Un colloquio molto atteso

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Cruz Liron Bratman
view post Posted on 23/7/2017, 15:45




Aveva varcato la soglia della leggendaria Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts e aveva percorso gli ampi corridoi perennemente con il naso per aria. Tutto era enorme, dagli altissimi soffitti alle porte che cigolando davano accesso alle varie ali del castello, per non parlare delle interminabili scalinate alle quali, si sapeva, 'piaceva cambiare'. La scuola in Portogallo dove aveva lavorato fino a quel momento non aveva niente a che vedere con tutto quello sfarzo, mentre l'accademia di magia a Macao dove aveva studiato da ragazzo aveva anch'essa degli spazi molto ampi, ma l'architettura degli ambienti era decisamente ispirata agli edifici in stile orientale, con solo qualche indizio dell'influenza europea che aveva dominato l'area per secoli; lo sfarzo, piuttosto, era visibile nelle intricatissime e coloratissime immagini che decoravano ogni singolo centimetro di parete raccontando le leggende tradizionali di tutta la Cina, un'opulenza che a volte riusciva a stancare gli occhi più dei libroni impolverati che gli studenti si ritrovavano a leggere per le lezioni.
Il bidello lo accompagnò fino alla porta dell'ufficio del Vice Preside, il Prof. Peverell. Era una porta finemente decorata, e Cruz Liron Bratman si sarebbe di certo soffermato ad ammirare la maestria del mago che aveva intagliato quell'opera d'arte se non fosse stato in ansia per il colloquio che di lì a poco avrebbe preso luogo in quell'ufficio. Tirò un lungo sospiro.

"O la va, o la spacca", pensò, convincendo il suo braccio a bussare due colpi sulle figure intagliate che in quel momento non aveva la forza di leggere. I secondi che passarono nell'attesa di una risposta dall'interno che lo invitasse a entrare sembrarono un'eternità: non sapeva veramente cosa aspettarsi. Malgrado la sua passione per la divinazione e la sua grande conoscenza della materia, non amava interrogare gli oracoli per sapere dettagli sul futuro della propria vita; aveva una morale molto solida che lo guidava con parsimonia nella ricerca di risposte sull'avvenire, e pensava che l'Occhio Interiore o più semplicemente l'abilità di utilizzare le tecniche divinatorie dovessero essere esercitati solo a fin di bene o solo quando la persona interessata ad avere informazioni sul proprio futuro dimostrasse motivazioni veramente valide. La divinazione non doveva essere usata, secondo il suo punto di vista, per puro capriccio, ma con criterio e consapevolezza, a meno che non ci si trovasse ad avere una profezia spontanea; in quel caso, in quell'unico caso, la coscienza non aveva nessuna voce in capitolo. Ma Cruz non aveva avuto nessuna intuizione profetica riguardo al colloquio per il posto di professore di Divinazione che stava per affrontare, e così non gli rimaneva che aspettare mentre batteva nervosamente con il piede destro sul pavimento perfettamente cerato.



Edited by Cruz Liron Bratman - 24/7/2017, 13:15
 
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view post Posted on 23/7/2017, 20:10
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Era un sereno pomeriggio di metà o fine Agosto.
Metà per i più pessimisti, fine per gli ottimisti.
A ragion veduta poco cambiava, giorno e pomeriggio si sarebbero continuati a dimostrare i medesimi per almeno altre sei ore, forse sette. E non c'era trucco contabile che potesse soccorrerli, ma con un minimo d'inventiva tutto diveniva possibile. Era stata una bella giornata, la mattina a passeggio per le Highlands, ancora più a Nord. Tornare a casa era un sentimento in grado di travalicare lo spazio, e il tempo. Qualcosa di tanto illogico, quanto inspiegabile, che affascinava scrittori e poeti da almeno tremila anni. E Glamis era da sempre il Paradiso Terrestre, non avrebbe potuto sperare in meglio. Vi tornava regolarmente ogni estate in cerca di un segno, qualcosa che tardava a manifestarsi, che probabilmente mai si sarebbe verificato, ma tanto valeva provare. Dire di avervi provato aveva da sempre un che di rassicurante, e il rimorso di non averlo fatto l'avrebbe probabilmente ucciso.
Aveva poi contribuito una fitta agenda a ritrascinarlo via, nella vita quotidiana, lontano, quasi naufrago di se stesso. Prima Londra, la caotica Londra, crocevia di mille Storie. Poi nuovamente Hogwarts. Era anche quello un ritorno. Ma diverso. Hogwarts non c'era sempre stata... O forse sì? Poteva qualcuno esserci, pur non essendoci? Il Giappone gli mancava? Non era tornato là, sarebbe stato troppo, e se la tentazione di trattendersi fosse stata più forte del previsto cos'avrebbe fatto? Sino a quando erano scelte libere, e quando iniziavano quelle obbligate? Erano già iniziate? Riconciliare quelle serie di dicotomie che sempre l'avevano tirato per il mantello era sempre più complicato, senza che altro dovesse frapporsi sgomitando. Cosa ne sarebbe stato dell'equilibrio? Come trovare la quadratura? E se...
Il primo rintocco del pendolo parve ritrascinarlo improvvisamente tra quelle quattro polverose mura.
Il secondo funse da conferma a che non potesse certo essere andato da nessuna parte.
Il terzo gli schiarì la vista su quella che era la terza pagina di un qualche giornale.
Il quarto gli mise tra le mani la terza pagina dell'edizione serale del Times.
Il quinto contribuì a riprendere il filo dell'articolo, là dove l'aveva lasciato.
Il sesto non lo sentì mai.
Le fiamme del caminetto che si ridestavano da un placido torpore, come un drago improvvisamente turbato da un lungo sonno, tuonando. Un gatto che schizzava non visto in diagonale lungo il tappeto persiano, infilando la prima porta socchiusa. Un volatile dal manto dorato e cremisi che dal suo trespolo guardava in tralice l'uscio. Avevano bussato. Era arrivato?
Non restava che scoprirlo.
Ormai non erano più le sei.
Certo, per tre minuti.
Ma che importava?


Avanti!

Dietro la sua trincea.
Dietro un giornale spiegato.
Avvolto in una lunga veste cerulea.
Attendeva che iniziasse nuovamente la Storia.

 
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Cruz Liron Bratman
view post Posted on 24/7/2017, 00:11




I pensieri riguardo i risvolti morali della preveggenza con i quali aveva cercato, invano, di ingannare la modesta ansia con cui andava ad affrontare quel colloquio vennero improvvisamente interrotti da una voce ferma e tonante, autorevole più che autoritaria, che non ebbe altro effetto se non quello di far entrare in circolo nel suo corpo una quantità ancora maggiore di adrenalina. Tirò un altro lungo respiro imponendo a se stesso di mantenere le mani il più ferme possibile e di non indugiare mai con la voce, e poi spinse con delicatezza la porta intarsiata, che gli rivelò la visione di una stanza molto grande che sembrava avere le pareti interamente ricoperte di libri. Le migliaia di volumi, insieme ai tappeti persiani dai mille motivi colorati sovrapposti sul pavimento, lo fecero tornare ancora una volta ai suoi anni a Macao e all'opulenza delle immagini dai quali gli studenti si trovavano circondati. Ancora una volta il suo sguardo ci mise pochi secondi prima di sentirsi completamente sopraffatto dalla magnificenza dell'ambiente; allo stesso tempo, però, gli occhi che seguivano senza tregua e senza soluzione di continuità le moltitudini di disegni geometrici, le file ordinate di migliaia di libri, le decine e decine di cromie che illuminavano la stanza, gli fecero d'improvviso sentire una leggera stanchezza.
Tuttavia, una nota di assoluta calma veniva data all'ambiente dall'uomo che sedeva dietro la scrivania di legno massiccio. Il Prof. Peverell aveva un aspetto che non tradiva affatto l'impressione che Cruz ebbe sentendo la sua voce fuori dalla porta dall'ufficio, ma anzi, non fece che rafforzarla. Si trattava di un uomo distinto, dalla barba e capelli bianchi e un viso acceso da due occhi profondi color verde smeraldo che guardavano intensamente chi si trovava davanti. Lo sguardo bonario e sicuro di sé comunicava calma e sicurezza - e chiunque avesse assistito alla scena avrebbe potuto dire che di calma e sicurezza Cruz aveva molto bisogno in quel momento!
Capì subito che si trovava davanti a un uomo giusto dal quale non aveva niente da temere, un uomo con una profonda conoscenza del mondo e della vita e rispettato da tutti per questo.


Buon pomeriggio, Professor Peverell, è un vero piacere conoscerla di persona. Io sono Cruz Liron Bratman, e come ricorderà mi sono candidato per il posto di insegnante di Divinazione, disse avvicinandosi a grandi passi alla scrivania con un sorriso ampio ma non eccessivo, che non facesse trasparire il suo stato d'ansia - anche se non s'illudeva che un uomo con una tale esperienza non riuscisse a captarlo comunque - ma che allo stesso tempo non facesse pensare a una persona troppo piena di sé. Tese la mano destra senza indugio per stringere quella dell'uomo, mentre con l'altra mano stritolava il manico della borsa di pelle marrone dove teneva i suoi documenti e gli effetti personali, attendendo che il suo saluto venisse ricambiato.



Edited by Cruz Liron Bratman - 24/7/2017, 13:17
 
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view post Posted on 26/7/2017, 15:12
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Era arrivato.
Doveva essere lui.
Attendeva un uomo. Un giovane uomo, ancora nel vivo della gioventù, almeno secondo i canoni noti al Castello, ma non ancora attempato a sufficienza da destare particolari simpatie nello spettatore medio. Vivevano in tempi difficili, il sospetto era di casa, anche dove meno te l'aspettavi. E in quel caso, al netto di tutto, lo attendeva. Fossero stati molto più a sud, oltre il Canale, ed a est, tra le Alpi, nella patria degli orologi non l'avrebbero considerato in orario. Il pendolo perdeva sistematicamente una frazione di secondo ogni ora, e non poteva certo trascorrere l'esistenza a purgarsi per quella perdita. Erano sicuramente già passate le 18, da forse tre minuti. Ma cosa importava? Erano inglesi.
L'ospite era come se l'aspettava.
Nè più, nè meno.
Si erano sentiti per concordare l'ora, e il giorno, e tutto era finito lì.
Non si aspettava un pianista, e si compiacque dell'intuito, richiudendo il giornale. Quella che seguì fu una lunga occhiata, asettica, chirurgica. Con chi aveva veramente a che fare? Il curriculum l'aveva già letto, giaceva da qualche parte ingiallito in una delle due pigne accuratamente impilate di pergamene sulla scrivania. Ne era già sommerso, e non erano ancora iniziate le lezioni. Quasi il sogno di chiunque? Che si autoriproducessero nel corso della notte? Che si svistassero per dispetto? Che si disiscrivessero per ripicca? Il cosa ne trasse non è comunque dato saperlo. Poi la spiegazione, scontata, ma pur sempre necessaria dell'uomo.
Un sorriso, una pesante poltrona che si scostava all'indietro, il frusciare di una lunga veste cerulea toccare il soffice tappeto.
Era poco più basso dell'ospite, al quale tese una mano, indicando prima le poltrone davanti la scrivania, e poi offrendola per quella che con ogni probabilità sarebbe seguita: una stretta. Inutile, ma necessario? Un rituale ormai privo di alcun valore? Forse, ma forse anche no. Difficile dirlo, e pericoloso domandarlo a uno storico. Sarebbe sicuramente seguito molto altro.


Ignotus Albus Peverell, buonasera a lei Mr. Bratman.
Prego, si accomodi dove preferisce, la attendevo.


La Storia era ricominciata.
Giunse attesa, ma inaspettata la mano, seguì la stretta.
Un nodo indelebile. Era anche quello un contratto magico, in Potenza. Tutt'altra questione, ed erano lì per determinarlo, se sarebbe diventato Atto. Una stretta solida, sicura, aoristica, e istantanea, seguita immediatamente da una nuova presa, questa volta di distanze. La restaurazione di una sfera personale che quell'atto deliberato e formale aveva messo in contatto con quella dell'altro. Eppure, quell'anelito di metodica irrefrenabile curiosità era ancora lì, impossibile da scacciare.
Mentre prendevano posto, lo sguardo cadde a sinistra, Minerva era lì.


A ogni buon conto la ringrazio di essere venuto.
Cosa le posso offrire, prima di chiederle di parlarmi un po' di sè?
Magari un The, o forse del succo di zucca?
Lo trovo decisamente più istruttivo, che altro.


Accennò a un immacolato servizio da The davanti a sè, blu e bianco, dalla foggia orientale. E a una serie di bottiglie di cristallo dall'aria polverosa. In fondo, quel retrogusto fruttato che aveva nel corso del tempo aromatizzato anche l'aria sembrava già da solo suggerire quale dovesse essere la linea più di frequente battuta, da oste e ospiti di riguardo, e meno. Ciò nonostante, sorniona, la domanda. Annidata, innocua, come un'anaconda pronta a colpire? O semplicemente per quello che era veramente? Procedeva con un tono soave, e pacato, melodioso, tra un rotacismo e l'altro, trascinandosi in un gorgoglio di 'ro' stiracchiate, e accenti curiosi. Ma al netto del tono, la domanda rimaneva, lì, tra loro. Una spada di damocle? Del resto, era sempre possibile leggere il curriculum che aveva ricevuto, come in realtà aveva fatto, e farla breve. Ma come i migliori documenti un curriculum sarebbe sempre stato privo di anima, che era la nota decisiva di qualunque decisione. Cos'avrebbe fatto la differenza tra un sì, e un no? Cosa doveva contare per il posto di Guardiacaccia? Qual era il quid decisivo tra un candidato, e un altro a dover essere apprezzato prima, e premiato poi? Cosa stavano veramente cercando? E come capire quando l'avessero veramente trovato? Sarebbe stato un fulmine del Sommo, a piovere dal cielo? O era pretendere troppo?

 
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Cruz Liron Bratman
view post Posted on 26/7/2017, 20:15




Il Professor Peverell ricambiò l'offerta della stretta di mano con vigore e fece cenno a Cruz di accomodarsi dove preferiva. L'ardua scelta tra le due identiche poltroncine, dall'aria piuttosto comoda, vide quella di sinistra vincere; non sapeva perché, ma si trovava sempre a proprio agio nello stare alla sinistra di qualcosa o qualcuno, e anche quando camminava per strada chiedeva al suo accompagnatore di spostarsi verso destra per lasciare a lui il lato sinistro. Probabilmente gli studi babbani sulla psicologia umana avrebbero avuto qualcosa da dire al riguardo, ma Cruz aveva sempre preferito concentrare la sua attenzione verso l'affascinante mondo magico, e in magia tutto ciò che sta a sinistra sembra avere un'importanza maggiore rispetto a ciò che sta a destra; nei Tarocchi, per esempio, il consultatore deve smezzare il mazzo di carte mescolato dal divinatore assolutamente con la mano sinistra.
Mentre prendeva posto sulla morbida poltroncina, si prese qualche secondo per dare un'occhiata più da vicino al celeberrimo mago che gli aveva così gentilmente accordato udienza. Lui, di rimando, lo fissava fisso, dritto negli occhi. E quello sguardo intimidiva. Oh, se intimidiva. Non si trattava del fatto che davanti a lui, a così pochi centimetri da lui che tutti insieme non arrivavano neanche a un metro, ci fosse uno dei più grandi studiosi del mondo magico, autore di decine e decine di volumi fondamentali in praticamente tutte le discipline magiche; no, ciò che intimidiva era lui stesso, lui, separato da ciò che era, separato da ciò che aveva fatto nella vita e che l'aveva reso famoso. Certo, probabilmente questa sua capacità intimidatoria non sarebbe mai venuta fuori se non fosse stata allenata da una vita di oneri e onori, ma alcune persone, Cruz pensava, sono semplicemente destinate a essere ciò che diventano, e questo era forse il caso di Ignotus Albus Edward Peverell. Era strano, perché la prima impressione che aveva avuto, quella di trovarsi di fronte a un uomo da cui non aveva niente di cui temere, un uomo che con il suo sguardo insieme autorevole e bonario lo metteva immediatamente a suo agio, non sembrava entrare in conflitto con le sensazioni che adesso aveva vedendolo più da vicino. Era calma e tempesta, calore umano e freddezza glaciale allo stesso tempo, e quegli occhi sembravano leggere direttamente dentro di lui. Era forse un legilimens? Il pensiero gli attraversò la mente, e sebbene per un nano secondo lo paralizzò dal terrore - perché chiunque sarebbe terrorizzato all'idea di qualcuno che, indisturbato, possa entrare in ciò che di più intimo una persona abbia - subito dopo il meccanismo di autorassicurazione che aveva salvato l'uomo sin dall'origine del mondo, quel meccanismo di difesa, quel cinismo che permette alla maggior parte delle persone di vivere e sopravvivere nonostante le preoccupazioni che bloccano i muscoli, nonostante le paure che non fanno pensare, si mise in moto.
"No, non ho niente da nascondere, sono un libro aperto", si ritrovò a dire a se stesso.
Recuperando il sorriso con cui aveva varcato la soglia dell'ufficio poggiò la borsa di pelle marrone sulla poltroncina accanto a lui e rispose alla gentile offerta dell'uomo:


La ringrazio Professore, ma in questo momento sto bene così, accetterei volentieri un bicchiere d'acqua però.

Cercò di distendere i muscoli, per prepararsi alle domande che l'uomo gli avrebbe sicuramente fatto. Aveva letto il suo curriculum, di questo era certo, altrimenti non l'avrebbe mai convocato per un colloquio; ed evidentemente lì, in quel foglio di pergamena dove era raccontata tutta la sua vita lavorativa, breve ma comunque di tutto rispetto, scritta in svolazzanti lettere color smeraldo, evidentemente il Prof. Peverell e tutti gli altri membri del consiglio dei docenti avevano visto qualcosa di interessante. Tutto rimaneva nelle sue mani ora. Sarebbe riuscito a fare una buona impressione anche dal vivo? Non era particolarmente sicuro di sé, tendeva continuamente a mettersi in dubbio, ma questo non significava che non avesse fiducia in se stesso, e inoltre era sicuro del percorso fatto fino a quel momento.
Gli avrebbe chiesto del suo percorso accademico nella lontana Macao? Probabilmente. Gli avrebbe fatto domande sulle sue passate esperienze di docenza? Ovviamente. Gli avrebbe persino chiesto una dimostrazione pratica di una tecnica divinatoria che leggesse alcuni aspetti del suo futuro? Forse no, ma una cosa del genere, più che spaventarlo, in quel momento l'avrebbe divertito. Il pensiero lo obbligò ad allargare impercettibilmente il suo sorriso; d'altronde era proprio la psicologia babbana a sostenere che l'ilarità incontrollata serviva inconsciamente a scacciare le paure e a tenere sotto controllo le ansie...


 
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view post Posted on 26/8/2017, 21:02
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Su quali binari sarebbe viaggiata la conversazione?
Era forse quella la principale domanda che ci si doveva porre.
Ed era a quello cui stava già da qualche minuto cercando di dare risposta.
Un colloquio per sua stessa definizione sarebbe dovuto essere un momento di grande e aperto dialogo, certo, dovevano verificarsi tutta una serie di sempre più rare coincidenze, quali l'incontro di due persone mediamente intelligenti, e sufficientemente ciarliere, o bisognose di farlo, da dar vita a un minimo di qualcosa, ma non si poteva che rimanere ottimisti almeno di quello. Se la seconda era certamente una condizione soddisfatta, già sulla prima i più pessimisti avrebbero potuto avanzare dei dubbi, non c'erano garanzie. Eppure... con un minimo di consenso, e qualche saltuario incoraggiamento il Vecchio erano anni che aveva maturato una rara esperienza in soliloqui e monologhi, che conduceva con tanta impareggiabile maestria, quanta pacata indifferenza. Amava parlare, e l'aveva sempre fatto, e con il tempo doveva anche essersi abituato al suono della sua voce. Quando fosse scattata la scintilla dell'amore non era dato saperlo, e forse era ormai un anniversario dimenticato, ma quella relazione perdurava nel corso del tempo, scavallando anni e lustri con innocente fanciullezza, quasi ad ogni nuova annata volesse inaugurare una nuova stagione dell'animo. Ampi e coinvolgenti gesti, una gesticolazione fitta ed esplicativa, ora l'indice altero ammonitore, ora attento alfiere dell'inaspettato.
Nulla di nuovo, solo un'altra scena.
E da consumato attore accolse leggero il primo diniego dell'ospite.
Un inglese che si rispetti non avrebbe certamente rifiutato una tazza di The.
Ma in fondo, quell'uomo non era nemmeno inglese, da dove veniva? Dall'Asia, o giù di lì, no?
Sarà poi stato vero che avesse già bevuto, che fosse a posto così? Non potevano averlo certo raggiunto a Londra le malelingue, quello lo escludeva categoricamente. Il resto era effettivamente tutto possibile. Ma in fondo, che importava? Non si sarebbe certo fatto mancare un The, o passar la voglia per un'inezia del genere, no? Come avrebbe potuto? La sola possibilità avrebbe gettato nel panico il più spavaldo degli allibratori, sino a quasi mettere in ginocchio la stabilità finanziaria del Paese stesso. Un tacito assenso, 'che passasse il The mancato', sembrò sbuffare l'indice destro, mentre la mano si posava sul gomito opposto, cercando un estremo della corta mantella sulle spalle. E poi? Ah, sì! Cina, ecco, la parola magica. La chiave di volta. Hong Kong? Macao? Non era un suddito di Sua Maestà, doveva essere Macao. Cosa l'aveva spinto a fare tanta strada? Di cosìè che si occupava poi?


Ottimo, se non c'è altro, non perdiamo tempo.
Dunque, mi dica, cosa l'ha spinto sino alla nostra scuola? Se ben rammento, e potrei tranquillamente sbagliarmi, non è propriamente di queste parti, no? Maturare una decisione tanto radicale, deve evidentemente averle richiesto una più che forte convinzione. Che tipo di percorso accademico ha seguito in precedenza? Per quanto possa vantare una certa esperienza per il Giappone, le confesserò di sapere ben poco di istruzione e accademie cinesi... Il che la rende un ospite doppiamente prezioso, ogni giorno in cui non si sia imparato qualcosa, è un giorno perso. Ma prego, sono tutt'orecchi.


Pacato, come saltellando tra una piola e l'altra, terminò.
Aveva un senso il discorso, e ormai aveva reso noto il piano.
L'ospite era messo nella migliore delle posizioni per molti versi.
I più maliziosi avrebbero aggiunto anche nella peggiore, ma non sembrava averlo considerato, dalla serena sicurezza che lasciava trasparire, o l'aveva abilmente nascosto dietro un ipocrito perbenismo di facciata. Certo, tutto poteva essere, ma che senso avrebbe avuto? Perchè qualcosa doveva pur averne di senso. Ed erano lì con un obiettivo, piuttosto preciso.


Credo comunque che prenderò un The, sì.
Due di zucchero, e una fetta di limone.
E ricordi, l'importante è sempre esser chiari!


Se inizialmente parve assorto, quasi conversando con una terza persona.
Concluse all'attenzione dell'ospite, annuendo con fare saputo.
E la risposta non tardò ad arrivare, un elegante calice d'acqua comparve sul piano ligneo, ma non era tutto. Il servizio di porcellana bianca, e celeste, parve prendere vita alla richiesta del Mago, come se non fosse in attesa che di quello, la panciuta teiera sbuffando iniziò a riempire una tazza, che svolazzando in piena stabilità raggiunse il Mago, adagiandosi di fronte con delicatezza. Era intanto iniziato il turno della zuccheriera, che trotterellando fuori dal vassoio, e mulinando a scimitarra il cucchiaino, sembrava risoluta a voler assolvere, sin troppo in fondo, al suo compito, inseguendo una troppo precipitosa tazza. Zelante la zuccheriera, precipitosa la tazza, sfiancato il piattino, sonnolento un paio di pinzette da limone che veleggiavano alla volta di quella che sarebbe probabilmente stata una grande bolgia.



Scusino il ritardo, la teiera era in vacanza. :ihih: :aiuto:
 
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Cruz Liron Bratman
view post Posted on 1/9/2017, 12:13





Gli occhi di quell'uomo continuavano a fissarlo. Lo mettevano in difficoltà. E la sua capacità di fare buon viso a cattivo gioco stava già accusando i primi segnali di cedimento, come per esempio il fatto che rimase completamente ipnotizzato da quelle pupille che lo scrutavano fin nel fondo più fondo di se stesso. Doveva avere la tipica espressione da ebete che hanno le persone quando rimangono incantate a guardare qualcosa. Incantato. Forse quella era la parola più adatta. Che il vecchio mago stesse esercitando un incantesimo su di lui? Si chiese se fosse l'unico ad avere quella sensazione al cospetto del Professor Peverell. Se fosse stato assunto, quella sarebbe stata una delle prime domande che avrebbe fatto ai suoi colleghi.
Si sarebbe mai abituato alla sua presenza imperante? Magari sarebbero diventati amici e avrebbe scoperto il suo segreto.
No. Sbatté le palpebre e per un attimo l'incanto si concluse. No, quell'uomo non era interessato a essere suo amico. Era probabilmente uno di quegli uomini talmente sopraffatti dal proprio successo da bastarsi. C'era stato un momento, nella sua vita di giovane ragazzo, in cui Cruz era giunto alla conclusione che bastarsi era la chiave per essere felici. Ora, qualche anno più tardi, era riuscito a lasciar andare certi discorsi. L'essere umano non è fatto per bastarsi. L'essere umano ha bisogno di ritrovarsi negli altri, di farsi a pezzi, di accogliere, di dare e ricevere. La favoletta del bastarsi è una storia che si inventano le persone ferite per convincersi di potercela fare. Ma lui aveva imparato che per potercela fare bisognava lasciar andare.
L'apparizione del calice d'acqua che aveva chiesto mise fine a queste sue distrazioni. Mentre si protendeva in avanti per avvicinare il bicchiere verso di sé, l'apparizione di un esercito composto dai pezzi di un servizio da tè che si avvicinava a Peverell gli strappò un piccolo sorriso.
Rimettendosi comodo sulla poltrona dopo aver avvicinato il calice dalla sua parte senza però aver ancora bevuto neanche un sorso, si schiarì la voce e cominciò a parlare:


Non sbaglia, Professor Peverell. Vengo da una famiglia di maghi di origine ebraica che al mio arrivo in questo mondo aveva già messo radici a Hong Kong da qualche generazione, essendosi stabiliti nell'area già da quando divenne una colonia britannica a metà dell'800. I miei antenati, a quanto pare, vengono proprio dall'Inghilterra.

Finalmente sorseggiò la sua acqua. Non era abbastanza fresca, e cercando di non dare a vedere il disappunto, diede un altro sorso e riappoggiò il bicchiere sul tavolo.

La scuola di magia più vicina a Hong Kong si trova, tutt'oggi, nell'ex colonia portoghese di Macao, e così i miei genitori furono costretti a farmi imparare la lingua e a mandarmi lì al compimento dei miei 11 anni. Deve sapere, Professor Peverell, che il sistema scolastico cinese, sia babbano che magico, è molto rigido e improntato all'eccellenza, e la Escola de Magia e Feitiçaria de Huáhuògé, l'accademia che frequentavo, prevedeva degli esami simili ai vostri G.U.F.O. per ogni anno scolastico, con l'eccezione, ovviamente, dell'ultimo anno, in cui gli alunni devono sostenere i M.A.G.O., proprio come gli studenti di Hogwarts. La rigidità del sistema prevede anche che non esistano materie facoltative: tutti gli studenti durante il primo anno devono studiare tutte le materie; a partire dal secondo anno saranno i professori stessi, basandosi sulle attitudini e sulle capacità del singolo mago, a decidere il percorso di studio di ogni studente. Penso che l'intento di un simile approccio sia lo sviluppo delle capacità magiche innate che hanno più possibilità di portare il mago a eccellere nel proprio campo. Il percorso che i professori scelsero per me prevedeva la conoscenza delle antiche rune, dell'astronomia, dell'aritmanzia e, ça va sans dire, della divinazione. In realtà a Huáhuògé lo studio della divinazione è più complesso rispetto a quello a cui siete abituati in Europa; gli studenti seguono corsi di astrologia, cartomanzia, chiromanzia e pratiche divinatorie corporee, sortilegi e auguri, nonché, nei primi anni, storia della divinazione e delle tecniche divinatorie.

La propria voce aveva avuto il potere di calmarlo. Gli piaceva parlare, poteva ritenersi una persona chiacchierona e loquace, e soprattutto gli piaceva discutere del proprio lavoro e della propria passione per la divinazione. Sperava di non stare esagerando con la lezione di civiltà asiatica; non avrebbe mai voluto che il Professor Peverell pensasse che Cruz si trovava lì per impartirgli un corso accelerato sul funzionamento del sistema scolastico di Macao. Era ben cosciente della fama del Professore, e non avrebbe mai neanche concepito l'idea di mettersi al suo stesso livello. L'entusiasmo per il tema della conversazione si spense giusto il tanto che gli serviva per non apparire troppo pomposo e concentrato su se stesso.

Dopo aver ottenuto i miei M.A.G.O. decisi di visitare Oceania e Nord Europa per apprendere dal vivo tecniche divinatorie che non sono affatto diffuse nel resto del mondo e che anzi rischiano di scomparire perché quasi in disuso, e alla fine del mio viaggio decisi di rimanere nel vecchio continente collaborando con i Ministeri della Magia di diversi Paesi come consulente divinatorio. Ma lei, immagino, sa quali oneri comporta un simile ruolo, e così decisi di puntare verso un'altra carriera la quale, a essere sincero, non avevo ancora preso in considerazione...

Guardò il Professore negli occhi, cercando una scintilla di comprensione per la scelta di abbandonare un ruolo di responsabilità che pochi al mondo erano in grado di ricoprire, non solo per il numero sempre più basso di studenti che decidevano di specializzarsi nell'arte divinatoria, ma anche perché richiedeva capacità e conoscenze molto avanzate.

Inizialmente decisi di iniziare dal basso, e riuscii a trovare lavoro in una piccola scuola di Magia di recente fondazione nel nord del Portogallo. Sono rimasto lì per tre anni, fino a quando mi giunse voce che il posto di insegnante di Divinazione alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts si era liberato. E ora, eccomi qui.

Andò avanti con il proprio corpo, sedendosi sul bordo della poltrona e guardando dritto negli occhi, improvvisamente con più sicurezza, il Professor Peverell.

So di avere poca esperienza nel ruolo di docente e di averla maturata in una scuola poco conosciuta nel panorama accademico, ma come avrà potuto vedere dal mio curriculum e come ha potuto sentire dalla mia viva voce poco fa, posso ritenermi un esperto assoluto nella materia che vorrei insegnare. Ho lasciato un lavoro prestigioso per intraprendere questa carriera e dopo soli tre anni le posso dire con certezza che questa è la mia strada. Sono certo che potrà contattare la Prof.ssa Leontina Seara Patrica Vilela Keil do Amaral, Preside della scuola dove ho ricoperto lo stesso ruolo e lei le saprà dire quali grandi miglioramenti ci sono stati nell'insegnamento della divinazione dopo il mio arrivo.

Adagiò di nuovo la schiena sulla comoda poltrona e una grande stanchezza scese dalla sua testa, dove era nascosta fino a quel momento, giù, fino alle gambe. Aveva rotto il ghiaccio, finalmente...



Edited by Cruz Liron Bratman - 2/9/2017, 12:23
 
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view post Posted on 3/9/2017, 14:01
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Un uomo.
Come altri.
Come molti altri?
In fondo era stata una risposta onesta, gliene andava dato atto.
Essere onesti sino a che punto poteva essere considerato un merito?
Lo era? In un mondo di buffoni e menzogneri, l'onesto era probabilmente il più idiota tra gli idioti, era vero. Eppure era troppo vecchio per cadere in quel gioco, faceva le cose alla sua maniera da più di un'era geologica, e avrebbe continuato a farlo. Non sopportava le menzogne, avevano sempre avuto un asfissiante olezzo, percepibile a miglia e miglia di distanze. Da insofferente che era, ne era diventato un abile cacciatore. C'era poi la questione lunga e annosa dell'elusione. Eludere, omettere, ed evadere erano essi stessi pari al mentire? Per certi versi no, erano un modo più onesto, alternativo, di levarsi d'impiccio, in fondo sino a che punto si doveva essere disposti a rivelarsi e raccontarsi con il resto del mondo? Allo stesso tempo erano una chiara menzogna, un'omissione volontaria nasceva proprio per evitare di rispondere a quella domanda che avrebbe altrimenti determinato la netta menzogna: se non era quello mentire, veramente poco ci mancava. Fossero o non fossero in un caso del genere non era dato saperlo, e in apparenza il Vecchio accoglieva con quello un attempato commentatore avrebbe classificato sine dubio come semplice e puro entusiasmo. Annuiva, invitava quello che era pur sempre un giovane ospite a proseguire, a non fermarsi. Che Minerva fosse anch'essa dello stesso avviso non era dato sapere nemmeno quello, dopo l'iniziale interesse, era tornata ad assopirsi, immobile sul suo trespolo. Come burocrate non l'avrebbe certamente visto, se anche si fosse presentato come tale sarebbe rimasto largamente scettico, ma probabilmente non sarebbe stato nemmeno educato farglielo presente. Aveva l'aria del professore? Avrebbe potuto averla? Tutti nascevano con una naturale predisposizione a fare qualcosa, qualcuno aveva anche la possibilità di scegliere cosa, altri non avrebbero dovuto averla per il bene di tutti, ma quella era un'altra Storia.
Tutto si riduceva quindi a una faccenda di sola teoria, e pratica?
Perchè avrebbe dovuto scegliere lui, piuttosto che un altro?
Perchè quella particolare branca della Magia? Era forse un mistero?
Non avrebbe dovuto farne parola in quel momento, per lasciare che lo scoprisse in seguito?
Non era un segreto, non v'era motivo per esserlo, per quanto rappresentasse sì sempre anche qualcun'altro, era allo stesso una persona. Con idee, pregi e difetti. E quella era un'opinione, come tante altre. Ometterla, non sarebbe equivalso a mentire? Non sarebbe stato più onesto mettere tutto in chiaro sin dall'inizio, evitando poi sorprese? Era sempre stato più che scettico sulle vere potenzialità della Divinazione? E come non sarebbe potuto esserlo? Era uno storico, un fedele servitore dello stato, un economista. Come poteva tutto quello sposarsi con la Divinazione?
Mentre girava pensieroso il cucchiaino in quella tazza di The, ascoltava la voce dell'ospite spegnersi, l'ultimo fonema venire lentamente assorbito dall'aroma di pergamena, e agrumi.
Ahm... sì, e ora?


La ringrazio Mr. Cruz, è sicuramente stata un'interessante spiegazione. Da quanto capisco Cina e Giappone sono vicini come pensavo, anche da quel punto di vista. Del resto sono altresì convinto che non sarà necessario scomodare la Professoressa Vilela Keil do Amaral, è nostra buona abitudine fidarci della parola dei professori, ed aspiranti tali, in questo Castello. A tal proposito nel corso del tempo ho maturato un certo sesto senso che in determinati frangenti può rivelarsi più utile di mille controlli, che affiderò se del caso al Ministero. In realtà una prima domanda potrebbe essere perchè Divinazione? Cosa trova in una branca della Magia così... dubbia, dopo tutto. Non le nasconderò, in tutta franchezza, di essere stato scettico nei confronti di tale ambito del sapere sin dalla più tenera età, e con il passare degli anni temo il nostro rapporto non sia migliorato. Come forse saprà sono un modesto storico della Magia, il che non aiuta molto, mi sono occupato di magisprudenza, e diplomazia, e in età più matura di economia. Immagino sappia meglio di me, pur essendo molto giovane, che i veri Divinatori siano molto rari, ed a loro volta i veri Profeti lo siano ancora di più. Dunque, qual è il suo interesse per tale materia? Quale ritiene che debba essere il ruolo di tale disciplina nella formazione di un giovane Mago? Perchè in fondo è di quello che ci occupiamo veramente, no? Mettere ogni studente nelle migliori condizioni di vivere e affrontare le sfide della propria esistenza, con i migliori mezzi possibili.

C'era dell'altro?
Tacendo ne aveva avuto la spiacevole sensazione.
Qualcosa era stato forse dimenticato, cammin facendo?
Andava risolta l'incombenza quanto prima?
Era sempre una questione di Servizio.
Come biasimarlo del resto?
Avrebbe potuto?


In fondo, credo di capirla, sì.
Servire il proprio Paese non è una vita semplice, dopo tutto.
Sta al nostro buon senso capire quando sia giunta l'ora di smettere, e ritirarsi.
Io sapevo che sarebbe stato il mio destino, è una tradizione di famiglia, se vuole.
Ma capisco benissimo, e apprezzo, chi decida di fare un passo indietro.
Anche se in effetti un consulente divinatorio mi suona molto... inusuale.
Quasi che fosse il rimpiazzo dell'astronomo di corte.
Ma mi corregga pure, se sbaglio.


Sorrise, implacabile in quella che sembrava un'operazione collaudata.
Prendere il The, fare domande, sorridere e annuire il giusto, e ricominciare.
Faceva tutto parte del piano? Era solo un ripetersi stanco, un cerimoniale?
O c'era altro, che trascendesse, che si spingesse oltre?
Tutto era tornato alla normalità, da ultima la zuccheriera che saltellando aveva infine riguadagnato il suo piedistallo. Tintinnando, l'argento sulla ceramica, parvero sancire l'inizio di quella che poteva essere una nuova fase? Un nuovo intaglio, un idillio. Ma dov'era Pan? Sarebbe arrivato?

 
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Cruz Liron Bratman
view post Posted on 14/9/2017, 12:47





La voce melliflua di quell'uomo sembrava cullare la sua mente nella conversazione. Che impressione aveva avuto? Forse aveva parlato troppo, forse aveva detto solo cose che l'uomo che lo stava interrogando non era interessato a sapere. Si era dilungato troppo su quello che era stato il suo percorso di studi? Ammetteva che, a volte, quando parlava di qualcosa che lo rendeva particolarmente entusiasta, quasi dimenticava che dall'altra parte c'era un interlocutore che poteva esserne facilmente annoiato. Ecco, sì, di nuovo la sua insicurezza tornava a mettergli nella testa dei dubbi che lo facevano tentennare. Come in un'altalena, durante momenti di tensione oscillava tra il perfetto controllo di se stesso, senza lasciare trapelare nulla dal suo viso, dai suoi gesti, dal tono della sua voce, e la paura di aver sbagliato qualcosa.
Mentre il Professor Peverell terminava le sue domande, Cruz decise di concentrare il suo sguardo sulla zuccheriera che tintinnando tornava al suo posto. Forse non era perfettamente educato non guardare negli occhi il proprio interlocutore, ma quello era l'unico modo che trovava al momento per distogliere l'attenzione da quelle pupille che lo mettevano in difficoltà scrutandolo dentro.
In effetti, a giudicare dalla direzione che le domande del Professore avevano preso, sembrava che l'uomo fosse particolarmente scettico. Era uno scetticismo - comprensibile, comunque - nei confronti della materia di cui era esperto, o era uno scetticismo rivolto proprio nei suoi confronti?
Si sporse per sollevare di nuovo il calice d'acqua, bevve un altro sorso e appoggiandolo di nuovo sul tavolo sorrise debolmente, per poi rispondere senza neanche pensarci:


I babbani hanno inventato le previsioni del tempo. Certo, sono delle previsioni basate su principi scientifici, ma sono pur sempre delle previsioni, e come tali hanno sempre un margine di errore.

Alzò lo sguardo, e questa volta, più sicuro, guardò il mago dritto negli occhi.

Anche la divinazione prevede fatti, ma al contrario di quelle babbane non si basa su principi scientifici. Si basa sulla magia. E da maghi, la magia è la nostra scienza: sappiamo che esiste, fa parte della nostra vita, la creiamo, la tocchiamo con mano, ci rende quello che siamo. Quindi mi dica, Professor Peverell, perché dovremmo credere nella scienza babbana e non nella scienza magica? O meglio, perché dovremmo credere a essa solo quando ci fa comodo, e non credervi quando invece si tratta di pratiche che, per convenzione, sono ritenute poco affidabili? Proprio per questo alcuni Ministeri della Magia nel mondo si avvalgono della consulenza di divinatori che possano guidare la comunità magica in momenti nei quali si devono prendere importanti decisioni.

Si riappoggiò con pacatezza allo schienale della poltrona, abbassò gli occhi: quello era un argomento molto delicato, e voleva che le sue ragioni fossero comunicate in un modo che, sebbene non togliesse all'interlocutore il diritto sacrosanto di avere un'opinione contrastante, perlomeno rendesse ciò che stava dicendo sensato e passibile di riflessione.

Inoltre tengo sempre a precisare che la divinazione non ha solo a che fare con il futuro; ha a che fare con il passato e soprattutto con il presente. I tarocchi servono anche a capire come si è arrivati alla situazione presente di una persona, la lettura dei fondi di tè ci dà uno sguardo d'insieme di quello che sta succedendo al consultante in quello stesso momento, e questi sono solo pochi esempi. La divinazione è uno strumento per conoscere meglio noi stessi e attraverso questa conoscenza guidarci nelle nostre scelte future. I divinatori, almeno quelli veri, non pretendono di dare indicazioni definitive su cosa fare l'indomani, si tratta più che altro di consigli, opzioni, possibilità. E questo serve a riflettere, qualcosa che solitamente non si fa con la magia prét-â-porter degli incantesimi. Ecco, questo forse è il ruolo fondamentale che la divinazione dovrebbe svolgere nella formazione dei giovani maghi, e ne sono assolutamente convinto.

Continuò a fissare il mago unendo i polpastrelli delle due mani di fronte alla bocca, con aria riflessiva. Per un attimo balenò nella sua mente l'atroce dubbio che si fosse fatto prendere, ancora una volta, un po' troppo dall'entusiasmo, e che questa volta però il mago potesse essere rimasto offeso dalla velata aggressività con cui aveva difeso le proprie posizioni. Eppure non ne era pentito. Trovava molto superficiale chi si soffermava a pensare alla divinazione come baggianate semplicemente perché abituato dalla società a pensarla in quei termini, senza prima rifletterci neanche un secondo. Escludeva che quello fosse il caso con il Professor Peverell, ma non poteva fare a meno di accendersi ogni volta che l'argomento veniva affrontato. Aspettò la risposta dell'uomo con ansia, non tanto per capire se il Professore fosse d'accordo con lui oppure no, o per capire se avesse fatto una buona impressione o meno, quanto per capire se di fronte a lui stava un mago superficiale o, come pensava, si trattava di una persona con il raro dono di riconoscere il valore delle riflessioni anche quando in disaccordo con le posizioni presentate.

 
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view post Posted on 17/9/2017, 12:28
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Un nuovo confronto.
Una nuova sfida.
Si trattava di quello?
Era sempre la stessa domanda rigirata, in altra forma, ma medesima nella sostanza? O era invece cambiato qualcosa di più che sostanziale e allora valeva la pena esporsi, ed anzi, così doveva accadere? Era troppo vecchio da dimenticare a distanza di pochi minuti le risposte alle domande precedenti, e quella era la quadratura del cerchio? Un colloquio infinito, che ciclicamente non poteva mai andare avanti, e quindi destinato a fallire? O erano semplicemente diversi possibili scorci, a un unico problema latente: perchè lui? Esisteva una risposta giusta, o una sbagliata? Quanto era relativo lo sbagliato? E il vero? Doveva ancora aspettare che la miscela si raffreddasse, colse quindi l'occasione di continuare a osservare l'ospite, dubbioso. Chissà cosa stesse pensando. E se... No, non era proprio il caso.
Sorrise. Era più elegante che non ridere.
Quanto si era infervorato su una scala da 1 a 10?
Aveva colpito a fondo, e non senza una certa innegabile viltà?
Aveva disonorato decine di secoli di cappa e spada, portate con onore?
In fondo era anche quello un serio problema, che non riusciva mai a dimenticare.
Era l'ultimo, l'ultimo del suo casato, con l'unico possibile erede disperso nel noto nulla. Ma probabilmente aprire quel fronte, in quel momento, non sarebbe stata la più saggia delle mosse. Quanto poteva essere vero? Quanto avrebbe dovuto dargli credito, e sino a che punto? Quanto erano conciliabili approcci così radicalmente opposti ai problemi? Eppure, a qualcosa credeva. Qualcosa era veramente percorribile, credibile, apprezzabile. Che fosse quella la persona più giusta? Da Hong Kong, da Macao. Sarebbe sicuramente stato un passo in avanti rivoluzionario, avevano già avuto qualcuno da così lontano? Per molti versi aveva tra le mani un Colono. Suo nonno non avrebbe nemmeno preso in considerazione di tenerlo nelle cucine, suo padre soltanto con un'inaspettata dose di fortuna. I tempi erano però molto cambiati, sotto molti, forse troppi, punti di vista. In più quanti anni poteva avere? Avrebbe dovuto farne un problema? Qual era il ruolo della scienza? In fondo le previsioni del tempo erano un buon compromesso. Gliene andava dato atto. Per quanto forse non nel senso che avrebbe voluto.


Ha ragione Mr. Cruz, credo che l'esempio delle previsioni babbane sia abbastanza calzante. Per quanto non possa certo affermare di conoscerne le ragioni, la scienza babbana in diversi campi funziona, ammetto sia stupefacente come nel corso del tempo siano stati in grado di fare a meno di Magia, ricorrendo ad espedienti non meno sorprendenti. Ciò nonostante, come notava anche lei, restano innumerevoli campi inesplorati, che ancora sfuggono a una maggiore e migliore comprensione. Possiamo affermare che la meteorologia rientri in questi, no? E perchè no, anche le pratiche divinatorie, non trova? Nonostante secoli di studio e pratica non tutti i campi della Magia godono di pari livello della nostra comprensione, ovviamente la colpa non è di Magia, ma nostra, e della nostra ignoranza. Forse la Divinazione ha il pregio di essere più complessa di altre discipline, forse non lo è affatto, o forse ancora non saremo mai in grado di comprenderne il vero significato intrinseco, sicuramente non sono la persona più giusta per affermarlo, ciò nonostante sono personalmente scettico sulla sua esattezza, e sulla nostra capacità di comprenderne i messaggi. Mi segue?

Le previsioni babbane.
L'arte del caso elevata a Scienza?
Previsioni metereologiche, certo, con errore.
Ma se l'errore era più elevato dell'intervallo di confidenza?
Discutere di previsioni con un inglese?
Da parte di un cinese?
Sorrise di nuovo.


Del resto sono altrettanto scettico sull'affidabilità delle previsioni babbane, è sempre meglio portare un ombrello, glielo dico per esperienza. Diversamente che da dove viene, il tempo a noi ha donato piogge costanti e giornaliere, la domanda non è mai 'se', solo 'quando'. Ad ogni modo ha ragione, la Divinazione non ha valenza solo per il futuro, ma può averne con il presente, e addirittura con il passato. Eppure, non trova che allo stesso tempo per almeno il presente vi siano discipline più rigorose, e di più immediato impiego? In fondo, anche dietro a un incantesimo si deve nascondere una piena comprensione delle circostanze, pena il completo fallimento. O se vuole anche per il passato, per quanto condivida appieno il suo postulato, pur sulla base di altre convinzioni, non ritiene che una seria analisi storica possa essere una strada più sicura, e accademicamente raccomandabile? In definitiva, quale ritiene che sia il miglior pregio e il limite più considerevole della Divinazione?

Parlava con tranquillità, esponendo quella che sembrava un'ovvietà.
Un equilibrio, un filtro, un interesse superiore che andava tutelato.
Ma c'era forse anche dell'altro? Forse sì.
Quale sarebbe stato il punto di tutto?
C'era un punto che fosse uno?
Era probabile.
Non certo.

 
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9 replies since 23/7/2017, 15:45   230 views
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