My mind is my Temple!, Apprendimento Occlumante

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view post Posted on 18/10/2017, 22:38
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Il Fato

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Si muoveva come un gatto nell'ombra, tra i pensieri del figlio che inerme subiva la sua presenza senza affatto accennare a volerla scacciare. Forse, dopotutto, lui la voleva lì, pronta ad assistere a qualcosa che le sue parole non potevano o non sapevano esprimere.
*Respingimi, Aiden.*
Era una richiesta semplice, almeno in apparenza, tutt'altro che scontata nella resa finale: come si scacciava un velo opprimente dalla propria mente? Si sentiva come quei topi di biblioteca che cercavano senza sosta, in archivi e scatoloni malandati, ogni genere d'informazione. La mente di Aiden, del resto era organizzata in un modo talmente metodico da lasciarla stupita. Aveva molto da imparare, ma almeno non avrebbe dovuto sprecarsi troppo per insegnargli a compartimentare i ricordi fisici e quelli sensoriali, legati ad esperienze di vita più o meno traumatiche.
Lo scenario si spalancò davanti a lei, presenza intangibile, e con esso la presenza di quattro dei suoi cinque figli. Non si soffermò sulla rabbia che aleggiava negli occhi e nella voce di alcuni, né si dispiacque della preoccupazione delle figlie; erano solamente ricordi, sprazzi d'immagini messe insieme dalla mente di quel suo bambino tanto riottoso.
Fu facile insinuarsi di nuovo in quel contesto, rinnovando il desiderio di essere respinta con forza da quel luogo sacro, da quel tempio del ricordo.

*Mandami via! Impegnati!*
La sua voce sarebbe risuonata nella mente di Aiden con la chiarezza necessaria a fargli percepire che lei fosse lì, con lui, in quel contesto passato. Non voleva vedere come fosse finito quel litigio, non voleva percepire la rabbia cieca e la foga del ragazzo che Aiden era stato. Le immagini sfilarono, una dopo l'altra e i sentimenti del giovane Auror si ergevano come montagne, impedendogli di valicare il confine tra razionalità ed inconscio.
Dovevano cambiare approccio e, così come si era insinuata nella sua mente, Annabelle Weiss ne uscì nuovamente.

«Non voglio sapere che cosa sia successo in seguito, ma così non va bene. Non capisco se ti stai impegnando seriamente oppure no.»
Aveva visto ogni cosa, aveva lanciato suggerimenti come se da essi ne dipendesse la vita del giovane. Tutto era durato solo pochi attimi, troppo pochi per spingersi a fondo nel ricordo, sufficienti per capire che al ragazzo mancasse il giusto input per volgere la situazione a proprio favore.
«Adesso riproviamo.» annunciò, prendendo le distanze da lui, studiandone i lineamenti sofferenti «Pensa a qualcosa che ti calmi. Qualunque cosa. Devi... pensare e vivere quello stato, farlo tuo. Non devi permettermi di vedere altro, di percepire altro, se non quell'immagine e quelle sensazioni.»
Rimase in silenzio, questa volta attendendo un cenno del figlio prima di avventarsi su di lui per la terza volta.
«Non concedermi spazio, perché me lo prenderò. Puoi scommetterci.» Così dicendo, arrotolò le maniche di camicia fino al gomito, trovando la forza di assaltare di nuovo la mente di Aiden. Occhi negli occhi, una smorfia della donna a lanciare l'ennesima sfida - mentre la bacchetta si adagiava sulla tempia sinistra del giovane - e la formula, pronunciata con veemenza e concentrazione, trovava espressione: «Legilimens.»


Stai migliorando, ma non in modo sensibile. Il ricordo andava bene, ma tieni presente che ogni assalto dura pochi attimi ed il ricordo, il pensiero o la sensazione sono sfuggenti. Poco dettagliati. Racconta le vicende per sommi capi, in modo breve, chiaro e conciso. Rifletti sulle parole di Annabelle, sui suoi consigli e modifica la reazione di Aiden in base alle sue indicazioni. Ti è stato presentato, inoltre, il modo in cui la presenza di Annabelle influisce sulla mente di Aiden: cerca di adeguarti anche in tal senso.
La costante è solo una: annullare l'incursione e respingere l'invasore.

Per qualunque dubbio, sono a disposizione tramite mp.
 
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view post Posted on 23/10/2017, 11:34
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Aiden Weiss
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L'opprimente presenza di sua madre non sembrò vacillare. Anzi, era più viva che mai, ma per lo meno diede modo ad Aiden di percepirla per quello che realmente era. La mente di sua madre era come un velo che, garrito dal vento, voleva avvolgersi in maniera salda e ferrea attorno alla sua, come in una morsa pericolosa, lasciandolo intrappolato.
I suoi strani esperimenti nel volerla cacciare via risultarono ancora una volta infruttuosi. Nulla di ciò si era dimostrato utile quanto adeguato per contrastarla, anzi, lei si era insinuata ancora più a fondo dentro di lui, in quel labirinto mentale. Tuttavia, Aiden era conscio che lei fosse maestra nella sua disciplina e che lui, inesperto, ai primi tentativi, non avrebbe potuto fare niente.
Si era impegnato e, sebbene sua madre non ne fosse molto convinta, lui la fissò con severità, gli occhi blu che lanciavano saette in ogni direzione. Era ovvio che fosse adirato per quella provocazione, si era spinto fino all’estremo nonostante il palese buco nell’acqua e questo gli bruciava l’animo fino al midollo.
«Molto bene...» sibilò stendendo le labbra in una linea sottile. «Basta esperimenti, farò a modo tuo...»
Era stanco, glielo si leggeva in faccia, senza considerare che era parecchio sudato e piegato in due sulle ginocchia, come se avesse corso per miglia e miglia. Da uno spiraglio della camicia, lì dove i bottoni si erano tolti perché troppo lenti durante quei momenti in cui aveva teso ogni muscolo del corpo per lo sforzo, fecero capolino il ciondolo argentato raffigurante una testa più o meno geometrica di una volpe e un pesante anello con le fattezze di un lupo, anch’esso in argento, che un tempo era appartenuto a suo padre.
Se sua madre fosse stata attenta a ciò, se avesse riconosciuto l’anello, prima che Aiden potesse prontamente rimetterlo dentro la camicia, allora avrebbe certamente voluto scavare nella mente di suo figlio per scoprire come l’aveva ricevuto ed era proprio ciò a cui stava pensando…

▲▲▲



«Aprilo. Sono cose tue, di questo sono sicuro.» furono le parole di incoraggiamento di Murtagh dopo avergli consegnato la scatolina di latta impacchettata in malomodo.
Lui non seppe cosa pensare, tranne che mancava il biglietto stropicciato come avevano visto nel ricordo.
Lentamente, e con mani tremanti, Aiden prese il pacchetto e tolse la carta prima di aprire la scatolina di latta. Ciò che trovò dentro fu sconcertante, quasi gli esplose il cuore.
L’anello di suo padre, il massiccio anello d’argento con la testa di lupo, uno di quegli effetti personali con cui suo padre non si separava mai era lì, tra le sue mani. Si era sempre domandato che fine avesse fatto in tutti quegli anni, se gli era stato rubato o lo avesse perso. Invece era lì ed in ottime condizioni.
Ma fu il ciondolo a forma di volpe, sempre in argento, a rompere in mille pezzi il suo forte autocontrollo e a gettarlo nella disperazione più totale. Si ritrovò a piangere come un bambino, come il giorno in cui gli avevano dato la triste notizia della morte di suo padre.

«Sapeva che ce l’avrei fatta, che sarei diventato Auror...» singhiozzò, stringendo la scatolina. «E che sarebbe arrivati a me! Murtagh… Non sono degno del suo anello! Non ancora! Devo ancora guadagnarmelo!»

▲▲▲


Sua madre aveva agito proprio nell’istante in cui aveva pensato a Murtagh Rose e al giorno in cui l’aveva incontrato al Quartier Generale, di come non si era fidato di lui subito, temendo il peggio, ma per poi venire a sapere da lui molte cose su suo padre. Proprio in quell’occasione aveva ricevuto il regalo lasciatogli dal padre, il ciondolo e l’anello.
Se Richard avesse saputo dell’anello avrebbe ucciso per esso, questo sua madre lo sapeva di certo se si fosse accorta dell’oggetto ormai in possesso del terzogenito.
Il timore di venire meno alla promessa fatta a Murtagh di mantenere il riserbo fu micidiale. Aiden tremò nella sedia quando avvertì la presenza di sua madre nella mente. Se prima non aveva l’imput giusto per resisterle, adesso di sicuro aveva un motivo per combattere fino alla fine, con ogni fibra del suo essere.
Sua madre gli aveva suggerito di appellarsi a qualcosa che placasse il suo stato d’animo, che lo facesse star bene, che gli conferisse la pace di cui aveva tanto bisogno.
Si aggrappò quindi al ricordo di suo padre, alla sua figura, ma quello che la sua mente riuscì ad ottenere fu più l’ombra di un fantasma con le fattezze del genitore. Anche solo vedere i lineamenti di suo padre gli regolò il respiro e lo fece calmare. Non era più spaventato, era in pace con sé stesso. Chiuse gli occhi per rilassarsi ancora di più.
Le emozioni vennero però azzerate quando il fantasma mutò in un candido lupo bianco, il lupo buono che anche lui aveva scelto di nutrire e di essere, piuttosto che abbracciare il lupo nero, il lupo cattivo. Alla fine gli insegnamenti di suo padre avevano dato i suoi frutti, in un modo o nell'altro.
Aiden fece un respiro profondo e lasciò che il lupo bianco facesse il resto, mentre lui si lasciò colmare dall’Oblio, arrivando a non pensare a niente, solo a mantenere quella pace e a desiderare che sua madre rimanesse a mani vuote questa volta. O almeno era ciò che si augurava, ciò che sperava di aver ottenuto.
Riaprì gli occhi. Voleva vedere la reazione di sua madre, voleva sapere se era riuscito a tenerla fuori oppure se aveva fallito. Mantenere la pace di sé stesso non gli dava la sicurezza effettiva di poterla ancora percepire nella sua mente, o così credeva lui.
Era tutto un forse, solo lei poteva dirglielo.

PS: 172 ☘ PC: 121 ☘ PM: 120 ☘ EXP: 26.5

Spero di aver fatto bene questa volta.
Per il ricordo ho preso un pezzo della Quest di BG già ultimata. Anche qui spero di aver fatto bene.

 
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view post Posted on 29/10/2017, 21:15
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Il Fato

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Il volto di Murtagh Rose e le sue rughe d’espressione s’insinuarono lentamente, eppure con una forza straordinaria, nel suo campo visivo virtuale. Si stupì di constatare quanto profondo fosse quel ricordo, sintomo che Aiden avesse cercato con ogni fibra del proprio essere di nasconderglielo. Aveva conosciuto quell’uomo, dunque sapeva quale fosse il suo legame con lei e Charles. Non solo Auror, ma amici, amici fidati.
Lasciò che quella memoria fluisse in lei, come l’acqua del mare lambisce la spiaggia di sabbia finissima: più quell’acqua filtrava - ed il ricordo con essa - annidandosi in profondità, più il desiderio di scoprire maggiori dettagli di quell’incontro la costringeva a spingersi oltre, varcando le soglie della mente del giovane figlio.

Che cosa c’è, Aiden? Che cos’hai trovato?»*
La sua voce, chiara e brillante, avrebbe scosso quella mente provata, rimbombando tra le pareti invisibili del ricordo. L’Auror avrebbe continuato a scartare il pacchetto, mentre sua madre - occhio invisibile - avrebbe assaporato insieme a lui il momento della scoperta.
Percepiva una forza diversa, questa volta, ed il tentativo di scacciarla si era fatto impellente: desiderava davvero che sua madre non vedesse quel frangente della sua vita. Che cosa le nascondeva?
Annabelle strinse maggiormente la presa sulla bacchetta, continuando a mantenere vivo il contatto visivo col figlio ed i suoi occhi blu. Doveva saperne di più, eppure il suo cuore - quello di una madre apprensiva - le chiedeva di sorvolare.

Respingimi, continua.»*
Lo guidò attraverso il ricordo, la sua voce come una presenza eterea e senza forma, senza sostanza, capace di tutto e in attesa di un segno da parte sua; attendeva con spasmodica ansia l’arrivo di quella forza travolgente che non solo avrebbe posto fine all’incursione, ma l’avrebbe resa orgogliosa del figlio e dei suoi tentativi.
Capì che il punto saldo del giovane fosse, immancabilmente, la figura paterna venuta a mancare improvvisamente. Aiden era riuscito a interporre quell’immagine al ricordo, impedendole di vedere oltre; in un attimo, l’ombra del volto di Charles Weiss venne spazzata via, lasciando il posto ad una figura ferina: un lupo bianco, candido come la neve.
In quel momento, la forza mentale del giovane sarebbe venuta meno ancora una volta ed il ricordo di Murtagh si sarebbe palesato nuovamente. “Non sono degno…” udì, la voce del figlio rotta dal pianto e dall’emozione. Non ebbe il minimo indizio di che cosa ci fosse all’interno della scatola, di quel dono inatteso. Curiosa, cercando il dettaglio che avrebbe potuto dare risposta alle sue domande, si rese conto solamente in un secondo momento dell’ombra scura comparsa in quell’attimo di distrazione.
Fu un istante, rapido ed indolore, nel quale Annabelle e la sua presenza svanirono dalla mente di Aiden.

«Era ora!» esultò entusiasta, senza fiato «Ben fatto! Concentrati sull’ultima cosa. Non so che cosa fosse, ma… è quello che ti serve!»
Incontrò lo sguardo del figlio, ma il suo - irrimediabilmente - corse al petto del giovane: lì, fuori dall’apertura della camicia, giacevano due ciondoli particolari. Si limitò a tacere, osservandoli. Sapeva benissimo che cosa fossero e a chi fossero appartenuti. Spettava ad Aiden pronunciarsi per primo.



Come si evince dal post, questa volta, il tentativo ha avuto un primo parziale esito positivo. Annabelle ha visto solamente qualche dettaglio (il viso di Murtagh e la scatolina ricevuta in dono). Nel post è espresso chiaramente quale sia l’elemento utile a portare a termine l’apprendimento. Sfrutta, ancora una volta, i consigli di Annabelle e tutto andrà per il meglio.
In ultima battuta, Annabelle si accorge dei ciondoli. Procedi come meglio credi.
Ti ricordo, inoltre, che durante l’attacco di un Legilimens, che eserciti la sua vocazione, il contatto visivo è fondamentale: chiudere gli occhi, dunque, è impossibile e vanificherebbe l’intero post.

Come sempre, resto a tua disposizione tramite mp per qualsiasi chiarimento.
 
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view post Posted on 30/10/2017, 19:26
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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Aiden Weiss
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Per tutto il tempo non aveva prestato molta attenzione alla voce di sua madre nella mente, forte e chiara come se fosse lei stessa a pronunciarle; non voleva assolutamente perdere la concentrazione, né darle un motivo per insinuarsi ancora più affondo nei suoi ricordi.
La mente di Aiden era come un archivio, pieno di scaffali, i cui cassetti erano ben ordinati e con i rispettivi fascicoli. Se si fosse lasciato distrarre anche solo per pochi attimi, l’archivio sarebbe stato messo a soqquadro, come se vi fosse passato un uragano, e tutti i fascicoli sarebbero stati a disposizione degli occhi di tutti.
L’Oblio invece aveva accolto Aiden a sé, come una coperta, permettendogli di raggiungere e mantenere la tanto agognata pace. Aveva lasciato che tale pace lo cullasse, che lo facesse sentire al sicuro oltre che privarlo delle proprie emozioni; soltanto la pace era l’unica cosa importante oltre che essere l'ancora di salvezza, facendogli da scudo contro sua madre. Era forse l’Oblio ciò che sua madre gli aveva chiesto di trovare? Diventare inconsistente, ovvero azzerare le proprie emozioni, trovare il proprio equilibrio interiore e lasciare che i propri pensieri finissero nel dimenticatoio.
C’era quindi riuscito?
Non avvertiva più sua madre, la sua presenza nella testa, ma la sentì proferire parole colme di soddisfazione riguardo al suo successo. Ma la domanda che assalì Aiden fu: Quanto era riuscita a vedere sua madre benché fosse riuscito a trovare il modo per respingerla?
La risposta fu negli occhi di sua madre, accortasi di ciò che fece nuovamente capolino dall’apertura della camicia, e a quel punto capì che probabilmente aveva visto quel tanto che bastava per capire cosa avesse ricevuto da Murtagh. Sospirò profondamente e senza nasconderli questa volta, si alzò e diede un’occhiata alla tavola. La loro cena si era raffreddata e non voleva certamente che sua madre se ne andasse esausta e senza aver cenato, non prima di assaggiare quanto aveva appositamente cucinato per lei.
Prese i piatti e gli portò al microonde - un oggetto Babbano molto utile e di cui Lena andava molto fiera -, per poi riscaldare le pietanze.
«Ci siamo prolungati troppo nella nuova attività madre-figlio che si è raffreddato tutto. Non uscirai da qui finché non avrai mangiato quanto ho preparato per te.» le disse con un mezzo sorriso, tirato dalla stanchezza dell’esperienza appena vissuta e dall’imbarazzo. Adesso avrebbe dovuto fornirle un minimo di spiegazione, quantomeno quel tanto che bastava per non tenerla sulle spine né per darle motivo di assaltargli la mente come un tempo aveva detto di fare con suo padre. Doveva solo pensare a cosa poteva dirle senza tradire la fiducia di Murtagh né la parola data alla fine del loro incontro.
Quando i piatti di entrambi furono belli caldi, Aiden riportò tutto in tavola e fissò sua madre, attendendo che si sedesse. «Ti dirò quel tanto che posso dirti e che non mi farà infrangere la parola data...» Lui prese posto e riempì i calici di vino, augurandosi solo che non vomitasse tutto dopo quella loro meritata pausa. Ma infondo Aiden non aveva vomitato fino a quel momento e sua madre aveva già dato il peggio di sé, o almeno così pensava. Forse il suo stomaco era davvero d’acciaio come aveva sempre pensato.
Gli occhi si posarono su quelli della madre. «Ho incontrato il vecchio Rose subito dopo il colloquio con Wilde e come potrai ben immaginare per poco non gli prendeva un infarto!» La spiegazione iniziò e si augurò solamente che sua madre se la sarebbe fatta bastare. «Fidarmi di lui è stato un processo lento, ma infondo che scelte avevo se non dubitare fino a quando non mi avesse dimostrato la sua onestà?» Prese un sorso di vino e poi tagliò la carne. «Anche se questo non spiega come sia in possesso dell’anello di papà, vorrei farti capire che ho molto anche di te e che non permetterò a niente e a nessuno di sopraffarmi. Ora, non so cosa tu abbia visto di preciso quando eri nella mia mente, ma posso dirti che papà aveva affidato l’anello e il ciondolo a Dougal Rose, il fratello di Murtagh, in principio. Con la morte di suo fratello, Murtagh ha conservato inconsapevolmente l’involucro in con i due oggetti. Papà ha lasciato gli oggetti a Dougal il giorno dell’udienza...»
Già, l’udienza. Suo padre, Murtagh e suo fratello, perfino quell’idiota di Wallace, erano stati convocati per sapere come erano andati i fatti a Cardiff quando dei Mangiamorte avevano seminato il panico tra i Babbani e suo padre - pur di salvare Murtagh - aveva ucciso uno dei Mangiamorte. Una cosa che sua madre sapeva, così aveva detto Murtagh, ma non le avrebbe spiegato come lo sapeva. Quel pezzo gli era stato raccontato da Murtagh, ma molte cose le aveva viste pure lui dagli occhi di Dougal, un suo ricordo, cosa di cui Aiden non avrebbe detto nulla: aveva giurato di non parlare del Pensatoio.
«Papà mi ha lasciato il suo anello, sebbene dovesse di norma spettare a Richard. Io sono solo il terzogenito… Samuel ha diritto sul Maniero dei Weiss, Richard sull’anello… La mia eredità è una scrivania stracolma di Figurine delle Streghe e dei Maghi Famosi, invece mi ritrovo con anche la parte di Richard. Questo lo farebbe arrabbiare oltre ogni limite...» Si sentiva in colpa ad avere dell’anello eppure era stato lasciato a lui, come se suo padre si fosse dimenticato di Richard e avesse dato la conferma a ciò che aveva sempre reso suo fratello geloso di lui: quello di avere l’amore dei genitori tutto per sé, di essere il loro prediletto.
Aiden conosceva suo fratello, per questo non si sentiva degno di portare quell’anello, benché già lo sentisse suo.
«Ora che sai di Murtagh, ti chiedo di non farmi domande a cui non posso rispondere. Ho giurato… Non intendo infrangere la parola data ma troverò una soluzione per non lasciarti fuori. Adesso però lasciamo perdere, ne riparleremo quando sarà il momento. Ciò che conta ora è intensificare l’addestramento e fare in modo che non sia mai preso alla sprovvista.» Addentò il pezzo di carne accompagnato da una patata al forno. Tutto sommato era buono anche da riscaldato e ne fu soddisfatto.
«Posso chiederti un consiglio?» domandò a bruciapelo.

PS: 172 ☘ PC: 121 ☘ PM: 120 ☘ EXP: 26.5

Dato che non vi è stato un proseguimento dell'apprendimento, ho approfittato della pausa per farli cenare un attimo mentre Aiden fornisce una spiegazione. Ho ricollegato le informazioni trapelate nella Quest di BG.
Spero vada bene.

 
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view post Posted on 3/11/2017, 11:48
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Il Fato

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La donna continuò a fissare il petto del figlio, che si sollevava ed abbassava al ritmo del suo respiro. Cercò il contatto con la solida tavola alle proprie spalle, stendendo il braccio indietro e accarezzando l’aria con le dita tremanti. Possibile che, per l’intera durata della sua ultima missione, tutto si fosse svolto tanto in fretta? Murtagh, amico fidato di Charles - ma soprattutto suo - poteva aver rivelato alcuni tra i dettagli più importanti sulla morte dell’Auror, nonché suo marito?
Il suo sguardo vacuo passò in rassegna il mobilio della cucina, senza vederlo davvero, giungendo lentamente alla sedia e sedendovi pesantemente. Aiden appariva tranquillo ai suoi occhi, sintomo che - forse - Murtagh non avesse vuotato il sacco. Lo maledì mentalmente per non averla avvisata dell’assunzione del figlio al Quartier Generale e, benché nutrisse per Rhaegar un profondo rispetto, si sarebbe aspettata un comportamento ben diverso dal proprio superiore.
Trascorsero diversi minuti, prima che Annabelle Weiss fosse in grado di profferir parola, articolando un pensiero logico e lineare. Posò la bacchetta sulla tavola imbandita, afferrando il calice e concedendosi un generoso sorso di vino rosso.
Concentrata com’era nell’istruire il figlio ad una disciplina complessa e a unire i puntini del ricordo appena visionato, non aveva decisamente fatto caso al sapore orribile del contenuto della bottiglia selezionata casualmente.

«Per le mutande di Merlino ballerino! Che schifo!»
Adagiò il calice senza troppi complimenti, portando la mano alla bocca e celando alla vista l’evidente smorfia di disgusto. Non era mai stata brava con i vini: suo marito era decisamente più portato per le scelte difficili. Nella rispettiva carriera, del resto, Charles era sempre stato più attento, ligio al dovere senza causare danni collaterali, a meno che non fossero funzionali allo scopo prefissato. Compromessi ed indagini, spesso, andavano di pari passo. Quella, lo ricordava bene, era la sua frase per ogni evenienza.
«Non ho fame. Piuttosto… Voglio sapere dove li ha presi.»
Lo sguardo dell’Auror saettò in direzione del figlio che, in quell’istante, aveva servito un piatto di carne fumante, riscaldata prontamente. Il profumo della pietanza solleticò il suo appetito, ma la strega non si permise di cedere.
Ascoltò con attenzione la risposta del giovane, annuendo di tanto in tanto, ma senza distogliere lo sguardo dagli oggetti incriminati. Murtagh e Dougal, i fratelli Rose. Ricordava vagamente i lineamenti del secondo, deceduto avvelenato. Una morte orribile, addirittura disonorevole secondo alcuni. Bisognava ammettere che, dopotutto, Charles e Dougal fossero stati travolti dalle circostanze e che molta della verità sulla loro morte, purtroppo, fosse ancora ignota. Lei stessa, per conto proprio, aveva condotto delle ricerche, indagato ed interrogato decine di persone, senza ottenere nulla di più che interrogativi e delusioni maggiori.

«Murtagh.»
Pronunciò quel nome in tono stentoreo, senza enfasi. Egli sapeva qualcosa. Altrimenti perché portare Aiden lontano dal Quartier Generale nel quale era appena stato assunto? Il figlio stesso aveva confermato quel sospetto. Finse di non fare caso ai dettagli, afferrando la forchetta e spostando le patate annacquate dal vapore scaturito dalla cottura nel microonde. Quel vecchio aggeggio infernale aveva indurito la carne e si chiese, non senza qualche preoccupazione, come Aiden potesse apprezzarla. Abbandonò quell’ingrato compito, per portare lo sguardo sul figlio, in attesa di un qualche consiglio.
«Sono tua madre. Dispensare consigli è il compito che mi spetta di diritto. Che cosa vuoi sapere?»
Appoggiò i gomiti al tavolo, intrecciando le dita ed adagiandovi delicatamente il mento. Assumere quella posizione l’aiutò a trattenere una serie di domande che lei stessa avrebbe voluto rivolgere al figlio.
Una volta che ogni dubbio fosse stato dipanato, avrebbero potuto riprendere quella lezione arrangiata in fretta e furia. Per la prima volta, Annabelle Weiss desiderò che sua figlia rimanesse lontana da casa il più a lungo possibile.



 
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view post Posted on 5/11/2017, 13:03
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Aiden Weiss
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Vedere sua madre reagire in quel modo non lo stupì, ma comunque lo fece star male. Lo stomaco di Aiden si contorse, come se una mano invisibile gli avesse afferrato con brutalità le viscere e gliele stesse stringendo con forza, mentre il suo povero e giovane cuore non poteva sopportare di vedere sua madre ancora visibilmente e irreversibilmente danneggiata dal lutto.
Lui e sua madre non erano ancora riusciti a superare quel dolore lancinante, durato ben sei anni, e segnandoli profondamente, fino all’anima. I suoi fratelli avevano affrontato quella fase, forse durante il periodo della sua lunga assenza, ed erano riusciti a voltare pagina, ad essere felici. C’erano momenti in cui Aiden gli invidiava, perché avrebbe davvero tanto voluto non soffrire più, mettersi l’animo in pace per quella perdita e pensare a vivere la sua vita. Probabilmente era quello che suo padre avrebbe voluto, per lui e per l’adorata madre che con estrema forza non voleva cedere e continuare ad indossare il velo della vedova, eppure entrambi non ci riuscivano; Aiden lo capì nel vedere sua madre cercare un appiglio per non cadere, fino a trovare l’appoggio della sedia nella quale si lasciò letteralmente andare.
Avrebbe voluto dirle qualcosa, per confortarla, ma non seppe con certezza come riuscirci. Lei a volte sapeva essere dura come la pietra e non lasciava spazio alle emozioni, ai sentimentalismi. Lasciò quindi perdere, ma non spostò mai lo sguardo da lei, osservandola con estrema attenzione.
Rimase interdetto, in principio, nell’udire l’esclamazione venata di disgusto di sua madre dopo aver bevuto il vino, per poi scoppiare in una risatina divertita. Non era solito sentire sua madre parlare con un simile linguaggio, ma doveva ammettere che a volte si sarebbe potuta lasciare come era appena accaduto.
«Concordo!» mormorò, con una smorfia. Tuttavia odiava lasciare le bottiglie mezze piene, così si sforzò di finire lui il vino. «Quella Kristen ha influenzato davvero in maniera negativa il povero Sammy. Non mi piace e io non piaccio a lei.» Si lasciò sfuggire quel pensiero personale, forse nella speranza di sentire sua madre concordare con lui sul fatto che la ragazza di Sam fosse inadeguata a suo fratello e al suo modo essere. In un certo senso, Kristen teneva suo fratello al guinzaglio e questo ad Aiden non piaceva per niente. Che razza di rapporto era quello?
Tuttavia, ad Aiden non piaceva nessuno dei partner dei propri fratelli e sorelle, gli riteneva inadatti e con dei caratteri a volte fastidiosi. Non era geloso dei fratelli, ma delle sorelle sì, era sempre stato iperprotettivo con loro e non c’era niente che potesse smuoverlo dall’esserlo.
Quando Aiden aveva ultimato la spiegazione che doveva a sua madre, la fissò con assoluta attenzione, conscio che probabilmente stava archiviando tutto ciò che aveva detto e che - presto o tardi - avrebbe speso due paroline con quel vecchio diavolo di Murtagh. Il che fece nascere una smorfia di puro divertimento sulle labbra del fulvo: avrebbe davvero voluto assistere alla scena, osservare come la sua adorata madre rivoltava il povero Murtagh come un calzino per aver complottato alle sue spalle assieme al figlio. In un modo o nell’altro, Aiden lo sapeva, sua madre avrebbe dato una sonora lezione al suo amico.
Povero vecchio Murtagh, avrà un bel da fare con mia madre appena se lo ritroverà davanti. Mi sa proprio che dovrò salvarlo a mia volta. pensò.
Sorrise nel vedere la posizione assunta di sua madre, quanto più per le parole che aveva proferito. Un suo diritto. Era proprio un tipo di donna che nessun altro avrebbe trovato al mondo, suo padre era stato fortunato, lui era fortunato ad averla come madre.
Prese un profondo respiro e sfiorò l’anello che giaceva sul suo petto. «Dovrei dirlo a Richard? Insomma, dovrebbe spettare a lui, eppure papà lo ha lasciato a me. Non voglio sembrare egoista, mamma, ma ormai sento questo anello come mio e non sono sicuro che darglielo fosse nei desideri di papà. Non lo terrei per me perché tra me e mio fratello non c’è mai stato un rapporto sano, dopotutto gli ho sempre voluto bene, anche se lui mi ha sempre odiato. Però, ecco, l’idea di accentuare questo suo odio nei miei confronti non mi entusiasma granché, anche se forse è inevitabile.» La guardò negli occhi, confuso, ma anche addolorato al pensiero di incattivire ulteriormente Richard. «Tu cosa faresti? Lo terresti, nascondendoglielo? Glielo daresti? Oppure dirglielo ma tenendotelo?»
Aiden, in ogni caso, era più propenso a tenerselo, ma era più il dubbio se dirlo a suo fratello o meno che lo tormentava. Sua madre avrebbe capito i suoi dubbi?

PS: 172 ☘ PC: 121 ☘ PM: 120 ☘ EXP: 26.5
 
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view post Posted on 9/11/2017, 15:15
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Il Fato

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Soppesò con cura l’interrogativo del figlio, senza lasciarsi andare all’inevitabile istinto di parteggiare per uno dei suoi cinque ragazzi. Benché l’età e le esperienze legate alla maternità non si esaurissero al compimento della maggiore età di ciascun pargolo, Annabelle Weiss aveva tutta l’intenzione di guidare Richard ed Aiden attraverso le insidie della vita. I rapporti conflittuali tra fratelli, nonostante ciò, non la riguardavano.
«Non siete più dei ragazzini e so perfettamente che cosa desiderava vostro padre.» annunciò, portando il tovagliolo alle labbra con estrema lentezza. Aiden, così come Richard, aveva un carattere decisamente suscettibile alle sollecitazioni emotive: le era bastato scorgere l’inizio di una rissa tra loro per constatare quanto, in realtà, i due fossero simili. «Spetta a te decidere il da farsi. Per sette anni sei rimasto solo, hai dovuto prendere delle decisioni importanti, hai fatto delle scelte coraggiose e a volte no. Sei grande abbastanza da sapere che cosa fare di quell’anello. Sii saggio, Aiden.»
Lasciò che il tempo scorresse e che il silenzio colmasse il vuoto lasciato dalle sue parole nella mente di Aiden. Sapeva di averlo deluso con quella risposta striminzita e senza valore, ma una madre doveva riconoscere il momento in cui i propri figli avrebbero potuto, e dovuto, spiccare il volo abbandonando il nido. Aiden era pronto, ma la solitudine non aveva forgiato totalmente il suo carattere e la sua capacità di relazionarsi con il mondo esterno. Era tempo, dunque, che il ragazzo imparasse a gestire da sé i propri rapporti interpersonali, soprattutto con gli elementi della famiglia che sarebbero rimasti con lui per il resto della vita.
Sospirò pesantemente, stiracchiandosi lievemente, dopodiché prese nuovamente possesso della bacchetta e puntò lo sguardo sul figlio, in attesa di una qualunque reazione.

«Credo sia ora di proseguire. Lena potrebbe tornare da un momento all’altro e non vorrei doverle spiegare di che cosa ci stiamo occupando.»
Attese che il ragazzo terminasse la cena, gironzolando qui e lì, finché Aiden non avesse preso nuovamente posto sulla sedia occupata in precedenza. A quel punto, si sarebbe chinata su di lui, incatenando il suo sguardo a quello del figlio, pronta a dispensare un nuovo consiglio.
«Sgombra la mente. Non pensare a nulla. L’Oblio, il Vuoto, chiamalo come ti pare… quella è la strada.»
Attese un cenno affermativo, questa volta, prima di sollevare la bacchetta alla tempia dell’Auror.
«Legilimens


 
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Aiden Weiss
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Un grugnito carico di insoddisfazione fece vibrare il petto di Aiden. Aveva intuito, ascoltando le parole di sua madre e interpretandone i toni, che non volesse prendere le parti né di lui né di Richard, come giusto che fosse. Eppure si era aspettato qualcosa di più, magari un imput per spingere i due fratelli ad avvicinarsi di più l’uno all’altro. Invece sua madre gli aveva suggerito di intraprendere per conto proprio una scelta, indipendente e razionale, sfruttando quella saggezza che per anni sia lei sia suo padre avevano cercato di infondergli.
«Allora penso di sapere già cosa fare...» mormorò con un sospiro.
Non avrebbe detto niente a Richard, nessuna menzione sull’anello né voleva consegnarglielo. Se suo padre l’aveva lasciato a lui, un motivo doveva esserci e non era certamente Richard quel motivo, ma bensì un altro, più profondo, più intenso. Aiden al momento non voleva soffermarsi a pensarci, voleva solo godersi quel momento assieme a sua madre, ascoltare i suoi consigli e a recuperare gli anni perduti.
Appena ebbero finito il pasto, Aiden fissò sua madre dopo aver svuotato la seconda bottiglia di vino - stavolta più buono del primo - con le guance lievemente arrossate. Sorrise divertito alle parole della madre: a quanto pare non voleva che si sapesse cosa stessero combinando insieme. «Dunque è il nostro piccolo segreto?» domandò, ridacchiando da sotto i baffi.
L’idea di condividere con sua madre un segreto lo esaltava perché sarebbe stato certamente un modo per recuperare gli anni persi, sebbene vi fosse un fondo di professionalità in quell’addestramento. Se fosse riuscito a padroneggiare l’Occlumanzia, la sua carriera da Auror sarebbe certamente migliorata e sua madre sarebbe stata il martello che aveva battuto sull’incudine per forgiare un pezzo di metallo di ottima fattura.
Annuì all’ennesimo consiglio di sua madre e con un cenno del capo le fece capire di procedere. Rispetto a prima si era ammorbidita, forse stanca o forse perché troppo materna con lui, ma Aiden avrebbe preferito un attacco a tradimento, simulando quanto sarebbe accaduto con un Legilimens differente da sua madre.
Si tenne alla sedia su cui era stato nei tentativi precedenti e serrò la mascella quando avvertì quel velo opprimente nella sua mente. Sua madre cercava di fare incursione nella sua mente, ma questa volta Aiden era consapevole dell’elemento utile per poterla scacciare via, doveva solo aumentarne la forza e imparare a non pensare a nulla per molto tempo. Ma per ciò c’era tempo, altre occasioni per allenarsi con sua madre, senza doversi distruggere a vicenda in una volta sola.
Respirò profondamente e si concentrò.

▲▲▲



La voce di Murtagh aprì un nuovo scenario. Aiden era nello stesso luogo del ricordo precedente che aveva cercato di nascondere a sua madre, non sapendo ovviamente quanto lei avesse visto. «Quella era Cardiff. Autunno. Forse Settembre. Onestamente non ricordo. Quello che so è che quel giorno tuo padre uccise un Mangiamorte e ne catturammo altri due. Quel giorno Charles salvò la vita a me e a quell'idiota di Aeron. Gli dovevamo entrambi la vita, ma al prezzo di un'altra.» Quella rivelazione per poco non aveva arrestato il cuore del povero Aiden. Mai si era aspettato che suo padre potesse infrangere la Legge, sebbene per un atto davvero eroico, salvando i propri compagni. Era sempre stato un uomo ligio al dovere, fissato con le regole; mai avrebbe pensato che avrebbe ceduto sebbene per fare del bene. Non osava immaginare come si fosse sentito suo padre nel scegliere di compiere un tale atto.
«Quella sera tornò da voi come se nulla fosse, ma tua madre sapeva che Charles era cambiato. Togliere la vita a qualcuno, per quanto malvagio e vile, può spezzarti l'anima.»
Sua madre. Certo, come avrebbe potuto nasconderle una cosa simile? Lei scopriva sempre tutto, in un modo o nell’altro.
A turbarlo, però, era che suo padre fosse stato davvero abile nel nasconderlo ai figli e che sua madre avesse fatto altrettanto…


▲▲▲



Occhi contro occhi, un respiro dopo l’altro. Aiden non lasciò mai lo sguardo di sua madre, né smise di respirare per mantenere il ritmo della concentrazione, richiamando la calma e la pace a sé.
Aveva pensato a suo padre, ancora, per potersi di nuovo gettare nell’Oblio per respingere la madre ma per qualche secondo pensò a quanto gli aveva raccontato Murtagh su ciò che fece suo padre. Non desiderava che sua madre sapesse che l’aveva scoperto, né che potesse intuire ciò che aveva compiuto assieme a Murtagh quel giorno. Tutto ciò avrebbe sfociato ulteriori domande alle quali non poteva rispondere, perciò desiderò con tutto sé stesso di respingerla.
Alimentò la propria Volontà con tale desiderio, la concentrazione raggiunse il culmine e Aiden si gettò a capofitto nell’Oblio, come un esperto tuffatore olimpionico. Lasciò che venisse avvolto da quel velo nero, come per essere celato e protetto dagli occhi invisibili di sua madre.
Non pensò a nulla, ma si beò di quella sensazione di pace, nonché unico modo per tenere fuori sua madre. Se fosse riuscito nel suo intento sarebbe stata sua madre a dargli un segno. Quindi attese.

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Per la prima prima volta, Annabelle Weiss avrebbe percepito la forza dello sguardo del figlio, ormai divenuto un uomo, e la sua costante ricerca di concentrazione al fine di escluderla dalla sua mente.
Bisognava lavorare molto e la strega fece in modo che quel messaggio fosse forte e chiaro nella mente dell’Auror in addestramento.

*Di più, Aiden. Concentrati di più, altrimenti vedrò ogni cosa.*
La sua voce, cristallina e lievemente ovattata, rimbombò nella mente di Aiden, mentre le tempie tornavano a dolere, costringendolo a digrignare i denti e ad investire maggiori energie in quella battaglia senza esclusione di colpi.
Annabelle riconobbe la voce dello scozzese, i suoi aspri e duri di quell’accento inconfondibile, le consonanti marcate e lo sguardo vivo del cinquantenne. Sembrava essere trascorso solamente poco tempo da che quel presente fosse divenuto un ricordo.
*Quando l’hai incontrato? Dimmi, Aiden. Mostrami.*
Mai come in quel momento, si sarebbe sentita in colpa a spingere la mente di Aiden ad aprirsi a lei come una corolla di morbidi petali alle prime luci del mattino. Era tutto troppo semplice, troppo facile carpire i segreti di una mente convinta a voler mostrare ogni cosa a colei che gli aveva dato la vita.
In un gesto fulmineo scostò la bacchetta dalla tempia del ragazzo, scoccandogli uno sguardo furente; la causa di quell’occhiataccia non era certo da imputare al ricordo in sé, quanto più alla facilità con la quale la strega era riuscita ad insinuarsi nella mente del figlio. Infine, dopo qualche istante e dopo aver soppesato con cura la parole, la donna parlò.

«Devi essere più deciso. L’Oblio va bene, l’Oscurità… quello che è. Qualsiasi cosa sia, devi usarla prima che io possa davvero vedere qualcosa. Non puoi permetterti il lusso di usare l’Occlumanzia a festa già iniziata. I Mangiamorte vanno a nozze con gli indecisi. Sono le loro prede preferite. Non vuoi essere uno di loro. Mi auguro.»
Sin dalla tenera età, Aiden aveva sviluppato il tipico orgoglio del figlio prediletto, colui al quale ogni cosa era dovuta. Non era sempre stata favorevole alle prese di posizione del marito nei suoi confronti e poteva non approvare le dispute tra i suoi figli a riguardo, ma non poteva nemmeno biasimarli. Charles aveva lasciato un vuoto dietro di sé, con la propria morte, ed aveva lasciato ben più di qualche semplice scaramuccia in sospeso.
«Riproviamo. Questa volta devi essere più deciso.»
Lo sguardo si fece più intenso e, senza avvisarlo, tornò ad utilizzare la bacchetta come in precedenza. La punta adagiata con grazia sulla tempia sinistra e la voce ferma, quanto le pupille nere fisse alle sue, a pronunciare l’incanto.
«Legilimens.»


Siamo sulla buona strada, ma come dice Annabelle, devi impegnarti di più. Ti viene richiesto l'ennesimo tentativo, nel quale dovrai evitare di pensare a qualsiasi cosa e concentrarti, al contrario, su quello che chiami “oblio”. Sii preciso nella descrizione di ciò che Aiden prova, fai suoi gli insegnamenti di Annabelle e tutto andrà per il meglio.

 
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Aiden Weiss
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La sentiva. La voce di sua madre aveva fatto capolino nella sua mente come se ci fosse sempre stata e mai realmente scomparsa, ma che in realtà fosse rimasta in attesa dell’ennesimo passo falso del giovane Auror prima di manifestarsi.
In realtà, Aiden capì di aver sbagliato e sua madre gli fece notare dove e come avesse commesso tale errore. Aveva richiamato la concentrazione quando ormai lei era già dentro la sua mente e non prima come sarebbe stato giusto fare. Il risultato fu quindi simile al chiudere un portone resistente ed impossibile da abbattere quando il nemico era ormai già penetrato nella fortezza. In parole povere, Aiden aveva come invitato a nozze sua madre ad entrare e l’avesse chiusa dentro con tanto di “Eccoti la sala giochi. Divertiti!”.
Era stato uno stupido. Se ci fosse arrivato da solo forse sua madre gli avrebbe risparmiato l’ennesima ripresa, riservandogli invece una certa dose di orgoglio materno per quello sviluppo. Invece doveva senza dubbio averla delusa e questo lo incupì.
Odiava deludere la genitrice, sapeva benissimo quanto lei desiderasse vedere i propri figli applicarsi in qualcosa con impegno e costanza, mostrando la propria forza e volontà tanto da renderla fiera di loro. Dopotutto, i suoi genitori avevano sempre cercato di istruire la prole come tanti piccoli guerrieri e quindi Aiden detestava risultare un fallimento ai loro occhi. Perciò il desiderio di dare di più, di mostrare a sua madre che poteva farcela e che quindi non l’avrebbe più delusa, fu come una rampa di lancio per il fulvo irlandese.
«Affatto!» rispose tra i denti a quella provocazione. Sembrò come se sua madre sapesse esattamente come provocarlo a puntino e spronarlo a dare il massimo. Aiden non sarebbe mai stato la preda di nessuno!
Fissò con sfida rinnovata gli occhi attenti e vigili di sua madre, richiamando nello stesso tempo la concentrazione necessaria per contrastarla. Questa volta l’avrebbe chiusa fuori ancor prima che potesse anche solo pronunciare l’incantesimo poiché la tempestività era una delle altre chiavi necessarie a far funzionare a dovere l’Occlumanzia.
Aiden si lasciò scivolare nel Vuoto, come risucchiato da un vortice di Oscurità. L’Oblio lo avvolse come una coperta e lo cullò in quella che fu la sensazione di pura pace. L’Auror aveva trovato la propria pace interiore, non pensava più a niente, le emozioni erano totalmente azzerate e l’unica cosa fondamentale era continuare a restarci il più a lungo possibile. Solo gli occhi di sua madre avrebbero decretato quando far cessare la concentrazione e uscire da quello stato di zero assoluto.
Quindi le fece segno con la testa di procedere con il tentativo di cercare di irrompere nella sua mente.
Era stato, dunque, veloce come aveva sperato?
Suo padre era stato un’ottima fonte ispirativa per raggiungere quel precario equilibrio che metteva le proprie emozioni nel Dimenticatoio. Ora doveva solo sperare di aver applicato con efficacia tutti quei mezzi appena compresi per tenere fuori sua madre una volta per tutte.
C’era riuscito? Lei era ufficialmente fuori dai giochi?
Aiden non seppe quanto tempo passò da quando si era tuffato in quella Oscurità per nascondersi da sua madre, ma era certo di essere stato tempestivo nel farlo. Doveva solo attendere una reazione da sua madre e poi avrebbe avuto la sua risposta.

PS: 172 ☘ PC: 121 ☘ PM: 120 ☘ EXP: 26.5

Rimanendo comunque sul condizionale, ho cercato di essere fedele alle indicazioni. Spero di aver fatto bene.
 
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Accedere alla mente umana, scovando il punto esatto per irrompere tra le sue salde mura, era una forma d’arte e Annabelle Weiss sapeva esattamente come esprimersi senza lasciar traccia. Se l’aveva fatto con gli occhi vispi ed attenti, causando dolore e sofferenza al suo povero figlio, era stato solamente secondo una sua espressa richiesta. Aveva agito nel suo interesse, la più ambiziosa missione per una madre.
Affrontati i primi cavilli, la tecnica di Aiden era andata migliorando passo dopo passo; mano a mano che i suoi sforzi di violare la sua mente crescevano d’intensità, la volontà del giovane di escluderla dal suo tempio personale del ricordo era aumentata proporzionalmente.
Era riuscita a captare pensieri, scorgere visioni di momenti passati - ripicche tra fratelli, volti amati e, poi, perduti - per terminare quel lungo ed intenso viaggio nel buio più totale.
Alla fine, Aiden c’era riuscito: aveva capito. I suoi sguardi minacciosi, la sua voce imperiosa e umettarsi le labbra - in segno di evidente disapprovazione -, avevano sortito il proprio effetto. Suo figlio aveva compreso il motivo del viaggio e la meta da raggiungere.
Premette intensamente la bacchetta sulla tempia del giovane uomo, aumentando così il dolore fisico - espresso in piccole e costanti stilettate alle tempie e al lobo frontale - e la sofferenza mentale. Spinse più a fondo, certa che sarebbe riuscita a spezzare le Ombre con la Luce della chiarezza.
Dovette ammettere di provare un’inaspettata soddisfazione nel trovare solamente piccole tracce di luce, incarnate dal volto del marito scomparso; poteva considerarsi appagata da quegli sforzi, da quel suo figlio rimasto lontano da lei troppo a lungo.
Il contatto visivo fu interrotto da veloci sequenze di movimenti delle palpebre della donna, mentre la bacchetta tornava a prendere le distanze da lui ancora una volta.

«Finalmente.» sospirò, riponendo la bacchetta al sicuro. Si appoggiò al bordo della tavola ancora apparecchiata, le braccia conserte e lo sguardo tipico di ogni madre orgogliosa del proprio figlio: Annabelle sorrideva e non solo con gli angoli delle labbra, rivolti gentilmente verso l’alto.
«Non sei ancora pronto per fronteggiare i Suoi seguaci...» e così dicendo i suoi occhi brillanti persero parte di quella luce «...ma di certo c’è un cospicuo margine di miglioramento. Devi capire che ora sei pronto ad ergere le tue difese perché sai che cosa sono, chi sono e perché lo sto facendo.»
Sospirò pesantemente prima di proseguire, incerta su come affrontare il passo successivo.
«Un Mangiamorte non ti chiederà il permesso di accedere alla tua mente. Lo farà e basta… e tu dovrai essere pronto, sempre. Non pensare a me, a tuo padre o a qualsiasi altra cosa. La tua mente deve essere flessibile e pronta a contrastare la minaccia in qualunque momento. Mi hai capito?»
Gli rivolse un cenno del capo, apparentemente senza significato, dopodiché tutto accadde in fretta: i suoi occhi non l’avevano perso di vista, la sua bacchetta - letale come la lama più affilata al mondo - era stata puntata nuovamente alla tempia del giovane Auror. La formula, questa volta, giunse in un sussurro deciso.
«Legilimens!»



Il tentativo è andato a buon fine, ma affinché il tuo addestramento sia completo dovrai tentare di escludere Annabelle dalla mente di Aiden ancora una volta. In questo caso, però, l’attacco è fulmineo, meno prevedibile.
Leggi attentamente i consigli di Annabelle e descrivi al meglio il procedimento corretto per sbloccare definitivamente la vocazione.

Coraggio: manca poco!

 
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view post Posted on 18/12/2017, 12:05
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Aiden Weiss
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C’era chi sosteneva che una madre non fosse adeguata ad istruire la prole, poiché limitata dall’affetto materno, ma Aiden era in profondo disaccordo su ciò. Sua madre aveva accantonato il proprio affetto per lui per raggiungere l'obiettivo richiesto, aveva operato senza esclusione di colpi e senza usare i guanti di velluto. Per questo Aiden fu più che grato alla sua genitrice, sebbene ora la sua mente fosse ormai prossima al collasso.
La bacchetta sulla sua tempia dettava l’intensità del dolore che stava provando, come stilettate che affondavano nel suo povero e stanco cervello senza dargli tregua, nel disperato tentativo di farlo crollare e accedere alla sua mente. Ma Aiden resistette, tentò disperatamente di non vacillare e di tenere salda la presa. Il controllo era importante, non lo avrebbe perso, nemmeno quando prese ad urlare a pieni polmoni per quel dolore sempre più intenso.
Non era solito palesare il proprio dolore, non dava il benché minimo segno di sofferenza di fronte al dolore fisico, eppure il dolore mentale era qualcosa di totalmente diverso: era più intenso, che scavava a fondo nell’anima stessa. In un certo senso, il giovane Auror ebbe l’impressione che tutto quel dolore prima o poi gli avrebbe sconquassato talmente tanto l’anima da esserne privato. Eppure non cedette, tentò di resistere fino alla fine dell’assalto.
Quando sua madre interruppe il contatto, Aiden si accasciò sulla sedia, le braccia abbandonate lungo i fianchi, la testa che ciondolava in avanti. Era stanco, provato, ormai sul punto di rottura. Sua madre lo aveva torchiato per bene e ciò la rese la migliore insegnante che avesse potuto sperare. Con lei al suo fianco quante altre cose avrebbe potuto imparare o anche solo affinare?
Alzò appena il volto provato e sudato dallo sforzo di tenerle testa, le orecchie che ronzavano per la troppa pressione esercitata dal proprio sangue nel cervello. Sentì la nausea risalire l’esofago, pronta per uscire di getto dalla sua bocca, ma Aiden la serrò e quando fu il momento inghiottì il tutto. Non avrebbe dato a sua madre la soddisfazione di vederlo vomitare come suo padre, l’orgoglio glielo impedì e fece in modo che sua madre lo notasse.
Aveva una profonda sete, la gola inacidita dal vomito appena ingoiato, pertanto si alzò e arrancò palesemente affaticato al tavolo per bere un po’ d’acqua. Sua madre lo guardava con una soddisfazione tale che non si era nemmeno immaginato di vedere, con quel sorriso ad incorniciare quel piccolo trionfo nella loro prima lezione.
Bevve con avidità mentre ascoltava sua madre, il liquido fresco e trasparente che scivolò lungo il suo mento e che filtrò sotto la sua camicia già umida di sudore.
Tornò a sedersi con il bicchiere in mano, fissandola negli occhi e ascoltandola attentamente. Sua madre aveva perfettamente ragione, fino adesso si era difeso sapendo chi era colei che impugnava la bacchetta e che sfruttava la Legilimanzia, ma di fronte ad un nemico vero e proprio sarebbe stato totalmente diverso.
Aiden dovette quindi tentare di concepire una prospettiva diversa, una situazione in cui sua madre non era sua madre, ma un nemico pronto ad annientarlo da un momento all'altro. Come il battito d’ali di una farfalla si immaginò sua madre con il volto celato dalla tipica maschera dei Mangiamorte e la mascella scricchiolò pericolosamente quando lo sguardo di Aiden si indurì di colpo, determinato a lottare fino allo stremo per vincere quella sfida.
Ora non vedeva più sua madre, vedeva un nemico.
Le istruzioni finali cercò di applicarle immediatamente, sebbene la stanchezza ormai evidente, ma era deciso a farcela, a non cedere di fronte a nulla. Non c’era riposo in mezzo ai nemici, questo Aiden lo sapeva perfettamente, per questo sua madre non gli aveva dato tregua nemmeno un istante: doveva essere pronto in un qualsiasi momento e in qualsiasi condizione fisica.
Un respiro profondo e si gettò nella Tenebra eterna della propria mente, come per volersi nascondere da un nemico che lo stava inseguendo senza sosta. Nessun pensiero, nessuna emozione, solo il Vuoto assoluto. La propria mente galleggiava come sospesa su intese e cupi nubi fatte di Ombre, celando un Sole che non avrebbe mai filtrato attraverso di esse.
Concentrazione, Determinazione, Pace, Tempestività, Risolutezza e Inconsistenza. Concetti fusi in un assoluto e unico Dogma, quello dell’Occlumanzia, tutto ciò che avrebbe impedito ai Legilimens di penetrare nella mente e setacciarla a proprio piacimento, come un libro.
Aiden ci sarebbe riuscito, in un modo o nell’altro. Il fallimento non era contemplato.
Quando sua madre premette la bacchetta contro la sua tempia, Aiden non urlò, ma ruggì di rabbia. Lottò con ogni fibra del suo essere, mantenendo vivo ogni desiderio di contrastare non sua madre, ma un nemico e tenerlo lontano dalla sua mente.
Nessuno avrebbe messo piede nel suo Tempio, non a piedi scalzi. Non senza permesso. E nessuno lo aveva. Nessuno.
Aiden non cedette nemmeno per un’istante, lasciò che l’Oscurità facesse il resto e che decretasse la sua vittoria.
Attese. Attese continuando a lottare, stringendo con forza il bicchiere di vetro ancora in mano fino a frantumarlo. Nemmeno sentì le schegge di vetro penetrargli nella carne, non avvertì nemmeno il sangue caldo sgocciolare sul pavimento. In quel momento tutto il resto non contava, solo la propria difesa mentale lo era.

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view post Posted on 4/1/2018, 15:06
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Le parole di Annabelle Weiss avevano fatto breccia ed Aiden, suo figlio, aveva saputo trarne giovamento. Dopo un primo e lecito momento di difficoltà, il ragazzo aveva affrontato la Verità ed aveva agito come sua madre gli aveva ordinato. Aveva compreso pienamente i suoi precetti ed i suoi ammonimenti, aveva allontanato da sé tutto ciò che avrebbe potuto condurlo sulla via dell’errore
Una cortina buia s’insinuò nella mente dell’Auror, cosicché l’occhio della mente non scorgesse nient’altro che Ombre.
Rimase nella mente di Aiden per alcuni istanti, più a lungo di quanto non fosse realmente necessario, affinché potesse accertarsi della costanza investita nell’intera operazione. Al primo cenno di difficoltà, la sua parola sarebbe bastata a creare un piccolo spiraglio che le avrebbe permesso di vanificare gli sforzi del giovane uomo.
Tuttavia, certa della facilità con la quale avrebbe potuto squarciare la sua barriera di Oscurità, Annabelle Weiss smise di cercare.
Sospirando, distolse lo sguardo - questa volta definitivamente - riponendo la bacchetta nella veste e sedendosi al proprio posto.

«E’ fatta. Hai ancora molta strada da fare per essere un vero Occlumante. Oggi, però, ho capito che potremo lavorare ancora su questo aspetto.»
Appoggiò la schiena alla sedia, dopodiché - rigirando il calice vuoto tra le mani - avrebbe aggiunto «Non sarà facile acquisire i giusti mezzi per escludere dalla tua mente un abile Legilimens, ma non sei peggiore di molti altri. Sei all’inizio e puoi migliorare. Dovrai farlo, mi hai capito?» così dicendo il suo sguardo perentorio si posò su quello stanco del figlio. Aiden avrebbe colto la differenza di quello sguardo: non vi era più traccia dell’intenzione di leggergli la mente, né di scavare tra i suoi ricordi. Voleva accertarsi che stesse bene, che avesse compreso le sue parole e non giocasse con le sue abilità, non in quel periodo denso di avvenimenti. La sua mano sanguinava ancora e, preoccupata, gli fece cenno di avvicinarsi. La bacchetta era già pronta per assolvere al proprio compito, curando l'arto leso nello sforzo di raggiungere un obiettivo così importante. «...fai questo e renderai tuo padre fiero di te. Non ho dubbi che lo sarebbe. E, giusto per la cronaca… Charles non ha mai avuto alcun problema di stomaco a causa dei nostri… allenamenti.»
Un incantesimo non verbale ed il taglio sul palmo del figlio scomparve, sanato completamente. Sorrise sorniona, certa di aver dato fondo al proprio umorismo e alle proprie capacità di madre. Entrambi meritavano di trascorrere il resto della serata tra chiacchiere piacevoli e, scegliendolo meglio, un buon bicchiere di vino.




Ben fatto!
Questa volta il tentativo è andato a buon fine e sei finalmente OCCLUMANTE APPRENDISTA. Qualora desiderassi sbloccare gli stadi successivi della vocazione, dopo aver soddisfatto i requisiti necessari, non dovrai far altro che inviare un MP al Master.
Se lo desideri, puoi procedere con il post di chiusura.

Di seguito troverai la descrizione della vocazione da te sbloccata. Congratulazioni!

CITAZIONE
Essendo apprendista, il pg riuscirà a chiudere la mente solo a legilimens apprendisti. Nulla però potrà, nel caso si trovi di fronte a legilimens esperti. Non sempre riesce a combattere le proprie emozioni, che sono per lui il problema principale.

 
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Aiden Weiss
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Infine sua madre distolse lo sguardo.
I polmoni bruciavano dolorosamente, gli era sembrato di aver trattenuto il respiro per tutto quel tempo, perciò Aiden annaspò in cerca di aria fresca e trovare un briciolo di sollievo in quella che parve essere la sua vittoria.
Respiri profondi, avidi, mentre il sudore continuava a colargli sul viso proprio come il sangue stava sgorgando dalla sua mano ferita. Avvertì finalmente il dolore, le schegge di vetro che profanavano la sua carne, ma Aiden non se ne lamentò. Con sguardo provato ma impassibile, si fissò la mano tinta dal quel colore scarlatto e lucido. La mano sana agì d’istinto: l’Auror dai capelli capelli rossi afferrò la scheggia di vetro più grossa e se la strappò via, facendo aumentare - di conseguenza - il flusso sanguigno che sgorgava dalla ferita.
La voce di sua madre catturò la sua completa attenzione e la fissò in volto, serio e determinato come sempre, annuendo alle parole della sua genitrice. Lui e sua madre avevano trovato qualcosa da condividere insieme, un apprendimento che gli avrebbe fatti unire come un tempo, se non di più. Aveva bisogno di lei, ora più che mai.
«E lo faremo insieme.» fece eco, la voce roca, segnata dal costante impegno e sforzo che aveva usato fino a quel momento. Sua madre era stata implacabile ma non l’avrebbe cambiata con nessuno al mondo, lei era perfetta ed insostituibile. Una Maestra con i fiocchi.
I loro sguardi furono indagatori: lui stava cercando di capire se lei lo stava nuovamente mettendo alla prova, quello di lei era per assicurarsi che lui stesse bene. Si rilassò e andò a sistemarsi al fianco di sua madre, permettendole di intervenire sulla sua mano ferita, troppo stanco per pensarci lui stesso.
Appena sua madre pronunciò quelle parole di incoraggiamento condite con una piccola rivelazione riguardo ai passati allenamenti assieme al marito, Aiden la fissò con un sorriso grato. Si era inventata quella fesseria dello stomaco debole di suo padre per spronarlo a dare del suo meglio. «Abbiamo proprio una pessima abitudine, mamma.» Fu chiaro che era riferito alla piccola bugia. «Meglio non smettere, però.» E rise.
Non appena la sua mano venne guarita dalle sapienti ed esperte mani materne, Aiden la abbracciò con affetto come solo un figlio devoto sapeva fare. Non le disse nulla riguardo al fatto che aveva ingoiato il vomito che lo aveva assalito durante i loro scontri mentali. Dopotutto, Aiden era pur sempre orgoglioso.
«Ti voglio bene...»
Il resto della serata fu piacevole. Aiden e sua madre ebbero modo di recuperare gli anni perduti, stavolta con un vino migliore ad accompagnare il tutto.

PS: 172 ☘ PC: 121 ☘ PM: 120 ☘ EXP: 26.5

Grazie mille Master, per tutto!
Questo Apprendimento è stato davvero stimolante, sul serio, spero di beccarti nel prossimo step da Occlumante, ma non così in fretta
Ti ringrazio - e qui ci tengo a precisarlo - per aver reso la mamma di Aiden come me la sono immaginata oltre a rendere speciale l'intera Quest.
Alla prossima!

 
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