Ma per quanto lo si cercasse, il manufatto atzeco non ne voleva sapere di uscir fuori. Certo in quella cantinetta, nella quale Maurizio era disceso sotto lo sguardo ansioso di Smith, si potevano trovare le più curiose bizzarrie, ma nulla di esagonale o dall'aria anche solo lontanamente preziosa: il ciarpame regnava invece sovrano, insieme a quelli che dovevano essere ingredienti pozionistici. E in effetti, come aveva già avuto modo di constatare dalla stanza superiore, la preparazione di Pozioni sembrava essere uno dei pochi hobby del suo "ospite", il quale si era nel frattempo schiacciato contro i barili nella parte più remota della stanza, come a voler dimostrare che non aveva intenzione di scappare. Guardava ansioso i movimenti e le ricerche dell'Antimago, con attenzione quasi febbrile, lanciando di tanto in tanto occhiate all'entrata della botola (probabilmente ancora preoccupato per l'uscio di casa, lasciato aperto). Infine sbottò, le mani che si torcevano l'una nell'altra, sollevandosi di colpo dal suo appoggio per fare un passo in direzione dell'italiano.
"E-e va bene, le dirò tutto, ma deve farmi una promessa..." Guardava ora in basso alla sua destra, ora azzardava a sollevarsi sugli occhi del suo aguzzino. Aveva ceduto, in fondo? Era dunque vero che nascondeva qualcosa? L'unico occhio sano dell'uomo si spostò per l'ennesima volta sull'entrata della botola, l'orecchio si tese a controllare che nessuno fosse entrato nella casa mentre loro erano lì sotto, infine la sua voce proseguì in un sibilo appena udibile:
"Mi deve promettere che non mi porterà al Ministero. Sarei spacciato, lo capisce? La prego, me lo dica." Avrebbe atteso, implorante, che l'uomo rispondesse alla sua richiesta. E solo allora avrebbe proseguito, facendosi più vicino, tremante.
"Le ho detto che ho trovato gli ingredienti nella cantinetta, ma c'è una cosa che non le ho detto..." Già, da come aveva parlato sembrava quasi che quegli oggetti si fossero materializzati in casa da sua da soli. Non impossibile, ma di certo improbabile; nondimeno, il loro furto diventava improvvisamente giustificato alla luce delle attività pozionistiche di Smith, che probabilmente si rifugiava dalla perdita della bacchetta - un trauma troppo spesso sottovalutato nella società magica - cercando l'affinità col calderone. Dunque, se non aveva rubato quegli ingredienti, come potevano essere arrivati in quella cantina piena di ciarpame nella quale ministeriale ed ex-criminale stavano respirando polvere, l'uno davanti all'altro?
"So chi ce li ha lasciati: Ivan Arstotzka, è un contrabbandiere specializzato in beni non commerciabili; abbiamo... lavorato insieme. In passato." Ma quanto stava dicendo certo non scagionava Smith, anzi al massimo lo riduceva a un complice, pur sempre passibile d'arresto visti i suoi precedenti. Certo gli aveva fatto quella promessa, ma essa non era nemmeno minimamente confrontabile all'impegni del suo incarico. O forse c'era dell'altro? Una scusa? Una ragione?
"Ha bussato alla mia porta stanotte, era visibilmente di fretta, io ho provato a non farlo entrare - non voglio più avere niente a che fare con le sue losche trattative - ma si è messo a gridare e... non volevo altri guai." Se tutti in quel quartiere la pensavano come l'energumeno che Maurizio aveva incontrato una decina di minuti prima, era più che comprensibile che Smith non volesse farsi notare. C'era chi gli avrebbe tirato un pugno in faccia per molto meno di qualche schiamazzo notturno.
"Mi ha detto che voleva solo lasciarmi della roba, che dovevo tenerla al sicuro e che sarebbe tornato a riprendersela, che sarei stato ricompensato. Si trattava proprio di quegli ingredienti, ci avrei scommesso che erano rubati... Io gli ho spiegato che avevo chiuso con il crimine, dopo Azkaban, che non potevo assecondarlo, ma non ha voluto sentir ragioni. Sa come imporsi, Ivan, mi creda. Lui ce l'ha, una bacchetta." Un brivido lo percorse, forse per l'umidità del luogo, forse per un ricordo passeggero. Distolse lo sguardo, e continuò a parlare.
"Non avevo idea di cosa fare. Mi ha detto di infilarli qui, in cantina, e io... l'ho fatto, ma solo perché se ne andasse! Quando lei è entrato li avevo da poco riportati in cucina, volevo... volevo sbarazzarmene." E tirò rumorosamente su col naso prima di riportare l'occhio in quelli di Maurizio. Era visibilmente terrorizzato.
"Preferisco vedermela con qualche farabutto che tornare ad Azkaban. Preferirei morire che..." E si interruppe, abbassando infine la testa. E in quella posizione sarebbe rimasto, in attesa del suo verdetto. Certo era una storia convincente, e per di più apriva una nuova pista, ma poteva trattarsi della verità? Ancora una volta, stava a Maurizio decidere se fidarsi o meno. Era lui, in quel momento, giudice e giuria di quell'avanzo di galera, un corpo che si trascinava malamente avanti con quanto i Dissennatori avevano lasciato della sua mente. Cosa gli diceva l'istinto?
E' passata un'oretta dall'inizio della tua indagine, che benché non specificato all'inizio è molto probabilmente partita verso le 11 di mattina. Vuoi invitare Smith a pranzo?
Ti ricordo che sta a te decidere quando la tua indagine è conclusa, puoi in qualsiasi momento abbandonare la quest e affermare di fare ritorno al Ministero, dove farai rapporto circa il caso. Non è necessario che tu lo concluda tutto in una volta, e otterrai in ogni caso i compensi della quest.
Scadenza: 03/07, ore 23:59