Segretamente tra i due Auror era già sfiorito un legame abbastanza solido, ma Aiden sapeva perfettamente che finché non avesse visto il ricordo della morte di suo padre e individuato il responsabile, non avrebbe potuto fidarsi ciecamente di Murtagh e nemmeno chiedergli scusa. Era facile imboccare le persone di menzogne, fingere di essere loro amiche, per poi colpirle alle spalle. Doveva quindi evitare questa cosa, aveva deciso infine, in maniera ufficiale: le scuse a verità rivelata.
Guardò Murtagh versare il contenuto della seconda fiala nel Pensatoio e si avvicinò al suo cenno, procedendo con l’immersione. Cosa avrebbe visto questa volta?
***
Fu confuso, in principio.
Una volta giunti nel luogo del ricordo, lasciandosi alle spalle lo studio di Dougal Rose, Aiden fissò quel nuovo posto che altri non era che il Ministero della Magia.
Una cosa la capì subito: non avrebbe visto anche stavolta la morte di suo padre, lui era morto a Manchester, ma forse avrebbe visto qualcosa di altrettanto utile, forse il movente per cui era morto.
Seguì con lo sguardo la figura di Dougal Rose che si avviava ad uno degli ascensori, per poi avviarsi a sua volta assieme a Murtagh. La fermata fu il Secondo Livello, dove risiedevano il Quartier Generale degli Auror e il Wizengamot. Fu proprio verso questo settore in cui si diresse Dougal una volta uscito dall’ascensore e i due Maghi che stavano visionando quel ricordo, lo seguirono a ruota.
Aiden trovò strana la cosa, si domandò diverse volte perché, ma tutte le sue risposte le ricevette una volta arrivati nell’aula del Tribunale Magico, dove vi erano già suo padre e Wallace, mutilato come Murtagh gli aveva spiegato dopo il primo ricordo.
Suo padre aveva preso da parte Dougal e accennò ad una verità che solo loro due e un’altra persona sapevano. Aiden dovette fare mente locale e ipotizzò che quello doveva essere il ricordo di quello che accadde dopo Cardiff dove suo padre aveva ucciso per salvare Murtagh da morte certa. Quindi, a conti fatti, tutto il caso era sotto processo per quanto accaduto e che - forse - la terza persona, a seguito di quanto disse poi Dougal, doveva trattarsi di quella bambina, Zoe, a cui era stata salvata la vita durante quello stesso evento.
Lanciò uno sguardo significativo a Murtagh, come per fargli capire che aveva fatto i suoi calcoli mentali e aveva capito che si stavano riferendo a Zoe. Ma tornò subito a fissare la scena: suo padre consegnò a Dougal una chiave. Cosa apriva suddetta chiave?
Ma il mistero alla figura della bambina si era fatto troppo fitto e non riusciva a riunire i pezzi del puzzle. Tornò a fissare Murtagh ma non fece in tempo a dire o fare nulla, che entrambi presero a rincorrere Dougal verso l’ascensore.
Cosa stava accadendo? Perché così tanta fretta?
Dougal Rose si fermò nello studio di suo padre ed entrò come se da esso vi fosse una questione di vita o di morte. Estrasse dal cassetto un pacchetto e un biglietto stropicciato, per poi nasconderli nella tasca della giacca interna. Cosa conteneva il pacchetto? E il biglietto?
La scena svanì e Aiden si ritrovò nello studio di Dougal a casa Rose, assieme a Murtagh…
***
Un ronzio fastidioso si impossessò delle sue orecchie, tant’è che provò a scuotere la testa come un cane per potersi liberare da quella sensazione spiacevole.
Gli occhi blu erano fissi su Murtagh. Era sul punto di chiedergli di più riguardo a quanto accadde al Wizengamot ma il vecchio Auror sembrava più confuso di lui.
«
Avrà un senso quando avremo più pezzi di questo immenso puzzle, Murtagh...» mormorò, mentre guardava l’uomo armeggiare con i cassetti della scrivania, prima con le buone e poi con le cattive. Voleva veramente a tutti i costi cercare quel pacchetto e anche se Aiden non vedeva nulla dalla posizione in cui si trovava, dall’espressione di Murtagh intuì di aver trovato qualcosa.
Lo guardò avvicinarsi con i mano il pacchetto, aperto e richiuso malamente. Non sapeva a cosa pensare, tranne che mancava il biglietto stropicciato come avevano visto nel ricordo.
Lentamente, e con mani tremanti, Aiden prese il pacchetto e tolse la carta prima di aprire la scatolina di latta. Ciò che trovò dentro fu sconcertante, quasi gli esplose il cuore.
L’anello di suo padre, il massiccio anello d’argento con la testa di lupo, uno di quegli effetti personali con cui suo padre non si separava mai era lì, tra le sue mani. Si era sempre domandato che fine avesse fatto in tutti quegli anni, se gli era stato rubato o lo avesse perso. Invece era lì ed in ottime condizioni.
Ma fu il ciondolo a forma di volpe, sempre in argento, a rompere in mille pezzi il suo forte autocontrollo e a gettarlo nella disperazione più totale. Si ritrovò a piangere come un bambino, come il giorno in cui gli avevano dato la triste notizia della morte di suo padre.
«
Sapeva che ce l’avrei fatta, che sarei diventato Auror...» singhiozzò, stringendo la scatolina. «
E che sarebbe arrivati a me! Murtagh… Non sono degno del suo anello! Non ancora! Devo ancora guadagnarmelo!»
Tolse con un gesto deciso l’anello della scatola e lo posò sulla superficie della scrivania di Dougal. Serrò la mascella mentre si teneva in equilibrio contro il mobile, temendo di crollare a terra da quanto era scosso. Ovviamente lottò per riprendere la calma a l’autocrollo, arrestando il flusso delle lacrime, ma ci vollero diversi minuti.
Passandosi una mano sul viso, asciugandosi le lacrime, Aiden disse in tono deciso: «
Dobbiamo seguire la cronologia dei ricordi di tuo fratello se vogliamo arrivare alla soluzione finale.» Prese un respiro profondo, passandosi una mano tra i capelli e rigettandoli all'indietro, per poi decidersi di indossare almeno il ciondolo della volpe. Era il suo simbolo, era lui, non poteva ignorare quello che era un dono di suo padre. L'ultimo....
Poi si voltò verso Murtagh, gli occhi arrossati ma con una certa decisione. Sembravano quasi iniettati di sangue, ma era palese che fosse tutto dovuto al pianto. «
Lungi da me farti rievocare la morte di tuo fratello… Ma da quanto tempo è venuto a mancare?»