King Cross è infestata, ~ Vath

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view post Posted on 3/8/2017, 12:10
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Cassia era pronta per andare a casa. Ci aveva pensato molto, era rimasta ad Hogwarts clandestinamente per un paio di giorni, dopo di che le era stato intimato che se non se ne fosse andata, sarebbe stata costretta a tornare indietro prelevata da qualcuno. E Cassia non aveva proprio nessuno.
Così riluttante decise di riempire il baule e smammare. Guardò Zeus nervosa perché sapeva che non sarebbe entrato facilmente nella gabbia. Dopo averle dato un morsetto accettò il suo destino. Guardò il suo immenso baule e iniziò a maledire tutti. Suo padre, sua madre. Come diavolo avrebbe fatto a portare tutto da sola? Che strazio. Aryadne, la cugina, le avrebbe riso in faccia. Si guardò allo specchio. Assomigliava tanto ad una squallida Babbana. Avrebbe potuto pagare il Guardiacaccia profumatamente, magari le avrebbe portato lui i bagagli. Ma quella giornata non aveva voglia di contrattare con nessuno.
Lasciò fuori dal baule solo un vestito, abbastanza fresco, bianco, sperando che i raggi del sole, così bollenti non avrebbero infierito troppo.
Si lasciò la scuola alle spalle, forse per sempre. L'aveva odiata ed amata. Di colpo si sentì vecchia. L'anno dopo avrebbe dovuto trovarsi al quinto anno. E invece? Invece era ancora una primina. Che disastro!
Poco importava in quel momento. Adesso doveva tornare a casa a prendersi cura della sua immensa tenuta e del suo immenso patrimonio. Adesso comandava lei e aveva la responsabilità di tutto ciò che le apparteneva ormai di diritto. In effetti ora che ci pensava poteva chiedere ad Aryadne di passare qualche giorno da lei...
Camminava sotto il sole cocente, i boccoli rossi avrebbe voluto stracciarli a morsi. La nuca era madida di sudore e non poteva farci nulla. Avrebbe dovuto mettere la crema solare.
Camminava con il baule da un lato, che per fortuna aveva le ruote e la gabbietta dall'altro. I Therstal l'attendevano.

Poche ore dopo si trovava alla stazione di King Cross. Al binario 9 e tre quarti. Ultima corsa di ritorno. La prossima sarebbe stata quella del 1° settembre, all'andata. Ci sarebbe stata a quell'appuntamento?
*Basta così. Smettila di pensarci. Manca ancora un mese... Manca solo un mese!*
Presto sarebbe tornata a casa, Melody, ormai libera non l'avrebbe accolta stavolta. Ma tutto il resto degli elfi domestici sarebbero stati al suo servizio. Odiava gli elfi. Odiava anche Melody che aveva liberato per i suoi scopi. Poco importava che fine avesse fatto.
Mancava ancora un'ora all'arrivo del suo treno, binario 10. L'idea di viaggiare insieme ai babbani le metteva i brividi. Mai aveva viaggiato insieme a loro prima d'ora e solo ad Hogwarts si è resa conto che avevano su per giù la stessa fisionomia dei Purosangue. *Non la stessa eleganza, però, per carità*
Li guardava con sospetto. Erano tutti così mediocri, camminavano in modo strano, la maggior parte di loro era grassa oppure estremamente magra con il naso aquilino. Le ricordavano qualcuno. Doveva essere qualcuno di davvero insignificante.
Sospirò. Cercò di concentrarsi sul suo respiro, chiuse gli occhi. *Loro non esistono*


 
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L'uomo aveva appena finito l'incontro a Regent's Park con sua cugina. Indubbiamente era stato uno shock per lui rivederla dopo che, per più di sette anni, l'aveva considerata morta. Aveva percorso la strada di ritorno come un automa, immerso nei suoi pensieri, lungo la strada verso Kings Cross. Vath Remar si considerava da sempre un uomo di parola e avrebbe mantenuto la promessa fatta alla cugina: non avrebbe parlato di lei ai propri zii. Tuttavia l'uomo non aveva promesso nulla a riguardo dei ragazzi e delle ragazze che ad Hogwarts l'avevano spinta verso il suicidio. Il ventisettenne entrò con passo spedito e propositi di vendetta nella stazione, facendo ticchettare la punta del proprio bastone da passeggio sul pavimento, pensando alle possibili mosse e predisponendo i pezzi su quella nuova scacchiera. Aveva il vantaggio della sorpresa, tuttavia se i responsabili morivano in un arco di tempo breve qualcuno avrebbe anche potuto trovare il legame che quelle morti li univa destando sospetti su se stesso e tutti i membri della famiglia legati a Xilia. Avrebbe spalmato quelle morti su un arco di tempo molto più ampio in modo da ridurre al minimo quel rischio. Vath osservò con ribrezzo il continuo flusso di babbani, affaccendati nelle loro misere e grigie vite, era giunto parecchi anni prima alla convinzione che si trattassero di esseri ripugnanti. Il rumore di un bubolio tuttavia lo riscosse, chi Babbano avrebbe posseduto un gufo? Qualche eccentrico o un pazzo. Cercò con lo sguardo la provenienza del rumore, individuandola nella serie di bauli accatastati diligentemente ed una gabbia, coperta da un vestito di una giovane ragazza che dimostrava si e no l'aspetto di una quindicenne. Si avvicinò a lei, con un lieve sorriso sul volto, il portamento sicuro di chi ha tutto nel pugno della propria mano cosa che effettivamente era dato che la sua preziosa bacchetta era celata nell'anima del proprio bastone da passeggio. «C'è un insolito via vai di gufi in questi giorni nella stazione Miss.» Esordì con la sua calda tonalità baritonale. «Solitamente in questo periodo ed il primo di settembre, ad essere precisi. Vath Remar, enchanté.» Proseguì con un sorrisetto furbo cercando la mano della giovane per un galante baciamano chinandosi leggermente con il busto. «Posso per caso aiutarvi con i vostri bagagli?» Concluse una volta che ritornò in posizione eretta, portando il proprio bastone da passeggio dal manico a testa di serpente dietro alla schiena.

Edited by Vath Remar - 23/1/2018, 03:24
 
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«C'è un insolito via vai di gufi in questi giorni nella stazione Miss.»

Cassia aprì gli occhi. Quale babbano aveva osato parlarle?
Il suo sguardo iniziò a scrutare dal basso. Un bastone. Un bastone alquanto insolito. Non era un babbano. Cassia si sentì immediatamente sollevata. Ma non bastava a renderla meno diffidente. Alzò lo sguardo e a mano a mano osservò tutti i particolari della figura fino ad arrivare al viso di questo giovane uomo che le si era avvicinata. Un viso attraente che decisamente non ricordava quei visi squallidi che aveva visto fino a quel momento.
Si sorprese del fatto che si fosse avvicinato. Doveva detestare i babbani quanto lei, altrimenti avrebbe potuto importunare qualche giovane donzella, più grande di lei, nei dintorni. Certo, risultava difficile rimanere indifferenti di fronte all'equipaggio che si portava dietro.

«Solitamente in questo periodo ed il primo di settembre, ad essere precisi.

- Non mi hanno mai fatto impazzire, ma come si dice, sono indispensabili. Le missive senza questi animaletti non arriverebbero mai a destinazione.

Lo guardò dritto negli occhi, con un'espressione piatta. Era lieta di trovarsi accanto un mago, adulto e attraente, proprio in quel momento di disgrazia, ma cercava di mantenere le dovute distanze. D'altronde chi era questo ragazzo? Non ricordava di averlo visto mai nemmeno a scuola, anni prima. Doveva essere evidentemente tanto più grande di lei.


enchanté.»

Il ragazzo fece come per farle un baciamano. Il suo fare la mise a proprio agio. Allungò il suo braccio e si fece salutare. Abbozzò un inchino con il viso. I suoi occhi color salvia brillavano. Abbozzò finalmente un sorriso anche lei.

- Il piacere e tutto mio.

*Mi chiamo Cassia Cavendish e lei è...*, pensò, ma non fece in tempo a parlare che l'uomo si offrì di portarle i bagagli.
Cassia apprezzò moltissimo il gesto. In quel momento gli avrebbe risposto che poteva portare via anche lei se voleva. Via da quella fogna babbana.
Ma poi quella roba dove l'avrebbe portata? Erano diretti dalla stessa parte? Non restava che chiedere.

- Le sarei molto grata, Sir, ma non credo siamo diretti nello stesso posto. Io vado a Dover. Lei, dov'è diretto?

Quel bastone, quella espressione oscura, le incutevano timore da un lato, dall'altro la eccitavano da morire. Non di rado aveva fatto incontri del genere e le avevano sempre lasciato un buon sapore. Se non fossero saliti sullo stesso treno, avrebbe comunque passato un'ora interessante. Adesso il suo obiettivo era scoprire chi era il ragazzo.


 
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La ragazza apri gli occhi che teneva chiusi, cercando di estraniarsi dal luogo, Vath lo capi dallo sguardo furente che la ragazza gli riservò pensando che si trattasse di uno di quegli insulsi babbani. Non potè fare a meno di sorridere non appena i suo occhi color acquamarina incontrarono quelli color salvia di lei. «In tutta onestà, Miss, i gufi sono solo uno dei tanti mezzi di comunicazione che possediamo.» Disse, abbassando leggermente la voce mentre il braccio di lei si allungò per esser salutata con il baciamano che, come galateo imponeva, sfiorò solo con le labbra il dorso della mano. «Modi che, una studentessa, tuttavia non potrebbe praticare.» Disse con una tonalità di voce ancor più bassa. Alla cortesia dell'uomo la ragazza parve rianimarsi tuttavia un espressione perplessa comparve sul volto. Indubbio, un incontro tra maghi era sempre una gioia. Sempre che la ragazza non appartenesse alla risma degli abbracciababbani traditori del proprio sangue o una di quei natibabbani che stavano bene a grufolare in mezzo ai loro simili. Una rapida occhiata alla ragazza però gli fece capire che non era di quella categoria, la ragazza possedeva portamento, carisma e quella sicurezza di se stessa che la faceva spiccare sulla massa. - Le sarei molto grata, Sir, ma non credo siamo diretti nello stesso posto. Io vado a Dover. Lei, dov'è diretto? - Un sorriso comparve a quella risposta, sorriso che sarebbe potuto esser scambiato per un sorriso cordiale ma che in realtà stava a significare che Remar si stava divertendo. Perché un mago adulto si sarebbe dovuto abbassare ad usare un treno? Considerando anche la pulizia e il sovrafffollamento che era solito albergare al loro interno. «In realtà sarei diretto a Canterbury. Ma le svelo un segreto Miss.» Disse avvicinandosi con il capo fino ad avere la sua bocca vicino all'orecchio di lei. La ragazza, a tale vicinanza, avrebbe potuto sentire le poche gocce di profumo dalle tonalità speziate e sensuali sul collo del ventisettenne. «Per quale motivo dovrei prendere quei carri merci, assiepato in mezzo a quei Babbani, quando una comoda Smaterializzazione congiunta potrebbe evitarci questo inutile disagio?» Sussurrò al suo orecchio per poi tirarsi nuovamente indietro con un sorrisetto sul volto.
 
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Per precisare
dialogo
narrato
*pensieri*




Il ragazzo rispose alla domanda di Cassia.
«In realtà sarei diretto a Canterbury...
Canterbury, non poi così lontano. Avrebbero potuto fare un tratto di treno assieme.
...Ma le svelo un segreto Miss.»

Sorrise. Che cosa aveva in mente?

«Per quale motivo dovrei prendere quei carri merci, assiepato in mezzo a quei Babbani, quando una comoda Smaterializzazione congiunta potrebbe evitarci questo inutile disagio?»
Poteva smaterializzarsi? *E allora che diavolo ci fai qui? Hai sentito il mio odore?*
E a proposito di odore. Il mago si espose quel poco che bastava per sentire un profumo che avrebbe incantato chiunque. A Cassia non importava come e perché lui fosse finito in quella stazione fetida. Adesso era lì e le aveva appena annunciato che potevano andarsene con la smaterializzazione.
Le fossette sulle guance non riuscirono a nascondere la felicità di quel momento. La giornata era cominciata decisamente male e la nuca era ancora umida. I riccioli bagnati dietro il collo ne erano un segno evidente. Evitare quel viaggio sarebbe stato meraviglioso.
Il suo viso cambiò di espressione quando rammentò che non si era più presentata.
Portò la mano destra in avanti, sperando che l'uomo la prendesse e lasciando così a lui le redini del suo destino, per quella giornata.
-Cassia Cavendish, mi scusi se prima non mi sono presentata. Sir, potrebbe davvero portarmi a Dover? Eviterei un viaggio a dir poco... Si guardò intorno disgustata... Deplorevole.

Nonostante il caldo, una lieve brezza le fece venire la pelle d'oca. Non era certa se si trattasse realmente del vento o se fosse elettrizzata per quello che le stava succedendo. Era dannatamente curiosa, avrebbe voluto fargli mille domande, la curiosità di una ragazzina che reprimeva ogni volta, perché si costringeva sempre ad assumere atteggiamenti maturi e pacati.
Cercò di placare il dissidio interiore che le affollava la mente e attese con impazienza il responso del ragazzo.

 
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L'espressione della giovane parve rabbuiarsi leggermente alla notizia che lui dovesse recarsi a Canterbury. Come si aspettava la ragazza non aveva considerato il fatto che lui poteva muoversi esente da restrizioni che invece uno studente o qualsiasi babbano potesse avere. Una volta che le sussurrò il suo, seppur banale, segreto la ragazza sorrise radiosa, facendole spuntare delle carinissime fossette sulle guancie. La ragazza avanzò la mano destra in avanti convinta che si sarebbe smaterializzato nel bel mezzo della stazione. -Cassia Cavendish, mi scusi se prima non mi sono presentata. Sir, potrebbe davvero portarmi a Dover? Eviterei un viaggio a dir poco...- La ragazza fece una piccola pausa, guardandosi attorno con evidente disgusto impresso sul volto. Deplorevole. Cassia Cavendish, ecco infine il nome della fanciulla che stava di fronte a lui, ed aveva anche un evidente disgusto per i Babbani fatto che gliela fece stare subito simpatica a Vath. «Ma certo. in fondo sono stato io per primo ad offrirmi di portare i vostri bagagli. Portare anche voi giovane Cassia sarebbe per me un piacere. Temo tuttavia che dovremo trovare un luogo abbastanza riparato alla vista di questi…» Inspirò, passandosi la lingua sui denti superiori trattenendosi dall'usare epiteti, indubbiamente giusti considerando quanto quei Babbani influenzassero la vita dei Maghi costretti a vivere nella macchia da troppo tempo, di fronte ad una ragazza. «…Babbani.» Disse infine, allungando la mano destra verso il bagaglio della ragazza. «Tuttavia conosco un posto qui vicino che potrebbe fare al caso nostro. Sono stato alcune volte a Dover, un po' per turismo, il castello che c'è li vicino è magnifico tra l'altro, altre volte per partire verso l'europa di conseguenza, ditemi, dove preferite che vi porti? I Giardini Pencester vanno bene per voi?» Disse per poi offrirle il braccio libero guidandola, se l'avrebbe accettato, fuori dalla stazione assieme a tutti i suoi bagagli. «Ditemi, Mademoiselle Cavendish, da come avete reagito in stazione posso supporre che siate una purosangue.» Domandò mentre camminava, la guidò fino a Crestfield Street per poi deviare verso sinistra sulla strada pedonale St. Chadis sgombra di possibili testimoni della ormai prossima smaterializzazione.

Edited by Vath Remar - 15/4/2018, 21:03
 
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dialogo
narrato
*pensieri*




«Ma certo. in fondo sono stato io per primo ad offrirmi di portare i vostri bagagli. Portare anche voi giovane Cassia sarebbe per me un piacere. Temo tuttavia che dovremo trovare un luogo abbastanza riparato alla vista di questi… Babbani» Vath fu in grado di esprimere il ribrezzo che provava nei confronti dei Babbani in maniera estasiante. Li detestava esattamente come li detestava Cassia e questo le diede agio di fidarsi ancora di più. Il ragazzo aveva un temperamento malvagio, lo percepiva. Il che era un bene, perché sposava perfettamente la natura della ragazza. Ma si sa che la malvagità non guarda in faccia a nessuno e per quanto ne sapeva poteva tranquillamente farle del male. Non erano amici, Cassia questo lo sapeva, tuttavia quella singolare figura aveva qualcosa di magnetico. Poco importava se l'avrebbe portata da qualche parte e le avrebbe inflitto le maledizioni senza perdono per torturarla. Cassia in quel momento non aveva molto da perdere. E comunque qualcosa le diceva che il ragazzo avesse buone intenzioni.
«Tuttavia conosco un posto qui vicino che potrebbe fare al caso nostro. Sono stato alcune volte a Dover, un po' per turismo, il castello che c'è li vicino è magnifico tra l'altro, altre volte per partire verso l'europa di conseguenza, ditemi, dove preferite che vi porti? I Giardini Pencester vanno bene per voi?»
I Giardini Pencester. Quante giornate aveva passato lì? Lontano dai Babbani su per i prati più isolati a giocare a torturare le lucertole insieme alle sue sorelle. Già... Era un posto che le avrebbe fatto ritornare in mente tanti bei ricordi e che insieme le avrebbe inflitto un terribile dolore. Ma quale miglior modo di esorcizzare il dolore se non andare in quel posto tanto bello quanto triste? Avrebbe dimostrato a se stessa che era più forte.
E Giardini Pencester sia.
Afferrò il braccio di Vath con delicatezza e si fece accompagnare.
- Sir Remar, sarei lieta di essere scortata ai Giardini Pencester.

«Ditemi, Mademoiselle Cavendish, da come avete reagito in stazione posso supporre che siate una purosangue.»
Mentre si incamminavano il ragazzo le fece una domanda personale a cui Cassia era felice di rispondere.
- Purosangue, certo. E le dirò di più. Nelle mie vene scorre da tre generazione solo il sangue dei Cavendish. I miei genitori sono cugini. Meno contenta fu di ricordare i suoi genitori. Le faceva strano parlare della parentela dei suoi genitori al presente dato che aveva ucciso il padre. Ma quel padre non era il suo, bensì delle sue sorelle. Il suo padre biologico era vivo e vegeto ed era chissà dove con la madre. Presto avrebbero fatto una brutta fine entrambi.
-Se posso chiedere, mi farebbe piacere se restasse con me per qualche ora. Sempre che non abbia molto da fare.
disse in fine Cassia, ora che erano prossimi a "partire".


Edited by Cassia Cavendish™ - 3/8/2017, 23:05
 
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La ragazza accettò con trasporto il braccio che Vath le offrì rispondendo affermativamente facendo sfoggio di altrettanta eloquenza. Il carrello su cui i bagagli della ragazza erano posti sferragliò lungo l'atrio della stazione per poi incontrare le piastrelle dell'esterno ed infine toccare il duro asfalto londinese. La rara giornata soleggiata era rinfrescata da una fresca brezza proveniente da nord, tanto da rendere i numerosi locali sulla strada pieni di avventori per potersi refrigerare con i loro condizionatori. I Babbani e la loro tecnologia, sospirò e scosse la testa a quella vista. -Purosangue, certo. E le dirò di più. Nelle mie vene scorre da tre generazione solo il sangue dei Cavendish. I miei genitori sono cugini.- Rispose la ragazza con orgoglio. Orgoglio che Vath da brava serpe quale era seppe riconoscere. Le sorrise, annuendole. «Non che mi aspettassi nulla di diverso da una signorina come voi, Cassie, purtroppo la nostra demografia ci costringe a quello. Siamo nettamente in minoranza e molti maghi e streghe accentuano questo divario annacquando il loro sangue mischiandosi a "loro".» Replicò cordialmente il ragazzo. Era più che convinto del fatto che lo statuto internazionale sulla segretezza magica andasse rivisto, pensieri che tuttavia teneva gelosamente per se, poiché un conto era esprimere alcune opinioni così senza sbocco su un pensiero più complesso, un altro era dar voce e condividerlo con chi nonostante tutte le cose in comune aveva conosciuto pochi minuti prima. Cassia espresse la richiesta di poter trascorrere del tempo con lui una volta arrivati a Dover e il ventisettenne la guardò begli occhi, facendo incontrare l'acquamarina con la salvia. «Sarà per me un piacere trascorrere del tempo assieme a voi, Cassie. Tuttavia non posso trattenermi troppo, mi ero recato qui a Londra per alcune questioni familiari e poi dovrò far ritorno a casa da mia moglie che l'ho lasciata a letto assieme ai miei figli. Ma per il tempo che trascorreremo assieme farò tesoro di ogni vostra parola. Siete pronta?» Disse infine osservandosi attorno, nessuno nella strada e nessuno alla finestra. Una volta che la ragazza avesse risposto affermativamente
Vath Remar visualizzò nella mente la propria destinazione: una piccola struttura di legno che sorgeva al centro del parco, poi con determinazione e decisione compì il giro necessario per trasportare se stesso, la ragazza ed i suoi averi nel punto da lui deciso.

La giornata a Dover era uggiosa, il cielo coperto da nubi scoraggiava i turisti a visitare spazi aperti e i Babbani locali o erano tutti nella City o al loro lavoro in uffici nei palazzi di Dover. Addirittura potevano sentire il cinguettio degli uccelli che, una volta ripresi dallo schiocco della smaterializzazione ritornarono alle loro faccende. «Eccoci qui.» Le disse, la Smaterializzazione poteva essere uno shock le prime volte e la ragazza forse non era abituata. La accompagnò verso una delle numerose panchine, preferibilmente posizionata all'ombra di un albero.

Edited by Vath Remar - 4/8/2017, 00:10
 
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dialogo
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«Non che mi nulla di diverso da una signorina come voi, Cassie, purtroppo la nostra demografia ci costringe a quello. Siamo nettamente in minoranza e molti maghi e streghe accentuano questo divario annacquando il loro sangue mischiandosi a "loro".»
Era vero, ma era vero anche che c'erano ancora tanti Purosangue in giro, per fortuna e che quindi non era ancora tutto perduto. Cassia si chiedeva che senso aveva mischiarsi con i Babbani. Al di là del fatto che facevano ribrezzo e al di là del fatto che ciò di cui si occupavano e ciò che utilizzavano per vivere fosse terribilmente banale ma... Che senso aveva stare con qualcuno che non aveva assolutamente nulla in comune con te.
*Bleah*
-Concordo, Sir, la malsana abitudine di accoppiarsi con i Babbani è semplicemente orribile. Non mi capacito di come si possa pensare di accoppiarsi con questi... si guardò bene attorno e notò con piacere che non ce n'erano in giro. Erano quasi pronti per partire... maiali. Mi vengono i brividi solo se mi sfiora il pensiero. Comunque, Sir, la ringrazio molto per quello che sta facendo per me. Come ben immaginerà, oltre ad essere una Purosangue, sono anche molto facoltosa. Saprò sdebitarmi. Mi chieda pure tutto quello che vuole.
Nel frattempo il ragazzo le aveva intimato che non si sarebbe fermato molto ai Giardini con lei e che sarebbe dovuto tornare dalla sua famiglia. Lo fece però guardandola dritto negli occhi, quegli occhi così simili ai suoi, poiché profondi e intensi. Non poté fare a meno di perdersi all'interno di quello sguardo.
Dovette però ricomporsi, perché quello che aveva appena ricevuto era un sonoro "no" e non era abituata a riceverne tanti. In più stava apprendendo che c'era una famiglia e dei figli ad attendere l'uomo. *E ti aspettavi che restasse con te? Che sciocca!* La giornata non era ancora finita, tutt'altro, era appena cominciata. E sperava terminasse meglio di come si prospettava. Lo sguardo della ragazza non si staccò da quello del ragazzo. Abbozzò un sorrisetto d'intesa, infantile per certi versi. Sbatté le ciglia una volta. Non intendeva mollare la presa. Cassia era piccola, una quattordicenne in piena tempesta ormonale. Ma era abbastanza grande da sapere come muoversi anche di fronte ad un uomo. Si avvicinò leggermente al viso del ragazzo. Erano abbastanza vicini da poter permettere al ragazzo di sentire l'odore della pelle e dei capelli della ragazza. Camomilla, per l'esattezza, unito all'odore naturale della ragazzina che sapeva per metà di bambina, per metà di donna.

-Sir, mi permetta almeno di offrirle qualcosa da bere. La mia tenuta è a pochi passi dai Giardini. Potremmo prendere un po' d'aria e poi rinfrescarci a casa. Suvvia, si smaterializzerebbe a casa in un batter d'occhio.

Prima che potesse rispondere i due erano pronti pronti. Non c'era nessuno e Vath si smaterializzò.
In un batter d'occhio si trovarono a destinazione. Non aveva ancora finito di sentire il classico "crack" che si ritrovò catapultata. Non si reggeva bene in piedi e aveva una leggera nausea. Adesso che ci pensava non si era mai smaterializzata prima d'ora. Mentre le vertigini la tormentavano ancora, Cassia ebbe la lucidità per emettere un flebile suono, prima di dirigersi su una delle panchine di fronte a loro.

-... allora?

 
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Certo, la ragazza aveva spirito: un orgogliosa purosangue fiera della propria genealogia e come non esserlo, essere maghi era un vanto ed una famiglia purosangue da generazioni non poteva che esserlo ancor di più. Poco prima della smaterializzazione la ragazza aveva detto a Vath qualcosa che lo fece ridacchiare. -Concordo, Sir, la malsana abitudine di accoppiarsi con i Babbani è semplicemente orribile. Non mi capacito di come si possa pensare di accoppiarsi con questi...maiali. Mi vengono i brividi solo se mi sfiora il pensiero.- Solo una volta che fu a Dover poté replicarle con un sorrisetto che dalle serate nella sala comune sotto il lago non aveva. «Forse, queste donne e questi uomini hanno la malsana perversione di sporcarsi rotolando nella porcilaia assieme a questi animali.» La ragazza tuttavia non aveva concluso il suo discorso così Vath tacque ascoltando i suoi ringraziamenti e l'offerta di potersi sdebitare. «Vi ringrazio Cassie, non è per una ricompensa che vi ho aiutata. I vostri ringraziamenti sono una ricompensa più che generosa per una cosa così banale. In fondo tra maghi ci si deve aiutare, altrimenti davvero, in che mondo finiremo? Accetto di buon grado un drink alla vostra abitazione.» Vath Remar si accorse della situazione della ragazza dopo la smaterializzazione così la fece accomodare sulla panchina per poi sedersi accanto a lei. Era vero che la Smaterializzazione creava stordimento ma cosi tanto da far comportare le ragazze in una maniera così disinibita? Probabilmente no, anche perché era successo prima della smaterializzazione, così la domanda che si pose il ventisettenne fu: "Cosa fai alle ragazze Vath Remar?" Erano i suoi modi così galanti, la cavalleria a farle letteralmente scioglierle ai suoi piedi? In passato ad Hogwarts aveva avuto varie spasimanti e di certo aveva trattato tutte in ugual maniera. Era quello il suo segreto? La ragazza, prima della smaterializzazione, si era sporta tanto abbastanza per far sentire all'uomo il suo profumo alla camomilla unito al profumo naturale della sua pelle. Sorrise lievemente, se il piccolo Simon avrebbe preso da lui in futuro il proprio secondogenito non avrebbe avuto problemi con le ragazze. Solo ora, seduti su quella panchina, ebbe modo di risponderle. «Riposate un attimo Cassie, poi ci dirigeremo alla vostra residenza.» Promise osservandola negli occhi.

Edited by Vath Remar - 4/8/2017, 00:26
 
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*pensieri*





Cassia si sedette accompagnata da Vath.
La nausea stava passando. Diede uno sguardo preoccupato a Zeus. Non era in gran forma, vomitò nella gabbietta. *Vedi di non crepare adesso mostriciattolo*.
Fece un paio di respiri pieni *Inspira col naso, espira con la bocca*. Sembrava apposto, le vertigini erano passate e lo stomaco era pronto per assaporare acqua e conseguente dell'ottimo vino rosso, invecchiato. Non vedeva l'ora.
Il ragazzo accettò l'invito come sperava, evidentemente la sua tecnica aveva funzionato. La smaterializzazione era incredibile. Era arrivata dall'altra parte dell'isola Britannica in un attimo e lì dove prima c'era un sole eccessivamente caldo, ora era nuvoloso e fresco, decisamente meno umido. Dover si trovava molto più vicino al mare e la brezza era molto più dolce rispetto all'aria pesante della metropoli. Assaporò con un ultimo respiro l'aria e si concentrò sul ragazzo, che era seduto accanto a lei. Prima di andare in tenuta gli avrebbe chiesto un po' di cose. Un contatto esterno le avrebbe fatto comodo e se doveva correre dalla moglie, gli avrebbe lasciato comunque qualcosa, che lo avrebbe costretto a restare ai suoi servigi, ogni tanto.

-Allora Sir Remar, è stato tanto gentile, ripugna i babbani, ha questo sguardo meraviglioso. Mi dica... Chi è lei?

Era un mago sotto la trentina, quello lo aveva capito. Era scaltro furbo e aveva un bastone alquanto singolare. Nel frattempo che aspettava la risposta si permise di sfiorare il serpente che si trovava alla sommità dell'oggetto che doveva essere tanto caro al mago. Che fosse stato un Serpeverde? Le probabilità erano molto alte.
Sfiorò la testa dell'animale scolpito con un dito, era molto bello, lo guardava come se fosse stato un serpente vero, reale. Era attratta dai serpenti, li trovava degli esseri meravigliosi. Pericolosi, velenosi, e solitari. Alzò lo sguardo verso il mago. Sì, doveva essere decisamente una serpe.
Con i piedi riusciva a sentire la morbidezza dell'erba, li strofinava lentamente sul terreno.


 
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La ragazza osservò preoccupata il proprio gufo, una volta che ebbe controllato il suo stato si alzò, Vath con lei per non farle mancare un appoggio sicuro in caso di cedimento. Fece un paio di passi prima di voltarsi nuovamente verso di lui ed esprimere la propria domanda. -Allora Sir Remar, è stato tanto gentile, ripugna i babbani, ha questo sguardo meraviglioso. Mi dica... Chi è lei? L'uomo sorrise al complimento della ragazza che nel frattempo iniziò a carezzare la testa del bastone da passeggio, attratta dal serpente in argento. «Mi dica, signorina Cavendish. Chi crede che io sia?» Chiese in risposta alla domanda della giovane permettendole di carezzare la testa del serpente del proprio bastone. «Indubbiamente avrà capito già da se che ad Hogwarts facevo parte della nobile casata di Salazar, come credo ne facciate parte anche voi Miss. All'epoca ho dato lustro alla nostra casata ricoprendone il ruolo di Prefetto e poi Caposcuola. Una volta terminati gli studi, con ben sette M.A.G.O., ho viaggiato per l'Europa per poter migliorare la mia fluidità con le lingue straniere, approdando anche in Arabia Saudita e in Russia anche se tuttavia quelle lingue sono ancora da migliorare. Adesso, rientrato in patria da circa un anno, ho fatto domanda al Ministero, sperando di poter servire al meglio il nostro paese e i nostri diritti di maghi nell'ufficio Cooperazione Magica Internazionale.» Le rispose in un unica volta, senza pause con un sorrisetto. «Invece, cosa posso sapere io di voi?»
 
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view post Posted on 4/8/2017, 00:54
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dialogo
narrato
*pensieri*





Il ragazzo fu breve e conciso. Un Serpeverde come pensava. Ed era una Serpeverde anche lei, il mago aveva intuito bene. allontanò l'attenzione dal bastone e rispose soavemente.

-Esattamente, Serpeverde, come tutti in famiglia. Avrà forse avuto l'onore di conoscere mia cugina Aryadne? Lei è decisamente più famosa di me in quella scuola. Più rossa, più alta, un po' più fragile a mio avviso.

Ammirava la cugina. Era una studentessa brillante, al contrario di lei, ma si abbandonava spesso alle emozioni. Di certo aveva una storia familiare meno cupa della sua, questo forse influiva.

- Chi credo che lei sia? mentre camminava alzò la testa come per per stiracchiarsi .. credo che lei sia un ottimo partito.

Era decisamente un ottimo partito. Se riusciva veramente ad entrare nel ministero poteva essere un ottima pedina per Tu sai chi. Ma erano possibilità remote che Cassia non avrebbe avuto la possibilità di verificare. Sapeva bene che certi affari non sarebbero mai passati per la sua bocca. Da lontano si poteva scorgere la tenuta di famiglia, maestosa e posta proprio di fronte i Giardini.

Chiese poi alla ragazza che cosa potesse sapere di lei. In verità poteva sapere tante cose visto che non nascondeva il suo passato, per altro pubblico.
- Sono una pessima studentessa al contrario tuo. Sono stata lontana dalla scuola per tre anni, per cui sono ancora molto indietro. La natura della mia lontananza risiede in affari di famiglia molto delicati. Mio padre è morto tre anni fa e mia madre è scappata con il cugino e mante. In compenso quella tenuta che vede davanti è tutta mia, elfi compresi.. scosse la testa. Anche gli elfi le facevano ribrezzo. .. Non c'è molto di speciale all'interno della mia storia. In realtà devo scoprire ancora parecchie cose. Mia cugina sarà sicuramente più informata.. La bella e perfetta Aryadne... Sir, temo che siamo quasi arrivati, quindi se vuole scappare è questo il momento. *dopodiché resterai qui per un bel po'*.

La tenuta era esattamente sotto i loro occhi. Avrebbero potuto bere del vino e deliziarsi con dell'uva fresca di raccolto.
Arrivati a quel punto Cassia non sapeva più dove sarebbero andati a parare. Lui sembrava molto cortese e ben educato, pronto ad accontentarla ma non sembrava volesse perdere tempo. A lei sarebbe piaciuto se il ragazzo fosse rimasto ad intrattenere una conversazione esilarante. Allo stesso tempo lui sembrava poco disposto a rilasciare troppe informazioni.
Le risposte del ragazzo erano perfette, secche che non tralasciavano la possibilità di ribattere.
Fino a quel momento si era parlato di babbani, di elfi, di scuola, di superficiali informazioni che appartenevano alle rispettive vite. Non voleva lasciare tutto in superficie ma per farlo doveva trovare qualcosa per far abboccare Vath.
Il vino probabilmente sarebbe stato d'ispirazione.



Edited by Cassia Cavendish™ - 4/8/2017, 02:25
 
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view post Posted on 4/8/2017, 12:18
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-Esattamente, Serpeverde, come tutti in famiglia. Avrà forse avuto l'onore di conoscere mia cugina Aryadne? Lei è decisamente più famosa di me in quella scuola. Più rossa, più alta, un po' più fragile a mio avviso.- L'uomo sorrise, il suo intuito l'aveva premiato ancora una volta, la ragazza aveva parlato di una cugina Aryadne Cavendish, Serpeverde anche lei, "Più rossa, più alta, più fragile a mio avviso." tuttavia l'uomo non ne aveva memoria. «Temo di non averne memoria, quanti anni ha vostra cugina?» Poi infine lei rispose alla sua domanda retorica con un altra adulazione. - Chi credo che lei sia? .. credo che lei sia un ottimo partito. - Il ventisettenne sorrise nuovamente a quel complimento ma con tutto il garbo e la dolcezza possibile le replicò in modo fermo. Si fermò di fronte a lei, posando la propria mano sinistra sulla spalla destra della ragazza. «Miss Cavendish, mi duole dirvi che l'ottimo partito di cui state parlando è già legato a qualcuna. Sono sposato e sono anche padre di due meravigliosi gemelli, una femmina ed un maschio. Vi ringrazio per le attenzioni e le lusinghe ma spero che voi possiate comprendere il fatto che non posso, ne voglio, incrementare quest'infatuazione che voi provate nei miei confronti. Non mi fraintendete, siete bellissima e con una famiglia di rispettabili purosangue alle spalle, avremo come minimo dieci anni di differenza. Non posso esser quello che voi cercate in me ma posso esservi un leale amico, un confidente e persino un aiuto per la Scuola ma non quello che mi chiedete.» Lo sguardo velato da quella mestizia solita che si usa avere nel dare certe notizie scomode. La ragazza lo informò della sua tragica situazione familiare e il ventisettenne si sentì un verme ad aver chiesto una cosa che per lei poteva essere ancora fonte di dolore. «Perdonate, non avevo idea. Mi dispiace per quello che avete dovuto passare.» La ragazza tuttavia nonostante il tragico lutto era contente di annunciare che la proprietà di fronte a loro era di sua proprietà. Vath Remar si voltò, senza rendersene quasi conto, parlando e camminando al tempo stesso erano arrivati alla residenza di Cassie. Sorrise al vedere che anche per gli elfi domestici aveva ripugnanza. -Sir, temo che siamo quasi arrivati, quindi se vuole scappare è questo il momento.- Proferì la ragazza con tono scherzoso, tono che da un lato divertì il ventisettenne ma dall'altra lo irritò perché metteva in dubbio la sua parola. «Cassia Cavendish non scapperò, vi ho dato la mia parola che accetterò di buon grado il drink che voi, così gentilmente, mi offrirete.» Le disse con un sorriso ammonendola leggermente con il proprio tono.

Edited by Vath Remar - 7/8/2017, 00:31
 
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view post Posted on 6/8/2017, 23:08
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dialogo
narrato
*pensieri*





Cassia era davanti alla porta. Stava per toccare l'enorme anello presente su di essa. Gli elfi avrebbero sentito un tonfo sordo si lì a poco. Aspettavano certamente la non adoratissima padrona, ma di certo sarebbero corsi a sbrigare le faccende, anche più inutili per ricordarle che non erano oziosi. E invece lo erano eccome. "Quando il gatto non c'è, i topi ballano". Aveva fatto eliminare già un paio di loro che al suo arrivo, negli anni passati, si erano permessi di lamentarsi, sotto voce, della sua venuta. Quando Cassia non c'era la tenuta restava senza padrone e gli elfi erano praticamente liberi di fare ciò che più lo aggradava. Per il trentun luglio tutto tornava com'era. Era certa che quel paio di giorni in più che avevano atteso fossero stati per loro al contempo i più duri ma anche i più eccitanti. Certamente gongolavano, immaginando che Cassia avesse fatto una brutta fine.

Fece un ghigno. Li avrebbe torturati per un mese intero. Cassia non ebbe nemmeno il tempo di bussare che la porta si aprì in un baleno. Ad accoglierla fu uno dei venticinque elfi che si prendevano cura della sua casa. Non ricordava il suo nome. L'elfo sembrava abbastanza agitato e allo stesso tempo mostrava un atteggiamento di sottomissione. *Cosa stavate combinando?*
- M...Miss C...Cavendish, bentornata! Ha f...ame? Le faccio preparare subito il roast beef.
-Il roast beef era il piatto preferito di quel pazzo di mio padre, disse con sufficienza. - Portaci da bere e soddisfa tutte le richieste del nostro ospite.
Si avvicinò all'orecchio sinistro dell'elfo quel tanto che bastava da non permettere a Vath di sentire e sussurrare.
-Se scopro che avete combinato qualcosa, qualsiasi cosa che possa mettermi in imbarazzo, farai la stessa fine di mio padre.
Si ricompose e fece cenno all'ospite di entrare.
-La prego, faccia come se fosse a casa sua.
Si girò di scatto verso l'elfo che manteneva il pomello della porta in attese che l'ospite entrasse.
-Portami un calice di vino rosso. Sir Remar, lei cosa desidera?

Non aveva dimenticato quello che che Vath le aveva detto poco prima, semplicemente voleva attendere di entrare per mettere in chiaro tutto, una volta e per sempre. Non aveva ignorato l'uomo, aveva semplicemente deciso di attendere il momento giusto. Il momento in cui due persone si accomodano per bene, senza pensieri e possano, davanti ad un bicchiere discutere.

All'entrata si poteva apprezzare il maestoso salone della tenuta. Tutto sapeva di sua madre lì dentro. L'odore nauseabondo dell'arredo, che le ricordava quello che aveva subito nel suo breve ma triste passato, sarebbe sparito quella stessa estate. Avrebbe rifatto tutto da capo a modo suo. In ogni caso quella era casa sua e, arredo a parte, doveva focalizzare la sua attenzione sull'ospite e non su quanto ci fosse di sbagliato in quella casa.


Sul tavolino era stato sapientemente disposto dagli elfi un seau a glace con due bottiglie di champagne. Ma lo champagne serviva per festeggiare e in quel momento non le sembrava di aver vinto nulla. L'elfo tornò con due bicchieri, uno per lei e uno per lui. Lei prese il calice dal vassoio, facendo attenzione a non toccare le rugose mani dell'animale. Mentre teneva con le dita la sommità del bicchiere, poggiò le natiche, lentamente sulla poltrona, poggiò il cappello per terra. Era pronta per rispondere. Fece cenno all'uomo di accomodarsi sul divano. Attese che l'uomo decidesse in qualche luogo e in che modo volesse posizionarsi per sancire il suo momento di ascolto.

-Sir Remar, devo chiederle scusa. I miei atteggiamenti sono stati alquanto sconsiderati considerando che siete un uomo sposato e che siete stato molto chiaro sulle vostre intenzione. Non è da me permettere alle persone di ripetersi, lo considero un atteggiamento molto infantile. Permettetemi dunque di riconsiderare le mie di intenzioni. Il fatto che io sia una donna ancora molto giovane non vuol dire che non sia abbastanza intelligente da comprendere che c'è un momento per tutto, e questo è il momento di abbassare le armi. Non la importunerò più con i miei sguardi.
Bevve un sorso di vino che le scaldò la gola. Riprese il discorso, guardando l'uomo negli occhi.
-In fondo si sa che è caratteristica dei Serpeverde comunicare con gli occhi ancor più che con la bocca e ho sicuramente interpretato male i suoi.
Gli intenti tra i due erano finalmente chiariti. Cassia non ci era rimasta male. Amava le sfide ma quando non veniva lasciato uno spiraglio, una briciola di possibilità, non andava avanti. Le sfide impossibili, i paradossi, la annoiavano. Se qualcosa è inspiegabile o impossibile, è totalmente inutile sprecare le proprie energie.

Non per questo aveva perso l'attenzione nei confronti del suo ospite che, come le avevano insegnato e come credeva fermamente, era la cosa più importante in quel momento all'interno della sua dimora. Quindi continuò, senza dar fiato ai suoi polmoni, la conversazione.
-Per quanto riguarda mia cugina Aryadne, ha sedici anni. Non m'illudevo del fatto che l'avesse incontrata tra i corridoi, ma gli studenti in gamba spesso riecheggiano al di là delle mura di Hogwarts. Per quanto riguarda invece mio padre, la prego di non dispiacersi. Per me la sua morte è stato un gran sollievo.

Bevve un altro sorso.


OT: sono andata avanti nelle azioni dando per scontato che entrassi, che ti accomodassi e che ricevessi il tuo bicchiere.
Non mi sono ovviamente azzardata a specificare in che modo hai intenzione di accomodarti, né cosa bevi. Ho cercato di essere coerente e di andare avanti onde rischiare di rimanere sull'uscio della porta.
 
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