My mind is my Temple!, Apprendimento Occlumante

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view post Posted on 18/7/2017, 17:09
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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Aiden Weiss
26 anni ☘ Auror ☘ scheda [x]


Non permetterò a nessuno di passeggiare nella mia mente con i piedi sporchi.
(Mahatma Gandhi)

E
ra pronto. O almeno così credeva di essere.
Aiden aveva atteso una settimana intera prima di decidere di invitare sua madre a cena nell’appartamento che condivideva con sua sorella Lena e affrontarla una volta che le avrebbe comunicato la notizia: che era diventato un Auror.
Il colloquio con Wilde era stato affrontato con la complicità di Lena, che lo aveva avvisato dell’assenza di sua madre per una missione di cui non si sapevano con certezza i giorni in cui non avrebbe messo piede al Quartier Generale, l’incontro con Murtagh Rose era avvenuto in gran segreto e l’allestimento dell’Ufficio - beh - ciò sarebbe stato senza dubbio la prova lampante che Aiden era diventato ufficialmente un Auror. E non era certo che sua madre ancora lo sapesse, in fondo aveva supplicato Rhaegar di non avvisarla a riguardo, quindi - in teoria - doveva esserne all’oscuro. Per ora.
Non era la paura di sua madre a tormentarlo, ma l’idea che potesse cercare di minare la sua carriera, sapendo che avrebbe rischiato di perdere pure un figlio nello stesso modo in cui aveva perso il marito. Certo, sua madre anni prima - prima che Aiden se ne andasse di casa a seguito della morte del padre - era riuscita a persuaderlo e a prendersi del tempo per riconsiderare l’idea se diventare Auror o meno. Forse la donna aveva sperato che seguisse l’esempio dei fratelli, per saperlo al sicuro, ma si era sbagliata a riguardo. Aiden aveva avuto poche incertezze nella vita, uno stato di confusione momentaneo, labile e non definitivo. Alla fine avevano sempre vinto i suoi desideri e lui aveva sempre desiderato essere un Auror, come era consuetudine per la famiglia Weiss da svariate generazioni.
Oltre a darle la notizia, Aiden le aveva chiesto per lettera di addestrarlo in Occlumanzia, poiché la signora Weiss era un’abile Legillimens ed era l’unica che conosceva che potesse aiutarlo a chiudere la mente ed evitare che altri - soprattutto i nemici - vi potessero accedere e scoprire cose che era meglio tenere celate.
Era preoccupato - ovviamente - che sua madre potesse vedere quanto era accaduto con il vecchio Murtagh Rose e delle loro intenzioni. Riguardo a ciò, era sicurissimo che sarebbe esplosa dalla collera, ma poco importava; volente o nolente sua madre avrebbe dovuto accettare qualsiasi sua decisione o mossa. Non gliene importava se avrebbe sbraitato, minacciato e tentato di colpirlo a furia di incantesimi, Aiden si sarebbe imposto e avrebbe mantenuto salda la sua posizione. Ora non solo era un uomo, ma un Auror, perciò sua madre avrebbe dovuto accettarlo, semplicemente.

19.30
Ormai mancavano pochi minuti all’arrivo di sua madre. Aiden era alle prese con i fornelli, nel tentativo di preparare qualcosa che assomigliasse vagamente a della carne in salsa di funghi con patate arrosto.
Non era un maestro in cucina, non come le sue sorelle, ma se la cavava con qualcosa di non troppo elaborato. Sperò solo che sua madre apprezzasse il gesto, dato che l’ultima volta si era lamentata per aver dovuto mangiare quella spazzatura che vendevano nei fast food.
Si era anche vestito bene per l’occasione, volendo giocarsi tutte le carte possibili per tenere sotto controllo sua madre ed evitare che scoppiasse una Guerra Magica in casa. Una camicia azzurra e dei jeans attillati, con tanto di capelli e barba sistemati e tirati a lucido.
Gli occhi blu come l’oceano si andarono a posare sul camino per pochi istanti. Era sicuro che sarebbe arrivata con la Metropolvere o al massimo con la Smaterializzazione, puntuale come sempre.
Sospirò profondamente e strinse il ciondolo a forma di testa di volpe che aveva nascosto sotto la camicia, con anche l’anello di suo padre, accarezzandolo con il pollice per farsi forza. Cosa avrebbe detto sua madre se avesse visto un simile oggetto in suo possesso?

PS: 174 ☘ PC: 129 ☘ PM: 124 ☘ EXP: 26.5




Attendo l'intervento del Master!
E' possibile avere il titolo in corsivo con questo colore #000057?

 
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view post Posted on 22/7/2017, 09:39
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Il Fato

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Il soprabito verde smeraldo, sospinto dalla lieve brezza serale, le avvolgeva il corpo mentre percorreva una tra le vie principali di Londra. I Babbani non la degnavano di un solo sguardo, interpretando nel suo passo deciso l'esigenza di raggiungere un luogo non ben definito. Confondersi nella folla, studiare il profilo dei volti ed intercettare i pensieri altrui era, ormai, la sua vocazione: il suo lavoro le imponeva questo e molto di più; la ricerca della verità era un'occupazione troppo importante perché i dettagli potessero sfuggire al suo controllo.
L'invito ricevuto l'aveva sorpresa e, da quando aveva scoperto del ritorno di Aiden dal proprio esilio forzato, qualcosa dentro di lei era cambiato. Rimasta vedova troppo presto, aveva perso di vista il figlio che più necessitava delle sue cure; ma come si lenisce il dolore della perdita quando qualunque cosa, ogni persona e ricordo, segna a fondo l'assenza della persona amata e perduta?
Aiden, il suo terzo figlio in ordine di età, aveva trovato il modo di sopravvivere isolandosi dal mondo intero, nascondendosi persino a lei - sua madre - quando forse avrebbero dovuto reagire insieme alla morte di Charles.
Svoltò l'angolo, i capelli raccolti in una crocchia disordinata che poco si accostava all'abbigliamento ordinato scelto per l'occasione. Era ansiosa di raggiungere il figlio, di conoscere i dettagli di ciò che aveva o non aveva fatto in quegli ultimi sette anni. Aveva avuto l'occasione di scoprire di più sul suo conto in quel periodo, ma aveva scelto di accettare, a malincuore, la sua decisione. Nell'isolamento, il suo bambino, aveva sempre trovato conforto.
Giunta a destinazione controllò l'orologio da polso: puntuale come sempre, l'indice sondò l'elenco di abitanti della palazzina londinese, trovando il nome della sua Lena. Sarebbe stato piacevole condividere un pasto con i suoi figli: da quanto non accadeva? Richard e Samuel cenavano spesso con lei, ed Ophelia era sempre pronta a farle visita non appena i suoi amati Ippogrifi le avessero consentito un minimo di libertà.
Attese con pazienza che la porta d'ingresso venisse aperta, consentendole il passaggio, dopodiché sarebbe entrata nel ben noto appartamento della figlia maggiore senza dar voce all'agitazione che, lentamente, stava creando una voragine nel suo petto.



Benvenuto nella tua quest di apprendimento.
Annabelle Weiss si trova all'ingresso sulla strada, in attesa di accedere all'abitazione.
Per qualsiasi richiesta, dubbio o necessità, non esitare a contattarmi tramite mp.
 
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view post Posted on 22/7/2017, 13:14
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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Aiden Weiss
26 anni ☘ Auror ☘ scheda [x]


R
igirò la carne nella padella assieme alla salsa di funghi. Sia odore e aspetto promettevano bene e Lena si era sincerata di annotare su un foglietto tutti gli ingredienti, dosi e passaggi da eseguire per non stravolgere quel piatto da lei inventato.
Spense il fuoco e mise il coperchio sopra la padella dopo aver assaggiato un pezzetto di carne ed essersi assicurato che fosse ben cotto. Mugolò soddisfatto nel constatare che era veramente buono e che fosse cotto a puntino. Poi passò a controllare le patate nel forno, rigirandole nella teglia in cui cuocevano con olio e rosmarino.
Il campanello suonò all'improvviso e Aiden ebbe un piccolo sussulto. Non si era aspettato di certo che sua madre arrivasse in quel modo, dalla porta principale come una qualsiasi persona. Ma ad ogni modo, il fulvo sorrise. Sua madre trovava sempre un modo per sorprenderlo e agiva sempre in maniera del tutto inaspettata e ciò la rendeva a tutti gli effetti un Auror perfetto.
Sarebbe stato alla sua altezza? All'altezza dell’intero operato della famiglia in quella professione?
Aiden scattò verso la porta e visualizzò il volto della madre attraverso la telecamera del campanello, facendogli salire le lacrime agli occhi dall'emozione. Non era cambiata molto, era sempre bellissima e ben curata sotto ogni aspetto. Le era mancata da morire e nasconderlo o negarlo sarebbe stato impossibile, lei lo avrebbe capito al volo.
Aprì e nel mentre si tolse il grembiule rigorosamente nero. Lena preferiva il nero al bianco perché diceva sempre che sul bianco lo sporco risaltava sempre, mentre sul nero era meno evidente. Come darle torto?
Adagiò il grembiule sul piccolo muretto ancora verde e decorato da San Patrizio che divideva la cucina dall'ingresso e aspettò sua madre dalla porta. Avrebbe dovuto fare ben tre rampe di scale dato che si trovavano all'ultimo piano, ma Aiden era ben consapevole quanto fosse ben atletica sua madre.
Un misto di emozioni lo colpì nel momento in cui - infine - se l’era trovata davanti. Gli occhi gli brillarono: era contento di vederla, di trovarla in ottima salute ma il groppo che aveva in gola non dava segni di volersene andare; era in ansia per quanto sarebbe accaduto, di quanto lei avrebbe visto una volta nella sua mente e di come avrebbe reagito, specialmente alla notizia più importante.
«Máthair!*» mormorò, nella loro lingua natia, il gaelico irlandese. Istintivamente, Aiden si mosse verso di lei e la abbracciò con slancio. Gli impegni da Auror l’avevano sempre tenuta occupata e a stento si erano visti e sempre con i fratelli presenti, un momento solo per loro non l’avevano mai avuto fin a quel preciso momento.
Le passò una mano dietro la nuca e le impedì di sottrarsi al bacio che egli le diede sulla zigomo, vicino all’occhio destro, con una delicatezza che solo un figlio potrebbe riservare ad una madre che da molto tempo voleva vedere oltre che per timore di pungerla troppo con la sua barba. «Mi sei mancata...» sussurrò in un soffio appena percettibile. Affondò la faccia nell’incavo del suo collo, beandosi dell’odore di sua madre, così fresco e delicato, come era sempre stato, un misto di fragranze tipiche della loro terra, di Giglio del Kerry e della Nigella Damascena.
Porta lo stesso odore… Quanto mi era mancato e quanto mi ricorda casa nostra a Galway… pensò con una nota di nostalgia di casa. Il maniero a Galway - ora sotto la custodia di zia Clarisse - era sempre stata la sua casa e così sarebbe sempre stato, nessun altro posto avrebbe potuto sostituire quel posto speciale, dove erano nato e doveva vi erano i ricordi migliori della sua infanzia. Ma era un vero peccato che non ci sarebbe tornato, poiché - per eredità - il maniero dei Weiss spettava al maggiore, ovvero Samuel. Aiden era abbastanza fortunato ad aver avuto l’anello di suo padre, oggetto per il quale Richard avrebbe combattuto fino allo stremo delle forze pur di averlo.
Non accennò a voler lasciar andare sua madre. Era troppo contento di averla finalmente lì con lui, a parlare e a bearsi della reciproca compagnia. Ma sapeva anche che ben presto il dovere su certe argomentazioni avrebbe prevalso e quel clima che si era appena creato sarebbe andato in fumo…
Le disegnò una scia di baci su tutto il lato destro, come quando faceva da ragazzino e aveva sentito la mancanza di lei per dei giorni a causa delle missioni da Auror. In aggiunta, con fare giocoso, strisciò piano la guancia barbuta contro quella di lei, sorridendo come un bambino che non era mai cresciuto.
«Ho provato a cucinare qualcosa, niente di quelle porcherie di strada che disapprovi!» fece all’improvviso, trovando la forza di lasciarla andare. La guardò negli occhi e sorrise. «Dammi il soprabito, ci penso io.» E allungò la mano nell’attesa che glielo porgesse.

PS: 174 ☘ PC: 129 ☘ PM: 124 ☘ EXP: 26.5




Grazie mille, Master.
Spero che alcuni dei dettagli narrativi che troverai siano giusti e ben graditi, volevo dare un po’ di pathos al climax che si è venuto a creare.

*Máthair: Mamma!

 
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view post Posted on 14/8/2017, 16:52
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Il Fato

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La serratura dell'ingresso che dava sulla strada scattò all'improvviso, risvegliando l'Auror dai suoi pensieri.
Come avrebbe ritrovato suo figlio? Magro, magari cagionevole e costretto ad una dieta poco affine al suo grande e ben noto appetito? Avrebbe avuto qualche novità da raccontarle, qualche incontro speciale da rivelarle o, addirittura, qualcuno da presentarle?
I soliti pensieri di una madre apprensiva furono scacciati dall'ascesa al piano previsto, dopo qualche rampa di scale che si sarebbe risparmiata ben volentieri. Era ansiosa di rivedere il figlio ritrovato, ma la sua aura di serietà e compostezza non avrebbe lasciato spazio a quei sentimenti; non avrebbe permesso loro di influenzare il suo giudizio.
Giunta al terzo ed ultimo piano della palazzina, il cuore di Annabelle Weiss perse un battito: Aiden era sempre stato l'unico a ricordarle nell'aspetto il suo defunto marito. Crescendo, il ragazzo aveva assunto sempre di più le fattezze paterne, ad eccezione dei tratti del volto più marcati e gli occhi blu che tradivano una reale somiglianza col genitore scomparso. A ben guardare, quindi, Aiden possedeva una propria fisicità, caratteristica per certi versi, ma la donna - con un nodo alla gola stretto come un cappio - non poté fare a meno di pensare a Charles.
Al richiamo gaelico non seppe resistere ed un sorriso gentile, uno di quelli che riservava solamente alle persone speciali, si allargò lentamente illuminando l'espressione seria assunta in precedenza. Aiden le corse incontro e dopo un momento di abbracci ed effusioni quanto mai inaspettate, Annabelle riprese il controllo della situazione tornando ad indossare i panni della donna di ghiaccio, una maschera che aveva dovuto assumere per poter sopravvivere in un ambiente di lavoro come il suo.

«Ok, va bene, adesso basta.»
Nel distaccarsi da lui, avrebbe mantenuto intatto il sorriso divertito, iniziando ad osservare quali cambiamenti fossero stati apportati all'appartamento della figlia maggiore da quando il figliol prodigo era tornato a casa. Sfilò il soprabito verde, consegnandolo tra le mani del giovane uomo e rimase immobile, osservandone le movenze e percependo il profumo di carne rosolata.«Mi auguro davvero che non sia cibo da asporto. Quella robaccia la detesto.» asserì convinta, prima di avvicinarsi alla cucina in solitaria. I muri dipinti di verde le suggerirono che qualcosa, in effetti, era cambiato: le candide pareti erano state ricoperte di una brillante vernice verde e, di tanto in tanto, un riferimento alla ricorrenza di San Patrizio spuntava tra gli arredi; una lira dorata e qualche trifoglio contribuirono a catapultarla nel dedalo di ricordi della giovinezza e al suo primo appuntamento con l'ormai defunto marito.
Ispezionò i fornelli, annuendo in un cenno di evidente approvazione, prima di scostarsi per lasciar posto al cuoco, appoggiandosi al bancone della cucina.

«Devi proprio lasciarti crescere i capelli così tanto?» domandò, le braccia conserte al petto e lo sguardo preoccupato.
I suoi figli erano tutti adulti, conducevano vite proprie e slegate parzialmente dalla sua, ma una madre - soprattutto una madre sola come lei - non avrebbe mai smesso di preoccuparsi. In fondo, come era giusto che fosse, quello era il suo vero lavoro.

 
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view post Posted on 14/8/2017, 18:15
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Aiden Weiss
26 anni ☘ Auror ☘ scheda [x]


C
ome ben ricordava, sua madre riprese ad indossare l’abito da tipica donna di ghiaccio, mettendo fine al loro contatto. Aiden non né fu affatto sorpreso, anzi, constatò quanto la madre non fosse cambiata più di tanto.
Le prese il soprabito e si avviò con passo calmo ma elegante verso l’appendiabiti all’inizio del breve corridoio che conduceva al bagno del piano inferiore dell’appartamento. Con un sospiro profondo la raggiunse in cucina, trovandola già ad indagare sulla cena che Aiden aveva preparato con estrema attenzione e anche amore, per quella che sarebbe stata una cena solo con sua madre; l’avrebbe senza dubbio sorpresa - sperò - nel rivelarsi essere diventato l’uomo che aveva sempre sperato che diventasse.
La affiancò con un sorriso, sollevando il coperchio della padella e rivelando la carne in salsa di funghi. «Lena mi ha spiegato la ricetta.» spiegò con un sorriso, mentre aprì il mobile in cui avrebbe trovato i piatti di un azzurro chiaro e preparare le porzioni per entrambi. «Ma ci ha lasciato un dolce alla crema. E’ in frigo.»
Con la coda dell’occhio, mentre si accingeva ad aprire il forno e a tirare fuori anche le patate da aggiungere ai piatti, notò la posizione della madre e il suo sguardo preoccupato in seguito alla domanda che fece al figlio. In tutta risposta, lui sorrise. «Hai paura che possa strozzarmi con i miei stessi capelli, mamma?» Con estrema attenzione, reggendo i piatti, portò tutto in tavola, la quale era già stata accuratamente apparecchiata per due. Un vaso contenente un mazzetto di gigli era al centro per rendere il tutto più elegante, quasi come se fosse un appuntamento. In realtà voleva far piacere alla madre, sperando che quelli fossero ancora i suoi fiori preferiti.
Posò i piatti e si volse a guardarla. «Sono già stato dal barbiere, non preoccuparti. Non mi vedrai mai con la criniera da leone che ho avuto in questi sette anni.» Sorrise con dolcezza. Poi le indicò il piccolo set di bottiglie di vicino nel mobiletto vicino al frigo. «Scegli pure il vino che preferisci, Lena ha fatto un po’ di scorta. Sam ultimamente beve del gran vino...» E strorse il naso.
Era risaputo che Samuel preferisse più la birra o alcolici più forti, il vino era sempre stato l’ultimo nella sua classifica delle cose che preferiva. Aiden dovette sospettare che vi fosse lo zampino della fidanzata attuale del fratello.
Mentre attendeva che sua madre scegliesse il vino, Aiden rimase in piedi a fissarle la schiena, indeciso sul da farsi. Non riusciva più a tenerselo dentro, ora che l’aveva lì con lui la voglia di liberarsi di quel pesante macigno dallo stomaco sembrava essere diventato di priorità assoluta, quasi vitale. In un certo senso, Aiden dovette ammettere che prima glielo diceva senza temporeggiare, meglio sarebbe stato, per entrambi.
Prese un profondo respiro e si avvicinò alla madre, fiancheggiandola e mettendole una mano sul braccio, come a volerla interrompere nella sua decisione nel scegliere il vino, oltre che ad avere la sua attenzione.
«Mamma...» iniziò in un flebile sussurro, appena percettibile. Aveva un groppo alla gola, la voce era suonata quasi strozzata, lei lo avrebbe notato con facilità, ma non poteva evitare l’agitazione del momento. «Ricordi quando mi hai pregato di prendermi il mio tempo per scegliere che strada intraprendere? Io me lo sono preso, forse più di quanto volessi in realtà… eppure alla fine la decisione definitiva è arrivata.» Si umettò le labbra, l’ansia a mille, il cuore martellava nel petto come un tamburo. «La mia strada è sempre stata la stessa, mamma, non poteva essere diversamente. Sono stato al Quartier Generale settimane fa, quando eri fuori città per una missione. Lena me l’ha detto e ti prego di non prendertela con lei, sono stato io a convincerla e sai perfettamente che per me farebbe qualsiasi cosa, come io per lei. Ho passato il test e… anche il colloquio.» La mascella si contrasse, in uno spasmo indeciso, ma sapeva che doveva lasciar fluire il coraggio e dire quella parola. «Sono un Auror!» disse tutto d’un fiato.
Il cuore minacciò di esplodergli nel petto. Ora che glielo aveva detto si sentiva sia meglio che peggio, perché era consapevole che ora sua madre avrebbe fatto il diavolo a quattro. Era una madre, per quanto volesse celarlo, e il suo istinto materno sarebbe prevalso prima di qualsiasi altra cosa, e in quel momento avrebbe sicuramente superato il lato Auror. Dopo essere rimasta vedova sarebbe stata più protettiva che mai verso un figlio che voleva intraprendere lo stesso mestiere che aveva portato alla morte il valoroso Charles Weiss.
«Mi dispiace di averlo fatto a tua insaputa, ma mi avresti fermato e questo non potevo permetterlo. Scusa, mamma, davvero… Non aveva scelta se non usare i miei talenti per arrivare ad ottenere il Distintivo.»
Si preparò psicologicamente, sapeva che era tutto questione di pochi secondi che sarebbe esplosa una guerra...

PS: 175 ☘ PC: 129 ☘ PM: 124 ☘ EXP: 26.5


 
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view post Posted on 29/8/2017, 13:13
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Il Fato

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«Temo solamente che ti impediscano di vedere al di là del tuo naso, bambino.» commentò sagace, allontanandosi appena dai fornelli per lasciargli il posto d'onore. Aiden le stava facendo un'ottima impressione, forse perché - in fondo - il suo terzogenito non era più un ragazzino inesperto della vita, ma un uomo con la propria capacità di scegliere.
Non si stupì, inoltre, della complicità intercorsa tra i suoi figli: qualcosa le diceva che, a suo tempo, Lena dovesse aver insistito parecchio perché Aiden si fermasse da lei, in quell'appartamento nel pieno centro del mondo Babbano. Non rivolse ulteriori domande sulla cena, annuendo al suggerimento del figlio; il vino non era esattamente una sua passione, ma si trattava di un vezzo che la giovane Annabelle si sarebbe riservata ben volentieri. La sua versione matura, di moglie e madre, aveva allontanato da sé tutto ciò che potesse distoglierla dai propri doveri.
Non aveva mai pensato che sua figlia Lena conservasse una tale quantità di vini, ma il successivo riferimento a Samuel non le fu gradito.

«Forse dovrei fare due chiacchiere con lui, istruendolo a dovere come un tempo.»
Non le piaceva affatto che i suoi figli fossero cresciuti assumendo atteggiamenti a lei poco congeniali, ma doveva ammettere che in fondo nemmeno lei avesse rispettato sempre il volere di sua madre. Immaginò che, in fin dei conti, questo dovesse essere lo scotto da pagare nel passare all'altro lato della barricata.
Scorse con il dito i tappi chiusi delle bottiglie di vino, il vetro scuro rifletteva la cucina alle sue spalle, distorcendola in forme oblique e dai colori decisamente poco realistici. Scelse una bottiglia di vino rosso, esaminandone l'etichetta e la data d'imbottigliamento, quando Aiden iniziò un nuovo discorso.
Smise di leggere non appena il figlio ritrovato ebbe aperto bocca, captando nella sua voce un tono dispiaciuto e - a tratti - intimorito. Finse di non far caso alle sue parole, suggerendogli così, implicitamente, di continuare.
Aveva immaginato a ragione che quella cena non fosse stata organizzata per caso, in un ambiente neutro come poteva esserlo l'abitazione di Lena. La figlia non era in casa, sintomo che la conversazione ed il pasto si sarebbero svolti in via privata, come se quella fosse una questione delicata da trattarsi con i guanti di velluto.
La strega trattenne il fiato, mentre il figlio sciorinava la verità celata tanto a lungo. Serrò le palpebre, stringendo il collo della bottiglia di vino, pregando che la sua stretta non lo frantumasse. Deglutì a fatica, lasciando che Aiden concludesse, ormai senza ragione, la sua rivelazione.
La storia si sarebbe ripetuta. Di nuovo, si appellò a tutta la sua forza interiore per non lasciar cadere la bottiglia sul pavimento, mentre l'immagine di Charles le compariva davanti agli occhi, il sorriso gentile e lo sguardo innamorato dell'uomo al quale aveva dedicato la sua intera esistenza. Sembrava volesse dirle di mantenere la calma, che quello di Aiden non fosse un capriccio o un dispetto, ma la sua reale inclinazione.
Non avrebbe saputo dire se e per quanto tempo fosse rimasta immobile in quella posizione, senza profferir parola, ma alla fine appoggiò la bottiglia al bancone più vicino, voltandosi lentamente e cercando lo sguardo del figlio.

«Questa sceneggiata era davvero necessaria?» chiese, il tono duro e distaccato. Chiaramente l'intera frase era stata posta nel modo più sbagliato che potesse esistere, ma non si sarebbe rimangiata una sola parola.
In tutti quegli anni si era chiesta che cosa fosse davvero accaduto al marito, per quale ragione fosse stato lui a morire quel giorno e come sarebbe stato tutto diverso se fosse sopravvissuto. Aveva pregato e scongiurato Charles di non instillare nei figli quello stesso senso del dovere che, immancabilmente, l'aveva condotto alla tomba, ma Aiden sembrava aver preso da lui non solo molti dei tratti fisiognomici, ma anche la caparbietà e lo spiccato amore per il rischio.

«Credevi che al Quartier Generale nessuno me l'avrebbe detto?» chiese, incrociando le braccia al petto e mantenendo la dura linea espressiva del volto immutata. Nessuno aveva osato darle quella notizia. In breve, la sua mente aveva iniziato a vagare, visualizzando i volti dei colleghi di una vita: persone fidate, che le avevano nascosto una simile verità.
«Siete tutti adulti, ma a volte ragionate come i ragazzini che in realtà siete.»
Quella, l'ultima vera sentenza, bruciava come fuoco vivo: non solo nelle parole taglienti di una madre dal cuore ferito, ma anche dal suo sguardo, ora minaccioso ed affatto amorevole. Quel sodalizio tra fratelli, logico ed irrazionale al tempo stesso, l'aveva fatta sentire tradita. Non sarebbero bastate delle semplici scuse per ristabilire la serenità nel suo animo.



 
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view post Posted on 30/8/2017, 15:42
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Aiden Weiss
26 anni ☘ Auror ☘ scheda [x]


U
na risata esplose dal petto del rosso. La battuta della madre lo aveva divertito e perciò rideva di gusto, una mano sulla pancia.
«Oh, ma ci vedrei perfettamente bene perfino con un prosciutto davanti agli occhi. Anche perché il prosciutto me lo mangerei e oltretutto la mia mamma non mi ha di certo fatto un naso grosso.» Quel commento finale lo fece con un piccolo sorriso sincero ma soddisfatto. Era sempre stato orgoglioso di sua madre, l’aveva sempre amata e cercata, e se lei non era stata sempre presente durante la sua infanzia, aveva contato su suo padre.
Ripensare a quanto era accaduto, provare a pensare come avrebbe reagito se invece fosse stata sua madre quella a morire e non suo padre, sarebbe letteralmente impazzito e sarebbe stato peggio di come si sentiva rispetto a ciò che invece era realmente accaduto.
Aiden avrebbe voluto abbracciare nuovamente sua madre, confortarla che non sarebbe più andato via di casa, che aveva bisogno di lei… Ma sapeva perfettamente che lo avrebbe allontanato, che non avrebbe lasciato spazio all’affetto, non dopo quanto stava per dirle.
Il commento su Sam fu ovviamente non gradito. Sua madre non aveva mai approvato il bere eccessivo, ma il lato irlandese era forte in tutti i ragazzi Weiss e in confronto al passato Sam si era notevolmente calmato. Il vino non era nulla in confronto al Whiskey Incendiario o all’Idromiele Elfico.
«Educare lui oppure la sua fidanzata?» azzardò con un sorriso furbo, provocatorio. Se conosceva bene sua madre, era certo che ella non tollerava molto bene la ragazza del fratello, Kristen, una Medimaga con un carattere da tipica Strega Purosangue Inglese. Oltretutto, era certo che l’amore di una madre fosse insuperabile e che quindi poteva essere gelosa dei suoi figli maschi, sentendosi minacciata da un’altra figura di sesso femminile.
Neppure Aiden sopportava Kristen, la riteneva superficiale su certi aspetti e teneva suo fratello al guinzaglio, cercando di fargli modificare aspetti caratteriali e abitudini. Sam gli aveva pure detto - in un momento di sbronza totale - che Kristen gli aveva vietato di uscire il venerdì sera con i suoi fratelli perché non voleva che si sbronzasse al tal punto da provarci con altre donne. Questo perché temeva che tutti e tre andassero a donne, indistintamente che fossero impegnati sentimentalmente o no. In più odiava il carattere troppo diretto di Ophelia e considerava proprio Aiden un totale sfigato.
Si pentì di averle fatto quella domanda provocatoria proprio quando stava vuotando il sacco, perché ora sua madre sapeva la verità e avrebbe fatto un bel pandemio, che non tardò molto ad arrivare.
Non si perse il modo in cui stringeva la bottiglia e degli occhi serrati, per non parlare del modo fin troppo controllato di come si voltò dopo aver liberato la bottiglia dalla sua furia imminente.
Aiden si concesse un sorriso amaro, colmo di pentimento nel averle inflitto quel dispiacere, eppure sapeva che era giusto così, che doveva essere lui a dirglielo con schiettezza.
«Sì… era necessario. Tutto era necessario, mamma.» mormorò pacatamente, restando composto per combattere a testa alta la sua presa di posizione. Pentimento o no, ora doveva dimostrare a sua madre che era un uomo, nonostante le sue parole ferissero come lame arroventate. Era una tale sofferenza sentirla parlare a quel modo, ma sapeva perfettamente che era la paura a controllare, la paura di perdere anche un figlio.
«Avevo previsto tutto, avevo calcolato ogni possibilità e l’ho prevenuta. Ti conosco bene e in sette anni non mi aspettavo certamente che diventassi più malleabile, anzi, ti sei indurita di più. Se non lo avessi fatto, la tua reazione sarebbe stata differente da quella attuale.» Prese un lungo respiro, mentre continuava a non distogliere lo sguardo da quello indurito della madre. Poteva arrabbiarsi quanto voleva, poteva prenderlo a ceffoni oppure tempestarlo di incantesimi, ma Aiden non si sarebbe arreso. Le avrebbe fatto accettare la cosa, prima o poi. «Ho chiesto a Rhaegar di non fartelo sapere, perché volevo essere io a dirtelo. E con il dirtelo intendo di persona, non mi nasconderò mai dietro una lettera! Potrà sembrare una mossa scellerata, un atto di tradimento, ma è onesta! O volevi che un altro te lo dicesse? Un altro o tuo figlio?»
Si sentiva tradita da Lena per l’aiuto che aveva dato al suo fratellone? Si sentiva tradita anche da lui per quell’agire di nascosto?
Lo era dal modo in cui lo guarda e in un certo senso la cosa lo uccise nel profondo, ma non lo diede a vedere. Anzi, si mostrò tranquillo e per nulla toccato dalle parole taglienti dette dalla donna che lo aveva messo al mondo.
«Un tale peccato...» Una smorfia amara apparve sulle sue labbra, le mani sui fianchi. «Che il ragazzino che conoscevi sia morto su quell’isola. Sì, hai capito bene, è morto! Ho ucciso il ragazzo che era in me e ho fatto spazio all’uomo! L’uomo che papà voleva che fossi, che anche tu volevi che fossi!» Citare suo padre per la prima volta davanti a sua madre fu più arduo di quanto pensasse, ma il loro dialogo stava prendendo sempre più spontaneità e Aiden non si sarebbe fermato proprio in quel momento, proprio non poteva. «So che hai paura di perdermi, sei mia madre, non un’estranea! Ho ripensato alle possibili alternative per sette anni, per te! Perché me lo avevi chiesto, mi avevi supplicato di valutare bene la cosa e l’ho fatto. L’ho fatto davvero, mamma, ma mi dispiace se alla fine ho compreso che il mio posto è al Quartier Generale per fare la cosa giusta!»
Quanto faceva male vederla così, doverle parlare in quel modo per farle capire la sua scelta, per fargliela accettare. Il senso di colpa era forte, il padrone assoluto, ma che aveva reso invisibile. Sospirò e scrollò le spalle, incapace di vederla così dura. «Puoi ritenerti fortunata, per una volta Richard ha ragione: io non sono papà! Ti prometto che sarò prudente e ascolterò i tuoi consigli… ma tu devi accettare questa mia scelta. Se non la accetti come madre, allora accettala come Auror! Io sono pronto e lo sai bene...» La guardò con uno sguardo significativo, quello di qualcuno che non si sarebbe fatto ingannare facilmente dalla prima bugia tirata fuori sul momento.Se lei avesse tentato di nasconderlo o negarlo, lui l’avrebbe capito...

PS: 176 ☘ PC: 129 ☘ PM: 124 ☘ EXP: 26.5


 
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Il Fato

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Una smorfia di sincero disappunto si delineò in breve tempo sul volto della donna. Quanto tempo aveva trascorso pensando e riflettendo sul futuro dei propri figli? Quante volte si era imbattuta nello spettro del defunto marito, augurandosi di non dover sopportare mai più un dolore simile?
Negli occhi di suo figlio divampava la fiamma della fierezza e dell'orgoglio, dell'amor proprio e della scelleratezza. Era evidente che non si sarebbe reso conto del vero pericolo fino a che non vi fosse inciampato, letteralmente, senza via di scampo. I suoi timori di madre e vedova si sarebbero ripetuti all'infinito e, se solo avesse avuto una sola misera possibilità di risparmiare la sofferenza al giovane uomo che ora si batteva con vigore per far valere le proprie ragioni, avrebbe fatto qualsiasi cosa per ottenere - e mantenere - la sua sicurezza.

«Che cosa credi di aver capito, esattamente?» chiese alla fine, dopo minuti di silenzio pesanti come piombo «Ora ti sembra tutto facile, scontato, e anche se sono certa che Rhaegar ti abbia spiegato come funzionano le cose al Quartier Generale, tu non sai nulla
Non gli avrebbe permesso di replicare immediatamente, sollevando minacciosamente l'indice e puntandolo contro il suo petto al minimo accenno di comunicazione non richiesta. Aveva ancora qualcosa da insegnare ai suoi figli e, volente o nolente, Aiden l'avrebbe ascoltata.
«Sette anni su un'isola ti avranno reso un uomo, questo lo vedo anche da sola, ma non pensare di sapere come si gestisce una vita come la mia.» ora, anche i suoi occhi trasmettevano l'ardente desiderio di rivalsa, senza lasciare spazio, tuttavia, alla mera superbia tipica della giovinezza «Essere Auror è una vocazione, una scelta di vita. Il sacrificio è all'ordine del giorno e se non sei disposto a perdere qualcosa, non riceverai mai niente in cambio. Io ho perso mio marito, non ho intenzione di rinunciare ad un figlio, né intendo dovermi preoccupare per ogni compito che dovrai svolgere.»
Lasciò ricadere il braccio lungo il fianco, la bottiglia ancora stretta nell'altra mano, mentre il suo sguardo si addolciva appena ripensando al passato e agli affetti perduti. Amava il suo lavoro, la faceva sentire viva a volte, ma in occasioni ben più funeste si rendeva conto di essere solamente una donna con cinque figli da proteggere e tutelare. Un compito non facile se uno di questi si ostinava a voler proseguire per la propria strada a costo di morire.
Si avviò in silenzio verso la tavola preparata a puntino, sorridendo amaramente per quello spettacolo orchestrato alla perfezione. Da quanto organizzava quell'incontro? Si accomodò sulla prima sedia a disposizione, spostando i capelli della fronte e sorreggendo il capo con entrambe le mani. Era fiera di suo figlio, delle sue prese di posizione, ma d'altro canto non poteva accettarle. Non dopo la morte di Charles.

«Avrei voluto che ciascuno di voi diventasse uno di noi. Dopo Charles però... tutto ha perso di significato.»
Esprimere quel concetto le risultò difficile, mentre un dolore sottile si irradiava lentamente dal cuore e procedeva in ogni direzione. Era chiaro che non si sarebbe potuta opporre alla sua assunzione e, se nemmeno Rhaegar aveva trovato un motivo per escluderlo dal Quartier Generale, allora la decisione sarebbe stata irrevocabile.
Suo figlio era un Auror e presto avrebbe toccato con mano le conseguenze di una simile scelta.

 
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Aiden Weiss
Auror ☘ Ex Grifondoro ☘ 26 anni ☘ Outfit

Aiden Weiss aveva calibrato bene ogni parola, sperando che riuscissero a penetrare nell’armatura di sua madre.
Su una cosa i due erano simili: avevano entrambi quella spessa armatura a proteggerli, a renderli saldi nella propria posizione e - in un certo senso - persino autoritari. Aiden aveva preso quella caratteristica proprio da sua madre e non tutti se n’erano accorti o se lo avevano fatto era stato troppo tardi. Paragonarlo soltanto al padre era lo sbaglio più grande che si potesse fare, forse perfino sua madre lo stava commettendo o forse era semplicemente turbata di mantenere suo figlio al sicuro. Quale madre non lo farebbe?
Sua madre gli aveva puntato un dito contro il petto e si domandò se avesse percepito la presenza del metallo al contatto. Il ciondolo e l’anello erano proprio in zona, ma forse la donna aveva percepito la presenza della catenella d’argento. La fissò inespressivo, come se le parole di sua madre non lo toccassero davvero. Era solo una maschera la sua, indossata per non lasciar trasparire le proprie emozioni e lo aveva imparato propria dalla sua genitrice. Le labbra delinearono quello che fu un sorriso furbo e scaltro. «Sai, l’errore che commettono tutti è sottovalutarmi. Tutti tranne Rhaegar e probabilmente è una ragione che lo ha indotto a darmi il Distintivo.» Prese un profondo respiro e poi proseguì. «Credo di sapere più cose di quante ne voglia ammettere o quanto tu non possa immaginare. Ma non è questo il punto vero? Il punto è che sei preoccupata e non ci vuole un genio per capirlo. Vuoi proteggermi e ti voglio bene per questo perché dimostra che dietro quella dura scorza c’è una vera orsa pronta a difendere i propri cuccioli. Non ti biasimo e ti ho già detto che ti ascolterò, ma non cambierò idea sul lasciare il Quartier Generale. Deve esserci sempre un Weiss al Quartier Generale!» recitò - infine - quella frase con fierezza. Era stato una specie di motto per suo padre, per spronare i figli, e ora l'aveva reso suo.
L’argomento del sacrificio non lo toccò minimamente. Sapeva già che avrebbe dovuto, un po’ si era già rassegnato in partenza, che avrebbe probabilmente dovuto rinunciare a farsi una famiglia e ad avere amici. Solo due o tre potevano essere considerati amici per Aiden, alcuni dei suoi colleghi ancora non avevano dimostrato di volerlo essere con lui, perché costringerli? Avevano tutti paura di soffrire a causa dei legami, di perdere le persone amate. Si domandò dunque come facesse sua madre ad essere sia Auror che madre allo stesso tempo, di cosa la facesse andare avanti nel suo lavoro conscia dei rischi.
Se fosse stato al suo posto, ce l’avrebbe fatta? Aiden non conosceva le risposte, sapeva solo che da quando aveva incontrato Daphne al parco le cose erano - in un certo senso - mutate. Aveva avvertito il proprio essere maschile farsi vivo, agitarsi, provare cose mai provate prima e il desiderio di lasciare che la vita, gli eventi di tutti i giorni, lo travolgessero.
Ma in quel momento non poteva pensare a Daphne e ai suoi meravigliosi capelli rossi, ora doveva pensare a come fronteggiare sua madre e farsi ascoltare da lei.
La osservò perdersi nell’ammirare quanto aveva preparato per quella serata, ignara della terza ragione per cui l’aveva invitata a passare del tempo con lui. Sorrise, consapevole che ben presto sua madre avrebbe capito che lui sapeva come orchestrate tutto senza cadere nello scontato. Era tattico, una qualità che forse Rhaegar aveva appreso nel loro colloquio e che voleva sfruttare.
Con un sospirò prese la bottiglia che sua madre aveva appoggiato al tavolo per potersi prendere il viso tra le mani. L’aveva senza dubbio distrutta ma cercò di non farsi sopraffare dai sensi di colpa, ne aveva fin troppi. Stappò il vino e lo versò con cura e noncharlance nei calici.
«Nulla ha perso significato, sei tu che non hai più voluto che ne avesse.» replicò e poi prese la propria sedia per poterla sistemare di fronte a sua madre. Prima però tracannò il vino nel proprio calice e fece una smorfia di disappunto, quel vino era orribile, ma non disse nulla perché era stato scelto da sua madre.
Prese un lungo respiro e le prese entrambe le mani. Voleva vederla in faccia mentre le parlava. «Le cose non si ripetono mai due volte allo stesso modo.» Una frase fatta, ma saggia. Fu come se a parlare fosse stato suo padre, non Aiden. «Ascolta, Rhaegar ha compreso che ho numerosi talenti come tutti gli altri Auror che ha assunto, ha visto che non sono uno sprovveduto e che non ripeterò lo stesso errore di papà. Io non vado in giro con il Distintivo in mostra, io agisco vestendo numerosi pelli, come un mutaforma. Mi nascondo, mento se devo e faccio quanto mi è possibile per mantenere segreta la mia identità di Auror. Non ha importanza se è onorevole o meno, ha importanza se è per svolgere il mio dovere senza avere mille seccature contemporaneamente.» Un altro sorriso furbo, questa volta mirato a farle comprendere quanto si fosse sbagliata a riguardo all'aver orchestrato tutto per dirle solo la verità, se era ciò che aveva pensato. L’aveva presa in scacco e nemmeno se n’era accorta. «Te l’ho detto, no? Ho calcolato tutto fin dall'inizio. Ti ho invitata qui non solo per passare del tempo con te e per dirti la verità. No, non solo questo, c’è dell’altro, un terzo motivo... Tu vuoi proteggermi, va bene, lo accetto è giusto infondo. E la protezione migliore che puoi darmi è aiutarmi a proteggere la mia mente.» detto ciò si toccò la fronte con un dito. Aveva finalmente capito sua madre? Sarebbe riuscita a perdonarlo e ad accettare ciò che era?
Stavolta le sorrise dolcemente e le strinse le mani tra le sue. «La mia mente è come un tempio e non deve essere violato da nessuno, soprattutto dal nemico. Tu sei una Legillimens davvero eccezionale e voglio scoprire se riuscirò ad essere un Occlumante, perciò mi farebbe piacere se mi aiutassi a riguardo. Semmai sono predisposto per essere un Occlumante, allora gradirei che fossi tu ad addestrarmi. Non c’è persona al mondo più adatta e meritevole di te. Tra tutte le persone che conosco tu sei l’unica che lascerei entrare nella mia testa, anche se probabilmente dovrò lottare parecchio contro di te nell’addestramento.» Si abbassò quel tanto per baciarle le mani con tutto l’affetto che poteva riservare un figlio a sua madre. Poi, però, la catturò in un abbraccio serrato, sperando che la aiutasse a farla sentire meglio, incurante del fatto che avrebbe potuto scacciarlo via.
Sarebbero stati insieme, in un modo o nell’altro, madre e figlio...

PS: 177 ☘ PC: 129 ☘ PM: 124 ☘ EXP: 27


Scusa Master se ho cambiato stile grafica e ho aggiornato le statistiche.
Se qualcosa non andasse bene, provvederò a rimettere tutto come in precedenza.
Riguardo l'azione della bottiglia di vino, leggendo le tue indicazioni non è stato specificato dove fosse finita la bottiglia che all'inizio la madre aveva in mano, per poi passare direttamente nel mettere le mani sul viso. Ho dato per scontato quindi che abbia posato la bottiglia sul tavolo. Se questo dettaglio non andasse bene e quindi la mia azione è sbagliata, chiedo scusa.

 
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view post Posted on 13/9/2017, 17:26
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Il Fato

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Accadeva spesso tra madri e figli che l'incomprensione fosse all'ordine del giorno: dialoghi cominciati nella quiete più assoluta terminavano con porte sbattute in faccia, strida e rabbia espressa nei modi più disparati. Nessuno dei suoi figli era mai riuscito a farla franca in tal senso, nemmeno Ophelia ed il suo caratteraccio, eppure Aiden riusciva a contrastarla con i suoi modi fieri senza lasciarle lo spazio necessario per agire come avrebbe dovuto. Il ragazzino era svanito solamente in parte, lasciando il posto ad un uomo con le proprie idee e, presto o tardi, Annabelle Weiss lo sapeva bene, si sarebbe comportato da incosciente. Proprio come suo padre.
«Orsa o meno, sono pur sempre tua madre. E lascia che te lo dica, Aiden.» replicò, mentre il timbro della sua voce si faceva più cupo e roco «Detesto essere contrariata. E lo sai bene.»
La sua vita matrimoniale le aveva dato molte gioie, ma anche troppe delusioni. Da ragazza aveva immaginato di poter trascorrere la vecchiaia con suo marito, magari a Limerick, circondati dagli affetti e con il Distintivo lontano dalle sue vesti. I suoi sogni si erano infranti il 25 maggio di sette anni prima e la ferita provocata dalla scomparsa di Charles era ancora aperta. Se per certi versi era contenta di avere avuto il tempo di crescere i loro cinque figli, di fare carriera e di essere d'esempio per la propria prole, rispetto ad altri tutta la sua esistenza era divenuta un peso insopportabile. Rientrare a casa, una casa vuota, era una sofferenza inimmaginabile.
Cercò il contatto visivo con suo figlio, prima di profferir parola.

«Rhaegar si occupa di tutti noi, ma non ti ama quanto ti amo io. Conosco ogni tuo pregio e difetto, Aiden. E so quando potresti inciampare e quando saltare gli ostacoli sul tuo cammino.» distolse lo sguardo da quello del figlio, dirottandolo altrove, voltando appena il capo e portando una mano alle labbra, soffocando il desiderio di scoppiare in lacrime. Non avrebbe perdonato a se stessa una reazione tanto esagerata, eppure ne sentiva il bisogno. Deglutì a fatica e tornò a posare il proprio sguardo sul volto del figlio, studiandone meglio i tratti che raccontavano la storia di quel testardo d'un Irlandese.
«Cerca di non farti ammazzare, capito? Non te lo perdonerei.»
Tentò di abbozzare un sorriso, in risposta a quello del figlio, ma questo si spense velocemente nell'udire quell'ultima verità.
Non si sarebbe dovuta stupire troppo, in fondo, per quella richiesta: a mente fredda, con ogni probabilità, avrebbe agito allo stesso modo; essere Legilimens aveva cambiato il suo modo di relazionarsi agli esseri umani che la circondavano e, benché ormai fosse divenuta esperta nella lettura dei ricordi altrui, si guardava bene dall'abusare della propria capacità. Del resto, supporre che Aiden potesse aver sviluppato la stessa propensione per la Legilimanzia non le sarebbe affatto dispiaciuto. Avrebbero avuto ancora qualcosa in comune e, se si fosse dimostrato un buon allievo, forse avrebbe imparato davvero a cavarsela nel proprio lavoro.

«Ne sei sicuro?» chiese, sciogliendosi dall'abbraccio del figlio dopo qualche istante, mantenendo intatta la propria espressione di stupore «Ho sempre pensato che ti saresti applicato alla mia specialità. Non al suo contrario.»
Si appoggiò allo schienale, tamburellando con le dita sul tavolo, mentre con cipiglio severo valutava il da farsi. Alla fine, dopo quelli che sembrarono minuti interminabili, la donna parlò nuovamente. «Meglio se non mangi. Ad alcuni per lo sforzo di resistere viene la nausea. A tuo padre, per esempio, quando non mi voleva raccontare dove fosse stato inviato.»
Un sorriso divertito le illuminò il volto, mentre un risolino sommesso animava tutto il suo corpo. Si alzò velocemente, recuperando la giacca a vento e rovistando in una tasca interna alla ricerca della sua fidata bacchetta. «Lo vedi? C'è ancora qualcosa che la tua buona madre può insegnarti... testardo d'un Weiss.»
Una volta trovata, si sarebbe diretta nuovamente verso il figlio: gli avrebbe fatto cenno di voltare la sedia, in modo che potessero guardarsi in viso.
«Non sarò delicata, né amorevole. Mi hai fatto troppo arrabbiare per esserlo, signorino al contrario dei suoi pronostici, Annabelle sorrise, le mani sui fianchi e la bacchetta stretta in mano.
«Cominciamo?»




Come spiegato nel Regolamento, è assolutamente vietato modificare le proprie statistiche all'interno di una quest. Ti invito a reimpostare i valori antecedenti alla modifica (a partire dal prossimo post) e di tenere a mente questa regola per le future quest e gli apprendimenti.

Per quanto riguarda la trama, possiamo considerare conclusa la parte riguardante il Background. Comincia l'apprendimento: ti invito a lasciarti guidare e a non essere autoconclusivo. Segui le mie istruzioni e tutto filerà liscio.
 
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view post Posted on 13/9/2017, 19:50
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Aiden Weiss
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Era sempre stato così: sua madre che da bravo Generale dettava le regole e lui, il figlio ribelle, che alzava sempre la testa per sfidarla e contrastare la sua autorità per poter affermare le proprie idee e volontà. Ma era anche vero che sua madre sapeva conosceva i pro e i contro del carattere di ogni figlio e lui non era di certo l’eccezione, sebbene fosse notevolmente cambiato in quei sette anni di solitudine. Forse - così pensò Aiden - le madri avevano l’innato potere di capire i caratteri dei propri figli nonostante i cambiamenti. La cosa quindi non lo stupì più di tanto, anzi, ne fu entusiasta, perché era comunque un modo per palesare il suo amore per il proprio figlio testardo ed incosciente.
Sapeva anche che sua madre era una di quelle persone che detestavano essere contrariate, ma - sebbene lo rammentasse sempre al ribelle - Aiden di certo non dimenticava, piuttosto se ne approfittava, perché sapeva che quell’aspetto di sua madre poteva rivelarsi un ottimo punto su cui fare leva ed ottenere ciò che voleva.
Gli occhi per un attimo luccicarono nel sentirla palesare il suo amore per lui. Era raro sentirselo dire e vederla sul punto di rottura fece comprendere al fulvo quanto si fosse spinto davvero oltre con lei, ma si ripetè che era stato necessario. La cosa però non durò molto, sua madre era come lui in fatto di emozioni, tornava sempre padrona di sé stessa in pochi istanti e per questo l’ammirava. Era una donna modello, che molte avrebbero dovuto prendere come esempio e si domandò - per una frazione di secondi - se Daphne avrebbe potuto trarre qualche insegnamento da sua madre. Ma non osò fare il nome di Daphne a sua madre, no, non era ancora giunto il momento di dirle di quella meravigliosa donna che aveva incontrato e di cui aveva perso la testa; di sicuro sua madre si sarebbe un pochino ingelosita nei confronti di Aiden, come ogni madre verso i figli maschi e come i padri verso le figlie femmine.
Quando lei gli chiese di non farsi ammazzare, Aiden sorrise: era un chiaro segno che alla fine si sarebbe fatta piacere la cosa. Non subito, certo, non sarebbe stato da lei, ma con il tempo forse sì. «Te lo prometto, mamma. E anch’io ti amo, sei e sarai sempre la prima donna della mia vita, come c’è da aspettarsi da un qualunque figlio.» mormorò, grato.
Quando lei si staccò dal suo abbraccio, lui la guardò con serietà e annuì con un sospiro. «Non posso permettere che setaccino la mia mente. Devo restare padrone di me stesso e proteggere ogni informazioni possibile. Sì, avevo in precedenza pensato di tentare con la via della Legilimanzia come te, ma ci sono altre vie per carpire la verità dalle persone. E, dopotutto, mi pare sia anche un buon modo per proteggere me stesso, non trovi?» rispose.
Mentre sua madre rifletteva, Aiden andò a sedersi di fronte a lei, osservando con lo stomaco brontolante quelle pietanze da lui così meticolosamente preparate. Aveva sempre avuto un appetito invidiabile e non gli ci voleva molto dall’iniziare a sbavare copiosamente come un San Bernardo, finché sua madre non parlò e ciò distolse la mente di Aiden dall’argomento “cibo”. Si morse un labbro con fare penso e poi annuì. «Vado a prendere il secchio che Lena usa per dare lo straccio.» disse saggiamente, pensando che non sarebbe stato affatto carino ed educato vomitare sui piatti ancora colmi di cibo e soprattutto davanti a sua madre.
Si alzò di scatto e andò velocemente nello sgabuzzino dove Lena teneva tutti quegli oggetti che usava per compiere le pulizie di casa. Prese il secchio e tornò da sua madre, spostando indietro la sedia di poco per evitare eventuali schizzi sul tavolo e si mise il secchio sulle gambe. Sospirò, fissandola non appena la vide piazzarsi davanti a lui. «Da te mi non aspettavo niente di diverso, mamma.» Stavolta fu lui a ghignare con un risolino divertito. «La solita vendicativa, per una piccola ribellione...» Scrollò le spalle, come volerci scherzare su davanti al sorriso della madre. «Ti sei annoiata senza il tuo ribelle preferito?» la stuzzicò, aggiungendo un occhiolino.
Infine, annuì. Era pronto e si sistemò meglio sulla sedia, fissando prima la bacchetta della madre e poi i suoi occhi. «Diamo inizio alle danze, Màthair!»

PS: 172 ☘ PC: 121 ☘ PM: 120 ☘ EXP: 26.5




Sistemato e ancora scusa Master.

 
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«Non fare l'idiota.» sbottò contrariata all'idea che il figlio non avesse colto quel misero briciolo di ironia, passandosi una mano sul viso dall'espressione stanca. Una volta che il giovane si fu accomodato, la strega si sarebbe preoccupata di spostare il secchio di latta con il piede, lasciando che quello strumento del demonio raschiasse la superficie del pavimento in modo alquanto fastidioso. Assunto un cipiglio severo ed affatto incline alle prese in giro, Annabelle Weiss impugnò strettamente la bacchetta, riflettendo profondamente su quanto avrebbe dovuto dire.
«Questo non è un gioco e ci tengo a precisarlo. Perciò cerca di rimanere serio per almeno cinque minuti.»
La donna scoccò uno sguardo truce al terzogenito, mentre il suo incedere nervoso tra il tavolo e la cucina si arrestava piano piano. Aveva intenzione di cominciare dalle basi teoriche, prima di passare alla dolente pratica e doveva essere sicura che il figlio sapesse bene a che cosa stesse andando incontro. Aveva avuto l'impressione, infatti, che Aiden sottovalutasse la portata di una simile capacità. Nella sua carriera di Auror la Legilimanzia aveva contribuito a scoprire svariati misfatti e solo in qualche rara occasione si era imbattuta in Occlumanti altrettanto esperti capaci di metterla alle strette.
«Non è detto che tu sia portato per questa disciplina.» esordì, puntando lo sguardo vivido in quello del figlio. In quel preciso istante aveva dismesso i panni della madre affranta per indossare i più consoni e comodi abiti dell'Auror esperto «Ma credimi, bambino, lo scopriremo in fretta.»
Sorrise compiaciuta all'idea di porre Aiden in uno stato di tensione, quasi di paura; la paura conduceva a scelte sbagliate, ma a volte riusciva a far scattare quell'intimo istinto di sopravvivenza necessario a schierare le proprie difese. E l'Occlumanzia, in fondo, era esattamente questo: la massima difesa a cui un mago si sarebbe potuto appellare.
«Il segreto per farla franca... è non pensare a nulla.» concluse con semplicità, lasciando che la punta della bacchetta colpisse l'incavo della mano libera, come se si fosse trattato di un comune legnetto raccattato al parco. La sua idea era quella di spingere il giovanotto a rilassarsi, illudendolo che tutto ciò fosse semplicissimo, quando in realtà, la parte facile non esisteva affatto. «Certo, all'inizio non basterà a respingermi e quando mi approccerò ad un ricordo scelto casualmente, tenterò di estrapolarlo nella sua interezza. A quel punto tu dovrai tentare di scacciarmi.»
Lo sguardo della donna s'incupì appena, mentre le iridi blu di Aiden la seguivano passo dopo passo, mentre si muoveva lentamente in quella piccola stanza.
«Gli occhi sono lo specchio dell'anima. Lascia che ti guardino negli occhi e vedranno ogni cosa.»
Desiderava tenerlo sulle spine, ora, una condizione psicologica necessaria affinché anelasse alla protezione dei propri pensieri e ricordi con ogni cellula del suo corpo. La sua mente, per lei, sarebbe stata un libro aperto ed Aiden doveva capirlo fin da subito. Non gli avrebbe chiesto il permesso di cominciare, un lusso che un Mangiamorte esperto non gli avrebbe mai e poi mai concesso; avvicinando lentamente il suo volto a quello del ragazzo e puntandogli alla tempia la propria bacchetta avrebbe pronunciato la formula, precisa e letale, che avrebbe dato inizio a quella sfida senza esclusione di colpi, senza interrompere il contatto visivo tra loro.
«Legilimens»
Era pronta a veder sobbalzare il corpo massiccio del figlio, ma non avrebbe smesso di proseguire nella sua ricerca. Ben presto, Aiden le avrebbe mostrato qualcosa - qualunque cosa - e pur cercando di non aggrapparsi a quei ricordi come madre, ma come nemico, si sarebbe insinuata nel profondo, inducendolo a proteggersi ed a respingerla. Quello sarebbe stato il suo ultimo grande insegnamento forse, e sarebbe stato opportuno per entrambi dare il massimo.


Ci siamo, l'apprendimento vero e proprio ha inizio.
Annabelle si insinua nella mente di Aiden nell'ultima parte e sta a te descrivere i suoi pensieri o il ricordo che preferisci. Più il ricordo/pensiero sarà dettagliato, più informazioni riuscirà a carpire; dopo aver scelto un ricordo/pensiero, uno soltanto, cercherai di respingere Annabelle dalla mente di Aiden. Ricorda che sono solo tentativi, perciò evita l'autoconclusività.
Qualora necessitassi di maggiore chiarezza, non esitare a contattarmi.

 
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Aiden Weiss
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Lo sghignazzo uscì dalle sue labbra con un’estrema genuinità che gli fu impossibile bandirlo a seguito del rimprovero materno. Mi sei mancata da morire, mamma. Tu e i tuoi mille rimproveri e l'esasperazione in cui ti faccio sprofondare. pensò, nel fissare il volto stanco di sua madre.
Alzò le mani in segno di resa. «Va bene, va bene. Sarò serio d’ora in poi, promesso.» mormorò, alzando infine un sopracciglio perplesso nel notare di come sua madre si fosse sbarazzata del secchio. Voleva che rischiasse di sporcare il pavimento oppure sperava che avesse lo stomaco più forte di suo padre?
Le istruzioni teoriche di sua madre non facevano una piega, su certi aspetti, e lasciò che continuare la sua lezione in assoluta tranquillità e ascoltandola con interesse ed attenzione.
Gli occhi del giovane uomo la seguivano come quelli di un predatore, ma non aveva idea che presto la preda sarebbe stata lui, alla mercé di sua madre.
Conscio che forse non avrebbe avuto la predisposizione all’Occlumanzia, come saggiamente sua madre gli aveva appena fatto presente, Aiden voleva comunque tentare di varcare la linea che divideva il possibile dall’impossibile, rendendolo possibile; questo perché oltre ad essere un testardo aveva anche una volontà difficile da spezzare e non si sarebbe arreso facilmente.
Incrociò le braccia al petto e cercò di tenere il respiro regolare, senza lasciare che sua madre intaccasse il suo stato emotivo. Aiden doveva restare calmo, placido come le acque di uno stagno, azzerare le emozioni e - specialmente - la paura. Quella era la sua nemica numero uno, prima della morte, prima del fallimento. La paura faceva fare cose inimmaginabili, cose che non si avrebbe mai pensato di fare e Aiden - ora come ora - aveva una sola paura e non era il terrore dei clown a farlo tremare, quello era un trauma infantile. No, la paura che lo avrebbe portato alla pazzia, a morire di dolore, era perdere Daphne, in una qualsiasi forma, dall’abbandono alla morte della giovane donna.
Non avrebbe permesso a nessuno di conoscere quella sua paura, la sua debolezza, neppure a sua madre!
«Stai usando le sue parole per freg---» Ma la frase gli morì in gola, perché sua madre - infine - attaccò.
Il cuore fece un balzo e prese a martellare come un maglio sull’incudine. Era stato colto alla sprovvista, ma sentiva già l’adrenalina scorrergli nelle vene…

▼▼▼



L’atmosfera di Himiko’s Taste era fantastica quella sera, assolutamente perfetta per quell’appuntamento a base di piatti giapponesi. Aiden aveva la nausea al solo pensiero di mangiare ancora pesce dopo sette anni a mangiarlo senza sosta, ma per far contenta Daphne avrebbe potuto sopportarlo.
Dopo quel bacio che lui le aveva dato a tradimento, erano sprofondati nell’imbarazzo totale e avevano preso a parlare del più e del meno. Deluso nel sentire che Daphne non era molto convinta di trovare alcune delle città irlandesi così belle come si diceva, Aiden le aveva promesso che un giorno le avrebbe fatto scoprire le meraviglie nascoste nei verdi prati d’Irlanda. Inoltre, l’aveva informata del suo traslocco poco fuori Hogsmeade, descrivendo l’atmosfera notturna come se fosse soggetta ad un incantesimo che richiamasse le persone romantiche e loro due in un certo senso lo erano, bastava notare i loro sguardi e il modo in cui si parlavano - imbarazzo a parte - per capire che si erano innamorati.
Il sorriso malizioso di Daphne era una vera e propria istigazione a scattare in piedi e correre a baciarla, perché un sorriso del genere avrebbe potuto scatenare i peggiori istinti in un uomo, ma lui era consapevole di doversi contenere, specialmente in un luogo pubblico.
Mordendosi un labbro per mantenere il controllo, emise un piccolo verso che gli fece vibrare la gabbia toracica e la guardò con lo stesso sguardo biricchino, ricambiando l’istigazione con una battuta ben mirata, fatta per stuzzicarla a dovere. Eppure aggiunse un pizzico di giocosità nel modo in cui la disse.

«Voglio farti vedere una cosa...» le disse all’improvviso, cercando di allentare il colletto della camicia per sfilare la catenella argentata con la testa della volpe e l’anello con la testa del lupo di suo padre che tintinnarono tra loro quando gli tirò fuori. «Questo era di mio padre...» Le mostrò l’anello. «E il ciondolo me lo ha lasciato in regalo. L’ultimo regalo che mi ha fatto prima di… beh, prima di essere ucciso...» sospirò tristemente, ripensando a quanto aveva passato anni prima e al dolore che ancora provava. Deglutì a fatica. Era una ferita aperta. «E’ tutto ciò che mi è rimasto di lui e non l’ho mai mostrato a nessuno, tranne a te, ora.»

▼▼▼



Tentò di ribellarsi.
Quello che aveva detto sua madre sembrava averlo dimenticato al primo impatto, di essersi lasciato attaccare, incapace di svuotare la mente come si era raccomandata che facesse per evitare che entrasse nel ricordo.
Ci provò davvero, con tutte le sue forze, a mandarla via, a non darle motivo di concentrare le sue ricerche sull’anello o sarebbero stati guai. Guai seri…
Serrò le mani sulla sedia e strinse, tanto da sbiancare le nocche. Non pensare a niente… Non pensare a niente... si ripeté, i muscoli tesi per lo sforzo, mentre gocce di sudore presero a bagnargli la fronte.
Provò a pensare al mare, per un attimo, alle onde che con il loro rumore lo cullavano dolcemente in un oblio privo di pensieri. Doveva solo ricordarsi quel concetto e concentrarsi per metterlo in pratica. Doveva essere come una tela bianca davanti al pittore. Nient'altro.

PS: 172 ☘ PC: 121 ☘ PM: 120 ☘ EXP: 26.5




Spero vada bene, ho cercato di seguire le tue istruzioni, Master.
Ho basato il ricordo alla role con Daphne ad Himiko's Taste, alcune mie battute sono state prese da lì, evitando di usare lei e quindi descrivendo la cosa in modo vago, dato che presumo non possa farlo. Ho concentrato quindi il tutto sulle frasi e ai gesti nell'intermezzo.
Ho pensato che in questo modo, facendo saltare fuori l'anello, Aiden avrà un motivo in più per lottare dal non volerle mostrare come l'ha avuto.

 
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view post Posted on 26/9/2017, 19:54
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Il Fato

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Aiden non sarebbe mai cambiato e, come madre, si sarebbe augurata solamente il meglio per lui; che ciò risiedesse in una giovane donna al suo fianco, fedele e leale - come lei lo era stata nei confronti di Charles -, o in un minuscolo appiglio per raggiungere la salvezza quando necessario, non aveva importanza. Era sua madre e, benché egli non lo credesse possibile, gli avrebbe insegnato un trucchetto o due, prima di andarsene.
Non temeva la sua insubordinazione, così tipica nei ragazzi Weiss con un briciolo di nerbo, né gli avrebbe risparmiato il dolore a causa di quella violazione; il nemico non gli avrebbe concesso pietà e lei, in ogni caso, non sarebbe stata più clemente.
Fu così che s'immerse in quelle iridi blu come l'oceano in tempesta, passando attraverso le pupille nere come le insondabili profondità del mare. La sua mente, dopo quel passaggio forzato, si sarebbe aperta su un nuovo scenario, fatto di ricordi, emozioni e pensieri.
La propria concentrazione, spinta al massimo, le avrebbe consentito di usufruire - almeno all'inizio - di un tocco leggero. Avrebbe potuto metter mano a quei ricordi, estirparli come erbe secche da un giardino incolto, o modificarli come un pittore che aggiusti un dettaglio in un ritratto, camuffandolo con un decoro qualunque.
Avrebbe visto ciò che egli avrebbe voluto mostrarle, consciamente o meno, e infine, il ricordo si aprì dinnanzi a lei, come le pagine di un libro sospinte dal vento.

*

Voci. Solamente due, all'inizio. Poteva sembrare l'ombra di un litigio, avvenuto tra quelle stesse pareti dipinte di un verde brillante, ma all'orecchio di una madre non sarebbe sfuggito il tono divertito dei due contendenti. La maggiore delle sue figlie era lì, di fronte a lei, con Aiden al proprio fianco. Dipingevano le pareti, disegnando i simboli tipici della loro terra in un giorno particolare.
Le risate dei fratelli rimbombavano nella stanza, con i mobili coperti da teli di fortuna e le finestre aperte a causa dell'intenso odore di vernice fresca.
Il contrattacco di Lena, l'ira ed il sottile divertimento di Aiden e, infine, l'arrivo di Ophelia e, con lei, l'immancabile senso del dovere.

*

Era riuscita a percepire ogni cosa: il divertimento mascherato da sottile furia del figlio, l'offesa nella voce di Lena, mentre correva a perdifiato nell'appartamento per sfuggire al contrattacco del fratello e, infine, il ritrovarsi in trappola; il salvataggio di Ophelia e il suo provvidenziale intervento, il fastidio di Aiden nei confronti di quella presa di posizione da parte della più piccola dei Weiss. Ogni emozione, ora, era impressa a fuoco nella sua mente. Non era questo che si aspettava da suo figlio.
«Non ci siamo, Aiden.»
Così come aveva avuto accesso alla sua mente, Annabelle Weiss ne uscì con la facilità con cui chiunque sfili un paio di guanti dai polsi e dalle dita. Se Aiden aveva opposto resistenza, lei non ne aveva avuto il minimo sentore.
«Così non va bene. Affatto.» sentenziò, il volto acceso nel disappunto più totale. «Devi desiderare con ogni particella del tuo corpo che io non veda nulla. Non dovresti lasciarmi nemmeno intravedere il minimo bagliore di luce.»
Avrebbe desiderato saperne di più, su quel giorno di marzo, di quell'incontro tra i suoi figli. Avrebbe desiderato rivederli tutti insieme, come un tempo, prima che fosse tardi tanto da rimpiangerlo. Nonostante ciò, aveva scelto di lasciare al figlio il tempo necessario per riprendersi.
Servì al ragazzo una generosa dose di vino, probabilmente inacidito vista l'espressione assunta dal figlio al primo sorso qualche istante prima; la giudicò una giusta punizione e, al contempo, una buona fonte di distrazione per lui. Il liquido rosso scivolò nel calice in un piacevole gorgoglio, formando piccole bollicine purpuree intorno alla superficie del bicchiere. Prese il proprio, prima di tendere al figlio quella semplice offerta di pace.

«Concentrati su qualcosa che ti allontani da me. Da qualunque altro elemento di disturbo. Un oggetto, un profumo, un colore... se proprio devi. Sarebbe meglio se potessi diventare, semplicemente, inconsistente. Ma non illuderti di riuscirci al primo tentativo.» sentenziò, bevendo in un sol sorso il contenuto del bicchiere.
Orribile, il suo gusto aspro e inacidito non fece altro se non aumentare il suo desiderio di giungere quanto prima alla verità celata dietro quel colloquio. Attese con malcelata impazienza che il figlio vuotasse il proprio calice, dopodiché ne avrebbe preso possesso, posando entrambi sul tavolo e riappropriandosi della bacchetta.
Ancora una volta, la donna si chinò per portare i propri occhi all'altezza di quelli del figlio, la bacchetta puntata alla tempia sinistra del giovane. La sua voce, più roca di quanto non fosse in precedenza, pronunciò la formula.
«Legilimens.»
Avrebbe percorso di nuovo quella via oscura e profonda, per trovarsi a fronteggiare la mente del giovane Auror. Se vi avesse trovato qualcosa, sarebbe stato solamente merito della sua scarsa propensione all'Occlumanzia.

Il primo tentativo è fallito miseramente.
Come preventivato tramite messaggio privato, ho scelto un ricordo antecedente a questa quest. La consequenzialità tra gli eventi è importante e spero tu l'abbia compreso.
Ho scelto un ricordo legato ad un Contest da te svolto, il prossimo ricordo sarà di tua scelta: potrai inventarlo a tuo piacimento, ma dovrà essere situato in uno spazio-tempo precedente all'incontro che Aiden sta vivendo. Se non desideri che Annabelle scopra i dettagli sul padre di Aiden, scegli un altro ricordo. Se, invece, lo desideri, basati sui contest/quest/role avvenuti prima della data di inizio di questa quest. Ripeto, l'evento che descriverai nel prossimo turno potrà essere basato, a tua discrezione, su informazioni nuove (ovvero senza essere mai comparse in altri scritti qui sul forum). La scelta resta sempre e solo tua, ciò che conta è la coerenza.

Devi tenere presente, inoltre, che questo è il primo approccio di Aiden all'Occlumanzia e, come tale, il tuo Pg è impreparato all'evento ed alle sue conseguenze. Non ti basta dire di aver riflettuto sulle onde del mare (solo per fare un esempio) per far sì che quell'immagine ti sia utile per allontanare la minaccia dalla tua mente. L'apprendimento è un processo lento, che va studiato in ogni dettaglio. Maggiori saranno i tuoi sforzi nella descrizione dello stato d'animo e fisico di Aiden e maggiori saranno le probabilità di successo.
Per qualsiasi chiarimento sono disponibile, come sempre, tramite mp.
 
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view post Posted on 30/9/2017, 19:05
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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Aiden Weiss
Auror ☘ Ex Grifondoro ☘ 26 anni ☘ Outfit


La sensazione della presenza di sua madre nella sua mente si era fatta viva troppo tardi, non si era reso conto subito di che effetto potesse fare un’intrusione mentale. Fu come se un fiume limpido e cristallino fosse stato inquinato dal catrame, il che fece salire la nausea al rosso.
La prima esperienza fu talmente rapida da non aver quasi lasciato tempo ad Aiden di realizzare il tutto, dalla presenza alla percezione della lettura e quindi di aver fallito. Sua madre forse aveva cercato di dargli un piccolo assaggio, ma non gli aveva permesso di capire bene come comportarsi, di scoprire la giusta dinamica sul come ribellarsi a quella intrusione.
Aveva teso i muscoli per tutto il tempo e aveva preso a sudare, le vene delle tempie che pulsavano pericolosamente. Quando non avvertì la sensazione di “sporco” nella mente, Aiden si rilassò sulla sedia e prese a respirare a pieni polmoni. Era davvero stato come il catrame gli fosse entrato nella bocca e nelle narici, lasciandogli uno strano sapore in bocca, incapace di definire se fosse realmente la sensazione della percezione del catrame o dei primi conati di vomito. Sua madre, dopotutto, glielo aveva detto che avrebbe potuto vomitare.
Si allentò la camicia di qualche bottone e fece profondi respiri, mentre fissava sua madre con lo sguardo ferito per quel rimprovero. «Avresti dovuto insistere e darmi maggior tempo per capire come cacciarti via!» sbottò adirato.
I lineamenti che si erano induriti nel dire tali parole, si rilassarono nel momento in cui sua madre gli porse il calice di vino. Fissò per qualche secondo il contenuto, poi sua madre, un sopracciglio alzato, mentre la ascoltava. «Uhm, un po’ come essere ubriachi?» domandò, confuso.
Essere inconsistente era una sensazione che si aveva da ubriachi - pesantemente ubriachi - in cui la mente era offuscata, leggera come l’aria, incapace di sviluppare pensiero alcuno. Sua madre gli stava forse lanciando indizio su come comportarsi, oltre che a sfruttare le indicazioni che gli stava dando in maniera diretta?
Bevve il vino tutto d’un fiato e fece una faccia schifata. Ora avvertiva sia l’acidità del vino sia la sensazione del vomito. Era orribile, da far schifo!
Le porse il calice e si passò un dito sul mento per asciugarsi una goccia che gli era sfuggita, mentre fissava sua madre con il petto che si alzava e abbassava ancora per l’esperienza appena vissuta. Sembrava avesse corso per miglia e miglia, eppure era sempre stato seduto.
«Questa volta devi insistere. Non m’importa se vomiterò l’anima o perderò i sensi per lo sforzo. Devo capire la tecnica e non ho alcuna intenzione di appellarmi alla tua clemenza! Il nemico non riposa e nemmeno io!» Era caparbio e determinato, mai avrebbe gettato la spugna davanti alla minima difficoltà, ma si sarebbe intestardito fino a quando non sarebbe riuscito ad ottenere ciò che voleva. Aiden Weiss poteva essere molte cose, ma di certo non uno che se ne andava con la coda fra le gambe, piuttosto qualcuno che lottava fino allo stremo per raggiungere i propri obiettivi, con le zanne e con gli artigli.
Si accomodò meglio sulla sedia e fissò gli occhi della madre. «Non mi illudo... io insisto finché non ottengo ciò che voglio!» ribatté con asciuttezza. Forse sua madre aveva ragione, probabilmente non ci sarebbe riuscito subito, ma tanto valeva tentare e ritentare fino a riuscirci. «Resterai fuori, prima o poi...»
Poi accadde di nuovo.
Sua madre entrò e la sensazione del fiume sporco, inquinato dal catrame, si fece di nuovo sentire. Per Aiden fu uno strazio, ma anche uno stimolo per combattere, per farlo cessare il prima possibile…

▼▼▼



Il bianco che regnava nell’Infermeria di Hogwarts rendeva l’atmosfera fin troppo brillante per gli occhi di Aiden. Troppo luminoso, tanto da ferirgli gli occhi appena riaperti da quella lunga convalescenza.
La partita di Quiddich, Grifondoro contro Serpeverde, si era conclusa da tre giorni e Aiden era disteso su un lettino con diverse costole fratturate e la zona sotto l’occhio sinistro interamente pestata e con una lacerazione che gli avrebbe lasciato una piccola cicatrice per il resto della sua vita.
Tutta colpa di suo fratello Richard, che aveva preso la mazza da Battitore da un suo compagno e lo aveva travolto a tradimento con un Bolide, disarcionandolo dalla scopa e facendolo precipitare, la cui corsa verso il basso venne rallentata da una serie di schianti contro il palo di uno degli anelli di Grifondoro. L’arbitro doveva sicuramente aver contribuito ad evitare che Aiden si riducesse ad un budino, perché sarebbe stato un miracolo essersela cavata con solo un paio di costole rotte e non l’osso del collo.
Disprezzo. Un profondo disprezzo verso Richard, il fratello con cui era impossibile avere un normale rapporto, quel fratello che fin da quando era nato lo aveva sempre odiato a causa di una gelosia che considerava irrazionale.
Si accorse all’ultimo di avere Lena e Ophelia lì con lui, a tenergli compagnia, ma non c’era Sam…

«Sorelline...» mormorò a mezza voce, stanco e dolorante. «Dov’è Sam?»
Entrambe gli stringevano le mani, per confortarlo, ma fu Ophelia a rispondere, con aria grave. «E’ andato in Guferia a spedire una lettera a mamma e papà, devono sapere… Ho come il presentimento che con questo atto Richie si beccherà una bella punizione.» E storse il naso. Era evidente che Ophilia provasse disappunto.
«E lui dov’è ora?»
Questa volta fu Lena a rispondere, il viso contratto dalla rabbia. «Con Peverell. Ma la punizione del professore è niente in confronto a quella che gli daranno mamma e papà...»
«E’ la mia che deve temere!»

▼▼▼



Aiden si agitò nella sedia. Sua madre non avrebbe dovuto vedere il seguito del ricordo, non avrebbe dovuto vedere cosa aveva fatto a Richard. Ne sarebbe rimasta delusa, molto delusa, eppure poteva essere comprensibile visto il rapporto che c’era tra loro dopo l’episodio del circo. Non che Aiden non avesse provato ad amare suo fratello nonostante tutto, ma da adolescente il fulvo era sempre stato impulsivo e ciò che era accaduto quel giorno in Infermeria aveva spinto Aiden a vendicarsi.
Si concentrò, raccolse tutta la propria forza di volontà e determinazione e si preparò a cacciarla via. Adesso era più deciso che mai a volerla fuori, non volendo arrecarle un’altra delusione.
La mente di Aiden era come un Tempio e andava difeso. Se la presenza di sua madre era come del catrame versato nel fiume, allora quel fiume attraversava il Tempio e andava ripulito. Solo così avrebbe mantenuto puro e inviolato il suo Tempio.
Si focalizzò sul fiume, in particolare l’acqua. L’acqua doveva spingere via il catrame dalla parte opposta e allontarnarlo dal Tempio, di conseguenza avrebbe dovuto allontanare sua madre. In quell’acqua vi infuse tutta la sua forza e la sua potenza, poi prese a spingerla, per direzionarla e per tentare di generare una forte corrente mirata a mandare via sua madre.
Spinse e spinse sempre più forte, sperando di riuscire a mandarla via…

▼▼▼



Le porte dell’Infermeria si aprirono ed entrò Richard, un ringhio selvaggio stampato sulla faccia. Non ci voleva un genio per capire che era furioso, per la punizione ricevuta, ma anche perché pochi secondi dopo entrò pure Samuel che lo afferrò per la collottola e trascinò il secondogenito Weiss fino al lettino di Aiden.
«Di tutte le cattiverie che potevi attuare nei confronti di Aiden, questa è quella che avresti potuto risparmiarti!» L’urlo di Sam rimbombò e Richard venne mollato in malomodo. «Questa volta non ti coprirò dalla furia di mamma. Questa volta te la meriti tutta, Richie!» Il dito del maggiore dei Weiss si mosse con assoluto rimprovero, come era giusto che fosse. Era compito di Samuel tenere i fratelli minori in riga quando i loro genitori non c’erano.
«Bah! Non so di cosa ti lamenti, Sam. E’ vivo, respira. Il Quiddich è uno sport, lo sanno tutti. Di cosa di stupisci? Gli incidenti capitano.» Le parole di Richard erano superficiali, come sempre. Minimizzava ogni cosa e le sue giustificazioni era insignificanti, come se realmente non gliene importasse se venisse creduto o meno.
«Incidente? Tu questo lo chiami incidente? Richard, tu lo hai colpito di proposito, volevi che finisse in quel modo!» Lena non era mai stata così arrabbiata, ma era chiaro che avesse visto tutta la scena dagli spalti e avesse interpretato l’atto di Richard come un tentativo per sbarazzarsi di Aiden.
Questo provocò nel fulvo un cambio di emozioni e sentimenti verso il fratello più grande. Se prima si era sempre sforzato di comprendere Richard, di amarlo nonostante le angherie e i rancori nei suoi confronti, ora lo disprezzava a tal punto che poteva essere paragonato all’odio. E i suoi genitori non avrebbero mai voluto che i loro figli si odiassero.
Aiden scattò, impetuoso, saltando fuori dal lettino nonostante una fitta alle costole per poco non gli tolsero il fiato e lo costringesse a crollare per il dolore intenso. L’adrenalina, la rabbia, erano alle stelle, ormai non ci vedeva più e la sola cosa che gli importava era arrecare danno a suo fratello.
Nemmeno si accorse dei vani tentativi delle sorelle di afferrarlo per la veste e trattenerlo. Vide solo Samuel tentare di frapporsi fra lui e Richard, ma anche lui aveva agito troppo tardi: Aiden era già addosso al fratello, il pugno pronto ad abbattersi contro quel suo ghigno perfido…


▼▼▼



La presa sulla sedia si fece più forte e le nocche sbiancarono. Era uno sforzo immane, a livelli estremi, tentare di riuscire nell’impresa. Sentiva ogni fibra del proprio corpo urlare, la Bestiolina che risiedeva dentro di sé ringhiare di rabbia.
Voleva sua madre fuori da quel groviglio di ricordi! Subito!
Inarcò la schiena e urlò di rabbia, mentre imprimeva la propria forza ed essenza in quell’acqua che avrebbero dovuto travolgere la mente della madre e indurla ad uscire.
Grondava di sudore, lo sentiva, perfino che gli scendeva dal naso. Ammesso che si trattasse realmente di sudore. Ma le proprie condizioni fisiche non erano niente in confronto a quanto stava sentendo nella mente, dalla disgustosa sensazione di sporco a livello nauseanti.
Voleva solo che finisse, che il fiume fosse ripulito… Perciò non lasciò la presa, l’acqua era il suo target, doveva solo modellarla per spingere via sua madre. Nient’altro contava, solo l’acqua.

▼▼▼



Uno, due, tre pugni. Il braccio di Aiden si mosse con rapidità mentre con l’altro cercava di privare a Richard qualsiasi protezione. Voleva davvero cancellare quel ghigno dalla sua faccia, fargliela pagare per aver cercato di ucciderlo.
Voleva fargli male sul serio, desiderava fargliela pagare per tutto, per ogni atto meschino nei suoi confronti e che fino a quel momento gli aveva perdonato. Per un atto del genere non c’era perdono, nemmeno con la scusa della sportività. Non gliene importava delle conseguenze, era sicuro che sarebbe riuscito a farla franca con l’aiuto degli altri suoi fratelli.
Chi avrebbe mai creduto alle parole di Richard dopo quanto aveva fatto?
Riuscì a fargli male, a fratturargli il naso e a rompergli un dente. Solo al quel punto, quando vide il tanto agognato rosso, si fermò. Aiden aveva il fiatone e teneva Richard inchiodato a terra, una mano sulla gola per trattenerlo.

«Fino adesso ti ho perdonato tutto e ti ho amato come i nostri genitori hanno sempre voluto… Però ora basta! La mia pazienza ha un limite, Richard, e tu l’hai superato! Questa non te la perdono e non aspettarti che dimentichi, perché non lo farò!» Ci fu uno sputo, evidenziando il palese disgusto nei confronti di Richard, che partì dalla bocca del rosso. «Mi disgusti! E adesso tu uscirai di qui, aspetterai un'ora e poi tornerai e dirai all'infermiera che sei caduto sui gradini. Mi hai capito, idiota?» La presa sul collo aumentò, minaccioso, tanto per far capire a Richard che non stava scherzando.
In tutta risposta, Richard annuì e si ribellò dalla sua presa, come un ratto che tenta di sfuggire dalle grinfie di un gatto. Aiden lo lasciò andare, stufo e dolorante per tutto quel suo strafare, sotto occhi increduli degli altri fratelli.

«Nessuno dirà niente di quanto è successo, intesi?» E si girò nel dirlo. Il fratello e le sorelle annuirono, sotto shock da tutta quella violenza improvvisa uscita dal calmo ma ribelle Aiden.
Sebbene il suo sguardo dicesse il contrario, che era furioso, Aiden provava un solo sentimento in quel momento… Pentimento…


▼▼▼



Picchiare Richard si era rivelato utile nell’evitare che si ripetesse di nuovo, ma non risparmiò ad Aiden le violenze psicologiche dal fratello maggiore. Tuttavia si era sempre pentito del gesto: un po’ perché non amava essere violento, ma essere gentile, e un po’ perché nonostante tutto rimaneva suo fratello e gli insegnamenti ricevuti dai genitori lo avevano reso la persona che era. Aiden era buono, forse suscettibile all’ira, ma buono… E amava suo fratello in ogni caso. Lo disprezzava, sì, ma lo amava. Erano dello stesso sangue, partoriti dalla stessa madre, con il nome dello stesso padre.
Bastava tutto ciò ad Aiden...

Urlò di nuovo.
Se il Fato era clemente con lui avrebbe impedito a sua madre di assistere al finale del ricordo, premiando lo sforzo di Aiden.
Aiden era l’acqua e l’acqua era Aiden. Doveva solo sperare di aver ripulito la mente dalla presenza di sua madre.

PS: 172 ☘ PC: 121 ☘ PM: 120 ☘ EXP: 26.5


Spero di aver fatto bene questa volta e che sia ben apprezzato.
Ho spezzato il ricordo così da mostrare sia gli sforzi di Aiden, sia per darti modo di gestire la cosa come meglio ritieni opportuno.
 
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28 replies since 18/7/2017, 17:09   470 views
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