| «Where'd you wanna go? How much you wanna risk? » Immaginava di essere sotto osservazione. Non poteva esserne certa, nessuno glielo avrebbe garantito, ma la sensazione che le accarezzò la pelle fu proprio quella. Per contro, non smise di osservare i cambiamenti e le certezze di quella stanza accogliente. In altre situazioni si sarebbe sentita a disagio e ben presto avrebbe smesso di fare qualunque cosa, ricorrendo ad un'innaturale immobilità. Ma c'era Killian con lei, lui poteva permettersi ben di peggio. Si rese conto troppo tardi di aver appena compiuto un paragone mentale potenzialmente pericoloso. Se la prima volta su quel divano era stata più triste che preoccupante, di sicuro una seconda avrebbe preso a schiaffi il loro patto. Ammetterlo però era ancora un tabù, a voce alta poi, era perfino un delitto. Amber perdeva sempre la capacità di mentire a se stessa quando il soggetto era l'abitante di quel piano, ed anche quel giorno era certa che avvicinarsi troppo senza porre barriere, sarebbe stato deleterio. Nascosto, forse non proprio in modo magistrale, dietro quel volto delicato, c'era tutto il desiderio di potersi avvicinare il prima possibile a quel "dopo" tanto promesso. *E' troppo presto* Si era detta più volte mentre andava lì. E poi, lui l'avrebbe rifiutata. Doveva farlo per mantenere il patto, ed avendolo già fatto, non vedeva impedimenti a che la cosa potesse accadere due volte. Quindi lei per prima non avrebbe dovuto sottoporsi ad uno strazio simile. Tentò con tutta la forza in corpo di non prolungare quei pensieri che già sapeva come si sarebbero conclusi, rivolgendogli invece una domanda semplice mascherata da esclamazione. Assecondando e negando le sue aspettative, i suoi occhi limpidi incontrarono quelli di Killian per la prima volta da quando si erano salutati. Il tempo finse per qualche istante di fermarsi, così come realmente fece il suo respiro. Le pupille si dilatarono, quelle piccole ed ereditarie pagliuzze dorate brillarono. Le labbra, si schiusero quel tanto che bastava a permetterle di respirare prima di serrarsi dolcemente. Non s'immergeva in quel grigio da troppo. Nemmeno alla festa poteva dire di averlo fatto, quegli occhi erano troppo lontani per essere apprezzati a dovere, eppure probabilmente avrebbero mostrato il loro miglior colore sotto i raggi freddi della Luna. Alzando lo sguardo per raggiungerli, non si accorse di aver fatto mezzo passo verso di lui. Il silenzio venne spezzato dai potenti battiti di un cuore in attesa di gioire da settimane. Lenti, cadenzati e potenti, quei battiti scandirono anche il ritorno del respiro. Fece il possibile per non apparire incantata - ma non ebbe modo di sapere se vi fosse riuscita - e, forse, anche l'espressione del ragazzo l'aiutò nell'impresa. Lo aveva messo in difficoltà chiedendogli della falchetta? Tenne per sé ogni riflessione, finché un sorriso ben più scaltro e familiare trovò il tempo di rassicurarla. « Non lo metto in dubbio.» Rispose di getto, producendo una propria rivisitazione del ghigno che aveva dinanzi, alludendo ad un episodio di cui lui non poteva essere a conoscenza, tentando così di mantenere un certo mistero sulla sua esclamazione. Quando John era entrato in stanza ed Amigdala era volata via, la similitudine con la "fuga" di Killian al ballo era stata inevitabile. Ma, tutto ciò, era fuori dalle conoscenze dell'Auror... per il momento. Nell'esprimersi, Amber incrociò le braccia e sollevò appena un sopracciglio. Sembrava quasi un'allieva intenta a mostrare i risultati di tanta fatica al suo maestro.
Incuriosita, si lasciò guidare in quella nuova stanza. Sapeva dell'esistenza di una cucina anche perché l'infuso della McCramble era spuntato fuori proprio da lì, ma non l'aveva mai vista. Il fatto che poi lui le desse le spalle, anche solo per pochi secondi, le permise di riacciuffare le briglie dell'autocontrollo. Gli era già più vicina di quanto fosse previsto. Era troppo facile pontificare quando la distanza passava da chilometri a decine di metri, ma quando i metri venivano misurati con scale più brevi, le cose cambiavano. Ma era possibile che l'unica a fare fatica in quel momento fosse lei? Oh, era abituata a ragionare anche troppo sulle cose, ma il limite con la paranoia era sempre più sottile. Quando però la stanza apparve in tutta la sua particolarità, la ragazza riprese l'ispezione. La prima cosa che saltò all'occhio furono i mobili, o meglio: il rosso dei mobili. La sua idea di arredamento era differente, non amava il metallizzato o l'ultra moderno, ma questo non le impedì di proseguire con la sua minuziosa ispezione. Al frigorifero erano appese quasi più cartoline di quante potessero rientrare nello spazio che aveva da offrire. Alcune ferme, altre in movimento, sorrette da calamite di svariate forme e colori. Chi le aveva spedite? Erano tutte per lui? In quanti anni era riuscito a riempire l'anta? E se non avesse messo fine alle domande che nuovamente erano tornate a straripare, probabilmente si sarebbe avvicinata al punto da trovare da sé le risposte. Non lo fece. Educatamente rimase al limite del percepibile, lontano dalla privacy di chi l'aveva accolta. Così come per lo scrittorio in salotto, tenne per sé la propria curiosità. Fu poi facile spostare l'attenzione su quanto stava uscendo dalla busta indicata poco prima. Ancora una volta dovette frenare un movimento istintivo. Era abituata ad affiancare John sul bancone quando preparava qualcosa, ma con Killian non lo fece. Il suo istinto le stava quasi suggerendo di dover avere paura di lui e delle sue innate capacità, come quella di poter rimuovere ogni freno inibitore della bionda. Riconobbe un televisore, ben più moderno di quello che c'era in Villa, ma spento allo stesso modo. Ne avevano uno anche a Londra, ma lei non aveva mai capito come funzionassero esattamente. Tra lei e lui, Amber frappose il tavolo, colmo di carte tra le quali c'erano anche le sue. Il disegno della maschera del Mangiamorte, soprattutto. Allungò la mano per sfiorarlo delicatamente, mentre questo prendeva forma sotto i suoi occhi. Prima che potesse stringere i pugni ed odiare con tutta se stessa quell'uomo, Killian la spiazzò scusandosi per una cosa che la lasciò letteralmente senza parole. Alzò la testa nel tentativo di cercare lo sguardo dell'Auror.« Mmh..» Non riuscì subito a dire qualcosa, anche perché non aveva idea di cosa dire. Non s'immaginava di ricevere scuse simili, non da lui, ma era evidente che dovesse ancora conoscerlo per bene. Lei aveva fatto il possibile per evitare di pensare ad un eventuale ballo di Eloise con Killian, anche perché detestava quella gelosia che impiegava pochi secondi a tornare a galla. E lui, incurante, con due frasi tirò fuori tutto. La mano lasciò il foglio, lo sguardo venne distolto da quello grigio, che nel frattempo sembrava concentrato sulla spesa. L'espressione si fece seria d'improvviso, ma il tono rimase cauto. « Non devi scusarti... non hai fatto nulla di sbagliato, non per me.» C'era forse bisogno di ammettere che non avrebbe sopportato di vederlo ballare con qualcuna che non fosse lei? Era vero, non si era sentita propriamente a posto con la coscienza per aver gioito dell'assenza del Re del ballo, ma tant'è che si era sentita proprio così. Un'idea malsana si fece spazio, per poi essere cacciato in malo modo: si stava scusando perché in realtà avrebbe ballato? No, impossibile. « Eloise ha ripiegato su un cavaliere differente, non penso le mancherai, anche se non passerei dai Tiri Vispi però un po', se fossi in te.» parlò con naturalezza, mantenendo però uno sguardo quasi serio. Tante verità si nascondevano in quella frase. Eloise era sua amica, lei la conosceva, o almeno credeva di conoscerla e se avesse saputo che il motivo per cui la prima volta Amber aveva rischiato di mandare in frantumi la loro amicizia, aveva il nome del Re che l'aveva abbandonata, beh, difficilmente avrebbe predetto una reazione tranquilla. Non le era sfuggito il fatto che Killian avesse alluso alla possibilità di più di una scusa, ma fece di tutto per non focalizzarsi su quel dettaglio e pazientare ancora un po'. « E poi...» Alzò lo sguardo verso la finestra aperta.*Non avrei voluto vederti ballare con nessuno.*« ... non avrei potuto permettere che un pessimo ballerino di valzer azzoppasse un altro Prefetto Tassorosso.» Lo sguardo, sempre serio e pensoso, rimase rivolto al panorama esterno. Scherzava, ma nemmeno troppo. Nulla di eccezionale. Quella mezza non-ammissione avrebbe messo fine al discorso?In caso contrario lei avrebbe dovuto inventarsi qualcosa di nuovo per deviare l'argomento. Ma la speranza che Killian capisse la realtà dietro una battuta, per altro falsa, non sarebbe morta tanto presto. Oh no, lui il valzer lo ballava bene e difficilmente lei se ne sarebbe dimenticata, i suoi piedi erano usciti intatti dal ballo russo, il suo cuore non avrebbe potuto dire altrettanto. A lungo aveva sognato una replica sulla passerella al chiaro di Luna. Sull'onda dell'inevitabile, un domanda seguì. Più cauta, più sottile, ma al tempo stesso quasi retorica.« Se non ti avessero chiamato, saresti andato via comunque, no?» Le iridi ancora a scrutare l'orizzonte, non era arrabbiata, non era delusa, forse cercava solo conferme. Un ultimo: "si, Amber, perché deve essere così". Forse.●●●
Not jealous
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