Ehi

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view post Posted on 29/8/2017, 13:44
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Killian Resween ♢ 24 anni ♢ Auror


Era tardi, tardissimo. Le casette in Rosegarden St sonnecchiavano tutte con le finestre semiaperte per via del caldo che turbava i sogni dei babbani. Eppure quella notte era particolarmente fresca, pensò il mago mentre rientrava nel palazzo della Signora McCramble, sgargiante di fiori colorati anche di notte. Ma lui forse non faceva testo visto che aveva percorso diversi chilometri a piedi con una maglietta che assomigliava molto ad una rete da pesca per quanto era malridotta: nulla che potesse ripararlo dalla frizzante brezza notturna. Essendo ancora un Animagus piuttosto inesperto, aveva qualche difficoltà a trasformare anche gli indumenti e questi molto spesso ne risentivano dilaniandosi irrimediabilmente così che anche i suoi incantesimi riparativi non potevano far altro che rimettere malamente insieme il salvabile (con risultati discutibili visto che gli incantesimi casalinghi non erano mai stati il suo forte).
Quella sera, appunto, la brutta sorte era toccata alla maglietta e in fin dei conti era un bene rientrare a quell'ora tarda dato che l'oscurità aveva garantito l'invisibilità sua e del povero indumento, senza contare la mancata presenza della sua padrona di casa sul pianerottolo, pronta a fargli mille domande a cui Killian avrebbe dovuto ripetutamente mentire: non poteva certo dirle che si era recato in un bosco in piena notte per trasformarsi in un Falco Pellegrino e volare insieme ad Amigdala per convincerla a fare il suo dovere. La serratura del suo appartamento scattò facendo aprire la porta ed ecco che entrando trovò la falchetta ad attenderlo sul davanzale della finestra rimasta aperta, uno sguardo soddisfattissimo e di presa in giro. Killian rimase in silenzio dopo aver portato gli occhi al cielo esasperato per quel comportamento, ma se non fosse stato così stanco avrebbe sicuramente iniziato la sua arringa. Non era affatto giusto: ogni volta evitava di smaterializzarsi in qualche bosco per le sue uscite con Amigdala perchè altrimenti lei l'avrebbe dovuto raggiungere in volo da sola, ma al ritorno il rapace non lo aspettava mai e se ne volava a casa giungendo a destinazione molto prima di lui, attendendolo esattamente con quell'espressione saccente che ora gli rivolgeva mentre si sbarazzava della maglietta tutta buchi. Lo sguardo acuto dell'animale seguì i suoi movimenti quasi rimproverandolo per quello scarso risultato ottenuto. Sapeva che ultimamente si era allenato pochissimo tanto che i suoi progressi si erano quasi annullati, ma era anche certo che alla falchetta poco importava se triturava magliette, pantaloni giacche, la sua disapprovazione riguardava piuttosto il poco tempo trascorso insieme con lui trasformato in Falco, decisamente la forma del padrone che Amigdala preferiva.
Il motivo per cui quella notte l'aveva accontentata con un volo lunghissimo ( e che lo aveva stremato) era semplice: non poteva permettere che la lettera che doveva spedire fosse mangiucchiata, ridotta a brandelli o addirittura persa come faceva di solito quando era indispettita con lui. E Killian ne aveva molte di cose da farsi "perdonare": innanzitutto la sua forma umana che negli ultimi mesi era stata onnipresente persino con lei, poi le restrizioni sul volare di giorno (anche se comprendeva le sue esigenze da animale diurno, non poteva spaventare i passanti entrando e uscendo dalla sua finestra senza la minima accortezza), senza contare la punizione in cui l'aveva tenuta qualche giorno per aver lasciato cadere le carcasse delle sue prede in testa alle ospiti della Signora McCramble.
Nonostante tutto questo, il mago sembrava comunque aver raggiunto il suo scopo visto che la falchetta restava immobile sulla finestra aspettando di ricevere la missiva, piuttosto bendisposta e accondiscente. Decise di approfittare di quel momento di grazia dell'animale seduta stante, così prese la lettera sullo scrittoio che aveva concluso prima di uscire e la lesse velocemente per assicurarsi di non aver compiuto errori.


Ehi.
Credo che sia il momento di progettare concretamente quello di cui abbiamo parlato l'ultima volta ( e non intendo al Ballo dei candidi).
Potrebbe andare venerdì prossimo? Se non hai altre proposte, direi di fare a casa mia alle 17. Ricordati chi sei con la mia padrona di casa: ha una memoria impressionante.

Il Ladro di Scarpette


PS: il Falco Pellegrino è una lei e si chiama Amigdala. Spero faccia la gentile, ma non ti assicuro niente. Probabilmente non aspetterà la tua risposta, quindi mi toccherà ricevere quel tuo uccellaccio. Mi ci sto quasi affezionando. Quasi
.


Ok, forse definirla lettera era proprio esagerato. Niente saluti iniziali, niente firma vera e propria, stringatezza al massimo. Era stato così vago che forse nemmeno lei avrebbe capito a cosa si stesse riferendo, ma l'importante era l'appuntamento che aveva proposto. E con appuntamento non intendeva quel tipo di incontro, certo che no. "Appuntamento" si usava anche per il lavoro. Si odiò per essersi messo a rimuginarci su.
Chiuse la busta dove era già stato scritto ben visibile l'indirizzo:

Amber Hydra,
Dulwich Village, 23
Londra


Si avvicinò ad Amigdala che troneggiava sul davanzale, stavolta rivolta verso l'esterno e guardando fiera il cielo stellato come già pronta al decollo. Le legò la pergamena alla zampa destra, robusta e ruvida. Ad operazione conclusa, non rimaneva che fare le sue ultime raccomandazioni e così le grattò il capo scuro mentre le sussurrava:

"Fai la brava. Niente spuntini finchè non hai recapitato la lettera. E aspetta l'alba, prima di farlo. Niente graffi, niente beccate, niente sguardi arcigni, intesi? Devi farci fare bella figura"

Si riferiva, con quel "noi" sottinteso, alla specie dei Falchi Pellegrini : se Amigdala si sarebbe fatta detestare, poi con quale coraggio Killian avrebbe rivelato di potersi trasformare anche lui in falco?
Amigdala sembrò guardarlo duramente, con disapprovazione, quasi che avesse potuto immaginare quali pensieri e preoccupazioni gli frullassero in testa. Ma alla fine acconsentì e Killian lo capì dalle sue lievi beccate sulla mano che equivalevano a un "Ho capito, ho capito! Lasciami andare adesso". Killian sorrise e la osservò spiccare il volo con la fluidità che si ritrovava spesso ad invidiarle. Prima che diventasse solo un puntino lontano, richiuse la finestra e rimasto da solo si concesse di pensare alla destinataria del suo messaggio: avevano molto di cui parlare e molto da tacere.
Prima di pentirsi di cosa e come aveva scritto, si tuffò nel letto dove Senza Nome dormiva sul centro del cuscino. Bastò poco e la sua magia fece effetto sull'uomo che cadde in un sonno senza sogni.


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view post Posted on 30/8/2017, 08:36
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Appollaiato sul sul trespolo, Fergus teneva sottocchio la sua padroncina. I capelli biondi arruffati e sparsi sul cuscino come onde perennemente increspate, le palpebre chiuse e leggere, il respiro profondo e calmo. Il lenzuolo estivo era accartocciato da un lato e copriva appena le caviglie della ragazza, il che le avrebbe garantito almeno un paio di starnuti al suo risveglio. Erano settimane che non la vedeva così tranquilla di notte e, per non guastare l'atmosfera, cercò di non fare rumore mentre ispezionava e ripuliva ad una ad una le sue piume. Fiero come sempre, sembrava prendersi cura di sé almeno quanto credeva di prendersi cura di Amber. Vegliare su di lei era diventato un incarico quasi più importante della consegna delle lettere (che, per inciso, non riusciva proprio ad andargli a genio, così come alcuni destinatari!). Quando la ragazza si agitava nel sonno, lui s'innervosiva e graffiava il trespolo con più intensità, quando invece la sua padroncina era più tranquilla, lui stesso si riscopriva bendisposto nei confronti del suo vero "lavoro". L'alba era ormai alle porte, così come il suo riposino. Diede un'ultima occhiata al corpo profondamente assopito davanti a lui e chiuse gli occhi.

Tic.Tic.Tic..
Non passarono che pochi secondi ed un rumore destò Fergus che, in procinto di lasciarsi andare a quel sonnellino tanto agognato, aprì un solo occhio. Non notando nulla di nuovo (Amber non si era mossa di un centimetro) richiuse le palpebre.
Tic. TicTic.. TIC.
Oh, non c'era proprio tregua per un povero Gufo?! Ancora una volta fu costretto ad aprire gli occhi, ma stavolta entrambi e scuotendosi dall'intorpidimento a cui si sarebbe volentieri abbandonato, li puntò direttamente verso la fonte del rumore: un falco. Borbottò come un vecchio portinaio svegliato da una spiantata che sbaglia condominio e, così facendo, svegliò Amber.

***

Lentamente la ragazza aprì le palpebre e lasciò che gli occhi si adattassero a quella dolce lama di luce che aveva invaso la sua stanza.
*Non ho chiuso la tenda!* fu il suo primo pensiero, un ammonimento verso la sua mente sempre tra le nuvole. Si passò una mano sulla fronte e ravvivò un po' la chioma prima di voltare il capo verso la sveglia: era presto anzi, prestissimo! Perché si era svegliata? Assolutamente non in possesso delle sua abilità cognitive, si mise a sedere e si grattò il capo, confusa. Il borbottio di Fergus la fece quasi sobbalzare. «Gnnh.. che c'è ?» chiese con una voce involontariamente roca e bassa. Per contro il gufo schioccò il becco e voltò il capo verso l'ampia finestra esagonale. Ancora più confusa e quasi pronta a rimettersi a letto, assecondò il volere del suo pennuto e ne trovò un altro a fissarla dall'altro lato del vetro. Sgranò gli occhi. *E tu chi sei?* una domanda più che legittima che non ricevette ovviamente alcuna risposta in principio. Dopo essersi strofinata per bene le palpebre per convincersi che non fosse una visione e che la patina sonnolenta fosse svanita, si accorse della missiva che il volatile portava con sé. Aprì la finestra cercando di fare meno rumore possibile e non svegliare John. Stava davvero facendo entrare un falchetto in camera sua? Ma soprattutto: chi diamine poteva spedirle una lettera con un volatile che non appartenesse nemmeno alla specie dei gufi? Se non fosse stata ancora mezza addormentata avrebbe anche potuto trovare la risposta prima di leggerla. L'ingresso si Amigdala non piacque per niente a Fergus che si agitò sbattendo gli artigli nervosamente sul tronchetto in legno. «Shhh... Fergus!» intimò Amber, prima di concentrare la sua attenzione sullo strano postino. Si fece consegnare la lettera facendo estrema cautela, ogni volta che la testa del falco scattava, la bionda tratteneva il respiro. «Ok, fai piano.. per favore.» supplicò, finché non riuscì a stringere fra le mani il pezzo di carta. «Suppongo tu non voglia dei biscottini gufici...» disse, percependo il palato ancora impastato. Seduta sul morbido materasso, si decise ad aprire la busta e scoprire l'identità dello strampalato mittente. Una risata improvvisa e leggera le scosse il corpo non appena riconobbe la calligrafia. Dovette serrare le labbra con l'aiuto di una mano per non produrre troppo rumore! Non aveva ancora letto la lettera ma l'idea che gliel'avesse spedita con *Un falco* non riusciva a non divertirla. No, Killian non si sarebbe mai piegato alle convenzioni di quel mondo ed era forse uno dei motivi per cui le si scaldava il cuore a ripensare che, in quella mente così complessa e stravagante (in un modo del tutto benevolo), vi fosse posto anche per lei. Qualcosa però andò storto nel suo piano perché il silenzio non venne mantenuto ed un colpo alla porta spaventò tutti e tre gli abitanti della stanza: Amber, Fergus e la falchetta che, per contro, piegò la testa e volò via. *Oh... si, sei decisamente di Killian* constatò prima di nascondere in fretta la lettera sotto il cuscino, giusto in tempo per vedere John, forse più assonnato di lei, aprire la porta della camera. «Ehi, che succede? Devi andare da qualche parte?» sia lei che Fergus lo guardarono con tutta l'aria di volergli palesemente nascondere qualcosa ma lui sembrò non farvi troppo caso. Nonostante il tono serio, l'uomo non sembrava essere in grado di scuotersi dal torpore. Con un pigiama blu scuro ed i capelli ancora più sconvolti di quelli della figlia, mostrò il tipico sorriso storto di chi non ha ben chiara la situazione. «N-no.. è che, è stato Fergus. Mi ha svegliata.» La bionda indicò il pennuto che non sembrò per nulla allegro di vedersi incolpare impunemente per qualcosa che aveva fatto la strana pennuta scura! Apostrofando Amber con il suo bubolio più accusatorio, si allungò sul trespolo alla ricerca della scia lasciata da Amigdala, quasi sperasse di vederla già di ritorno. Sicuramente, in condizioni normali, John non si sarebbe accontentato di quella risposta palesemente falsa, ma ragionare di prima mattina non era il suo forte: Amber doveva pur aver preso da qualcuno. «Mmh, te l'ho già detto Amber, è un gufo e non sei ad Hogwarts, fallo dormire fuori dalla tua stanza.» nonostante si trattasse di un rimprovero, il tono di John le fece comprendere che c'era ancora un buon margine per la coppia Amber-Fergus. «Hai ragione, scusa se ti ho svegliato.» «Non fa nulla, torna a dormire.» concluse lui, borbottando qualcosa di incomprensibile che poteva tradursi con: "..ed è una cosa che dovremmo fare tutti a quest'ora." richiudendosi poi la porta alle spalle. La bionda sospirò portando una mano al petto, ci era mancato poco. Infilando l'altra mano sotto il cuscino si dedicò finalmente alla lettera. Per prima cosa cercò l'inconfondibile firma di Killian e la trovò : "Il ladro di scarpette". Scosse il capo in preda ad un'altra genuina risata che rimase poi sospesa in un dolce sorriso. Poche semplici parole e lei già sentiva il peso di quell'estate sollevarsi dalle spalle. Solo dopo aver svuotato la mente, si sedette allo scrittoio. Passare ad una seduta più rigida, sebbene comunque comoda, le permise di perdere ancora un po' del torpore residuo. Distese per benino la pergamena e la lesse parola per parola. Sul suo volto comparvero in successione diverse espressioni. La prima fu totalmente interrogativa : c'erano novità sul caso? Stavano per compiere un passo avanti? Aveva scoperto qualcosa?... oppure le stava chiedendo un appuntamento?*No, impossibile. Non può farlo, non sarebbe corretto e non devo nemmeno pensarci. No, assolutamente no.* Si impose fin troppe negazioni per crederci davvero, ma qualcosa in lei mantenne comunque accesa la fiammella infida della speranza. Era davvero dura a morire, per fortuna, perché avrebbe dovuto tenerla viva e sotto controllo fino al momento "giusto". La seconda espressione fu invece di puro stupore, condita da una consapevolezza tremenda: casa di Killian?? Lui la stava invitando a casa sua quel venerdì!? Lo stesso venerdì che le sarebbe capitato tra capo e collo da lì a due giorni? Non sapeva se fosse più pericolosa la vicinanza con quel giorno o il luogo dell'incontro o perfino quel cuoricino che aveva ripreso a farsi sentire non appena la sola immagine dell'appartamento in Rosegarden street era tornata vivida nella sua mente. Era stato lui a scegliere un posto sicuro, certamente doveva averlo fatto per ragioni di sicurezza ma era consapevole di quanto la casa fosse priva di... adeguati spazi aperti? Erano adulti, più o meno, ma quel giorno avrebbe messo ancora più a dura prova il patto che avevano stretto e lui non poteva non saperlo. Amber stessa era arrivata a quella conclusione subito. Impiegò ancora qualche minuto prima di riprendere il fiato e decidere se essere entusiasta per una serie di buone ragioni o emozionata per una serie di pessime ragioni. Quella volta non avrebbe potuto non scegliere, ma sarebbe stato stupido non accettare e, beh, poteva forse nascondere a se stessa il desiderio di rivederlo? Avrebbe fatto "la brava" lo aveva promesso ad entrambi, ma Killian giocava scorretto, sempre sul filo del rasoio. Eppure era dannatamente invitante, come sempre. Oh e sapeva che più si avvicinava a lui e più le sue resistenze cedevano, lo sapeva al punto che, per un secondo la parte più rigida e razionale la convinse a rifiutare l'invito, ma ebbe la meglio l'altro lato di Amber che aggiunse il carico da novanta ricordandole che se il caso fosse stato risolto, allora...

«Sembra che Amigdala ci abbia abbandonati. Ti andrebbe di inseguirla ?» Disse una volta riscossa dalla matassa di sensazioni ed emozioni che aveva iniziato ad attorcigliarle lo stomaco. Sapeva che il gufo non avrebbe davvero potuto comprenderla, ma necessitava un cambio almeno mentale di argomento. Non aveva dimenticato il suo lavoro di copertura per la McCramble e decise proprio di puntare su quel significante dettaglio per rispondere all'Auror. Forse avrebbe dovuto mostrare più entusiasmo, ma in realtà scelse con cura le parole da usare. Era convinta che lui vi avrebbe trovato da sé tutti i sottintesi che contenevano: la copertura, l'ironia, la segretezza, il ricordo e la risposta all'invito. Se avesse avuto uno specchio davanti allo scrittoio avrebbe potuto notare quel sorriso vagamente sarcastico che era spuntato nel momento esatto in cui quelle poche parole erano apparse nitide nella sua mente. Le scrisse con cura e consegnò il pezzo di carta a Fergus. Il volatile non sembrava gradire l'idea di diversi muovere a quell'ora, non dopo aver assaporato il dolce accenno di pisolino che gli era stato negato.«Fergus» iniziò a dire mentre gli legava la missiva ermetica alla zampa e gli rivolgeva uno sguardo estremamente serio.«Qualcosa mi dice che tu non sia stato proprio educato con Killian. Sappi che potresti davvero finire a dormire sui tetti se non ti comporti bene. Ora vai e stai attento a dove metti gli artigli.» lo ammonì infine, osservandolo volare lungo il percorso tracciato dalla falchetta. Le iridi chiare indugiarono sul letto con incertezza. Dormire? Non se ne parlava proprio, ormai era sveglia. Con il mento poggiato sul dorso delle mani ed i gomiti ancorati allo scrittoio, la ragazza si fermò a pensare come fosse divertente sotto alcuni aspetti avere dei segreti condivisi con Killian. Non tutti, certo, alcune cose difficilmente sarebbero uscite spontaneamente dalle sue labbra. Aveva trovato un complice quando nemmeno pensava di averne bisogno. E, proprio quel complice, avrebbe poi trovato Fergus fuori dalla propria finestra, arruffato e forse ancora più indispettito del solito, con un piccolo biglietto e tre semplici parole vergate in inchiostro nero.

Rispolvera la cornamusa



Per Killian Resween
Rosegarden St, n.9
Londra




Edited by ˜Serenitÿ - 30/8/2017, 09:54
 
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view post Posted on 2/9/2017, 15:39
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Killian Resween ♢ 24 anni ♢ Auror


Aveva dormito tutta la mattinata e forse anche di più se la sua sveglia non avesse iniziato a tirargli i capelli infastidendo anche Senza Nome che si discostò un poco dal campo di battaglia per poi tornare a sonnecchiare tranquillo. Killian era riposato ma ancora intontito dal sonno per questo inizialmente diede segni di vita così deboli che non convinsero affatto la piccola sveglia a forma di robot che continuò a fare di tutto per farlo saettare via dal letto. Il mago resistette strenuamente altri cinque minuti, poi cedette e si alzò maledicendosi per il suo stesso incantesimo che aveva reso la sveglia così efficace. *E grazie al cielo che non gli ho dato la voce!*, si ritrovò a pensare mentre guardava l'ora sul display sul petto del piccolo robot mentre questi tornava sul comodino fiero di aver svolto al meglio il suo compito. Erano le dodici. Avrebbe fatto in tempo a consumare un pasto veloce e a dirigersi al Quartier Generale per il suo turno pomeridiano, includendo nel tutto una doccia ristoratrice che dopo il lungo volo della notte precedente poteva solo fare miracoli. Si diresse direttamente in cucina per ottimizzare i tempi: mentre si sciacquava avrebbe messo a scaldare qualcosa per il suo pranzo, molto probabilmente gli avanzi di pizza della sera prima. Ma la cucina non era disabitata, contrariamente a quanto pensasse: un grosso gufo presidiava la finestra, guardando la cucina con severa disapprovazione. L'atteggiamento fiero e regale di Fergus l'avrebbero fatto riconoscere ovunque e da chiunque, persino da un mago che aveva ancora un occhio chiuso e uno aperto per la dormita appena interrotta. Mentre si avvicinava guardingo all'animale - tra i due non scorreva certo buon sangue - ragionò brevemente: aveva detto ad Amigdala di consegnare la lettera all'alba e se la risposta era già lì significava che Amber aveva risposto subito. Forse il postino alato aveva dovuto anche attendere un po' il destinatario della lettera che custodiva e questo avrebbe spiegato lo sguardo torvo che gli rivolse mentre si appropriava della pergamena che aveva legata alla zampa. Ma forse non era nemmeno per quello, antipatia a prima vista sembrava essere l'unica risposta per la relazione tra Killian e il gufo di Amber. Avrebbe voluto sapere se tra le ragazze era andata meglio, quella mattina, ma era anche estremamente grato che Amigdala non si fosse trovata in casa quando era arrivato Fergus... probabilmente si era auto-concessa delle ferie dopo l'incarico della notte che aveva portato a termine secondo i patti (almeno da quanto pareva).
Senza indugiare oltre e con una certa impellenza aprì il messaggio. Il tempo di leggere quelle tre piccole parole e un sorriso storto ma estremamente felice si aprì sul volto dell'uomo. Aveva capito tutto, come sempre. E quello era decisamente un sì. Un si al loro appuntamento (*di lavoro*) quel venerdì. Non capiva perchè si sentiva così soddisfatto della piega degli eventi che quel minuscolo messaggio aveva comportato, visto che al loro incontro non ci sarebbe stato molto da ridere, almeno per lui. Anche Fergus sembrava ritenerlo pazzo per quella felicità scoppiata all'improvviso, ma cosa poteva saperne un uccello di certe cose? *Proprio tu lo dici...*
Diventato di buon umore, decise di essere magnanimo con l'affatto funesto portatore di notizie: aprì il suo baratto di biscotti e ne lanciò uno piuttosto rinsecchito vicino all'animale, ma questi guardò sdegnato prima l'offerta di pace e poi l'Auror per poi volare via con un frullo d'ali tutto impettito.


"Ehi! Di Gufici non ne avevo!", gli gridò dietro l'uomo a metà tra il risentito e il dispiaciuto.

Ma non poteva smettere di ghignare, dopo quello che aveva letto. Quel breve contrattempo non aveva che spostato di qualche minuto la tabella di marcia e Killian seguì i piani originari, ma con qualche una vitalità nuova. Venerdì non era poi così lontano.

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