Too much red, Per Charles

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view post Posted on 23/8/2017, 22:20
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Cosa l'avesse spinta a farsi quel tatuaggio non lo sapeva, aveva fatto tutto il suo corpo. Ricordava una frase che suo padre le ripeteva in continuazione quando era piccola. "Non ti arrendere mai. Di solito è l’ultima chiave del mazzo quella che apre la porta."
La chiave significava molto per lei, la chiave di una porta, la chiave di uno scrigno... *La chiave del cuore.*
Guardava i segni neri in contrasto con la pelle bianca prima di lentiggini, almeno in quel punto, e sorrideva come rapita senza saperne il motivo. *Lo sai il motivo.*
Era stata una giornata come le altre, si era alzata, aveva portato fuori Chocolat (che da quando aveva incontrato Aiden sembrava adorarla), pulito la casa della signora Griffiths e poi aveva deciso di andare a Hogsmeade per fare un giro, oltre che sbrigare delle commissioni per la vecchia proprietaria di casa sua.
Aveva acquistato dei libri da Bibliomagic, delle nuove edizioni di cui la signora aveva bisogno, e poi qualche dolcetto da Mielandia, per tirarle su il morale. Era vicino l'anniversario della morte del marito e si sentiva piuttosto giù di morale, e secondo la filosofia di vita di Phee non c'era nulla che un dolce non potesse risolvere.
Ora si ritrovava a passeggiare per le vie di Hogsmeade senza una meta, ma non voleva ancora tornare a casa, l'appuntamento con Aiden si avvicinava, ed era già in ansia.
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Charles Koskinen
view post Posted on 27/8/2017, 13:36





Charles Koskinen
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Tra le folle veementi di Hogsmeade e i campanelli tintinnanti delle botteghe dei pub del villaggio si poteva intravedere un uomo. Era un uomo dalla chioma rossa, mossa ed estremamente disordinata, avvolto in un velo di mistero e inquietitudine. La faccia era scoperta, gli occhi color oceano trasmettevano una certa triste apatia e l'espressione del viso aveva preso una piega quasi perfida. Anche se di perfido, in lui, c'era ben poco. Egli portava il nome di Charles Koskinen.
Seguito dallo strascico del suo mantello estivo, l'uomo vagava con poca attenzione lungo le strade di Hogsmeade. I suoi pensieri continuavano a riportarlo a quando aveva preso la folle decisione di abbandonare le terre finlandesi e intraprendere una nuova strada a Londra, più vicino al suo passato e più deciso a render la sua vita meno inetta e più movimentava. Belle ambizioni, quelle. Davvero belle se non fosse che per il momento l'unica cosa che era riuscito ad ottenere era una serie di problemi e fallimenti, dovuti al fatto che non fosse riuscito ancora ad ottenere ufficialmente la cattedra di Astronomia presso Hogwarts e di trovarsi una residenza degna di tale nome. Insomma, sembrava che il momento in cui i suoi giorni sarebbero iniziati a trascorrere con gioia e serenità fossero lontani miglia e miglia e che non ci fosse via per risollevarsi dal fondo del suo baratro di tristezze e delusioni. Eppure, nel cuore magnanimo ma un po' spento del povero Charlie, c'era ancora la vaga speranza che ce l'avrebbe fatta in un modo o l'altro.
Così quel giorno aveva deciso di uscire dal suo buco e fare una passeggiata per il villaggio dei maghi, una passeggiata con il solo scopo di prendere una boccata d'aria e liberarsi dai rumorosi demoni che abitavano il suo Io interiore. Non camminava con passo accellerato né aveva fretta di tornare a casa (sempre che il buco per cani, grande quattro metri quadri, dietro alla pattumeria potesse essere definito casa), semplicemente voleva dare un'occhiata a quanto quel luogo fosse cambiato dopo tutti gli anni passati in Finlandia a patire le pene della morte dei suoi parenti. Ben poco, avrebbe detto. Gli ambienti, il clima, le persone erano sempre le stesse. Sembrava che si fosse catapultato esattamente dove aveva trascorso i suoi sette anni di studio. Sorrise.
Mentre queste reminiscenze gli giravano per la testa ricoperta dal pel di carota, un urlo gli squarciò l'udito, facendolo scattare in direzione del suono. La mano afferrò la bacchetta ma ci volle ben poco per capire che non era successo niente di preoccupante. Semplicemente una cliente stava urlando dietro al cameriere del Testa di Porco, locale molto famoso per la poca cordialità del personale.
Con gli occhi sempre puntati sul garzone del pub, il rosso ripose la bacchetta nella tasca interna e avanzò. Distratto dalla situazione creatasi, tuttavia, andò a sbattere contro una figura sconosciuta, rischiando di farla cadere.

«Per Merlino! - imprecò, afferrando la donna per la mano e avvolgendole un braccio lungo il fianco, tentando di sollevarla. - Ti sei fatta male?»

Solo allora ebbe modo di osservare i lineamenti delicati della donna. Sembrava quasi vedersi specchiato in un corpo femminile. Un corpo che tuttavia, al contrario suo, non pareva essere così perso fra i mostri della sua anima. Era un corpo più giovane e pieno di energia. O perlomeno quella fu la prima impressione che Charlie ebbe della donna.

«Se c'è qualcosa che non va, posso accompagnarti dovunque tu stessi andando. Sono mortificato, ero distratto.» sentenziò, tentando un sorriso sbilenco.

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Perdonami il ritardo, ho avuto dei problemi off in questi giorni!
 
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view post Posted on 27/8/2017, 15:00
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Fin da piccola aveva spaventato qualsiasi possibile spasimante, a partire dalla tenera età aveva costruito attorno a sé una barriera per proteggersi da chiunque provasse a capirla oltre a ciò che voleva mostrare. Non voleva che nessuno capisse quanto si sentisse sola e triste dentro, non aveva una vera e propria ragione per esserlo ma non voleva che qualcuno la capisse fino in fondo.
Aiden aveva completamente stravolto tutto ciò che aveva costruito giorno dopo giorno in quei ventiquattro anni, era come se il Fato avesse deciso di farli incontrare con il solo e unico scopo di stravolgerle la vita e creare una piccola crepa nel muro che c'era attorno al suo cuore.
E ora? Era così in ansia per quell'appuntamento anche se mancava ancora qualche giorno, vedeva il suo viso ovunque, i suoi capelli, il suo sorriso, era come se avesse messo le radici nella sua mente. La signora Griffiths le aveva spesso raccontato di come aveva conosciuto suo marito, di come si fossero odiati in un primo momento e di come poi il loro amore avesse superato tutto. Poteva forse Aiden essere l'uomo che l'avrebbe aiutata a superare tutto? Scosse la testa. *Ma perché sto fantasticando, non ci uscirò più dopo l'appuntamento.*
Fu un attimo, venne travolta da un ragazzo rischiando di cadere e di finire con le gambe all'aria, e ci sarebbe finita se il ragazzo non l'avesse tenuta per mano bloccandola con il braccio.
«Per Merlino! Ti sei fatta male?» Era un ragazzo vestito con lo stile del Mondo Magico, a differenza sua che era vestita da babbana, e i capelli rossi. *Oddio, un altro. E' un incubo?*
«Se c'è qualcosa che non va, posso accompagnarti dovunque tu stessi andando. Sono mortificato, ero distratto.» Sorrise in risposta al tentativo del ragazzo di rivolgerle un sorriso.
Si risistemò, «Non ti preoccupare, nemmeno io ero al massimo dell'attenzione. Grazie comunque, Daphne» lo tranquillizzò per poi porgergli la mano con fare gentile.
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Charles Koskinen
view post Posted on 2/9/2017, 13:19





Charles Koskinen
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C'era una cosa che Charles Koskinen non aveva mai provato in venticinque anni di vita: quella particolare sensazione di affetto che si prova verso determinate persone, gli amci. Charlie non aveva mai avuto amici ed era ben certo che se anche avesse provato a tentare un rapporto con una qualsivoglia persona, avrebbe finito per litigarci e inimicarsi l'ennesimo/a malcapitato/a. Talvolta, quando i pensieri più cupi lo assalivano, ipotizzava che era proprio per questo motivo che la sua vita aveva preso una piega decisamente poco soddisfacente. Era triste da dire, sì, eppure era così e Koskinen, con il passare del tempo, aveva imparato a conviverci. C'erano dei momenti, come quelli vissuti in Finlandia, in cui si sentiva stringere le budella e abbattere da una sensazione di depressione. Non era mai riuscito a stringere relazioni amicali, tantomeno sentimentali. Non che, a quei tempi, la cosa gli dispiacesse (per carità, proprio no: talvolta quando si preoccupava di osservare la situazione da un punto di vista positivo, gioiva per il fatto che fosse solo e che quindi non ci fosse nessuno d'altro da perdere e per cui soffrire) ma a volte si era sentito proprio un caso umano perso. E lui che ci poteva fare? Molto più di quanto non si fosse mai immaginato.
In quell'ultimo periodo, infatti, il giovane si era sentito quasi rinato; il ritorno a Londra e al mondo magico - per quanto la vita avesse continuato a far letteralmente schifo tra eventi sfortuiti e il fatto che non fosse riuscito a trovare una residenza degna di tale nome - sembrava he promettesse bene. Certo, non avrebbe dato subito i suoi frutti (visto che al momento la sua situazione economica, relazionale e fisica era decisamente indecente) ma era certo che là avrebbe avuto più chance che nella sua terra natia.
Trovatosi nella situazione di dover interagire con la donna a cui era andato accidentalmente addosso, una sensazione di inadeguatezza lo assalì. Lei aveva l'aria di una tipica babbana e, se non fosse stato che si trovavano ad Hogsmeade, Charlie non avrebbe mai detto che la rossa potesse essere una strega. Per evitare di rendere la situazione più disagiante, prese le distanze dalla donna. Non era mai carino essere troppo vicino a una donzella di cui non si sa nulla, no?

«La prossima volta starò più attento, giuro! - aggiunse, raddrizzando il suo sorriso - Piacere Daphne, io sono Charles, venticinquenne alla ricerca di un futuro. Stavi andando da qualche parte, prima che la mia maldestria ti travolgesse?»

Non sapeva che tipo fosse Daphne ma qualcosa suggeriva al finlandese che non c'era nulla di male a provar ad attaccar bottone e sistemare le cose con una persona alla quale si è fatto una pessima prima impressione.

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view post Posted on 4/9/2017, 18:39
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Era sorprendente quante persone con i capelli rossi ci fossero in giro, sapeva che in Irlanda ci fosse la percentuale maggiore di fulvi, ma nemmeno il Regno Unito scherzava. Va bene, Aiden, era irlandese ma non era sicuramente l'unico pel di carota in giro.
Lei, addirittura, non sapeva nemmeno quali fossero le sue origini materne, forse inglesi, perciò non capiva più con quale senso si distribuisse la popolazione dai capelli rossi.
Fin da piccolo suo fratello era stato preso in giro per il colore dei capelli, senza un vero motivo, lei no, nessuna aveva avuto il coraggio di prenderla in giro, se si arrabbiava finiva con il far volare per aria qualcuno. Era a causa del bullismo che suo fratello aveva subito in quegli anni che lei aveva deciso di diventare un Auror. Alla fine era tutto cominciato per degli stupidissimi capelli.
«La prossima volta starò più attento, giuro! Piacere Daphne, io sono Charles, venticinquenne alla ricerca di un futuro. Stavi andando da qualche parte, prima che la mia maldestria ti travolgesse?»
Quel ragazzo aveva qualcosa di strano, un'aura un po' scura, se così si poteva dire. Il sorriso sghembo le sembrava sintomo di timidezza ma allo stesso tempo le parve che più che timidezza fosse inadeguatezza, come se non si sentisse a suo agio, Daphne odiava che qualcuno si sentisse così in sua presenza.
«Piacere mio, Charles. In verità no, ho sbrigato delle faccende per un'amica, stavo vagando senza meta» confessò ridacchiando.
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