Un uomo.
Come altri.
Come molti altri?
In fondo era stata una risposta onesta, gliene andava dato atto.
Essere onesti sino a che punto poteva essere considerato un merito?
Lo era? In un mondo di buffoni e menzogneri, l'onesto era probabilmente il più idiota tra gli idioti, era vero. Eppure era troppo vecchio per cadere in quel gioco, faceva le cose alla sua maniera da più di un'era geologica, e avrebbe continuato a farlo. Non sopportava le menzogne, avevano sempre avuto un asfissiante olezzo, percepibile a miglia e miglia di distanze. Da insofferente che era, ne era diventato un abile cacciatore. C'era poi la questione lunga e annosa dell'elusione. Eludere, omettere, ed evadere erano essi stessi pari al mentire? Per certi versi no, erano un modo più onesto, alternativo, di levarsi d'impiccio, in fondo sino a che punto si doveva essere disposti a rivelarsi e raccontarsi con il resto del mondo? Allo stesso tempo erano una chiara menzogna, un'omissione volontaria nasceva proprio per evitare di rispondere a quella domanda che avrebbe altrimenti determinato la netta menzogna: se non era quello mentire, veramente poco ci mancava. Fossero o non fossero in un caso del genere non era dato saperlo, e in apparenza il Vecchio accoglieva con quello un attempato commentatore avrebbe classificato sine dubio come semplice e puro entusiasmo. Annuiva, invitava quello che era pur sempre un giovane ospite a proseguire, a non fermarsi. Che Minerva fosse anch'essa dello stesso avviso non era dato sapere nemmeno quello, dopo l'iniziale interesse, era tornata ad assopirsi, immobile sul suo trespolo. Come burocrate non l'avrebbe certamente visto, se anche si fosse presentato come tale sarebbe rimasto largamente scettico, ma probabilmente non sarebbe stato nemmeno educato farglielo presente. Aveva l'aria del professore? Avrebbe potuto averla? Tutti nascevano con una naturale predisposizione a fare qualcosa, qualcuno aveva anche la possibilità di scegliere cosa, altri non avrebbero dovuto averla per il bene di tutti, ma quella era un'altra Storia.
Tutto si riduceva quindi a una faccenda di sola teoria, e pratica?
Perchè avrebbe dovuto scegliere lui, piuttosto che un altro?
Perchè quella particolare branca della Magia? Era forse un mistero?
Non avrebbe dovuto farne parola in quel momento, per lasciare che lo scoprisse in seguito?
Non era un segreto, non v'era motivo per esserlo, per quanto rappresentasse sì sempre anche qualcun'altro, era allo stesso una persona. Con idee, pregi e difetti. E quella era un'opinione, come tante altre. Ometterla, non sarebbe equivalso a mentire? Non sarebbe stato più onesto mettere tutto in chiaro sin dall'inizio, evitando poi sorprese? Era sempre stato più che scettico sulle vere potenzialità della Divinazione? E come non sarebbe potuto esserlo? Era uno storico, un fedele servitore dello stato, un economista. Come poteva tutto quello sposarsi con la Divinazione?
Mentre girava pensieroso il cucchiaino in quella tazza di The, ascoltava la voce dell'ospite spegnersi, l'ultimo fonema venire lentamente assorbito dall'aroma di pergamena, e agrumi.
Ahm... sì, e ora?
La ringrazio Mr. Cruz, è sicuramente stata un'interessante spiegazione. Da quanto capisco Cina e Giappone sono vicini come pensavo, anche da quel punto di vista. Del resto sono altresì convinto che non sarà necessario scomodare la Professoressa Vilela Keil do Amaral, è nostra buona abitudine fidarci della parola dei professori, ed aspiranti tali, in questo Castello. A tal proposito nel corso del tempo ho maturato un certo sesto senso che in determinati frangenti può rivelarsi più utile di mille controlli, che affiderò se del caso al Ministero. In realtà una prima domanda potrebbe essere perchè Divinazione? Cosa trova in una branca della Magia così... dubbia, dopo tutto. Non le nasconderò, in tutta franchezza, di essere stato scettico nei confronti di tale ambito del sapere sin dalla più tenera età, e con il passare degli anni temo il nostro rapporto non sia migliorato. Come forse saprà sono un modesto storico della Magia, il che non aiuta molto, mi sono occupato di magisprudenza, e diplomazia, e in età più matura di economia. Immagino sappia meglio di me, pur essendo molto giovane, che i veri Divinatori siano molto rari, ed a loro volta i veri Profeti lo siano ancora di più. Dunque, qual è il suo interesse per tale materia? Quale ritiene che debba essere il ruolo di tale disciplina nella formazione di un giovane Mago? Perchè in fondo è di quello che ci occupiamo veramente, no? Mettere ogni studente nelle migliori condizioni di vivere e affrontare le sfide della propria esistenza, con i migliori mezzi possibili.
C'era dell'altro?
Tacendo ne aveva avuto la spiacevole sensazione.
Qualcosa era stato forse dimenticato, cammin facendo?
Andava risolta l'incombenza quanto prima?
Era sempre una questione di Servizio.
Come biasimarlo del resto?
Avrebbe potuto?
In fondo, credo di capirla, sì.
Servire il proprio Paese non è una vita semplice, dopo tutto.
Sta al nostro buon senso capire quando sia giunta l'ora di smettere, e ritirarsi.
Io sapevo che sarebbe stato il mio destino, è una tradizione di famiglia, se vuole.
Ma capisco benissimo, e apprezzo, chi decida di fare un passo indietro.
Anche se in effetti un consulente divinatorio mi suona molto... inusuale.
Quasi che fosse il rimpiazzo dell'astronomo di corte.
Ma mi corregga pure, se sbaglio.
Sorrise, implacabile in quella che sembrava un'operazione collaudata.
Prendere il The, fare domande, sorridere e annuire il giusto, e ricominciare.
Faceva tutto parte del piano? Era solo un ripetersi stanco, un cerimoniale?
O c'era altro, che trascendesse, che si spingesse oltre?
Tutto era tornato alla normalità, da ultima la zuccheriera che saltellando aveva infine riguadagnato il suo piedistallo. Tintinnando, l'argento sulla ceramica, parvero sancire l'inizio di quella che poteva essere una nuova fase? Un nuovo intaglio, un idillio. Ma dov'era Pan? Sarebbe arrivato?