L'insostenibile leggerezza dell'essere

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Lia Soxilia
view post Posted on 17/7/2017, 13:36





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Ecate Soxilia O'Connor
25 ☘ Veela ☘ ex-Corvonero ☘ scheda [x]


Q
quale luogo meraviglioso era rimasto il villaggio pacifico di Hogsmeade, nel silenzio di quel tardo pomeriggio estivo le casette di mattoni tenevano ancora gli scuri aperti lasciando entrare quella leggera brezza fresca mentre dentro le famiglie si apprestavano a consumare una cena tranquilla; era un bel momento per passeggiare tranquilli lungo vie e viette solitarie senza dare nell'occhio leggendo un libro dal dorso usurato. Lia era proprio quello che stava facendo: fra le mani uno dei suoi libri preferiti oramai distrutto dai tutte le volte che aveva sfogliato e riletto le pagine gialle, i capelli sciolti dall'aspetto beach wave che le cadevano sulle spalle coperte da un leggero dolcevita di fresco di lana color viola che copriva un completo di top e short rosso mattone, i passi sicuri rimbombavano nel silenzio a causa dei tacchi a spillo del paio di decolté viola.
Il cielo limpido mostrava la lenta gradazione delle sfumature del tramonto andare verso l'orizzonte mentre il manto della notte guidato dal carro di Selene avanzava piano con le stelle che prendevano luce; il solo rumore nell'aria erano i tacchi di lei e forse qualche passero che cantava alla sua amata, il fruscio delle foglie era pacifico mentre il vento correva fra le fronde degli alberi che circondavano il villaggio; nulla fuori posto tranne lei, grazie al cielo non c'era nessuno che potesse vederla e notare quanto la donna stonava con l'atmosfera pacifica che vigeva in quel momento.
Nel pensarlo Lia sorrise e senza trattenersi parlò libera citando una poesia che amava molto...
"Questi che qui approdò,
poiché non c'era cominciò ad esistere.
Senza esistere ci bastò.
Per non essere venuto venne
e ci creò.
"

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view post Posted on 19/9/2017, 00:35
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Le lezioni erano terminate, mancavano solo i GUFO, e anche quell’anno scolastico sarebbe stato archiviato. Gli esami sarebbero stati conseguiti solo pochi giorni dopo, sicché pensò bene di consolarsi con una sana sbornia alla Testa di Porco dopo l’intensa giornata di studio. Il dovere trovava sempre posto prima del piacere.Due erano le cose che Vagnard amava particolarmente. Sballarsi in solitudine (con fumo e/o alcool) ed il Disagio cosmico. Per l’ex Prefetto il bere da soli elevava l’essere umano, bere senza sete era ciò che davvero distingueva l’Uomo dall’Animale, sentire l’alcool bruciare nel proprio stomaco per sentirsi vivi. L’Adepto viveva per le forti emozioni e di esse si nutriva. Il disagio beh, faceva atmosfera in tutto ciò, un variopinto contorno.

Ed eccolo lì, a vagare per i meandri di Hogsmeade con una bottiglia in mano. Si adagiò per terra, la schiena contro uno degli alberi che costeggiavano una delle viuzze del villaggio. Il tempo era clemente, il caldo non più afoso e la brezza leggera permetteva di attutire gli effetti della sbornia. Pensava a quanto fosse stupenda quella capacità dell’essere umano di poter soffrire da solo con le sue stesse mani. Nessuno decideva di nascere, ma chiunque poteva decidere di ferirsi, sanguinare e morire. Il riscatto dell´Ingiustizia della Vita. D’altronde la natura funziona per opposti e contrasti. Vita e Morte, Distensione e Contrazione.
Appoggiò le labbra alla bottiglia per bere un altro sorso quando sentì dei passi in avvicinamento. Tracannò un goccio. Pose la bottiglia sulla comoda erba per tirar fuori la sua scorta di Canapa e iniziò a rollare una delle sue sigarette speciali. Tempo di chiudere la sua opera d’Arte che una nenia alle sue spalle giunse alle sue orecchie da una voce femminile.


“La leggenda così si dipana,
penetra la realtà
e a fecondarla decorre.
La vita, metà di nulla,
in basso muore.”


La conosceva, eccome se la conosceva. Era cresciuto immerso nell’Arte, in tutte le sue forme. Ma quello che gli interessava in quel momento era di restar solo, e che la scocciatrice tagliasse le cuoia, sperando di averle reso un servigio, o un dispetto, completando il testo per lei tale da farle passare la voglia di restare nei paraggi.

 
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Lia Soxilia
view post Posted on 23/9/2017, 15:57





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Ecate Soxilia O'Connor
25 ☘ Veela ☘ ex-Corvonero ☘ scheda [x]


L
a risposta disattesa e quasi infastidita le arrivò d’improvviso come d’improvviso lei aveva preso a parlare nel vuoto popolato che la circondava, lo sguardo limpido e ceruleo andò in cerca del misterioso cultore che l’aveva interpellata non volendolo e nel primo buio di quella sera che tanto le ricordava la sua fuga Lia scorse una figura accasciata a terra ridosso un albero che decorava la vietta: un ragazzo, forse appena maggiorenne, certamente non un uomo fatto e colto come si era aspettata la bionda creatura. Forse fu per quello che l’attrasse, forse perché per un attimo quella conoscenza esternata con sicurezza e disinteresse le riportò alla mente ciò che era esattamente lei a quell’età. Eppure quella bottiglia abbandonata docile sull’erba e quel piccolo cilindro che altro non era una sigaretta la lasciarono leggermente perplessa: perché cotanta cultura andava a riversare il proprio interesse su frivolezze così pericolose per la propria salute? Non che lei non bevesse, ma la disturbava quel modo quasi violento con cui le parve che il giovane si divertisse.
Ridusse la distanza che li sperava fino a colmarla completamente e quindi posò lo sguardo dritto fisso sul giovane, probabilmente nel giro di pochi secondi avrebbe detto o fatto qualcosa che avrebbe innervosito il giovane e se ne sarebbe andato oppure la sua maledizione si sarebbe scagliata contro il malaugurato che succube le avrebbe parlato; a pensarci un po’ la infastidiva questa sua peculiarità eppure forse ad Hogwarts le sarebbe tornata utile, ma poi lei chi sarebbe stata?
Non è un po’ troppo intellettuale per un ragazzo come te?” domandò provocatoria celando quanto in realtà apprezzasse quel sapere giovanile, era rimasta in piedi assumendo una postura più che aggraziata ma senza troppi orpelli da fanatici del bon ton; le vecchie abitudini non muoiono mai del resto, lei lo sapeva bene.

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view post Posted on 3/10/2017, 11:25
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Immerso nel vorticare dei suoi pensieri, perse nuovamente la concezione del tempo per qualche istante. Fu il rumore dei passi di lei a ridestarlo, e quando si ritrovò i piedi della ragazza davanti agli occhi, capì di aver agito nuovamente di impulso, senza calcolare con esattezza tutte le variabili per poter prevedere la conclusione. Si trovava anzi leggermente spiazzato per quella scomoda situazione che era venuta a crearsi. Quella era effettivamente una posizione di estremo svantaggio. Non di scacco, ma la minaccia era evidente: Seduto al cospetto di un adulto, con l’alcool ed il fumo che certo non aiutavano granché. Alzò lentamente lo sguardo.
Un piccolo ghigno di disprezzo fece capolino sul suo volto mentre studiava le fattezze della ancor giovane ragazza, sovrapponendole le parole che ella stava pronunciando. Curioso, il bue che dà del cornuto all’asino, quello fu il suo primo pensiero. E non perché sembrava giudicarlo dalle apparenze, anzi. Vagnard era il primo a farlo. E si stupì che a parlare fosse proprio lei, ad ergere il Sapere come cosa per pochi, lei, che era vestita come donna di facilissimi costumi per le strade di Calcutta, seppur emanasse indiscutibilmente un fascino non comune. Scrollò la testa per eliminare quei pensieri. L’ex Prefetto si trovava in un’età nella quale era quasi impossibile reprimere la propria carica ormonale, ma in quel momento fu il disprezzo a prevalere.


- Pensate che i nostri amati prediligessero determinati destinatari ad altri, Miss? -


Portò la bottiglia alla bocca per trangugiarne con gusto un altro sorso. Neanche una goccia cadde a soddisfare le sue papille gustative.

*Scheiße*

Poggiò il vuoto vetro accanto a sé e con eleganza si alzò, rimanendo con la schiena appoggiata al tronco per evitare di avere mancamenti dovuti alla sensazione di vertigini dall’essersi alzato troppo velocemente. Con nonchalance portò la canna alle labbra e inspirò un tiro profondo

- Sono del modesto avviso che si limitassero a scrivere e a donare a noi tutti il loro Sapere e le loro Conoscenze, senza fare distinzione alcuna. -

Espirò leggermente in direzione della ragazza, come per ammaliarla. Poi allungò la mano libera


- Vagnard von Kraus, per servirVi. -

 
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Lia Soxilia
view post Posted on 7/10/2017, 18:30





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Ecate Soxilia O'Connor
25 ☘ Veela ☘ ex-Corvonero ☘ scheda [x]


I
l disprezzo che lesse sul volto del giovane quasi la lasciò sconvolta era così familiare che non le sembrava possibile trovarsi dinnanzi ad un ragazzino; eppure considerando il tutto era quanto più ovvio arrivare a trarre le giuste conclusioni: quel giovane, quel giovane colto e colmo di disprezzo non era altri che un figlio esule come lei di genitori troppo convinti della Purezza. Lia ebbe un brivido mentre razionalizzava il fatto che lei non era più una Purosangue, non lo aveva ancora messo a fuoco in quegli anni eppure era la prima cosa che avrebbe dovuto fare; ma se non era più come quel giovane seduto a terra poteva considerare le parole di lui senza trovarci ironia? Forse si, in fondo una parte di lei era ancora quella giovane adolescente Purosangue in fuga dal mondo dualistico e poi era il suo passato volente o nolente.
"I nostri amati, come voi li definite, mi auguro scrivessero senza l'intento di diventar scrittori o letterati... Altrimenti non li riterrei veri scrittori e letterati." era stata indiretta nel rispondere esponendo un pensiero che più che suo apparteneva ad un grande pensatore di anni precedenti; non aveva usato alcun tono, solo una risposta semplice ad una domanda semplice, un quasi evanescente sorriso di cordialità più che effimero, fasullo. Ma quanta buona educazione che spezzava qualunque breccia di comunicazione che davano a vedere i due interlocutori: non c'era passione nel discorso, non c'era un vero parlarsi nel futile chiacchierare che avevano blandamente stabilito quei due beneducati.
Gli occhi chiari di Lia seguirono i movimenti del giovane che sciattamente portava la bottiglia vuota alle labbra sottili per poi accorgersi della vacuità del gesto; era un susseguirsi di movimenti ed espressioni che Lia non sentiva vicino, eppure sapeva di aver fatto anche lei giornate e serate a bere in modo quasi disperato e dissociativo per allontanare da sé quel senso di alienazione che Hogwarts e la sua famiglia le dava costantemente, cosa cambiava fra lei e lui? Non avrebbe saputo dirlo. Lo vide lasciare con cura la bottiglia sull'erba accanto a lui e quindi alzarsi tenendosi appoggiato al tronco dell'albero, che non si sentisse bene per l'alcool o per l'alzarsi con rapidità Lia non lo sapeva però sapeva che il suo istintivo desiderio di aiutare il prossimo fece capolino spingendola ad avvicinarsi allungando le mani per bloccargli le spalle contro il tronco: se fosse venuto a mancare lei era già pronta. Lia non aveva affatto pensato a come muoversi per aiutare il giovane, aveva solo appoggiato le mani alle spalle del ragazzo che la superava in altezza di pochi centimetri e quindi aveva fissato il suo volto per controllare che stesse bene; forse fu per quello scambio di sguardi o per quella frase o più probabilmente per quel suo portare il veleno di una canna alle labbra sottili ed espirarle contro che spinsero Lia a lasciarlo ed allontanarsi appena: non disdegnava il fumo, un piccolo vizio che sapeva gestire, ma quello del giovane per lei era assolutamente fuori discussione.
Tossicchiò nel vano tentativo di sputare fuori quel veleno insopportabile mentre una mano le copriva le labbra che formulavano una risposta disinteressata al giovane: "Il Sapere è un dono che molti credono di fare ed avere, ben pochi si rendono conto dei sacrifici necessari per godere realmente di quel dono chiamato Sapere o Conoscenza."
Non ci voleva un genio per immaginare che quel respiro di fumo le era stato indirizzato volontariamente, forse era un modo con cui i giovani si provocavano o forse era solo un modo per infastidirla; Lia si lisciò i capelli all'indietro lasciando che il vento li facesse volare leggeri quindi strinse saldamente la mano del giovane che si stava presentando e fece altrettanto. "Ecate O'Connor, signor von Kraus." fu nel ripetere il cognome che una piccola luce brillò nei ricordi della giovane. "Perdonate se Vi sottopongo questa mia curiosità, ma non siete mica imparentato con il dottor von Kraus del San Mungo?" Ricordava bene come aveva conosciuto il dottore, il solo ricordo di quelle labbra che avevano scambiato quel bacio inappropriato e inappagante per quell'istinto maledetto le imporporavano il viso pallido di imbarazzo e desiderio: era una cosa così strana per Lia che i mesi passati non avevano fatto altro che amplificare il disperato desiderio di conoscere quel mondo che Tristan le aveva solamente scarabocchiato fra i pensieri. Durò il tempo di un battito di ciglia quell'emozione visibile sul volto della donna prima che razionalità e riservatezza la riportassero al normale stato di pallore.


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view post Posted on 8/10/2017, 10:01
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La ragazza aveva espresso un pensiero importante, su cui Vagnard si trovava tutto sommato d’accordo, seppur con le dovute integrazioni. Le sofferenze di cui ella parlava non andavano riferite solo a quelle che riguardavano gli ostacoli necessari per raggiungere una determinata posizione nell’Arte, e anche lei doveva trovarsi d’accordo a riguardo, in quanto, riferendosi alle parole usate da lei pochi istanti prima, i loro amati non scrivevano con l’obiettivo di diventare scrittori, ma solo con la consapevolezza di donare il loro sapere ed i propri pensieri all’Umanità, facendoli durare nello spazio e nel tempo. Un Artista non può essere tale senza la sofferenza, una sofferenza che non necessariamente deve nascere nell’ambito di specie; un lutto improvviso, una delusione d’amore, un litigio con la persona più cara. La cosa non influisce nell’immediato naturalmente, l’essere umano è troppo emotivo per poter reagire positivamente ad un evento negativo. Ma una volta interiorizzato l’avvenuto, sublimandolo, ecco che è l’Uomo a guadagnarne, acquisisce una nuova dimensione di pensiero, una maggiore profondità. Per dirla esageratamente alla Vagnard, un Artista deve essere già morto per arrivare a definirsi tale.

Nel mentre che i suoi pensieri venivano canalizzati entro quell’unico argomento, complice anche gli effetti della canna che cominciavano finalmente a manifestarsi, Vagnard la vide avvicinarsi, e per un bellissimo istante il profumo di lei ruppe la cortina di fumo, arrivando alle sue narici. Le mani di lei dietro di lui, come a volergli offrire rifugio sicuro.
Stava abbassando la guardia.
Il suo ultimo lampo consapevole era riuscito fortunosamente a farla allontanare di qualche passo, la frusta di fumo l’aveva respinta. Era diventato un gioco estremamente sottile, fatto di gesti, pensieri e odori. Ma la mente di Vagnard era ormai troppo labile, e non riusciva più a distinguere la realtà dai fumi della canapa: si trovava di fronte ad una ragazza e stava intrattenendo una conversazione, e lei, mossa a compassione, si era avvicinata a lui per sostenerlo in caso di cedimento. E fu la successiva domanda che le rivolse a far decidere a Vagnard di somministrarle uno dei suoi test.


- Cugini. -

Si limitò a rispondere. Il test era in preparazione, le fasi preliminari già in corso.

Chi fosse quella giovane vestita in maniera stravagante era per lui ancora un mistero. Come conosceva il suo Cugino? Che fosse anche lei una dipendente del San Mungo? Non era da escludere visto il preventivo intervento avuto nei suoi confronti. E di lì a pochi istanti le sue domande avrebbero potuto trovare risposta.
Improvvisamente, cadde nell’Abbandono.
Poggiò il bastone da passeggio in terra in posizione instabile, e vi scaricò tutto il peso, in maniera tale da cascare a terra rovinosamente su di un lato. Imprecò silenziosamente tra sé e sé mentre chiudeva gli occhi, immaginando diverse combinazioni divinità-animale, un dolore sopportabile per le risposte che voleva ottenere. Miss O’Connor sarebbe davvero intervenuta come sembrava essersi proposta pochi istanti prima? Un conto è prevenire e prevedere un mancamento, un altro vedere una persona cascare letteralmente e d’improvviso ai propri piedi. Il cervello si discosta dalla situazione di riposo, il cuore comincia a pompare più del solito, il sudore comincia a rigare la fronte, le mani a tremare. Mantenere la lucidità di pensiero in quelle occasioni non è facile, occorre polso, occorre carattere.
Il test di Miss O’Connor era appena cominciato.

 
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Lia Soxilia
view post Posted on 9/10/2017, 20:35





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Ecate Soxilia O'Connor
25 ☘ Veela ☘ ex-Corvonero ☘ scheda [x]


C
ugini, ecco il richiamo inconscio che aveva avvertito sentendo il nome del giovane intento ad avvelenarsi; era curioso come i ricordi di quel pomeriggio le saltassero per la mente con vivacità e incoerenza mentre lei continuava a spostare il fumo velenoso di quel vizio pericoloso del giovane: che ne sapeva Lia di cosa facessero l'istinto e la libido, Lia che si era estraniata dal mondo dei sentimenti e che nella sua vita il ricordo delle emozioni da provare si divideva fra un obbligo e una ribellione. Avrebbe voluto rispondergli che lo conosceva, che avevano parlato, ma lo sguardo che il giovane stava esibendo allarmò l'istinto medico di Lia che presto avrebbe mostrato la sua ragione: il giovane, di fatti, posato il bastone tremante vi aveva scaricato il peso con instabilità crollando sgraziatamente al suolo.
Gli occhi ghiacciati di Lia vibrarono mentre gli impulsi nervosi spingevano le informazioni ottiche al lobo del cervello in grado di leggerle, era rimasta immobile ad osservare la scena con un'apatia palpabile; in quella frazione di secondo il tempo le parve fermarsi lasciando che i suoi sensi percepissero l'accaduto con una maggiore intensità: il battito regolare del suo cuore che le faceva pulsare debolmente le vene del corpo, il respiro spezzato dal fumo che le faceva sollevare ed abbassare il petto stretto in quel corpino color mattone, l'aria immobile e ferma della sera che subiva l'urto del corpo intento nel suo cadere gravoso. Il ragazzo era steso su di un fianco, immobile forse svenuto, silenzioso nel suo ritrovarsi al suolo, il bastone abbandonato di lato che tintinnava sull'asfalto ghiaioso della strada del villaggio, il volto premuto contro l'erba su cui qualche gocciolina di rugiada cominciava ad imperlare quel leggero spunto di natura. Ed eccolo, di nuovo, l'istinto di crocerossina che prevaleva sull'indifferenza purosangue.
Lia si chinò accanto al giovane, prima ancora che il suo cervello o la sua parte conscia potesse comprendere l'accaduto, tempestiva e sicura; aveva spostato la mano sotto il naso del giovane per controllarne il respiro, come bene le avevano insegnato durante gli anni di tirocinio all'estero, e quindi aveva controllato il battito cardiaco per assicurarsi dello stato del giovane: era vivo, vigile.
"Signor von Kraus, come si sente? Riesce a parlare? Signor von Kraus devo farle aumentare la circolazione del sangue al cervello... Non si preoccupi, sono una medimaga." Il tono di voce rassicurante, anche troppo per lei, non aveva lasciato trasparire alcuna emozione all'infuori della sicurezza che lei aveva dimostrato di possedere, o forse era razionalità.
Non attese risposta, forse non ne avrebbe ricevuta, ma semplicemente agì: fece lentamente girare il giovane sulla schiena controllando che non sbattesse il capo, cominciò a tastare il fianco del giovane per controllare che non vi fossero fratture o lesioni interne; fu a quel punto che, razionale e ingenua, si concentrò per togliere le probabili restrizioni che i vestiti ponevano al corpo e al ricircolo sanguigno. Le mani delicate e affusolate della donna sfilarono il maglioncino grigio del giovane su cui lo stemma serpeverde risplendeva, poi si apprestarono a sbottonare i primi bottoni della bianca camicia e dei polsini, lo sguardo clinico non si era minimamente incrinato durante le operazioni da lei compiute ed anzi si era via via intensificato fino a raggiungere un livello di presenza da farla apparire completamente assorta nel suo mondo; anche mentre le sue mani raggiungevano la cintura dei pantaloni del giovane Lia non mostrò cambi d'umore, a cui aveva imparato ad essere abituata, sapeva che i suoi movimenti avevano un perché ben diverso da quello che poteva sembrare il fine. Sfilò la cintura in cuoio che tentennò per un paio di attimi nel silenzioso vuoto che era la stradina quella sera, quindi passò un paio di dita dietro la stoffa dei pantaloni a contatto con la pelle del giovane e sganciò il bottone che li teneva stretti al corpo con un movimento sicuro. Che avrebbe pensato la gente vedendo una simile scena?


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view post Posted on 11/10/2017, 22:34
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Non appena caduto come colpito a morte, Vagnard subito cominciò a controllare la respirazione, limitandola allo stretto necessario. Si concentrò sul battito cardiaco, alienandosi dal mondo esterno, assicurandosi che il battito rimanesse sì regolare, ma che rallentasse quanto bastava per rendere la sua pantomima credibile: non poteva fare affidamento sulla presunta sensazione di disagio appioppata alla ragazza, doveva valutare tutte le variabili affinché il suo innocente tranello potesse andare in porto.
Ascoltò le parole di lei, prima che lo girasse schiena per terra. Era quindi effettivamente una Medimaga a quanto diceva, ed ecco spiegato come conosceva Tristan, ma quanto ci avrebbe messo a comprendere il tranello?

I muscoli del ragazzo erano completamente rilassati, come bambolotto al servizio del ventriloquo si lasciava trasportare dalla sua Padrona mentre gli sfilava il maglioncino. Ma di lì a pochi secondi sarebbe accaduto l’imponderabile, qualcosa che avrebbe rischiato di mettere in gioco tutta la grande farsa. Miss O’Connor si stava spostando verso i “piani bassi”, quella zona che alla giovane età di un ragazzo quale Vagnard viveva quasi di vita propria. Gran brutta faccenda gli ormoni. Sebbene l’ex Prefetto sembrasse a ragione ben più maturo dei comuni diciassettenni, era nel pieno del suo sviluppo, e sebbene avesse fatto grande sforzo per poter conoscere e controllare i meccanismi del suo cervello, ben poco poteva fare nei confronti della libido e della tempesta ormonale che lo bombardava ormai da qualche anno, senza che fosse riuscito ancora a porre rimedio ancora. Il suo corpo richiedeva l’inseminazione di una fanciulla come pegno, e come lo aveva ricambiato il Serpeverde? L’unico momento di sfogo era stato sulla Torre di Astronomia con quella simpatica Grifondoro che si era prestata a sua insaputa come giocattolo erotico, quasi come in un gioco di ruolo padrone-vittima. Ma da quella sera era passato del tempo, e la curiosità di Vagnard verso il mondo della sessualità era cominciata a diventare oltremodo insistente, bussando spesso nelle zone piú nascoste del suo corpo, e spesso nei momenti più inopportuni.

Fu proprio nel momento in cui Miss O’Connor si avventava avida verso la sua cintura che gli eventi di quella sera riaffioravano nella mente del Serpeverde, e sadici e perversi filmini cominciavano a fare capolino nella sua mente perversa. Sotto ai pantaloni una presenza decisamente sospetta cominciava ad ergersi, senza che il Mangiamorte potesse porvi freno. Sebbene il primo impulso fosse quello di porre fine alla farsa, prendere per i capelli la sguattera che si trovava davanti, sbatterla per terra e darle ció che meritava, e Merlino solo sapeva come l’avrebbe ridotta, si limitò ad attendere, cercando di riporre i pensieri verso altro. Doveva evitare di dar sfogo ad altri segni visibili, rossore, sudorazione sarebbero stati altri elementi allarmanti da evitare per evitare di essere riconosciuto come truffatore. Doveva cercare di continuare con la farsa almeno per qualche minuto affinché il test di Miss O´Connor potesse essere ritenuto come valido ed archiviato nella mente di Vagnard.

 
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Lia Soxilia
view post Posted on 28/10/2017, 19:47





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Ecate Soxilia O'Connor
25 ☘ Veela ☘ ex-Corvonero ☘ scheda [x]


F
u un fulmine a ciel sereno quando il suo cervello riprese possesso del corpo, era come passare da essere una persona ad esserne un'altra eppure aveva agito come credeva più giusto anche il suo cervello lo diceva, ma qualcosa non tornava in lei lo sentiva: un sussurro lento che piano aveva cominciato ad urlarle nelle tempie sempre più predominante come un grido spaventoso, le aveva gelato le mani mentre ancora stavano lavorando attorno al bottone scuro facendola irrigidire come punta da mille spilli, era come svegliarsi da un sogno per ritrovarsi in un incubo di cui non si comprendeva l'inizio eppure era lì.
Inganno! Maledetto ingannatore!
Quelle parole urlate dentro di lei le arrecavano un tremore sempre più pronunciato alle braccia e alle pupille che sembravano vivere di vita propria, erano state loro a scorgere il dettaglio non solo rivelatore ma umiliante della scena che presto l'avrebbe portata ad un risultato sicuramente non piacevole. Qualcosa voleva uscire, voleva liberarsi della sua maschera e cibarsi delle carni disgustosamente tenere di quel maledetto ingannatore; la pelle della schiena le prudeva come punta da sciami di zanzare mentre sul volto sentiva un dolore atroce come se mascella e mandibola si rompessero e risistemassero in una posizione del tutto nuova, le sue mani correvano sul volto alla ricerca di quel cambiamento inavvertibile mentre gli occhi si riempivano di vene rosse e pulsanti che la facevano assomigliare ad un mostro più che alla Veela che era.
"Sei un maledetto bugiardo! Giochi le persone! Ti fai beffa della loro premura! Sprechi la tua conoscenza per giochetti da stupido!" urlò, con quel poco fiato che credeva di avere mentre in realtà urlava a squarciagola, non si sentiva padrona di sé stessa ma quella rabbia nata da un luogo troppo profondo per essere conosciuto anche da lei la stava consumando infiammandola come solo il giorno della sua morte era stata in grado di provare.
Si allontanò di scatto premendo furiosamente le mani sul suo viso e muovendosi come in preda ad un'attacco di formiche rosse, i capelli le volavano ai lati rendendo la scena mista fra il macabro e l'esilarante, quegli occhi rossi di rabbia non perdevano di vista lo sventurato che aveva causato quella rabbia cieca.
Uccidilo! Bugiardo! Uccidi il bugiardo!
La pelle della schiena le parve staccarsi dalla carne e dai muscoli mentre le sue urla cominciavano a perdere la loro umanità, avvertì qualcosa agganciarsi alla sua schiena appesantirla e dolerle ma che nel contempo sentiva suo, avvertiva qualcosa sporgerle dal viso e i suoi capelli sfiorandola le parvero più ispidi e graffianti: era bastata quella rabbia per far emergere qualcosa che negli anni non era mai riuscita a tirar fuori, quel lato oscuro che credeva di non avere, ora era lì esibita in bella mostra nella strada di un villaggio magico. Mostro, non più angelo.
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view post Posted on 24/11/2017, 23:32
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Inganni, menzogne, tradimenti.
Una fitta rete di bugie mappava il globo, vincolando gli uomini gli uni agli altri, legandoli nei tranelli che reciprocamente si tendevano; trappole preparate con dovuta minuzia allo scopo di compromettere, ostacolare, testare, valutare.
Una piccola omissione a fin di bene per evitare un litigio, una bugia bianca per sentirsi meglio, uno spergiuro perché ormai si è in ballo e la posta in gioco è troppo alta per curarsi di un dettaglio come la morale.
Ma alla fine, chi poteva davvero vantarsi di essere trasparente, di non aver mai indossato una maschera, di non aver mai manipolato in qualche modo la realtà dei fatti? C'era qualcuno che si trovasse nella condizione di scagliare la prima pietra senza rimorsi di coscienza?
Forse no, neppure la giovane O'Connor, la cui stessa natura era illusoria e fraudolenta quanto capricciosa e volubile.
Un certo mormorio si era sollevato pochi istanti dopo che il corpo del Serpeverde s'era afflosciato a terra, apparentemente esanime, destando l'immediata preoccupazione di Lia; qualcuno aveva fatto cenno di volersi avvicinare, ma pareva averci ripensando una volta udita la parola "medimaga", altri erano semplicemente passati avanti con un borbotto di rimprovero dovuto forse alla bottiglia abbandonata per terra.
Quando tuttavia le dita rapide della donna si erano mosse per liberare il poveretto dalle costrizioni dei suoi indumenti, una certa aria di disapprovazione era calata d'improvviso tutt'attorno e la messinscena aveva iniziato ad incrinarsi.
Una parte di Ecate l'aveva capito subito, prima ancora di poterne trovare conferma; quella stessa parte che faceva dell'illusione la sua arma più potente l'avvertì del raggiro ad un livello inconscio, puramente istintivo. E non perdonava.
Il moto di rabbia e mortificazione divampò all'interno del petto, trovando terreno fertile in quel corpo affaticato. Sebbene ancora non ne fosse a conoscenza, la duplice natura che la contraddistingueva comportava uno scotto non indifferente in termini di energia; la suscettibilità all'ira ed alle passioni aveva reso difficile al suo autocontrollo dominare la bestia che albergava dentro di lei – nascosta sotto le sembianze celestiali – e adesso le catene sembravano sul punto di spezzarsi.
Quel nocciolo mostruoso si contrasse reclamando vendetta; venefico si propagò lungo gli arti e lungo la schiena, sconquassando il torace, sfigurando i connotati. Le dita che erano andate a coprire il volto si irrigidirono mentre artigli spuntavano al posto delle unghie graffiando a sangue il viso di porcellana (-10 PS).
Grida rauche le sfuggirono dalle labbra orrendamente arricciate, rabbia ma anche dolore a causa dello stress al quale il suo intero corpo era sottoposto.
La razionalità già veniva meno, sebbene fosse ancora sufficientemente lucida per chiedersi cosa diamine stesse succedendo; un lusso che con ogni probabilità sarebbe svanito di lì a poco.
Tutt'attorno s'era creata come una bolla, nessuno osava avvicinarsi alla donna indemoniata. Vagnard, d'altro canto, era il più vicino, oggetto principale di quella furia improvvisa e travolgente.

Date le circostanze, eccomi ad intervenire. Nonostante la mia presenza questa è ancora una role (annoverata come "extra") e non una quest, non porterà dunque alcun compenso per voi.
Ho considerato fosse un «tardo pomeriggio estivo» perciò il tramonto giungerà per l'ora di cena.

Lia, il sole ed il calore (pur non eccessivi) hanno influenza sulla tua salute.
La trasformazione è ancora in atto, percepisci il tuo corpo cambiare e non puoi fare niente per contrastarlo; tieni conto che si tratta della tua prima trasformazione dunque in questo stato non ti sarà possibile controllarti in alcun modo, sarai in balia della rabbia e degli istinti costituendo un pericolo sia per te stessa che per gli altri.
PS: 153/163 | PC: 111 | PM: 111 | Hai il volto graffiato dagli artigli.

Vagnard, qualunque sia la tua mossa, posta comunque le statistiche.

In caso di dubbi, contattatemi per pm.

 
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view post Posted on 24/4/2018, 22:54
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Ghignò.

Alle parole sprezzanti della ragazza Vagnard riaprì gli occhi, destandosi dalla sua finta condizione di malato. Se c’era una cosa che non poteva sopportare era la mancanza di spirito. La donna è mobile, si sa, ma l’aspetto ludico era componente fondamentale nella vita di un individuo, un qualcosa che riconcilia con il proprio essere fin da quando si è bambini, l’unico momento in cui anche un individuo evidentemente disturbato come il Serpeverde poteva trovare un barlume di innocenza. Quel sentimento rapidamente scomparve, lasciando spazio al disprezzo. Sul suo volto ormai trasfigurato non vi era più spazio per l’umanità. Ma in breve accadde qualcosa di ben più strano di una semplice sfuriata femminile. Come il suo volto, sconvolto dal più caratteristico dei suoi ghigni, anche quello della ragazza cominciava a mutare, così come anche il suo corpo. Improvvisamente nozioni scolastiche acquisite in passato cominciarono a prendere vita, parole dei Docenti e sterili righe di testo sembravano manifestarsi e palesarsi come per magia davanti ai suoi occhi. Una delle mancanze dell’offerta formativa di Hogwarts era la carenza di pratica. Vagnard era in grado di dedurre cosa stava accadendo, ma non poteva averne la certezza. In quel momento il suo cervellino calcolatore cominciò a mettersi in moto. Aveva in ipotesi, ma per postulare la tesi avrebbe avuto bisogno di procedere per via empirica per capire cosa avesse di fronte, e di conseguenza prendere le misure necessarie.

Il disprezzo che provava verso la ragazza fece sì che lo schifo e il terrore di ciò che aveva di fronte non prendesse il sopravvento. Con estrema freddezza afferrò la bacchetta, osservando con attenzione la mutazione della creatura davanti a lui. La ragazza affascinante di pochi istanti prima era ormai un lontano ricordo. Quanto era lontano quell’essere dalla sua forma definitiva? Artigli, pelle sconquassata, ferite sparse. Ormai era più bestia che donna.
Tempo. Aveva bisogno di tempo.
Una volta puntata la bacchetta verso il mostro, il polso si mosse con scioltezza disegnando una linea verticale dall’alto verso il basso. Giunto al vertice inferiore del suo piano immaginario ne tracciò un'altra in orizzontale da sinistra verso destra, così da formare una sorta di “L”.

* Decàdo *

Pronunciò non verbalmente.
La scelta di utilizzare un incantesimo non verbale era stata dovuta dal non voler rischiare di inquinare la pronuncia. Aveva fumato, e trovarsi la lingua impastata avrebbe potuto portare ad esiti sconvenienti, ed un mago ormai esperto come Vagnard, ormai giunto quasi al termine della sua esperienza scolastica, non avrebbe commesso un errore così basilare.
Si leccò i baffi che non aveva. Cominciava a sentire l’adrenalina scorrere nelle sue vene, quella sensazione che nessuna droga al mondo avrebbe mai potuto offrirgli.
Era l’odore del sangue.

Se l’incantesimo fosse andato a buon fine forse avrebbe evitato a priori che la faccenda potesse degenerare ulteriormente. Quindi avrebbe approfittato del bastone da passeggio per poterlo utilizzare come leva ed alzarsi, così da poter meglio condurre la sua indagine scientifica.



» Punti Salute: 91/236
» Punti Corpo: 97/208
» Punti Mana: 60/215
» Punti Esperienza: 43,5

//Chiedo scusa per il ritardo sia a Lia che al Master. Possiamo riprendere più cazzuti di prima :picchiare:
 
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