Token coins, Privata | Jenifer McLoen

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view post Posted on 4/6/2017, 16:05
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Sometimes I can feel my bones straining under the weight of all the lives I'm not living.

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Il traffico che ostruiva la Charing Cross Road offriva un frenetico sottofondo che mal si armonizzava con lo stridio del panno umido sul bancone. Niente da fare, per quanto strofinasse quella macchietta sembrava intenzionata a non sparire.
«Almeno non odora più di succo di zucca avariato.» Era incredibile come lavorare per anni per il Paiolo avesse abbassato i suoi standard di pulizia; se all'inizio il trauma di lavorare in un ambiente del genere l'aveva fatta stare male per mesi, adesso neanche più prestava attenzione alle ragnatele agli angoli o alla muffa sulle assi di legno. O alle macchie sospette sul bancone.
Più pulivano, più il locale pareva sudicio, come se in qualche modo fosse repellente all'igiene o come se qualcuno vi avesse castato un incanto apposito per dargli quell'aria vissuta e trasandata; di conseguenza la clientela lasciava altrettanto a desiderare e sebbene col tempo Niahndra si fosse affezionata agli avventurieri più frequenti, un po' invidiava locali più "di classe" come per esempio quello di Florian. Amante del gelato anche in pieno inverno, la Tassina vi capitava di frequente – almeno per i suoi standard – e non mancava mai di rimanere stupita della luce e della semplice eleganza.
«Non vedo l'ora di trovarmi un lavoro vero.» Un po' le dispiaceva parlare così, anche perché nonostante tutte le lamentele il suo ciapete ancora rimaneva incollato a quel posto e, se per un po' si era nascosta dietro all'aspetto economico, ma adesso semplicemente non poteva staccarsene. Non aveva idee particolari per il futuro, né interessi definiti che avrebbero potuto plasmare il suo avvenire; si limitava a sopravvivere fino al giorno seguente, senza troppe aspettative. Prima avrebbe terminato gli studi e poi ci avrebbe pensato, era una campionessa nel rimandare.
Aveva giusto rimesso via il panno quando un'ombra le oscurò la visuale, qualcuno si stava sedendo a fatica su uno degli sgabelli oltre il bancone. Alzando gli occhi incuriosita, Niahndra incrociò gli occhi acquosi di un vecchio mago. Le iridi pallide e le ciglia chiare contribuivano a dargli un aspetto inusuale, ma la ragazza si costrinse a non fissarlo troppo a lungo. La fitta rete di rughe era solo parzialmente nascosta dal cappello
e dalla folta barba, ma in ogni caso i movimenti impacciati ed il sonoro sbuffo ne tradivano l'età.
«Fammi un favore, bambina, e riempimi un boccale di burrobirra.» La voce era affaticata e la mano tremò leggermente quando sparse sul bancone le monetine.
Con un'occhiata veloce, la Alistine contò gli zellini e corrucciò le sopracciglia scartando un paio di gettoni colorati.
«Sono due falci per la burrobirra, signore...ha per caso altri sedici zellini?» Odiava situazioni del genere e indugiò appena sugli indumenti rappezzati del vecchio, improvvisamente a disagio per aver posto quella domanda. «Se li avessi avuti, bambina, non ti avrei chiesto un favore. Ti pare?» Sotto la barba rossiccia, le labbra si distesero in un sorriso mentre aspettava divertito la risposta della cameriera. Quell'uomo si era indebolito solo nel corpo, eppure la testa pareva non aver risentito dello scorrere degli anni.
Niahndra trasse un profondo respiro e si guardò intorno; se la collega fosse stata nei paraggi o avesse assistito alla scena avrebbe cercato di interrogarla cogli occhi, chiedendole supporto tecnico.
*Ciao sono Niah e odio fare la spilorcia, ma non sta a me decidere aiuto.*


Finalmente ç_ç
Sono rimasta vaga riguardo a Jen per lasciarti carta libera ♥
EDIT: pardon, ho eliminato il code role perché mi irritava :uhm:


Edited by Mistake - 4/6/2017, 23:26
 
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view post Posted on 23/12/2017, 19:14
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La conoscenza è limitata, l'immaginazione abbraccia il mondo.

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L'apparenza inganna, nulla avrebbe mai potuto insegnare questa lezione meglio del Paiolo. Non era una cosa scontata e non tutti l'afferravano a primo impatto, ma ai maghi veniva più facile dei babbani. Ricordava ancora il suo stupore di bambina quando, fuggita di casa alla ricerca di Diagon Alley, entrò per la prima volta in quel posto lercio. I maghi avevano una visione contorta di pulizia e non immaginava cosa sarebbe doverlo spiegare a una vecchia megera pozionista. Tuttavia nelle cucine regnava un ordine inconsueto, la gente che ci veniva era calorosa e cordiale, le stanze affittate efficienti e i piatti preparati invitanti. La contraddizione della magia, un quotidiano al quale la ragazza non faceva caso, anzi con tutta probabilità era diventata parte di esso. «Per un soffio.. Grazie» Riprese l'equilibrio delle portate con un sorriso imbarazzato. Uscì dalla cucina con il vassoio che non avrebbe retto un'altra zuppa. Quelle erano il suo incubo di ogni sera: mentre la serviva si chieveda perché dovesse essere così bollente, o piena fino all'orlo, o la scelta prediletta nel menù per quell'ordine. Aveva scelto un lavoro audace considerato il suo equilibrio precario, ma fortunatamente non aveva ancora creato danni ingenti o scottature di primo grado. Consegnò l'ordinazione ad un piccolo gruppo discutile di maghi con il più forzato dei sorrisi. *La bistecca è passata di moda?* Stava rientrando dietro al bancone quando incrociò lo sguardo della collega. Non avevano mai avuto molta confidenza, tuttavia collaboravano nello stesso posto e questo a volte le portava a comprendere le situazioni. In quel particolare momento furono proprio i suoi occhi a spiegarle tutta la situazione; d'impatto si chiese quante altre volte lei stessa si era trovata con quella stessa espressione in cerca di sostegno. Osservò il poco raccomandabile cliente che sedeva sullo sgabello davanti alla fanciulla. Era riuscita a carpire parte delle ultime battute della conversazione, ma le bastò abbassare lo sguardo sul bancone per avere conferme su quale fosse il problema. Alzò gli occhi al cielo. *Perché?!* Si voltò fugacemente verso la cucina: non c'era nessuno a portata d'occhio né d'orecchio. Non era suo compito decidere e probabilmente in un'altra occasione si sarebbe comportata in maniera decisamente opposta; forse era stato merito della zuppa di quella sera la sua accondiscendenza verso la clientela. Senza riflettere annuì alla ragazza dai capelli scuri. Le si avvicinò porgendole un boccale di vetro pulito; nel caso qualcuno si fosse fatto vivo dalle cucine avrebbe tranquillamente fatto concorso di colpa, ma per una pinta di burrobirra non sarebbero certo falliti. Solo in quel momento avendolo difronte si soffermò ad osservare il mago girovago. Già da lontano sembrava essere un soggetto singolare ma incrociando il suo volto una sensazione strana le scivolò lungo la schiena. Distolse subito lo sguardo con la scusa di raccogliere le monetine dal bancone e scartare i gettoni senza valore e apparentemente senza senso, dato il "favore". Non era insolito trovare clientela bizzarra nel paiolo, ma in ogni caso Jen si sentì più tranquilla di essersi avvicinata a dar man forte alla collega; insomma, fosse capitato a lei lo avrebbe apprezzato.





Perdona l'enorme ritardo <.< non volevo abbandonarti :cry3:
Ps. ti ho lasciato l'ingombro di gestire il vecchietto molesto, ma se vuoi lo condividiamo XD
 
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view post Posted on 26/7/2018, 14:26
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little by little, one travels farSi trovava in una posizione di stallo e lo sguardo del vecchio stava lentamente piegando la sua volontà. Nonostante gli abiti logori e la barba incolta, sembrava avere modi gentili; aveva atteso pacificamente che Niahndra prendesse una decisione, forse ridendo sotto i baffi per la facilità con cui l’aveva mandata in crisi, e non aveva preteso niente.
Un favore, aveva detto.
Lo sguardo scambiato con Jenifer durò solo un istante, ma fu sufficiente perché l’altra cogliesse il disagio nei suoi occhi. Ricettiva al massimo, la corvonero annuì nella sua direzione e la raggiunse.
Con un sorriso di gratitudine ad ingentilirle l'espressione, Niahndra allungò il braccio per prendere il boccale lindo che le veniva porto e mentre la compagna metteva via gli spiccioli buoni lei spillò la burrobirra.
«Siete due care ragazze», il vecchio chiuse le dita sul manico ma prima di bagnarsi le labbra volle richiamare l'attenzione di Jenifer sui gettoni. «Prendetene uno ciascuno. Non ne fanno più di così speciali» Lo disse con l'aria di chi confida un gran segreto, un sorriso ingiallito nascosto dalla barba rossiccia.
La Alistine aggrottò la fronte sporgendosi per vedere. Le monete finte erano identiche, perfettamente circolari e sulla corona esterna erano incise le parole "Hippodrome Casino London". Lo smalto si era opacizzato negli anni e i colori si erano fatti meno vividi: erano ancora utilizzabili?
Ma soprattutto, perché lo strambo signore stava dando per scontato che due studentesse che cercano di arrotondare qualche galeone nel tempo libero potessero essere interessate a frequentare un casino?
Alternò lo sguardo da Jenifer al mago, le sopracciglia alzate ad indicare sconcerto. Una parte di lei, maligna, si chiese se il cliente avesse scialacquato tutta la sua fortuna in giochi d'azzardo e bella vita, ma tenne per sé quel pensiero.
«Non è uno spettacolo come gli altri e soprattutto... non è per tutti, se capite quello che intendo» Niahndra, di sicuro, non capiva; tuttavia forse la mente arguta di un adepto di Rowena avrebbe colto l'allusione. Intendeva dire che si trattava di un gettone magico, riservato a maghi e streghe? A guardarlo non aveva niente di speciale, eppure aveva imparato a diffidare di simili giudizi ingannevoli.
A quel punto rimase in silenzio e mandò giù diverse sorsate della bevuta, il livello del liquido che s'abbassava rapidamente.
Alla fine recuperò il cappello che aveva appoggiato sul bancone e fece per alzarsi. «Vi auguro una buona giornata, bambine»
La Tassina che era rimasta in silenzio tutto il tempo lo guardò andarsene dal locale, ancora incapace di fare i conti con l'assurdità di quella conversazione-monologo; certo, dopo anni a contatto col mondo magico uno ci fa un po' il callo, ma certe cose sono semplicemente troppo strane.
«Tu hai capito?» Giochicchiò col panno per pulire e lo gettò nel lavello dove già altre posate venivano lavate da una spugna giallo sole che danzava con vibrante energia. «Forse è matto e basta.»

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