Chocolate, Concorso a Tema: Settembre 2017

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view post Posted on 25/9/2017, 16:36
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«Strambo pel di carota!» Il ragazzino piuttosto sovrappeso gracchiava quella frase ripetendola come se fosse qualcosa di cui vergognarsi. Leo lo fissò negli occhi sicuro anche se non era difficile notare il piccolo tremore della mano destra stretta in un pugno lungo il fianco, come se volesse colpirlo in viso da un momento all'altro. «Leonald, no!» Il bambino non si era nemmeno accorto che una bimba fulva gli si era avvicinata posandogli una mano paffuta sulla spalla dolcemente per evitare che si mettesse nei guai. Pitt Carson non li aveva mai lasciati in pace, vedeva nei fratelli Chevalier delle ottime vittime da prendere di mira.
«Ascolta la tua stupida sorellina» disse "Faccia da Porcello", come lo chiamavano tra di loro, con voce acida spintonando il bambino che gli si trovava di fronte. Fu questione di un attimo prima che un pugno gli si stampasse sulla guancia, Daphne non avrebbe lasciato che nessuno le desse della stupida e facesse del male a suo fratello.

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Il riflesso nello specchio forse catturava alla perfezione l'apparenza della giovane donna ma non avrebbe mai e poi potuto mostrare le sue vere emozioni in quel momento. Il viso tempestato di lentiggini, il sorriso appena abbozzato e i suoi caratteristici capelli rossi era ciò che catturavano l'attenzione di Daphne, quei capelli che tanto la facevano dannare.
I ricordi dei maltrattamenti che lei e suo fratello avevano ricevuto durante la loro infanzia erano vividi nella sua mente, nessuna nebbiolina o incertezza che la facessero dubitare della sua memoria, la sensazione di inadeguatezza che l'aveva accompagnata per l'intera vita la sentiva ancora sulla pelle come un mantello che si rifiutava di sparire, come incollato.
Presto anche suo fratello sarebbe venuto a Londra per cambiare vita, la Francia era come un lontano ricordo, e New Orleans sembrava non essere nemmeno esistita. Stavano dicendo addio a tutto ciò che erano stati fino a quei momenti, questa volta veramente, ricominciavano daccapo.
Raccolse i ciuffi rossi in una crocchia disordinata guardandosi allo specchio un'ultima volta, sospirando decisa più che mai. Era veramente così semplice abbandonare ciò che la rendeva diversa da tutti gli altri? La risposta era sì, era stufa che il peso dei ricordi le gravasse sulle spalle ogni volta che vedeva il suo riflesso, il volto di sua madre, i ritratti delle donne Chevalier. Capelli rossi ovunque.
Si smaterializzò in un vicolo puzzolente non lontano dal salone di Madama Fiona, un'amica della signora Griffiths (era sorprendente quante persone conoscesse la vecchia proprietaria di casa sua). Camminò giusto per una decina di metri prima di arrivare di fronte al piccolo negozietto, il cuore martellava nel petto come se avesse corso una maratona, era fin troppo agitata per un semplice taglio di capelli.
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Guardò la bottega con aria leggermente impaurita, la tenda da sole bianca e nera, le vetrate che davano un'idea di ciò che accadeva all'interno e l'aria accogliente che davano le due piante di plastica ai lati avrebbero dovuto tranquillizzarla ma non era così. Terrore.

*Eddai, Phee, se non ti piace puoi sempre cambiarlo con la magia!*

Strano che la sua vocina cercasse di calmarla. Si decise ad entrare venendo accolta dallo scampanellio della porta, dall'aria calda e dal rumore di asciugacapelli.
«Buongiorno cara! Tu devi essere Daphne, Lucinda mi ha mandato un gufo per dirmi che saresti venuta, vieni accomodati.» Ad accoglierla con un leggero abbraccio era stata una signora sulla sessantina con i capelli arcobaleno corti e cotonati, dall'aria gentile e professionale, forse per il grembiule pieno di accessori per i capelli. Non ebbe nemmeno il tempo di confermare la teoria della vecchietta che fu portata su una sedia con un lavandino alle spalle.
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«Allora, hai qualche idea su cosa vorresti farci? Un rosso così non l'ho mai visto!» Cosa voleva fare? Sicuramente cambiare colore, era la priorità in quel momento. Non sapeva esattamente cosa fare, ma Fiona iniziò a lavare, massaggiare e strofinare energicamente i suoi capelli sotto il getto del doccino.
«Voglio fare un cambio radicale, rendere i miei capelli più... normali» spiegò deglutendo, per poi sorridere incerta. Era davvero disposta ad abbandonare quel fuoco che l'aveva sempre accompagnata?
«Ho letto su una di quelle riviste che chi cambia taglio e colore di capelli lo fa per coprire una perdita, una rottura o per fare una cambio radicale nella sua vita. Per sentirsi diversa.» Si voltò di scatto per capire chi aveva parlato, la voce non era quella di Madama Fiona, infatti si trattava di una vecchietta che stava sotto uno di quei caschi che si vedevano nei film di cui Daphne non conosceva il nome. Era vero, se ci pensava, la verità le era appena stata sbattuta in faccia. Anche lei lo faceva per uno di questi motivi, era una metafora per il cambio della sua vita, come se potesse trasformarsi in una persona diversa una volta che lo specchio l'avrebbe riflesse in modo diverso.
Si accomodò sulla poltrona che le era stata indicata standosene in silenzio mentre la parrucchiera si occupava della sua immagine, era come se frammenti della sua vita stessero cadendo insieme ai ciuffi a terra, come le foglie cadono degli alberi per decretare la fine di una stagione.
Chiuse gli occhi per tutta la durata della tinta, come terrorizzata dal vedere i ricordi venire coperti, come se non fossero mai esistiti. Gli riaprì solo quando sentì uno scossone leggero che definiva la fine del suo cambiamento.
Così insignificante agli occhi altrui ma così pieno di significati ai suoi occhi. I capelli color fuoco non c'erano più, sostituiti dal cioccolato della sua nuova tinta. Ma in fondo il cioccolato non le dispiaceva poi così tanto.
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