„Halt’ den Finger Richtung Himmel, dreh’ die Zeit nochmal zurück.“
– Stereoact, Bis ans Ende dieser Welt
Il mio sguardo è puntato con cortesia verso l'anziano professore e la mia mente segue con attenzione i suoi discorsi, ma la coda dell'occhio esplora l'ambiente, indaga gli spazi, guidata attraverso le geometrie squisitamente policrome della tappezzeria orientale. La trama tessuta da mani abili e segnata dalle imperfezioni del tempo sembra conformarsi, accogliendo e indirizzando la luce radente, in motivi che rompendo le simmetrie narrano un vissuto vecchio di centinaia di anni. Ciò avviene in maniera non dissimile sul volto dell'uomo, la cui pelle si piega in rughe che ne rimarcano l'austerità.
«Ai nostri professori non viene imposto di rinunciare a nulla, purché non sia sconveniente. Il mio era più che altro un sincero... monito, per così dire. Quando si è giovani si è sempre convinti di poter cambiare il mondo, di averne i mezzi e le forze, con il passare degli anni ci si ritrova spesso confrontati con altro, con quanto ci abbia riservato il tempo, si iniziano ad apprezzare anche le piccole cose. Postille e dettagli che forse un tempo non avremmo nemmeno preso in considerazione. Quali ritiene che siano i vari uffizi di un professore di questo Castello? Crede di poter far fronte a tutti? E in caso contrario?»
«La ringrazio per le sagge parole, professore».
Porto il bicchiere alla bocca per bere l'ultimo sorso, poi lo poso sul bordo della scrivania. Le gocce residue scendono lentamente dalla parete di vetro raccogliendosi sul fondo.
«Credo che sia difficile esaurire l'argomento in pochi minuti» comincio «il primo dovere di un insegnante è certamente trasmettere qualcosa agli studenti; in termini di contenuti, ovviamente, ma anche a livello umano. Tramandare la conoscenza, nessuno può comprenderlo meglio di uno storico come lei, è un'attività che richiede, e crea, una profonda connessione tra individui. Ma questo potrebbe essere vero anche per l'autore di un corso per corrispondenza. A un insegnante di questo Castello è richiesto molto di più. La struttura organizzativa della scuola, in cui gli studenti risiedono per la maggior parte dell'anno, impone ai professori di diventare figure di riferimento nella vita dei ragazzi, e ciascun membro del corpo docenti assolve al compito in modo diverso, chi con paternalistica severità, chi con l'informalità di un fratello maggiore. Suppongo che non ci sia un metodo migliore, ma che ogni studente abbia bisogno di relazionarsi in modo diverso per esprimere al massimo le proprie potenzialità, e che il compito del docente, in questo senso, sia interpretarne i bisogni.
Lavorare qui richiede dunque una certa propensione alla convivialità, sia con gli alunni, sia con i colleghi ed i superiori, nel rispetto delle posizioni gerarchiche guadagnate con l'esperienza. Intrattenersi in relazioni amichevoli crea sempre l'ambiente migliore per favorire lo sviluppo culturale personale e collettivo.
Infine penso che un professore abbia un debito morale nei confronti della scienza e di se stesso: lo studio, inteso come continua ricerca di miglioramenti non limitata solamente al proprio campo di studi specifico, oltre, dunque, al mero aggiornamento dei contenuti didattici previsto dal contratto. Prendo molto sul serio un impegno, e non sarei qui se non pensassi di poter adempiere all'incarico. Per quanto possano valere le mie parole in questo frangente».
Mentre parlo muovo pacatamente le mani appena sopra al piano del tavolo, talvolta intrecciando le dita per indicare un collegamento, talvolta aprendo i palmi come a formare un contenitore per evidenziare un concetto o una parola.
«Vede, Mr. Channing, non le negherò un certo timore a fronte del tema che abbiamo deciso di affrontare, e qualche riserva. Trasfigurazione è indubbiamente una delle discipline più complesse, e delicate con cui la nostra scuola, e i suoi studenti con essa, siano chiamati a confrontarsi. Perdonerà la franchezza, ma pensare di affidare tale uffizio a un pur valente mago, ma terribilmente giovane, lascia una certa titubanza a una cariatide della mia età. Ciò nonostante, non si può certo negare che in fin dei conti il più delle volte l'età non voglia dire molto. La Trasfigurazione, nel momento in cui smetta di essere un trucco da saltinbanchi, cela in realtà da un lato la profonda comprensione della più intima natura delle cose, dall'altro il saper cogliere il giusto attimo e il vero equilibrio che abbiano portato al verificarsi degli eventi. O vuole forse trovare una migliore definizione? Ora le chiedo, a fronte di questo increscioso incidente domestico che ci ha visti partecipi, di trovarvi una soluzione. Capisce bene che trascorrere la giornata con lo studio 'salinizzato' continui a non rientrare nei miei progetti per l'immediato futuro. Può prendersi il tempo necessario, ovviamente, come le ho già detto non ho altri impegni oggi».
Resto per un momento immobile, intimamente sbigottito di fronte alla richiesta di ripulire l'ufficio. Soppeso le ultime parole del Vicepreside e concludo che non ci sono dubbi: la domanda è lapalissiana. Dunque mi alzo in piedi, senza dire una parola, e sfodero la bacchetta pensando al da farsi.
Avrei potuto inventare qualcosa di stupefacente. Trasfigurare i granelli di sale in cristalli di luce e vorticare la bacchetta, facendoli girare e scomparire come in un caleidoscopio. Oppure trasformare ciascun grano di sale in un innocuo moscerino bianco - sifonino delle pomacee, sui libri di entomologia - e lasciarli volare fuori dalla finestra come una nuvola di bambagia, guidandoli con i gesti delle mani in eleganti coreografie.
Ma sono un tipo pragmatico, lontano dai barocchismi e dall'asianesimo; non ho mai amato il protagonismo accademico... al contrario di altre forme di esibizionismo che trovo opportuno lasciare fuori dall'ufficio. Del less is more ho fatto in molti frangenti quasi una filosofia di vita, in termini meno commerciali, ho adottato la tecnica del Rasoio di Occam.
Dunque alzo la bacchetta, puntandola verso le montagne di sale e muovendola in un gesto circolare continuo. Figuro nella mia mente l'effetto dell'incantesimo: i granelli, a milioni, che si sollevano, levitando e mulinando lentamente, come risalendo al contrario in una grande clessidra immaginaria. Poi scompaiono.
Per un istante mi sovviene il ricordo della mia prima lezione di Trasfigurazione, circa dieci anni fa. L'angolo del labbro si piega in un accennato sorriso. Senza proferire parola, nel momento di massima concentrazione, penso la formula: "E-va-nesco".
Poi mi riaccomodo sulla poltrona.
«Sicuramente la Trasfigurazione richiede comprensione dell'intima natura delle cose e saper cogliere gli equilibri che abbiano portato al verificarsi degli eventi» annuisco con sguardo vagamente impensierito, riprendendo le parole del Professore. «Ma è anche consapevolezza della fluidità dell'essere, concetto Eracliteo, se vogliamo. Trasfigurazione, come viene insegnata nelle scuole anglosassoni, è una materia prettamente scientifica, basti pensare ai testi di Emeric Switch su cui tutti abbiamo studiato». Mi interrompo per un istante, chiedendomi se Guida Pratica alla Trasfigurazione per Principianti fosse in uso ad Hogwarts un secolo e mezzo fa. Be', non è verosimile che il Professore non sia famigliare con il manuale. «Non è così in tutto il mondo: in un breve soggiorno di studio a Uagadou ho scoperto un approccio del tutto diverso alla disciplina: artistico, creativo, talvolta addirittura senza l'uso della bacchetta. Ci tengo a precisare che la mia formazione è, per così dire, tradizionale, ma spererei che questo contatto mi permetta di portare un poco di novità, come valore aggiunto, s'intende, non sostituito».
Una nota. Per correttezza formale ho ruolato l'incantesimo senza descriverne l'effetto, ma immaginandolo, come in una quest. Ne ho dato comunque quasi per scontata la buona riuscita, essendo di seconda classe. Ho altresì sfruttato la Postilla agli Incantesimi di tutte le classi prevista dal regolamento, modificandone un poco l'esecuzione.
Quanto al riferimento a Uagadou, ho chiesto il permesso allo Staff. Per dettagli sulla scuola di magia africana, magia senza bacchette, etc., rimando a Pottermore.