Con le ganasce fameliche sguainate e la lingua che già pregustava il sapore della carne, i presenti pendevano dalle labbra di Niahndra, intimamente speranzosi di trovare un dettaglio qualunque nella sua testimonianza che legittimasse il loro desiderio di sangue.
In parte la Tassorosso ne condivideva l'aspettativa; cristallizzata nella tipica rigidità che contraddistingueva il pensiero adolescenziale, sia pure con una mente tendenzialmente libera come la sua, non si sentiva incline al perdono, tuttavia – dimostrando una vergognosa coda di paglia – non era neppure disposta a scagliare la prima pietra o, ancor peggio, a fornire il pretesto per dare il via a quella pubblica lapidazione.
Sostenne lo sguardo dell'uomo gigantesco, ipnotizzata dal movimento ritmico con cui carezzava i baffi. Aveva ignorato i commenti della folla, concentrandosi unicamente su quel Flavius e sulla povera ragazza schiantata; era appena stata affidata alle cure di quella vecchietta che si era lamentata in precedenza del caso imbastito lì su due piedi, e per un lungo istante Niah non poté che pensare alla scintilla di vita che portava in grembo. Un'ulteriore aggravante.
Il compagno era ben lungi dal lasciar cadere la questione e, in fondo, lei non se la sentì di biasimarlo. Quando tuttavia anche lui si decise ad incamminarsi verso il San Mungo, il resto dei presenti iniziò a sparpagliarsi: non c'era più niente adesso che li interessasse.
Si persero dunque l'arrivo del gufo che doveva star trasportando la risposta al messaggio inviato ormai svariati minuti addietro. La Alistine alzò gli occhi proprio come tutti gli altri, seguendo i movimenti della fatidica lettera.
Sebbene non la conoscesse, si concentrò sulla voce profonda e stentorea che animava la missiva, cercando al contempo di figurarsi l'aspetto del suo proprietario; lo spettro di ritorno che si aspettava però non giunse.
Tornò a guardare l'omone trovando finalmente una spiegazione sensata alla sicurezza e padronanza con cui aveva gestito la situazione ed al rispetto che gli altri parevano portargli.
Buffo ritrovare sui due piatti della bilancia incarnazioni tanto contrastanti di un medesimo ruolo; in condizioni normali si sarebbe probabilmente persa in speculazioni filosofiche sulle possibili interpretazioni di quella capricciosa coincidenza, ma stavolta preferì rimandare ad un momento successivo.
Invece ascoltò le parole di Flavius allo scopo di trovare un cavillo che le permettesse di allontanarsi in velocità e tornarsene ad Aberdeen, lasciandosi tutto alle spalle; ciò nonostante, "i grandi" sembravano avere in serbo per lei altri piani.
Restituì all'uomo baffuto uno sguardo confuso. Cos'altro volevano da lei? Aveva detto tutto quello che sapeva, cosa speravano di ottenere? Avrebbe obiettato se solo il giovane non l'avesse battuta sul tempo.
Lei corrugò le sopracciglia, stupendosi di quell'accorata difesa; perché si interessava? Temeva forse che parlasse in suo sfavore? Era solamente un vano tentativo di smacchiarsi la coscienza? Era sinceramente dispiaciuto di averla coinvolta? Certo, le sue azioni erano state avventate e inadatte al ruolo che rivestiva, ma era stata la scelta della Tassina di prendere la bacchetta invece di allontanarsi ad intrappolarla.
Qualunque fosse la motivazione, Niahndra non gli avrebbe permesso di sfruttarla per stare meglio con se stesso. «
Verrò.»
Annuì al saluto di Flavius e poi seguì l'uomo biondo verso la via principale. Rimase in un ostinato silenzio, affatto desiderosa di ingaggiare una conversazione. Quando l'auror le si avvicinò, lo stette a sentire più per cortesia che per reale interesse; non poteva fare a meno di sentirsi in soggezione, guardinga, e questo la irritava oltremodo.
Tuttavia bastò una semplice parola a farla voltare verso di lui, un lampo di vivo sbigottimento nella linea arcuata delle sopracciglia.
Renèe, aveva detto, come se la conoscesse. Era il nome sbagliato, certo, eppure c'era stata un'occasione in cui se ne era servita. Lo scrutò con sfrontatezza cercando di associare quel volto celato dal cappello grigio ad un ricordo ben più sfocato del ballo estivo di Hogwarts. Niente.
Provò allora a concentrarsi su Nieve, la fanciulla a cui si era presentata; era stata lei a lasciarsi sfuggire il suo nome? Come era legata all'auror?
Il fastidio crebbe a causa della sua evidente posizione di svantaggio. Lui sapeva qualcosa che lei ignorava, aveva qualcosa su di lei mentre Niah in mano aveva solo un pugno di mosche ed una nota negativa sul registro.
Un gran bello scivolone nella sua altrimenti irreprensibile condo--- *Scivolone.*
Il
clic col quale i suoi ricordi si incastrarono fornendole un'immagine visiva dettagliata le procurò una soddisfazione immensa. Improvvisamente seppe dove collocare quell'uomo, e non le piaceva. Non le piaceva per niente.
Il pensiero poi che il senso di colpa dell'altro lo potesse indurre a ricercare altri contatti con lei le piacque ancor meno. «
Preferirei non essere costretta a trascinare questa storia più del necessario, si ritenga libero da qualsiasi obbligo crede di avere nei miei confronti.» E con quello, sperò di aver troncato sul nascere qualsiasi tentativo successivo di approccio. Non era famosa per la sua propensione al perdono né per la fiducia che riponeva nelle seconde occasioni.
Si avvicinò ulteriormente all'uomo col quale avrebbe dovuto smaterializzarsi, ricordandosi solo in quel momento – con una vaga punta di rimorso – del sacchetto di mele che aveva lasciato per terra nella parallela di Hogsmeade.
• Niahndra Alistine | Tassorosso | 17 anni |
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