• Parchment, Concorso a Tema: Settembre 2017

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view post Posted on 30/9/2017, 15:29
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Hannah Elizabeth Poe • Primo anno • Corvonero •

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Il vento stava cambiando; quello che fino a poche ore prima era caldo e pesante ora era così freddo da pungerle il viso. Mentre una guancia era calda e arrossata, perfettamente al riparo nel cuscino, l’altra era fredda e con la pelle leggermente secca. Era sdraiata a letto già da due ore ormai ma il sonno non era ancora passato a trovarla e quel vento non stava di certo migliorando la situazione. Avrebbe potuto alzarsi e chiudere la finestra ma così facendo temeva di perdere qualsiasi speranza di riuscire ad addormentarsi poi. Erano da poco passate le 12, quella mattina era stata esonerata dalle faccende di casa a causa di una febbre che da qualche giorno aveva deciso di non lasciarla in pace; aveva già bevuto almeno 3 tazze di tè all’aroma di albicocche e miele e sentiva già la noia scalciare nella propria mente; mancavano ancora due settimane prima dell’inizio della scuola, aveva già completato in anticipo tutti i compiti per le vacanze e non le rimaneva altro da fare se non aspettare che quell’agonia giungesse al termine il prima possibile. Era tipico di lei ammalarsi proprio alla fine dell’estate, uno strano rituale che sanciva la fine dell’estate e anticipava l’arrivo della sua stagione preferita.
E’ strano l’effetto che può avere un letto su una mente irrequieta; il letto è quel posto dove il corpo si rifugia per trovare riposo, ma spesso la mente è contraria a tutto ciò e si mette in moto proprio nel momento in cui si posa la testa sul cuscino. A volte ronzano così tanto pensieri nel cervello, al buio, che ci si sente quasi impazzire. Quella mattina c’era cattivo tempo ma non era completamente buio, eppure la testolina della ragazza si era già messa all’opera facendole ricordare cose che da tempo aveva seppellito nei ricordi. Ora che aveva 12 anni erano passati già 6 anni dalla morte dei suoi genitori, eppure da un piccolo cassetto chiuso a chiave si fece strada un ricordo dolceamaro, riportato a galla dalla febbre. Quando si sentiva così c’era una sola cosa che aveva voglia di fare: raccontare tutto a Francis, il suo migliore amico. Allora prese un foglio di carta profumato alla lavanda da uno dei cassetti della scrivania, intinse la penna nell’inchiostro e iniziò a buttare giù tutto quello che le passava per la testa.



Caro Francis,
Mancano ancora due settimane all’inizio della scuola e non so che fare. Ho finito già tutti gli esercizi per le vacanze - sì, lo so che tu li farai il giorno prima di rientrare a scuola - e la febbre non mi permette di fare altro. O meglio, è la nonna a non permettermelo perché crede che io possa contagiare i suoi due gatti siamesi.
Sai Francis, quando erano vivi i miei genitori anche la febbre era diversa, era più sopportabile. Papà improvvisava spettacoli con le marionette mentre mamma mi preparava la sua speciale zuppa di zucca e cipolle. Oh, cosa non darei per mangiare di nuovo quella zuppa! Non che non ci abbia provato a replicarla, ma mamma usava delle spezie segrete che ancora non sono riuscita a scoprire.
Mi mancano i miei genitori… A volte è incredibile pensare come una vita intera possa cambiare in un solo giorno. Credo di non averti mai detto che anche il giorno della loro morte avevo la febbre, ed era una febbre davvero molto alta perché ho ricordi così confusi di quella giornata. Ricordo solo il momento in cui uno dei miei zii mi prese tra le braccia per portarmi a letto e quando mi sono risvegliata, credo molte ore dopo, mi raccontarono quello che era successo ai miei genitori. Mi dissero anche che a causa della febbre troppo alta ero svenuta nel salotto di casa. In quel momento mi sembrò tutto terribilmente strano, non solo perché mi avevano riferito che i miei genitori erano morti la notte precedente, ma come se qualcosa fosse completamente fuori posto. In più mi sono sempre chiesta “Perché non c’era nessuno a badare a me quella notte? Perché ero a casa da sola se i miei genitori non erano ancora tornati dal loro viaggio?”. Ho sempre avuto l’impressione che mi nascondessero qualcosa.
Quando la febbre fu passata mi prepararono una valigia e mi spedirono a vivere dalla madre di mio padre, una magonò da quanto io ne sappia, che viveva da sola coi suoi due gatti siamesi. Mi avevano detto che avrebbe fatto bene ad entrambe avere la compagnia dell’altra ma da quando ne ho ricordi non ricordo un solo giorno in cui mia nonna abbia fatto qualcosa insieme a me; si limitava solo ad accertarsi di tanto in tanto che fossi ancora viva. Per la maggior parte del giorno me ne stavo rintanata nella mia nuova camera con quella orripilante carta da parati gialla con quella trama che sembrava spiarmi. Mi sentivo sempre osservata in quella casa, nonostante fossi da sola per gran parte del tempo. Anche ora sono circondata da quella carta da parati; prima o poi mi deciderò a strapparla via e ridipingere la mia camera di rosa antico.
La mia vecchia camera aveva le pareti lilla e ovunque c’erano oggetti che i miei genitori mi avevano riportato dai loro viaggi in giro per il mondo, avevo anche una statuetta in legno della cattedrale Notre Dame che si trova a Parigi. Ma con me, dopo quel giorno terribile, ho portato soltanto il carillon. La mia vecchia casa è ancora dove l’ho lasciata, aspetta che io sia abbastanza grande per andare a vivere da sola. Ma ora sono solo una ragazzina, quante altre cose cambieranno in questi anni? A volte sento di aver paura quando penso al futuro…
Vorrei che tu potessi venirmi a trovare ora ma la nonna non gradirebbe visite così improvvise, anche se sicuramente riusciresti a farmi ridere. Hugo ora sta giocando coi miei piedi mentre Victor aspetta sul davanzale che io abbia finito per portarti questa lettera, ma non riesco a fare a meno di sentirmi un po’ sola quando non sei nei paraggi.
Spero di ricevere tue notizie presto e che queste due settimane di prigionia finiscano il prima possibile.
Fai il bravo,
Hannah

P.S.
No, non te li mando i compiti delle vacanze già svolti via gufo!


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view post Posted on 30/9/2017, 15:43
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Le bugie vanno più veloci della verità
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L'estate lentamente iniziava a salutarci, le vacanze tanto odiate finivano e a breve saremmo tornati a scuola.
Il silenzio era con me in quella giornata, non sembrava esserci nessuno in casa, tutti uscivano di fretta e io restavo da solo, come ogni giorno di quella lunga estate.
Io ero lì, nella mia stanza, seduto alla scrivania e davanti a me un mucchio di libri, utili per i compiti delle vacanze, iniziati ma mai finiti.
Li guardavo, aprii il primo di loro, un bel biglietto trovai tra le sue pagine, rosa, un piccolo cuoricino con su scritto: "Ricordati di studiare".
Lo guardai, sorrisi, sapevo benissimo di chi fosse, lo riposi e guardai il foglio lì davanti a me.
Hannah mi mancava, i compiti non volevano farsi da soli e perché allora non scriverle?
Sì, scriverle qualcosa di diverso, parlarle di me, dirle cosa è stato per me Hogwarts, quella scuola che mi aveva portato via per mesi da quelle quattro mura di una prigione di casa mia.
Non era l'unico scopo della lettera, volevo i compiti già fatti, ricopiarli in fondo sarebbe stato più facile che mettermi a studiare da solo e senza un vero scopo.
Penna, inchiostro, foglio e che la lettera abbia inizio.



Cara Hannah,
Sembra che ormai l'autunno è alle porte e la scuola si riavvicina. I miei compiti sono qui, al mio fianco, li guardo e mi chiedo se un giorno si risolveranno da soli, ma devo sbrigarmi, anzi devono sbrigarsi.
Quest oggi mi ritrovo da solo qui in questa stanzetta, come ogni giornata, fuori dalla porta nessun rumore, credo che non ci sia nessun altro in questa casa, come solito.
Eh si, questa cosa capita molto, molto spesso nelle mie giornate qui in casa e allora mi sono detto dai prendi una penna e scrivi a ciò che ti fa stare bene.
-Non preoccuparti non sto per chiederti i compiti delle vacanze.-
Volevo raccontarti del momento in cui la mia vita è cambiata, forse non per sempre, ma ha preso una bellissima piega.
Era un giorno uggioso, il postino bussò tre volte. Ricordo ancora il campanello suonare quella melodia.
Scesi lentamente, ero da solo come solito, ancora in pigiama d'altronde, quella mattina sembrava non avessi voglia di fare nulla, e sotto la porta le solite lettere, più che altro erano pubblicità di cose comprate da mia madre.
Con noia posai tutto sul tavolino di vetro di fianco all'entrata, ma non era finito lì, dall'esterno udii un verso, sembrava un gufo.
Due secondi e dalla buca spuntò una lettera, bianca e con un sigillo di cera lacca riconoscibilissimo.
La presi, la aprii senza rifletterci e la lessi urlando parola dopo parola ciò che era trascritto.
Finalmente andavo ad Hogwarts e mi sarei liberato di quelle mura per più di 9 mesi l'anno.
Ma il cambio vero è proprio arrivo qualche mese più tardi.
Ricordo il giorno come fosse ieri, è ormai passato un anno.
Ero qui, nel mio letto, dormivo beato, credo stessi sognando qualcosa di bello, e di svegliarmi non avevo intenzione.
Mia madre entrò in stanza, una carezza sul viso e l'unica parola che disse fu "Francis".
Udii il mio nome e aprii subito gli occhi, l'euforia mi pervase, quel giorno sarebbe stato il mio primo passo nella scuola di Hogwarts.
Mi alzai di colpo, mi vestii in fretta e furia mettendo la prima cosa che trovai nell'armadio.
Mia madre mi accompagnò a Diagon Alley, forse è meglio dire mi lasciò lì per poi andare a fare altri comodi suoi.

Rimasi da solo ad acquistare il materiale scolastico necessario, ricordo ancora io e te ci incontrammo lì, forse era destino ritrovarci qui e stringere amicizia.
Acquisti finiti mi fiondai a King's Cross, superai il muro del binario Nove e tre quarti e mi trovai lì davanti a quel bellissimo espresso che mi avrebbe portato ad Hogwarts.
Passai il viaggio da solo, mi tremavano le gambe e l'ansia iniziava a farsi sentire sempre di più, speravo di non finire tra i Serpeverde, tutti ma non loro.
Non volevo diventare come mio padre, pregavo che non finisse così.
E per fortuna successe ciò che desideravo.
La cerimonia dello smistamento fu bellissima ed emozionante.
Il momento in cui sentii il cappello parlante sulla mia testa mi tranquillizzai, me lo sentivo che avrebbe fatto la scelta giusta e così fu.
Grifondoro urlò ed io ero felicissimo, quella sarebbe stata una nuova vita lontano dai colori verde e argento.
Tu ora ti starai chiedendo, cosa c'entra tutto questo?
A dire la verità, non lo so nemmeno io.
Volevo raccontarti qualcosa in più riguardo a me.
Raccontarti che per me giungere ad Hogwarts è stato il momento migliore della mia vita.
Nove mesi in quella scuola sono una liberazione, perché queste mura non le sento mie, ci abito si ma non sembra casa mia.
Vabbè dai, guardiamo un pò la vita cosa ci riserva, tipo cosa mi riserverai anche tu?
Tu sei stato un altro cambiamento nella mia vita, un piccolo cambiamento piacevole a una piccola vita noiosa.

- P.S. Mi invii i compiti? Ti prego -


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