Behind your mind, Quest Legilimens

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view post Posted on 12/7/2017, 12:01
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Alice Lastrange
«Tutte le cose hanno origine nella mente,
la mente le produce, di mente sono fatte»

La pace che in quel momento regnava nella dimora di famiglia era paradisiaca, un silenzio innaturale, ma che Alice, in quel momento, non poteva che apprezzare. Si era svegliata solo qualche minuto prima, e benché il suo adorato letto la reclamava ancora a gran voce, era già in piedi. Guardando distrattamente l'orologio che portava al polso notò che erano quasi le dieci e mezza di mattina, si concesse una rapida colazione e una doccia refrigerante prima di godersi le sue vacanze, sdraiata su una poltroncina nella veranda del suo balcone, in compagnia di uno degli ultimo romanzi che aveva acquistato. Il caldo iniziava a farsi sentire sempre di più con l'inoltrarsi dell'estate, ma all'ombra del suo spazio di paradiso, la corvonero non se ne curava.
Lesse per un ora intera, immergendosi nella storia e lasciando che il tempo scorresse senza di lei, solo quando la parola fine fu letta nella sua mente Alice tornò alla realtà, chiudendo tristemente il libro. Osservò persa nei suoi pensieri il paesaggio che la circondava, si stupiva ogni volta della sua bellezza. Troppo bella per essere guardata da lontano, come un quadro, decise di farsi due passi, ripensare alla storia che aveva appena finito di leggere, perdersi nei meandri della sua mente. Si sentiva un pò stupida ogni volta, in fondo la sua vita non era mai stata noiosa, ma ogni volta che inizi una storia, una qualsiasi, ne diventi il protagonista e non riesci a non immedesimarti, provare le stesse sensazioni, entrare nella mente dei personaggi. Scese velocemente la rampa di scale che elegantemente univa il piano delle camere da letto con il resto della casa, dirigendosi in biblioteca. Una volta li vi sistemò il libro appena letto, riponendolo con cura nel posto più appropriato, salutandolo come si fa con un vecchio amico. I domestici approfittarono della sua presenza li per sgattaiolare silenziosi nella sua camera e porre fine al disordine che puntualmente la ragazza creava, cercavano di essere sempre il più invisibili possibile, ma ad Alice non sfuggiva mai nulla. Li lasciò liberi di lavorare, uscendo dalla grande porta d'ingresso, diretta in giardino. wFP07XOLi sorgeva un piccolo gazebo, drappeggiato da morbide tende bianche, era una new entry della casa, Alice era rimasta così estasiata dalle decorazioni dell'ultima festa di fine anno che aveva proposto alla sua famiglia una cosa molto simile. Posizionato al bordo del giardino regalava una visuale del lago a dir poco magnifica, Alice si sedette proprio di fronte ad esso, ammirandolo. Con se aveva portato il terzo volume di Difesa Contro le arti Oscure e di Incantesimi, ora che era maggiorenne poteva tranquillamente provare qualche incantesimo anche a casa, non vi era posto migliore per allenarsi, e di certo un pò di concretezza non le avrebbe fatto male.


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view post Posted on 29/7/2017, 20:56
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Il Fato

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L’estate era arrivata e con essa il meritato relax.
Sfogliando lentamente le pagine di uno dei tanti libri presenti nella dimora Lastrange, Alice, si era appassionata alla storia che stava leggendo, diventandone la protagonista.
Solo e soltanto lei sapeva che personaggio stava impersonificando quel giorno, chi la rendeva tutto fuorché una studentessa durante il periodo estivo.
Forse era stata una principessa, magari un soldato, questo non lo si poteva sapere, ma, in fin dei conti, quanto importava?
Dopo aver concluso quella lettura, rimanendo rattristata dal consueto addio con l’amico fatto di inchiostro e carta, uscì dalla stanza e, dopo aver trovato un posto in libreria al compagno di quel breve viaggio, uscì per andare in giardino.
Il gazebo con le lunghe tende bianche, che ricordava un po’ quello presente alla festa di fine anno, era smosso leggermente dalla fresca brezza proveniente dalle sponde poco distanti da casa.
La famiglia vantava certamente di una cospicua capacità economica, che tutto poteva, anche regalare ai familiari quella vista mozzafiato.
Mentre la giovane si inebriava del sapore dolciastro dell’acqua e del fragore delle fronde degli abeti poco distanti da lei, sentì un rumore provenire dalla riva.
Non si capiva bene cosa fosse, forse erano dei sospiri, magari dei gemiti, che fosse il caso di scoprirlo?
Poco distante da dove si trovava la ragazza, una piccola scalinata di marmo, si palesava per dare l’accesso alla spiaggia privata.
Che era il caso di fare? A quella domanda poteva rispondere solo e soltanto lei.

 
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view post Posted on 1/8/2017, 16:34
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Alice Lastrange
«Tutte le cose hanno origine nella mente,
la mente le produce, di mente sono fatte»

Il ticchettio sommesso della bacchetta era l'unico rumore che in quel momento risuonava nei dintorni, in quel silenzio Alice leggeva con attenzione alcuni appunti su un incantesimo che aveva studiato qualche mese prima a scuola, e diversamente dal solito non riusciva a tener ferme le mani. Batteva sul tavolino la sua bacchetta senza ragione alcuna, tenendola al centro in modo che risuonasse due volte. Si fermò solo quando il rumore si fece troppo presente, distraendola dalla sua lettura. La guardò sorpresa, come se non si aspettasse che fossero state proprio le sue mani a muoverla in quel modo, fortunatamente non vi erano danni, la tenne stretta, come a volersi scusare del suo atteggiamento infantile, razionalmente non avrebbe mai corso il rischio di rompere la sua amata bacchetta. Ricordava ogni minimo istante di quel giorno, la gioia e curiosità di quei brevi istanti prima di essere scelta dall'oggetto più potente di cui un mago possa disporre. Rilesse l'ultimo appunto a piè pagina un ultima volta prima di sfogliare nuovamente il libro. Il foglio era quasi del tutto adagiato dalla parte opposta quando un rumore estraneo attirò la sua attenzione. Si guardò intorno, all'erta, poiché in una casa così grande era facile perdersi il passaggio di qualcuno, sopratutto quando lei era immersa nella lettura. Non aveva mai avuto paura di rimarci da sola, sapeva bene che oltre ad essere antica e ricca di ricordi, a livello storico e personale, la casa era anche molto sicura. L'ingresso principale era controllato costantemente, se così non fosse ne i suoi nonni ne tanto meno i suoi genitori si sarebbero sognati di lasciare Alice incustodita. Dal canto suo la corvonero pensava che le misure prese dalla sua famiglia fossero anche un pò esagerate, non era mai entrata nello specifico dell'argomento poichè sapeva che era tempo perso, ma poteva capire le loro ragioni, i tempi non erano di certo facili e anche Hogwarts doveva essere dimora sicura, eppure...
Altri rumori arrivarono nuovamente alle sue orecchie, più attenta adesso riuscì a percepirne la direzione, proprio dinanzi a se vi era il lago, li dall'alto ci si poteva beare della sua interezza, cosa che però non succedeva con la costa, nascosta dalla differenza d'altitudine. Raccolse la bacchetta, tenendola sul fianco, era abbastanza sicura che chiunque creasse quegli strani rumori non le sarebbe stato fatale, ma la prudenza non era mai troppa. Più si avvicinava alla candida scalinata di marmo che portava alla spiaggia e più i suoni si facevano distinti, per quanto possibile. Sembravano quasi dei... respiri? Che ci fosse davvero qualcuno li vicino? L'ansia cominciò a farsi sentire, ma Alice la azzittì proseguendo il suo cammino verso il luogo da cui provenivano quei versi, che ad ogni passo si facevano sempre più udibili. Con calma approfittò di uno scoglio alla sua destra per osservare il luogo, nascosta agli occhi dell'ospite inatteso. La curiosità regnava sovrana ed Alice cercava di scrutare la zona in modo da capire da chi o cosa provenissero i rumori da lei percepiti, nel modo più sicuro.


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view post Posted on 17/8/2017, 15:44
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Il Fato

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Rapido fu il susseguirsi dei pensieri della ragazza.
Come un maratoneta, correva spedita nei meandri dei suoi pensieri in cerca della risposta, che ovviamente non esisteva.
Avvicinandosi lentamente alla scalinata di marmo bianco, intagliata nella roccia al fine di dare l’accesso diretto al Lago Wast Water, provò ad osservare cosa la stesse aspettando.
Il nulla, nella sua più totale inconsistenza, sembrava essere l’attore principale di quel luogo che, placido, la faceva sentire stranamente sola.
Eppure lei sentiva dei rumori, come dei sospiri, dei gemiti. Una rapida parola arrivò a lei rendendosi percettibile, ma non ne concepì il significato, la vera natura.
Cosa stava succedendo? Che fosse impazzita?
Scendendo lentamente, dopo essersi nascosta dietro uno scoglio per scrutare meglio cosa vi fosse nelle vicinanze, capì di essere presente solo lei lì. Era realmente così?
Il lenzuolo di mistero che lentamente si modellava sul corpo della ragazza non lasciava alcun indizio da seguire, se non quei rumori che sistematicamente si facevano sentire portandola a spingersi più in là in quella faccenda.
Se avesse fatto attenzione al suo udito, avrebbe notato che i rumori provenivano da una ripida scogliera sulla sua destra.
Era distante cento metri e lei era passata di lì un milione di volte, ma senza quel richiamo che si faceva forte e inquietante.
L'infrangersi delle sponde sulla riva la provavano a tranquillizzare senza riuscirvi. Il mistero sembrava essersi legato a lei e ora doveva muoversi.

 
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view post Posted on 4/9/2017, 11:47
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Alice Lastrange
«Tutte le cose hanno origine nella mente,
la mente le produce, di mente sono fatte»

Il nulla, quello che si palesò dinanzi ai suoi occhi fu desolante in tutta la sua inconsistenza. Al riparo da occhi estranei riuscì ad osservare a pieno quello che era l'ambiente circostante, ma quello che vide, o meglio quello che non vide, la lasciò alquanto delusa. Che fosse impazzita? Probabile, ma alle sue orecchie giungevano ancora strani rumori, versi incomprensibili ma reali. Non se ne capacitava, non riusciva a capire come tutto questo fosse possibile, soprattutto a casa sua, il posto più sicuro per lei e la sua famiglia. Una fortezza costruita per proteggere tutti i componenti della famiglia Lastrange. Tornò a guardare il punto dal quale provenivano i rumori, per quanto non fosse ben distinguibile, allerta come se da un momento all'altro potesse spuntare fuori qualcosa spaventandola con un sonoro "Buh".
Era diventata paranoica, eppure nulla poteva essere lasciato al caso. Qualcosa poi la fece ridestare da quel pensiero di follia, una parola, incomprensibile ma allo stesso tempo ben distinta. Il cuore accelerò pericolosamente mentre il cervello lentamente iniziava ad attivarsi per trovare una soluzione a quello che forse non era nemmeno un problema, ma a cui doveva dare una spiegazione logica. Ne trovò poche, poiché o il vento si stava prendendo gioco di lei, insinuandosi nei meandri della natura producendo versi indistinti o qualcuno era ben nascosto, magicamente camuffato o ben coperto da un mantello della disillusione. Qualcosa c'era, era impossibile che si stesse inventando tutto. Chiuse gli occhi focalizzando tutta la sua attenzione sul senso che al momento poteva esserle utile: l'udito. Il suo cuore risuonava in primo piano, respirò a fondo per placare il sonoro ritmo dei suoi battiti. In quell'attimo di pace la natura e il rumore dello scrosciare dell'acqua furono isolati, per quanto piacevoli, per dare spazio ai rumori indistinti di cui lei voleva trovare la fonte.
Si spostò leggermente dal suo nascondiglio, seguendone la scia con il volto, quando aprì gli occhi quello che, per lei, era il punto da cui i versi provenivano si palesò come una delle scogliere che costeggiavano la riva del lago.
Una delle più difficili da scalare, tranne che per lei, cresciuta sbucciandosi le ginocchia risalendo mille e mille volte quelle pareti rocciose, recando non poche preoccupazioni alla sua famiglia. Ma lei era fatta così, folle e curiosa fino allo sfinimento. E con la stessa follia, senza pensarci troppo, abbandonò definitivamente il suo riparo sicuro avvicinandosi ad essa con la bacchetta stretta nella mano destra.
Guardò distrattamente la spiaggia sotto di se, era bellissima in quel periodo, e per quanto la sabbia fosse stata portata li artificialmente, sotto i suoi occhi vi era un connubio perfetto tra il paesaggio scuro circostante e il chiarore della stessa. I versi che l'avevano guidata fin li erano ormai la sua unica guida, li avrebbe seguiti con la speranza di trovare risposte alle mille domande che si stava ponendo, alla ricerca della verità che si celava come meglio poteva.


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view post Posted on 7/9/2017, 16:45
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Il Fato

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L’udito poteva essere l’arma vincente in quella guerra fatta di paranoie e fragori.
La mente, persuasa da milleuno tormenti, non la lasciava in pace, non permettendogli di pensare.
Cosa si trovava su quella scogliera? Cosa stava succedendo su quella dannata spiaggia?
Come in un film horror, fatto di suspense e colpi di scena, lentamente si avviava verso la fonte dei rumori, inconsapevole di cosa la stesse aspettando.
La sabbia sotto i suoi piedi, danzava lentamente al suo cammino, sollevandosi e riassestandosi come meglio credeva rendendo a quella situazione tetra un non so che di poetico.
Camminando con sicurezza verso il luogo angoscioso, continuò a provare a sentire quella parola che aveva sentito prima, ma ciò non avvenne.
Che avesse sognato? Che quella storia fosse fonte delle sue paranoie? Purtroppo per lei ancora non sapeva dove si stava avviando, quali novità presto o tardi si sarebbero legate al suo collo.
Fece altri due passi, poi, un rimbombo. Girandosi di scatto, notò delle onde infrangersi contro la scogliera. Come era possibile tutto ciò? Nei laghi non si creano potenti cavalloni.
Oramai il mistero era sempre più grande, fitto e lei non aveva più voglia di aspettare. Arrivò al punto, lo osservò e notò una grande apertura davanti a sé occlusa con delle grandi tavole di legno.
Cosa era quello scempio? Perché non aveva fatto caso a tutto ciò in quei suoi giorni di permanenza? Che i libri l’avessero completamente estraniata dal mondo?
La bacchetta della giovane era stretta nelle sue mani, pronta a saettare se fosse stato necessario. Il tempo delle verità stava inesorabilmente giungendo.

 
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view post Posted on 8/9/2017, 17:52
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Alice Lastrange
«Tutte le cose hanno origine nella mente,
la mente le produce, di mente sono fatte»

Rumori sottili guidarono la ragazza come una bussola, la sabbia sotto i suoi piedi si muoveva alzata dai passi veloci della giovane corvonero, morbida e calda. Attendeva una nuova parola, una nuova prova che quello che aveva sentito non era frutto delle troppe ore passate davanti ai suoi tanto amati libri, ma nulla, nessun suono, solo pace. E in quel silenzio, assordante, il caos esplose. Qualcosa di inaspettato accadde, veloce e innaturale. L'infrangersi di un onda altissima su una delle pareti rocciose prese alla sprovvista Alice.
*Ma è un lago, per la miseria!*
pensò ormai totalmente confusa la ragazza. Come era mai possibile che tutto questo accadesse? Sembrava fosse finita in una versione parallela della sua casa, totalmente nuova e inaspettata, e decisamente non sicura, come per lei era sempre stata. Ma era li, sentiva la famigliare sabbia sotto i piedi, l'odore della spiaggia e dell'acqua, ma quell'onda? Come poteva essersi creata un onda tanto violenta in un lago?
Non se ne capacitava, e non era ammissibile per lei che faceva della curiosità uno stile di vita. Era ora di scoprire cosa stava succedendo li, e non avrebbe aspettato un minuto di più. Velocemente risalì la ripida scogliera da cui aveva captato i suoni, ma, quando vi fu in cima, quello che gli si parò dinanzi fu altrettanto inaspettato. Qualcosa era apparso, qualcosa che fino a qualche tempo prima era sicura non ci fosse. Un insenatura, un buco nella roccia con tavole di legno grezzo che si posizionavano proprio dinanzi all'uscio a mò di porta. Si guardò intorno, scrutando attentamente l'ambiente circostante. Per un momento pensò anche che ci fosse di mezzo suo nonno, che tutto potesse essere un suo piano per mettere alla prova i suoi istinti e la sua prontezza in caso di pericolo. Ma non era possibile, lui non c'era ed era sicura sarebbe stato via fino alla settimana successiva. No, tutto era reale per quanto si ostinasse a non sembrarlo. Tornò ad osservare rapida quell'insenatura, chiedendosi come poteva non averla vista.
*Troppe domande, accidenti! Troppe, troppe domande!* ed era ora di dar loro una risposta, e lo avrebbe fatto. Iniziò ad avvicinarsi a quelle tavole, tenendo bene aperte le orecchie, pronta ad allontanarsi al minimo segnale di pericolo. Quando fu abbastanza vicina allungò la mano. Avrebbe spostato una ad una quelle tavole, rapida, e pronta a difendersi da qualunque cosa, persona o animale vi fosse nascosto all'interno.
«Dai, fammi vedere chi sei» sussurrò la giovane, curiosa come una bambina che scarta i regali la notte di Natale, ma allo stesso tempo vigile nel caso la sorpresa non fosse nelle sue aspettative.

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view post Posted on 20/9/2017, 22:58
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Il Fato

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La curiosità era incrementata alla vista di quelle spesse tavole di legno.
Chi le aveva messe? Quando erano state messe? Come mai si trovavano lì?
La ragazza non sapeva rispondere a quelle domande, tantomeno sapeva se sarebbe giunta a quelle risposte, visto che la storia sembrava aggrovigliarsi.
Si guardò intorno, attenta a ciò che la circondava. Erano successe tante cose strane nel giro di pochi minuti, tante piccole situazioni che l’avevano portata a non fidarsi.
Eppure quella era la sua casa, la dimora nella quale era cresciuta, che segreto vi poteva essere celato?
Il vento si muoveva lentamente sulla nuca dandogli l’impressione di venir accarezzata da una mano invisibile, mentre la sabbia bagnata si attaccava alle sue scarpe come a volerle essere di supporto in quella situazione che non prometteva nulla di buono.
Osservò con attenzione le tavole e alla fine notò che erano state inchiodate alla roccia così da rendere impossibile il passaggio verso quel varco misterioso.
Perché tutta quella cura nel bloccare un passaggio? Che diamine stava succedendo? Proprio mentre sentiva nella sua testa il rimbombo di quelle domande, un gemito arrivò alle sue orecchie facendogli venire i brividi.
Sembrava che qualcuno o qualcosa la richiamasse, sembrava che quell’insenatura portasse verso la conoscenza e l’appagamento dei saperi.
Nel giro di pochi secondi i rumori svanirono lasciandola da sola. Doveva combattere contro i suoi fantasmi.



Posta le statistiche e l’oggettistica attiva.
 
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view post Posted on 5/10/2017, 16:04
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Alice Lastrange
«Tutte le cose hanno origine nella mente,
la mente le produce, di mente sono fatte»

Avvicinatasi a quelle tavole di legno riuscì ad osservarne tutti i dettagli, le sue mani si fermarono poiché il tentativo di spostarle con la forza sarebbe stato vano. Inchiodato alla roccia, quel legno doveva fungere da porta, una porta che non doveva essere aperta e la cui destinazione era ignota. Doveva assolutamente entrarci, liberare la strada verso quell'ignoto che sembrava stesse prendendosi gioco di lei. I suoi pensieri, le sue domande, i suoi dubbi scorrevano via veloci, come il vento che, imperterrito, soffiava, familiare come lo era stata la sua casa per tutto il tempo. Eppure adesso ad Alice sembrava di essere finita in un sogno, un incubo impossibile, inaspettato. Cosa si nascondeva nella sua casa? Possibile che nemmeno la Dimora in cui era cresciuta non era più sicura? Era incredibile, era come essere di nuovo ad Hogwarts, circondata da mistero e pericoli inaspettati. Ma in fondo anche Hogwarts era per lei come una casa, sembrava quasi che il destino volesse scherzare con lei. E chi era lei per contrastare i voleri del destino? In silenzio, cercava di captare qualsiasi rumore ma nulla giungeva più alle sue orecchie, come se la voce che l'aveva guidata fino a li stesse silenziosamente ridendo di lei, aspettando che da sola capisse la via migliore.
Poi però tutto cambiò, improvvisamente gemiti, proveniente da quella fessura nella roccia, furono ad un tratto palpabili, un richiamo per lei, che dovette metterci tutta se stessa per ritornare alla calma iniziale. Era il momento, il momento di capire cosa si nascondeva in quella fessura della roccia, le dita si agitarono intorno alla bacchetta, in una presa ferrea. Era solo del legno, e il legno va tenuto lontano dal fuoco.
La paura e le insicurezze dovevano sparire, lasciando il posto alla certezza e alla sicurezza, affinché l'incanto da lei pensato sortisse l'effetto sperato. Chiuse gli occhi per un brevissimo secondo, focalizzando tutta la sua attenzione su ciò che doveva fare, riaprendoli poco dopo, volgendo lo sguardo in direzione delle tavole di legno. Sapeva quello che stava facendo, e con un pò di fortuna, sarebbe riuscita nel suo intento, anche se non poteva esserne certa. Ma questo non placò la sua forza d'animo, che il quel momento bruciava, come sperava avrebbero fatto molto presto quelle tavole.
Con la bacchetta puntata in direzione del legno, stretta nella morsa della sua mano che, rigida nel polso, giaceva ferma, Alice enunciò la formula:
«Incendio!» una semplice parola, ma che, se pronunciata con convinzione, avrebbe bruciato quelle tavole, affinché l'uscio fosse stato libero e oltrepassabile. Se l'incantesimo avesse sortito l'effetto da lei sperato, il legno avrebbe iniziato ad ardere lasciando della sua consistenza solo un vano ricordo, un cumulo di cenere e carboni, un varco che finalmente l'avrebbe portata alla verità, o almeno così sperava Alice.


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Avvicinando le mani alle spesse e ruvide tavole di legno, Alice, iniziò a pensare a come muoversi.
Cosa era meglio fare? Conveniva superare quell’ostacolo o rimanere all'oscuro sul cosa si celasse nell’insenatura? Era meglio sapere o evitare la conoscenza?
Dopo pochi pensieri, spostando la mano da uno dei tanti legni che faceva da protezione a quel luogo, la ragazza iniziò a concentrarsi intensamente sul fuoco per poterlo utilizzare a suo favore.
Era o non era quella la scelta giusta? L’incendio non era un incanto da utilizzare da una certa distanza?
Ingenuamente, la ragazza, senza essersi posta minimamente quelle domande, eseguì l’incanto per poi balzare due metri all’indietro, cascando nella sabbia(-10 PS).
L’incanto generò dalla sua bacchetta un notevole getto di fuoco che mise a bruciare le tavole davanti a lei ma anche la parte bassa del suo vestito rosso, ustionando superficialmente la sua caviglia destra (-2 PC).
Ora come poteva porre rimedio? E come poteva far in modo che tutto quel fumo presente nella zona non divenisse sempre più visibile? Era vero che le fiamme avevano attecchito sulle tavole poste davanti all’insenatura ed era diventate facilmente rimovibili, ma in quel modo non correva il rischio di farsi individuare dai suoi parenti?
Quella mossa ingenua aveva creato gravi complicazioni sulle sue azioni. Ora doveva porvi rimedio.



N.B: Ogni incanto ha degli effetti, fai ben attenzione a ciò che scegli.

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A terra con il fuoco che sta intaccando il tuo vestito rosso all’altezza della caviglia destra, su cui hai una leggera escoriazione. Perderai -2PC a turno se non spegni il pastrocchio.
 
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view post Posted on 24/10/2017, 11:56
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Suo malgrado, l'incanto aveva sprigionato il fuoco da lei richiesto, quello che però non aveva considerato era la distanza. Un incanto così potente era da svolgere con cautela, mantenendo una dovuta distanza che la Corvonero, presa dalla situazione, non aveva affatto considerato. Le fiamme erano fuoriuscite dalla sua bacchetta colpendo con violenza sia le tavole di legno, come da lei pensato, ma, troppo potenti, le si erano anche ritorte contro spingendola per terra. Seduta sulla morbida sabbia una fitta improvvisa le colpì la caviglia, il fuoco aveva intaccato la sua pelle, bruciandola leggermente lì dove il vestito, anch'esso in fiamme, bruciava ancora. Prima di maledirsi, capì che spegnere quel piccolo rogo era più importante di ogni cosa. Con la sabbia, iniziò a ricoprire quella parte fiammeggiante, nascondendo il rosso corallo del suo vestito, ridipinto dall'arancio delle fiamme. Togliendo tutto l'ossigeno queste avrebbero dovuto spegnersi, in caso contrario sarebbe ricorsa alla magia. Velocemente Alice spostò una notevole quantità di sabbia li dove il fuoco ardeva, ma, se quello era l'effetto che l'incanto aveva sortito su di lei, ora c'era da chiedersi cosa era successo all'obbiettivo principale di quel fuoco tanto potente. Ritornando a guardarsi intorno, capì che la forza dell'Incendia l'aveva spostata di un paio di metri dal punto in cui era, innescando nell'aria una quantità di fumo eccessiva. Un turbine nero come la pece si ergeva sopra quell'apertura nella roccia, presto i domestici avrebbero dato l'allarme, avvisando la sua famiglia, preoccupandola inutilmente. Era necessario mettersi in piedi, sia per avvicinarsi li dove il fumo nasceva e sia per testare quanto la piccola bruciatura sulla sua caviglia le doleva una volta ritornata stabile. Avrebbe tentato di avvicinarsi il più possibile, in modo che il suo incanto dissolvesse interamente la cortina di fumo. Concentrata strinse la bacchetta saldamente, lieta che nel capitombolo non le fosse volata via di mano, iniziando a muoverla in un movimento ondulatorio, da sinistra verso destra. Ripensò attentamente ad ogni minimo dettaglio, sperando di non errare nuovamente, e quando fu pronta pronunciò la formula: «Dilàberis!»
Il fumo oramai era la priorità al momento, sperava che questo bastasse per dileguarlo interamente, e poter procedere con i suoi piani affinché potesse tornare vicino a quell'insenatura nella pietra, con la speranza che il suo "sacrificio", o meglio, madornale errore, non fosse stato vano.



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view post Posted on 6/11/2017, 23:57
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Quel pastrocchio aveva sicuramente decelerato la sua corsa verso il mistero.
Il fuoco e il fumo, erano oramai diventati avversari ostici per Alice che, in preda al panico, fece gran parte delle sue azioni in fretta e furia.
Trovandosi per terra per via del forte contraccolpo subito, tirò con velocità della sabbia sul suo candido vestito per evitare ulteriori ustioni (-2 PC).
In men che non si dica, il terriccio bagnato dall’acqua dolce del lago impattò le fiamme spegnendole e dandole la possibilità di agire sul danno creato.
Alzandosi velocemente, cercando di concentrarsi sul fumo presente nella zona al fine di debellarlo correttamente, eseguì un Dilaberis, non riuscendo nell’intento.
Il fumo si era propagato velocemente nella zona, troppo per via delle tante tavole di legno che coprivano l’insenatura e ora l’odore di cenere iniziava a farsi forte in quella spessa nuvola nera.


Cosa è questo scempio?

Domandò una voce ancora non rinvenibile dalla ragazza.
Cosa era meglio fare? Era meglio scappare dentro il luogo appena scoperto che presentava delle tavole bruciate come difesa o affrontare quella voce ancora non riconoscibile così da scacciare un possibile nemico?
Il tempo scorreva lentamente, ma in maniera implacabile. Alice poteva mettere una pezza a quella situazione che la distoglieva dal suo obiettivo, ma come?



N.B: Non dare per scontate le tue azioni, anche quelle più semplici come tirare della sabbia contro un punto.

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la mente le produce, di mente sono fatte»

La fredda e umida sabbia spense le fiammelle che ancora ardevano il suo vestito, fermando il loro cammino, ma il suo errore aveva fermato anche il suo di cammino. Una sola dimenticanza, un solo piccolo errore, aveva creato una baraonda di eventi, e adesso, quel fumo, nero e denso, si propagava nell'aria. La soluzione era ovvia, andava solo eseguita con cautela e attenzione, cosa che spesso non le riusciva affatto bene. Come suo solito, si era lasciata prendere dall'agitazione, cercando di fare tutto e in fretta, e questo era il risultato. L'incantesimo non aveva avuto nessun effetto sul fumo, che, beffardo, continuava a salire vistoso. Non doveva abbattersi, doveva pensare ad un modo per risolvere la situazione velocemente. Ora che il suo vestito non ardeva più, era libera di concentrarsi sul pastrocchio che aveva combinato, risolvere la situazione e tornare a quello per cui era arrivata fin li. Cercò nuovamente di dissipare il fumo, avvicinandosi ad esso. Non fece in tempo a puntare la sua bacchetta su di esso che una voce giunse al suo orecchio, ormai il danno era fatto, se fosse sparito, avrebbe attirato ancor più l'attenzione.
Il vento soffiava, il fumo si muoveva agitato, e per quanto si sforzasse, non riuscì a riconoscere, ne a vedere, chi fosse il proprietario di quella domanda. Era uno dei domestici preoccupati, o era colui che aveva creato quella fessura nella roccia? Il timbro arrivò alle sue orecchie distorto, incapace di capirne anche il sesso, doveva decidere come agire. Poteva fronteggiare la persona che stava procedendo nella sua direzione, in fondo, se fosse stato uno dei domestici, avrebbe potuto tranquillizzarlo. Ma se non fosse stato così? A prescindere dall'identità dello sconosciuto, ogni secondo che passava era un secondo che la allontanava da quei sospiri, da quella voce che l'aveva spinta fin lassù. No, non era tempo di perdersi in chiacchiere. Tornò ad osservare la fessura nella roccia, dove prima c'erano grosse tavole di legno, ora vi era il ricordo carbonizzato di esse. Piccole fiammelle ardevano ancora la superficie del legno. Per poterci passare ci sarebbe voluto molto altro tempo. *Pensa, pensa Alice, pensa!* si diceva la ragazza mentre cercava nella sua memoria qualche incanto che le sarebbe stato utile. Doveva far sparire quelle tavole, ma non era sicura che l'incanto Evanesco avrebbe rimosso delle tavole così, e se poi l'avessero seguita? No, doveva passarci attraverso, nella sua memoria vi era un incanto, un incanto che rendeva gli oggetti inconsistenti. Doveva ricordare, ricordare ed essere precisa. La fretta doveva smettere di incidere su i suoi pensieri, doveva calmarsi e compiere al meglio la sua magia.
Puntò la bacchetta per la terza volta, questa volta verso le tavole. Nella sua mente il suo piano era preciso, ma i ricordi su quell'incanto erano sfocati. Chiuse gli occhi, focalizzando la sua attenzione interamente su quell'ostacolo, che doveva essere interamente incantato, immaginandolo inconsistente, attraversabile. Li riaprì poco dopo:
«Verto tenuis»
Se la sua memoria non aveva deciso di ingannarla, per la seconda volta, quell'incanto avrebbe reso l'ostacolo oltrepassabile, inconsistente, lasciando però il suo aspetto invariato. Un punto in più, dato l'imminente arrivo del secondo estraneo.
Subito dopo si sarebbe avvicinata alle tavole, con cautela avrebbe cercato il punto meno pericoloso, dove le fiamme erano ormai spente. Non poteva sapere se l'incanto ero andato a buon fine o meno, l'incanto muta la consistenza, non l'aspetto. Proprio per questa ragione doveva star attenta a non bruciarsi ulteriormente o, nel caso avesse funzionato, doveva essere pronta ad oltrepassarlo il più velocemente possibile.



● Scheda ● Corvonero ● 17 Anni ● Mezzosangue ●

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Il Fato

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Spente le fiammelle nel modo più semplice possibile, ossia ricoprendo il vestito con la sabbia bagnata, la ragazza si mise spavento per la voce proveniente dall’alta scogliera.
Chi era? Chi la stava chiamando? Era un semplice elfo o un parente della nobile famiglia?
Senza nemmeno pensarci, cercando di evitare di sparire dal luogo del misfatto, si concentrò al fine di eseguire l’incanto trasfigurativo più utile in quel momento.

“Verto Tenuis”

Disse la giovane senza troppi preamboli, poi si buttò verso la parte meno bruciata delle tavole che la separavano dal varco.
Quelli furono attimi di puro terrore che la fecero si entrare e sparire da sguardi indiscreti, ma anche ustionare un braccio all’altezza della spalla (-7PS; -2 PC) e piegare dal dolore.
Purtroppo, eseguire il Verto Tenuis su più di un oggetto era sconsigliabile, specialmente in quel caso, visto che le tavole a chiudere l’insenatura erano tante.
Respirando con forza per via dell’ustione, la ragazza ora poteva comunque vedere quel varco proseguire per una decina di metri e poi procedere verso destra.
Cosa l’aspettava? Che cosa si trovava nascosto in quel luogo?
Le voci nella sua testa sembravano essere sparite nel nulla, ma era realmente così? Erano stati eliminati quegli spettri? Nel dubbio, valeva la pena proseguire.



Alice Lastrange

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Ustione all’altezza della spalla destra, puoi comunque effettuare qualsiasi tipo di movimento anche se con leggero fastidio.
 
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Alice Lastrange
«Tutte le cose hanno origine nella mente,
la mente le produce, di mente sono fatte»
Panico, dolore, confusione, un misto di sensazioni che, per qualche istante, disorientarono totalmente i pensieri della giovane Corvonero, estraniandola dal contesto nel quale si trovava. Ripensò a quello che era successo, rivivendo quei brevi istanti come fossero giorni. Appoggiandosi alla parete, Alice si piegò in due dal dolore, poggiandosi sulle ginocchia per non cadere per terra. Nonostante l'incantesimo trasfigurativo fosse andato a buon fine, la potenza dello stesso non era abbastanza da includere tutte quante le tavole ardenti che occludevano il passaggio, ma abbastanza da lasciarla passare. La sua pelle era inevitabilmente stata danneggiata dal fuoco, i carboni che lei stessa aveva accesso avevano intaccato la sua pelle, bruciandola all'altezza della spalla destra. Si sarebbe presa a sprangate in faccia, tutto quello che stava combinando era stato un enorme "abbastanza", doveva studiare con più cura le sue mosse, riflettere sulle conseguenze a lungo termine e non solo sull'esigenza momentanea. Scegliere il punto meno bruciato era servito, in parte, se si fosse fidata a prescindere le sue condizioni sarebbero state nettamente peggiori, almeno su questo non poteva dir nulla a se stessa, però una parte di lei, nella sua mente, le gridava senza sosta quanto fosse stata stupida a non pensare a quell'incantesimo prima di far uscire il suo lato piromane.
Tirò un lungo respiro, cercando di ritrovare il proprio auto-controllo, dando un altro sguardo alla ferita, era davvero brutta da vedere, e nonostante il dolore tendesse a diminuire, ogni movimento era per lei fastidioso. In quelle circostanze non poteva permettersi di non porvi rimedio, non sapeva a cosa stava andando in contro, ma era certa che partire già ammaccata non era una grande idea.
Passò velocemente la bacchetta nell'altra mano, in modo da direzionare al meglio l'incantesimo. Era una strana sensazione, le sembrava di essere tornata a Diagon Alley, quando per la prima volta aveva impugnato la sua bacchetta, questo però non doveva intaccare i suoi movimenti, ne renderli meno precisi o troppo rigidi. In direzione della ferita, Alice disegnò un semicerchio in senso orario con la bacchetta, muovendola in modo molto dolce dal basso verso l’alto, completando poi il movimento con un colpetto verso la ferita, senza però toccarla. Mentre la bacchetta compiva il suo disegno, Alice pronunciò la formula dell'incanto, che avrebbe potuto lenire il suo dolore e curare la sua ferita:
«Medèor Vulneràtio.»
Senza indugiare oltre, Alice concentrò tutta la sua attenzione sul luogo in cui era finita, ormai non poteva permettersi altro tempo da perdere, nemmeno la ferita poteva fermarla. Quello che gli si parò la lasciò ancor più senza parole, l'insenatura si estendeva per almeno una decina di metri, per poi svoltare il suo percorso alla sua destra, qualcuno doveva aver creato quel posto, ma chi? Alle sue spalle, nonostante fossero quasi del tutto carbonizzate, vi erano ancora le tavole che imperterrite bloccavano la via. Si chiese di chi fosse la voce che aveva sentito poco prima, ma soprattutto, dove fosse quella che l'aveva portata fin li. Le sue orecchie non percepivano più nulla da molto tempo, e se fosse stata proprio la sua mente a giocare con lei? O se fosse tutta una trappola? Doveva scoprirlo, ormai ci era dentro, letteralmente.
«Lumos» sussurrò la corvonero, proseguendo il suo cammino, questa volta con più attenzione.



● Scheda ● Corvonero ● 17 Anni ● Mezzosangue ●

OT: Alice è destrorsa, ma essendo la ferita proprio sulla spalla destra ho ritenuto più appropriato farle castare l'incanto con la sinistra. Anche se non avrebbe influito sui movimenti di Alice ho preferito porvi rimedio, per coerenza nei confronti della mia piggì.

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