Let it all go., For Wolfgang

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view post Posted on 21/7/2017, 22:42
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Quella mattina a Trafalgar Square stranamente non vi era molta gente, Megan era solita, un tempo, passare interi pomeriggi seduta sopra i gradini della piazza con un libro in mano, osservando la gente che passava e godendo di ogni piccolo dettaglio.
Per la prima volta dopo tanto tempo, si ritrovò li con un libro che stringeva tra le mani, seduta con le ginocchia strette al petto. Il sole già caldo illuminava ogni singola costruzione, le macchine sfrecciavano avanti e indietro, gli uccelli cantavano e il vento soffiava leggero sulla sua pelle candida già arrossata.
L’estate era arrivata e Megan era così entusiasta, le era mancata casa e il poter riabbracciare i suoi genitori l’aveva resa felice; sentiva di meritarsi un po’ di pace e di tranquillità dopo l’anno duro trascorso nella scuola e non c’era niente di meglio che non potesse dargli la sua città. Londra, dove era nata e cresciuta dove aveva trascorso gli anni più belli della sua infanzia e dove sperava, o almeno un tempo, di poter trascorrere il resto della sua vita.
Sperava tante cose, desiderava di poter dare il massimo, di non dover mai fare decisioni sbagliate e di non deludere mai nessuno; sperava di realizzarsi, di trovare tutto ciò che cercava, sperava di avere le risposte ad ogni sua domanda.
Sperava. Sperava come tutti quelli della sua età di essere felice, come lo era in quel preciso istante anche con mille dubbi, angosce, perplessità e paranoie.
Tutte le sue speranze rimanevano appese ad un filo e faceva in modo di non farlo spezzare, si teneva aggrappata ad esso stringendolo forte.
Da quando nella sua vita la magia era arrivata aveva mille domande, mille pensieri e si sentiva cambiata. Reprimeva questo suo stato soffocandolo nella sua parte più interiore e lasciava fare tutto al tempo. Chi sarebbe stata? Non lo sapeva. Cercava di vivere giorno dopo giorno, prendendo ogni cosa che le si presentava davanti, buona o cattiva, ed in base ad essa si sarebbe comportata e avrebbe preso una decisione.

"Oggi non è che un giorno qualunque di tutti i giorni che verranno. Ma quello che accadrà in tutti gli altri giorni che verranno può dipendere da quello che farai oggi".

Leggeva, quella frase racchiudeva proprio tutto quello che era il suo pensiero. Nella sua determinazione vedeva grandi cose e ogni giorno si impegnava per arrivare a dare il massimo.  Amava le sfide e per lei ogni giorno era una nuova sfida, contro se stessa, contro gli altri e contro il tempo.
---
Mentre sfogliava il libro, la piazza si stava riempendo di turisti che eccitati dalle mille cose viste nella città, fotografavano, giocavano, ridevano e discutevano animatamente; nonostante lei amasse la tranquillità e la solitudine vedere tutto ciò la fece sorridere, sicuramente Trafalgar Square non uno dei posti più tranquilli di Londra, forse avrebbe dovuto trascorrere la mattinata in un Parco ma pensava che stare lì nel mezzo della confusione la rendeva più protetta, nessuno avrebbe fatto caso a lei, o almeno lo sperava.




Edited by Megan Milford Haven - 24/7/2017, 20:29
 
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Di nuovo a casa, di nuovo sotto il controllo di suo padre che, a parte impedirgli di muoversi come più preferiva, stava impegnandosi a fingere che lui non esistesse: credeva forse che, lasciandolo libero per Londra, si mettesse a castare incantesimi sul London Bridge o attaccasse la Torre di Londra? Wolfgang era riuscito a scappare dalla casa di famiglia, cercando rifugio in una parte della sua città che solitamente evitava: Trafalgar Square, sempre così affollata, sempre meta di turisti. Non oggi, però. Forse era il caldo, forse era il periodo estivo, ma quel giorno non vi era poi così tanta gente: se da una parte Wolf detestava il contatto con persone che non conosceva, dall'altra sapeva che avrebbe potuto annoiarsi in fretta. E questo non era mai un bene: doveva prendere una decisione, o rimanersene in quel posto ad osservare i pochi passanti - ed annoiarsi a morte - o andare da qualche altra parte, magari a Soho, a cercare uno dei suoi cosiddetti amici. Ah, non li considerava tali neppure quando frequentavano la stessa scuola, probabilmente, dopo un intero anno trascorso ad Hogwarts, li avrebbe detestati: eppure, non poteva mica rimanersene fermo immobile sotto il sole e la statua di Sir Havelock, specie ora che la piazza andava riempiendosi di turisti muniti di macchine fotografiche, ipad e odiosi bastoni per i selfie. Wolfgang stava proprio per girare i tacchi e andarsene, quando con la coda dell'occhio, notò una viso familiare che gli sembrava familiare: girandosi ad osservare meglio, ci mise un attimo a riconoscere la ragazza che aveva incontrato di sfuggita alla festa di fine anno e che al ballo aveva una diversa acconciatura - se non ricordava male, il suo nome era Megan. Stava appunto lamentandosi della noia, magari avrebbe potuto andare a salutarla: almeno non avrebbe dovuto fingere con nessuno di essere un semplice babbano. Le si avvicinò con la solita indolenza, notando come la ragazza sembrava essere assorta e dal suo libro e dall'osservazione dei turisti che, contrariamente a lui, sembravano divertirla e farla sorridere.

Non ti disturba la presenza di tutte queste persone mentre stai leggendo?

Forse non era la maniera più adeguata per iniziare una conversazione, specie dal momento che non aveva la ben che minima idea se la ragazza l'avesse riconosciuto o si fosse quanto meno accorta della sua presenza: per un attimo, sotto il sole londinese - stranamente caldo quel giorno - circondato da centinaia di persone, si sentì invisibile.

Edited by Wolfgang Bogdanow - 24/7/2017, 20:01
 
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Nonostante il sole fosse estremamente caldo, il vento che tirava leggero non dava modo di sentirlo; Megan leggeva il suo libro e ogni tanto alzava lo sguardo verso qualche bambino che giocava felice nella piazza, portando in lei ricordi di quel periodo, dove non c’erano mille pensieri e mille responsabilità.
Mentre sfogliava l’ultima pagina del capitolo sentì qualcuno rivolgersi a lei –“Non ti disturba la presenza di tutte queste persone mentre stai leggendo?”- la ragazza alzò lo sguardo, davanti a lei c’era un ragazzino biondo che le parve famigliare, la pelle era bianca, gli occhi ghiaccio sembravano trasparenti sotto la luce del sole ed i suoi lineamenti marcati rimandavano ad origini europee. Megan lo guardò, portò la mano sulla fronte per coprire gli occhi dal sole riuscendo a vedere in modo più chiaro, *ma tu guarda!* sorrise, lo aveva riconosciuto, il suo nome Wolfgang non le era affatto passato di mente, era strano e insolito. –“Diciamo che loro fanno da sfondo, nemmeno li sento!”- sorrise, poi continuò –“Wolf, giusto?!” – lo guardò compiaciuta –“sei qui in vacanza?”- domandò.
Un po’ di compagnia in fondo non le avrebbe fatto male, non aveva avuto modo di parlagli al ballo ed era ora di rimediare, in fondo che cosa strana rincontrarsi lì in quel preciso momento, in quella piazza enorme quando la probabilità di incontro era una su mille rispetto ad Hogwarts.





Edited by Megan M. Haven - 7/8/2017, 09:03
 
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Il caldo quel giorno, almeno per lui, era asfissiante e la leggera brezza che sembrava dare sollievo ai turisti di Trafalgar Square poco aiutava Wolfgang, che mentalmente anelava il ritorno alle temperature invernali o, quanto meno, ad allontanarsi dal contatto diretto con il sole. Fortunatamente, Wolf non era riuscito a spaventare Megan, cogliendola alla sprovvista con la sua frase: eppure, quella fastidiosa sensazione di invisibilità continuò a tormentarlo mentre rimaneva immobile sotto lo sguardo scrutinatore della ragazza - e se lei non lo avesse riconosciuto? Per un attimo, si concesse l'opportunità di fantasticare su un diverso sé stesso, su cosa avrebbe detto e come si sarebbe comportato se avesse potuto creare una nuova e diversa identità: che orrore. Non sarebbe stato capace di essere diverso da quello che già era, non sarebbe stato capace di tradire sé stesso: fortuna che la risposta della ragazza infranse presto quell'incubo ad occhi aperti - Megan si era ricordata di lui.

Sei fortunata, io non riuscirei a concentrarmi con tante persone intorno.

Soprattutto se si trattava di una compagnia spiacevole: Wolf era riuscito a studiare e leggere con tranquillità nella Biblioteca o nella propria Sala Comune, ma Trafalgar Square con tutti i suoi turisti non gli avrebbe mai concesso la pace desiderata e necessaria per concentrarsi.

Sì, ricordi correttamente. Il tuo nome, invece, è Megan, vero? Danielle ti ha trascinato via così in fretta che non vorrei aver compreso male.

Non pensava di aver scordato o sbagliato il nome della sua interlocutrice, ma le parole gli erano uscite dalla bocca con la stessa velocità di un istinto difensivo: non voleva darle l'impressione sbagliata, che lui la rammentasse meglio di quanto lei avrebbe potuto fare. A volte non riusciva quasi a distinguere quanto i suoi comportamenti fossero il frutto degli insegnamenti della sua famiglia - sempre così fredda e indifferente nei suoi confronti - e quanto fossero suoi. Il cambio di capelli della ragazza, poi, era così inaspettato che non preoccuparsi di aver commesso un errore nel riconoscere erroneamente la ragazza, avrebbe semplicemente significato peccare di superbia - e gli dei avevano sempre punito coloro che si macchiavano del peccato di ubris.

No, abito qui a Londra: tu, invece?

L'atteggiamento di Megan denotava una familiarità che male si accostava ai ritmi frenetici dei turisti, ma forse aveva visitato la città talmente tante volte da non essere più attirata dalle attrazioni principali: sarebbe stato piacevole, comunque, trascorrere del tempo insieme a una strega come lui. Sarebbe stato piacevole non dover fingere o subire la compagnia di persone che mal sopportava, se si voleva usare un eufemismo.
 
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view post Posted on 24/7/2017, 21:05
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Difficilmente Megan si dimenticava delle persone, soprattutto se queste ultime non le erano passate inosservate; quella sera quando con due parole si erano presentati lei ricordava bene i suoi lineamenti, semplicemente perché era difficile non poterli notare.
Wolfgang ricordava il nome della giovane corvonero e lei ne parve stupita, ricordava anche che Danielle l’aveva portata via in tutta fretta per l’incontro con Alexander e questo la fece sorridere, non era stata l’unica ad osservare in quei pochi istanti.
-“No, non hai compreso male!”- Megan gli sorrise nuovamente, era stato gentile e nonostante si vedesse quanto cercava di non invadere i suoi spazi lei lo apprezzava molto e apprezzava il suo essere così educato. Tutto ciò la faceva sentire a suo agio, non aveva voglia di chiudere tutto li e andarsene, aveva voglia di ascoltare e conoscere chi aveva davanti.
-“Anche io abito qui, disto qualche chilometro da Trafalgar, tu di dove sei precisamente?”- a stento credeva che fosse realmente un cittadino londinese, proprio perché i suoi tratti somatici non portavano alla tipica fisionomia inglese e la curiosità prendeva sempre di più il sopravvento, aveva voglia di chiederglielo però non le parve il caso di essere così diretta.
Prima che lui potesse risponderle, si spostò sulla sinistra –“Qui c’è un po’ di ombra se non vuoi arrostire, vista...”- si guardò la pelle e poi guardò la sua, poi riprese –“Beh, vista la carnagione di entrambi, potresti sederti!”- alzò le sopracciglia e le spalle nello stesso tempo e poggiò la mano destra sul muretto.

Megan non aveva mai avuto problemi a relazionarsi con gli altri, se non gli piacevano le persone le evitava e andava per la sua strada; Wolf le destava curiosità e le avrebbe fatto piacere poterlo conoscere. E’ la prima impressione dopotutto che conta, no? Lei ne era convinta.



 
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view post Posted on 24/7/2017, 21:45
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Chissà qual'era il motivo del suo comportamento? Wolfgang non era solito non sentire lo stimolo a stuzzicare i suoi interlocutori, soprattutto se questi non gli erano gerarchicamente superiori: ricordava ancora il primo incontro con Danielle - i due non si erano piaciuti a pelle e lui non aveva fatto nulla per modificare l'opinione della ragazza nei suoi confronti. Con Megan ancora non era successo: forse era il caldo, forse la noia o forse quella fastidiosa sensazione di invisibilità che solo le parole della ragazza avevano cancellato. O forse, era il fatto che lei sembrasse genuinamente contenta di vederlo: una boccata d'aria fresca per il ragazzino, che mentalmente promise a sè stesso di non darle il tormento come era suo solito, solo per il gusto di vederla reagire.

Sono di Chelsea.

Wolfgang aveva visto alcuni dei figli dei suoi vicini di casa lamentarsi e vergognarsi del proprio quartiere, come se fossero a disagio nel dover ereditare il patrimonio paterno. Se lui fosse stato una persona diversa, se la sua famiglia fosse stata diversa, non si sarebbe vergognato di essere nato in una famiglia ricca: il suo "problema" era proprio il fatto che non avrebbe mai toccato i soldi di suo padre, soldi che sarebbero serviti unicamente a incatenarlo maggiormente a una vita che non voleva. Eppure, nonostante avesse fatto l'impossibile per liberarsi dal l'influenza paterna, non si sarebbe mai vergognato di una cosa talmente ininfluente quanto il quartiere in cui abitava e ciò che voleva significare per il suo status. La successiva frase di Megan lo distrasse dai suoi pensieri, facendolo concentrare nuovamente sulla ragazza che lo aveva invitato a sedersi accanto a sè.

Effettivamente, siamo entrambi abbastanza pallidi: se non ti è di troppo disturbo, accetterei volentieri il tuo invito.

Sembrava che l'invito di Megan fosse sincero, quindi Wolf - senza farsi troppu problemi, senza indulgere eccessivamente nei suoi pensieri - si sedette accanto alla ragazza, pur muovendosi con la solita indolenza. Era stranamente interessato a conoscere la sua interlocutrice, ad ascoltarla parlare: peccato essere tanto negato per le cosiddette "chiacchiere da bar" - ma quanto poteva essere più facile insultare le persone?

Non credo di ricordarmi in quale Casa tu sia stata smistata: sei in Corvonero come Danielle?
 
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view post Posted on 25/7/2017, 08:32
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Megan era in qualche modo attirata da quella sua stranezza, il modo strano con cui si poneva nei suoi confronti la incuriosiva molto e si domandava come mai fosse così attento a dosare parole e gesti. L’accortezza del pensare a cosa dire e fare prima di dirlo e farlo, la faceva andare di matto. Lei con la sua impulsività avrebbe distrutto il mondo eppure, era riuscita a placarla. Il suo stato d’animo era piacevolmente incline al suo gioco di intesa.

-“Praticamente abitiamo in due quartieri centrali, io sono di Lambeth!”- affermò, dopo aver saputo che Wolf abitava nel distretto di Chelsea, anche esso un quartiere ricco della capitale.
Il silenzio tornò per un breve instante, poi Wolfgang parlò ancora e questo sembrò sollevarla, accettò il suo invito e si mise affianco a lei; Megan non sembrò capire se il ragazzo avesse colto la sua ironia, dopo la sua risposta, la sua serietà e la suo riserbo, le avevano creato una leggera confusione, forse era stata troppo diretta?
Senza pensarci troppo, tolse la mano liberando il posto, chiuse il libro che aveva in mano e lo posò al suo fianco, mise le mani opposte accanto alle ginocchia, aggrappandosi al muro e sporse il busto incrociando le gambe. Lo guardò meglio, un lieve imbarazzo trapelò sul suo viso e il non saper cosa fare e dire metteva in confusione la mente della giovane; fortunatamente fu lui a parlare.
Wolfgang le chiese a quale casa appartenesse, domanda scontata per due persone che frequentano la stessa scuola e si stanno conoscendo, ma in quel contesto era stata l’unica a rompere il punto fermo che si era creato per qualche istante.

-“Si, sono in Corvonero!”- annuì, -“Tu invece sei una Serpe... ho ragione?”- fece una smorfia, come a dire che era stata attenta, che sapeva, che non le era sfuggito; in realtà aveva tirato ad indovinare o per lo meno lo aveva detto per puro intuito, al ballo lo aveva visto con Alexander Levine e aveva qualche ricordo vago di qualche lezione in classe.

Non sapeva esattamente se era giusto interagire con lui in quel modo; Megan sapeva a volte prendere confidenza con molta facilità e questo la maggior parte delle volte le risultava utile, ma altrettante poteva essere pericoloso.
Non sapeva chi avesse di fronte e come avrebbe potuto reagire, lei lo faceva e basta, le importava poco, sapeva che se la situazione avesse preso la piega sbagliata lei avrebbe chiuso del tutto e sarebbe andata avanti.
Questo lato dl suo carattere, ancora acerbo per molti versi, prevaleva in ogni cosa; rischiava e si gettava a capofitto nelle cose, con coraggio e trasparenza.



 
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Wolfgang sentiva istintivamente che stava innervosendo la ragazza, nonostante stesse cercando di fare il possibile per comportarsi più educatamente del solito: forse stava impegnandosi troppo e avrebbe dovuto rilassarsi maggiormente - anche al costo di spaventarla con i suoi commenti. O forse Megan avrebbe preferito continuare a leggere in pace, senza essere disturbata da quello che era a tutti gli effetti un completo sconosciuto. Uno sconosciuto, però, che abitava più o meno vicino a lui.

Non abitiamo poi così lontani allora.

Ecco, ora sembrava uno stalker. Quanto poteva risultare complicato conoscere una ragazza che, a tutti gli effetti, frequentava la sua stessa scuola? Sembrava che Megan avesse il suo stesso problema: dopo che si era seduto accanto a lei, un silenzio dal sapore dell'imbarazzo era sceso tra i due ragazzi. Chiederle se la stesse dando fastidio era fuori discussione, ma subito aver chiesto a quale Casa appartenesse, Wolfgang si era reso conto di quanto banale fosse stata la sua domanda - era sicuro di stare arrossendo. Fortunatamente Megan gli rispose, confermando l'appartenenza alla Casata di Corvonero e facendogli intendere che fosse ben consapevole della sua appartenenza a Serpeverde.

Sì, Serpeverde.

Il silenzio cadde nuovamente tra i due ragazzi: doveva necessariamente trovare il modo di far proseguire la conversazione. Wolfgang sorrise apologeticamente e, nonostante quella parola non sarebbe mai uscita dalle sue labbra, il tono di voce, tinto di ironia, nascondeva un principio di scuse.

Non sono molto bravo con questo tipo di conversazione: dovrai trovarmi completamente noioso.
 
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view post Posted on 25/7/2017, 20:59
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Megan continuava ad osservarlo, il filo di imbarazzo era sottile ma si percepiva in entrambi, non aveva benché la minima idea di come gestire la situazione, fino ad ora era stata abituata a persone che avevano preso in mano la situazione o comunque l’avevano assecondata. Megan non si lasciò demordere dalla circostanza, ormai l’aveva presa come una sfida, una sfida interessante.

-“No per niente, distiamo qualche chilometro...”- fece una pausa, poi riprese –“non lo trovi strano? Un intero anno ad Hogwarts e ci siamo incontrati qui?”- rise divertita, cercò di capire lo sguardo di Wolf, ma era difficile attraversare quella linea e lei dava di matto per questo; comprendere non le era mai stato difficile, ma questa volta sembrava proprio di si.

Portò indietro i capelli, lasciandoli cadere lungo la schiena, liberando il viso pallido –“Comunque no, non ti trovo noioso se no nemmeno ti avrei invitato a sederti affianco a me... non credi?”- gli sorrise e continuò –“non mi hai ancora detto perché sei da queste parti, dovrò dare la colpa a qualcosa un giorno per questo incontro... no?”- ruppe il ghiaccio, non lo conosceva affatto eppure le venne così naturale scherzare, non si fece nessun problema; se lo era sempre ripromesso che mai e poi mai avrebbe razionalizzato le cose; forse un giorno ne avrebbe pagato le conseguenze ma di questo ne era più che consapevole.
Wolf a primo impatto le aveva mostrato rispetto, o così le sembrava, e lei si sentì di non mandarlo via, sentì di voler sapere di più sul suo conto. Aveva voglia di conoscerlo.



 
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view post Posted on 26/7/2017, 07:26
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La frase di Megan e la sua risata, stranamente, riuscirono a rilassare Wolfgang: non era abituato alle persone che ridevano in sua presenza - spesso provavano a ridere di lui, ma la differenza con la ragazza era abissale: Megan stava ridendo con lui, non di lui. Un piccolo dettaglio che per Wolf era, però, estremamente importante: più lei si rilassava, più anche lui riusciva a sconfiggere quella specie di compostezza che sembrava caratterizzare tanto il suo comportamento.

È assurdo, ammise con un sorriso divertito, ancora stupito dalla sua risata, ma devo ammettere che ad Hogwarts non mi sono impegnato molto a conoscere i miei compagni di corso.

Wolf la osservò sistemarsi i capelli, mentre Megan lo rassicurava sui suoi precedenti dubbi: era assolutamente sicuro che al ballo avessero avuto gli stessi riflessi della luna, che stavano celebrando. Eppure, doveva ammettere che il castano - presupponeva il colore naturale della ragazza - donava maggiormente alla sua carnagione pallida. Decise, come spinto dal momento, di scherzare sul cambiamento della ragazza, riallacciandosi alla propria precedente affermazione.

Devi ammettere, però, di avere una parte di colpa: con questi capelli, oggi, stavo per non riconoscerti.

A chi dare la colpa del loro incontro? Al fato, al destino? Wolf era abbastanza scettico sull'argomento anche se spesso non prendeva posizioni tanto nette su teorie ancora inconfutabili: era, però, la noia che lo guidava in quasi tutte le sue azioni. Si stava annoiando in casa, con il suo indifferente e allo stesso tempo oppressivo padre, ed era scappato. Si stava annoiando a Trafalgar Square e quando era stato sul punto di andarsene aveva notato Megan. Doveva essere sincero con lei o si sarebbe offesa?

Mi stavo annoiando e ho pensato di fare un giro: quando ti ho vista, ho pensato che tu avresti potuto aiutarmi.

Lo aveva ammesso: la stava mettendo alla prova? Non lo sapeva neppure lui, ma aveva perso la voglia di mentire e razionalizzare i propri comportamenti per quel giorno: probabilmente domani avrebbe ricominciato il solito ciclo infinito, ma oggi aveva intenzione di rilassarsi.

Tu, invece? Come mai hai scelto proprio questa piazza per leggere?
 
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view post Posted on 26/7/2017, 14:20
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Vide il viso del giovane serpeverde rilassarsi, ne era compiaciuta, era riuscita a sollevare un piccolo mattone di quel muro che aveva davanti; si lasciò cadere poggiando la schiena contro il marmo freddo, distese una gamba mentre l’altra la lasciò piegata e si voltò a guardarlo. Lo ascoltava e coglieva ogni piccola espressione del suo volto, per poterne sapere di più, conoscere di più.
-“Devo essere sincera, nemmeno io!”- rispose a ciò che poco prima aveva detto Wolfgang –“Ne ho conosciuti pochi ma buoni, solitamente preferisco stare tra me e me... però a volte il bisogno di qualcuno che stia al tuo fianco c’è!”- sorrise
Wolfgang la osservava, i suoi occhi ghiaccio la mettevano in soggezione, non era mai stata in grado di osservarli veramente.
Gli occhi chiari erano per lei un tabù, non riusciva nemmeno a guardare i suoi di fronte ad uno specchio.
-“Ah si?”- rispose all’affermazione riguardante i suoi capelli, si toccò le lunghe ciocche portandole sulla spalla sinistra, poi girò il capo verso Wolf –“Però mi hai riconosciuta... quindi presumo che i capelli non sono l’unica cosa che hai notato!”- rise –“Non mi sento per niente in colpa!”- socchiuse gli occhi e portò il mento in alto, simulando una finta offesa. L’allegria e la simpatia della ragazza risuonavano nella piazza, cercava di essere più naturale possibile, voleva essere se stessa e non le importava del resto.
–“Ma poi mi chiedo..”- riprese con curiosità –“Ti ho aiutato?”- gli sorrise, forse era stata davvero in grado di distrarlo dalla sua noia; sentì però, di essersi spinta forse troppo oltre e senza aspettare la risposta del ragazzo, rispose alla domanda che le aveva fatto precedentemente –“Qui ci venivo da piccolina con la mia famiglia, questa piazza mi ha sempre affascinata per la sua maestosità, ho sempre amato i quattro leoni sotto la colonna e le due fontane, dove ero solita giocare con mio padre...”- guardò la piazza pensierosa, le mancava la spensieratezza di un tempo, crescere era stato un impegno troppo grande per lei; scelte, rischi, paure facevano parte della vita e, nonostante il coraggio e l’ambizione, le temeva, ma cercava di non lasciarsi sconfiggere.




 
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view post Posted on 26/7/2017, 15:30
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Era strano per Wolfgang avere l'attenzione di qualcun altro su di sé così a lungo, specie perché Megan non sembrava intenzione di scrutarlo per conoscere i suoi punti deboli e approfittarsene e neppure lo osservava con occhi ciechi a causa del pregiudizio. Sembrava solamente curiosa di capire, di conoscerlo meglio: ed era strano. Strano, ma non spiacevole. Chissà poi se la frase di Megan fosse rivolta a lui o se stesse parlando in via generale: lei lo aveva appena tranquillizzato sul fatto di non esserle di disturbo, ma stava parlando di lui?

Sono d'accordo, non sempre rimanere da soli è la soluzione migliore.

Non aveva conosciuto molte persone nell'anno precedente, tuttavia Wolf era decisamente soddisfatto per come l'aveva trascorso. Il sorriso che in quel momento stava aleggiando sul volto del ragazzo si allargò nell'osservare il teatrino di Megan dopo il suo commento sui capelli.

Ah, non dimentico mai un volto dopo che l'ho visto anche solo una volta: cambio di capelli o meno, mi sono ricordato di te.

L'aveva aiutato? Beh, Wolf non aveva ancora sentito il bisogno di scappare da quel luogo e di fare qualcosa di diverso, di vedere persone diverse. Stava per rispondere alla domanda di Megan, ma lei non gli diede modo: sembrava quasi che volesse cambiare argomento e Wolf, non volendo metterla a disagio, decise di assecondarla. La risposta di lei, però, non era esattamente quello che si aspettava: quel commento sulla sua famiglia era uscito così naturale, senza sapere che, in fondo, un poco la invidiava.

Cos'è cambiato?, domandò con voce bassa e con un po' di titubanza. Non voleva costringerla a rivelare qualcosa che non desiderava, soprattutto se la risposta della ragazza fosse stata più impegnativa di quello che poteva immaginare.
 
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Megan lo ascoltava con attenzione, senza dire nulla. Lo vide sciogliersi, il suo corpo le parve più rilassato e le sue espressioni non più meccaniche.
Era più umano.
Lo guardava senza lasciare nessun dettaglio al caso, da ogni movimento del corpo e del volto captava una risposta.
Le aveva sorriso, Wolfgang le aveva sorriso; un sorriso diverso dal precedente, più vero. Ce l’aveva fatta, ecco un altro piccolo mattone a terra.

Mentre parlava della sua famiglia, Megan non poté non notare lo sguardo del giovane serpeverde spegnersi, quel che bastava per accendere un allarme nella sua mente *forse ho…*, il suo pensiero fu interrotto dalla domanda di Wolfgang, che con discrezione, le aveva chiesto cosa fosse cambiato oggi, rispetto al passato.
Megan lo guardò negli occhi, poi li abbassò –“Tante cose..."-disse con tono amaro e si voltò verso la piazza –“Sai, quando si è piccoli tante cose non si capiscono”- fece una pausa continuando ad osservare i passanti –“A volte è meglio rimanere tali... ora l’unica cosa che mi resta è aggrapparmi ai ricordi”- poi si voltò verso il giovane –“Mi manca la spensieratezza di un tempo, adesso mi sento addosso troppe responsabilità e mi trovo a non saperle affrontare o a dover avere una spinta-“ scosse la testa –“quindi vorrei scappare e tornare indietro, quando l’unica cosa di cui mi importava era se i giocattoli fossero nella borsa di mia Madre prima di uscire!”- rise, poi continuò scrollando le braccia nel vuoto –“aaah che noia, vero?”- si prese in giro, raccolse le ginocchia al petto, su di esse incrociò le braccia e poggiò il mento –“Ora però parlami di te... volevo chiederti già da un po’ una cosa, ma sei Inglese?”-

Megan, aveva portato l’attenzione su di lui ancora una volta era brava in questo e sapeva come dosare la cosa e quando farlo.

*Un po’ di me e un po’ di te Wolfgang!*




Edited by Megan M. Haven - 6/8/2017, 20:44
 
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view post Posted on 5/8/2017, 12:51
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Wolfgang sentiva di aver toccato un tasto dolente per entrambi nel chiederle cosa fosse cambiato rispetto al passato: Megan aveva parlato di come fosse tutto più semplice quando si era bambini, di come le fossero rimasti i ricordi di quello che probabilmente era stato un periodo sereno per lei, privo di responsabilità. Lui era semplicemente contento che il passato fosse destinato a rimanere tale.

Credo che sia qualcosa che tutti desiderano, rimanere piccoli: ma non trovi che sia più bello crescere e vivere quelle esperienze che da bambina potevi solo sognare?

Non sapeva come trasmettere in parole la sensazione di claustrofobia che provava ogni volta che pensava a casa di suo padre, alle regole da seguire e all'infanzia passata. Non sapeva come farle comprendere la sensazione di libertà che aveva provato a Hogwarts quando aveva potuto iniziare a prendere le proprie decisioni ed ad assumersi la responsabilità per le proprie scelte. Non sapeva come farlo senza insultarla o darle l'impressione - sbagliata - di sminuire le sue idee e le sue emozioni. Decise quindi di assecondare il cambio di discorso di Megan, evidentemente alla ricerca di una distrazione.

Cosa te lo fa credere, il mio inesistente accento?, domandò Wolf con un sorriso ironico: l'unico accento che aveva mai posseduto era lo stesso di tutti i Londinesi. Sono inglese, ma se tu dovessi mai chiedere a mio padre e ai miei nonni allora la risposta sarebbe diversa.

Per anni si era sentito ripetere che lui era prima di tutto un Bogdanow e che, come tutti i suoi parenti, era tedesco: per lui, però, la Germania non era altro che uno Stato Europeo e Berlino la sua capitale, non la patria a lungo perduta.

Loro sono originari di Berlino e non credo smetteranno mai di sentirsi solamente ospiti qui a Londra.
 
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view post Posted on 6/8/2017, 14:01
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La paura di poter recare noia con quel discorso, scomparve poco dopo, quando il giovane aveva affermato e chiesto, nello stesso tempo, che poter crescere voleva dire realizzarsi.
Megan gli sorrise e rispose con dolcezza –“Ma sicuramente! Sai, i miei genitori mi hanno tenuta per molto tempo lontana dalla magia, solo al compimento dei miei undici anni hanno deciso di parlarmene e quindi per me è stata una botta di emozioni a non finire...”- fece una pausa e deglutì –“ero entusiasta ma nello stesso tempo impaurita, hai molte responsabilità e nonostante la mia tenacia e ambizione la paura c’è!”- alzò le spalle, arrendendosi a quella parola –“sono d’accordo con te, io credo che sia meraviglioso crescere, ma a volte i pensieri ti bloccano e ti rendono instabile!”.-
Megan aveva coraggio da vendere, nonostante i problemi, le paure e le insicurezze che le si presentavano davanti, lei era forte. Si mise quasi a nudo di fronte al giovane Wolfgang, aveva buttato parte dei suoi pensieri tutto d’un fiato, non aveva avuto fatica a parlargliene e nemmeno se ne vergognava.
In lui vedeva un velo di tristezza, che negli occhi ghiaccio trasaliva ad ogni citazione del passato. Megan, non era stupida, aveva capito che qualcosa c’era sotto, era curiosa ma non aveva la faccia tosta per chiederglielo, le sembrava troppo sfacciato e non voleva dare l’ida di una che non si faceva gli affari suoi. Avrebbe deciso lui se dirglielo o meno.
Alla scoperta delle sue origini tedesche, tutto le fu più chiaro. Quella pelle bianca candida e i suoi capelli biondi, con gli occhi ghiaccio ricordavano perfettamente le origini germaniche.

-“Come mai, hanno deciso di vivere qui?”- domandò presa dalla curiosità –“Se posso chiederlo, ovvimente...”- poi riprese -“Comunque, nooo!”- rise all’affermazione del ragazzo riguardante il suo accento –“Il tuo accento è perfetto, però sai... il cognome, tua fisionomia, non sono propriamente inglesi!”- indicò se stessa ironicamente, poi toccò il suo braccio e affermò –“anche se con la pelle ci siamo quasi!”- strizzò l’occhio prendendolo in giro.
Tirò indietro la mano, attendendo una reazione del giovane serpeverde.
Tutto le vene così spontaneo e naturale che poco le importava della risposta, forse.


 
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65 replies since 21/7/2017, 22:42   896 views
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