Era
una fin troppo afosa giornata di Agosto, come non se ne vedevano da tanto nel Regno Unito. Diagon Alley, nella piega di tessuto nascosta di Londra, pullulava di maghi e streghe. Avevo indossato un lungo abito di lino bianco che, pure essendo leggero e largo, non riusciva a donarmi del tutto il sollievo sperato. Il cappello a falda larga di paglia nera, invece, mi aiutava un po' di più. Camminando nelle zone d'ombra mi ripetei che ero uscita dal mio appartamento fresco e ventilato per una buona causa; un'ottima causa, forse l'unica che poteva davvero convincermi a tentare un'impresa tanto ardua. Non avevo mai sopportato le temperature eccessive, né in un senso né nell'altro. Ma, se il freddo estremo riuscivo a contrastarlo con qualche strato in più, l'estremo caldo, invece, non c'era modo di affrontarlo. Anche la più gelida delle granite si liquefaceva in breve sotto il suo manto avvolgente e soffocante. Ma, come dicevo, c'era un ottimo motivo per recarmi a Diagon Alley e, in particolare, nell'affollatissimo - ma si sperava, refrigerato - Florian Fortebraccio. Il 24 ricorreva la nascita di mia sorella Rosalie e lei amava così tanto quel locale che mi aveva fatto giurare di comprarle lì la torta di compleanno. Mi sentivo perennemente in colpa con lei da quando aveva scoperto di essere una Magonò. Non che fosse colpa mia, ne ero cosciente; ma l'idea che io potessi vivere in quel mondo a lei parzialmente precluso o frequentare con assiduità posti che lei riusciva a vedere solo sporadicamente mi faceva sentire in difetto. Rimediavo come potevo, quando potevo. E, quindi, uscire nonostante quel caldo asfissiante mi pesò un po' meno: Rosalie avrebbe ottenuto la sua super torta a strati e avrebbe gridato già solo a vederne la confezione - ed io sarei stata felice di riflesso.
Avvistai il profilo della porta di Florian quasi immediatamente, essendo uno dei primi negozi di Diagon Alley; non mi sorpresi di notarlo affollato sia all'interno che all'esterno. I tavolini fuori - con i loro pittoreschi ombrellini aperti - erano già tutti occupati, nonostante fosse mattina presto; e dalle ampie finestre poteva notarsi la stessa calca anche dentro. Quando varcai la soglia della porta, per fortuna, venni investita dall'aria temperata che civilizzava il locale. Ma, d'altronde, commerciando dolciumi e simili, non poteva di certo permettersi che il negozio si trasformasse in una sauna! Sorrisi, piacevolmente rassicurata, individuando la discreta fila che mi divideva dalla cassa e dal banco. Ebbi tutto il tempo di guardare, sopra le teste delle commesse, la lista delle torte disponibili - ma la relativa e invitante foto complicò solo la scelta. Ce n'erano tantissime, ricche e colorate, ed ognuna mi pareva avesse qualcosa che Rosalie potesse apprezzare o non apprezzare ed ero a quell'assurdo impasse dove le vorresti o tutte o nessuna.
« Ehi, c'ero prima io! » esclamò ad un certo punto una signora sudaticcia e grassoccia nella fila. Si era rivolta ad un'altra signora, bella abbondante anch'ella, che pareva l'avesse appena scavalcata.
« Ma no, si sbaglia, sono sempre stata prima di lei! »
« No no, lei era dietro di me, prima della signorina » fece indicandomi, « e ora mi ha superato! »
« Ma cosa dice?! Io sono sempre rimasta al mio posto, come si permette! »
« Signorina, chi stava davanti a lei? Io o la signora qui presente? » disse impastando le ultime parole con evidente disprezzo.
Io sbattei le palpebre, colta impreparata. Non pensavo si sarebbero rivolte a me né, sinceramente, mi ero accorta di chi delle due mi stesse davanti.
« Mi dispiace » dissi, « non saprei rispondere, ero distratta. »
« Cos'è, è dalla sua parte? La conosce? » sbottò la prima signora, venendomi contro. « Lei sa benissimo chi le stava davanti, non faccia la finta tonta! »
« Ma no, assolutamente! Ero impegnata a scegliere la torta » tentai di giustificarmi, alzando le mani. La situazione stava diventando paradossale.
« Signora » fece un uomo alto e allampanato, girandosi all'indietro. « Io ho visto la signora scavalcarla, ha ragione! »
Quella gonfiò il petto e il gozzo come un pellicano e scoppiò a ridere. « Ecco, finalmente qualcuno che osserva e che dice la verità! Si faccia da parte! » aggiunse, spintonando l'altra signora e costringendola ad arretrare.
L'altra bofonchiò parole incomprensibili tra cui cafona e bugiardo così feci un mezzo passo indietro per ottenere un po' di distanza ed evitare di essere coinvolta nuovamente. La file e le attese tirano fuori il peggio delle persone.
Attesi circa una mezz'ora prima di riuscire ad arrivare al bancone; quando finalmente ebbi la commessa sorridente davanti, che mi chiedeva cosa desiderassi, avevo le idee abbastanza chiare. Indicai la torta che, speravo, aveva tutte le caratteristiche per essere apprezzata da Rosalie: la panna, le fragole, il cioccolato sottile e croccante e chissà quale altra sorpresa.