What remains?, Missione Squadra Antimago.

Le indicazioni fornite dall’uomo dalla bionda e riccioluta chioma furono sufficienti a far giungere Maurizio sul luogo indicato.
La porta era proprio lì davanti a lui, con tanto di cartello che recitava “Vietato l’ingresso alle persone non autorizzate”; e proprio sullo stipite della porta vi era il bassorilievo a forma di cavallo alato.
Era nel posto giusto.
A bacchetta sguainata, il mago guardò la porta con attenzione, ma non c’erano scalini in vista. Forse il gradino di cui aveva sentito parlare si trovava all’interno.
Alcuni rumori di passi attirarono l’attenzione di Maurizio; c’era qualcuno in avvicinamento. Si poteva persino vedere la sagoma di un uomo in lontananza, ma costui, come se si fosse improvvisamente ricordato di un impegno urgente, fece dietrofront e andò via di gran fretta.
La via era sgombra, ma per entrare occorreva aprire la porta.

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Hai fatto bene
Chiedo perdono per il ritardo, da ora dovremo procedere più spediti

Bastò una leggera pressione ed il bassorilievo venne schiacciato consentendo al meccanismo magico di scattare ed aprire la porta. L’interno appariva come un comunissimo corridoio; appena Maurizio varcò l’uscio, si accesero una serie di candele fluttuanti che illuminarono il passaggio.
L’uomo avanzò sovrappensiero e non si accorse che a soli tre passi c’era una scala. Il piede destro si poggiò sul primo gradino e in un istante la scala si trasformò in uno scivolo. Fu inevitabile. Improvvisamente il mago si trovò a scorrere velocemente lungo il condotto e sbucò sulla via principale di Down Bridge.
Ecco qual’era il gradino a cui doveva fare attenzione!
Il viaggio era stato un po’ turbolento, ma alla fine era giunto sul luogo dell’incidente. la strada principale divideva una fila di villette recintate, ognuna con un aspetto diverso, tutte a loro modo eccentriche e stravaganti come potevano essere solo le case dei maghi.
La casa dei signori Mustagh non era difficile da trovare, l’incantesimo gnaulante era ancora attivo e il rumore si sentiva chiaro e tondo dalla posizione in cui si trovava Maurizio. Inoltre di fronte alla casa, che aveva una forma che ricordava un fungo, si era riunito un capannello di curiosi. Agli schiamazzi dell’allarme si univano quelli della signora Mustagh, una donna bassa e rotonda, con i capelli brizzolati e legati in modo arruffato sopra la testa, che agitava la bacchetta minacciando i vicini delle peggiori fatture se non avessero portato via il loro brutto muso dalla sua proprietà.

-Brutti impiccioni, se non ve ne andate subito vi trasformo in nani da giardino-
Stava sbraitando la signora Mustagh, che tra le urla e l’agitazione era diventata paonazza. L’avvicinarsi di Maurizio non la scompose minimamente; stava per dirgliene quattro anche a lui se non fosse che il fumo di sigaretta le causò un improvviso attacco di tosse, impedendole di sbraitare ancora.
Ciò diede tempo all’uomo per identificarsi.
-Era ora che arrivaste-
Rivolse ai vicini impiccioni dei gestacci e fece segno a Maurizio di seguirla.
-Venga, venga; vedrà con i suoi occhi-
La signora Wilma condusse Maurizio in casa; appena oltre l’ingresso c’era una scala che portava al seminterrato. La donna scese e si fermò di fronte ad una porta aperta.
-Entri, entri- lo esortò.
Entrando nella stanza sarebbe subito saltato all’occhio ciò che era successo: un furto.
La stanza, che era chiaramente un laboratorio pozionistico, si trovava completamente a soqquadro.
Fogli sparsi a terra, scaffali con mensole incrinare e completamente svuotate, la scrivania in completo disordine. Pile di calderoni caduti. I ripiani su cui erano conservati i barattoli con gli ingredienti erano mezzi vuoti, e quei pochi ingredienti rimasti si trovavano per lo più sul pavimento, tra i vetri rotti.
Nella stanza c’era un’unica finestra, posta in altro, che dava sul giardino. Sotto di essa una pozza verde brillante che ribolliva ed emanava fumi verdastri di tanto in tanto.
L’ultimo elemento degno di nota era una cassa, posta al lato sinistro della scrivania, sul pavimento. Era aperta ed il suo contenuto era stato sparpagliato nei dintorni; mappe, carte e sacchetti di stoffa di varie dimensioni, tutti vuoti.

Wilma era entrata nella stanza dietro di lui; se ne stava davanti la porta a braccia conserte aspettando che l’ispezione finisse.
-Oh, ma io so perfettamente chi è stato- esordì con tono accusatore -è stata quella vecchiaccia di Selma, la vicina- era un’accusa bella grossa quella della signora Mustagh
-Vede- spiegò -Mio marito è un pozionista; è sempre in giro a cercare ingredienti per le sue pozioni. Quella vecchia strega è solo una ciarlatana, dice di essere una divinatrice, ma non riuscirebbe a predire neppure il tempo, mi creda. È caduta in disgrazia già da qualche anno e sta sempre ad elemosinare qualcosa; un fegato di drago, una milza di topo- si cimentò in una blanda imitazione della suddetta vicina -il mio Mark è un tipo gentile le ha sempre dato tutti gli ingredienti che voleva, ma ultimamente aveva iniziato a chiedere troppo e così le ho detto chiaramente di stare alla larga. È una coincidenza che dopo due giorni sia successo questo? Non credo proprio. È stata lei!-
Quella signora ne aveva di cose da dire e sembrava essere molto convinta della colpevolezza della sua vicina; ma dove finiva il pettegolezzo ed iniziavano i fatti?
-Ha rubato ingredienti, può vederlo da solo; ce ne erano alcuni molto rari e sono spariti-
Mentre faceva il resoconto della merce mancante si avvicinò alla scrivania e si accorse che la cassa era aperta. Si accovacciò per terra iniziando a frugare tra le carte finite a terra e le poche cose rimaste nella cassa.
-No, No, No- ripeté allarmata creando ancora più disordine di quello che già c’era. -è sparito. C’era un manufatto antico in questa cassa. Mio marito ci tiene particolarmente, andrà su tutte le furie quando si accorgerà che è sparito. È di forma esagonale con iscrizioni Azteche- lo sguardo di Wilma si fece supplichevole -Deve ritrovarlo, la prego-

Maurizio si era fiondato fuori dall’abitazione senza dare alla signora Wilma il tempo di dare voce alle proprie perplessità o di rispondere alle richieste fatte.
L’allarme era appena cessato e la folla al di fuori dell’abitazione era scemata. I pochi curiosi rimasti si erano disposti dall’altro lato della strada, bisbigliando e lanciando sguardi poco discreti verso la casa dei Mustagh.
La donna alla quale il ministeriale si era rivolto era giovane ed abbastanza attraente. Folti capelli neri contornavano un viso ovale e privo di imperfezioni; naso piccolo e aggraziato, labbra carnose e occhi il cui sguardo era accentuato da un filo di trucco. Era difficile non notarla, forse per questo il mago si era rivolto proprio a lei.
-Mi piacerebbe tanto poter rispondere alla sua domanda, ma mi sono trasferita qui da poco tempo, conosco poche persone e i signori Musagh non sono tra questi- rispose cordialmente accennando un sorriso
-Sono stati derubai quindi- dedusse dalle informazioni -Brutta storia. Se posso esserle utile in qualche modo non si faccia scrupoli- aggiunse poggiando la mano sul braccio dell’uomo -sono a sua disposizione-
-Mi hanno sempre affascinato le indagini della polizia- aggiunse, dopo una breve pausa, con un po’ di euforia.

La giovane donna parve colpita dall’atteggiamento spavaldo di Maurizio, come se gli sforzi compiuti dall’italiano avevano fruttato il successo sperato.
Lei ritirò la mano dal suo braccio con la stessa naturalezza con la quale ce l’aveva messa.
-Oh! Sono più che sicura che abbia la situazione sotto controllo- rispose con una certa complicità. Poi si mostrò pensierosa, le era stata posta una domanda importante: sapeva qualcosa di utile? Le venne in mente qualcosa
-Mmh, sono sicura che lei lo sappia già. È così banale che mi vergogno a dirlo- sorrise appena, distogliendo lo sguardo
- a due isolati da qui abita un noto ladruncolo; anzi, scommetto che è proprio questa la sua pista. Dico bene?-
Quella donna si stava rivelando una fonte di informazioni, chissà cos’altro sapeva. Un nuovo indizio si aggiunse alle breve lista, c’erano ben due sospettati da interrogare: l’anziana vicina Selma, gentilmente accusata dalla signora Mustagh; e questo famigerato ladruncolo che viveva a soli due isolati da lì, suggerito dall’affascinante donna misteriosa.
La donna rispose alla “riverenza” con un cenno del capo
-Molto lieta Sir . Non ha colto il mio nome perché non gliel’ho detto- rise appena -Facciamo così, glielo dirò più tardi, davanti ad un bicchiere di idromele, così mi dirà se posso stare tranquilla o se rischio di essere a mia volta derubata-
Sembrava un appuntamento in piena regola.

La donna misteriosa non si trattenne oltre. Dopo essersi allontanata dal marciapiede dirimpetto alla casa dei Mustagh, si avviò verso la locanda più vicina. I suoi passi vennero seguiti da Maurizio che, mosso dal suo istinto, non la perse di vista neppure per un momento.
È una cosa strana l’istinto, spinge l’uomo a fare cose apparentemente prive di fondamento logico. L’agente aveva veramente notato qualcosa di sospetto nel comportamento di quella donna? Oppure era stato un’altra la causa che l’aveva spinto verso di lei?
Pochi minuti dopo la donna varcò l’ingresso della locanda, l’insegna sopra la porta recitava “L’Antro del Troll”.
Dalla finestra si poteva vedere parte della sala e il bancone dell’oste. Era un locale abbastanza cupo, in penombra, illuminato solo da qualche candela sospesa e dal fuoco dei caminetti sparsi per il perimetro della sala. L’atmosfera del locale era conforme al suo nome.
L’oste era un tipo corpulento e molto alto. Indossava una tunica grigia con un grembiule nero, per non far vedere le macchie. Aveva la testa completamente glabra e una barba ispida e lunga, addobbata da perline colorate.
La donna si era seduta al bancone ed aveva ordinato qualcosa, pochi istanti dopo l’oste le aveva servito un calice con dentro del liquido trasparente. Nulla di più.
Non c’erano elementi per dire se la donna o altri avessero notato le movenze dissimulate dell’agente; nessuno parve incuriosirsi alla faccenda.