King Cross è infestata, ~ Vath

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La giovane ragazza fece quasi per bussare alla porta di casa, sfiorando il batacchio con le dita affusolate quando la porta si aprì e sulla porta apparve un elfo domestico. Terrorizzato l'elfo salutò la propria padrona chiedendole se aveva fame e che le avrebbe preparato del Roast beef. La cosa si faceva interessante, la reazione dell'Elfo alla venuta della padrona era un elemento che portava Vath un passo in avanti nella capire con chi aveva a che fare. La risposta di lei non attese ad arrivare che con sufficienza replicò che il piatto proposto era il preferito del padre e di servire il proprio ospite come se fosse uno di casa; ordine insolito dato che gli elfi rispondono solo al loro padrone. Lui al gesto d'invito di lei entro nella casa superando l'elfo degnandolo di un unico sguardo carico di disgusto. Piccoli schiavi contenti di esserlo, come razza erano utili solo per le faccende domestiche e piccole mansioni di poco conto. «Vi ringrazio Cassie, per il momento direi che mi basta solo una Burrobirra. Avete una splendida casa.» Ed era vero, solo l'ingresso avrebbe potuto contenere una volta e mezza la casa in cui abitava assieme a Sybella. Tempo al tempo, anche lui avrebbe avuto una casa come quella, se non migliore. Raggiunse assieme a lei una stanza, dove era già stato preparato due bottiglie di Champagne con i rispettivi calici. Poco dopo arrivò l'elfo, con le consumazioni richieste e Vath notò come la ragazza fece attenzione a prendere il calice senza toccare l'elfo. Infine si sedette sulla poltrona, facendo cenno a Vath di prender posto che si sedette sul divano, accavallando la gamba destra sulla sinistra e appoggiando il bastone da passeggio contro il bracciolo del divano. «La ringrazio per la spiegazione Miss. Cavendish. Ed apprezzo le vostre parole, sul serio. Tuttavia credo che su una cosa state sbagliando. La caratteristica di noi Serpi è l'elusività, l'astuzia di non lasciar percepire all'altro cosa pensiamo veramente. I miei occhi potrebbero dire qualcosa che tuttavia non rifletterebbe ciò che davvero penso. Prendete ad esempio un possibile incontro tra persone che non si conoscono. Mi è successo giusto qualche giorno fa: a Kings Cross, avevo incontrato un uomo. Da come parlava era più che evidente che fosse un mago, non si curava minimamente del fatto che accanto a noi passassero dei Babbani che avrebbero potuto sentire, anzi. Beh i miei occhi mostravano perplessità alle parole dell'uomo ma quello che in realtà stavo pensando era: se certi elementi del genere sono liberi di girare, incuranti dello statuto internazionale sulla segretezza magica, cosa ne sarà dell'esempio che noi adulti dovremmo dare a voi giovani maghi? In fondo la mia e la vostra generazione dovrebbero essere la nuova classe magica tra qualche anno.» Diede un sorso alla Burrobirra e osservò la ragazza che spiegò di sua cugina più grande di un paio d'anni. Tralasciò il discorso e invece iniziò a formulare un'altra domanda più complessa ma al contempo rivelatoria sulla natura di Cassia Cavendish. «Ditemi Cassia, cosa pensate riguardo al futuro, dove vedrete voi stessa e l'Inghilterra magica nei prossimi quindici anni? Pensateci bene e rispondete sinceramente, ve ne prego.» Chiese per poi bagnarsi la gola con un secondo sorso di Burrobirra.
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Cassia ascoltò con attenzione le parole del giovane. Era d'accordo con lui. Effettivamente stava confessando di aver giocato con lei poco prima. Non era l'uomo che voleva far credere di essere. Era uno stratega. Bevve un sorso di vino. A quel punto non era più certa di quali fossero le intenzioni dell'uomo. Se l'aveva aiutata per galanteria non c'era motivo di comunicare con il suo sguardo cose diverse da quello che in realtà intendeva. Cassia era un po' confusa. Da un lato c'era l'uomo che credeva di aver conosciuto, ovvero l'uomo che accompagna una ragazza, lusingato dagli sguardi di lei e tutto d'un tratto dall'altro c'era l'uomo che le aveva parlato cinque minuti prima, che l'aveva accompagnata solo per garbo e che non voleva comunicarle null'altro.
Tutto ciò non aveva molto senso. Arrivata ad un certo punto, però, le interessava poco. In effetti lì davanti a lei c'era niente di più di un uomo. Beveva Burrobirra, era sposato, aveva dei figli. Certamente doveva essere ambizioso. Nessun Serpeverde, purosangue che conosceva era rimasto in miseria. Ma la sua personalità era diventata all'improvviso indecifrabile. Tutti gli elementi che Cassia aveva per decifrare l'uomo erano completamente in controsenso l'uno con l'altro.
Era quello forse il mondo degli adulti? Lei, forse per la sua giovane età, era abituata a vedere tutto in modo più chiaro più lineare. Per lei era tutto o bianco o nero, non esistevano mezze misure.
Era come dire che avrebbe dovuto lasciare il padre paralizzato per sempre; come a dire che torturarlo per una vita intera sarebbe stato peggio. No. Lei era abituata alle cose semplici. Le cose complicate e imperscrutabili erano come zanzare che ti ronzano nelle orecchie. Le zanzare si schiacciano all'istante, non si torturano.
Forse col tempo avrebbe imparato che le persone agiscono in tanti modi differenti e che Vath era uno di quelli che agiscono in maniera complicata.
Girò il capo verso la destra. Gli avrebbe risposto, stavolta senza guardarlo negli occhi. Non perché avesse qualche emozione da nascondere. ma semplicemente perché era una risposta che non le sembrava poi così importante. Non meritava lo sguardo di nessuno. Meritava lo sguardo nel vuoto.

- Ottima domanda, Sir Remar. Quindici anni sono tanti. Quindici sono gli anni che compierò tra qualche mese, quindi mi sta chiedendo cosa farò quando avrò il doppio degli anni. Sarò sincera, come mi ha chiesto lei. Voglio la distruzione. Distruzione di tutto ciò che mi ha reso tanto infelice. Non c'è felicità nei miei occhi, né nei miei ricordi. E arrivata ad un certo punto non è nemmeno quello che cerco. Nemmeno l'amore. Ah, l'amore. Mi sono innamorata tante volte, in primis ero innamorata della mia famiglia. La mia famiglia perfetta che si è rivelata essere un bluff. La mia missione nel breve termine è eliminarla tutta. Nei prossimi quindici anni mi immagino parte di una squadra con la missione di eliminare Babbani e creature inutili. Non mi interessa conquistare il mondo. Quando il mondo diventerà puro, posso andarmene.

Voleva essere una Mangiamorte? Forse, non ne era sicura. Ci avrebbe pensato quell'estate.
Girò il viso verso il suo interlocutore. Aveva una espressione cupa. Aveva appena confessato di essere uno strumento, un tramite. Non le interessava dare continuità alla propria esistenza, vivere di sfarzi, non le interessava riempire la propria vita, semmai voleva svuotarla per rendere se stessa un corpo e basta. Certo purificare il mondo sarebbe stato un atto di goduria. Certamente avrebbe continuato a provare emozioni intense. Era appena un'adolescente, non si prendeva in giro. Non si aspettava di diventare una donna priva di tutto ciò che fa parte della vita di ognuno. Ma aveva uno scopo e lo avrebbe portato a termine. Certo quattro anni prima, quando le arrivò la lettera per Hogwarts, mai si sarebbe aspettata una cosa del genere. Si aspettava di trovare marito tra i Serpeverde, un marito purosangue che le avrebbe regalato tanti figli e che l'avrebbe resa ricca e potente.
Ora tutto questo non le interessava più.
Emise un lieve sorriso espirando.

- E invece lei, Sir Vath? Quali sono i suoi progetti per i prossimi quindici anni?



 
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Vide la perplessità sul volto di Cassia, forse quei discorsi erano ancora troppo complessi per lei. La ragazza voltò lo sguardo verso destra riflettendo su quella domanda. - Ottima domanda, Sir Remar. Quindici anni sono tanti. Quindici sono gli anni che compierò tra qualche mese, quindi mi sta chiedendo cosa farò quando avrò il doppio degli anni. Sarò sincera, come mi ha chiesto lei. Voglio la distruzione. Distruzione di tutto ciò che mi ha reso tanto infelice. Non c'è felicità nei miei occhi, né nei miei ricordi. E arrivata ad un certo punto non è nemmeno quello che cerco. Nemmeno l'amore. Ah, l'amore. Mi sono innamorata tante volte, in primis ero innamorata della mia famiglia. La mia famiglia perfetta che si è rivelata essere un bluff. La mia missione nel breve termine è eliminarla tutta. Nei prossimi quindici anni mi immagino parte di una squadra con la missione di eliminare Babbani e creature inutili. Non mi interessa conquistare il mondo. Quando il mondo diventerà puro, posso andarmene. - Disse, rivelando informazioni che un adulto non avrebbe rivelato a cuor leggero, chi mai avrebbe rivelato omicidi in programma e la probabile affiliazione ad una squadra di eliminatori di babbani. La storia contemporanea era una bazzecola per Vath, studiata a storia della magia ma anche tenendosi informato per conto proprio. Una squadra del genere esisteva ed era capitanata dall'oscuro signore. Si volto verso di lui e il ventisettenne vide che l'espressione della ragazza era cupa. «Spero vivamente che queste cose non le rivelate a cuor leggero al primo incontrato. Le vostre confidenze saranno al sicuro con me ma il mio consiglio è più che mai valido, specialmente considerando che siete ancora giovane e raggirabile, se le avessi mentito e avrei intenzione di far richiesta anziché alla Cooperazione Magica Internazionale all'ufficio Auror vi sareste già tradita. Per quel che vale, spero di vedermi al ministero, si spera in una posizione di rilievo, non mi interessa molto di sterminare babbani, sarebbe come essere un bimbo con una lente che gioca a dar fuoco a delle formiche, che possano marcire nei loro tuguri. Di una cosa però sono certo, non lascerò che per le loro insensatezze venga versato prezioso sangue magico. Le loro battaglie un tempo erano combattute su campi di battaglia con asce, spade e balestre, la popolazione civile difficilmente veniva coinvolta. Oggi con la loro tecnologia militare intere città potrebbero essere spazzate via con la pressione di un unico bottone. Voglio far si che i loro arsenali bellici vengano smantellati e se riuscirò ad attrarre altri stati verso questa linea di pensiero abrogherò lo statuto internazionale sulla segretezza magica, dandoci il giusto posto sopraelevato rispetto alla maggioranza babbana nel mondo.» Iniziò a dire, facendole quella confidenza. La ragazza aveva del potenziale, certo l'età le consentiva di esser come creta grezza pronta ad esser sbozzata. «Credo che avere degli obbiettivi sia a breve, che a lungo termine sia salutare, ti da uno scopo per andare avanti.»
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Vath le intimò di stare attenta, avrebbe potuto tirarsi i piedi da sola. Ma Cassia sapeva che fin quando era una studentessa minorenne, non aveva nulla di cui temere. L'età era dalla sua parte e anche se di fronte a lei avesse avuto un Auror (cosa che era certa avrebbe dichiarato comunque subito), lo stesso avrebbe probabilmente perso più tempo a farle cambiare idea che ad ammonirla. In ogni caso fece tesoro di quel prezioso consiglio.
Cassia si fidava di Vath per il semplice motivo che era stato un Serpeverde ed era un Purosangue. Certo, non comprese li'opinione in merito alla eliminazione dei babbani, per cui alzò impercettibilmente il sopracciglio. Se non ti serve perché tenerlo? A maggior ragione se i babbani non servivano a nulla se non per mangiare, dormire, defecare e fare figli come conigli.
Poco male se Vath voleva conviverci mettendoli all'interno di un recinto. Su una cosa erano d'accordo. Erano dei roditori.
Terminò il suo calice di vino mentre ascoltava con attenzione le ultime battute del mago.

- La sua è una grande ambizione. Mi auguro per lei che riesca a raggiungere tutti i suoi obiettivi.

Si alzò e posò il calice sul tavolino. Il ghiaccio nel secchiello si era sciolto e le bottiglie di champagne galleggiavano.

-Qualche elfo venga a portare via questa brodaglia. Subito.

Una bestiolina si avvicinò timidamente. Non proferì parola, si inchinò e portò via il tutto.

-Riempi il calice.

Si sedette nuovamente.

- Sir Vath avere degli obiettivi è importante, sì, immagino soprattutto per lei che ha una famiglia a cui badare. Che cosa può raccontarmi a riguardo? Sarei estasiata se potessi conoscere qualcosa di più sul suo conto.





 
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La ragazza fece tesoro dei consigli di Vath, o almeno cosi parve a lui, la ragazza stette ad ascoltare con cortese silenzio ciò che Vath le disse. In alcuni tratti sembrò perplessa ma non disse nulla fino alla fine, affermando che quell'aspirazione di Vath era grandiosa, augurandogli vivamente di riuscire a realizzarla. «Grazie Miss, vede non ne vedo il bisogno d'eliminarli poiché molte razze dipendono da essi per nutrirsi, Licantropi, Vampiri, se noi eliminassimo la loro riserva di cibo cosa pensa che succederebbe? Semplice, andrebbero a cercare altre prede, e sebbene i maghi si sappiano difendere indubbiamente meglio di un babbano da loro è sempre meglio evitare che accada. No, l'intenzione è di stipulare alleanze con entrambe le razze e definire meglio le regole di convivenza.» Le disse concludendo con un sorriso cordiale sul volto. «È il semplice rapporto causa-effetto.» Prese un respiro profondo e un sorso, l'ultimo del bicchiere, di Burrobirra e diede il bicchiere vuoto all'elfo che lo posò sul vassoio insieme a quello di Cassia. «Un altro, grazie.» Disse con gentilezza, non apprezzava il servilismo degli elfi domestici ma saggiamente sapeva riconoscerne l'utilità, certo sbrigavano faccende domestiche utili e che magari nel mago creavano solo fastidio. Cassia chiese qualche informazione in più sulla famiglia di Vath e lui, ad una richiesta così garbata non seppe dire di no. «Come ho detto abitiamo a Canterbury, mia città natale. Ho conosciuto Sybella ad Hogwarts, durante il suo smistamento, è più giovane di me di tre anni. Non abbiamo avuto molte occasioni per stare assieme durante la scuola, anzi a dir la verità non ne abbiamo avute molte, troppa timidezza, il fatto che per due anni ho ricoperto il ruolo di prefetto e poi quello di Caposcuola durante l'ultimo anno. Ci siamo persi di vista per mplti anni una volta che io uscì da Hogwarts, viaggiavo per l'Europa ed altri stati, e poi un anno fa ritornai, era settembre, una giornata uggiosa che avevo deciso di trascorrerla di fronte ad un bicchiere di Burrobirra ai Tre Manici di Scopa e la ritrovai li di fronte. La Burrobirra si trasformò in un piatto di Huggis, una toccata e fuga in una cena. Ci siamo frequentati per alcubi mesi ed alla fine, complice anche il fatto di diventare genitori, ci siamo sposati. È la mia regina e Sophie e Simon la mia principessina e il mio principe.» Disse con un tono dolce ed amorevole al tempo stesso.
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Vath le raccontò la sua storia d'amore. Tutto sommato la sua era stata una esistenza abbastanza regolare, nessun colpo di scena, nessuna sbavatura. Sicuramente c'era tanto altro sotto quella veste, certamente non le aveva raccontato tutto. Oppure era tutto lì ma per lei sarebbe stata una gran delusione.
Forse perché la sua famiglia si era sfasciata in un batter d'occhio o forse perché non sopportava in generale le smancerie.
Prese il calice pieno dal vassoio e mandò via l'elfo con noncuranza. Era curiosa e al tempo stesso delusa. Non riusciva a scoprire l'uomo così riservato, pacato, fermo. Quando Cassia faceva domande si aspettava sempre qualcosa di più della semplice narrazione dei fatti. Quell'uomo seduto davanti a sé inerme. Beveva e rispondeva se interrogato, niente di più niente di meno. Era poco più di un automa che cosa avrebbe mai potuto chiedergli? Non voleva un'altra risposta di circostanza.

Forse doveva arrendersi al fatto che Cassia non era così brava ad entrare nell'intimo delle persone come credeva. Quell'uomo sembrava non avere punti deboli, fatta eccezione per la sua famiglia. Ma onestamente non era sua intenzione intaccare quelle persone. Fondamentalmente non era sua intenzione nemmeno quella di importunare l'uomo. Inutile rimproverarsi. Non era colpa sua se l'uomo era lì. Non gli aveva chiesto lei di aiutarla. Certo l'aveva invitato ad entrare ma lui aveva accettato e con sé anche la possibilità di entrare in una casa a lui sconosciuta. Una casa che era comunque un pezzo di intimo della ragazza.
Non le piaceva stare nella scomoda posizione in cui non solo era più piccola e con meno esperienza ma anche con l'angoscia di non riuscire pienamente a capire chi aveva fatto entrare in casa.

La sua espressione non cambiò. Stavolta Vath non sarebbe entrato nella sua testa. Rimase imperscrutabile. Bevve il primo sorso di quel secondo bicchiere. Con la lingua, raccolse una goccia che stava per strabordare. Quel gesto era stato fatto in maniera elegante. Non voleva comunicare nulla. Si passò la goccia sulle labbra pronta a rispondere.

- Sir Remar, devo ammettere che mi sono quasi commossa nel sentire la sua storia. Devo ammettere che onestamente mi aspettavo qualcosa di più, ma mi rendo conto che la riservatezza e sacrosanta e non va profanata. La sua deve essere una splendida famiglia, ne sono certa.

Riprese a bere. I muscoli del suo viso si distesero. Non aveva senso rimanere sulla difensiva. Nel peggiore dei casi avrebbe conservato comunque una conoscenza utile. E stare sulla difensiva avrebbe comunque potuto creare una situazione di svantaggio, nella conversazione. La differenza d'età era notevole e quello già di per sé poteva risultare uno svantaggio sostanzioso.


 
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Cassia aveva ascoltato mantenendo un espressione neutra, silenziosa e riflessiva analizzava le parole di Vath. Cosa stesse pensando lo sapeva solo lei ed un possibile legilimens. Dopo un sorso di quel secondo bicchiere, catturando una goccia che stava per scappare dal bicchiere si passò la lingua sulle labbra e poi rispose. - Sir Remar, devo ammettere che mi sono quasi commossa nel sentire la sua storia. Devo ammettere che onestamente mi aspettavo qualcosa di più, ma mi rendo conto che la riservatezza è sacrosanta e non va profanata. La sua deve essere una splendida famiglia, ne sono certa.- Vath sorrise cordiale, prendendo il secondo bicchiere di Burrobirra offerto dall'elfo della ragazza. «Quasi.» Disse a lei divertito in risposta alla sua quasi commozione. «Avete detto bene, noi serpi raramente lasciamo prendere il sopravvento alle emozioni. Siamo riflessivi e ci lasciamo, almeno nel mio caso, guidare dalla ragione. Ho sempre convenuto che Corvonero e Serpeverde siano casate dove i loro appartenenti siano più simili di quanto ci si aspetti, entrambi siamo molto più logici rispetto ai tassi o ai grifondioti, quello che ci differenzia dai Corvi però è il fatto che noi quest'intelligenza la mettiamo al servizio della nostra ambizione.» Continuò a dire posando il calice sul tavolo ed accavallando la gamba destra sulla sinistra. «Quello che posso tuttavia dirvi Cassia è che quando amiamo, se amiamo, lo facciamo in grande stile. Per ritornare al discorso di poco prima, mi rendo conto che i miei modi di fare a volte possano indurre a pensare una cosa rispetto ad un altra, se avete mal interpretato i miei gesti è solo colpa mia. So che è prematuro parlarne dato che siete solamente al primo anno Cassia, ma avete già in mente qualche futuro sbocco lavorativo?» Chiese, cercando di mettere a proprio agio la ragazza che solo pochi istanti prima rilassò i muscoli facciali. «In effetti c'è qualcosa di più, abbiamo in casa un serpente reale.» Disse facendo una battuta per distendere quella conversazione.
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Vath sembrava aver compreso il disagio di Cassia, cosa che la tranquillizzò. Si trovava finalmente in uno stato di comfort. Non credeva che potesse risultare una minaccia, tutt'altro. Le sembrava davvero sincero. Lo sproloquio sull'amore le sembrava onesto e corretto. Di certo non si poteva dire che quell'uomo fosse una persona scorretta. Cassia inclinò leggermente il viso, osservandolo. Se avesse potuto conferirgli un nome di una forma geometrica avrebbe scelto il quadrato. Spigoloso, perfetto. Sì, Vath era una persona quadrata. Al suo tempo doveva essere stato proprio uno studente modello. Si immaginava la moglie fatta della stessa pasta di lui. Oddio, quanto le mancava l'ordine. Aveva perso così tanto tempo ad arrabbiarsi che non aveva fatto i conti col fatto che conoscere una persona ordinata non doveva necessariamente essere noioso. Poteva risultare vantaggioso. Avrebbe potuto insegnarle a mettere la testa apposto. L'odio le stava riempendo ogni angolo del suo piccolo corpo. Quell'uomo era fatto per lavorare al Ministero.
Vantaggioso sì, ma no, lei non sarebbe mai diventata come lui. Era troppo caotica e aveva avuto un'esistenza che l'aveva segnata decisamente troppo. La conversazione procedeva tranquilla. Rise di fronte alla notizia del serpente che aveva in casa, le sarebbe piaciuto accarezzarlo.
Ma si concentrò per rispodere alla domanda più importante, quella di spessore.

-Sir, io sono molto indietro con gli studi anche se ho 14 anni. In verità, questo mese mi servirà per riflettere sulle mie intenzioni future. Perché stavo pensando di rinunciare alla scuola, di abbandonare gli studi. Per me è stato molto pesante, non ho vissuto la scuola come un luogo di formazione e di potenziamento di conoscenza e potere. Piuttosto è stato un periodo stressante, fatto di perdite familiari, completa solitudine e totale disinteresse.

Indugiò un attimo sull'ultima parola. "Disinteresse". Era davvero così che si sentiva? Una persona disinteressata? No. Lei era sempre stata una ragazzina orientata ai propri risultati. La vita era stata davvero dura per lei che non aveva raggiunto ancora nemmeno la maggiore età. Si rendeva conto di essere disfattista ma non riusciva a trovare il modo di risalire.

-Credo che sia questo il motivo per cui ho comodamente scelto di distruggere. Sono stata distrutta a mia volta.


Sì, Cassia era ancora improntata al risultato. Solo che il suo era un altro tipo di obiettivo.


 
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Fu adesso il turno di Vath di ascoltare con cortese silenzio la risposta della giovane. -Sir, io sono molto indietro con gli studi anche se ho 14 anni. In verità, questo mese mi servirà per riflettere sulle mie intenzioni future. Perché stavo pensando di rinunciare alla scuola, di abbandonare gli studi. Per me è stato molto pesante, non ho vissuto la scuola come un luogo di formazione e di potenziamento di conoscenza e potere. Piuttosto è stato un periodo stressante, fatto di perdite familiari, completa solitudine e totale disinteresse.- Fece una piccola pausa e poi riprese a parlare. -Credo che sia questo il motivo per cui ho comodamente scelto di distruggere. Sono stata distrutta a mia volta.- Un discorso lungo ed emotivamente complicato per una quattordicenne. Cassia Cavendish si definiva distrutta, distrutta da quei lutti che così prepotentemente l'avevano strappata ad una serena adolescenza. Distrutta dalla solitudine e dal totale disinteresse. Disinteresse da parte di chi, però? La ragazza non aveva specificato se si trattasse degli altri verso di lei o era lei a provare disinteresse per tutto il resto. Vath prese un piccolo respiro, carezzando la testa del serpente in argento accanto a se. «Per quel che possa valere il mio consiglio, davvero prendetelo per un consiglio da parte di chi ha maggiore esperienza rispetto a voi, posso assicurarvi che la solitudine non e un problema. La vostra felicità non deve dipendere dalla presenza di qualcuno, un conto è se una volta che avete imparato a convivere con voi stessa e decidete coscientemente di riporre parte della vostra felicità tra le mani di qualcuno. Un altro è affidare completamente la vostra stabilità emotiva a qualcuno e vivere in relazione ai capricci di quel qualcuno. Se posso chiedere non ho compreso, disinteresse da parte di chi? Vostro o di altri?» Si sporse verso il tavolo ed afferrò il bicchiere con la mano destra, portandolo a se senza bere per il momento.
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Cassia quasi non lo lasciò terminare.

- I bambini, non dovrebbero crescere in solitudine, Sir Remar. Lei ha due pargoli, dovrebbe saperlo bene. E la scuola dovrebbe essere un luogo per socializzare, creare alleanze importanti. Poi è naturale che ognuno di noi, è solo per natura. La nostra anima è individuale e di certo non è fatta per essere soggiogata da qualcun altro. Insomma la condivisione non è necessaria. La solitudine, anzi, in certe occasioni è necessaria. Ma io sono stata da sola tutta la vita, Sir. Sono stanca. Preferisco ritirarmi, per questo motivo. Non ha senso portare avanti questa farsa. Ho più nemici che amici in quella scuola. Non posso far altro che distruggerli.


Strinse il calice. Avrebbe potuto spaccarlo, data l'estrema fragilità e sottigliezza. Ma non aveva voglia di bagnare il pavimento con il suo sangue, né di ferire la mano, che avrebbe dovuto medicare eccetera. Allentò la presa. Bevve un sorso e continuò.

- Davvero crede che faccia tanta differenza? Il disinteresse è uno stato che ha pervaso l'intera esistenza mia. Di certo non è partito da me. Sono sempre stata curiosa e vispa da piccola. Ma la continua chiusura da parte della mia famiglia ha creato un circolo vizioso. Resto una persona curiosa. Sono affamata di conoscenza, certo. Ma tutti questi stati d'animo contrastanti non mi hanno permesso e non mi permettono tutt'ora di trovare un equilibrio stabile e di stare a scuola con serenità.

Sentiva di aver parlato troppo. Di starsi aprendo con una persona che non conosceva e che l'avrebbe delusa, come la deludevano tutti. Era un po' stanca. Il viaggio fino alla stazione prima e la smaterializzazione dopo, l'avevano scombussolata parecchio e il vino, che non beveva poi così tanto spesso, le stava iniziando a salire alla testa. Non era nelle condizioni migliori si sentiva completamente nuda. Denudata anche della pelle, sentiva che tutti i suoi nervi erano completamente scoperti. Vath avrebbe potuto schiacciarli uno ad uno e renderla poco più che uno straccio. In quel momento lui avrebbe potuto fare qualsiasi cosa, non si sarebbe opposta. Tuttavia era certa che lui non avrebbe fatto nulla. Avrebbe giurato, per un attimo, mentre la stanza girava intorno a sé di aver visto gli angoli del viso. Le veniva da ridere perché ora immaginava Vath in tutta la sua integrità "quadrata". Avrebbe voluto ridere a crepapelle, ma non lo fece. Era indecisa se rendersi ridicola ridendo oppure dando spettacolo. In nessuno dei due casi sarebbe stata una gran cosa. Era decisamente ubriaca, se ne rendeva conto. Ma una parte di sé non voleva ammettere che stava cedendo, che le sue membra e le sue carni erano davvero così giovani e inesperte e che stavano cedendo all'eccesso di alcool. Si faceva pena da sola, ma al momento non le interessava. Nell'indecisione sul da farsi, attendeva una risposta di Vath, immobile.


 
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Poche cose davano fastidio all'imperturbabile e cordiale ventisettenne che stava seduto di fronte a Cassia. L'essere interrotto, in primo luogo, era una cosa che detestava. Non che amasse ascoltare il dolce suono della propria voce, beh essendo onesto con se stesso forse leggermente si, ma più che altro per il fatto che le proprie parole così spese per offrire un prezioso consiglio venissero considerate quanto delle perle date a porci. Fortunatamente la signorina Cavendish, anche se scalpitava nel dare una risposta all'uomo, ebbe l'accortezza di non interromperlo senza lasciare che il silenzio cadesse nella stanza, partendo a razzo con una visione diversa da quella del ventisettenne. L'auto commiserazione era la seconda cosa che Vath, ascoltando le parole della ragazza, percepì nella sua risposta, abituato a farsi strada con la forza del proprio cervello, la sua dialettica e, a detta di sua moglie, del proprio savoir faire chi si abbandonava all'autocommiserazione forse si meritava le proprie sfortune. La ragazza, tuttavia, era giovane e quel pensiero non lo sfiorò nemmeno per un istante. Aveva perso un genitore, la madre era scappata con lo zio e lei aveva dovuto fare i conti con una vita che sarebbe dovuta ancora rimanere estranea ad una ragazza di soli quindici anni. Odiava anche chi si rifugiava nell'alcol ma la giovane Cassia ne era scusata, sola, senza nessuno per tanto tempo a gestire il proprio patrimonio. Posò il bicchiere di Burrobirra passandosi la lingua sui denti superiori irritato, senza prendere sorsi del liquido, rispondendole tuttavia con la solita affabilità che lo contraddistingueva, cercando di farle comprendere il proprio punto di vista senza tuttavia imporlo. «Certo che non dovrebbero crescere in solitudine Miss. Infatti non ho affermato quello, ho solo detto che dovreste far tesoro di questa solitudine per comprendere che voi, Cassia Cavendish, non avete bisogno di nessuno per elevarvi al di sopra della media. La differenza c'è tutta, da quello che mi avete detto sono gli altri ad essersi disinteressati a voi, voi siete rimasta la stessa ragazza curiosa, piena di quella sete di conoscenza di cui mi avete parlato. Avete difficoltà a trovare il vostro equilibrio? So di essere un estraneo per voi, ma se in un qualche modo il mio aiuto potrà garantirvi l'equilibrio e la stabilità necessaria per ritornare a scuola avresti tutto il mio appoggio. In fondo come vi ho detto siamo Maghi, siamo sempre meno e bisogna aiutarsi a vicenda.» Accavallò la gamba sinistra sulla destra, cambiando posizione, la destra se la sentiva addormentata a causa della posizione scomoda.
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view post Posted on 13/8/2017, 00:34
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A quel punto Cassia posò il bicchiere. Un altro di certo non lo avrebbe retto. Conosceva i propri limiti e se non voleva che oltre alla testa, inciampasse anche la lingua era meglio finirla là. Prese un elastico che portava sempre con sé al polso e legò i capelli in una coda. Vath parlava e il suo tono seppur calmo non le piacque. Non le piacque per niente. La sua calma irremovibile la irritava. Era passata circa un'ora da quando lo aveva invitato ad entrare e a parte i consigli paternalistici non aveva ottenuto nulla. Forse quell'uomo ne sapeva più di lei ma era quasi certa che non aveva vissuto la sua stessa infanzia e non aveva bisogno di qualcuno che non comprendesse il suo stato d'animo. Quel gesto che fece con la lingua fu il culmine. Ascoltò quello che diceva con le orecchie che le andavano a fuoco per la rabbia. E un po' per l'alcool un po' perché ne aveva abbastanza, avrebbe voluto strangolarlo. Ma anche lì, che cosa avrebbe concluso. Lui si sentiva così fiero così al di sopra di tutti gli altri. Ma chi credeva di essere?
Vath aveva sortito l'effetto contrario a quello che probabilmente si aspettava. No, non sarebbe stato lui a convincerla a tornare a scuola e sì, sarebbe rimasta da sola per capire chi era, quello era certo.
Se davvero voleva aiutarla, lo avrebbe fatto in un altro momento, non lì.
Improvvisamente si sentì così piccola, così sopraffatta. In casa sua!
Quel momento doveva finire lì.
Digrignò i denti.

- La ringrazio per i suoi preziosi consigli Sir.


Non voleva assolutamente ammettere la ragione di Vath. Era un'adolescente cosa pretendeva il ragazzo? Pretendeva forse che dopo una vita di sofferenze Cassia fosse diventata una donna tutta d'un pezzo? Credeva forse che avrebbe dovuto comportarsi diversamente e che avrebbe dovuto abbracciare la solitudine come un mantra? La differenza d'età era notevole e Cassia la sentì tutta d'un botto. L'adolescenza è un periodo particolare di ogni ragazzo ed evidentemente il mago l'aveva completamente dimenticato. E Cassia in quel momento non aveva la possibilità di razionalizzare e riflettere sulla cosa. Sentiva solo un enorme distacco tra i due senza perdere tempo a spiegarsi il perché Era così e basta. Lo odiava per questo.
Riprese tutto il suo contegno, il contegno di sempre. Il viso ritornò a non avere alcuna espressione. Alzò leggermente il mento. Quell'uomo era un estraneo e si trovava in casa sua. Non aveva cercato complicità. Se ne stava seduto lì a chiacchierare di sé, della sua famiglia in maniera talmente superficiale. E dava consigli a lei.
No. Non gli avrebbe permesso di ricordarle ancora una volta, quanto fosse piccola. Cassia sarebbe cresciuta e a tempo debito gliel'avrebbe dimostrato senza mezzi termini. E non per lui, no. Ma per lei. A ricordarle che mai, mai più si sarebbe sentita così.
Sorrise, cercando di fare in modo che il ragazzo non comprendesse il suo disagio.
Per la prima volta in quella giornata non voleva più trattenerlo.

-Avete perfettamente ragione. Stare da sola è quello che ci vuole per comprendere me stessa. E la ringrazio per il suo interesse nel volermi aiutare a riprendere la scuola. Ma sa deve sapere un paio di cose su di me. La prima è che essere aiutata non rientra tra le regole con cui sono stata cresciuta. I Cavendish contano soltanto su se stessi. La solitudine, caro Vath, è una cosa che abbraccia la mia famiglia da secoli. Il fatto che io ne abbia sofferto in passato non vuol dire che mi dispiaccia oggi. Quello di oggi non è stato uno sfogo ma una semplice costatazione dei fatti. Causa ed effetto. La seconda è che per me non tutti i maghi sono uguali. Per cui se lei pensa di volermi aiutare soltanto per il fatto che sono una maga, beh... Faccia due più due.


Si alzò in piedi.

-Se vuole scusarmi, avrei molto da fare, e sono certa che le abbia tolto fin troppo tempo.





 
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view post Posted on 13/8/2017, 01:23
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Vath ascoltò la ragazza rammaricato del fatto che la conversazione stava andando per il verso sbagliato. Lo capì dal tono di lei, un tono gentile che tuttavia non ammise repliche. Si alzò, afferrando il proprio bastone da passeggio, avvicinandosi alla ragazza che l'aveva ospitato. «Se in un qualche modo vi ho offesa, miss Cavendish, vi prego di perdonarmi. Non ne era mia intenzione, purtroppo non conosco gli usi della vostra famiglia. Sono abituato al fatto che la mia famiglia era molto legata ai rapporti familiari tanto da pensarlo come l'unico stile di vita inglese, ma comprendo che non è cosi per voi.» Le disse, sinceramente dispiaciuto, prendendole la mano destra con fare delicato portandola alle proprie labbra. «Sono lieto di aver fatto la tua conoscenza. Se posso azzardarmi di darti del tu.» Le disse con un sorriso, la vide barcollante per il troppo vino e tentò di giocarsi quell'ultima possibilità. «Come hai detto prima non necessiti del mio aiuto, mi puoi concedere solo la possibilità di rimediare alla mia maleducazione?» Le disse facendole un baciamano per poi lasciarle subito la mano.
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view post Posted on 17/8/2017, 22:41
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Si aspettava decisamente qualsiasi reazione dopo le sue parole, prima fra tutte che Vath alzasse i tacchi e andasse via immediatamente, senza battere ciglio. E invece si stava scusando. Inarcò le sopracciglia. Quell'uomo sapeva sorprenderla sempre. Era basita. Un minuto prima sembrava la stesse trattando come una bambina e ora si voleva scusare. Ora. O lui era pazzo, o lei non aveva capito un tubo. Entrambe le opzioni le sembravano altamente probabili. Ma non era scema e lui non sembrava bipolare. Anzi sembrava sapere esattamente quello che voleva e quando lo voleva.
A quel punto però, cosa voleva? Iniziò a riflettere bene sul da farsi perché il fatto che un uomo che non aveva vacillato fino a quel momento si stesse scusando, e sembrava sincero, non aveva senso. In realtà non aveva senso nemmeno pensarci troppo perché se non lo aveva compreso fino a quel momento, non lo avrebbe compreso nemmeno in futuro. E non se ne parlava nemmeno lontanamente di chiedergli che cosa fosse accaduto, o cosa gli avesse improvvisamente fatto cambiare idea.
Ciò che sicuramente era certo era che lui non la odiava. Ma quello lo sapeva già. Era il classico tipo "corretto" che ama la moglie e che rispetta gli altri maghi senza troppi fronzoli. Quindi era per questo che lo faceva? Per rispetto?

*E chi ci capisce niente*

Vath prese la sua mano e istintivamente Cassia avrebbe voluto tirarla indietro. Che cosa stava facendo? E come avrebbe cambiato l'opinione che si era fatta lei? Le fece un baciamano mentre lei aveva ancora un espressione scettica in volto.
La testa le girava e i troppi pensieri che stava provando a fare la mandarono in cortocircuito. In quel momento l'unica cosa che poteva fare era acconsentire. Non aveva voglia di biasimarlo. Era esausta. Qualunque cosa avesse intenzione di fare lui, era certa che dopo sarebbe andata a letto e che avrebbe passato il resto della giornata a farsi passare la sbornia.

- Sono contenta anche io di aver fatto la tua di conoscenza, Sir Remar. Certo, possiamo darci del tu.


Non aveva la voglia di opporsi. In quel momento non le importava che cosa si sarebbero dati. Era passato abbastanza tempo per smetterla con i convenevoli.

- S-sì, d'accordo. Cosa hai intenzione di fare?

Era sgomenta.

 
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view post Posted on 18/8/2017, 00:10
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Vath
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Vath Remar sapeva bene fin dove poteva spingersi, in quel frangente aveva esagerato, provocando la furia fredda della signorina Cavendish. Per quel motivo, principalmente si era scusato. I propri comportamenti e le proprie parole erano sempre misurati, quella volta le misure erano diverse. Tuttavia le sue scuse vennero accolte da perplessità e l'uomo vide in questa sua defiance lo spettro dell'alcool.
«Cassia, il fatto è che sei una ragazza degna di nota, una Serpeverde di tutto rispetto con idee giuste sul posto che noi maghi dovremmo ricoprire nel mondo. Persone come te se ne trovano raramente oggigiorno. Mi dispiacerebbe davvero molto rovinare già adesso questa conoscenza tra noi per poche parole affrettate. Vorrei accompagnarti in stanza per aiutarti con questa sbronza, se tu me lo concedi, dove si trova?» Le chiese cordialmente. Purtroppo Vath aveva il difetto di sciogliersi lentamente con le persone, certo molte, rispetto ad altri si sarebbero ritrovati davanti lo stesso cubo di ghiaccio, neanche lui avrebbe saputo dire quando questo con Cassia Cavendish sarebbe avvenuto tuttavia già le premesse erano buone. Di certo avrebbe dato tempo al tempo, lasciando maturare quel rapporto e vedendo quello che ne sarebbe fruttato.

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