Alzò un sopracciglio con fare divertito alla risposta del giovane sconosciuto. Imperterrito e sempre più convinto, continuava a dichiararsi il suo fidanzato. Nonostante il suo primo tentennamento, aveva ormai definitivamente abbandonato l’idea di essersi dimenticata di avere un ragazzo. Era palese: quel tipo ci stava provando con lei. Solitamente si liberava di seccatori del genere con un colpo di bacchetta, non le piaceva perdere tempo in smancerie che l’avrebbero solo messa in situazioni spiacevoli, o che le avrebbero attirato qualche ammiratore fastidiosamente appiccicaticcio. Tuttavia, la persona che aveva davanti non sembrava appartenere a nessuna delle due categorie. Era bizzarra, ma pareva godere ancora di una certa stabilità mentale. Scosse la testa con l’accenno di un sorriso. «Certo che hai un bel coraggio. A quest’ora avrei già potuto schiantarti» ci tenne ad informarlo. Non che fosse esattamente vero, non schiantava qualcuno per così poco. Non sempre, almeno. Spesso si limitava ad immobilizzare o a giocare qualche scherzo più o meno innocente. Eppure qualcosa in quegli occhi verdi e nell’allegria di quel sorriso la incuriosiva. Inoltre, di lui poteva dire di conoscere già il nome, l’età - venticinque anni, quasi un suo coetaneo - e l’occupazione - Vice di Zonko, interessante!. Come inizio era piuttosto soddisfacente. Certo, l’indirizzo di casa, il numero della patente di Smaterializzazione, la fedina penale e il nome del suo gatto avrebbero ulteriormente giovato, ma per il momento poteva essere sufficiente. Prese per buone le informazioni che le diede, anche se da uno svitato del genere poteva aspettarsi qualunque stramberia. E, si, di lui sapeva anche che era il suo fidanzato, lo aveva ripetuto un’altra volta. Se non altro era da lodare per la perseveranza, lo doveva riconoscere. «Molto bene, Daddy di venticinque anni e Vice di Zonko» disse incrociando le braccia, continuando a guardarlo con curiosità e un cipiglio divertito. «Non ti hanno mai detto che per avere una ragazza è necessario innanzitutto che lei sia a conoscenza di tale decisione? O conoscere particolari come la sua occupazione, l’età o…il suo nome?» il tono era tranquillo, con una nota di giocosa sfida, ma lontano dall’essere ostile. Non vi era alcun bisogno di mostrarsi ostile, era abituata ad affrontare tipi ben più loschi e sapeva che avrebbe potuto liquidarlo in un attimo, se lo avesse voluto. Continuò ad osservarlo mentre si toglieva ciò che rimaneva di un verme sibilante dai capelli. Nonostante il ragazzo continuasse ad esibire un’espressione beffarda sul viso, la sua reazione riuscì a strapparle un sorriso, per la prima volta sincero. Quella lieve incrinatura che per un istante le sembrava di aver visto passare sul suo viso, quel lieve tentennamento, come l’ombra di un pensiero fugace, lo avevano fatto sembrare per un attimo più umano e naturale, esattamente come piaceva a lei. Forse vi era davvero la possibilità che tra i due si stabilisse un legame. O forse, a loro insaputa, quel legame si stava già creando. «Ce ne hai messo di impegno per farlo finire lì» asserì con una nota di dolcezza nella voce. «Sai, penso che tu abbia bisogno di questo più di me» disse posandogli il cappello – quello giallo, di paglia, che aveva continuato a tenere in mano – sulla testa «Si intona bene con…» gli occhi? Nah. I vestiti? Nemmeno. Il portamento mascolino? Decisamente NO. «Beh, se non altro ti ripara la testa» concluse risoluta, con un leggero svolazzo della mano, come a chiudere lì la questione o cancellare ciò che nell’aria era rimasto delle sue parole.
Ma stavolta anche lui le aveva posto una domanda, facendole ricordare i progetti e gli impegni che aveva per quella serata. Mordendosi un labbro distolse per un attimo lo sguardo dal ragazzo, posandolo sulla strada che fino a poco prima stava percorrendo, come a soppesare una decisione. Com’era andata la sua giornata? Era stata una completa perdita di tempo e poteva sentire il richiamo minaccioso delle scartoffie che le intimavano di occuparsi di loro. «La mia giornata è stata decisamente poco produttiva» riprese, tornando a guardarlo, ora leggermente più seria rispetto a prima «e per quanto mi piacerebbe passare altro tempo con te...» con sua sorpresa si accorse che era vero, non le sarebbe dispiaciuto capire chi si nascondeva dietro quella facciata da mascalzone. Le stranezze la incuriosivano e quel ragazzo bizzarro sembrava averne a sufficienza per stuzzicare la sua curiosità. «...ho molto lavoro che mi attende» si passò un dito sulla tempia, pensando alla mole di lavoro che aveva da sistemare. La sua razionalità e il suo perfezionismo esercitavano su di lei un ascendente pari all’influenza che potevano avere le stranezze. Ed aveva fame, non poteva attardarsi ulteriormente. «Ma ora che so dove lavori, tornerò sicuramente per farmi restituire il cappello, uno dei prossimi giorni» continuò, riprendendo il consueto tono leggero e lanciandogli un sorriso complice. "COSA? Come minimo lo troverai infestato da caccabombe, vedrai!" *Zitto Willy, non dire sciocchezze!* «Quindi, a meno che tu non voglia rapirmi o prendermi in ostaggio – e ti sconsiglio caldamente di farlo - ora devo proprio andare» concluse con l’accenno di una risata, facendo per muovere alcuni passi verso la strada. Del resto era un Auror, anche se non glielo aveva ancora detto apertamente.Quale pazzo avrebbe potuto anche solo pensare di rapire un Auror? E chi mai avrebbe potuto farlo e sperare di uscirne incolume?