Nightmare ~, Concorso a Tema: Agosto 2017

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view post Posted on 28/8/2017, 19:07
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«Balia, vi prego, concedetemi qualche ora per poter andare al villaggio, non mi accadrà nulla.» Gli occhi dolci della giovane ragazza quasi imploravano la donna paffuta che le stava di fronte, essere rinchiusa tra quelle mura la distruggeva ogni attimo sempre di più, la vita di corte non era adatta a lei, le continue critiche di suo padre, a cui avrebbe dovuto semplicemente annuire per poi chinare il capo, e lo sguardo di odio la facevano sentire sempre fuori posto. In certi momenti arrivava al punto di desiderare la morte di quell'essere che la trattava con disprezzo, come se non meritasse di vivere per il colore dei suoi capelli, perché era considerata una creazione del Diavolo, in vita solo per il volere del sovrano di quel regno, così buono e caritatevole per aver lasciato vivere una creatura che sarebbe dovuta bruciare insieme alla madre di cui aveva provocato la morte.
«Va bene, piccolina mia. Ma copri i capelli con il mantello» si raccomandò facendosi aria con la mano per la preoccupazione, era sicura che quella ragazza l'avrebbe fatta ammalare prima del tempo in cui il Signore l'avrebbe richiamata a sé.
Abbracciò grata la donnina per poi alzarsi con cura il mantello fino a coprire i ciuffi fulvi che tanto le creavano problemi. Si avviò lungo il passaggio che portava nelle segrete con passo svelto e silenzioso, conosceva la strada a memoria ma se qualcuno l'avesse sorpresa sarebbe stata rinchiusa nella sua stanza per l'eternità, o sarebbe stata messa al rogo, la famiglia del suo futuro sposo non avrebbe certo tollerato che sgattaiolasse fino al villaggio dopo cena per fare solo Dio sa cosa. Se suo padre lo fosse venuto a sapere l'avrebbe ripudiata.
Nell'udire un rumore vicino all'uscita sobbalzò coprendosi la bocca con una mano per evitare che qualcuno potesse scoprirla, spegnendo la torcia che teneva in mano.
«Isabelle, vieni fuori!» Nel sentire la voce calda dell'amato provenire dall'uscita del passaggio, quasi un sussurro, sospirò prima che sul suo volto si formasse un sorriso sincero. Fece qualche passo incerto verso la luce della luna che illuminava il volto del ragazzo attendendo che lui facesse qualcosa, qualcosa che non accadde perché impegnato ad ammirare la bellezza della donna che non avrebbe mai potuto avere, la promessa sposa di un altro uomo.
I capelli rossi scompigliati e la barba leggermente cresciuta che gli conferiva un'aria più matura. La giovane ridacchiò nel vederlo lì impalato, fermo in tutto il suo splendore illuminato dalla luna, gli occhi blu luminosi di desiderio.
«Adrien» mormorò per poi deglutire, avvicinandosi e abbassando il cappuccio del mantello. Qualcuno avrebbe potuto vederli, ma non vederlo per settimane era la peggior tortura che potesse ricevere. «Non è prudente stare qui, meglio nasconderci nel bosco, se ci scoprono mi decapiteranno» disse senza mostrare paura, come se fosse un dato di fatto più che una vera e propria minaccia per sé stesso, ciò che contava era poterla abbracciare finalmente. «Credo che metterebbero me al rogo, piuttosto, mio padre non aspetta altro» esclamò con tranquillità quasi spaventosa, guardandolo negli occhi. Lui la prese per i fianchi avvicinandola a sé per baciarla, voleva passare più tempo possibile con lei prima che il suo promesso sposo la prendesse come moglie, non sapeva come avrebbe sopportato non poter più toccare quelle labbra.

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La luce le colpì gli occhi come solo uno schiaffo in pieno viso avrebbe potuto fare, e sebbene si fosse svegliata appena, e in modo così brusco, sapeva esattamente che la sua provenienza veniva dalla grande vetrata a lato della sua stanza, solitamente coperta dai pesanti tendaggi azzurri.
Madeleine amava dormire fino alle prime ore del pomeriggio, Maria richiedeva della sua presenza solo verso sera, solitamente per intrattenere qualche ospite o per fare passeggiate nei giardini per ammirare l'operato dei giardinieri, spesso anche i giardinieri stessi se si trattava di uomini affascinanti ai suoi occhi. La Regina di Francia, tra le sue ancelle e migliori amiche, non godeva di ottima reputazione nell'essere fedele al suo "amato" Luigi.
Guardò infastidita la giovane cameriera a cui era affidata, alzandosi a sedere con la schiena appoggiata ai cuscini del suo letto a baldacchino, sebbene vivesse lì da anni, ormai, ancora non si era abituata a tutto quello sfarzo e a tutta quella ostentazione.
Accorgendosi dello sguardo della rossa Clarisse, la cameriera che le era stata affidata, si giustificò velocemente «Signorina Chevalier, le giuro che avrei voluto lasciarla dormire ancora del tempo ma Sua Maestà ha espressamente dato l'ordine di svegliarla per prepararla per stasera. Ha detto che ci sarà il Suo promesso sposo, e quando lo conoscerà dovrà essere più bella che mai.» Spiegò il tutto a una velocità impressionante, essendosi appena svegliata Madeleine non riuscì a seguire l'intero discorso ma fu sufficiente sentire le parole 'promesso sposo' per capire che era giunto il momento di fare il suo dovere. Essere una delle migliori amiche della Regina implicava che lei avrebbe scelto i migliori scapoli di Francia per lei, ma non era sicura di voler sposare qualcuno che non amava, ma non c'erano altre possibilità.
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Per il compleanno di Sua Maestà sarebbe dovuto essere tutto perfetto perciò fu uno stress passare la giornata fra abiti ingombranti e corsetti strettissimi mentre le cameriere impazzivano nel trovare il vestito che potesse abbinarsi al suo bizzarro colore di capelli.

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La rossa fece un leggero inchino nel vedere la Regina avvicinarsi, mentre la musica continuava a suonare delicata riempiendo con le sue note il salone gremito delle persone più influenti di Francia. «Madeleine, è arrivato il conte Xavier di Borbone, il vostro futuro sposo. Lasciatemi che ve lo presenti» disse facendole il sorriso più furbo e pieno di significati che avesse mentre da dietro di lei faceva la sua comparsa un uomo estremamente affascinante con il parrucchino rosso, indice che quello fosse il suo vero colore di capelli. L'uomo le afferrò delicatamente la mano regalandole un baciamano senza eguali mentre la giovane donna faceva un inchino di cortesia, il Galateo andava rispettato in qualsiasi caso.
«Vi lascio soli» si congedò la giovane sovrana permettendo all'uomo di invitarla a danzare.
Un ballo in completo silenzio sulle note di violini e violoncelli, non servivano le parole se a parlare erano gli occhi, quelli blu di lui e quelli azzurri di lei, un amore a primo sguardo. Era stata reticente inizialmente, non avrebbe creduto che un matrimonio deciso avrebbe potuto essere positivo, invece aveva trovato l'amore della sua vita.
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Il tendone era pieno di feriti, ma i bendaggi ormai da qualche giorno scarseggiavano, lo Stato non aveva ancora provveduto a inviare loro i nuovi rifornimenti di viveri e medicinali. Aveva sentito da qualche altra infermiera che non li avrebbero mandati fino alla settimana successiva, ma utilizzare i vecchi bendaggi era fuori discussione, le ferite si sarebbero infettate e non avrebbe sopportato di far soffrire ulteriormente i soldati che dovevano stare sotto le sue cure. La guerra era qualcosa di straziante, decine di morti tra le grida ogni giorno, uomini senza arti per via di qualche bomba o di un'amputazione necessaria.
Quando aveva comunicato a suo padre, un generale, di voler fare l'infermiera volontaria l'aveva quasi rinchiusa in casa. «Papà, tu puoi aiutare in qualche modo. Anche io voglio rendermi utile, non combatterò ma almeno aiuterò chi lo fa per me» aveva detto decisa, con lo sguardo serio, e con un tono che non ammetteva repliche. Il patriarca di casa Chevalier non aveva potuto nulla contro quella testa dura di sua figlia che una settimana dopo aveva già salvato la vita a una decina di feriti.
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Avrebbe studiato Medicina se Hitler non avesse cominciato a dare sfogo alla sua pazzia uccidendo tutti quegli innocenti facendo iniziare una guerra, era stato il suo sogno da sempre, e aveva dimostrato di essere veramente portata per quella professione, ma non sapeva nemmeno se avrebbe avuto la possibilità di diventare una vera infermiera una volta finito quello strazio, se fosse mai finito, e se lei fosse sopravvissuta.
Salutò gentilmente qualcuno dei malati che si erano appena svegliati per poi avvicinarsi al capezzale di uno in particolare, un uomo con diversi tagli sul volto, i capelli rossi e gli occhi chiusi, caduto in un sonno profondo ormai da giorni.
«E' inutile che controlli, quello dorme da giorni» sentì la voce di un uomo alle spalle, si voltò immediatamente notando che proveniva dal lettino del ragazzo che stava accanto al rosso. Sorrise con la tristezza nel volto annuendo per confermare ciò che aveva detto. Controllò che il ragazzo incosciente respirasse ancora per poi accarezzargli dolcemente il volto cercando di trattenere le lacrime.
«E' tuo fratello?» chiese indicando con un cenno della testa i capelli della ragazza, della stessa sfumatura di rosso del ragazzo steso sul lettino.
Scosse la testa voltandosi completamente verso l'uomo sveglio «E' il mio ragazzo.» La tristezza nella sua voce era chiara, suo padre era un uomo influente, aveva permesso che Amanda prestasse servizio in quel campo per poter stare accanto al ragazzo che ora rischiava la sua vita, quello che stava per diventare il suo futuro sposo.

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Un grido squarciò il silenzio della notte. Daphne si risvegliò di colpo mettendosi a sedere, con la fronte e i capelli bagnati del sudore dato dall'incubo.
*Aiden, era in tutti i miei sogni. Cosa succede? Perché ho sognato quelle cose?*
Il respiro affannato e il cuore a mille mentre Chocolat la guardava con la testa inclinata di lato e lo sguardo confuso, illuminato dalla luce esterna che veniva dalla finestra.
*E' stato terribile.* Era ancora scossa per l'ultimo sogno, la sola idea del ragazzo in coma la mandava in panico.
Forse la sua mente cercava di dirle che era fregata. Era sembrato tutto così reale, il viaggio tra le epoche e loro due in ogni sogno si innamoravano in un modo o nell'altro, era terribilmente confusa, erano veramente loro in quei sogni?

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