altro il momento più opportuno per farlo.
Puoi descrivere il ritorno allo studio di Dougal, ma limitati a descrivere le percezioni di Aiden.
 
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#Scheda #Auror #26 anni
«Anche se avessero una mira perfetta, mi troverebbero dannatamente coriaceo!» replicò con una smorfia divertita, mentre con la coda dell’occhio fissò Murtagh.
Tra i due Auror si stava certamente formando un legame, una sorta di intesa, non solo per via di ciò che già c’era a fare da ponte di collegamento - ovvero Charles Weiss - ma perché sapevano intendersi a vicenda.
Il senso di colpa nei confronti dell’Auror Rose non accennava a diminuire, anzi, aumentava a dismisura e prima o poi Aiden avrebbe dovuto fare il passo. Tuttavia, finché ciò che Murtagh voleva mostrargli non avrebbe fatto luce su tutta quella dannata faccenda, Aiden avrebbe dovuto ingoiare l’amaro che percepiva in bocca e fingere che non avesse fatto nulla di male.
Dovette accantonare ogni pensiero a riguardo al suo pentimento e ascoltò con attenzione Murtagh, mentre lo sguardo era fisso sul Pensatoio, al liquido argenteo che vorticava ad un ritmo ben preciso. Avrebbe visto attraverso gli occhi del fratello di Murtagh, quel Dougal che aveva lasciato quello splendido studio a prendere la polvere. Perciò prese ad osservare i movimenti di Murtagh, fin da quando versò il liquido contenente in una fiala all'interno del Pensatoio, per poi immergersi. Aiden - dal canto suo - esitò un’istante prima di immergersi a sua volta.
Cosa avrebbe visto? Ne sarebbe rimasto scottato dalla visione che lo attendeva?
Con un respiro profondo, richiamò tutto il suo coraggio e poi immerse la testa…

***



Tutto era incerto all'inizio, opaco, come immerso nella nebbia, per poi diventare tutto chiaro e quasi reale, ma molto più sbiadita. Era accanto a Murtagh e gli lanciò un’occhiata confusa, non abituato ad avere a che fare con simili cose, anzi, era la prima volta che usava un Pensatoio, prima di allora ne aveva solo sentito parlare.
Pioveva nel quartiere in cui si erano ritrovati i due Maghi, ma non era l’ambiente ad avere catturato l’attenzione di Aiden, bensì le quattro figure che si stavano muovendo poco distanti da loro, le stesse che aveva visto nella fotografia nello studio del vecchio Rose. I capelli rossi del padre furono la prova inconfutabile che quello in cui erano finiti era veramente un ricordo, ma anche solo questo sembrò bastare per far emozionare il giovane Weiss, così uguale al padre in giovane età. Una sola lacrima gli sfuggì, solitaria ma ben visibile al vecchio Rose accanto a lui. Non gliene importava, ovviamente, se lo avesse visto piangere alla vista di suo padre, così uguale come l’ultima volta che lo aveva visto sette anni prima.
Ascoltò Murtagh in silenzio, mentre con il pollice raccolse la lacrima e fissò le figure che gli veniva indicate: Murtagh era quello alto e con un fisico non molto diverso da quello attuale, l’unica differenza erano i capelli ed il loro colore; poi guardò Dougal, non così diverso da Murtagh, si vedeva che erano fratelli; infine, Aiden si ritrovò a studiare con più attenzione quel viso che non gli era piaciuto affatto nella fotografia nell’ufficio di Murtagh, quel Aeron Wallace.
Si ritrovò a stringere i pugni lungo i fianchi mentre ascoltava la loro conversazione. Se avesse potuto urlare e farsi sentire quell’idiota di Wallace lo avrebbe fatto, gli avrebbe urlato in faccia che anche suo padre aveva una moglie a casa, dei figli, sacrificando perfino di saltare il compleanno di uno di essi per la missione. Suo padre avrebbe dovuto picchiarlo a sangue come avrebbe fatto Murtagh se solo non gli avesse fermati. Come aveva osato pensare di essere l’unico ad avere una famiglia da cui tornare e rinfacciare ad un altro per non averne una?
«Non ha rispetto per nessuno!» sbottò, rivolto a Murtagh presente al suo fianco. «Se fosse stata sua moglie la vedeva e non mia madre....» Ma lasciò in sospeso il resto del frase, non ebbe il tempo per via della scena che seguì e che fece venire la pelle d’oca ad Aiden.
Un boato alle spalle dei quattro protagonisti di quella visione irruppe con violenza, facendoli correre verso la fonte di tale esplosione. Aiden si ritrovò a correre dietro di loro, la mano protesa come per voler fermare suo padre. «Papà! Papà, no! Non andare! Ferm----- Noooooooo!!!» urlò, sempre più forte, volendo farsi udire dal padre, finché la visione non venne brutalmente interrotta dalla presa salda e forte di qualcuno che lo strappò con violenza dal ricordo.
Si ritrovò di nuovo nell'ufficio del fratello di Murtagh e cercò di ricollegare il pensieri alla vera realtà, poiché era ancora parecchio confuso e scosso. Murtagh non era stato molto delicato a strapparlo dal ricordo.
Aiden Weiss
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La strada, i Babbani in fuga e il pianto della bambina si dissolsero come nebbia dinnanzi agli occhi blu di Aiden Weiss.
Murtagh, alle sue spalle, non aveva ancora lasciato la presa su di lui, incerto sulla possibile reazione a quella visione. Era chiaro che il giovane Auror avesse travisato quanto visto ed ora spettava a lui l'ingrato compito di dare qualche spiegazione al ragazzo.

«Stai bene?» - furono quelle le prime parole ad affiorare sulle labbra screpolate dell'uomo, mentre con cautela faceva voltare il giovane per assicurarsi che i suoi occhi non mentissero al pari delle parole.
Lo lasciò andare solamente in un secondo momento, dopo che egli ebbe risposto alla sua domanda tanto scontata quanto inutile. Prese le distanze dal giovane, passando una mano sul volto e stropicciando appena gli occhi.

«Avevo dimenticato quanto idiota fosse Wallace.» - ammise, certo che Aiden sapesse ormai a chi si stesse riferendo - «Ad ogni modo... quel ricordo risale a qualcosa come... vent'anni fa. Sono cambiate molte cose da allora.»
A passi lenti, trascinando appena i piedi, raggiunse la sedia imbottita all'altro lato della scrivania; quando vi si sedette una nuvola di polvere si sollevò nell'aria, facendolo tossire rumorosamente.
«Dannazione Dougal!» - sbottò irato, colpendo il bracciolo della propria seduta e provocando l'ennesima nuvola di polvere fastidiosa. Agitò la mano davanti al volto per scacciare i pulviscoli prima di rivolgersi nuovamente al giovane.
«Quella era Cardiff. Autunno. Forse Settembre. Onestamente non ricordo. Quello che so è che quel giorno tuo padre uccise un Mangiamorte e ne catturammo altri due.» - un sorriso fiero increspò le labbra di Murtagh, mentre il ricordo di quel giorno lontano tornava alla sua memoria con dettagli che il caro vecchio Dougal non avrebbe potuto nemmeno immaginare.
«Quel giorno Charles salvò la vita a me e a quell'idiota di Aeron. Gli dovevamo entrambi la vita, ma al prezzo di un'altra.» - sospirò pesantemente, come se parlare di quelle vicende costituisse uno sforzo immane per lui.
«Quella sera tornò da voi come se nulla fosse, ma tua madre sapeva che Charles era cambiato. Togliere la vita a qualcuno, per quanto malvagio e vile, può spezzarti l'anima.»
Stanco di respirare le volute di polvere ancora nell'aria e schiarendo la voce, Murtagh abbandonò la comodità, per avvicinarsi nuovamente ad Aiden. C'era molto da scoprire e qualcuno si sarebbe chiesto per quale ragione Murtagh non potesse raccontare di persona le vicende che lo avevano visto coinvolto nell'operato del defunto Weiss.
«Nessuno di noi tornò a casa indenne quel giorno. Io avevo visto la Morte in faccia e credimi, quell'esperienza mi è bastata per una vita intera.» - poggiò i palmi accanto al bacile in pietra, fissando con uno sguardo vuoto i ricordi che vorticavano ancora all'interno del Pensatoio. Ricordare era un lusso che non aveva mai voluto sperimentare: dimenticare era più semplice, lo aveva capito molto tempo prima.
«Aeron fu colpito da una maledizione e perse il braccio sinistro. Al San Mungo non poterono far nulla per lui. E Dougal... fu l'unico a guadagnare qualcosa quel giorno. L'hai vista la bambina... sei anni, bionda e... sola. Diventò una specie di figlioccia per mio fratello. Non poté portarla qui, in casa sua, ma non smise mai di occuparsi di lei in qualche modo. E Charles trovò in Zoe la giustificazione per il suo gesto, per quella morte che lui stesso aveva causato.»
Zoe era stata l'ancora di salvezza di tutti loro e forse sarebbe stata la soluzione di tutti i loro problemi, se solo avessero saputo dove trovarla.
«Se hai delle domande, questo è il momento giusto. Altrimenti possiamo continuare a lavorare sui ricordi di mio fratello. La scelta è tua. Anche se ammetto di essere sempre più stanco di tuffarmi nella memoria di un defunto.»

 
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view post Posted on 19/6/2017, 22:39
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#Scheda #Auror #26 anni
La realtà era dura da affrontare e Aiden faticò parecchio per restare lucido. Scosse la testa come un cane che era stato stordito da qualcosa che lo aveva violentemente colpito, per poi essere indotto a guardare Murtagh negli occhi. Non capì subito la sua domanda, nelle orecchie del giovane Mago rimbombava ancora il rumore dell’esplosione, ma poi scosse la testa energicamente. «Per un momento ho creduto di vederlo a terra...» sussurrò a mezza voce.
Si passò una mano sulla barba ispida, sospirando, mentre il cuore ancora gli batteva all'impazzata e ascoltava la spiegazione di Murtagh. Quello non era il ricordo di Manchester, ma di Cardiff, di moltissimi anni prima, quando ancora lui era un tenero bambino di sei anni con le guance sempre arrossate e con alcune chiazze di acne.
Non trattenne l’incredulità alle parole che udì: suo padre che aveva ucciso un Mangiamorte per salvare i suoi compagni. Un gesto che lo aveva segnato ma che aveva nascosto molto bene, soprattutto con i figli, ma non a quel falco della madre.
Se quel Wallace si era ritrovato senza braccio, forse allora non era stato lui ad uccidere suo padre; era stato semplicemente uno stupido idiota arrogante e che aveva messo in pericolo i propri compagni, che aveva indotto suo padre ad uccidere pur di salvare i propri compagni.
Aiden prese un profondo respiro, cercando di mantenere il controllo di sé, mentre si passava le mani sul volto e sui capelli, cercando di far funzionare il cervello.
«Mio padre ha ucciso per salvarvi a causa della stupidità di un novellino. Rhaegar mi ha detto di pensare alla propria pelle, ma io non sono del tutto d’accordo su questa affermazione.» disse al vecchio Auror. «Quando si fa un lavoro di squadra allora si fa di tutto pur di tenere in vita la squadra ed è quello che mio padre ha fatto, sebbene macchiando la sua anima. Sono rischi che si corrono per… per coloro a cui si vuole bene, che sia per la famiglia o per un amico.» Poi ammiccò verso Murtagh, con un piccolo ghigno scherzoso per smorzare la tensione del momento. «E scommetto che adesso rischieresti quelle tue chiappe raggrinzite per salvare la pellaccia al figlio del tuo migliore amico!» Ovviamente era palese che mirasse a provocarlo per scherzo e non con malizia, esattamente come avrebbe fatto suo padre. In un certo senso, Aiden iniziava a vedere Murtagh come un mentore, come una sorta di padrino che faceva le veci del padre che aveva perduto.
«Non posso temporeggiare con delle domande, Murtagh. Mi hai chiesto se volevo intraprendere questa sfida e io l’ho accettata, perciò le domande le lascerò alla fine. Ora abbiamo molto lavoro da fare.» Si avvicinò all'uomo e gli posò una mano sulla spalla. «Una volta iniziato, non si può tornare indietro o fermarsi, si va’ solo avanti.» Strinse appena la presa, come per infondergli la forza necessaria per continuare a rimembrare nel passato, nei ricordi… nella storia.
Aiden Weiss
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view post Posted on 24/6/2017, 08:38
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L'ombra di un sorriso ed un sospiro lungo, intenso, suggellarono quel piccolo patto tra Auror.
Sembrava che Aiden avesse capito il ruolo di Murtagh nella storia, una sorta di guida in quell'inferno fatto di ricordi, pronto a guardargli le spalle ogni volta che ve ne fosse stata la necessità.

«D'accordo. Se questo è quello che vuoi, allora diamoci una mossa.» - una sentenza vera e propria, quella, in grado di rianimare le stanche membra dell'Auror ed illuminare i suoi occhi azzurri di una luce che Aiden aveva potuto scorgere in precedenza. Trascorso qualche minuto alla ricerca della fialetta di ricordi giusta, una valeva l'altra in fondo, Murtagh passò a versarne il contenuto nel Pensatoio.
Il liquido argenteo si mescolò presto al resto dei ricordi, in un turbinio di forme diverse: volti, edifici, documenti.
Murtagh fece cenno ad Aiden di raggiungerlo e di entrare nei ricordi di Dougal per primo; il lavoro da fare era molto, i ricordi da esaminare almeno una dozzina. Non sarebbero certo riusciti ad analizzarli tutti quello stesso giorno, ma con un po' di fortuna non avrebbero dovuto sprecare troppe energie in quel compito.
Murtagh attese pazientemente che il giovane si chinasse, increspando la superficie liquida col proprio volto, dopodiché ne emulò i gesti tuffandosi nuovamente nei ricordi del fratello.



▼ ▼ ▼


Quest_Dragon_3

Lo studiolo scomparve alle loro spalle, dissolvendosi nell'aria come in grandi volute di fumo grigio.
I due uomini, dapprima confusi, capirono solamente nei brevi istanti che seguirono dove si trovassero. Questa volta, Dougal li aveva portati al Ministero, in una hall dal pavimento in piastrelle di ceramica nera e lucida. Le fughe bianche, brillanti in quel ricordo opaco, somigliavano ad un reticolo intricato. Intorno a loro una dozzina di ascensori, alcuni fermi ed altri in movimento.
I passi lontani di un uomo si fecero sempre più vicini, un suono ritmico ad indicare l'incedere sicuro. Dougal li superò velocemente, dirigendosi al primo ascensore disponibile. Indossava un comune completo babbano: una camicia bianca, una giacca e dei pantaloni blu notte ed una cravatta dello stesso colore. A tradire quell'apparente eleganza, i capelli scuri lasciati lunghi a coprire la fronte alta e le sopracciglia folte. Il volto non era rasato, un elemento che Murtagh non evitò di tenere a mente. Se tra i fratelli Rose esisteva il rispetto del decoro, quello spettava sicuramente a Dougal. Fece cenno ad Aiden di seguire l'uomo ed entrarono insieme a lui nell'ascensore, non appena la grata metallica fu spostata di lato in uno sferragliante cigolio.
Iniziarono a scendere, attendendo pazientemente la fine della corsa.
Dougal non sembrava agitato, il suo volto appariva come una maschera di serietà.
La voce estemporanea indicò l'arrivo al Secondo Livello, un piano che i due ospiti conoscevano bene. Lì aveva sede il Quartiere Generale, ma anche - e soprattutto - il Wizengamot, il Tribunale.
L'Auror in giacca e cravatta scese e superò l'ingresso al Quartier Generale. Nella mente di Murtagh, e probabilmente in quella di Aiden stesso, si sarebbe fatta strada l'idea che il mago fosse diretto proprio ad un'udienza. Ma quale?
Percorso un lungo corridoio, svoltò in un altro subito a destra, il passo veloce di chi è in ritardo, ma cerca di mantenere un contegno sobrio e pacato.
La porta dell'aula di tribunale era chiusa e, fuori dalla stessa, erano seduti due uomini: Aeron Wallace, il volto segnato da piccole cicatrici ed il braccio mancante, e Charles Weiss. Il secondo, non appena vide Dougal, si alzò in piedi andandogli incontro, mentre Aeron accennò ad un saluto distratto col capo.

«Sono arrivato appena ho saputo.» - esordì Dougal, passando una mano tra i capelli scuri e mantenendo quella posa. Sembrava infastidito da quel cambio di programma improvviso, come se trovarsi lì, in quel momento, non fosse esattamente nei piani.
«Le cose si mettono male, Doug.» - il tono preoccupato di Charles Weiss avrebbe messo in allarme chiunque - «Hanno anticipato l'udienza. Hanno chiesto a Murtagh di entrare per primo.»
Dougal non sprecò fiato nonostante il fastidio e borbottò qualcosa a proposito di Murtagh.
«Murtagh non sa nulla e nemmeno lui.» - lo sguardo di Charles inquadrò Aeron, seduto alle sue spalle, a qualche metro di distanza. Prese Dougal per il braccio, conducendolo più lontano dalla porta e da orecchi indiscreti, dopodiché ricominciò a parlare.
«Solo tu ed io sappiamo come sono andate le cose, Doug. Tu, io e...» - non terminò la frase, lasciando intendere il seguito all'amico, il quale annuì convinto, lo sguardo fisso al pavimento e la mente rivolta a ben altri pensieri.
«Dovrei nasconderla? Portarla via?» - chiese, passando una mano tra i folti capelli neri e lasciando scoperta la fronte alta, madida di sudore.
«Non adesso, Doug. Sarebbe sospetto. Non siamo noi gli accusati. Dobbiamo avere cautela, o potrebbe finire anche peggio di così.»
Ciò detto, Charles rovistò nelle tasche alla ricerca di qualcosa, finché non ebbe estratto una piccola chiave d'ottone di fattura per nulla elaborata. La mise davanti agli occhi di Dougal, catturando finalmente la sua attenzione, dopodiché gli prese la mano destra, vi adagiò la chiave e serrò le dita dell'uomo su di essa.
«Terzo cassetto. Tu copri le spalle a me ed io copro le tue. Giusto?»
Dougal annuì per l'ennesima volta, indietreggiando appena per poi iniziare a correre verso gli ascensori. Murtagh lo seguì e chiese ad Aiden di fare lo stesso; dovevano scoprire che cosa, di fatto, i due dovessero nascondere. Suo fratello adorava i segreti, ne andava matto, eppure nei confronti di Charles era sempre stato un libro aperto.
Non raggiunsero gli ascensori, ma si limitarono ad accedere al Quartier Generale; incrociarono qualche Auror che non degnò Dougal di uno sguardo e nessuna traccia del Capo-Auror.
Entrarono nell'ufficio di Charles e rimasero in attesa, mentre Dougal si diresse a passo svelto ed affannato alla scrivania, quel ben noto mobile ricoperto di adesivi e figurine.
Ora quella frase sul terzo cassetto aveva un senso, o così pensò Murtagh. All'interno, visibile appena dai due ospiti, un pacchetto incartato malamente ed un biglietto stropicciato. Dougal li prese entrambi nascondendoli nella tasca interna della giacca. Chiuse il cassetto e, rimessosi in posizione eretta, batté le dita sul petto, là dove l'involucro aveva trovato posto, quasi a volersi rassicurare di aver fatto la cosa giusta.
Uscì di fretta dall'ufficio e la scena si dissolse nuovamente, eliminando gradualmente ogni dettaglio.




Il ritorno allo studiolo fu brusco, la sensazione di incompiutezza del ricordo e la confusione creata da quegli eventi. Murtagh scosse il capo, stordito, e si avvicinò nuovamente alla scrivania del fratello.
«Non capisco.» - ammise, più a se stesso che ad Aiden - «Non c'è un nesso.»
Nonostante le perplessità, Murtagh si chinò sui cassetti della scrivania disposti in due file laterali - una per lato - provando a forzarne manualmente l'apertura. Provò più volte, finché non si stancò di tentare con le buone maniere.
«Ho già visto quella roba... ne sono sicuro.»
Parlava da solo e, con un colpetto di bacchetta, il vano fu estratto dal mobile principale, spargendo piccoli foglietti tutt'intorno e lasciando rotolare sul tappeto una scatola identica a quella appena vista in quel ricordo sbiadito.
Aiden avrebbe potuto cogliere solamente lo sguardo stupito di Murtagh, mentre quest'ultimo si chinava a raccogliere l'involucro di carta marrone.

«Dougal diceva sempre che doveva ricordarsi di questo, di non perderlo... perché Charles non gliel'avrebbe perdonato, ma non avevo mai capito perché. Me lo disse anche quel giorno, dopo che fui ascoltato dal Wizengamot.» - in pochi istanti colmò lo spazio tra lui ed Aiden, porgendogli il pacchetto; il biglietto non c'era, forse perduto, ma sembrava che il regalo fosse stato aperto maldestramente dopo essere stato impacchettato la prima volta, oltre ad essere nuovamente richiuso con poca attenzione. C'era la mano di Dougal in quella piccola manomissione, ma Murtagh non lo disse. Ora sapeva perché, in punto di morte, Dougal gli avesse chiesto di non gettare mai i suoi effetti personali.
«Aprilo. Sono cose tue, di questo sono sicuro.»
Un incoraggiamento colmo d'ansia ed agitazione, quasi si trattasse di una questione di vita o di morte. Non aveva idea del perché Charles e Dougal avessero mantenuto un segreto tra loro di così grande importanza, né capì che cosa ci fosse di così importante in un pacchetto vecchio di quindici anni.
Una volta rotto l'involucro cartaceo in uno strappo deciso ed aperta la scatolina di latta al suo interno, Aiden avrebbe visto due oggetti: un anello ed un ciondolo. Il primo, dall'aspetto lievemente massiccio e pesante, recava l'effige di un lupo. Il ciondolo, dalle linee geometriche, raffigurava una volpe.




Ed eccoci al secondo ricordo: più misterioso e, tuttavia, fondamentale.
Aiden riceve il pacchetto contenente i due oggetti, che potrai inserire in scheda a quest terminata.
 
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view post Posted on 24/6/2017, 14:23
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#Scheda #Auror #26 anni
Segretamente tra i due Auror era già sfiorito un legame abbastanza solido, ma Aiden sapeva perfettamente che finché non avesse visto il ricordo della morte di suo padre e individuato il responsabile, non avrebbe potuto fidarsi ciecamente di Murtagh e nemmeno chiedergli scusa. Era facile imboccare le persone di menzogne, fingere di essere loro amiche, per poi colpirle alle spalle. Doveva quindi evitare questa cosa, aveva deciso infine, in maniera ufficiale: le scuse a verità rivelata.
Guardò Murtagh versare il contenuto della seconda fiala nel Pensatoio e si avvicinò al suo cenno, procedendo con l’immersione. Cosa avrebbe visto questa volta?

***



Fu confuso, in principio.
Una volta giunti nel luogo del ricordo, lasciandosi alle spalle lo studio di Dougal Rose, Aiden fissò quel nuovo posto che altri non era che il Ministero della Magia.
Una cosa la capì subito: non avrebbe visto anche stavolta la morte di suo padre, lui era morto a Manchester, ma forse avrebbe visto qualcosa di altrettanto utile, forse il movente per cui era morto.
Seguì con lo sguardo la figura di Dougal Rose che si avviava ad uno degli ascensori, per poi avviarsi a sua volta assieme a Murtagh. La fermata fu il Secondo Livello, dove risiedevano il Quartier Generale degli Auror e il Wizengamot. Fu proprio verso questo settore in cui si diresse Dougal una volta uscito dall’ascensore e i due Maghi che stavano visionando quel ricordo, lo seguirono a ruota.
Aiden trovò strana la cosa, si domandò diverse volte perché, ma tutte le sue risposte le ricevette una volta arrivati nell’aula del Tribunale Magico, dove vi erano già suo padre e Wallace, mutilato come Murtagh gli aveva spiegato dopo il primo ricordo.
Suo padre aveva preso da parte Dougal e accennò ad una verità che solo loro due e un’altra persona sapevano. Aiden dovette fare mente locale e ipotizzò che quello doveva essere il ricordo di quello che accadde dopo Cardiff dove suo padre aveva ucciso per salvare Murtagh da morte certa. Quindi, a conti fatti, tutto il caso era sotto processo per quanto accaduto e che - forse - la terza persona, a seguito di quanto disse poi Dougal, doveva trattarsi di quella bambina, Zoe, a cui era stata salvata la vita durante quello stesso evento.
Lanciò uno sguardo significativo a Murtagh, come per fargli capire che aveva fatto i suoi calcoli mentali e aveva capito che si stavano riferendo a Zoe. Ma tornò subito a fissare la scena: suo padre consegnò a Dougal una chiave. Cosa apriva suddetta chiave?
Ma il mistero alla figura della bambina si era fatto troppo fitto e non riusciva a riunire i pezzi del puzzle. Tornò a fissare Murtagh ma non fece in tempo a dire o fare nulla, che entrambi presero a rincorrere Dougal verso l’ascensore.
Cosa stava accadendo? Perché così tanta fretta?
Dougal Rose si fermò nello studio di suo padre ed entrò come se da esso vi fosse una questione di vita o di morte. Estrasse dal cassetto un pacchetto e un biglietto stropicciato, per poi nasconderli nella tasca della giacca interna. Cosa conteneva il pacchetto? E il biglietto?
La scena svanì e Aiden si ritrovò nello studio di Dougal a casa Rose, assieme a Murtagh…

***



Un ronzio fastidioso si impossessò delle sue orecchie, tant’è che provò a scuotere la testa come un cane per potersi liberare da quella sensazione spiacevole.
Gli occhi blu erano fissi su Murtagh. Era sul punto di chiedergli di più riguardo a quanto accadde al Wizengamot ma il vecchio Auror sembrava più confuso di lui.
«Avrà un senso quando avremo più pezzi di questo immenso puzzle, Murtagh...» mormorò, mentre guardava l’uomo armeggiare con i cassetti della scrivania, prima con le buone e poi con le cattive. Voleva veramente a tutti i costi cercare quel pacchetto e anche se Aiden non vedeva nulla dalla posizione in cui si trovava, dall’espressione di Murtagh intuì di aver trovato qualcosa.
Lo guardò avvicinarsi con i mano il pacchetto, aperto e richiuso malamente. Non sapeva a cosa pensare, tranne che mancava il biglietto stropicciato come avevano visto nel ricordo.
Lentamente, e con mani tremanti, Aiden prese il pacchetto e tolse la carta prima di aprire la scatolina di latta. Ciò che trovò dentro fu sconcertante, quasi gli esplose il cuore.
L’anello di suo padre, il massiccio anello d’argento con la testa di lupo, uno di quegli effetti personali con cui suo padre non si separava mai era lì, tra le sue mani. Si era sempre domandato che fine avesse fatto in tutti quegli anni, se gli era stato rubato o lo avesse perso. Invece era lì ed in ottime condizioni.
Ma fu il ciondolo a forma di volpe, sempre in argento, a rompere in mille pezzi il suo forte autocontrollo e a gettarlo nella disperazione più totale. Si ritrovò a piangere come un bambino, come il giorno in cui gli avevano dato la triste notizia della morte di suo padre.
«Sapeva che ce l’avrei fatta, che sarei diventato Auror...» singhiozzò, stringendo la scatolina. «E che sarebbe arrivati a me! Murtagh… Non sono degno del suo anello! Non ancora! Devo ancora guadagnarmelo!»
Tolse con un gesto deciso l’anello della scatola e lo posò sulla superficie della scrivania di Dougal. Serrò la mascella mentre si teneva in equilibrio contro il mobile, temendo di crollare a terra da quanto era scosso. Ovviamente lottò per riprendere la calma a l’autocrollo, arrestando il flusso delle lacrime, ma ci vollero diversi minuti.
Passandosi una mano sul viso, asciugandosi le lacrime, Aiden disse in tono deciso: «Dobbiamo seguire la cronologia dei ricordi di tuo fratello se vogliamo arrivare alla soluzione finale.» Prese un respiro profondo, passandosi una mano tra i capelli e rigettandoli all'indietro, per poi decidersi di indossare almeno il ciondolo della volpe. Era il suo simbolo, era lui, non poteva ignorare quello che era un dono di suo padre. L'ultimo....
Poi si voltò verso Murtagh, gli occhi arrossati ma con una certa decisione. Sembravano quasi iniettati di sangue, ma era palese che fosse tutto dovuto al pianto. «Lungi da me farti rievocare la morte di tuo fratello… Ma da quanto tempo è venuto a mancare?»

Aiden Weiss
“And I started to hear it again, but this time it wasn't the end.”
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view post Posted on 30/6/2017, 19:58
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Il Fato

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Quest_Dragon

Quando, sei anni prima, si era ritrovato al capezzale del fratello morente, Murtagh Rose sapeva di non aver ben chiare tutte le variabili che immancabilmente lo avevano condotto sino a quel preciso momento della sua vita.
Poteva trattarsi di un diabolico scherzo del Destino, una fatalità che gli sarebbe potuta costare caro se Dougal non fosse intervenuto. Ora, a distanza di pochi anni, Murtagh Rose aveva compreso ciò che prima gli era risultato sfuggente, quel piccolo dettaglio che, se dimenticato, scombina l'intero assetto del sistema.
Promettendo al fratello che avrebbe tenuto da parte i suoi effetti personali, che non avrebbe lasciato a nessuno il privilegio di vivere sotto il suo tetto e che si sarebbe accertato che Zoe - la bambina salvata tanti anni prima - conducesse una vita adeguata e dignitosa, Murtagh aveva stretto un patto di cui non si era premurato di conoscere gli estremi. Non a fondo come avrebbe dovuto.
Stringendo tra le mani il pacchetto, prima di consegnarlo al legittimo proprietario, un pensiero fugace aveva attraversato la sua mente stanca. La voce di Dougal, un sussurro roco simile ad un alito di vento, rievocò quel momento.
«Se lo perdi, tornerò dalla tomba solo per tormentarti. Come la vecchia Jill.»
Quella frase gli aveva strappato un sorriso amaro, mentre teneva la mano del fratello nella sua; erano state le sue ultime parole e benché la vecchia Jill, un'arzilla ottantenne di Inverness che viveva in fondo alla strada quando i fratelli Rose erano solamente ragazzi, non fosse mai davvero tornata dall'aldilà per dannare le loro anime ribelli, Murtagh aveva sperato di rivedere il fratello minore in questa o nell'altra vita.
Rimase in silenzio, voltando le spalle ad Aiden in quel momento così particolare, lasciando che il ragazzo gestisse da solo quella tempesta emotiva come avrebbe fatto un vero uomo. Se era davvero il figlio di Charles Weiss avrebbe preferito affrontare i propri demoni in solitudine, scacciandoli a modo proprio e senza l'intervento di una presenza amica.
Ne approfittò per riporre il porta-fialette in argento ed il pensatoio all'interno del mobile, attivando nuovamente le misure di sicurezza previste dallo stesso Dougal svariati anni prima.
Aveva sempre ammirato la sua caparbietà e perspicacia, l'adorazione per le forme di magia più complesse e il suo essere costante nell'esercizio. Avrebbe voluto essere proprio come lui: coraggioso e sagace, audace seppur cauto. Dougal rischiava la propria vita solamente con cognizione di causa, ogni passo doveva essere misurato ed ogni gesto preventivato.
I due fratelli erano simili come il giorno e la notte, due facce della stessa medaglia pur avendo compiuto scelte di vita differenti.
Fu richiamato al presente dal ragazzo dai capelli rossi, ancora scosso per quella scoperta tanto inattesa. Si avvicinò a lui dopo aver riposto il Pensatoio, posando la mano sinistra sulla spalla del giovane in un gesto rassicurante.

«Se voleva che fossi tu ad averlo avrà avuto le sue buone ragioni. Ad ogni modo, ti sconsiglio di indossarlo, metà dei Mangiamorte in circolazione si ricorda di tuo padre e nonostante la cosa non mi piaccia... non voglio che a rischiare la vita sia tu. Mettilo via.» - il tono deciso avrebbe posto fine a quel breve contatto, lasciando che il ragazzo scegliesse autonomamente quale fosse il giusto comportamento da adottare.
Qualunque scelta Aiden avesse fatto, Murtagh lo avrebbe supportato pienamente senza remore di sorta.

«Credo che Dougal ci dirà ben poco...» - commentò, il tono amaro nuovamente a fior di labbra, pronto a stroncare l'idea del giovane Weiss - «...dobbiamo stilare un elenco di persone che potrebbero saperne qualcosa di più.»
La mente corse immediatamente a Wallace, il collega congedato e ritiratosi a vita privata, e a Zoe, la bambina che Dougal aveva salvato quel maledetto giorno. Ora la bambina non c'era più: al suo posto, una donna dal volto sconosciuto vagava per l'Inghilterra o in chissà quale altra zona del mondo. Trovarla non sarebbe stato facile, ma aveva l'impressione che lei avrebbe avuto parte delle risposte di cui tanto anelavano la conoscenza.
Si chiuse nel silenzio, riflettendo mentalmente a chi, tra i propri conoscenti, potesse conoscere dettagli utili alla risoluzione di quel caso, senza rendere partecipe Aiden delle proprie elucubrazioni. Fu allora che il ragazzo toccò un tasto dolente: la morte di Dougal.

«Sei anni, undici mesi e quattro giorni. Non credermi pazzo, figliolo, ma la sua morte mi perseguita.»
L'immagine di Dougal in un letto d'ospedale era marchiata a fuoco nella sua memoria: una stanza dalle pareti bianche, un letto coperto da candide lenzuola ed il fratello febbricitante. Tante piccole goccioline di sudore freddo imperlavano la sua fronte, la barba la rada ed i capelli lunghi appiccicati alla pelle diafana; lo sguardo vuoto, quegli occhi azzurri spenti della viva luce che tante ragazze avevano apprezzato in gioventù e le labbra bianche e screpolate, fisse in una smorfia di dolore.
«Ha trascorso dieci giorni al San Mungo, lottando con tutto il suo vigore, ma non è riuscito a tornare a casa.»
Lui e i tre fratelli superstiti - Eithné, Keitha e Callum - erano rimasti con lui fino alla fine, soffrendo in silenzio ad ogni spasimo di dolore del fratello finché, in un ultimo sofferto respiro, Dougal aveva lasciato questa terra.
«L'hanno avvelenato, la morte più disonorevole per un Auror. Morire in duello è una cosa... ma questo...»
Il pugno, stretto in una morsa, colpì la scrivania in un momento di stizza facendo oscillare il modellino di sistema solare impolverato all'angolo opposto del ripiano. Per l'ennesima volta, voltava le spalle al giovane Auror, conscio del proprio viso solcato da una lacrima.
La boria di aver catturato un criminale, quello stesso mattino, era svanita come il lieve strato di rugiada del mattino.

«Non violerò i ricordi di mio fratello, almeno per oggi. Spero tu possa capire. E credo che tu abbia molto su cui riflettere... stilerò quella lista e te la consegnerò appena l'avrò ultimata.»
Avevano terminato per quel giorno? Aiden avrebbe seguito i consigli del suo nuovo mentore?



Siamo alle ultime, decisive battute.
Murtagh è chiaramente scosso, deciso a trovare i responsabili di non una, ma ben due morti e propone un'azione. Sei libero di andartene così come sei arrivato (tramite Metropolvere) oppure di restare e proporre una tua idea.
 
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view post Posted on 2/7/2017, 10:42
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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#Scheda #Auror #26 anni
Calmarsi non era stato facile, ma nemmeno troppo difficile. Aiden era diventato abile nell'autogestione delle proprie emozioni e sentimenti, quei sette anni a Skellig aveva fatto sì che si forgiasse come un pezzo di metallo battuto sull'incudine, ottenendo una robusta armatura che ora indossava con fierezza.
Le parole di Murtagh gli fecero comprendere quanto - effettivamente - l’anello poteva rivelarsi fatale per lui, poiché molti Mangiamorte conoscevano l’ormai ex proprietario deceduto. Tenerlo celato agli occhi altrui era la cosa migliore, ma questo non voleva dire che non lo avrebbe portato con sé. Si tolse il ciondolo appena indossato della volpe e fece passare l’anello dentro la catenella, per poi rimettersela al collo. Per ora l’anello sarebbe stato in quel posto.
Ritornando sul da farsi, Murtagh propose di ampliare le loro ricerche altrove, stilando un elenco di persone che potrebbero saperne qualcosa. Si passò una mano sul mento, grattandosi distrattamente la barba come era solito fare quando era pensoso o rifletteva sul qualcosa.
«Sì, forse hai ragione. Meglio estendere le ricerche su larga scala se vogliamo venirne a capo.» Si tirò piano una ciocca di peli rossicci mentre si umettava le labbra. «Io penso che proverò a parlarne con mia madre, se sa qualcosa alla fine dovrà dirmela. Ora che sono un Auror non ha più ragioni per tenersi qualcosa per sé e oltretutto dovrò dargli proprio questa notizia. Presumo che dovrò portarla fuori a cena per tenerla buona dal volermi fare a fettine.» ridacchiò per quella frase finale. Sarebbe stata un’impresa tenere buona sua madre, anche con una cena, e non era detto che gli garantisse la sopravvivenza dalla sua furia.
Quando Murtagh abbatté un pugno sulla scrivania, Aiden ebbe un sussulto per la sorpresa. Dougal Rose era morto qualche tempo dopo suo padre e addirittura avvelenato, una morte per nulla degna per un Auror di un certo calibro come il fratello di Murtagh.
Aiden allungò la mano con l’intento di restituire a Murtagh il gesto di conforto, stringendogli appena una spalla, per poi lasciarlo andare subito dopo e indietreggiare di pochi passi.
«Come a me perseguita la morte di mio padre...» ammise in un sussurro. «A volte mi pare di sentirlo nella mia testa, che mi da consigli.» Sospirò e si mise le mani sui fianchi. «Non andremo oltre con i ricordi di Dougal. Procederemo per altre vie, anche se ci metteremo il doppio del tempo necessario. Sono molto paziente.» aggiunse.
Ed era vero. Aiden era diventato paziente, perché era fondamentale per un Auror se voleva fare bene il proprio lavoro oltre che sopravvivere.
«Quando avrai la lista, mi troverai nel mio ufficio.»
Infine, decretò che doveva assolutamente scusarsi con Murtagh per aver sospettato di lui. Dopotutto, Aiden aveva decretato che l’anziano Auror era veramente una persona sincera e onesta, che non voleva tradirlo e nuocergli. Avanzò di qualche passo verso Murtagh e lo guardò visibilmente pentito. «Io ti devo delle scuse, Murtagh.» iniziò, in tono serio. «All'inizio non mi fidavo di te, temevo volessi ottenere la mia fiducia usando il legame che hai sempre avuto con la mia famiglia per potermi tendere una trappola e uccidermi. Non mi sto scusando solo per la mia diffidenza, ma anche per aver provato ad indagare sulle tue intenzioni, curiosando nel tuo studio. Lo so, è stato scortese e maleducato da parte mia, ma non avevo scelta. Non sono così simile a mio padre, Murtagh, non ti ho concesso subito la mia fiducia anche se ti ho fatto credere il contrario.» Trasse un profondo respiro e poi riprese a parlare. «Non posso permettermi di commettere il suo stesso sbaglio, devo calibrare bene su chi posso fidarmi. E ora posso dire che mi fido di te, mi hai dato tutte le prove necessarie per non credere più al contrario. Spero che perdonerai questo mio trucchetto, Murtagh, e che mi insegnerai ad essere un buon Auror.»
Quel torrente di parole scivolò via con una tale fluidità che avrebbe certamente impedito a Murtagh di ribattere finché non avesse finito. L’idea di ritrovarsi contro Murtagh non gli piaceva, ma quelle scuse gliele doveva, aveva ficcato il naso dove non doveva e ora doveva pagare il dazio, ottenendo o meno il perdono dell’Auror.
«Ho bisogno di un mentore. Mio padre mi ha lasciato molti nemici e temo possano essercene anche all’interno del Quartier Generale.» Parole dure, ma vere. Aiden aveva espresso il proprio sospetto con Murtagh, un modo per fargli capire che si fidava di lui e che aveva bisogno di lui. «Come noi possiamo infiltrarci tra le file dei Mangiamorte, loro possono infiltrarsi tra le nostre file. Le persone corrotte ci saranno sempre, Murtagh, per questo dobbiamo agire con discrezione.»
Lentamente allungò la mano verso Murtagh, sia per scusarsi sia per suggellare una sorta di accordo. «Ti do le mie scuse, la mia fiducia e anche la mia onestà.» pronunciò in tono solenne. «E ti spalleggerò nel fare giustizia per coloro che abbiamo perso! Ammesso e concesso che tu voglia perdonarmi.»
Aiden Weiss
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