Behind your mind, Quest Legilimens

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view post Posted on 26/4/2020, 20:19
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Alice Lastrange
«Tutte le cose hanno origine nella mente,
la mente le produce, di mente sono fatte»
Era avvilente tutto quel silenzio. Alice pensava veramente che sarebbe riuscita a risolvere quella situazione, ma quello che riuscì a percepire rimase del tutto invariato, eppure, prima, quando era ancora in superficie, ci era riuscita perché adesso non sentiva più nulla?
Quella domanda si sarebbe aggiunta alle mille altre ancora in sospeso, ma prima ancora di pensare a cos'altro potesse fare, una voce giunse alle sue spalle, cogliendola totalmente di sorpresa. Scattò in piedi spaventata, l'incantesimo che era stato lanciato non era offensivo verso gli esseri umani, serviva per neutralizzare... *Un momento*
Tornò velocemente ad osservare lì dove poco prima c'era l'esatta copia di se stessa, ma che adesso era sparita, al suo posto c'era... un uomo? *Ma quello... quello è il papà della mamma!*
Non aveva mai conosciuto quell'uomo, e sua mamma ne parlava di rado, da quello che sapeva era sparito quando lei frequentava l'ultimo anno ad Hogwarts, insieme a tutto il resto della sua famiglia. Alexandra custodiva con affetto una loro vecchia foto, una di quelle babbane che nemmeno si muovevano, ma a cui sua mamma teneva davvero tanto.
E adesso era li, per terra in quello stato a dir poco imbarazzante, ma lui non era veramente li, no quello era solo l'effetto dell'incantesimo scagliato contro quello che in realtà era un molliccio.
Che stupida! Si era lasciata manipolare da un molliccio, si era fatta impressionare dal suo aspetto identico al suo. *Odio quelle schifose creature*
Si nutrono delle paure altrui senza rispetto per nessuno... lo sapeva bene, quando li aveva studiati a lezione durante la sua prova pratica ne era rimasta quasi paralizzata.
Ricordava fin troppo bene quell'esperienza, e sapeva che quella non era la rappresentazione della sua paura ma dell'uomo che aveva scagliato l'incantesimo.
Ormai il suo cervello era tornato nel caos, le domande si affollavano, e quasi perse un respiro quando la figura di suo padre si presentò dinanzi a lei.
Il suo sguardo così dolce rasserenò immediatamente la corvonero, le sue parole era calme, quasi emozionate, ma le domande nella sua testa continuavano ad aumentare vertiginosamente.
Lui lo sapeva, sapeva che Alice era in grado di utilizzare quel potere, e anche la mamma ne era in grado. Quello spiegava alcune cose, ma molte altre erano totalmente irrisolte: il molliccio, le sembianze che aveva assunto.
«Si, quindi eri tu? Ma papà perché quel molliccio, era, insomma, era così...?»
Gli occhi di Alice cercarono quelli di suo padre, quegli occhi così azzurri che aveva tanto bramato, in quel momento erano tanto belli quanto tristi e vederlo in quelle condizioni le spezzava il cuore.
Sentendolo fare quella richiesta così strana non replicò, silenziosamente si avvicinò a lui, poggiò la sua mano sul suo viso in una delicata carezza e con tutta la forza che aveva Alice svuotò ancora una volta la sua mente. Ciò che stava per fare sembrava davvero importante e doveva riuscirci a tutti i costi per questo quando i suoi occhi si aggrapparono a quelli di suo padre, Alice si lasciò avvolgere dal silenzio, focalizzando tutta la sua concentrazione in un unico e solo obbiettivo, entrare nella sua mente, leggere ciò che lui voleva farle scoprire e dare finalmente un senso a tutta quella storia.

● Scheda ● Corvonero ● 17 Anni ● Mezzosangue ●


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Le domande di Alice divennero troppe.
Chi lo avrebbe mai detto? Era passata dalla fase “ho tante domande” a quella “ho troppe domande” nel giro di un sol secondo, con il solo sguardo del padre.
Perché era così triste? Cosa era successo? Perché quel molliccio?
Non riusciva a capire nulla, se non una richiesta, se non la supplica fattagli alcuni istanti prima.
Svuotò la mente, mentre le piccole dita affusolate toccavano il volto dell’uomo che aveva sempre amato.
Si sentiva che soffriva, lo percepiva dai sussulti che il corpo di lui aveva e dalle lacrime che iniziavano a scendere calde sulle sue dita.
Che era successo? Come era possibile che stesse in quel modo?
Per la prima volta in vita sua la ragazza non si trovava davanti al padre che l’aveva fatta crescere, ma all’uomo che soffriva, alla persona cara che stava per togliersi il peso di dosso.
Nel giro di pochi secondi la magia partì dalla sua mente. Quello che aveva fatto fino a poco prima con il molliccio aveva avuto dei risultati; ora era in grado di gestire maggiormente quel contatto con le sinapsi di qualcuno.
Non appena entrò nella mente di lui riuscì a sentire la voce della madre.
Da quanto tempo non la sentiva? Da quanto tempo non ne aveva più avvertito la presenza?
Era strano, ma si stava lamentando. Gli stava dicendo che era costretta ad andarsene. Doveva scappare, doveva andarsene altrimenti l’avrebbero cercata e torturata.
Quello che aveva lei era un dono superiore, era il potere di leggere la mente, di sapere ciò che le persone volevano, lo avrebbero potuto sfruttato a loro vantaggio.

Ci fu il silenzio.

Il suo contatto con la mente del padre era sparito, probabilmente ancora troppo flebile.
Gli occhi di lui erano di un color rosso scarlatto, indolenziti per le lacrime che stavano scendendo sul volto e che non voleva far scendere.
Prendendo la mano di lei, disse:


«Piccola mia, senti…Ora prendi la bacchetta, puntala alla mia testa…e… pronuncia la parola Legilimens.
Era così che faceva tua madre. Sono certo che ce la farai anche tu.»


La voce andava e veniva, tra un respiro affannato e l’altro.
Si vedeva che l’uomo stava soffrendo che si voleva togliere quel peso di dosso.
Finalmente lo poteva fare. Aspettava solo che Alice entrasse nuovamente nella sua mente.



Alice Lastrange

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view post Posted on 4/5/2020, 09:59
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Alice Lastrange
«Tutte le cose hanno origine nella mente,
la mente le produce, di mente sono fatte»
Quella volta fu diverso, immagini sfocate apparvero nella sua mente, era la voce della sua mamma quella che sentiva? Cosa stava succedendo? Tutto era troppo impreciso, troppo sfocato per capirci qualcosa. Non capiva perché l'uomo della sua vita era così sofferente, e si detestava per non esserne a conoscenza. Possibile che era stata così cieca da non vedere quello che stava succedendo alla sua famiglia? Troppo concertata su i suoi problemi e i suoi studi da non dare le giuste attenzioni alle persone che amava di più al mondo.
Gli occhi dell'uomo cominciarono ad arrossarsi mentre lacrime cadevano dal suo volto. Questa immagine di lui le spezzo il cuore, in tutta la sua vita non lo aveva mai visto in quelle condizioni. Lui era la sua roccia, il suo punto di riferimento, sempre sorridente come lo era lei, sapeva bene però che spesso i suoi sorrisi nascondevano profonda tristezza, probabilmente era così anche per suo padre.
Gli occhi della stessa corvonero iniziarono a riempirsi di lacrime, Alice però non permise loro di venir fuori, quella situazione era importante, non poteva lasciarsi prendere dalle emozioni. La sua mente doveva continuare ad essere concentrata, i suoi pensieri dovevano sparire insieme alle domande, solo in questo modo sarebbe riuscita a dar loro una risposta. Annuì alle direttive che suo padre le aveva appena dato, puntare la bacchetta su di lui non le piaceva affatto, ma era l'unico modo di venire a capo di quella situazione.
Afferrò la bacchetta saldamente nella sua mano, la sua mente scacciò via per l'ennesima volta tutto ciò che non era importante, focalizzandosi solo su quello che stava per fare. Ancora una volta doveva concentrarsi con tutte le sue forze per poter insinuarsi tra i pensieri del suo papà.
Puntò la bacchetta alla testa dell'uomo, i suoi occhi, così scuri, si specchiavano in quelli azzurro chiaro dell'uomo, e con decisione enunciò ciò che le era stato detto:
«Legilimens»


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view post Posted on 9/5/2020, 17:53
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Il Fato

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Se prima aveva sentito la madre lamentarsi, quella volta fu tutto più chiaro.
Al proferire la formula suggeritagli dal padre, la ragazza si trovò catapultata in un turbine di pensieri e sensazioni.
Quella che provava in quel momento non era la sua tristezza, ma quella del padre, quella dell’uomo che amava e che ora le stava dicendo di più senza parlare.
Avvertì sua madre andarsene di casa di sua spontanea volontà.
Se ne andò perché come a lei aveva quel dono, quella capacità di leggere le menti e che più di una volta era stata minacciata da qualcuno per utilizzarla a favore del male.
Non capiva chi fosse la persona che avesse minacciato la madre, non riusciva ad arrivarci.
Con totale probabilità non lo sapeva neanche il padre, ma c’era qualcos’altro da raccontare, qualcosa di più raccapricciante e attorci budella di quella sensazione.
Improvvisamente, sentì di trovarsi in una casa, la sua casa.
Il suono del campanello, decisamente familiare, entrò nelle sue orecchie per non togliersi dalla testa.
Quando arrivò alla porta, il padre, vide una figura, il cui volto era celato da una maschera e le parole che gli vennero dette furono poche. Semplici. Dure.


Ce l’abbiamo noi. Ora soffrirà.

La frase venne ripetuta una decina, centinaia di volte, fino a che l’ansia non le propagò il corpo.
Non la trovava, non sapeva dove fosse. Dove era sua madre?
L’angoscia si fece fitta nel corpo fino a quando non sentì la voce del nonno, quello lontano; John.
Lo sentì sbraitare, soffrire nella voce per quanto gli veniva detto, mentre un pugno scalfiva il volto del padre e si avvertiva un’altra porta sbattere.
Ecco perché se ne era andato. Ecco cosa stava cercando. E come faceva a cercarla? Dopotutto era un babbano.





Fu luce.
Gli occhi del padre erano distrutti, definitivamente.
Gli aveva mostrato la verità, ciò che le era stato occultato da bambina e che ora poteva finalmente capire.
Ci aveva provato Andrew, ma Alexandra era stata presa.


«Scusami… Io ci ho provato. Veramente.»

Non aggiunse altro, non si spinse oltre.
Era quella la storia, quella la verità e quello il perché del molliccio.
La sua paura. La sua più grande paura.


«Prenditi un attimo per te, poi andiamo... Devi andare al San Mungo, ti sei fatta male.»

Sentenziò.
Era giunto il momento delle cure mediche. Di quella storia sicuramente ne avrebbero parlato anche successivamente.


Buonasera Alice! Come puoi aver intuito la tua quest è finita e sei diventata ufficilamente Legilimens Apprendista e puoi aggiungerlo alla scheda.
Come avrai potuto notare, tante piccole aggiunte sono state fatte sul tuo background, tanti piccoli pezzetti sono stati aggiunti al tuo puzzle, ma non basta.
Sicuramente c’è di più da scoprire e con il tempo lo scopriremo!

Ora, come ha detto papà, sistemati nel prossimo post qui e poi successivamente posta al San Mungo, dove riceverai le cure.
Per qualsiasi cosa scrivimi un Mp.

A presto


Alice Lastrange

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*Caviglia destra ustionata*
 
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view post Posted on 9/5/2020, 21:55
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La verità spesso non porta gioia, le risposte che Alice aspettava con ansia non le diedero quel sollievo a cui era abituata, l'enigma risolto creò un vuoto inesorabile dentro di lei. Bugie, troppe bugie erano state dette, giunte, seppur a fin di bene, da coloro di cui la Corvonero si fidava più di chiunque.
La sua mamma, la sua luce, le era stata strappata via e nemmeno suo padre era riuscita a riportarla a casa.
Viaggiando nella mente del suo papà fu avvolta da mille sensazioni, tristezza e dolore invasero il cuore di Alice, incapace di credere a quello che era successo. Rivide gli stessi brutti ceffi che suo padre aveva visto, sentì la ferita che avevano provocato lui.
Loro avevano la sua mamma, ed Alice non poteva darsi pace, lei doveva trovarla, doveva cercare in tutti i modi di farlo. Eppure nemmeno suo padre ci era riuscito, come poteva lei farcela?
Avrebbe preferito morire, rendere vero il terrore di suo padre, anziché restare lì con le mani conserte.
Non si sarebbe fermata, le grida di quell'uomo sarebbero sembrate sussurri rispetto a quello che Alice stava per tirare fuori, ma non lo fece. Rimase in silenzio, con gli occhi fissi nel vuoto, incapace di realizzare quello che realmente stava succedendo. Suo nonno, quello che non aveva mai conosciuto, gridava, sbraitava per riavere sua figlia, come aveva fatto un semplice babbano a restare in vita in quella situazione? Ne aveva abbastanza di tutte quelle domande, avrebbe voluto farle tacere, zittire la sua testa per sempre, ma non poteva permetterselo, toccava a lei adesso, ora era lei che doveva difendere un intero ramo del suo albero genealogico, non avrebbe accettato che questo venisse tagliato via. Mai.
Crollò al suolo, le sue gambe sembravano non poter reggere più il peso di quella situazione, era stanca e solo dopo le parole di suo padre, che giunsero fioche alle sue orecchie, si rese conto di quanto fosse mal ridotta e ferita. L'adrenalina aveva bloccato tutto, ma adesso, il suo corpo stava lentamente sfuggendo al suo controllo, come tutta la situazione intorno a lei.


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