Be yourself and nothing else., Privata.

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view post Posted on 29/10/2017, 13:16
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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Aiden Weiss
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La conferma della gravidanza della ragazza che aveva colpito per sbaglio sembrò sollevare ancora di più gli animi già piuttosto accesi dei presenti nei suoi confronti.
Non voleva essere licenziato, non voleva nemmeno finire in prigione per un errore nonostante fosse incline a collaborare e a sottostare alle possibili conseguenze piuttosto che scavarsi la fossa ulteriormente. Era anche disposto ad essere umiliato pubblicamente piuttosto che terminare la sua vita dietro a delle sbarre o senza svolgere il lavoro che aveva desiderato fin da bambino.
Aiden non avvertì la pacca che l’anziana donna gli assestò sulla schiena nel palese tentativo di confortarlo, ma in quel momento il conforto era l’ultimo delle cose di cui aveva bisogno, così come la pietà. Era già piuttosto nervoso, l’unica cosa che realmente importava in quel momento era risolvere la questione e poi tornare a casa ad ubriacarsi fino a dimenticare persino di esistere.
Un uomo si era fatto avanti con la sua bacchetta, seguito a ruota da una ragazzina che però non diede subito molto conto se non una fugace occhiata. La sua testa al momento era occupata a far girare gli ingranaggi per poter risolvere l’equivoco, non c’era spazio per poter dare una spiegazione alla presenza dell’ennesima persona sul posto.
Charles. Il nome dell’uomo fu come un pugno nello stomaco ben assestato da mozzargli il fiato. Lo stesso nome di suo padre, uscito così dal nulla come per tormentarlo? Con tutta probabilità il Fato aveva deciso di farlo sentire ancora più male, sul limite di impazzire e tanto dal voler scappare per quella terribile vergogna. La sola idea di poter infilare la testa nel terreno, come uno struzzo, sarebbe stata ideale se non fosse stato per i ciottoli che ricoprivano la strada. Per lo meno avrebbe nascosto la sua vergogna, resa ancora più pesante, opprimente, al solo pensiero di aver deluso suo padre.
E sua madre invece cosa avrebbe detto? Avrebbe fatto peggio dei presenti lì con lui e lo sapeva perfettamente.
Si passò una mano sulla faccia e sospirò profondamente, per poi posare lo sguardo sulla ragazza quando l’uomo di nome Flavius si rivolse a lei. Aiden riconobbe il giovane viso della ragazza, incontrata una volta sola al Ballo di Fine Anno ad Hogwarts, ma la sua buona memoria gli permise di rivangare quelle poche cose che sapeva. Era stata in compagnia di quella studentessa di nome Nieve a cui aveva dato una mano a non crollare sulla passerella, per poi dileguarsi, il cui nome doveva essere Renée.
Nascose la sorpresa dietro una impenetrabile quanto illeggibili faccia di bronzo. Non diede alcun segno di conoscerla o di averla vista prima di allora, non voleva metterla in soggezione più del dovuto né dare motivo ai presenti di pensare che volesse aiutarlo.
Il suo Destino ora era nelle mani di quella ragazza, le cui parole poteva salvarlo o condannarlo. Tutto dipendeva da come lei avrebbe esposto i fatti, non solo dalle parole che avrebbe usato ma anche dai toni e dai gesti del corpo. Ma Aiden sapeva anche che se non fossero stati convinti del tutto l’avrebbero quasi certamente consumata fino al midollo, pur di sentire ciò che voleva sentirsi dire; ma in tal caso sarebbe intervenuto poiché non poteva sopportare l’idea che una ragazza, una studentessa, dovesse farne le spese per colpa sua. No, quello lo avrebbe impedito pur di rimetterci la testa.
Distolse lo sguardo da lei e fissò Flavius, in silenzio. Forse se la ragazza fosse riuscita a convincere quell’uomo, gli altri lo avrebbero seguito, chi tacitamente e chi poco soddisfatto.
Che gli Dei mi assistano, se la ragazza sarà incline a salvarmi e ci riuscisse, le dovrò un favore grande quanto il castello di Hogwarts! pensò.

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view post Posted on 13/11/2017, 20:58
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In effetti il sorriso dell'uomo, per quanto le sue intenzioni potessero essere positive, non la tranquillizzò affatto; l'aveva interpretata come una risposta automatica, di circostanza, che di vera e propria empatia però aveva ben poco. Forse non gli interessava, molto semplicemente, e Niah non poté che sentirsene infastidita. Non le piaceva che venissero sminuite le sue sensazioni.
Le spalle si incurvarono un poco non appena il mago ebbe attirato su di sé l'attenzione di tutti i presenti, sventolando vittorioso il legno magico dell'aggressore; sperò che il ritrovamento della bacchetta potesse allontanare gli sguardi da lei, che lo seguiva a pochi passi, approfittando della copertura che le poteva fornire.
Non che si sentisse in pericolo, nossignore; forse sarebbe stato meglio, si ritrovò a pensare, perché in tal modo non avrebbe avuto tempo di stare a rimuginare troppo o preoccuparsi di dover essere pubblicamente interpellata. Percepiva piuttosto quel sottile disagio che sovviene quando non si ha modo di protestare contro l'inevitabile sbrogliarsi degli eventi, contro l'improvvisa responsabilità, contro la necessità di dover decidere così su due piedi senza avere il tempo di meditare, analizzare, riflettere. Non era da lei. In preda all'agitazione la sua mente faticava a registrare dettagli, a recuperare informazioni dalla memoria, persino ad articolare frasi sensate; poi, nei momenti di calma, tutte quelle preziose nozioni tornavano a galla insieme al rimpianto di non essere stata in grado di evocarle sin da subito. Quando ormai era tardi e non poteva più ritrattare.
Deglutì a fatica seguendo i cori che parevano descrivere più o meno coerentemente gli animi dei testimoni; una voce discordante si levò dal resto del gruppo, aspra e severa: una strega di una certa età, dai modi irruviditi dal tempo che tuttavia conservavano un confuso accenno del fare materno che doveva averla contraddistinta durante la giovinezza.
Quando i suoi occhi si posarono su di lei, la Tassina si sentì andare a fuoco le guance come incassando una chissà quale colpa, nonostante sapesse che forse – tra tutti – l'anziana donna era forse l'unica desiderosa di schermarla; l'urgenza incoerente di correggerla e farle presente che "no, signora, sono maggiorenne, vede?" si affievolì dinnanzi al pensiero razionale.
Soprattutto perché Charles – era quello dunque il nome del corridore affannato – si era appena sporto per scambiare una confidenza col mago che aveva preso in mano la questione. Seguì sospettosa quello scambio senza poter udire alcunché, sebbene avesse avuto modo di farsi un'idea della completa mancanza di una qualunque propensione all'affettività dell'uomo con la barba ispida. Il sospetto venne confermato quando la Alistine si ritrovò a dover incrociare gli occhi del mago più possente.
Fino a quel momento una certa vergogna le aveva impedito di guardare direttamente il ragazzo incriminato, ma prima di rispondere si prese qualche istante per osservarlo; lo sorprese a fissarla a sua vola, benché le fosse sfuggito il lampo di riconoscimento prontamente mascherato. Se l'auror vantava una memoria ferrea, altrettanto non si poteva dire di Niahndra che a suo tempo aveva prestato poca attenzione al damerino che aveva interrotto il suo piccolo esperimento sociale; ed era un bene per lui, dal momento che anche in quell'occasione si era dimostrato piuttosto fumoso ed ambiguo dichiarando una professione differente – quella di giornalista – e dando prova di un certo interesse per una quindicenne, dopo essersi repentinamente mosso in suo soccorso. Aveva passato in sua presenza al massimo due minuti, sfruttandolo come scusa per slegarsi da una situazione che stava divenendo fin troppo affollata, troppo poco perché potesse far trillare qualche campanello.
Lesse tuttavia il senso di colpa, nonostante il volto granitico che tentava di sopprimere qualsiasi reazione alla vista di lei. Non seppe come interpretarlo.
*Solo i fatti, nessuna supposizione, bimba. Non è compito tuo.*
«In effetti c'ero, ma come già dicevo non ho potuto vedere molto.» Impersonale. Ecco, così non sembrava troppo difficile, no? Doveva solo bloccare le emozioni.
«Si è materializzato all'improvviso, di spalle rispetto a me, e prima che potessi anche solo realizzare era già accaduto tutto. Non so che incantesimo fosse, era un raggio rosso. Ho avuto paura e mi sono nascosta.» Un po' di codardia andava bene in certi frangenti, no? Serviva a far simpatizzare il pubblico, magari l'avrebbero lasciata in pace.
«Come avrete già potuto immaginare senza che ve lo dicessi, scusate se non sono d'aiuto più di così.» *Ma anche no.*
• Niahndra Alistine | Tassorosso | 17 anni | Outfit


Scusate.
 
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view post Posted on 6/12/2017, 19:43
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Il Fato

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« Beh, ma questo si sapeva già! »
Una voce piuttosto irritata si alzò dal capannello di curiosi, esprimendo il malcontento comune. Nessuno si fece avanti e tutto ciò che seguì fu solo un mormorio d'assensi per quella che si rivelò essere (per loro) una testimonianza deludente. C'era infatti palese delusione nell'aria: la gente, in attesa di sentire il parere della ragazza, non aspettava altro che mettere ulteriore carne al fuoco per poter continuare quella diatriba che stava animando i loro altrimenti spenti pomeriggi. Flavius, tuttavia, restò in silenzio, carezzandosi i baffoni con un cipiglio corrucciato. Alla fine, guardando prima Aiden, poi Niahndra ed infine Severina ed Artemio, alzò le braccia in aria per attirare l'attenzione di tutti.
« Direi che a questo punto è inutile proseguire oltre. La testimonianza di questa fanciulla non ci è abbastanza d'aiuto: non scagiona né incolpa il ragazzo. Nonostante ciò, per quanto so che a molti di voi piacerebbe... » L'uomo scorse i presenti con una severa, pungente occhiata. « Non spetta a noi giudicare. Alfea, per favore, accompagneresti Severina ed Artemio al San Mungo? Lavoravi lì anni fa, no? Saprai farle fare un controllo accurato. »
Alfea, che sino a quel momento era rimasta vicino ad Aiden, annuì seccamente, stringendo le labbra sottili come a voler dire qualcosa, ma ripensandoci all'ultimo minuto. Diede un'ultima pacca sulla spalla del ragazzo, per poi avvicinarsi alla coppietta e posare una mano raggrinzita sul braccio della giovane mamma. Severina era pallida, ma non sembrò mostrare segni di cedimento quando, insieme alla vecchiarda, si incamminò verso la strada principale. Artemio sembrò indugiare più a lungo: rimase con lo sguardo fisso verso la pavimentazione, prima di alzare di scatto la testa e scoccare occhiate di fuoco ai protagonisti della vicenda.
« Questa cosa non finirà qui. Lo segnalerò al Ministero. » Sibilò con rabbia, prima di voltarsi bruscamente e raggiungere la fidanzata. I presenti cominciarono a disperdersi, borbottando improperi verso il Ministero, Aiden e Flavius. Era chiaro che quell'incidente non aveva soddisfatto a pieno la loro pettegola tendenza a metter zizzania. Alla fine, rimasero solo in quattro: Flavius, Aiden, Niahndra e Charles. Quest'ultimo, lasciando il fianco della Tassina, si avvicinò a Flavius, portandosi le mani sui fianchi.
« Lo vuoi davvero lasciar andare? » Gli bisbigliò all'orecchio, traendo l'uomo in disparte. Aiden e Niahndra ebbero pochi minuti per studiarsi mentre i due discutevano ma d'un tratto un grosso gufo planò verso di loro e lasciò cadere una lettera dinanzi all'Auror. Il pennuto non attese risposta e, così com'era arrivato, riprese il volo e sparì all'orizzonte.
Tutta l'attenzione dei presenti, ora, verteva sulla missiva che giaceva sulla strada lastricata. La lettera nient'altro era che una busta bianca, col sigillo ufficiale del Ministero affisso sul fronte.

« Non sembra una Strillettera, ma fossi in te la aprirei subito. » Il consiglio di Flavius non lasciava spazio ad interpretazioni e quando la lettera fu sfiorata, prese vita. La busta si contorse per un attimo mentre si librava nell'aria e la chiusura si accartocciò al punto da simulare una bocca. D'un tratto, nella stradina ora semivuota, la voce tonante di Rhaegar risuonò rigorosa
« Auror Aiden Weiss: sei convocato nel mio ufficio immediatamente. Presentati al Ministero fra non meno di un'ora. » La lettera si voltò quindi verso Flavius, ignorando completamente il destinatario principale.
« Ciao Flavius, spero tu stia bene. Spero di poter rivedere il mio vecchio Ispettore in circostanze migliori di queste. A presto. »
La voce di Rhaegar si spense e la lettera, terminato il suo compito, cadde a terra dove rimase inanimata.
Flavius sospirò, incrociando le braccia al petto e guardando distrattamente il cielo cupo. Charles, invece, osservava attento i presenti ed indugiò più a lungo sulla figura di Niahndra.

« Ecco qui, credo che la cosa non sia più di nostra competenza. » Esordì Flavius dopo un lungo momento. Si rivolse quindi ad Aiden. « Fatti coraggio e prenditi le tue responsabilità. Sei ancora in tempo per rimediare ad un errore. » Nonostante il suo viso non mostrasse nulla se non ruvida severità, la voce dell'uomo sembrò essersi ammorbidita rispetto a poco prima. Stava per voltar loro le spalle quando Charles lo fermò con una mano sulla spalla. « Dovrebbe andare anche la ragazzina. » Sussurrò, accennando col capo a Niahndra. Flavius non sembrò particolarmente felice di quella proposta, ma dopo un breve momento annuì.
« Ehi tu, ragazza. E' meglio se vai anche tu. Charles, Smaterializzati con lei. »
« Non vuoi andare tu? Rhaegar sarebbe... »
« No. » Lo interruppe brusco. « Io ho da fare ora. Ho perso fin troppo tempo. Arrivederci ragazzi, buona fortuna. » Un ultimo, frettoloso saluto e Flavius scomparve imboccando una stradina secondaria.
Rimasti soli, Charles si infilò le mani nelle tasche della tunica.

« Dai su andiamo verso la strada principale. Da lì ci Smaterializzermo. »
Posto ciò, l'uomo si incamminò, scoccando continuamente occhiate ai due: non si fidava, questo era chiaro, ma una strana luce brillava nei suoi occhi.

Abbiamo terminato l'extra. Sfortunatamente la vostra role è andata così: ho reputato la faccenda troppo oltre per poter avere un risvolto diverso. Potete fare un post di chiusura a testa (dove potete interagire): se vorrete ruolare ancora, potete aprire una nuova discussione.
Per quanto riguarda Rhaegar, il tutto è stato concordato. Vi aspetta, ma uno alla volta: aprite una discussione ciascuno
nel suo ufficio. Siete liberi di concordare tra di voi eventuali discorsi fra Aiden e Niahndra durante il (breve) tragitto. Charles vi seguirà senza dire una parola e vi abbandonerà davanti l'entrata del Quartier Generale Auror.

Per qualsiasi cosa sono a disposizione.

 
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view post Posted on 7/12/2017, 12:56
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Aiden Weiss
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Si era ricordata di lui? No, non sembrava, o almeno così intuì l’irlandese.
Aiden ascoltò in remoto silenzio la voce della ragazza, di Renée, che spiegava alla folla quanto avesse visto, il che non decreteva né la sua innocenza ma nemmeno la sua colpevolezza. Era tutto e niente, perciò il suo Destino risultava fumoso quanto incerto.
Aiden tornò a fissare Flavius ma non trasse alcun sospiro di sollievo, specialmente quando Artemio promise che non sarebbe finita lì, che non era soddisfatto. Nessuno lo era, in realtà, tutti avrebbero augurato il peggio ad Aiden se avessero potuto esprimerlo liberamente davanti ad uno come Flavius, ma forse lo rispettavano così tanto che non avevano la minima intenzione di rischiare con lui.
Salutò con un cenno del capo l’anziana signora che si era dimostrava materna nei suoi confronti e sperò con tutto il suo cuore che il controllo al San Mungo andasse per il meglio. Aiden pensò di inviare alla coppia un dono per farsi perdonare, una volta che le acque si fossero calmate, ma adesso avrebbe fatto meglio a concentrarsi sulla lettera che gli arrivò.
Non era un Strillettera a prima vista e come la sfiorò - sotto invito diretto di Flavius - udì chiaramente la voce di Rhaegar che lo intimava a presentarsi al suo ufficio il prima possibile. Aiden abbassò il capo, come rassegnato; aveva veramente il terrore che quella fosse la sua fine, per uno sbaglio, un magistrale sbaglio a cui doveva rimediare se non voleva perdere il Distintivo.
Fissò Flavius a seguito di quanto disse. «E’ chiaro che voglia rimediare, non sono un mostro!» Parlò con tono esasperato, carico di pentimento. «E so cosa sono le responsabilità, ecco perché lascerò entrare nella mia mente qualsiasi Legilimens presente al Quartier Generale! Non ho nulla da nascondere...»
Aveva parlato con sincerità, facendo capire quanto si sarebbe messo volentieri a nudo davanti ad un Legilimens, l’unico in grado di vedere quanto accaduto e percepire le sue intenzioni vissute durante quel preciso momento, oltre che alle emozioni. Il quadro completo poteva essere visto - forse - solo in quel modo; perché se Rhaegar non avesse creduto alle sole parole, allora avrebbe accettato un invasione mentale o anche qualche goccia di Veritasserum.
Non aveva nulla da nascondere, solo raccontare la verità: che si era sbagliato, che aveva agito mosso da un sospetto infondato, una sensazione errata che lo aveva condotto in quella situazione scomoda.
Quando poi parlarono di portare anche la ragazza con loro, Aiden scosse la testa. Non voleva che lei finisse in tutta quella storia, era innocente, non aveva visto nulla di concreto, era una testimone che non poteva dare una risposta concreta.
«E’ solo una ragazza! Non merita tutto questo, dovrebbe tornarsene a casa! La sua testimonianza non mi accusa e nemmeno mi scagiona! Flavius, avanti, rimandatela a casa!» Provò a protestare, ma sembrò non servire a niente. «E’ capitata al momento sbagliato, nel posto sbagliato! Lasciatela tornare a casa!» Perfino battersi per una ragazza sembrava inutile. Era stata incastrata in una faccenda che nemmeno le apparteneva, era finita in quel guaio solo per colpa sua e Aiden capì di dover rimediare perfino con lei.
Il fulvo sospirò e seguì l’uomo lungo la via principale, le mani infossate nelle tasche dei jeans mentre procedeva come se stesse andando al patibolo, a capo chino. Ci mise qualche minuto per trovare le parole giuste da dire alla ragazza che camminava al suo fianco. «Mi dispiace se per colpa mia sei finita in questa storia. Però farò di tutto per convincere Rhaegar a rimandarti subito a casa, te lo prometto!» Lo disse in tono rassicurante e dispiaciuto al tempo stesso. Non voleva che lei lo vedesse come il mostro che era stato dipinto da quella folla. «E mi farò perdonare, Renée. Troverò il modo per farlo.» Quella frase la sussurrò a mezza voce, non voleva che l’uomo davanti a loro sapesse che la conosceva, poco e niente, ma che comunque era a conoscenza del suo nome.
«Non sono un mostro...» mormorò più a sé stesso che a lei.
Una sola lacrima solcò il suo viso, fino a sparire tra la folta barba rossiccia. Poi, una volta arrivati nel punto deciso dal loro accompagnatore, Aiden focalizzò nella sua mente la destinazione che voleva raggiungere. Non voleva aspettare un minuto di più, doveva raggiungere Rhaegar il prima possibile e spiegare l’accaduto, sottoponendosi a qualsiasi cosa egli avrebbe deciso di attuare pur di ottenere la verità.
Non voleva nient’altro che dimostrare la sua buona fede nel voler riparare all’errore commesso. Avrebbe collaborato e si sarebbe aperto a Rhaegar come un libro. Una forma di responsabilità era anche quella e Aiden l’avrebbe dimostrata al proprio superiore.
Si Smaterializzò nello stesso istante degli altri due, diretto al Ministero.

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Con le ganasce fameliche sguainate e la lingua che già pregustava il sapore della carne, i presenti pendevano dalle labbra di Niahndra, intimamente speranzosi di trovare un dettaglio qualunque nella sua testimonianza che legittimasse il loro desiderio di sangue.
In parte la Tassorosso ne condivideva l'aspettativa; cristallizzata nella tipica rigidità che contraddistingueva il pensiero adolescenziale, sia pure con una mente tendenzialmente libera come la sua, non si sentiva incline al perdono, tuttavia – dimostrando una vergognosa coda di paglia – non era neppure disposta a scagliare la prima pietra o, ancor peggio, a fornire il pretesto per dare il via a quella pubblica lapidazione.
Sostenne lo sguardo dell'uomo gigantesco, ipnotizzata dal movimento ritmico con cui carezzava i baffi. Aveva ignorato i commenti della folla, concentrandosi unicamente su quel Flavius e sulla povera ragazza schiantata; era appena stata affidata alle cure di quella vecchietta che si era lamentata in precedenza del caso imbastito lì su due piedi, e per un lungo istante Niah non poté che pensare alla scintilla di vita che portava in grembo. Un'ulteriore aggravante.
Il compagno era ben lungi dal lasciar cadere la questione e, in fondo, lei non se la sentì di biasimarlo. Quando tuttavia anche lui si decise ad incamminarsi verso il San Mungo, il resto dei presenti iniziò a sparpagliarsi: non c'era più niente adesso che li interessasse.
Si persero dunque l'arrivo del gufo che doveva star trasportando la risposta al messaggio inviato ormai svariati minuti addietro. La Alistine alzò gli occhi proprio come tutti gli altri, seguendo i movimenti della fatidica lettera.
Sebbene non la conoscesse, si concentrò sulla voce profonda e stentorea che animava la missiva, cercando al contempo di figurarsi l'aspetto del suo proprietario; lo spettro di ritorno che si aspettava però non giunse.
Tornò a guardare l'omone trovando finalmente una spiegazione sensata alla sicurezza e padronanza con cui aveva gestito la situazione ed al rispetto che gli altri parevano portargli.
Buffo ritrovare sui due piatti della bilancia incarnazioni tanto contrastanti di un medesimo ruolo; in condizioni normali si sarebbe probabilmente persa in speculazioni filosofiche sulle possibili interpretazioni di quella capricciosa coincidenza, ma stavolta preferì rimandare ad un momento successivo.
Invece ascoltò le parole di Flavius allo scopo di trovare un cavillo che le permettesse di allontanarsi in velocità e tornarsene ad Aberdeen, lasciandosi tutto alle spalle; ciò nonostante, "i grandi" sembravano avere in serbo per lei altri piani.
Restituì all'uomo baffuto uno sguardo confuso. Cos'altro volevano da lei? Aveva detto tutto quello che sapeva, cosa speravano di ottenere? Avrebbe obiettato se solo il giovane non l'avesse battuta sul tempo.
Lei corrugò le sopracciglia, stupendosi di quell'accorata difesa; perché si interessava? Temeva forse che parlasse in suo sfavore? Era solamente un vano tentativo di smacchiarsi la coscienza? Era sinceramente dispiaciuto di averla coinvolta? Certo, le sue azioni erano state avventate e inadatte al ruolo che rivestiva, ma era stata la scelta della Tassina di prendere la bacchetta invece di allontanarsi ad intrappolarla.
Qualunque fosse la motivazione, Niahndra non gli avrebbe permesso di sfruttarla per stare meglio con se stesso. «Verrò.»
Annuì al saluto di Flavius e poi seguì l'uomo biondo verso la via principale. Rimase in un ostinato silenzio, affatto desiderosa di ingaggiare una conversazione. Quando l'auror le si avvicinò, lo stette a sentire più per cortesia che per reale interesse; non poteva fare a meno di sentirsi in soggezione, guardinga, e questo la irritava oltremodo.
Tuttavia bastò una semplice parola a farla voltare verso di lui, un lampo di vivo sbigottimento nella linea arcuata delle sopracciglia.
Renèe, aveva detto, come se la conoscesse. Era il nome sbagliato, certo, eppure c'era stata un'occasione in cui se ne era servita. Lo scrutò con sfrontatezza cercando di associare quel volto celato dal cappello grigio ad un ricordo ben più sfocato del ballo estivo di Hogwarts. Niente.
Provò allora a concentrarsi su Nieve, la fanciulla a cui si era presentata; era stata lei a lasciarsi sfuggire il suo nome? Come era legata all'auror?
Il fastidio crebbe a causa della sua evidente posizione di svantaggio. Lui sapeva qualcosa che lei ignorava, aveva qualcosa su di lei mentre Niah in mano aveva solo un pugno di mosche ed una nota negativa sul registro.
Un gran bello scivolone nella sua altrimenti irreprensibile condo--- *Scivolone.*
Il clic col quale i suoi ricordi si incastrarono fornendole un'immagine visiva dettagliata le procurò una soddisfazione immensa. Improvvisamente seppe dove collocare quell'uomo, e non le piaceva. Non le piaceva per niente.
Il pensiero poi che il senso di colpa dell'altro lo potesse indurre a ricercare altri contatti con lei le piacque ancor meno. «Preferirei non essere costretta a trascinare questa storia più del necessario, si ritenga libero da qualsiasi obbligo crede di avere nei miei confronti.» E con quello, sperò di aver troncato sul nascere qualsiasi tentativo successivo di approccio. Non era famosa per la sua propensione al perdono né per la fiducia che riponeva nelle seconde occasioni.
Si avvicinò ulteriormente all'uomo col quale avrebbe dovuto smaterializzarsi, ricordandosi solo in quel momento – con una vaga punta di rimorso – del sacchetto di mele che aveva lasciato per terra nella parallela di Hogsmeade.
• Niahndra Alistine | Tassorosso | 17 anni | Outfit


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