Morning's lights., St. James Park-Privata.

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La sola idea che un uomo potesse diventare più di un amico per lei la mandava nel più totale panico. Odiava che qualcuno perforasse la sua corazza, o che si avvicinasse solo a farlo (dato che nessuno l'aveva mai fatto). Non aveva mai permesso a nessuno di avvicinarsi a lei così profondamente, durante i suoi anni di studi quei pochi che avevano provato a chiederle un appuntamento si erano fermati al primo rifiuto. 'Quella è pazza, non esce con nessun ragazzo. Rifiuta chiunque. Al ballo non ha mai avuto un accompagnatore.' Erano quelle le voci che giravano tra le oche della sua scuola. Ed erano tutte vere, era circondata da un sacco di amici ma nessun fidanzato o cotta, e nessuno sapeva perché. Concedeva qualche ballo quando doveva ma nulla di più, nemmeno un bacio.
«La mia sorellina sta svolgendo un tirocinio in un allevamento di Ippogrifi, sai? Vorrebbe prendere l’abilitazione come allevatrice!» I suoi occhi si erano illuminati nel sentir nominare gli Ippogrifi, forse pensando a sua sorella.
«Beh, mi auguro che riesca a diventarlo, sono creature meravigliose» disse sorridendo gentilmente.
«Raccontami com’è andata, ti prego! In cambio ti racconterò una mia avventura!» Si morse il labbro al ricordo terribile ma era curiosa di conoscere qualcosa di più di Aiden.
«Ero in Svezia e stavo "passeggiando" in montagna, in un bosco. Non ero a conoscenza dell'allevamento di draghi che c'era lì vicino, me lo sono ritrovata davanti ed è stato terribile. Fortunatamente gli allevatori sono venuti in mio aiuto e siamo riusciti a bloccarlo con un bel po' di impegno. Solo qualche scottatura fortunatamente, ma lo spavento è stato orribile» disse rabbrividendo al ricordo.

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Aiden Weiss
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A
nnuì alle parole incoraggianti di Daphne.
Ophelia era testarda, una prerogativa di famiglia, e mai si sarebbe arresa davanti a ciò che si frapponeva tra lei e il suo obiettivo, piuttosto lo abbatteva brutalmente. E Aiden sapeva che Ophelia avrebbe avuto quell’abilitazione o avrebbe scatenato una guerra.
«Ophelia è una tale testarda che riuscirebbe a perfino ad insegnare ad un Troll a giocare a Quiddich!» Finì il caffè e mise da parte la tazza, per poi sistemarsi meglio sulla sedia e ascoltarla con vivido interesse. Il suo aneddoto con il drago fu entusiasmante ed il fatto che se la fosse cavata con poco fu un vero miracolo. Era una donna dal sangue freddo e annuì compiaciuto.
Ma ora sapeva che era il suo turno e lui era un uomo di parola, non si sarebbe tirato indietro davanti ad una bella avventura. Prese un bel respiro e per poco non scoppiò a ridere alla prima parola.
«Ero sull’isola di Skellig e non avevo molto da mangiare. Il raccolto che avevo piantato era stato allagato dalla pioggia, così mi Smaterializzai in una fattoria a Limerick e presi in prestito alcune sementi e una coppia di polli. Uno lo avevo addirittura pietrificato perché rischiava di fare casino.» Scoppiò a ridere. «Non dirlo a nessuno ma sono finito sulla Gazzetta del Profeta e nessuno ha mai scoperto che fui io. Mia sorella Lena sì, invece. Riconoscerebbe i miei capelli ovunque!» Non appena finì di ridere ovviamente, Aiden sorrise divertito. «Poi però gliene ho riportati indietro più di una dozzina!» aggiunge con serietà. Non era mica un ladro.
Lentamente - e stavolta consapevolmente - avvicinò una mano a quella di lei e con il fiato sospeso gliela sfiorò timidamente con un dito. La fissò negli occhi con una certa temerarietà ed era una cosa nuova per lui essere così con una donna.
«Penso che potremmo uscire insieme, una di queste sera, magari. Per cena… Se ti va’...» E nel dirlo quel Se ti va’ sentì un groppo alla gola.
Lo avrebbe rifiutato per quell’appuntamento improvviso che aveva così temerariamente proposto?

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Sembrava molto convinto di sua sorella, doveva tenerci molto. «Ophelia è una tale testarda che riuscirebbe a perfino ad insegnare ad un Troll a giocare a Quiddich!» Le spiegò facendola ridere.
«E allora presentamela! Odio i Troll ma amo il Quidditch» esclamò scherzosamente. Quel Troll in Ungheria l'aveva proprio segnata, e aveva segnato anche la sua vecchia bacchetta.
«Ero sull’isola di Skellig e non avevo molto da mangiare. Il raccolto che avevo piantato era stato allagato dalla pioggia, così mi Smaterializzai in una fattoria a Limerick e presi in prestito alcune sementi e una coppia di polli. Uno lo avevo addirittura pietrificato perché rischiava di fare casino. Non dirlo a nessuno ma sono finito sulla Gazzetta del Profeta e nessuno ha mai scoperto che fui io. Mia sorella Lena sì, invece. Riconoscerebbe i miei capelli ovunque!» Il racconto la fece ridere fino ad avere ma di pancia, se lo immaginava con due polli in mano presi per le zampe che cercava di non rimetterci le penne.
Il fatto che avesse aggiunto che li aveva riportati indietro le fece capire che aveva dei saldi principi morali, e la cosa le piaceva. *Anche lui ti piace...* *No, non è vero. Oddio sto parlando con me stessa*
«Prima o poi mi spiegherai che ci facevi sull'isola di Skellig senza cibo ma per ora lasciami immaginare te a fare il contadino» disse divertita.
Prese un sorso di cioccolata e quando lui posò la mano sulla sua - per la seconda volta - le si fermò il liquido in gola.«Penso che potremmo uscire insieme, una di queste sera, magari. Per cena… Se ti va’...»
Quasi sputò la cioccolata in faccia al rosso. *Non se ne parla. No. No. No. Scordatelo. Ora ti odio.* Che problemi aveva quell'uomo? Prima le aveva chiesto un caffè, poi di andare da Florian, e ora quello che era chiaramente un appuntamento. *Tu sei matto, amico. O vuoi farmi ingrassare, o ci stai spudoratamente provando con me. E tanto fallirai in entrambi i casi.*
Doveva avere un'espressione comica stampata in viso, le sopracciglia alzate, la tazza immobile ancora vicino alle labbra e gli occhi sbarrati dallo stupore. Com'era possibile che ci avesse messo così poco a tentare di distruggere la loro amicizia?
Appoggiò con calma spaventosa la tazzina sul tavolo, guardandola intensamente, per poi alzare lo sguardo su Aiden e sospirare.
*No. Non ho accettato un appuntamento fin'ora, non vedo perché accettarlo ora.*
«Cos... cosa? Un appuntamento?» chiese retoricamente quasi sconvolta. *Non sono pazza, lo giuro.*
«Penso che potrebbe andare bene» rispose semplicemente rimanendo basita nel rendersi conto di cosa avesse detto.
*Sì, sei pazza. PAZZA. Ma che cazzo fai?* Non riusciva a capire perché avesse accettato. La sua mente diceva una cosa ma il suo corpo faceva tutt'altro.

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Aiden Weiss
26 anni ☘ Auror ☘ scheda [x]


L
’irlandese si passó una mano tra il folto cespuglio di capelli rosso acceso, sistemandoli all’indietro. Non seppe che dire riguardo al presentarle Ophelia in merito agli Ippogrifi, perché già sapeva a che genere di conclusioni sarebbe giunta la sua sorellina se le presentasse Daphne. Probabilmente lo avrebbe preso da parte e si sarebbe complimentata con lui per essere finalmente sbocciato e che probabilmente zia Clarisse avrebbe sicuramente voluto festeggiare l’evento.
No, forse presentarle Ophelia subito non era il caso.
Il suo racconto con i polli l’aveva fatta ridere davvero di gusto e molto forte. La cosa lo compiacque tantissimo, sentiva di adorare quella risata e di volerla far ridere il più possibile.
«L’altro pollo aveva il mio berretto sul becco per attutire i versi. Ma il contadino mi ha beccato solo parzialmente. Nel senso che ha fotografato solo i capelli e non la faccia. Ma ho comunque rischiato di beccarmi qualche pallottola.» aggiunse con enfasi. L’idea di spiegarle cosa ci faceva su Skellig un’altra volta lo fece sospirare di sollievo e ciò poteva essere inteso che prima o poi si sarebbero rivisti.
La reazione ed espressione di Daphne alla sua domanda lo fecero tentennare nel ritirarsi nell’angolo della vergogna per il peggior tentativo di chiederle un appuntamento della storia. Lei era incredula e probabilmente in procinto di tirargli in faccia il portatovaglioli presente sul tavolo. Eppure alla fine, con stupore di Aiden, aveva accettato.
Lui sorrise tra l’imbarazzato e il soddisfatto, come un vero coglione, mentre giocherellava con la barba. «Ti piace la cucina asiatica? Da Himiko’s Taste hanno una zona riservata ai Maghi, con piatti altrettanto magici. Che ne pensi?» propose.

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Il fatto che non avesse risposto alla sua frase sul presentarle la sorella significava che l'aveva presa sul serio, non sapeva se sentirsi terrorizzata o onorata.
«L’altro pollo aveva il mio berretto sul becco per attutire i versi. Ma il contadino mi ha beccato solo parzialmente. Nel senso che ha fotografato solo i capelli e non la faccia. Ma ho comunque rischiato di beccarmi qualche pallottola.» Aggiunse evidentemente preso dal racconto, dev'essere stata una bella esperienza, o perlomeno intusiassmante.
«Ti piace la cucina asiatica? Da Himiko’s Taste hanno una zona riservata ai Maghi, con piatti altrettanto magici. Che ne pensi?»
*Fai ancora in tempo a dire di no, Phee.* *Non voglio farlo. Aspetta, perché non voglio farlo? E perché sto parlando da sola?*
Era stata in Giappone per qualche giorno e aveva potuto assaggiare il sushi, il matcha e il sashimi. Doveva dire che Aiden aveva gusto nella scelta di posti e cibi.
«Adoro la cucina asiatica, va benissimo» disse semplicemente cercando di abbozzare un sorriso. Si era rifiutata di uscire con un ragazzo per tutta la sua vita, poi arriva la sua copia al maschile e cambia tutte le carte in tavola.

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Aiden Weiss
26 anni ☘ Auror ☘ scheda [x]


L
’idea di uscire con lei lo terrorizzò ed entusiasmò allo stesso tempo. Sebbene Daphne avesse accettato, Aiden aveva il terrore di giocarsi male l’intero appuntamento e non rivederla più. Non era mai stato bravo ad avere rapporti sociali, figuriamoci un appuntamento, e quello era senza dubbio il primo e vero appuntamento in assoluto che proponeva.
Dovrà apprezzarmi per quello che sono e per fortuna che sono cortese e ben educato, se fossi stato un completo cafone mi sarei fatto schifo da solo!, pensò, mentre studiava le espressioni di Daphne. A cosa stava pensando? Lo trovava interessante o un completo sciocco a chiedere un appuntamento?
Si morse un labbro. Poi optò per ritornare a conversare amabilmente come prima e accordarsi sull’orario e giorno più tardi.
«Hai fratelli o sorelle?» domandò. «Io quattro, due maschi e due femmine. Samuel e Richard sono i più grandi, poi ci sono io ed infine Lena e Ophelia. Riguardo Ophelia prima o poi te la presenterò, non appena si farà viva...»
Il cane si era accucciato tra loro due sotto al tavolo, il muso appoggiato sulla sua scarpa. Era l’unico lì a sentirsi perfettamente a suo agio, mentre i due umani erano troppo occupati ad arrossire tra loro.
«Sono sempre più convinto che tu abbia del sangue irlandese… Hai una tonalità di capelli tipicamente irlandesi!» mormorò mentre gli occhi ripassavano ancora a setacciare ogni lineamento della donna, così marcati e femminili, tanto da renderla davvero attraente.

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Era felice che Aiden avesse lasciato cadere l'argomento "appuntamento" per un po' trasferendo il suo interesse di nuovo sulle domande personali, e se era felice di raccontare qualcosa di lei vuol dire che l'altro argomento la metteva esageratamente a disagio.
*L'ho detto che sei pazza.*
«Hai fratelli o sorelle? Io quattro, due maschi e due femmine. Samuel e Richard sono i più grandi, poi ci sono io ed infine Lena e Ophelia. Riguardo Ophelia prima o poi te la presenterò, non appena si farà viva...» Sorrise tornando all'espressione tranquilla che aveva prima della proposta di Aiden.
«Che famiglia numerosa! Io ho solo un fratello maggiore, Leonard» disse tranquilla, ripensando al fatto che suo fratello si trovava in Francia con sua cugina, nascosto. *Ma perché gliel'ho detto?*
Non poteva rischiare di dirgli tutto, ma con la sua gentilezza stava facendo in modo che lei si fidasse ciecamente.
«Sono sempre più convinto che tu abbia del sangue irlandese… Hai una tonalità di capelli tipicamente irlandesi!» L'aveva detto pianissimo, facendola rabbrividire.
«Sono francese da parte di padre, non so le origini di mia madre» quasi si tirò una sberla nel rendersi conto di ciò che gli aveva appena detto. *Certo, molto francese Woods*

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Aiden Weiss
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I
l cambio di argomento aveva riportato la tranquillità iniziale. E fu un bene, almeno non sarebbero stati in preda dell’ansia dell’appuntamento finché non si sarebbero salutati.
Quando la cameriera passò accanto a loro, lui la fermò ancora decisamente affamato e ordinò un succo d’arancia e un altro cupcake uguale a quello che già aveva mangiato.
Se mi sporco ancora, lei mi pulirà di nuovo?, meditò ricordandosi di come lo aveva pulito con premura la prima volta. Era stato… bello! Eppure stavolta avrebbe dovuto pensarci da solo o avrebbe fatto pessima figura con lei.
Il cane prese a russare pesantemente, doveva davvero essersi stancato, ma questo non impedì ad Aiden di ridere. «Lo scoiattolo lo ha distrutto!» ridacchiò.
Quando la nuova ordinazione arrivò, Aiden prese un sorso di succo e poi annuì. «I Weiss sono sempre stati numerosi, tranne nel caso di mio padre, lui fu figlio unico perché mia nonna morì di parto.» spiegò. Si incupì pensando a suo padre, gli mancava tutti i giorni e si chiese cosa avrebbe detto se lo vedesse ora in compagnia di una donna.
Alzò un sopracciglio quando Daphne disse che era francese da parte di padre, ma lei era americana. Qualcosa non tornava…
«Credevo fossi americana….» osservò. «O ci sei nata quando i tuoi si sono trasferiti?»

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view post Posted on 22/8/2017, 12:42
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Chocolat iniziò a russare, era abbastanza sicura che avrebbe dovuto portarlo a casa in braccio, e in fondo sarebbe stato difficile visto che era una pulce.
«Lo scoiattolo lo ha distrutto!» le fece notare Aiden ridendo, ottenendo la stessa reazione da parte di Daphne.
«Già» rispose ridacchiando.
«I Weiss sono sempre stati numerosi, tranne nel caso di mio padre, lui fu figlio unico perché mia nonna morì di parto.» La sua espressione si fece più seria nell'udire le parole del rosso, in passato la morte per parto era molto comune, non era poi così raro.
«Credevo fossi americana…. O ci sei nata quando i tuoi si sono trasferiti?» Sorrise imbarazzata. «In America è in vigore lo Ius Soli, perciò sono americana per il semplice fatto di essere nata lì. i miei sono entrambi cresciuti in America ma non so molto sul loro passato, e non posso nemmeno scoprire qualcosa... non ci sono più» Lo sguardo era cupo,
aveva pesato bene le parole che aveva detto, non aveva detto che erano morti, ma che non c'erano più. Era vero, non erano più loro quelle creature che i vampiri avevano trasformato.

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Aiden Weiss
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A
iden sentì la tristezza pervaderlo, come quando si stava al gelo durante l’inverno e il freddo ti entrava nelle ossa; eppure il rosso venne scosso sia dalla propria tristezza che da quella di lei, provocandogli una fitta al cuore e attorcigliandoli le viscere.
Lei era orfana di entrambi i genitori, dunque, mentre lui solo di padre, ma il dolore era comunque uguale. Istintivamente le strinse la mano per confortarla. «So cosa significa perdere un genitore. Avevo diciannove anni quando mio padre venne ucciso, il giorno del mio stesso compleanno, e non c'è giorno che passa in cui mi manca o compleanno in cui mi pento di avergli detto “Ti odio!” come ultima cosa.» raccontò in un sospiro. Deglutì, perché non aveva mai detto a nessuno quei dettagli e in un certo senso sì sentì meglio a parlarne con lei perché lo capiva. «Se perdessi anche mia madre impazzirei…»
Posò anche l’altra mano in quella di lei, come se il conforto fosse per entrambi. Lui era tormentato dalla perdita, non era riuscito a riprendersi e aveva inciso sul suo carattere, era più facile all’ira.
«Raccontami di te e tu fratello. Siete molto legati o vi detestate?» chiese, per distogliersi da quell’argomento spinoso, ma senza lasciarle la mano. In un certo senso aveva preso ad accarezzargliela con delicatezza.

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Quando Aiden cambiò totalmente espressione, da allegra e spensierata a triste e pensierosa, si sentì morire. Non riusciva a sopportarlo, odiava vedere le persone intorno a lei stare male, lo detestava con tutta sé stessa.
Nel sentire la sua mano stringere la sua chiuse gli occhi per un momento, sospirando profondamente. *Cosa mi stai facendo, Aiden?*
«So cosa significa perdere un genitore. Avevo diciannove anni quando mio padre venne ucciso, il giorno del mio stesso compleanno, e non c'è giorno che passa in cui mi manca o compleanno in cui mi pento di avergli detto “Ti odio!” come ultima cosa. Se perdessi anche mia madre impazzirei…» Le stava tenendo la mano, avrebbe voluto ritirarla ma il suo corpo aveva quasi bisogno di quel contatto, e la fece sentire terribilmente debole.
Sorrise nel tentativo di rassicurarlo, mascherando completamente il suo stato d'animo «Non pensare alla possibilità di perderla, goditi semplicemente ogni momento con lei.» Lo disse in un sussurro mantenendo il sorriso.
«Raccontami di te e tu fratello. Siete molto legati o vi detestate?» *Leonard*
«Eravamo molto legati, abbiamo un solo anno di differenza, eravamo come gemelli. Purtroppo non lo sento da quasi sei anni» spiegò come se fosse la cosa più naturale del mondo.
*Sa più cosa di quante ne ho mai raccontate a chiunque altro non fosse della mia famiglia.*

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view post Posted on 23/8/2017, 08:46
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Aiden Weiss
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l pollice con cui le stava delicatamente accarezzando la mano fu l’unica cosa che dettasse il ritmo per placare la tristezza che lo aveva travolto. Ovviamente sperò che aiutasse anche lei dopo averla vista così cupa.
L’idea di passare del tempo con sua madre e godersela quanto il più possibile era già stata sfiorata molte volte da quanto era tornato dall’esilio. Ma sua madre era per lo più occupata con le missioni da Auror, spesso era fuori città a caccia di Maghi Oscuri e il tempo a disposizione era poco; inoltre, tutti i suoi figli ormai erano grandi, in procinto di farsi una famiglia, a parte Aiden che era l’unico rimasto ancora single. Era già tanto se sua madre si presentava a qualche cena e ogni volta che la vedeva si lasciava concedere quei pochi attimi di tenerezza, poi ritornava ad essere la tipica donna di ghiaccio.
Forse ora che anche lui era Auror avrebbe avuto maggiori possibilità di recuperare il tempo perso con lei…
I suoi pensieri vennero ridestati quando Daphne raccontò di suo fratello con cui aveva un rapporto speciale, come due gemelli nonostante un solo anno di differenza. Aiden sorrise, trovava stupendi quei tipi di rapporti tra fratelli e sorelle. Era come il rapporto che aveva lui con le sue sorelline, dove loro lo cercavano per ogni cosa, anche per confidarsi soltanto o per un consiglio banale. E Lena era stata pure sua complice il giorno del colloquio, mentre Ophelia cercava di dargli qualche dritta su alcune ricette.
«Non ti ha mai scritto in tutto questo tempo?» chiese, mostrandosi preoccupato per lei. Sapeva cosa voleva dire stare lontano dai propri fratelli per anni, ma ogni tanto lui aveva mandato qualche gufo e loro a lui. Perché il fratello di Daphne non dava segni di vita dopo ben sei anni?
«Sei anni sono tanti...» osservò. «Dovresti cercarlo!» Annuì, convinto. «Io sono stato via sette anni ma ho sempre avuto qualche contatto con i miei fratelli. Lena, per esempio, mi mandò l’articolo di giornale riguardo al mio colpo con i polli. Perciò penso che dovresti trovare un modo per avere sue notizie. Forse potresti fare richiesta alla Polizia Antimago, sicuramente verrà inviata un’ambasciata per indagare su dove sia.» propose infine.

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Capiva che stava cercando di tranquillizzarla accarezzandole la mano con il pollice ma capiva ancora meglio che era triste e non sopportava di vederlo stare così per lei.
La mano che Aiden non stava tenendo fra le sue si posò sulla guancia di lui per poi fargli alzare lo sguardo «Ei, sorridi, non serve essere triste» disse con voce dolce e abbozzando un sorriso. La ritirò lentamente dopo avergli fatto una carezza e sorrise incoraggiante.
«Non ti ha mai scritto in tutto questo tempo? Sei anni sono tanti... Dovresti cercarlo! Io sono stato via sette anni ma ho sempre avuto qualche contatto con i miei fratelli. Lena, per esempio, mi mandò l’articolo di giornale riguardo al mio colpo con i polli. Perciò penso che dovresti trovare un modo per avere sue notizie. Forse potresti fare richiesta alla Polizia Antimago, sicuramente verrà inviata un’ambasciata per indagare su dove sia.» Rise nel sentire che parlava a vanvera.
«E' stata un nostra scelta non parlarci, so perfettamente dove si trova, se volessi scrivergli lo farei ma lui ha la sua vita. Non serve che ti preoccupi per me» spiegò cercando di tranquillizzarlo anche se dentro era tutt'altro che tranquilla.

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view post Posted on 23/8/2017, 10:29
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u come se Daphne avesse il potere di controllare le emozioni di Aiden con uno schiocco di dita. La carezza che gli fece sulla guancia lasciò all’Auror un senso di benessere e tranquillità che non aveva mai sperimentato prima e che trovò estremamente piacevole.
Gli occhi di entrambi si scontrano e sentì di perdersi in essi, come se stesse volando nel cielo limpido. E lei invece stava navigando negli occhi blu come l’oceano di lui? Perché era come se il cielo avesse finalmente incontrato il mare e dove un pittore ne avrebbe ricavato un quadro perfetto.
Sorrise automaticamente alle parole di Daphne. Un sorriso sincero e spontaneo. «Sono triste perché immagino tu ti senta sola. Senza la tua famiglia… Deve essere tutto molto arduo e me ne rammarico. Nessuno merita di essere solo, soprattutto una dolce e gentile fanciulla come te.» Arrossì per il complimento che le aveva appena rivolto. Avrebbe aggiunto pure bellissima ma non voleva sembrare troppo inopportuno e invadente, perciò si era trattenuto.
Inclinò la testa di lato, confuso su quanto aveva detto riguardo al fratello. «Capisco…» disse semplicemente. Non era sua intenzione dubitare di lei, ma i conti non tornavano affatto. Aveva detto che erano sempre stati legati, perché dunque non si sentivano più? La giustificazione che il fratello avesse ormai la propria vita non reggeva, non si poteva troncare un rapporto solido dal giorno alla notte. Daphne si stava contraddicendo, forse nascondeva qualcosa, ma evitò di farglielo notare, non era il momento.
«Confido però che riprendiate a sentirvi. La famiglia è tutto e lui è la tua famiglia. Non sarebbe giusto restare separati a vita, non trovi?»

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Aveva notato come lui la stava guardando negli occhi e si sentì quasi male, non poteva permettersi che Aiden cominciasse a provare qualcosa per lei o, peggio,
il contrario.
Fu felice che sorridesse ma era tempo di tornare a casa, prima che la conversazione toccasse punti critici, non voleva rivelargli più del dovuto.
«Sono triste perché immagino tu ti senta sola. Senza la tua famiglia… Deve essere tutto molto arduo e me ne rammarico. Nessuno merita di essere solo, soprattutto una dolce e gentile fanciulla come te.» Gli sorrise dolcemente.
«Non devi preoccuparti per me» disse gentilmente.
«Capisco…Confido però che riprendiate a sentirvi. La famiglia è tutto e lui è la tua famiglia. Non sarebbe giusto restare separati a vita, non trovi?» *Smettila.*
«Credo sia ora di andare per me e Chocolat. Grazie per la cioccolata» disse alzandosi in piedi sorridendo, riprese il guinzaglio attendendo qualche attimo perché il cucciolo si svegliasse.

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