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| Estraniarsi dal dialogo in corso non parve così difficile, non in quel momento e non di certo per lui; gli occhi continuarono a seguire la figura perlacea del Fantasma, mentre la ragione arrancava alla ricerca di una risposta che potesse valere come spiegazione vera e propria. Oliver non avrebbe potuto dire di aver compreso tutto, senza dubbio le informazioni in loro possesso non erano poi così ampie, così fitte, come avrebbero sperato. Cos'era accaduto realmente al musicista di fama internazionale che in quel preciso istante parlava con i gruppetto come forse non gli capitava da tempo? Cosa lo tratteneva ancora in quella chiesa, in quel sacro luogo ormai monumentale, in quell'abbazia che aveva visto entrare ed uscire più anime di quante potesse effettivamente accoglierne? E cosa nascondevano le parole dell'altro, il suo messaggio, ancor più la sua diretta e palese richiesta d'aiuto? L'ombra che in passato aveva solcato così tanti posti, visitato un mondo intero in eterna evoluzione, adesso risultava fermo, impassibile al corso degli eventi che non si arrestavano: e perché mai avrebbero dovuto? Non c'era morte per il tempo, non c'era inizio, non c'era fine. Sempre sarebbe stato così e il Veggente lo sapeva bene, viveva quella sensazione e quella consapevolezza su di sé, in prima persona, più di quanto potesse ammettere sinceramente. Annuì, ripristinando la concentrazione del momento, rivolgendosi al musicista con uno sguardo carico di comprensione, ma ancor più di partecipazione emotiva. Le dinamiche della vita e dell'epilogo dell'altro, dell'artista che era una volta e che continuava ad essere nella scia delle epoche, non sarebbero forse state evidenti di primo acchito, ma la ricerca era il pane quotidiano di un gruppo così compatto, unito, forte di una comune passione - la musica - che si era presentato quel giorno estivo per far luce su misteri senza eguali. Si rivolse così ai suoi amici e rinvigorì quel cenno affermativo, un sorriso già pronto a fare da sfondo ad un'espressione determinata. «Contate anche su di me!» Perdonate il ritardo!
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